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Autore: RedelNord    02/12/2021    1 recensioni
La storia riprende gli eventi di Supernatural a metà della seconda stagione, cronologicamente slittiamo indietro di dieci anni.
Sam e Dean svolgono la loro professione di cacciatori del soprannaturale in maniera nascosta, nell'ombra, non sanno che qualcuno oltre oceano, svolge la medesima professione, ma sotto lauta ricompensa.
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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(Frankfort Kentucky 4 Gennaio ore 9:00)
 
“Non potete andarvene, mio fratello ha avuto un arresto cardiaco qualche ora fa, gli serve aiuto!”
L’infermiera si divincola, allontanandosi di qualche passo, “suo fratello è già morto, si rassegni, non possiamo fare niente… lei non è di qui vero…?”
Rimango piuttosto attonito: “no, ma che centra!?”
“Se fosse di qui saprebbe con cosa abbiamo a che fare, e non esiterebbe ad andarsene…”
Rifletto su queste ultime parole, quindi la gente sa? Perché? Non importa, loro sanno contro cosa combatto!
“Tu sai che cosa c’è la fuori!? Devi dirmelo, io caccio cose di quel genere, lo faccio come lavoro, devi dirmi tutto quello che sai.” Insisto trattenendo l’infermiera per il braccio, lei continua a fare resistenza, non cede, se Sammy sapesse quello che le ho detto si arrabbierebbe ma adesso non c’è tempo per la cautela, bisogna agire.
“C’è solo una cosa che posso dirti: vattene! Finché sei in tempo, è mattina, lui uscirà questa notte al calar del sole, noi per allora saremo lontani, tu devi…”
“Non lascio mio fratello solo.”
Lei sembra rassegnata: “be quand’è così, lo rivedrai presto non preoccuparti.”
Si allontana correndo a perdifiato per il corridoio deserto. 
 
Che faccio ora!? Che faccio!? Torno al capezzale di Sam, sedendomi sulla poltrona, c’è più silenzio ora, quasi tutti se ne sono andati, gli abitanti di questa città devono sapere qualcosa, sanno con cosa ho a che fare, ma vedendo come fuggono direi che non sanno come ucciderlo…
Già, perché tu Dean, dai per scontato che ci sia un modo per ucciderlo, ti stai illudendo lo sai questo?
Maledette voci impertinenti, mi alzo e guardo fuori, la città si sta svuotando pian piano, è assurdo, non ho mai visto una cosa del genere, questo demone è troppo forte, è vero: non posso sconfiggerlo, comunque non da solo…
Non che io e Sammy insieme abbiamo fatto tanto meglio, per poco non morivamo entrambi.
Ora come faccio con lui? Non so che fare… Non so che fare… Mi metto le mani fra i capelli, cercando di farmi venire in mente qualcosa, forse è vero: scappare è la soluzione migliore, ma al diavolo, non posso lasciare qui Sam. È ancora vivo, finché quella fottuta macchinetta suona con più di una nota, è vivo!
 
Se solo sapessi il nome di quel figlio di puttana, potrei cercare qualche informazione su di lui, sul diario di papà non c’è niente, è qualcosa di diverso, di antico e maligno… Merda! Come posso fare!? Pensa Dean, a cosa!? Non c’è niente fa fare… Forse solo, aspettare qui, assieme a Sam, che quella cosa non ci venga a prendere entrambi, non mi sono mai arreso in tutta la mia vita, ma qui è tutto diverso, nessun cacciatore può essere tanto forte… nessuno.
 
