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Autore: sweetlove    15/11/2021    5 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 21

 

 

Per un istante sembrò che il tempo si fosse fermato. A Bra parve di udire il battito del proprio cuore riecheggiare nella stanza.

Quel giorno sembrava davvero infinito. Sembrava davvero incredibile, quasi un pesce d’aprile per quanto diventava sempre più assurdo di minuto in minuto.

Prima la fuga di Hami, poi il racconto di Trunks riguardo la motivazione… e adesso era faccia a faccia con quel giovane alto e dai capelli ramati. Suo nipote. Suo nipote? Non ci stava capendo più niente!

Si rivide ragazzina, quando alla vista del pancione di sua cognata si emozionava al pensiero che presto quel piccolino scalpitante l’avrebbe chiamata zia, nonostante la giovane età. Poi il dramma, la perdita del bambino, la malattia di Lora, il divorzio… e Marron.

Bra non si era mai soffermata a pensarci, a pensare che, col ritorno in scena di Marron, Lora aveva finito per dissolversi, quasi scomparire dal ricordo dell’intera famiglia Brief. Eppure era lì, o meglio suo figlio era lì… o meglio il clone. Oppure…

«Lei… lei è…»

La voce incerta del povero Lars la costrinse a tornare al presente, a ricordarsi che non era sola, che davanti aveva un essere umano in attesa di essere ‘interrogato’. E che corroso dall’ansia di tutto quel silenzio stava provando a parlarle.

«Scusa. Scusami…» Scosse appena la testa, come per aiutarsi a reagire «Sei Lars, vero?»

Lars deglutì, annuendo poco convinto. Sembrava spaurito, spaesato. Terrorizzato.

Bra sospirò e si sforzò di rivolgergli un sorriso. Che colpa aveva quel poveraccio, in fondo? Nonostante fosse sconvolta quanto lui nel vederselo di fronte.

«Sei venuto per Hami?» Gli domandò, come fosse la cosa più ovvia del mondo. Ricevette un assenso col capo, ancora una volta, e a Bra parve d’intravedere in quello sguardo già di suo malinconico l’ombra della delusione, ancor prima di dirgli che la ragazza non era lì, purtroppo.

«Non sapevo dove cercarla. Sono preoccupato…»

«Lo so. Lo siamo anche noi, purtroppo… speravamo fosse con te. Stavamo per chiamarti.»

«Cos-»

Si bloccò, Lars, quando vide comparire una persona alle spalle della donna dai capelli azzurri che gli aveva aperto la porta e gli stava parlando con gentilezza. Una gentilezza che il suo cognome gli faceva credere di non meritare, assieme alla vergogna che provava nel trovarsi lì, a casa degli ‘eterni rivali’, come li definiva suo nonno.

«Chi è, Bra?»

Era alto, con i capelli color lavanda, lo sguardo accigliato e tanto simile a quello di Hami. Ma lo conosceva già… tutti conoscevano Trunks Brief! Tutti, tranne lui. O meglio, non sapeva fosse suo padre, seppur non biologico. Non sapeva, Lars, che quell’uomo avrebbe potuto insegnargli a camminare, a calciare un pallone, ad andare in bicicletta… avrebbe potuto essere quello che non era stato.

Trunks non ebbe bisogno della risposta di sua sorella, poiché vide con i suoi occhi chi era alla porta. E per qualche istante perse la capacità di parlare.

 

 

«Io non voglio disturbarla, Signora…»

Hami appoggiò sul pregiato tavolino la tazza di finissima porcellana che una cameriera, probabilmente alle prime armi, le aveva servito. Il piattino coordinato tintinnò appena.

«Davvero, è stato un momento di confusione. Non so perché sono arrivata qui.» Si giustificò, con le mani ancora tremanti. Aveva varcato la soglia con la testa nel pallone, senza essersi ancora resa conto del gesto impulsivo appena compiuto.

Scappare di casa… una cosa che avrebbe fatto Nina, mai lei. Abbandonare tutto e tutti: i suoi fratelli, il lavoro, suo padre… Lars.

Suo padre e Lars.

«Tesoro, non è assolutamente un disturbo. Non sai quanto ho pensato alla tua mamma, da quando è volata in cielo.»

La signora Seiko era davvero invecchiata, ma sembrava non aver perso il vigore che la contraddistingueva. Di minuto in minuto, nella memoria di Hami riemergevano ricordi, più o meno nitidi, di lei in quella grande casa e con quella donna che spesso la portava a giocare in giardino mentre la mamma sbrigava le faccende. Ricordava dei fiori rossi, begonie. Ricordava una scatola di legno con dentro i cioccolatini, che quella simpatica ‘nonna’ le lasciava mangiare di nascosto. La favola di un coniglio giallo… il SUO coniglio, quello che non lasciava mai andare, nonostante la sua stoffa fosse sempre più logora e lercia.

