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Autore: striscia_04    22/11/2021    2 recensioni
Una mattina Gajeel si risveglia nell'ultimo luogo che si aspetterebbe di rivedere, e soprattutto dove desidererebbe essere.
Non sa come c'è finito, ne tanto meno come sia possibile che si trovi lì.
Ma cosa più importante, come mai Phantom Lord esiste ancora?!
Dovrà tentare di scoprirlo, mentre lotta disperatamente per scoprire come è finito in quel luogo e soprattutto come tornare a casa.
Intanto Fairy Tail si troverà a fare i conti con una nuova-vecchia conoscenza e a doverla aiutare a tornare da dove è venuta, se vuole sperare di riavere indietro il suo membro.
(Spero di avervi incuriosito. Questa è la prima storia a rating arancione che scrivo, quindi per favore siate clementi.)
(STORIA REVISIONATA)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riuscì a compiere solo un paio di passi prima di stramazzare al suolo, sbattendo il fianco su uno dei tavolini.
Distrutto dal dolore e dalla stanchezza e rilassato dalla frescura del pavimento fu nuovamente tentato di chiudere gli occhi e dormire.
Se mi addormento mi ritroverò rinchiuso in quella dannata gabbia e non avrò un’altra possibilità di fuga!
Spalancò gli occhi e ignorando il male prodotto dai tagli, facendo pressione sulle mani si sollevò.
Fece appena in tempo a bilanciare il peso sui piedi prima che gli arti superiori perdessero nuovamente la sensibilità.
Rintronato, stanco e dolorante si trascinò barcollando verso l’uscita, aprì la grande porta in legno e uscì dall’edificio.
Messo piede fuori fu accolto dalla luce della luna, che si stagliava maestosa nel cielo notturno accompagnata dalle numerose stelle che riempivano l’infinito spazio celeste.
L’immenso satellite gli specchiò in volto la propria luce, ma l’altro non la considerò e mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé proseguì a passo lento verso il sobborgo cittadino.
Arrivato nei pressi di un vicolo vi entrò e poggiando la schiena contro il muro scivolò a sedere.
Si portò le mani davanti al volto e alla luce di un lampione poté constatare che la perdita di sangue era notevolmente aumentata: il liquido rosso era arrivato a ricoprirgli tutta la parte inferiore degli avambracci e dalle ferite continuava a fuoriuscirne ancora.
Devo subito trovare un modo per tappare questi squarci o rischio di morire dissanguato!
“Bene bene, guarda un po' chi abbiamo qui.”
Una voce proveniente dal fondo del vicolo lo fece sussultare e voltandosi si ritrovò davanti un uomo, dai corti capelli neri, con indosso un vecchio e sporco giacchetto di pelle marrone, un paio di occhiali da sole erano sistemati sopra la sua fronte e sul suo volto era dipinto un ghigno di scherno.
“Chi sei?” chiese infastidito il Dragon Slayer non riconoscendo l’individuo.
“Nessuno di cui ti debba importare, sempre che tu non voglia lasciare questo mondo prima del previsto.”
L’altro lo fissò interdetto non comprendendo il motivo di tanta ostilità.
“Cosa vuoi?”
“I tuoi soldi.” disse franco il ragazzo, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un coltello e rivolgendone la punta verso il mago.
Gajeel rimase immobile, con uno sguardo indecifrabile, poi scoppiò a ridere e questo stupì non poco il suo borseggiatore.
“Cosa cazzo ridi?!” urlò l’altro ferito nell’orgoglio da quell’atteggiamento.
“Ghi hi hi! Senti, non sono in vena di scherzi, ma per questa sera mi sento generoso…  sparisci o ti ammazzo!” gli intimò il corvino, mentre il sorriso abbandonava il suo volto e gli occhi gli spalancavano, mentre le piccole iridi si poggiavano con rabbia sull’individuo e la mascella si serrava mostrando i denti giallognoli e i piccoli canini.
“COME SCUSA! MA CON CHI CREDI DI AVERE A CHE FARE! SGANCIA I SOLDI O TI AMM…”
Una sbarra di ferro gli sfracellò il naso ed il resto della faccia lanciandolo contro il muro alle sue spalle. L’uomo rintronato e prossimo allo svenimento fece appena in tempo a vedere il suo assalitore afferrare il suo coltello e portarselo alla bocca. Seguì uno strano scricchiolio, poi il coltello gli fu gettato davanti alle gambe e il tizio poté constatare con somma incredulità che ne rimaneva soltanto l’impugnatura.