 
Ore 12:37
 
È pazzesco, sembra un esodo, la gente sta sgomberando il paese rapida e terrorizzata, qui la faccenda è seria, e anche Gabriel sembra essersene accorto, non c’è più ordine costituito non c’è più niente, c’è solo una massa enorme di gente che fugge, nessuno ci impedisce l’ingresso in città, molto semplicemente queste gentili persone ci danno già per spacciate, tranne una signora anziana che si avvicina a noi.
“Cosa fate!? Dovete andare via, lui tornerà stanotte e prenderà anche voi!” È letteralmente terrorizzata, io allora mi avvicino, sporgendomi verso il finestrino del conducente, da cui lei sta parlando.
“Perché c’è l’ha con voi? Cosa avete fatto?”
Lei si mette a piangere disperata e dice qualcosa che non riesco a capire, riconosco solo un: “patto… pagato…”
Mille domande mi assalgono, patto? Con cosa hanno affatto un patto queste persone!? A giudicare da questa fuga disordinata ho idea che non sarà una passeggiata, non ho mai visto nulla del genere, la qualsiasi cosa da cui scappando deve essere terribile.
Gabriel pare pensare alle parole della signora, sembra che stia rimuginando, ha capito qualcosa forse? In ogni caso non ho il tempo di capirlo perché una donna, allontana la vecchia dalla nostra macchina e anche lei ci consiglia di fuggire.
Bé non c’è che dire, sono ospitali da queste parti, come lo trovi il tempo di dirti battute idiote Dylan!?
“Ti conviene chiamare gli Winchester, adesso.” Asserisce Gabriel, sempre guardando la strada, sono tentato di chiedergli se ha effettivamente capito cosa sta succedendo e cosa ha liberato quel demone nel granaio ma intuisco che non c’è tempo da perdere e prendo il telefono.
“Sì, se sono ancora vivi” lo dico come mezza battuta, ma non riesco a pensarci seriamente, e se… no, no, loro sono vivi, entrambi, so che lo sono, ci vuole ben altro per stendere quei due bastardi.
 
 
Ospedale ore 12:37
 
“È buffo sai, vorrei che ci fossi io lì sdraiato attaccato ad una macchinetta dal suono insopportabile, perché tu di sicuro se fossi al mio posto avresti già trovato: il nome di quel bastardo, come farlo fuori, e come portarmi via da qui…” Sorrido un poco, forzatamente anche, se almeno devo morire voglio farlo divertendomi un po’, “sai che ti dico, forse i nostri metodi non saranno funzionanti, ma io combatterò questa sera, quel demone figlio di puttana non mi avrà senza combattere.”
Quasi riesco a sentire Sam, lo sento nella mia voce, e mi sta dicendo di andarmene, di mettermi in salvo, tipico di Sammy: vuole fare l’eroe, posso sentirlo: “Dean, io sono spacciato ma tu puoi ancora salvarti!”
“Non posso farlo capisci, Sammy io non posso andarmene e lasciarti qui…” Prima che finisca di parlare mi rendo conto di una cosa: il colorito di mio fratello sta assumendo una spiacevole nota grigiastra, come se il sangue fosse scomparso, senza uscire…
Sento il cuore che batte più veloce, mentre mi rendo contro di cosa sta accadendo, no Sam…
Provo a chiamarlo, scuotendolo un po’: “Sam! Sam!” Nessuna risposta, ma che mi aspettavo!?
No Sam…
All’improvviso un suono stridulo, elettronico, mi scuote, mi volto: il telefono di Sam, sta squillando, l’avevo lasciato sul comodino, sta squillando ancora, chi può chiamarlo adesso!?
Insiste, a quanto pare è una cosa importante…
Mi avvicino, il nome che trovo scritto mi spiazza per diversi secondi, ma alla fine accetto la chiamata…
 
 
 
Ospedale ore 13:12
 
Entriamo nella piccola stanza dell’ospedale, e subito sento un tuffo al cuore quando mi rendo conto cosa intendeva Dean con: non può rispondere, Sam è in condizioni precarie, e suo fratello non sembra contento di vedermi, spero non cominci a fare la vittima non mi va proprio di discutere con lui, se almeno ci fosse Sam, passeremmo oltre queste schermaglie inutili.
“Mi chiamo Gabriel Van Helsing, conoscevo tuo padre” si presenta il mio compagno stringendo la mano a Dean.
“Ah sì? Non ti ha mai menzionato.” Afferma Dean, non scomponendosi più di tanto, io alzo gli occhi, lui sembra notarlo e non sembra apprezzarlo, me ne frego: non devo dare giustificazioni a lui.
“Hai qualcosa da ridire!?” Mi chiede, in maniera brusca, io alzo le braccia, non è il momento per discutere, con lui poi… so che non sarebbe più finita.
“Ma lui parlava tanto di voi, so che cosa è successo a Sam, so contro cosa combattiamo.” Prosegue Gabriel, assicurandosi che Dean stia a sentire, lui non sembra più di tanto interessato, potrei prenderlo a schiaffi quando fa così, ha un’evidente deficit di attenzione.
“Combattere? Non c’è niente contro cui combattere, voi non l’avete visto: abbiamo già perso, non c’è battaglia… non questa volta.” Il fratello di Sam appare distrutto, stavolta non posso non provare pena per lui, sembra un sopravvissuto, lo è anzi… quel suo atteggiamento mi preoccupa: quanto è forte la cosa che dobbiamo combattere, se ha ridotto così gli Winchester!?
 
