Angoli nascosti
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Capitolo 04
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Normalità.
Doveva tornare alla normalità senza di lui e con la consapevolezza che Goku
era vivo e vegeto da qualche parte nell’universo.
Non era voluto tornare da lei, da loro, e questa cosa la faceva andare in
bestia.
Il suo cuore e la sua mente pullulavano da giorni di pensieri negativi e
s’interrogava sul perché di quella decisione, ma più ci pensava e meno motivi
validi trovava.
Girò la manopola del rubinetto della cucina appena la stoviglia risultò
priva di sapone, prese uno straccio asciutto che teneva sempre lì vicino al lavello
e tolse l’acqua in eccesso lucidando la ceramica.
Chichi lo fece cadere poi di proposito sul pavimento frantumandolo in mille pezzi
da nervoso.
“Tutto bene, mamma? Ti sei fatta male?” Chiese Gohan
apprensivo dopo aver alzato la testa dai libri che stava studiando in cucina.
La corvina tremava di rabbia e sarebbe esplosa da un momento all’altro.
Goku non aveva voluto essere riportato sulla Terra.
Goku non voleva tornare.
Goku non voleva bene alla sua famiglia.
Goku pensava solo a sé stesso.
Goku…
Tutti contavano di rivederlo quel giorno, per abbracciare quell’eroe che tutti
credevano si fosse immolato per l’ennesima volta aiutandoli a scampare da morte
certa, ed invece aveva preferito starsene dov’era, lontano.
E forse il Genio delle Tartarughe di Mare non aveva così poi tutti questi
torti dicendo che Goku aveva paura di sua moglie, che più di timore si poteva
parlare di non amore verso di lei, perché se il saiyan
l’amava o provava una specie d’amore per lei e per Gohan
se ne sarebbe tornato sulla Terra a condurre la vita di sempre accanto a loro.
E invece no, non è andata così.
“Tornerà quando sarà pronto!” Aveva detto Polunga
con la sua vociona minacciosa e inquietante, ma più che incuterle timore con la
sua stazza, Chichi si sentì morire dentro perché
aveva capito che lei per Goku non sarebbe mai stata una priorità.
Fu quella consapevolezza a farla cadere in ginocchio a peso morto sui cocci
bianchi sparsi sul pavimento bianco lucido e perfettamente pulito, perché Chichi per distogliere il pensiero dall’imbecille di suo
marito si era buttata a capofitto nelle pulizie e altri doveri domestici fino a
sviluppare un disturbo ossessivo compulsivo, tanto che suo figlio ogni tanto
doveva darle uno scossone per farla tornare in sè.
Gohan la sollevò senza alcun problema e la portò in divano togliendole dalle
gambe i pezzi che le si erano attaccati, fortunatamente nessuno si era
conficcato in profondità nella pelle.
“Sto bene, tesoro!” Disse con voce rauca alzandosi, ma barcollando subito
dopo per un mancamento.
“Dovresti riposare, ti porto a letto!” Gohan la
prese in braccio e come se stesse trasportando una piuma adagiò la madre sul talamo.
Chichi respirava a fatica e il sonno la raggiunse dopo poco aver toccato il
cuscino, ma non prima di sussurrare al figlio che non è giusto che sia lui a
vegliarla al posto di suo padre.
“Papà tornerà presto” Le disse e Chichi avrebbe
voluto avere il suo stesso entusiasmo e positività.
Non dormiva da giorni, se non per poche ore a notte continuando a girarsi e
rigirarsi tra le lenzuola con il pensiero fisso di suo marito in testa.
Un conto era crederlo morto, un altro era la consapevolezza che se ne stava
beatamente in giro per l’universo lasciandola da sola a crescere un bambino, il
loro bambino.
Chichi aveva anche perso il conto di quante lacrime aveva versato per lui in
quelle notti tristi e solitarie, spesso per non svegliare Gohan
e farlo preoccupare inutilmente le soffocava sul cuscino.
Mentre agli occhi di Gohan quell’uomo era un eroe,
forse è a causa del sangue saiyan che gli scorreva
nelle vene, oppure perché lui era presente quando lo aveva visto ricoprirsi
d’oro e sconfiggere quell’inietto di Freezer, perito miseramente per colpa
delle sue stesse mani.