«Piuttosto, ti vedo alquanto sconvolta Hami. Presumo questa non sia una visita di cortesia, per quanto mi faccia piacere rivederti.»

Sempre col sorriso, l’anziana si sistemò meglio sulla poltrona in velluto verde, senza smettere di fissare la giovane, che continuava ad essere palesemente a disagio.

«Beh… non proprio.»

«E’ successo qualcosa? Ai tuoi fratelli oppure a tuo padre?»

Hami sospirò.

«A dire il vero no. E’ che… ho scoperto delle cose. Riguardo mio padre, forse mia madre. Ma non so se lei sa darmi qualche risposta.» Per un istante le parve di togliersi un grosso macigno dal petto e di vedere in lontananza, molto molto lontana, la speranza riaccendersi.

«Tua madre venne qui che era già incinta, ma non ha mai detto nulla riguardo tuo padre. Mai, se non dopo che si sono rincontrati. Per cui se cerchi risposte relative al periodo precedente, purtroppo non posso aiutarti piccola.»

Incredibile come quella donna fosse stata in grado di risponderle malgrado la sua ‘domanda’ fosse stata così scarna di dettagli. E non era nemmeno una domanda, a dire il vero.

«M-mi spiace, signora Seiko se…»

«Nonna. Mi chiamavi nonna, non te lo ricordi più?»

Hami restò interdetta qualche istante. Sì, lo ricordava. Ricordava soprattutto l’aria contrariata di Trunks, quando quella volta, in vacanza, era andata con Marron a trovare ‘nonna Seiko’ e glielo aveva raccontato, definendola appunto ‘nonna’.

«Sì… ma ero piccola.»

«Non cambia. Hami…» La donna si alzò, con evidente fatica e le mani a massaggiare la povera schiena dolente. Si avvicinò a lei, seduta sul divano di fronte al suo, e tornò ad accomodarsi, prendendole ora una mano. Proprio come una nonna… o una madre, addirittura.

«Sei nata in questa casa. Ti ho presa in braccio che eri minuscola e sporca di sangue! Qualsiasi cosa ti stia turbando ora, voglio che tu sappia che questa è casa tua, per tutto il tempo che vuoi.»

Hami ascoltò quelle parole e il suo cuore prese a battere più forte. Al tempo stesso, fu inutile lottare con le lacrime che salirono a bagnarle gli occhi… perché voleva la sua mamma. Voleva Marron, adesso, e forse voleva addirittura tornassero ad essere in sue, sole, in quella città lontana.

Lì, dove non avrebbe mai potuto incontrare Lars e soffrire così tanto.

Dove nessuno l’avrebbe mai ingannata.

«Quando vorrai parlare di quello che ti è accaduto io sarò qui. Nel frattempo, hai davvero bisogno di riposare. Vieni…»

 

 

«Bra… credo sia il caso che io e il ragazzo parliamo da soli.»

Trunks si riscosse dopo qualche secondo di riflessione interiore. Aveva diverse possibilità: scappare. La peggiore. La più infantile, e anche la più inutile. Non era mai scappato in tutta la sua vita. Un’altra possibilità era mandar via quel ragazzo che lo guardava quasi terrorizzato, ma anche questo era da escludere. Perché farlo? Che colpa aveva, se non quella di aver fatto innamorare sua figlia e essersi innamorato di sua figlia?

Ultima possibilità: parlargli.

In fondo, se avesse saputo della sua esistenza, sarebbe mai stato capace di ignorarlo e rimandare quel confronto per una vita intera? Mai. Avrebbe trovato una soluzione, se lo sarebbe ripreso con ogni mezzo, perché era sicuro che anche Marron lo avrebbe appoggiato.

Avrebbe senz’altro rimediato alla follia commessa dagli Aito nei confronti di un povero bambino morto.

Il suo, ma non suo.

«Vuoi che andiamo via?» Bra glielo domandò quasi sottovoce, in vistoso imbarazzo.

«No. Andrò io altrove con Lars. Voi restate pure qui, e avvisatemi se Hami si fa viva.»

Trunks oltrepassò sua sorella, rivolgendole un’occhiata rassicurante prima di trovarsi a neanche venti centimetri da quello che avrebbe dovuto essere suo figlio. Gli parve di sentire una specie di scossa elettrica attraversargli la schiena, vertebra dopo vertebra, fino a morire nella nuca nel momento in cui l’ennesima sorpresa gli si palesò davanti.