“Ti sbagli Dean…” Replico io, cercando di farmi coraggio ricordando le parole di Gabriel,  lui è di spalle, “possiamo ucciderlo se solo…”
“Se solo cosa!? Se ti ascolto!? Se facciamo a modo tuo!? Adesso vuoi aiutare Sam!? Sembrava non importarti più di tanto quando te ne sei andato!”
“Non dare la colpa a me di quello che è successo! C’eravamo promessi di essere sinceri, ma tu non potevi proprio dirmelo che avevi mezzo esercito americano alle costole!”
“E tu da buon amico, appena hai visto l’occasione te la sei svignata, la scorsa notte io e Sam saremmo potuti morire, forse se fossi stato con noi…”
“Cosa!? Sarei morto pure io!? Allora sì che avresti un motivo per essere contento!”
Dean corre per assalirmi e io faccio lo stesso, ma Gabriel si pone tra noi e ci blocca: “d’accordo, basta, basta!”
Ci divide, Dean ancora schiuma di rabbia, ma anch’io, non posso lasciarlo parlare così di me…
Crede di avere ragione? Non deve aver preso abbastanza sberle da bambino, bé se è accorto di insegnamenti posso rinfrescarlo io, non aspetto altro.
“Ma bravi, dobbiamo affrontare il demone più spietato e sanguinario della storia e siete qui a litigare come due marmocchi per un giocattolo! Possiamo avere i nostri problemi, ma tutti vogliamo aiutare Sam, avete voglia di morte!? Voglia di uccidere, allora conservatevi l’energia per Nightwing, lui è la fuori e dobbiamo fermarlo!” Il tono di Gabriel è perentorio, sembra quasi un padre che sgrida i due figli in competizione, mettendoli di fronte ad una cosa più grande che solo uniti possono fronteggiare.
Dean sembra incredulo, “Nightwing?”
Gabriel, riprende fiato: “credo sia ora di spiegarti un paio di cose, ragazzo mio.”
 
Il mio compagno di viaggio trae dalla sua borsa un grosso tomo, e cerca tra le pagine, frattanto io e Dean abbiamo il tempo di scambiarci un’altra occhiata truce.
“Ecco, qui.” Gabriel fa avvicinare Dean.
“Nighwing è un demone molto potente, uno dei principi dell’inferno, sterminatore, fu lui a causare la peste nera del ‘300, può essere imprigionato solo tramite complicati rituali, che noi non possiamo replicare al momento.”
“Un momento, se hai detto che causò la peste, girava sia di notte che di giorno.” Interviene Dean con evidente incredulità, indicando l’illustrazione del libro.
“In effetti è così, ora gira solo di notte perché è ancora debole, ma fra non molto sarà in grado di agire anche di giorno, e per quando questo accadrà nulla potrà ucciderlo, è per questo che dobbiamo agire stanotte.”
Dean insiste: “però non capisco, perché è uscito, come ha fatto?”
Intervengo io: “sai quando vi dicevo che cercavo dei ladri di manufatti antichi e preziosi? Bé ho scoperto che dei demoni li stanno radunando per completare un rituale che consenta di liberare, creature come Nightwing.”
Il giovane Winchester mantiene l’aria preoccupata e vagamente curiosa, tutte queste novità erano inaspettate, ma sembra quasi più tranquillo, come se sapere di più sul proprio avversario contribuisse a renderlo meno terrificante.
“Negli anni è uscito altre volte, ma sempre per poco tempo, finché non è stato relegato definitivamente, dopo aver sterminato la gente di Headless Cross, avevano fatto un patto un lui e poi non lo avevano pagato, ho il sospetto che sia successo anche con questa piccola città, molti anni fa.”
 
“Che successe alla gente di Headless Cross?” Insiste Dean.
“Bé, cercarono di scappare, ma Nighwing li raggiunse e ne fece strage, nemmeno uno sopravvisse.” Risponde Gabriel con tono grave e deciso, parlava di massacri e demoni assassini con una leggerezza disarmante, anche per uno che fa quel lavoro.
“La sua influenza è in grado di ammalare gravemente la gente che ferisce, ecco quello che sta accadendo a Sam.”
Dean, si sposta, si avvicina al fratello e gli tocca la fronte, con apprensione.
“E come possiamo salvarlo?” Il suo tono ora è intriso di preoccupazione, spero che Dean acquisti maggiore lucidità per quando combatteremo il demone, così preoccupato e instabile non mi dà sicurezze.
“La vita di Sam è legata al destino del demone, non so quanto tempo gli resti, ma se Nightwing sopravviverà, per Sam sarà la fine.” Gabriel chiude il pensate libro e lo sistema nella borsa, voltandosi, forse per non incrociare lo squadro di Dean.
Lui sembra distrutto, non riesce a parlare, nemmeno io, sto cominciando a sentirmi in colpa per aver abbandonato gli Winchester, Sam… Forse avrei potuto fare qualcosa… voglio dire so che ho preso la scelta giusta ma ora come ora sono assalito dai dubbi: dopotutto da quando li ho lasciati non ne ho combinata una giusta.
 