“Tempo scaduto!” tuonò la figura mostruosa afferrandolo per la giacca e sollevandolo di peso. L’ultima cosa che vide fu il sorriso diabolico e due piccoli occhi rosso sangue che lo fissavano con cattiveria.
Il secondo pugno gli sfracellò quel poco di faccia rimasta integra, spezzandogli tutti i denti e facendolo strabuzzare al suolo mezzo morto.
Non vedendo più alcuna resistenza da parte del suo avversario, il moro si voltò di spalle ed imboccando la stradina semi nascosta scomparve nel buio.
Prosegui a passo lento per circa mezzo chilometro, poi si mise a sedere su una panchina. Rimase immobile con la testa piegata in avanti e le braccia sollevate, che non volevano smettere di tremare, né tanto meno far cessare tutto il bruciore che le ferite gli stavano infliggendo.
Nonostante avesse appena mangiato del ferro il suo corpo non si decideva a riprendersi, forse aveva esagerato.
Scosse la testa cercando di riacquistare la vista, che stava pian piano scemando, poi il suo sguardo si poggiò con sorpresa sul grande albero che aveva davanti.
Non si era nemmeno reso conto di essere entrato nel parco di Magnolia!
Per un qualche scherzo del destino le sue gambe lo avevano portato in quel luogo.
Era strano constatare come non fosse poi così diverso rispetto a nove anni prima e come quel vecchio albero fosse ancora lì a troneggiare al centro del parco.
L’ultima volta che lo aveva visto era ancora nel suo tempo… gli sembrò quasi di veder comparire incatenati al suo tronco tre ragazzi.
Fu quello a svegliarlo dal torpore in cui stava lentamente cadendo, si sollevò in piedi e prese a cercare l’uscita di quel luogo.
Non posso rimanere qui troppo a lungo. Potrebbero accorgersi che sono fuggito e in quel caso mi darebbero la caccia, devo subito abbandonare Magnolia.
Quel pensiero gli fece storcere il naso e arricciare il labbro superiore: lui, Gajeel Redfox uno dei maghi più potenti della città costretto a fuggire da un branco di falliti! Era inaccettabile, insopportabile! Sentiva il suo orgoglio martellargli la testa nella vana speranza di fargli cambiare idea, ma anche quest’ultimo dovette rassegnarsi all’inevitabile.
Non poteva rimanere in città, non poteva farsi nuovamente catturare e soprattutto non poteva tornare al suo tempo se prima non fosse riuscito a cambiare la storia!
Si, perché anche se non aveva capito quasi nulla sui discorsi dello scambio temporale, una cosa gli era chiara: quel luogo, quel futuro esisteva perché le sue future scelte e le sue future azioni lo avevano plasmato!
Si sorprese nel rendersi conto di quanta effettiva importanza potesse avere, quanto la sua presenza e raccolta di nuove informazioni lo rendessero così potente!
Si, perché lui in quel momento aveva in mano il futuro del mondo o più precisamente il destino del suo mondo. Lui sapeva che Phantom sarebbe stata sconfitta, sapeva che Fairy Tail avrebbe trionfato e se avesse scoperto la dinamica esatta dei fatti sarebbe potuto tornare in dietro nel tempo e cambiare la storia!
Avrebbe trovato un modo per distruggere quel branco di bastardi, avrebbe dato un futuro alla sua gilda e non sarebbe MAI diventato una debole fata!
Con solo questo scopo a dargli forza si mise a correre giungendo al cancello del parco, senza considerare i danni sfondò le inferriate e si mise a correre tra i vicoli deserti con soltanto l’oscurità della notte a fargli compagnia e la luna a fare da spettatrice.
Il suo prossimo obbiettivo fu un negozietto di pozioni e incantesimi aperto in città, giunto davanti alla porticina in legno rimase piacevolmente sorpreso dal trovare l’interno illuminato e l’uscio aperto.
Il negoziante, invece, fu meno contento della sua visita perché in una sola notte non solo venne derubato della sua erba medica, ma una parte del suo locale venne raso al suolo, senza contare che rischiò l’infarto.
Fairy Tail mi dovrà risarcire.” pensò l’uomo accasciandosi semi-svenuto dietro il bancone della sua bottega una volta che il mago scomparve all’esterno.
