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Autore: eddiefrancesco    16/11/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Mr. Barraclough andò direttamente in biblioteca e si versò una dose abbondante di brandy. Non riusciva a capire. L'istinto gli diceva che c'era qualcosa che non andava. Octavia Petrie era onesta. Su questo lui avrebbe giurato! Ma le prove... Com'era possibile che avesse avuto una risposta tanto passionale ai suoi baci, se aveva una relazione con un altro uomo? Come avrebbe potuto fingere il turbamento, la commovente innocenza? O era lui che era incredibilmente ingenuo? Aveva scordato che alcune delle cortigiane più esperte erano maestre nell'arte di esprimere un'accattivante innocenza che non tardava a sparire non appena arrivavano in camera da letto? Ma non Octavia! Buon Dio, no, non Octavia! Si prese il viso tra le mani, cercando di non pensare a come lo avesse attirato a sé, si fosse premuta contro di lui, avesse preteso i suoi baci. Era il comportamento di un'innocente? Prima di quella sera avrebbe detto che si, lo era! Era stata la reazione di una persona che provava per la prima volta la sfrenata tentazione dell'amore fisico. Non poteva aver finto la vergogna, l'attonita modestia, alla fine. Ma se fosse stato cosi? Se si fosse presa gioco di lui fino a quel punto? I dubbi crebbero. Ora che il suo periodo di permanenza a Wychford come istitutrice stava volgendo al termine, Octavia Petrie aveva tentato di sedurre il padrone perché le proponesse di sposarla? Era arrivata vicina a riuscirci, maledizione, dannatamente vicina! Edward rimugino' per tutto il resto della notte. Se l'amore significava perdere la capacità di giudizio, di raziocinio, lui non voleva saperne! Innocente o no, Octavia Petrie doveva andarsene. Immediatamente! Quando fu mattino, convocò Octavia in biblioteca. Anche Octavia aveva passato una notte insonne. Era una tortura per lei ricordare il proprio atteggiamento del giorno precedente. Si era comportata come una fraschetta! Era come se si fosse trasformata in un'altra persona in quella stanza della torre, una donna che non conosceva il pudore, la vergogna, una che non aveva rispetto di sé! Come aveva potuto? Edward Barraclough aveva sempre chiarito perfettamente la propria posizione. Non aveva alcuna intenzione di sposarsi, tanto meno con l'istitutrice delle sue nipoti. E pur conoscendo questo fatto, pur sapendo che il matrimonio non aveva alcun posto nei piani di lui, aveva permesso che si prendesse certe libertà con lei! No, non aveva permesso, glielo aveva chiesto, l'aveva implorato. Chissà cosa pensava di lei, ora. Era inutile ormai dirgli, o dire a se stessa, che non era quel genere di persona. Lo era, per quanto riguardava Edward Barraclough. Le era chiaro, adesso. Qualunque cosa gli avesse detto di se stessa, comunque si fosse presentata, lui l'avrebbe considerata una preda facile. Istitutrice o contessa, poco importava. Quale uomo l'avrebbe rispettata dopo una tale dimostrazione di... di abbandono! Octavia sapeva bene cosa pensava la gente delle donne che si comportavano come aveva fatto lei, e non era lusinghiero. Ma la cosa peggiore era che, se Edward Barraclough l'avesse baciata di nuovo, lei temeva che avrebbe potuto comportarsi nello stesso modo! C'era solo una soluzione. Doveva sottrarsi alla tentazione, partire da Wychford, lasciare Lisette e Pip, tornare ad Ashcombe. Quando le arrivò la richiesta di Edward Barraclough di presentarsi in biblioteca, fu tentata di lasciare la casa immediatamente. Il pensiero di affrontarlo la terrorizzava. Ma strinse i denti e scese, determinata ad arrivare sino in fondo. Del resto, meritava la scarsa opinione che lui aveva di lei, il suo disprezzo. Meritava persino che lui tentasse di convincerla a diventare la sua amante. Ma non avrebbe cambiato idea. Qualunque cosa fosse successo gli avrebbe comunicato che lasciava Wychford il giorno seguente, appena