“Molti demoni adesso non si muovono, demoni che da tempo sono su questa terra, hanno paura, perché sanno che… Nightwing vola ancora…” Afferma Gabriel, annuendo e guardando in basso.
 
Dean si alza: “allora vediamo di tagliarli le ali una vola per tutte. Come lo ammazziamo?”
 
Gabriel sorride, raggiunge la sua borse e trae da essa una corta spada d’argento: “con queste.”
 
 
Ore 15:45
 
Gabriel esce per fare un giro d’ispezione, io intanto verso altra acqua benedetta sulla lama.
Dean è chino su Sam, posso sono immaginare cosa sta provando in questo momento, dentro di me sento l’impulso di parlare, di dire qualcosa ma so che forse non sarebbe appropriato, dopotutto Dylan Dog non è certo famoso per essere un chiacchierone, eppure so che se dovessimo morire e io non avrò detto a Dean quello che voglio dirgli…
“Mi dispiace per Sam…”
“Non voglio sentirlo…”
“Non mi interessa perché sai che è così, e se me ne sono andato è stata solo colpa tua.” D’accordo questa forse era troppo, e difatti il biondo non sembra averla presa bene, Dean si alza: “tu sei un egoista, lo sai questo vero? Te ne sei andato perché stavi cominciando a diventare uno di noi, e io…” Si interrompe, come se ci fosse qualcosa che non vuole dire, che non vuole ammettere, ma sul discorso che ha fatto non ha tutti i torti, non trova le parole, probabilmente è troppo preoccupato per Sam.
“Tu hai sempre lavorato da solo, cinico e freddo, non volevi stare con noi perché stavi diventando un essere umano, e ti piaceva, e questo non lo vuoi accettare…”
Dylan si volta, ora mi dà le spalle, come se quello che ho detto lo abbia colto nel profondo, bé era quello l’obbiettivo, l’ho inquadrato subito, e alla perfezione, maledetto me che ho pensato che poteva essere dei nostri, già mi ero prefigurato come saremo anche potuti essere più forti con un cacciatore del suo calibro tra noi, e poi… maledetto me! Affezionarsi agli sconosciuti, lo rimprovero a Sammy ma non sono certo meglio…
“Non potrei dirti che hai torto, mentirei…” Asserisce, sempre voltato di spalle.
“Io non sono fortunato come te Dean, non ho amici, non ho nemmeno…” Indica Sam con ma mano, “un fratello che mi stia vicino, è il nostro lavoro dopotutto.” Sta ammettendo di avere torto? Non credevo che ne sarebbe mai stato capace, può giocare a fare l’eroe dannato quanto gli pare ma con me non attacca, lui ci ha abbandonati, se io ho colpe sono quelle di averlo lasciato venire con noi.
Ora si volta, “hai ragione me ne sono andato perché volevo stare da solo, come ai vecchi tempi, ma la verità è che non sono più stato me stesso, mi sono perso Dean… Pensavo a voi, e a tutto quello che abbiamo passato insieme.”
Sembra veramente dispiaciuto, non mi piace vederlo in questo stato, anche lui deve sapere la verità: “hai ragione Dylan, avrei dovuto dirti della polizia, ma avevo paura, che te ne saresti andato per questo, e alla fine è proprio quello che è successo, ma quando te ne sei andato anche noi non ci siamo ripresi, volevo tanto odiarti ma non ci sono mai riuscito… Sei dei nostri dopotutto, avevo…”
“Avevamo bisogno di te, e lo abbiamo ancora.”
Mio Dio mi faccio pena ma non sono riuscito a fermarmi, non voglio che ci sia risentimento tra noi, non dico che sono pronto a farlo tornare nel gruppo ma dopotutto dobbiamo affrontare una calamità e non possiamo farlo se non ci fidiamo l’uno dell’altro, anch’io gli devo qualcosa, dopotutto siamo stati forti insieme, divisi siamo caduti…
 
Dylan mi si avvicina, mi porge la mano, io la stringo con molto piacere, non ce la facevo a rimanere in conflitto con lui, e sono contento che ci siamo chiariti.
“Ora andiamo a prendere quel figlio puttana.” Asserisce lui con tono deciso.
 