Quando fu ormai lontano dalla città, immerso nel buio della foresta, con la sola compagnia dei gufi e del vento a confortarlo Gajeel si fermò a riprendere fiato.
Esausto si portò le foglie di erma medica alle braccia e strizzandole fece discendere sulle ferite il miracoloso unguento che quelle piante producevano.
Subito avvertì un immenso sollievo e con gioia vide gli squarci chiudersi ed il sangue smettere di fuoriuscire. Passò un dito sulle cicatrici appena formatesi, constatando che ormai le ferite erano totalmente chiuse.
Notando un fiumiciattolo vicino al masso dove si era poggiato, si avvicinò ed immerse completamente la testa sotto il livello dell’acqua.
Spalancando la bocca prese delle grandi sorsate e quando non poté più resistere senza ossigeno si ritirò su, beandosi della piacevole frescura che l’acqua aveva dato alla sua pelle e del fatto che ormai tutto il sudore si era lavato via.
Immergendo entrambe le braccia nel rigagnolo si assicurò di ripulirle dal sangue ormai secco e una volta scrostato via si tirò in piedi e si mise a percorrere la foresta.
Era da solo in un luogo e in un tempo che non conosceva minimamente, non sapeva quali pericoli lo attendevano al di fuori della città e non sapeva neanche chi fossero a quel punto i suoi presunti alleati o amici.
Tutto ciò, però, non lo inquietava minimamente, fin da quando suo padre se n’era andato aveva vissuto quella pesante situazione di abbandono e smarrimento ed era stata proprio quella a renderlo più forte e a farlo sopravvivere.
Avrebbe trovato una soluzione. E lo avrebbe fatto contando solo sulle sue forze.
C’era però una persona con cui doveva scambiare qualche parolina e proprio per questo si era deciso a fuggire dalla città diretto nel luogo dove era certo di trovarla.
Solo questa persona, infatti, avrebbe potuto aiutarlo non solo a tornare a casa, ma a fare luce sul motivo per cui la sua gilda era stata sconfitta e sul come evitarlo.
Eccolo, quindi, lì a percorrere la pianura erbosa diretto verso Era!
 
Berno fissava il ragazzo senza riuscire a dire una parola, quello che gli aveva appena rivelato gli sembrava la più assurda delle storie. Per un’istante si era chiesta se il giovane avesse perso qualche rotella, oppure se volesse giocargli qualche brutto tiro.
Eppure, la serietà dipinta sul suo volto, mista al fatto che effettivamente sembrava una persona completamente diversa da quella che conosceva non le permisero di dubitare delle sue parole.
“Cosa vuol dire che vieni dal futuro? Spiegati meglio.”
Gajeel rimase sorpreso nel constatare che la nonnetta gli credeva, si aspettava di dovergli dimostrare, come aveva fatto con Makarov, che stava dicendo la verità, magari rischiando addirittura di rivelare informazioni che potevano mettere in pericolo la storia.
Fu, quindi, molto felice nel sapere che la vecchia non solo gli credeva, ma sembrava pure disposta ad aiutarlo o quanto meno ad ascoltare il suo racconto.
Cominciò a ripercorrere mentalmente tutti gli eventi riguardanti la sua vita da quel periodo in poi ed escluse quelli che non poteva assolutamente rivelare.
Una volta deciso da dove iniziare la spiegazione prese un respiro profondo e parlò: “Non so come sono finito qui nel passato. Mi sono svegliato l’altro giorno nel mio letto a Phantom, successivamente leggendo un giornale ho scoperto che non mi trovavo nel mio tempo. Io vengo da nove anni nel futuro a partire da adesso.”
“Questo spiega il tuo abbigliamento e il tuo cambiamento caratteriale.” rifletté l’anziana.
“Si, esatto. Comunque, posso rivelarti solo in minima parte ciò che mi è successo o più precisamente ciò che mi succederà da qui in poi.
Quando ci siamo visti l’ultima volta ti dissi che volevo far scoppiare una guerra contro Fairy Tail.”
“Ricordo che mi parlasti di quell’assurda idea.”
“Beh, l’ho messa in pratica.”
“Cosa hai fatto?!” urlò la bruna sollevandosi in piedi, fissando con sguardo sorpreso e furioso il ragazzo.
“S-Si, ho iniziato una guerra nove anni fa contro le fate.”
“Nove anni fa? Intendi in questo periodo!”
L’altro si limitò ad ammiccare con la testa, senza sollevare lo sguardo da terra.
