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Autore: Aceaddicted_    25/11/2021    0 recensioni
«Questo profumo dà alla testa…» mormorò Ace quasi infastidito più che ammaliato, mentre si dirigevano verso l’ingresso principale. «È proprio questo l’intento…Per una persona che ha poco auto controllo una volta qui dentro è la fine. Brama e lussuria ti divorano, ed è questo lo scopo del gioco.» continuò Izo. (...)
Sbarcati sull'isola di Wa, i famosi comandanti di Barbabianca: Ace, Marco ed Izo, intraprendono un lungo spionaggio nella Capitale dei Fiori, alla ricerca di informazioni per conto del loro Comandante. I tre giovani si ritroveranno ad affrontare una nuova cultura, avvolta da seta pregiata e incensi profumati, ma che nel buio si macchia di gravi peccati ed ingiustizie.
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Nota: Possibile SPOILER Saga di Wano
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izou, Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Il sole era ormai alto e con esso non avrebbero tardato ad arrivare i nove rintocchi indicanti mezzogiorno. I due se ne stavano ancora intrecciati tra il cotone del futon, lei accoccolata al suo petto e lui che l’avvolgeva in un abbraccio protettivo. Il giovane comandante iniziò a svegliarsi, rendendosi conto della luce intesa che li illuminava filtrando dalla veranda. Si sfregò ingenuamente gli occhi mettendo a fuoco la situazione e ricordandosi dove si trovasse. I setosi capelli color pesca erano sparsi qua e là sul proprio petto. Delicatamente iniziò a coccolarli e a spostarli dal viso rilassato di Ayame che ancora dormiva pacifica. Le gote rosee, le labbra appena schiuse in una dolce espressione ed il respiro leggero che gli solleticava la pelle nuda.
 
Il corvino se ne stava nella pace dei sensi, avrebbe firmato per fermare il tempo e potersi godere più a lungo quel momento con anche la compagnia della ragazza inclusa. Richiuse gli occhi continuando ad accarezzarle i capelli, quando il suono irruento del Lumacofono interruppe il momento surreale. Ace cercò di sollevarsi con il busto alla ricerca della fonte di rumore, rovistando attorno a sé, stando attento a non svegliarla con dei movimenti bruschi.
Era talmente delicata e leggera, da poter dimenticarsi di averla sdraiata addosso. Che cosa piacevole. Forse aveva davvero ragione lei quando lo prendeva in giro ricordandogli che gli uomini di Wano avrebbero pagato bei soldi per situazioni simili, e lui non aveva nemmeno dovuto muovere un dito. Ogni tanto la fortuna girava dalla propria parte.
 
«FINALMENTE! DOVE DIAVOLO SEI?!» la voce urlante di Izo irritò Ace appena sveglio, che prontamente cercò di azzittire il Lumacofono stringendolo nella propria mano. Che risveglio traumatico.
«Oi oi Ace, è da ieri sera che aspettiamo tue notizie!» continuò Marco, ma almeno lui mantenne un tono neutrale in questa discussine accesa.
 
Non avevano tutti i torti, effettivamente. Ace non si era più fatto sentire dopo aver comunicato dell’inseguimento al quale stava tempestivamente scappando, era passata una nottata intera e non si era palesato in nessun modo. Era normale che la sua famiglia si preoccupasse.
 
«Scusate avete ragione…è stato tutto abbastanza complicato stanotte. Sto bene, sono alla Casa da Tè.» spiegò giustificandosi, riprendendo con la mano libera ad accarezzare i capelli di Ayame ancora stretta a lui.
 