avesse trovato il modo di raggiungere Ashcombe. Su una cosa era assolutamente determinata. Non gli avrebbe rivelato la sua reale identità. Mai avrebbe intaccato la reputazione di un'intera famiglia con il suo comportamento. Edward era seduto alla scrivania. Appariva pallido e tirato, e il cuore di lei, il suo sciocco cuore, ebbe una piccola stretta. Lui parlò senza guardarla in faccia. «Accomodatevi, miss Petrie.» Lei si sedette, gli occhi fissi sulle mani che teneva in grembo. Ci fu un attimo dì silenzio. Quando lui ricominciò a parlare, al principio lei non capì che cosa stesse dicendo. Una lagnanza da parte di Mrs. Barraclough? E allora? Cosa c'era di nuovo in questo? Ma quando Edward iniziò a spiegare, si sentì raggelare. «Mrs. Barraclough mi ha detto che avete un amico che alloggia alla locanda. È così?» Quando Octavia annuì, lui riprese. «Non avete ritenuto di farmelo sapere? O di portarlo in casa per presentarmelo?» «Lui... lui non sarebbe dovuto venire a Wychford. Gli ho detto che doveva andarsene appena è arrivato.» «Ma non se ne andato immediatamente, vero? Si è fermato abbastanza a lungo perché avvenisse una piccola, commovente scena.» Octavia alzò gli occhi di scatto. Edward era venuto a sapere dell'incontro di Harry con Lisette? Per questo era così furioso? Tirò un impercettibile sospiro di sollievo quando lui aggiunse: «Alla locanda. Eravate in atteggiamento molto... amichevole.» Che ironia! Non era per Lisette che era in collera, ma per il suo innocente incontro con il fratello! Ancora cauta, rispose: «Io... Ehm, siamo buoni amici.» Trasali' violentemente quando Edward batte' un pugno sul tavolo. «Non fate giochetti con me! La cameriera della locanda ritiene che siete amanti!» Octavia era sbalordita. «Non è così! Come potete anche solo pensarlo? Quella ragazza è una bugiarda!» protesto' lei. «Negate di essere stata alla locanda?» «No.» «Negate di avervi incontrato un uomo?» «No.» «Negate che non era completamente vestito quando lo avete incontrato, l'altro giorno? Che vi siete abbracciati?» «No. Ma è perché...» Octavia si interruppe. Le sue speranze di felicità erano in cenere, ma Harry aveva ancora una possibilità. «E perché si era alzato da poco quando sono arrivata. Ci stavamo dicendo addio.» «Che cosa toccante! Immagino vi mancasse, ieri, quando con tanta grazia avete sollecitato le mie attenzioni. O avevate pensato che io sarei stato un partito migliore? Speravate in un matrimonio, per caso? Quanto dovete essere rimasta delusa quando sono riuscito a evitare di sedurvi.» La sua voce si era fatta così dura, le sue parole erano così crudeli che per un attimo Octavia non riuscì a respirare. Era quello l'uomo che l'aveva tenuta teneramente tra le braccia, che le aveva sussurrato parole affettuose solo il giorno prima? Si sentiva come se avesse il cuore schiacciato da un pugno di ferro. Il fatto che si fosse aspettata il suo disprezzo non la aiutava. «Capisco i vostri sospetti. Sono errati, anche non mi aspetto che voi mi crediate. Ma per quel che vale, vi do la mia parola che Harry Smith non è, né è mai stato, il mio amante. E per quanto riguarda ieri...» Degluti' e dovette ricominciare. «Per quanto riguarda ieri, mi vergogno più di quanto non riesca a esprimere. Vi sbagliate riguardo alle mie motivazioni, ma non vi biasimo se pensate male di me. Non potreste pensare peggio di quel che penso io.» Edward la guardò in silenzio. «Vi rendete conto che non posso più permettervi di restare qui?» «Se state cercando una scusa per mandarmi via, vi risparmio il disturbo. Sono io che non posso restare qui dopo quello che è successo tra di noi, Mr. Barraclough. Io avevo sperato di rimanere con le vostre nipoti sino alla fine, ma temo che dovrete spiegare loro perché partirò non appena avrò organizzato il viaggio. Cercate solo di non distruggere le loro illusioni sul mio conto.» Le tremo' la voce.