Gabriel ricompare sulla soglia: “il sole sta calando compagni, preparatevi.”
 
 
(Frankfort Kentucky, 4 Gennaio ore 18:05, quindici minuti dopo il tramonto)
 
Dean rimane a guardare l’area attorno a noi, ancora non si è capacitato del fatto che dovremo usare delle spade, sembra incredulo e in tutta sincerità non posso dargli torto, mi manca la mia: Bodeo 89, ma devo farmene una ragione, lottiamo contro un principe dell’inferno: il vecchio trucco del farsi lanciare la pistola di Groucho non funzionerebbe.
Fa piuttosto freddo, mi avviluppo nella mia giacca di pelle nera, ma ancora mi sento congelare, non ho idea se questo demone centri qualcosa ma non mi sono mai sentito così nervoso…
“Tutto ok Dean?” Chiedo cercando di stemperare la tensione, lui annuisce e sorride: “certo come no: ci siamo ridotti a fare i cosplayer come per una fiera rinascimentale” scuote la testa e guarda ancora fuori, tamburella le dita sul volante dell’Impala, posso sentire la sua ansia, non so se sia pari alla mia ma di sicuro non è una passeggiata per nessuno.
“Dylan, quanti altri cacciatori ci sono in Gran Bretagna?” Questa domanda non me l’aspettavo, non capisco se gli interessa davvero la risposta o se me lo ha domandato solo per non pensare a Gabriel e il suo folle piano…
“Ehm, bé, ce ne sono… non tantissimi ma…” a dire la verità non ho mai saputo se ci fossero altri cacciatori in Gran Bretagna, bé: mia madre lo era ma a parte lei non ne ho mai conosciuti altri.
Dean però sembra interessato, tanto che ora ha smesso di concentrarsi sulla strada e la sua insolita arma, ora si è voltato verso di me e mi studia con gli occhi, mi imbarazza alquanto quando fa così in vero.
“Tu come hai cominciato?” Chiede con finta superficialità, ma se me lo chiede vuol dire che gli importa e non capisco come mai questo moto d’interesse improvviso, “bé, mia madre me l’ha insegnato…” rispondo guardando un altro punto nella macchina, “io e lei eravamo una squadra, era forte…” i ricordi mi assalgono impetuosi, una fredda mano mi si pone sul viso e sento lo stomaco contorcersi, “… però non mi piace ricordarlo… io non ne parlo mai con nessuno, non parlo mai con nessuno in generale… non sono fatto per le chiacchierate a cuore aperto Dean e probabilmente ti sembrerò patetico ma… parlare di mia madre fa troppo male.” Non so se sto piangendo, no: non è da me, a volte vorrei ma è come se non avessi lacrime conservate, è come se avessi deciso di ingoiarle tutte.
Dean annuisce amareggiato, non dice nulla, è meglio così: non voglio sentire nessuno frase fatta o strappalacrime, non lo sopporterei e certo non me l’aspetto dal giovane Winchester.
“Tutto quello che mi ha lasciato è questo” metto una mano sotto la giacca e i vestiti superiori ed estraggo la medaglietta, Dean la prende in mano esaminandola, non credo che ci legga chissà quale significato, “mi disse: “quando troverai la sua compagna, tutto ti sarà chiaro.” Non ho mai capito di cosa parlasse, ma credo che sia una cosa che ha a che fare con mio padre.” Rimetto la medaglietta al suo posto e Dean mi guarda perplesso: “non hai conosciuto tuo padre?” Chiede, constatando l’ovvio, io annuisco ma poi alzò le spalle: “non mi importa, io e mia madre ce la siamo sempre cavata alla grande, non mi interessa mio padre, se non ha voluto stare con mia madre non merita nemmeno che lo veda, quindi… non è un problema per me.”
 