«STAI SCHERZANDO?! NOI QUI AD ASPETTARTI E TU A SODDISFARE LE TUE VOGLIE DA RAGAZZINO!? ACE GIURO CHE TI AMMAZZO CON LE MIE MANI APPENA TI BECCO!» continuò urlando Izo in preda ad un momento di ira e apprensione. Era sempre stato, come Marco, molto apprensivo nei suoi confronti, un po’ fratello ed un po’ genitore. Questo era la classica ramanzina genitoriale.
«Oi oi Izo calmati.» intervenne la Fenice cercando di calmare il compagno, mentre Ace tentava di spiegare la situazione senza essere sormontato dalle loro voci.
«Ehi Izo, dacci un taglio. Non è così. Ayame mi ha salvato da Kyoshiro e nel mentre ero qui c’è stato un contrattempo imprevisto.» spiegò Ace sbuffando per la ramanzina.
 
«Cos’è successo?» domandò Marco prendendo la parola, dato che Izo non era nelle condizioni di intraprendere una conversazione che non fosse a senso unico.
«Stanotte non sapendo dove diavolo nascondermi, mi sono rifugiato da Ayame nella speranza di un suo aiuto e fortunatamente così è stato. Kyoshiro è comunque venuto da lei per cercarmi, quindi ho idea che qualche filo stia iniziando a tesserlo. In qualunque caso, ieri tra i miei inseguitori c’era un gruppo di Ninja al servizio del capellone e a quanto mi ha spiegato Ayame utilizzano degli aghi intrisi di veleno, tant’è che son collassato completamente qui alla Casa da Te. La fortuna ha voluto che “il soddisfare le mie voglie” conoscesse il veleno in questione e quindi l’antidoto, assistendomi sino ad ora.» continuò Ace, dando uno sguardo sorridente alla giovane.
 
«Veleno?! Sei sicuro di averlo smaltito? Come faceva a conoscerlo?! Torna qua che ti visito subito io!» si allarmò Marco in preda ad un attacco d’ansia. Da buon medico era compito suo risolvere situazione simili. «Non serve…ha fatto un ottimo lavoro.» constatò Ace sospirando, ripensando a tutte le attenzioni ricevute in semi coscienza. «Secondo me potrebbe essere una buona assistente!» ironizzò il corvino ridendo divertito, ma alludendo ad un pensiero piuttosto concreto. Avrebbe voluto renderla libera e magari portarla con loro nel Nuovo Mondo, perché no.
«Comunque ho informazioni e prove di cui dover discutere dopo.» riprese Ace, ripensando al libro SMILE e tutto ciò che aveva avuto modo di leggere la sera precedente.
«Senti Ace, allora muoviti a tornare.» puntualizzò Izo riprendendo le redini della chiamata.
Il giovane comandate rimase in silenzio, scostò lo sguardo verso la veranda luminosa e silenziosa, tornando poi su quei capelli color pesca che non aveva smesso nemmeno un secondo di accarezzare. «Tra un po’…» mormorò beffardo riattaccando il Lumacofono, terminando così la movimentata chiamata con i compagni.
 
«Quanto sono chiassosi i tuoi compagni…» mormorò Ayame, smuovendosi delicatamente senza però spostarsi dal caldo petto di Ace. «Siamo pur sempre dei pirati… Buongiorno…» le rispose sorridente, incrociando il proprio sguardo con quegli occhioni blu zaffiro, ancora assonnati.
«Vedo che ci hai preso gusto a farti riverire…» brontolò la ragazza stiracchiandosi.
«Potrei quasi dire lo stesso…» la canzonò Ace con fare compiaciuto facendole notare che se ne stava ancora avvinghiata al suo corpo peggio di una piovra.
 
Ayame mise il broncio in un’espressione super ridicola, che face scoppiare Ace in una fragorosa risata divertita, mente lei prese a separarsi da lui mettendosi sulle guardandolo. Il labbro imbronciato e le gote arrossate dal momentaneo imbarazzo. Questa volta non poteva certo ribattergli.
 