“Gajeel ti rendi conto di ciò che hai combinato! Una cosa del genere è talmente grave che non solo rischi l’ergastolo, ma soprattutto Phantom Lord potrebbe venire sciolta!”
“Guarda che lo so! Vuoi farmi finire la spiegazione?! Non sono qui per parlare della guerra, ma per dirti ciò che è successo dopo e per chiederti una mano per tornare a casa!” urlò il moro fissandola incavolato.
Berno fu quasi felice di assistere a quello scatto d’ira, ora quel ragazzo sembrava proprio Gajeel, solo un po' più vecchio e con uno strano luccichio negli occhi che la vecchia non gli aveva mai visto prima.
“Scusa.” disse rimettendosi a sedere: “Continua pure.”
“…Non sbagliavi con il dire che un’azione tanto pericolosa possa portare a conseguenze gravi; infatti, la guerra che scatenai rischiò di distruggere Magnolia e molti maghi, soprattutto quelli dell’altro schieramento, rischiarono di morire.”
“Noi del Consiglio non intervenimmo sulla faccenda?”
“Makarov non vi informò del nostro attacco e certo non lo fece Jose, voi vi occupaste di giudicare le due parti solo dopo la fine del conflitto.
La guerra fu vinta da Fairy Tail e tutti i maghi di Phantom furono sconfitti.”
Non sfuggi alla vecchia il modo di porsi del ragazzo nel raccontare la sconfitta della sua gilda, sembrava che non gli importasse, - e se già questo non era un fatto che avesse dell’inverosimile-, ciò che colpì Berno fu il non udire nella sua voce il benché minimo segno di rabbia o frustrazione. Come se i suoi nemici nello sconfiggerlo non gli avessero procurato la più cocente delle umiliazioni, ma gli avessero anzi fatto un immenso favore.
“Quale fu la decisione finale del Consiglio?”
“Decideste che avevamo superato il limite e scioglieste la gilda, incarcerando Jose ed etichettandolo come il colpevole di tutta quella baraonda.”
Berno si aspettava di scorgere almeno un velo di tristezza sul volto del giovane al ripercorrere mentalmente quegli eventi, ma non vide nulla di simile. Gajeel stava lì, ritto sulla panchina a fissare un punto indecifrato dello spazio, senza però lasciar trasparire dal suo viso la benché minima emozione.
“Immagino sia stato difficile andare avanti.” disse la vecchia cercando un buco in quella dannata corazza di indifferenza.
“Si, all’inizio non fu semplice. Non avevo idea di dove andare o di cosa fare. Ma giunse in mio aiuto una persona…”
Non mi sarei mai aspettata che arrivasse a confidarsi così apertamente con me. A vederlo adesso sembra molto felice.”
Ed era certa di non sbagliarsi perché il sorrisetto compiaciuto che il moro aveva scolpito in volto era il primo che gli vedeva mostrargli da quando lo conosceva.
“Chi ti aiutò a rimetterti in riga?”
Il Dragon Slayer non disse una parola, sollevò semplicemente il pezzo di stoffa che aveva legato in torno al braccio e una volta slegato mostrò con orgoglio alla donna il simbolo nero, che rappresentava una fata stilizzata con una lunga coda appuntita.
Berno per poco non cadde dalla panchina, si portò le mani alla faccia strofinandosi gli occhi con le dita per poi tornare a fissare il disegno, che rimase lì davanti a lei brillando di quell’intenso colore scuro a cui la luce dei raggi solari dava un che di maestoso.
“T-T-Tu s-sei d-diventato un mago di F-Fairy T-Tail!”
“Ghi hi hi! Già!”
“No, non posso crederci! Come ha fatto Makarov a convincerti ad entrare nella sua gilda?! Ma soprattutto cosa gli è passato per l’anticamera del cervello! Già i suoi attuali membri sono dei teppisti di prima categoria, se poi ci mettiamo dentro anche un tornado come te… mio Dio, non oso immaginare quanti reclami ci giungeranno ogni giorno per colpa vostra!”
“Ghi hi hi hi hi! Vecchia sei proprio divertente. Però, se proprio volessi saperlo dovrebbero essere una media di centocinquanta al giorno.”
“C-Centocinquanta! Oh, povera me! Quanto dovrò lavorare prima di poter andare in pensione!”
Nel vortice di lamentele che prese a lanciare non scorse nemmeno l’espressione sofferente che comparve sul volto di Gajeel, una volta che ebbe sentito quell’ultima frase.