«No…» Mormorò, sospirando e guardando il soffitto, mentre un Kian con la coda tra le gambe ma lo sguardo fiero di sempre gli si faceva sempre più vicino. Eppure, la prima cosa che Trunks pensò fu che non vederlo con le mani nelle tasche e la posa strafottente era davvero strano. Diverso. Pazzesco. E qualcosa nella mente, o meglio nella sua coscienza sconvolta, gli disse che quello, adesso, non era assolutamente un problema. Non doveva esserlo, perché ne aveva uno più grosso… proprio lì davanti.

«Kian, io credo che…» Bra venne interrotta dal gesto silente di Trunks, che sollevò semplicemente un braccio, stoppandola e lasciandola più che interdetta. Calò un altro silenzio, stavolta più breve dei precedenti, prima che il lilla si rivolgesse direttamente al ragazzo, che guardava ora lui, ora la matrigna.

«Kian, va pure dentro. E grazie per essere venuto.»

Gli sorrise, stanco, provato, ma sincero. E stavolta fu proprio Kian a restare spaesato, seppur per un breve momento, finché non vide Bra scansarsi dalla porta e fargli spazio per passare.

«G-Grazie Trunks. Volevo… ecco, volevo esserci. Per Hami.»

E lo sapeva. Trunks lo sapeva bene. Perché da sempre erano una grande famiglia, c’erano sempre stati gli uni per gli altri, e le cose non sarebbero mai cambiate.

Non gli disse altro, il Brief lo vide introdursi in casa e tornò a concentrarsi sul suo ‘obiettivo’, che era rimasto immobile, a tratti imbarazzato, nonostante della vicenda della ‘cognata’ sapesse solo qualcosa raccontatagli da Hami. La sua Hami… la LORO Hami.

«Andiamo.»

Apparentemente freddo, ma in realtà solo confuso e completamente svuotato di ogni capacità comunicativa, il saiyan oltrepassò Lars facendogli strada lungo il corridoio ampio e ben illuminato dell’immensa villa a cupola gialla. Buffo pensare che in altre circostanze quello stesso ragazzo avrebbe potuto anche chiamarla ‘casa’. Se le cose fossero andate diversamente…

Lars lo seguì, silente e rispettoso, nonostante il cuore tamburellasse nel petto senza ritegno, senza dargli modo di calmarsi. Finché Trunks non arrestò il passo davanti ad una pesante porta blindata, roba da cavèau della banca più ricca del mondo presumibilmente. Che vi fosse stipata tutta la sconfinata ricchezza della famiglia Brief, dentro quella stanza? Ne dubitava. Anche perché, ad un esame più attento e a sangue in via di raffreddamento ebbe la visuale completa della superficie di titanio e su di essa lesse l’incisione GRAVITY ROOM - stanza gravitazionale -  e allora capì che altri non poteva essere se non una specie di palestra. Ne ebbe la conferma quando Trunks, dopo aver digitato un codice con disinvoltura, aprì l’uscio, che sibilò anche in modo sinistro, e s’infilò per primo all’interno.

Pavimento in piastrelle rosse, pareti d’acciaio indistruttibile, macchinario iper tecnologico all’interno. Non poteva che essere opera della grande e neo-defunta Bulma Brief, tutto ciò.

«Wow…» Gli sfuggì dalle labbra. Era anche lui dedito alla scienza dacché ne aveva memoria, non era roba di tutti i giorni trovarsi in una stanza del genere.

«Mia madre.» Commentò piccolo il Brief, infilandosi le mani in tasca e facendo spallucce. Non v’era modo migliore per rompere il ghiaccio, in fondo, invocare Bulma anche soltanto nominandola. Lei avrebbe saputo cosa dire, magari in maniera poco opportuna, ma era maestra nel ‘sistemare’ le cose. Chissà cosa avrebbe detto, vivendo quella situazione.

Se n’era andata proprio nel momento peggiore.


 

Nota dell’autrice


Lo so. Sto andando per le lunghe. Mi perdonerete, ma ci sono tanti sentimenti e tante emozioni da far emergere, e la mia scelta di passare a capitoli più ‘compact’ non aiuta. Spero che comunque gradiate le mie scelte, e in caso contrario sentitevi liberissimi di dirmelo nei commenti, eh! Sono sempre aperta al confronto!

Vi aspettavate Lars, e ok. E Kian? Due in uno! Evvai!

So che non vedete l’ora di scoprire cosa si diranno Trunks e Lars e ancor di più Kian e Nina. Se si parleranno, chi più dirlo. Secondo voi?

Ebbene, io vi lascio, stavolta non promettendovi di riuscire a pubblicare lunedì. Ce la metterò tutta, ma chi mi conosce sa che sto passando un periodo piuttosto ‘agitato’ tra un nuovo lavoro e altro, per cui non mi va di fare promesse che forse non posso mantenere..

Intanto vi ringrazio tanto per tutto il sostegno che mi date, è davvero importante per me! Siete speciali!

Un abbraccio forte a ognuno di voi

 

Sweetlove

   
 
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