«Come ti senti?» gli domandò guardandolo, allungando una mano verso il suo viso per scostargli i ciuffi ribelli dalla fronte. Non era più così caldo come la notte appena trascorsa, ed anche il suo colorito era tornato di un colore sano ed esotico.
«Affamato direi, ma per il resto alla grande.» esordì Ace stiracchiandosi vistosamente, mettendosi seduto. Con la luce del sole il suo corpo definito assumeva un’altra prestanza. Quello sguardo dolce era fin troppo in contrasto con il suo aspetto possente.
 
«Dovresti tornare dai tuoi compagni, non vedono di buon occhio la mia compagnia.» puntualizzò Ayame, distaccandosi un po’ dalla situazione vissuta fino ad ora. Si sedette anche lei, facendo svolazzare naturalmente i lunghi capelli e sistemandosi lo yukata, che mostrava un po’ più del dovuto. «Non dire così, erano solo preoccupati.» le sorrise Ace cercando di smorzare quel clima di tensione. Sapeva che Izo aveva usato delle parole piuttosto fraintendibili, ma era più un puntualizzare su di lui che su di lei.
 
«Mi hai salvato, ti sono in debito.» continuò Ace con un occhiolino.
 
«Cos’è successo ieri sera?» domandò a sua volta la giovane, acconciandosi i lunghi capelli in una morbida treccia, continuando a posare lo sguardo sul corvino davanti a sé.
«Ci siamo infiltrarti alla festa privata dello Shogun per cercare di scoprire nuove informazioni e poter indagare in prima persona. Izo, quello scorbutico, era alla festa insieme a Kyoshiro e compagnia, mentre io e Marco ci siamo divisi due aree del palazzo.» iniziò a spiegare Ace.
«Andava tutto bene, ho avuto pure modo di assiste ad una cosa a tre… devo dire che le donne di Wano sono belle determinate!» ironizzò il giovane scoppiando a ridere, ricevendo pugno sul petto da parte della ragazza.
 
«Sei uno sciocco!» lo canzonò alzandosi dal proprio posto ed andando verso la porta scarlatta. Essendo in casa propria conosceva le abitudini e di conseguenza sapeva che a quell’ora avrebbe trovato ad aspettarla un ricco buffet di viveri. Aprì la porta e ritirò il carrellino con sopra ogni ben di dio, richiudendola subito dopo e ricongiungendosi con il corvino.
«Hai detto che avevi fame, no? Vieni a mangiare...» lo invitò sorridente, disponendo le varie pietanze su un tavolino basso in una zona della grande stanza, accomodandosi lei stessa.
 
Ace rimase senza parole, sorpreso dell’ennesima attenzione e quasi imbarazzato della sua ospitalità. Non voleva sembrare opportunista e tanto meno approfittare della sua cortesia, ma lo sguardo di Ayame lasciò poco spazio per un disaccordo. La raggiunse al tavolo ed entrambi iniziarono a mettere qualcosa sotto i denti; vi era di tutto: dolce e salato.
«Dai vai avanti a spiegarmi, salta pure i dettagli del trio grazie.» rise Ayame, gesticolando buffamente. Ace annuì, mandando giù il boccone.
«Ah, aspetta! Devo dirti una cosa importante. Soffro di narcolessia, soprattutto mentre mangio o subito dopo, quindi non ti spaventare e lasciamo lì. Non durano tanto, ma capitano sempre ecco.» puntualizzò già allarmato, sapendo che anche in quest’occasione Ayame non avrebbe tardato ad accudirlo.
 
La giovane Oirin scoppiò a ridere divertita nascondendosi dietro le proprie mani delicate.
«Ace sei proprio strano sai?» continuò sorridente, con quegli occhioni color zaffiro. Ace rise con lei, portandosi una mano tra i capelli imbarazzato, ma sapendo che non aveva tutti i torti.
«Vedi? Ti faccio scoprire cose nuove!» esclamò ironizzando, tra un boccone e l’altro.
«Comunque stavo dicendo…ieri perlustrando la mia area ho trovato una stanza chiusa a chiave, dove nascondevano miliardi di fascicoli e documenti, alcuni nominavano di daimyo, proprietà ecc…poi ho trovato quel libro là.» continuò indicando il libro lontano da loro.
 