«Sono molto affezionata a entrambe.» Lui si alzò e andò alla finestra. Poi si voltò e disse con violenza: «Dannazione, perché doveva andare così, Octavia? Per la prima volta nella mia vita, io...» Si interruppe. «Non importa! Quel che è fatto è fatto. Potete prendere il calesse. Jem vi accompagnerà. Tra un ora?» Lei annuì e andò alla porta. Lui disse bruscamente: «Lo spiegherò alle ragazze come meglio potrò. Sentiranno la vostra mancanza.» Octavia non riusciva a parlare. Annuì di nuovo e uscì. Le finestre di Wychford incorniciavano parecchie facce, mentre Octavia Petrie partiva. Julia sorrise quando il calesse sparì lungo il viale. Sarebbe venuta meno ai suoi doveri nei confronti delle nipoti se avesse permesso che quella... quella sgualdrinella conservasse il posto! Lisette guardava con espressione turbata. Era abbastanza grande da chiedersi che cosa si nascondesse dietro l'improvvisa partenza di miss Petrie. Non era solo il fatto che sua zia non la sopportasse, di questo era certa. Pip era alla finestra della sua stanza nella torre, ma non riusciva a vedere a causa delle lacrime. Odiava sua zia! A che serviva comportarsi bene quando si perdeva una delle persone che più si amavano al mondo? Il viso di Edward non appariva alla finestra. L'uomo era chino sulle sue carte in biblioteca, determinato a non pensare a quei capelli biondo miele, agli occhi scintillanti di risate o incupiti dal desiderio, alla sensazione di quel corpo esile tra le sue braccia... Con un'imprecazione gettò via la penna e fissò il piano di mogano. Era tutto sotto controllo. Era stato pienamente felice prima che Octavia Petrie entrasse nella sua vita, e sarebbe stato facile di nuovo. Quel terribile senso di perdita non aveva motivo di esistere! Erano solo in tre a cena, quella sera. Pip era rimasta di sopra. Giunti alla fine del pasto, Lisette guardò suo zio e chiese con un filo di voce: «Perché avete lasciato partire miss Petrie, Edward?» «Te l'ho detto. Ha scoperto che aveva una questione urgente di cui occuparsi a casa.» tagliò corto lui. Lisette trasali' sentendo quel tono, ma continuò coraggiosamente: «Ritengo che fosse una scusa. Né io né Pip possiamo credere che ci avrebbe lasciato così all'improvviso, non senza spiegarcene lei stessa il motivo.» «Lascia perdere, Lisette!» sbotto' suo zio. «Credo che Lisette sia abbastanza grande per sapere la verità» intervenne Julia. «Digliela. Libererà le ragazze da questa ammirazione per una donna che non la merita.» Edward rimase in silenzio e, dopo una pausa, Julia si girò verso Lisette. «Non consideravamo miss Petrie una persona adatta a prendersi cura di voi, Lisette. Ecco! L'ho detto io al posto tuo, Edward.» Il colore afflui' alle guance di Lisette. «Non ci credo! Penso che l'abbiate mandata via perché a voi non piaceva,zia Julia!» Edward guardò sbalordito la sua dolce, remissiva nipote. Lisette non criticava mai, né discuteva con qualcuno! Julia avvampo', anche se non con il delizioso colore di Lisette. «Bene! Fa piacere sentirsi dire certe cose dalla propria nipote. Sono allibita dalla tua scortesia, Lisette. Ma so chi biasimare. È l'ennesima prova della pessima influenza di miss Petrie. La vostra istitutrice se n'è andata di sua volontà, ma se non lo avesse fatto, ti confesso che l'avrei licenziata io. E per fortuna non ha avuto l'impudenza di chiedere delle referenze, perché non sarei stata in grado di fornirgliele.» «Julia, non posso..» «No, Edward, hai sentito cos'ha detto Lisette. Mia nipote, una ragazza che ho amato come se fosse mia figlia, mi ha accusato di essere vendicativa. È giusto che sappia la verità.» Si girò verso Lisette. «La tua preziosa miss Petrie aveva una relazione clandestina con un giovanotto, Lisette, ed è una cosa che nessun tutore responsabile potrebbe ammettere in una istitutrice. È stata vista mentre lo baciava!» Il rossore delle guance di Lisette svani'. «Il giovanotto... Chi era? Qual è il suo nome?» Gli occhi di Edward si strinsero a quella strana domanda. Cosa