“Beh, lasciamo stare.” disse ritornando seria e pronta ad ascoltare il seguito della storia.
“Dopo che mi sono unito a Fairy Tail, diciamo che mi sono dato una calmata…”
“Mi immagino che genere di calmata?!”
“… e ho cominciato a farmi pure degli amici, pensa che mi sono trovato pure un gatto.”
“Pff... ah ah ah ah!”
“Che c’è da ridere?” chiese offeso il corvino.
“Nulla nulla, è che non mi sarei mai aspettata di scoprire quanto sei cambiato. Ne avrei mai creduto ti saresti trovato un animale domestico. Sono felice, però, che tu abbia finalmente una famiglia.” disse sorridendo al moro, al quale si contrasse lo stomaco al pensiero che non l’avrebbe più rivista una volta tornato a casa e che quello era forse l’ultimo momento in cui avrebbero potuto conversare.
“Beh, se questo ti sorprende mi chiedo come reagirai quando ti dirò che non solo mi sono fidanzato, ma sto pure per diventare padre.”
Gli occhi della vecchia Berno si spalancarono, mentre le sue già piccole iridi divennero delle microscopiche fessure incastonate in due gigantesche scleri, la mascella le cadde spalancando la bocca che divenne tre volte più grande. Poi, però, la sorpresa lasciò spazio a qualcos’altro e non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Ehi vecchietta, ma che fai piangi?”
“Secondo te, razza di cafone…? Come faccio a non piangere al sapere che hai messo su famiglia.” disse l’altra tirando fuori un fazzoletto e soffiandosi il naso.
“Si può sapere dove hai trovato una donna tanto pazza da volerti sposare?!”
“Levy non è pazza, anzi è la maga più intelligente di tutta Magnolia!” urlò offeso il mago.
“Poverina e guarda chi si è trovata come compagno.”
“La vuoi piantare di insultarmi vecchiaccia, perché non torni a piangere che almeno fai qualcosa di buono.”
“Ma come ti permetti ragazzino! Vedi di portare rispetto!”
“Io non porto rispetto a chi insulta la mia famiglia, e soprattutto insulta me!”
Non si accorse, però, nell’impeto della sfuriata che la nonnetta gli si era avvicinata e prima che potesse rendersene conto le si era stretta in un altro abbraccio.
Lui fu ben felice di ricambiarlo perché sapeva che in fondo al cuore, anche se da giovane non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, aveva sempre desiderato ricevere dalla vecchia Berno quella manifestazione d’affetto.
“Sono molto fiera di te. Sono così felice di poter constatare che fantastica persona tu sia diventato.” gli disse la bruna una volta staccatasi dall’abbraccio, mentre riportava una mano all’occhio sinistro per asciugare una nuova lacrima.
“Ci ho messo tanto a capire che stavo sbagliando strada.” rispose mogio il moro.
“Però l’importante è che tu abbia capito e che tu abbia fatto la scelta giusta alla fine. E soprattutto che non ti sia mai arreso difronte al cambiamento. Tutto questo ti ha reso una persona migliore, una persona di cui tutte le madri andrebbero fiere.”
“Grazie. È anche merito tuo se oggi sono questo.”
“Già, a proposito mi vieni a trovare ogni tanto?”
A quella domanda Gajeel si paralizzò sul posto, avvertì le gambe congelarsi e la saliva in bocca evaporare, mentre il nodo in fondo allo stomaco premeva sempre di più.
Cosa doveva rispondergli? Doveva rivelargli che sarebbe morta per colpa dei sicari inviati da Tartaros? Che dopo lo scioglimento di Phantom non si sarebbero più visti? Del fatto che non era mai riuscito a ringraziarla per tutto quello che negli anni aveva fatto per lui? Che questo era fino a poche ore fa uno dei suoi più grandi rimpianti?
Avrebbe dovuto cambiare il corso degli eventi e rivelare la verità? Le cose sarebbero cambiate? Ci sarebbero state delle ripercussioni sulla sua vita o su quella della sua famiglia? Al suo ritorno nel futuro avrebbe ritrovato la vecchia Berno viva e vegeta, oppure uno scenario disastroso?
Era troppo pericoloso informarla sugli eventi riguardanti la guerra contro Tartaros, ma poteva essere tanto egoista e spregevole da lasciarla morire, sapendo di potergli evitare tale destino? Sarebbe riuscito a continuare a ridere e a vivere sereno con questo ulteriore peso sul cuore?
