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Autore: Nazuhi    08/11/2021    1 recensioni
L'acqua ormai gli arrivava al polpaccio. Quanto tempo era passato? Un'ora, due? Forse meno. Decisamente meno. Saliva troppo in fretta, schiantandosi contro le sbarre della prigione e sciabordando sulla roccia umida della caverna. Piccoli mulinelli rabbiosi che gli cingevano le gambe come tentacoli di mostri marini.
***
Raccolta di 13 OS il cui filo conduttore sono gli arcani maggiori dei tarocchi. Le storie sono ambientate prima e dopo la Guerra delle 12 Case, e ciascuna vede come protagonista un Gold Saint e il suo rapporto con la morte in senso lato.
[Lievi accenni Milo/Camus e Dohko/Shion]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold Saints
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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XIII: La Morte – Maestro e allievo

 

La brezza fredda del Jamir filtrava attraverso le aperture della torre, agitando appena i pesanti drappi di pelliccia che Mu aveva appeso alle pareti di roccia nel tentativo di tenere fuori il gelo della notte. Una lama lattea attraversò l'aria, scivolando pigra sulla superficie lucida della cassa della cloth e sulle sue dita affilate. Gli occhi vuoti dell'ariete sbalzati su un lato lo fissavano stanchi, proprio come si sentiva lui da ormai più di sette anni.

Esausto e sfinito.

«Cosa fate?» mormorò la voce sonnacchiosa di Kiki.

Mu si voltò e vide il bambino mentre si stropicciava un occhio, un lembo della federa del cuscino stretto tra le dita della manina.

Un sorriso gli affiorò sulle labbra.

«Potrei chiederti la stessa cosa.»

«Faceva freddo.»

Era una bugia e lo sapevano entrambi, ma anche quella volta Mu preferì non insistere. Gli incubi che tormentavano il sonno del bambino sarebbero svaniti, prima o poi. Doveva solo pazientare e dargli quell'affetto che richiedeva, proprio come aveva fatto Shion un tempo di troppi anni fa. Era il prezzo da pagare per chi possedeva le loro stesse abilità psichiche.

«È la vostra armatura?»

Mu tornò a guardare Kiki e annuì.

«Un tempo apparteneva al mio maestro.»

«E dov'è ora?»

Mu serrò le labbra.

«Non è più qui.»

«Perché?»

«Qualcuno gli ha fatto del male e adesso sta dormendo.»

«Ma poi si sveglierà?»

«No, quello…»

Mu tacque chiedendosi se il bambino avrebbe capito; in fondo non aveva neanche tre anni, a quell'età la morte doveva essere l'ultimo dei suoi pensieri. Come avrebbe dovuto essere per lui, ma il destino aveva voluto in maniera diversa. Il suo primo incontro con la morte era avvenuto nel modo peggiore e la sensazione di terrore che aveva provato quella notte continuava a trascinarsela dietro, persino adesso che aveva quasi quindici anni.

La manina di Kiki che gli afferrava un lembo della casacca e lo strattonava lo riportò al presente, in quella piccola stanza nella torre del Jamir.

Abbassò gli occhi sul visino ovale del bambino e si impose di sorridergli, ma non ci riuscì e Kiki lo percepì.

Il suo volto si accartocciò, le lacrime gli si affollarono sulle ciglia e tirò su con il naso.

«Non si sveglia più, vero?» piagnucolò.

Mu scosse la testa, in silenzio, e allungò una mano per accarezzargli i capelli fulvi. Kiki si lasciò andare a un pianto disperato.

«Va tutto bene» gli mormorò il ragazzo. «Non devi essere triste.»

Il bambino gli cinse le ginocchia e gli affondò il volto in grembo. I singhiozzi scuotevano le sue esili spalle e il silenzio della notte.

Mu gli accarezzava i capelli, maledicendosi di non essere riuscito a rinchiudere le sue emozioni nel profondo del suo cuore, in modo che l'allievo non potesse percepirle.

Shion ci sarebbe riuscito, c'era sempre riuscito, persino quella maledetta notte di quasi otto anni fa, quando era stato brutalmente assassinato. Nonostante tutto, era riuscito a non lasciar trasparire nulla del suo dolore a Mu. Il suo addio era stato delicato come le carezze che di tanto in tanto gli donava, e forse era proprio questo che lo aveva fatto soffrire tanto. Adesso che aveva Kiki di cui occuparsi, però, riusciva a comprendere le motivazioni del maestro; aveva cercato di proteggere la sua innocenza dal tocco putrido della morte e, anche se alla fine non c'era riuscito, gliene sarebbe stato grato per il resto della sua vita.

Scostò un ciuffo dalla fronte del bambino e vi posò un piccolo bacio.

«Torna a dormire, sei stanco.»

Kiki annuì, si asciugò gli occhi e lo guardò.

«Ma venite anche voi, vero?»

Mu annuì e accompagnò il bambino a letto. Gli rimboccò le coperte di lana in modo che lo tenessero al caldo e gli diede un ultimo bacio sulla fronte.

Fece per allontanarsi, ma Kiki gli afferrò la mano.

«Voi vi sveglierete, vero?» gli chiese, con un filo di voce.

Mu sorrise e annuì.

«Io mi sveglierò sempre, non temere.»

Il bambino abbozzò un mezzo sorriso e affondò il volto sul cuscino. Pochi minuti dopo, il respiro si era fatto regolare e Mu lasciò andare la sua manina. Chissà se sarebbe mai diventato un insegnante di cui il suo maestro sarebbe potuto andare fiero.

Diede un'ultima occhiata alla cassa della cloth, poi la coprì di nuovo con una pesante stuoia.

 

Forse non sarò alla vostra altezza, ma farò di tutto per rendervi fiero di me.

Come Santo dell'Ariete e come maestro.

  
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