nascondeva? «Non c'è bisogno che tu lo sappia...» iniziò Julia. «Smith» rispose Edward. «Harry Smith.» Lisette saltò su. «E voi avete mandato via miss Petrie per questo! Come avete potuto! Oh, come avete potuto!» «Cosa c'è, Lisette? Cosa intendi dire?» «Edward! Harry Smith è il fratello di miss Petrie! Hai mandato via la persona più gentile e più buona che Pip e io abbiamo mai conosciuto, una persona a cui volevamo davvero bene, perché ha baciato suo fratello!» Lisette scoppiò in lacrime e corse singhiozzando verso la porta, ma Edward scattò in piedi e la riportò indietro. «Aspetta un attimo, signorina» le intimo' severo. «Non puoi dire una cosa simile e poi sparire. Come fai a sapere che questo Mr. Smith è il fratello di miss Petrie? Te l'ha detto lei?» Lisette singhiozzo'. «No. È stato lui. Si chiama Harry Petrie, non Smith.» «Te l'ha detto lui? E quando? Quando lo hai incontrato, Lisette?» Julia parve sul punto di aprir bocca, ma Edward la interruppe. «Me ne occupo io, Julia» disse bruscamente. «Questo va oltre la questione del comportamento di miss Petrie. Lisette è affidata a me da quasi due mesi, e come suo tutore, la mia preoccupazione in questo momento è per ciò che le è successo.» Rivolse l'attenzione alla nipote, vide in che stato si trovava e fece uno sforzo per parlare più gentilmente. «Siediti, Lisette, e cerca di calmarti. Vuoi un bicchier d'acqua?» Lisette scosse la testa, ma cercò di ricomporsi. Dopo un attimo, Edward riprese. «Dimmi dove hai incontrato Harry Petrie?...Alla locanda? L'hai... l'hai visto alla locanda?» Lisette scosse la testa. «Dove, allora?» «Nel... nel bosco. Qui a Wychford.» «Vi ha presentati miss Petrie?» chiese Julia. «No! Harry e io ci siamo incontrati per caso.» «Harry! Lo chiamavi Harry, quando lo incontravi nei boschi? Complimenti!» intervenne sua zia. «Julia, vorrei che la smettessi di interrompere e lasciassi fare a me. Lisette ci dirà la verità, con i suoi tempi, ne sono sicuro. Ti prego, falla parlare. Dunque, Lisette, hai detto che hai incontrato Harry Petrie nel bosco, per caso.» «Si. Miss Petrie non ne era al corrente. Io stavo raccogliendo degli esemplari di foglie per il mio album. È stato dopo la malattia di Pip, un giorno in cui uscimmo a prendere una boccata d'aria dietro casa. Pip si era stancata e miss Petrie aveva deciso di portarla dentro, ma sapeva che volevo delle foglie da copiare per i miei disegni. Così mi ha concesso un quarto d'ora per cercare lungo il viale. Le migliori sono là.» Lanciò un'occhiata a sua zia. «È stato solo un quarto d'ora!» «Continua.» «Lui stava nel bosco nei pressi del viale. Per un attimo mi sono spaventata. Ma lui si è comportato da vero gentiluomo e dopo un po' mi... mi è piaciuto.» «Come ha reagito miss Petrie quando le hai detto che avevi incontrato suo fratello nel bosco?» «Non sapevo che fosse il fratello di miss Petrie! Mi ha detto che si chiamava Smith. Come l'eroe.» «Lei lo sapeva, ovviamente. Aveva organizzato tutto!» disse Julia, tirando su con il naso. «Non è così! Non le ho detto nulla al principio. Mi dispiace, Edward, mi dispiace davvero. Sapevo che non avresti approvato, ma non volevo fare niente di male! Lui era cortesissimo... e rispettoso.» «Quando ne hai parlato con miss Petrie?» «Dopo il nostro secondo incontro. Lui mi ha detto che non voleva mentirmi. Il suo nome non era Smith, ma Petrie. Era il fratello di miss Petrie.» «Ah!» Edward ammoni' sua cognata nuovamente. «Julia!» Poi passò lo sguardo su Lisette. «Cos'ha detto miss Petrie?» «Era molto irritata. Con tutti e due. Ha detto che era sbagliato che io incontrassi suo fratello segretamente e che voi vi sareste infuriato se l'avreste saputo. E che lei sarebbe stata d'accordo con voi» aggiunse Lisette mestamente. «Disse che non dovevo più vederlo... Mi vietò persino di dirgli addio.» Edward riflette' un istante. «E tu lo facesti? Lo rivedesti di nuovo?» «Oh, no! Certo che no, Edward! Miss Petrie disse che