Non ho idea se Dylan lo pensi veramente o no, ora si volta e guarda la strada, ignorandomi, ho il sospetto che mi nasconda qualcosa, ma lo conosco e so che non dirà niente, io certo non pretendo che si confidi ma mentirei a me stesso se mi rassegnassi all’idea di non saperne mai nulla.
Pensa a concentrarti Dean, tuo fratello è sdraiato su uno squallido letto da ospedale e un demone medievale schifoso gli sta prosciugando la vita, pensa a lui Dean…
Con il pensiero di Sammy, torno a guardare fuori: ad un certo punto vedo qualcuno venire verso di noi… Gabriel sta correndo, il suo piano ha funzionato…
“Dylan, fuori presto! Dobbiamo prepararci, dietro gli alberi, svelto!” Dylan scatta fuori, la spada in pugno, esco anch’io e mi preparo, nascondendomi dietro un albero, in attesa che Gabriel ci raggiunga…
Mentre il cuore accelera, sento un rumore secco e stridulo, come un battito d’ali… il sangue mi si congela nelle vene, devo essere lucido, devo rimanere lucido…
Prendo un bel respiro e stringo l’elsa della spada aspettando che il rumore si avvicini, sento Gabriel correre sulla neve, lancio un rapido sguardo a Dylan: nascosto anche lui dietro un albero, pronto a balzar fuori al momento esatto, il battito d’ali si fa più vicino e pure il freddo sembra essere aumentato, chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi ma un improvviso moto di paura mi blocca…
“Ora!”
Dylan balza fuori, e sparisce dal mio campo visivo…
 
La creatura è sopra di me: vola a mezz’aria, sembra essere fatta di un denso fumo nero, non riesco a distinguerne la forma, come capisco dov’è il cuore!?
“Dean, forza!” Grido, mentre cerco di resistere all’impatto psicologico che il demone ha su di me, Gabriel ha preso la sua spada dalla macchina e sta fronteggiando la creatura, che vola sopra di lui, colpendolo con i poderosi artigli…
Mi getto all’attacco, provo a colpire un’ala ma è troppo in alto, Nightwing si accorge di me e mi sento raggelare…
“Dylan, lascia perdere quello che vedrai, sta cercando di renderti debole!” Grida Gabriel, passando sotto il demone e ferendolo a quella che credo sia una gamba,  mi riprendo, appena in tempo per schivare una manata e rotolare nella neve, mi rimetto in piedi a fatica a cerco di stare fermo sulle gambe tremanti, avanti con la spada in pugno e meno fendenti con rabbia, pensando ad uccidere, non a sopravvivere, uccidere…
“Dove diavolo è Dean!?” Chiede Gabriel, che cerca di spostarsi con rapidità, il demone pare prevedere ogni nostra mossa, afferra Gabriel e lo scaraventa contro un albero, il cacciatore perde sangue dalla spalla sinistra e sembra avere un graffio in faccia, io mi volto per vedere dove si trova Dean, temendo il peggio…
Lo vedo: è ancora accovacciato dietro l’albero, impietrito, non si muove, gli occhi sbarrati… ma che cosa diavolo!?
“Dean! Dean! Vieni, abbiamo bisogno di te! Muoviti cazzo!” Grido, ma lui parve non sentirmi, provo a correre verso di lui, ma il demone mi precede, schivo un’artigliata a colpisco la mano, ma l’altra mi afferra la gamba e me la stringe con forza, provo a colpire ma ho paura che potrei ferirmi e così cerco di divincolarmi, se inietta anche in me il veleno può nutrirsi della mia forza vitale e sarà finita, soprattutto perché Dean non è nelle condizioni di aiutarci…
“Dylan!” Grida Gabriel correndo verso di me e colpendo con forza la mano del demone, che si ritrae gridando dal dolore, Van Helsing mi aiuta a rialzarmi e io provo a riacquistare la libertà di movimento nella gamba ma la sento dolorante e non so nemmeno se posso camminare, i miei piedi si sono congelati, io sto congelando da dentro…
“Dean, porca puttana vuoi uscire ed aiutarci!” Gabriel approfitta della ferita della creatura e corre verso il giovane Winchester, ancora fermo ed attonito, gli occhi spalancati e le membra tremanti.
Gabriel scuote il ragazzo per le spalle: “sveglia Dean! Non crederci, sono menzogne, cerca di manipolarti usando le tue debolezze!” Provo ad avvicinarmi a Dean ma Nightwing si è ripreso e con un poderoso colpo mi scaraventa contro un albero, sento un terribile dolore alla spalla, rimango a terra gridando, contorcendomi nella neve, non riesco a muovere il braccio…
Gabriel si volta ma la bestia è dietro di lui, non fa in tempo a sollevare la spada che Nightwing lo afferra, lo solleva a mezz’aria…
“Gabriel… no!” Grido da terra, provo a rialzarmi, ci riesco, afferro la spada con l’altro braccio e corro verso il demone, Van Helsing si divincola e riesce a liberarsi, afferra la spada e cerca di colpire la bestia, io corro e grido, il demone colpisce Gabriel al volto facendolo cadere, poi si volta verso di me e con una poderosa artigliata mi disarma, aprendomi uno squarcio nell’altro braccio…
Rovino a terra gridando, la neve attorno a me sta diventando rossa e il braccio sinistro perde sangue copiosamente, mi vedo perduto…
Nightwing prepara un secondo colpo ma ecco Gabriel!
Il demone però lo sente arrivare, si volta e lo afferra per la gola, lo solleva nuovamente, devo alzarmi… devo farlo!
Faccio appello a tutte le mie forze ma non riesco a ricavare niente, e non posso far altro che gridare a Dean di salvarci ma lui non si muove… allora chiamo con forza il demone, sperando che si giri e se la prenda con me ma questi non si volta, vedo comparire dalla sua mano fumosa qualcosa di orribilmente simile ad un artiglio oblungo nero e fumante…
Prima che possa rendermene conto il colpo viene scagliato, l’artiglio si conficca dritto nel petto di Gabriel che spalanca gli occhi e la bocca gli si arriccia in una smorfia di dolore…
Il sangue cade sulla neve, la bestia estrae l’artiglio lasciando cadere il corpo senza vita di Gabriel…
 