«Un libro?» domandò perplessa Ayame. «Sì. Hai mai sentito parlare di frutti SMILE?» le chiese Ace, volendo capire se lei fosse a conoscenza o meno della situazione nel quale viveva.
La giovane dai capelli color pesca rimase un attimo in silenzio, pensierosa cercando di riflettere sulla domanda. «Stai forse parlando dei frutti che fanno sorridere?» rispose allarmata.
«Sì esatto! Sono dei frutti artificiali che conferiscono poteri particolare a chi li mangia, ma se sono difettosi invece, producono come effetto collaterale di togliere tutte le emozioni e sostituirle solo con la risata. È una cosa abominevole!» spiegò in preda alla foga Ace, mentre continuava ad addentare svariate pietanze.
 
«Ebisu…» mormorò Ayame con il viso spento rispetto ad un attimo prima.
«Cosa?» chiese Ace con espressione perplessa, non capendo. «Ebisu è il nome della città degli avanzi. Questo paese viene alimentato con gli avanzi della Capitale dei Fiori, come unico sostentamento di cibo. Vivono nella povertà assoluta… ma sono sempre…sorridenti…» spiegò la giovane, rallentando sempre di più la sua parola come se stesse realizzando in quel momento la situazione stessa. Ace le allungò una mano in segno di conforto, capendo esattamente cosa le stesse balenando in testa. Ne era rimasto sconvolto lui stesso, uno straniero, figuriamoci un cittadino di questa nazione. Manipolati fino al midollo dallo Shogun.
 
«Si esatto… Orochi con l’aiuto di Kaido sta cercando di sedare qualsiasi opposizione nei suoi confronti e Kaido con il suo esercito sovrannaturale gli assicura una continua protezione. Ancora però non ho capito cosa ci guadagni esattamente Kaido in tutto questo…» spiegò Ace.
 
«Ace se Kyoshiro ti ha inseguito vuol dire che ha iniziato ad avere dei sospetti o qualche soffiata. Devi stare attendo.» continuò allarmata la ragazza, ancora turbata da tutto ciò.
«Dopo ne parlerò con gli altri e cercheremo di capire, comunque Orochi si è trasformato nell’animale mitologico che mi avevi detto. Kyoshiro si fida di te, quindi continua a fare quello che hai sempre fatto, non aiutarci ulteriormente Ayame. Non voglio ti succeda nulla.» ammise Ace abbassando lo sguardo sulle proprie mani. Si sarebbe sentito tremendamente in colpa.
 
«Alla fine, stai cercando di aiutare anche me, quindi siamo pari. Ed in più, non prendo ordini da nessuno, forestiero.» lo canzonò con fare autoritario. «Tu e i tuoi compagni cosa farete ora?» continuò. «Non ne ho idea, il punto principale resta non farsi scoprire e tornare dal nostro comandante con delle informazioni utili.» rispose Ace scrollando le spalle.
«Quello che hai sulla schiena è il simbolo del tuo comandante? Rappresenta qualcosa?» chiese Ayame riferendosi al Jolly Roger di Barbabianca. Ace sorrise, rinvigorendosi al solo pensiero di quel tatuaggio. «Esatto, ogni Capitano di una ciurma pirata ha il suo Jolly Roger che lo identifica. È un riconoscimento immediato che solitamente si mette sulla bandiera della nave, ma nel caso della nostra ciurma lo abbiamo tutti tatuato sul nostro corpo. Abbiamo giurato di essere una famiglia e la nostra devozione.» spiegò il comandante della seconda divisione.
«È un gesto nobile…» gli sorrise Ayame, malinconica al pensiero di una famiglia al quale essere devota. Lei era devota solo a Kyoshiro-sama, ma restava il suo padrone.
 