Gohan era fiero di suo padre e sapeva anche che la sua lontananza era dettata
dal fatto di migliorarsi sempre di più, perché era sicuro che si stesse
allenando su qualche pianeta sconosciuto imparando tecniche nuove.
In cuor suo non vede l’ora di poterlo riabbracciare e apprendere che cosa
avesse scoperto in quei mesi che se ne sarebbe stato lontano, ma ora doveva
occuparsi di sua madre.
Abbassò le tapparelle per farla riposare meglio facendo cadere il buio in
quella stanza, e prima di uscire le volse un ultimo sguardo amorevole.
“Non ti preoccupare, mamma. Papà tonerà presto da noi…fa tutto questo per
proteggerci, perché ci vuole bene” Sussurrò a mezze labbra mentre vedeva il
petto di Chichi abbassarsi ed alzarsi a ritmo lento.
*
Vegeta sferzò un pugno in direzione della parete di metallo incrinandola
appena.
Fortunatamente l’impronta lasciata dal suo colpo non danneggiò la
navicella, altrimenti avrebbe rischiato di venire sbalzato nello spazio più
nero e perire miseramente prima ancora di aver potuto vedere con i suoi occhi
il leggendario Super Saiyan.
Era in viaggio da parecchi giorni e i morsi della fame si stavano facendo
sentire.
Da quando aveva scoperto che il suo acerrimo rivale era vivo da qualche
parte e che sarebbe tornato solo quando lo avrebbe deciso lui, aveva preso la
navicella indicata da Bulma la sera precedente, senza
tanti saluti e lacrime d’addio, aveva preso il volo momentaneamente senza una
meta ben precisa con solo l’obiettivo preciso di trovarlo per vedere il
leggendario guerriero dorato.
Aprì la credenza scoprendola vuota, del resto il dott. Brief non si era
prodigato di rimpinguarla a dovere, in quanto nessuno era a conoscenza delle
intenzioni del principe, ovvero di partire senza nessun preavviso anche se il
sentore era nell’aria.
“Maledetto, Kakaroth!” Grugnì stringendo i
pungi e digrignando i denti così forte da farli stridere senza spezzarli o
scheggiarli.
La tentazione di dare un altro pugno alla lamiera super resistente era
molto forte oppure di liberare la sua rabbia sotto forma di energia, ma si
limitò solo a portare al massimo la gravità e continuare con gli allenamenti
scacciando via il pensiero dello stomaco che brontolava con la forte pressione
che gli stava scacciando le ossa.
“E’ sempre un passo avanti a me!” Mormorò tra una flessione e un’altra.
“Mentre io perdevo tempo con quei falliti, lui si stava allenando da
qualche parte prendendosi così gioco di me!” Vegeta aumentò il ritmo di
quell’esercizio abituandosi ormai alla gravità esercitata sul suo corpo.
“Crede di essere lui il più forte…ma si sbaglia!” Una goccia di sudore
cadde dalla sua fronte attraversandogli un occhio bruciandolo leggermente, costringendo
così il principe a chiuderlo e passarsi il dorso della mano su tutto il volto.
“Ti troverò Kakaroth, e ti sconfiggerò! Fosse
l’ultima cosa che farò.”
*
Vegeta aveva impostato come rotta per il viaggio le coordinate per arrivare
al pianeta Namecc, se voleva trovare Kakaroth doveva cominciare proprio da lì alla ricerca di
qualche indizio, sempre se i detriti di quel pianeta non si fossero
completamente sparpagliati per la galassia o disintegrati nell’esplosione,
com’era probabile che fosse successo.
Pensò a lungo a dove si poteva essere rintanato e a come era riuscito a
sopravvivere a quella deflagrazione devastante; l’unica che trovò di plausibile
era che fosse riuscito a scampare con la navicella di Freezer, ma la scartò
subito dopo perché gli era venuto in mente che lui stesso l’aveva messa fuori
gioco, e Kakaroth non sarebbe stato in grado di
ripararla in pochi secondi, nemmeno se Bulma fosse
stato lì con lui.