Nemmeno riesco a capire cosa sto provando adesso, so che il dolore fisico mi è quasi sparito, ancora attonito: osservo il cadavere del mio amico che giace nella neve, il demone si volta verso di me, ecco: ora so che è finita, presto rivedrò mia madre, potrà dirmi tutto, potrà anche spiegarmi chi sia mio padre, perché io lo voglio sapere, ora so di volerlo sapere…
L’ombra nera è su di me…
Forza, fai in fretta…
Chiudo gli occhi preparandomi al peggio…
 
Non avverto però alcun artiglio, non mi sento trafitto, sento però un grido lancinante echeggiare attorno, apro gli occhi: la bestia sembra ferita, qualcosa l’ha colpita… Dean!
Lo vedo stringere la sua lama e gridare all’indirizzo del demone che sembra non riuscire più a volare, Dean carica un secondo colpo ma viene anticipato: la bestia lo afferra per la gola…
Sentendo il cuore esplodere e il corpo diventare incandescente, faccio appello a tutte le mie forze: afferro la mia spada e alzo il braccio quel tanto che basta per colpire…
Il demone lascia Dean, ma ha perso la sua spada: “Dean!” Grido lanciandogli la mia, prima di crollare sulla neve sfinito… 
 
“Allora, si è svegliato?”
Dean… non Dean… non lui… afferra la spada!
“No, ma sembra che stia sognando qualcosa, vieni a vedere.”
Conosco quella voce, non la sentivo da tempo però…
Dove sei madre? Sei qui? Perché non riesco a vederti? Vedo tutto buio e sento delle voci…
 
“Come va la ferita?”
Ferita? Chi è ferito? Gabriel, cos’è successo a Gabriel!?
“Apposto, il sangue si è fermato ma non se la caverà con poco, l’altro braccio è rotto, ci dovremo arrangiare con quello che abbiamo prima di trovare un vero ospedale…”
Il braccio? Quale braccio? Il mio? Che dolore! Non mi sento più le braccia, vi prego ammazzatemi!
 
“È assurdo Dylan, sei sopravvissuto a uno dei demoni più potenti e sanguinari della storia e vuoi che ti ammazziamo noi?”
“Sam!” Grido aprendo gli occhi… la testa mi fa un male terribile ed entrambe le mie braccia sono in uno stato pietoso: il destro è appeso al mio collo e il sinistro fasciato come una mummia, quasi non  riesco a muoverlo, sento lo stomaco agitarsi, questo schifo di macchina lo conosco: è l’Impala!
Sam mi guarda, sembra stare benone, prima che possa dire qualsiasi cosa mi abbraccia, io rimango fermo, non riesco a circondarlo con le braccia…
“Sam…” dico osservandolo, “… ce l’hai fatta, sei vivo” lui scuote la testa e io rimango ancora più sorpreso, “voi ce l’avete fatta” asserisce lui con un mezzo sorriso, sembra molto più in forma dell’ultima volta che l’ho visto è un bene, “ma dov’è Dean?” Chiedo guardandomi attorno, Sam mi indica un luogo fuori dalla macchina.
 