Ace terminò di riempirsi lo stomaco dopo aver praticamente gustato da solo l’intero banchetto, alzandosi in piedi e stiracchiando come per far smaltire meglio il cibo dal suo stomaco. Fuori nel cortile privato brillava una luce calda, era una splendida giornata di sole. O forse era una splendida giornata e basta.
 
Il corvino uscì in veranda accomodandosi sugli scalini della passerella, invitando Ayama a raggiungerlo poco dopo. La guardò camminargli incontro vestita di quel corto yukata mostrante la sua pelle candida, le gambe sottili e longilinee. Così armonica e delicata.
 
«Ti ha turbata vedere quel tatuaggio sul mio corpo?» domandò Ace guardando la vegetazione davanti a loro. Un piccolo laghetto e svariate piante di differenti forme.
«No, ma non me lo aspettavo. Qui a Wano c’è un uomo che ne possiede come segno di riconoscimento e credo anche i suoi sottoposti, è Hyogoro-san. È il capo della yakuza e da quando Orochi divenne Shogun si rifiutò di riconoscergli l’autorità, istituendo una grande opposizione nei suoi confronti, idem per Kaido.» spiegò Ayame. Dietro al Paese di Wa vi erano infinite storie e collegamenti da poter raccontare.
 
«Ah sì? Dai, allora accompagnami da lui!» esclamò estasiato Ace, lanciandosi addosso alla ragazza già carico di adrenalina. «Non si può.» mormorò la giovane Oiran smorzando tutto il suo entusiasmo. «Perché?» domandò il corvino già corrucciato. «Uno, nessuno sa dove sia e due io non posso uscire.» ammise la giovane con fare rassegnato, tirando un sospiro amareggiato.
«In che senso non puoi uscire? Sei già uscita no? Poi fuori c’è una bellissima giornata e potresti venire con me, conoscere meglio i miei compagni!» esclamò tornando esaltato il giovane ragazzo di fuoco.
 
Ayame gli sorrise, vedere tutta quella sua grinta nel volerla portare con sé le fece piacere, facendola sentire considerata come persona per una volta. Allungò delicatamente una mano sul viso magro del ragazzo, accarezzandogli appena una guancia.
«Non si può…» sorrise. «È consentito uscire da sole solo alle Maiko, mentre le Cortigiane come nel mio caso possono lasciare la Casa solo per cerimonie ufficiali o in presenza di Kyoshiro-same, poiché gli appartengo.» continuò Ayame cercando di spiegare la situazione ad Ace, che se ne stava sconvolto a guardarla.
«Tutto questo non ha senso! Non puoi essere prigioniera della tua stessa casa?!» esclamò Ace alterato, infervorendosi all’idea della limitata libertà della ragazza. Era un punto a lui particolarmente caro e non riusciva a non prenderlo di petto.
«Lo so… sono le regole però.» sorrise la giovane. «Ma nessuno ti ha mai vista, no? Quindi nessuno potrebbe mai saperlo.» insistette il corvino cercando in tutti i modi di trovare una soluzione.
«Ace per il tuo bene, ricordati che la Capitale dei Fiori ha occhi ed orecchie da per tutto…» lo guardò serio con i grandi zaffiri profondi quanto l’abisso. «E se Kyoshiro mai dovesse scoprirlo mi farebbe pagare qualsiasi costo.» concluse Ayame storcendo le labbra rosee.
«Beh, a lui ci penserò io e vedrai che troverò una soluzion-» si interruppe Ace, accasciandosi sulla spalla della ragazza, in preda ad un attacco di narcolessia. Aveva resistito fin troppo, vista la precoce avvertenza.
 
Ayame sorrise divertita, vedendolo indifeso quanto un bambino. Le labbra schiuse e le gote lentigginose leggermente arrossate dall’enfasi di poco prima. Lo lasciò fare, godendosi il silenzio di quel pomeriggio insieme prima che lui tornasse dai propri compagni.
  
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