Doveva aver trovato sicuramente un altro modo, e nemmeno l’ipotesi di
essersi alzato in volo nello spazio aperto era logica, i saiyan
non potevano respirare nella galassia, sarebbe morto in pochi istanti.
Qualcuno doveva averlo aiutato, ma chi?
Non era rimasto nessun altro nel pianeta se non lui e Freezer.
Tutto quel pensare mentre vorticava a gravità altissima gli aveva fatto venire
un forte mal di testa, e la fame non aiutava per niente.
Scese fino a toccare il pavimento e spense quell’apparecchio infernale
tirando un sospiro di sollievo sentendosi più leggero.
Vegeta poi si diresse in plancia giusto per vedere a che punto fosse e se
sulla mappa interstellare fosse segnato qualche pianeta su cui fare
rifornimento di carburante e rifocillarsi a dovere, e perché no, magari anche
soddisfare qualche altro appetito.
“Ottimo! Pianeta Brower” Schiacciò il
pulsante di riferimento e di cambio rotta, tra un paio d’ore sarebbe atterrato,
meglio nel frattempo fare un pisolino per racimolare un po' di forze nel caso
gli servisse.
Ricordava bene quel pianeta, soprattutto per i bordelli e l’ottimo cibo,
c’era passato un paio di volte assieme a Nappa e Radish
quando era al comando di Freezer dopo la conquista di pianeti vicini.
Era stato Radish a scoprirlo e ogni volta che
poteva trascinava Nappa a soddisfare la loro lussuria, perché se c’era una cosa
che mancava alla base di Freezer era la compagnia femminile, quel tiranno la
riteneva una distrazione e una cosa non strettamente necessaria.
“Solo perché non l’ha mai provata!” Aveva sogghignato il fratello di Goku a
quello pelato una volta.
*
Chichi si era svegliata di soprassalto e avvolta nel buio più totale.
Smarrita, come un cucciolo abbandonata.
Il suo primo pensiero fu rivolto a Gohan, ed era
stato quello che l’aveva fatta alzare dal letto e scostare velocemente le
coperte per precipitarsi giù.
Trovò il figlio mentre ripuliva la cucina con scopa e paletta, i piatti e
le pentole perfettamente lavati ed asciutti riposti negli scomparti dedicati e
nel lavello qualche pesce che ancora di dimenava.
“Sei riuscita a riposare, mamma?” Le aveva chiesto appena la vide palesarsi
sulla soglia dell’ingresso della cucina.
Chichi si sentì un emerito disastro come madre mentre osservava quella
tenerissima scena; Gohan era riuscito a studiare, a
raccattare qualcosa per la cena e anche a sistemare il casino che aveva
combinato lei.
“Lascia, finisco io adesso. Grazie” Mormorò come un automa prendendogli la
scopa dalle mani con delicatezza in un sorriso tirato.
Nonostante avesse riposato molte ore, il suo viso era solcato lo stesso da
occhiaie e borse sotto gli occhi molto pronunciate, non le era bastato dormire
un po' per levarsi di dosso quella sensazione di inadeguatezza come madre e
moglie.
Lei doveva occuparsi di suo figlio e della casa, e non il contrario.
“Mamma…” La richiamò destandola dal suo compito costringendola a guardarlo
negli occhi colmi di tristezza. “…papà tornerà presto…adesso non può, si starà
allenando per diventare ancora più forte e proteggerci.”
Chichi strinse gli occhi lasciando cadere le lacrime che non era riuscita a
trattenere a dovere.
“…lui ci ama, e fa tutto questo per noi!” Continuò lui sperando che in quelle
sue parole riuscisse a trovare un po' di conforto per andare avanti e non
chiudersi più in sé stessa.
Sua madre era una donna forte e non aveva di certo bisogno di sentirselo
dire, perché lo sapeva benissimo, ma a volte, per comodità, preferiva fare l’egoista.
Chichi sospirò con il cuore che le moriva in gola e aprì un enorme sorriso al
figlio.
“Lo so tesoro…è solo che…” Alzò le spalle “…mi manca tuo padre.”