No!
Doveva dirglielo, e fanculo le conseguenze, fanculo Tartaros, avrebbero risolto tutto lo stesso e la vecchietta sarebbe rimasta in vita!
Stava per aprire bocca, quando la donna intuendo nella sua espressione e nel suo silenzio che qualcosa non andava, gli mise una mano davanti al volto.
“Quello che stai per dirmi mi riguarda?”
L’altro fece appena in tempo a scuotere la testa in segno di assenzo.
“Ed è qualcosa che potrebbe cambiare il mio futuro?”
Questa volta non udì alcuna risposta e fu certa di aver centrato il punto.
“Allora non voglio sapere nulla. Non rivelarmi niente!”
“Ma tu non capisci, io devo dirtelo!”
“Non devi! Te lo proibisco!”
“Perché? Se mi lasciassi parlare sapresti che io voglio solo…”
“Zitto! Non dire altro!”
“Ma…”
“Ascolta Gajeel, tu sai cosa potrebbe succedere se mi rivelassi qualcosa sul mio futuro?!”
“Potrei cambiare la storia.”
“Esatto, e questo sarebbe un male!”
“Ma non è giusto, tu hai il diritto di sapere…”
“Io ho il diritto di scegliere e ti chiedo di non rivelarmi cosa mi attende in futuro.”
“Perché? Non capisco, perché non vuoi il mio aiuto?” urlò l’uomo, con il volto rigato dalle lacrime.
“E’ molto semplice: facciamo caso, per esempio, che tu mi dica che domani mi cadrà in testa una tegola e io finirò in coma.”
“Ma che razza di esempio idiota è!”
“Lasciami finire!” gli urlò contro Berno: “Quindi io, sapendo questo, passerei il resto del prossimo giorno ad evitare i tetti delle case. Ma se nel fare ciò io andassi in contro ad un destino peggiore? Oppure, se quella mattonella finisse in testa a qualcun altro? Io sarei sopravvissuta, ma i sensi di colpa mi tormenterebbero per il resto dei miei giorni.”
“Io non ti capisco vecchia, ogni giorno muoiono persone innocenti che non hanno fatto nulla; perché dovresti sentirti in colpa se riuscissi a sopravvivere?”
“Non hai centrato il punto. Quello che voglio dire è che non sai mai cosa il futuro abbia in serbo per te. E più tenti di evitare un determinato evento, più esso rischia di ripercuotersi su chi ti sta in torno. Non è neanche detto che esso alla fine non avvenga, -potrei essere colpita da una tegola lanciata da qualcuno-, questo per dirti che il tempo è imprevedibile e che molte azioni sono scritte e non importa quanto uno si impegni devono succedere e basta.”
“Questo non è giusto!”
“Lo so, ma non puoi farci niente.”
“Però, non possiamo sapere se quello che voglio dirti non possa essere modificato.”
“Si, ma tu devi capire che io voglio vivere la mia vita serenamente.”
“E allora ascoltami.”
“No, cerca di capire il mio punto di vista. Se tu mi predici un tremendo evento che riguarda il mio futuro, io passerei il resto dei miei giorni nell’angoscia e nella paura tentando di evitarlo in tutti i modi e facendo ciò non mi godrei la vita.”
“Quindi è meglio rimanere all’oscuro?”
“Si, in questo caso si. Ti prego di non rivelarmi niente sul mio futuro.”
Sconsolato il Dragon Slayer non poté fare altro che mugugnare un semplice si, prima di tornare a concentrarsi sul colore delle mattonelle di quel vialetto, cercando di scacciare in fondo al cuore tutto il dolore che provava in quel momento.
Fu la mano dell’anziana, posta sopra la sua spalla a risvegliarlo dall’angoscia dei suoi pensieri.
“Gajeel io ti voglio bene e ti ringrazio per la tua premura. Ora però cerca di concentrarti sul motivo che ti ha portato qui.”
Come ridestato da un lungo sonno il mago si voltò verso la bruna e parlò: “Sono qui perché sei l’ultima persona che mi rimane a cui chiedere aiuto. Nessuno è in grado di riportarmi nel mio tempo e se non mi aiuti dovrò prendere parte alla guerra e ferire i miei compagni. Oltre al fatto, che la mia versione del passato si trova al posto mio nel futuro e temo possa fare del male ai miei amici. E poi temo che Jose possa scoprirmi e non so dove andare o cosa fare. Ti prego ho bisogno del tuo aiuto!”