 
Dean è in piedi di fronte ad una pira improvvisata, riconosco il corpo che sta bruciando e non posso fare a meno di provare una fitta terribile al cuore, affianco il giovane Winchester che sembra essersi accorto del mio arrivo ma seguita nel guardare la pira di Gabriel: “mi dispiace Dylan, io… è che… non sono riuscito…” lo interrompo perché ho capito cosa vuole dire: “che cosa hai visto?” Gli chiedo con tono deciso, lui annuisce: ha capito a cosa mi riferisco, perché è successa la stessa cosa a me.
“Ho visto tutti noi fallire, e Sam che moriva… non sono stato in grado di reagire, o meglio… non in tempo” il suo tono autocritico mette in mostra la sua delusione, sembra non riuscire nemmeno a stare con se stesso, non voglio dare la colpa a lui di quello che è successo ma non posso fare a meno di pensare che forse, se ci avesse aiutati dall’inizio, non sarebbe finita così.
“È questo il tuo problema Dean…” lui si volta con aria stupita, io rimango serio: “… la verità è che: potresti affrontare qualsiasi demone, non avresti paura lo so, non hai paura nemmeno di morire e non l’avresti nemmeno della dannazione eterna, ma c’è qualcosa che ti terrorizza e ne sei spaventato perché sai di non poterla controllare…” il suo sguardo si fa curioso e sospettoso, io raccolgo il fiato: “… Sammy: tu non saresti capace di affrontare l’eventuale morte di tuo fratello, e lo capisco è giusto: è tuo fratello e vuoi proteggerlo ma devi capire che tu non puoi lottare contro tutto…” distoglie lo sguardo, non risponde ma sembra infastidito, io insisto: “… è così Dean: non puoi sconfiggere la morte, e devi essere pronto ad accettare che un giorno Sam potrebbe lasciarti…” ma lui non mi lascia finire e sbotta: “è facile per te dirlo non hai nessuno! Non hai legami, non hai affetti, quale lutto potrebbe mai spaventarti!?” Mi sento toccato nel profondo: come osa? Lui non ha nemmeno la più pallida idea di quello che dice, è arrabbiato ma non sono disposto a perdonargli quello che ha detto solo per il suo stato emozionale, mi faccio più vicino e lo guardo truce: “ieri sera ho perso un amico, anche a causa tua… ho anch’io dovuto affrontare un lutto importante, non venire ad insegnarmi la sofferenza Dean… io parlavo per  te, non voglio che tu ti riduca all’ombra di te stesso e viva nel passato…” detto questo strappo la mia medaglietta dal collo e senza pensarci troppo la getto nel fuoco.
Dean sembra incredulo, io non lo guardo e continuo a fissare le fiamme, da cui scaturisce fumo grigio che riempie il cielo bianco del paese deserto.
“Il passato è andato… non dobbiamo farci sopraffare da esso, non lasciamo che ci tolga future opportunità” detto questo mi avvicino per dare una pacca sul braccio a Dean e rivolgergli un sorriso amaro, poi mi volto verso il cadavere di Gabriel: un’amara tristezza mi assale ma mi faccio forza e cerco di non mostrarmi debole: “addio amico…” lo saluto con voce soffocata.
Mi volto diretto verso la macchina, Sam ci sta aspettando appoggiato alla portiera, gli sorrido sincero ed entro in macchina, “allora vieni con noi!” Afferma lui con entusiasmo dubbioso, io annuisco: “sì, non voglio perdermi l’opportunità” mi volto verso Dean che sta guardando verso di me, gli faccio cenno di raggiungerci lui esita alcuni istanti poi si allontana dalla pira, fa un cenno a Sam che entra in macchina, il fratello lo imita sistemandosi al posto di guida, io cerco di mettermi comodo ignorando il dolore alle braccia: “allora…” dico mentre Dean gira la chiave, svegliando l’Impala, “… dove si va?”
Dean per tutta risposta accende la radio, non conosco questa canzone ma sembra orecchiabile:
Carry on my wayward son
There’ll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don’t you cry no more
 
 
 
 
Nota dell’autore:
Eccoci qui amici! Fatemi esprimere sincere scuse per averci messo tanto, ma proprio non ne voleva sapere di uscire questo capitolo…
Dunque: il viaggio dei nostri eroi riprende, chissà quali avventure li attenderanno, per la prossima stagione però vi toccherà aspettare l’anno prossimo, ma non preoccupatevi: gli Winchester e l’indagatore dell’incubo torneranno pronti per una nuova travolgente avventura.
Vi saluto, fatevi sentire con le recensioni mi raccomando: le colleziono 😊
   
 
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