Gohan la guardò rimanendo ammutolito per un istante perché anche a lui suo padre
gli mancava da morire e anche se non lo avrebbe ammesso mai, era rimasto deluso
dalla decisione di Goku di rimanere dov’era.
“Anche a me!” E la strinse forte, dando alla madre una spalla su cui
piangere e sfogarsi.
*
Vegeta atterrò su quel pianeta semi sconosciuto e si diresse subito al
villaggio più vicino per fare scorta di cibo e carburante.
L’accoglienza non fu dei migliori perché gli abitanti avevano riconosciuto nel
saiyan la tipica uniforme dell’impero di Freezer,
temutissimo tiranno di tutta la galassia.
Al suo passaggio, continuavano a nascondersi e a sbarrare porte e balconi
di quelle piccole costruzioni, come se questo bastasse per fermare il principe,
solo quando arrivò in fondo alla via trovò un’aliena appoggiata sullo stipite
dell’ingresso della locanda.
“Ciao bel straniero, hai bisogno di aiuto?” Aveva chiesto con voce suadente
avvicinandosi a lui iniziando ad accarezzargli il corpo.
Vegeta non mosse un muscolo, ma si limitò a guardarla con sguardo torvo.
“Hai visito Kakaroth?” Grugnì.
“Mmm…si!”
Vegeta sussultò, possibile che l’imbecille fosse davvero passato di là?
Doveva assolutamente andare a fondo alla faccenda.
“Quanto tempo fa lo hai visto?”
L’aliena continuava a girargli intorno e a squadrarlo dalla testa ai piedi.
“Seguimi…ti farò vedere!” Entrò alla locanda seguita dal saiyan come un cagnolino, salì le scale di legno voltandosi
di tanto in tanto con fare voglioso, Vegeta non battè
ciglio, era chiaro che Kakaroth non si trovasse lì
fisicamente ora, ed era anche ben consapevole che cosa volesse quella
sgualdrina, ma nonostante tutto il principe l’assecondò, un po' di movimento
gli avrebbe solo giovato e rilassato momentaneamente.
L’aliena aprì una delle innumerevoli porte del piano superiore scoprendo un
letto matrimoniale semplice coperto da lenzuola candide.
“Allora? Vuoi dirmi dov’è Kakaroth?” Vegeta stava
perdendo la pazienza.
L’aliena si sdraiò sul letto ed iniziò a togliersi di dosso quei pochi
vestiti che la ricoprivano.
Aveva sembianze umanoidi e una pelle biancastra, gli occhi erano violacei e
le orecchie a punta.
Vegeta deglutì, ma non rimase impassibile al suo fascino, si spogliò anche
lui e le saltò sopra in un nano secondo.
“E’ proprio qui!” Rispose toccandogli il membro pulsante.
Vegeta le leccò il collo che le aveva fatto portare all’indietro tirandole
i capelli lunghi ramati, per poi passare al seno rotondo.
“Lo vedo…” Mormorò con voce roca entrando in lei dopo averla girata ed
iniziando a spingere, prima lentamente e poi sempre con più foga fino a liberare
in lei il regale seme.
Ma se c’era una cosa che il principe non sopportava era quello di essere
preso in giro, quando l’aliena fece per rivestirsi e chiedere il compenso
dovuto per la prestazione, Vegeta non ci mise molto ad alzare una mano e farla
sparire per sempre dalla sua vita per due motivi: il primo perché si era preso
gioco di lui e il secondo perché non poteva rischiare di mischiare la sua razza
con un’insulsa puttana.
*
Continua
*
Angolo
autrice: Ciao a tutti! Buon
inizio settimana a tutti. Oggi troviamo Chichi in
crisi depressiva, nonostante sia una donna forte ho pensato che comunque abbia
potuto avere un crollo emotivo, ma per fortuna c’è Gohan
a sostenerla e che capisce perché suo padre non ha voluto tornare.
Poi c’è Vegeta alla ricerca di Goku /Kakaroth…lo
troverà? XD
Come sempre spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo ci sarà
un momento Bulma e Yamcha
e…mi fermo qui per non rivelare troppo.
Un bacione a tutti e grazie per il supporto che mi date ogni volta.