Quella valanga sconclusionata di parole, confuse non poco l’anziana, ma una cosa la comprese, ovvero la disperata richiesta di aiuto del giovane.
Ma fu il riferimento a Jose che gli fece tornare alla mente un vecchio fatto e il suo volto si illuminò di speranza.
“Ascolta Gajeel, se le cose stanno come hai detto prendere parte alla guerra non basterà!”
“Come scusa?”
“Se tu partecipi e ti fai comunque sconfiggere questo non cambierà nulla in te. Ma la tua versione del passato non potrà subire quella sconfitta e anche se Phantom si sciogliesse questo non cambierebbe nulla nel te del passato. Se non torna e partecipa alla guerra, questo potrebbe comportare la tua cancellazione dalla linea temporale!”
“CHE COSA! COM’E’ POSSIBILE?!”
“Cerco di spiegartelo in maniera più semplice: tu sei già un mago di Fairy Tail e lo sei diventato dopo che sei stato sconfitto, è stata questa sconfitta a cambiarti e alla fine hai deciso di entrare nell’altra gilda. Ma in questo tempo tutto ciò deve ancora avvenire e se lo subisci di nuovo tu, la versione passata non cambierà e questo porterà alla tua scomparsa. Non esisterai più come il tipo di persona che sei ora, ma sarai diverso!”
“E come sarò?”
“Questo è impossibile da prevedere. Tanto sta, che se non troviamo il modo di riscambiarvi tu sparirai e questo potrebbe addirittura portare alla cancellazione di tuo figlio!”
“È orribile! Come faccio ad impedirlo?”
“L’unico modo è riportare qui la tua versione di questo tempo e farla sconfiggere durante la guerra.”
“Grazie tante e sentiamo come cavolo faccio?”
“A quello credo di aver trovato una soluzione.”
“Dici sul serio?” chiese sorpreso e speranzoso il mago.
“Si, devi subito tornare a Phantom Lord ed impadronirti del libro: CRONOLOGIA TEMPORALE
“E che roba è?”
“E’ un libro che contiene incantesimi legati al tempo, molti decenni fa la tua gilda se ne impadronì durante una missione.”
“E il Consiglio gli ha permesso di conservare un manufatto tanto potente e pericoloso?”
“Questo libro può essere letto solo da esperti che conoscono la lingua antica del Continente, e persone simili si contano sulle dita di una mano. Oltre a ciò, Phantom non ha mai compreso l’importanza effettiva di quel libro, quindi non è stato necessario sottrarglielo.”
“Ok, ma come faccio a tornare a casa con quel libro?”
“Non conosci nessuno che possa leggere quella calligrafia?”
“Forse Levy, ma…”
“Allora devi chiedere a lei e devi farlo in fretta. Torna subito alla tua ex gilda, ruba il libro e fallo prima che abbia inizio la guerra.”
“Makarov mi ha dato un ultimatum di un giorno e mezzo. Per adesso ho tempo, però sei sicura che in quel libro ci sia scritto un modo per farmi tornare a casa?”
“Ne sono certa. Una volta il vecchio Warren disse di aver letto proprio in quel tomo un incantesimo che permette di scambiarsi con altre persone del passato e del futuro.”
“Fantastico, il vecchio albero ne sa una più del Diavolo.”
“Mostra un po' di rispetto!” gli urlò contro la donna.
“D’accordo, d’accordo. Comunque, se quello che dici è vero devo sbrigarmi e tornare subito a Magnolia, non ho un secondo da perdere.”
Detto questo si voltò, pronto a correre verso l’uscita della sede, non prima di voltarsi e salutare sorridente la vecchietta che ricambiò subito il gesto.
Quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Il loro ultimo colloquio. Il loro ultimo sorriso insieme, e Gajeel volle assaporare quel momento fino in fondo.
Poi si voltò e prese a correre a tutta forza verso il grande cancello, riacceso da una nuova speranza, ma anche da un grande timore.
 
Giunse davanti al grande cancello della sede del Consiglio verso le otto del mattino e scavalcando il cancello si fiondò nel vasto giardino.