non dovevo. Fu molto chiara al riguardo.» proruppe Lisette. «Ebbene, mi pare che se le cose stanno così non sia successo nulla di grave, anche se mi sorprende che tu non abbia voluto dire niente a me o a tua zia.» «Temevo che avreste pensato che non era alla mia altezza» spiegò Lisette con semplicità. «E avevi perfettamente ragione! Il fratello della tua istitutrice! Che bell'unione» sbotto' Julia sarcastica. «Ovviamente, per lui sarebbe stato un buon colpo. Non si può biasimare miss Petrie per aver cercato di promuovere un simile matrimonio per suo fratello.» «Era solo un amico! E miss Petrie non ha avuto nulla a che fare con i nostri incontri. Perché tanto astio nei suoi confronti, zia Julia? Cos'ha fatto per rendervi così poco gentile verso di lei? Io escludo categoricamente che abbia potuto pianificare l'incontro.» «Ammetterai che sono stata al mondo un po' più di te, mia cara. Sono più vecchia e più saggia. Le motivazioni di miss Petrie sono perfettamente comprensibili. Solo una sorella negligente mancherebbe di vedere i vantaggi del matrimonio del fratello con un'ereditiera!» Lisette aveva due chiazze paonazze sulle guance. «Edward, vi ho detto tutto. Mi rincresce di avervi ingannato. Ma sono ancora più dispiaciuta dal fatto che la mia condotta abbia provocato un'ingiustizia nei confronti di miss Petrie. Ora, se volete scusarmi, salirei in camera mia.» Edward lanciò a Julia un'occhiata esasperata, ma si limitò a dire: «Certo che puoi andare, se lo desideri, Lisette. Sei stata molto schietta con noi.» Esitò, poi aggiunse: «Cerca di non sentirti in colpa per la partenza di miss Petrie. Il tuo comportamento non è stato l'unica causa.» «Scorda per un attimo miss Petrie e rifletti invece sulla possibilità di altre, più serie, conseguenza della tua condotta, Lisette. Non vogliamo altri rapporti con uomini inadatti. Speravo che avessi imparato la lezione dopo quanto è successo ad Antigua con quell'Arandez!» intervenne Julia. «Zia Julia! Questo non ha niente a che fare con ciò che è successo ad Antigua! Se volete sapere la verità, ho parlato con miss Petrie anche di questo, e lei mi ha aiutato più di voi o di chiunque altro! Voi vi siete limitata a impedirmi di rivedere Ricardo, e questo mi ha lasciato con l'impressione che in qualche modo stavo tradendo la volontà di papà. Miss Petrie mi ha aiutato a capire cosa volesse papà in realtà.» spiegò Lisette. «Il matrimonio con suo fratello, suppongo» concluse Julia malignamente. «No! Oh, non posso parlare con voi!» «Raccontaci, Lisette. Cosa ti ha detto miss Petrie?» intervenne Edward con calma. «Che non dovevo preoccuparmi più per quello che aveva detto Ricardo. Papà avrebbe voluto che fossi felice. Che conoscessi il mondo, prima di prendere decisioni importanti. Ancora non so cosa provo per Ricardo, Edward, ma non ritengo più di essere promessa a lui. Lei ha fatto questo per me. E ora, voi l'avete mandata via!» Lisette fuggì e la porta sbatte' alle sue spalle. «Era proprio necessario, Julia?» chiede Edward stancamente. «La bambina era già abbastanza sconvolta senza che tu le ricordassi Ricardo Arandez e quella che probabilmente è stata l'esperienza più penosa della sua vita.» «Oh, conosco il tuo gioco, Edward!» sbotto' Julia. «Sei ancora così infatuato di quella Petrie che staresti a guardare tua nipote sposare suo fratello senza far nulla per impedirlo. Ma mi assicurero' che non accada, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia! Anzi, vado a dirglielo subito.» Julia era già a metà delle scale quando Edward la raggiunse. «Julia!» gridò. Lei si fermò e si voltò, il viso distorto dal disprezzo. «Non mi fermerai! Quella Petrie ci ha messo contro Lisette, e io non intendo fargliela passare liscia!» Si girò per riprendere a salire le scale e lanciò un urlo quando uno dei gradini di legno cedette con un forte schianto. Per poco non cadde nel buco.
   
 
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