Quel posto era completamente diverso da quello di nove anni prima: non c’era più il grande edificio al centro della montagna rocciosa, non c’era più nemmeno l’altopiano, ma solo un vasto giardino. Era grato di ciò perché si era evitato una bella mezzora di corsa in salita, ma aveva impiegato abbastanza tempo a trovare la strada e soprattutto l’edificio. Non esisteva più il grande palazzo simile ad un tempio, adesso la sede del Consiglio si presentava come una grande villa, composta da un’ampia facciata al cui centro si estendeva l’ingresso formato da una costruzione lunga e stretta divisa in due parti: quella in basso presentava un arco a piramide ed era contrassegnata da piccole finestre, al di sopra, incastonato al centro della piccola facciata si trovava un rosone e sul tettuccio un lungo palo in ferro ornato da un cerchio e delle piccole alette.
Alla vista di quella decorazione Gajeel non riuscì a trattenersi e un rivolo di saliva gli scivolò lungo il labbro, mentre si immaginava di addentare l’ornamento.
Spostando lo sguardo sul resto della costruzione notò una sfilza di finestre poste a decorare il resto della facciata, che non presentava più quel colorito bianco-celestino, ma era stata completamente riverniciata di un marrone spento, quasi grigio, anche il tetto a trapezio e i coni che formavano i tetti delle due torri laterali erano diversi, mostravano infatti una colorazione azzurra tendente al blu scuro, un blu monotono che mise nell’animo del moro uno strano senso di angoscia e depressione. Doveva riconoscere che la struttura del Consiglio così ricostruita assumeva un tono di maggior serietà e autorevolezza.
Si guardò in torno con circospezione prima di proseguire nascondendosi dietro alberi e muri fino a giungere davanti ad una delle finestre.
Stava per romperne il vetro, quando si trovò circondato da una marea di ufficiali del Consiglio e da qualche messaggero con la faccia da rana.
Il suo primo istinto fu quello di attaccarli e stenderli tutti, ma subito notando il sorriso sui loro volti e vedendo che non gli puntavano contro lance o altre armi, comprese che non avevano intenzione di attaccarlo.
“Gajeel-sama.” si fece avanti una delle rane: “Che grande onore averla di nuovo qui tra noi.”
“Eh?”
“Si, è fantastico conoscere uno dei più importanti ufficiali del Nuovo Consiglio della magia.” si fece sfuggire un’altra guardia.
“Potrebbe farci un autografo?” lo pregarono all’unisono tutti suoi fan.
Fu così che il Dragon Slayer si ritrovò a scrivere dediche a destra e manca, senza riuscire a capire il senso di tutto quell’improvviso successo.
“Ehi, specie di rana.” disse ad un tratto, quando ebbe finito di scrivere: “Devi subito portarmi ad incontrare una persona.”
“Chieda pure signore, sarà un onore per me.”
I due imboccarono un lungo corridoio fino a giungere ad una piccola porticina in legno, che si affacciava sui sotterranei dove erano posti i prigionieri, camminarono lungo quell’angusta via fin quando non giunsero di fronte ad una cella poco illuminata e tutta sporca.
“Ecco signore, come mi ha richiesto. Può parlare con il prigioniero numero X760: Jose Porla.”
Nota d’autore: finalmente sono riuscita a trovare il tempo per terminare questo benedetto capitolo cinque, e sono riuscita a postarlo. Non lo negherò non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo, sono veramente piena di impegni in questo periodo e più vado avanti più me ne trovo di nuovi. Forse prima delle vacanze di Natale riuscirò a completare almeno un altro capitolo, e poi terminerò la storia nel periodo di riposo natalizio. Vi prego, quindi di avere pazienza, grazie.
Parlando invece del capitolo sono abbastanza soddisfatta di come è venuto e per quanto non siano avvenuti eventi così importanti, mi è piaciuto scriverlo. Potrei definirlo come il capitolo che apre il secondo atto della storia, perché ci presenta finalmente una soluzione al problema, ma in tanto ne apre altri.
Past Gajeel è fuggito ed è andato a parlare con Jose, da qui giungeranno grossi problemi e il rischio di alterare la storia è sempre maggiore, ma non sarà l’unico fronte da cui si affaccerà questo pericolo.
Per il resto non credo ci sia molto da dire, se non il fatto che mi è piaciuto trattare il colloquio con Berno e mi dispiace sempre di più per la vecchietta, però purtroppo quello è il suo destino.
Ringrazio coloro che con molta pazienza hanno atteso questo capitolo, che attenderanno i prossimi, continuando a seguirmi, e soprattutto coloro che leggeranno e recensiranno.
Un grazie infinito e un saluto da striscia_04.
   
 
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