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Autore: ciredefa    12/12/2021    2 recensioni
C’erano tante cose che Caitlyn non conosceva di Vi. Cose che avrebbe voluto conoscere con tutta sé stessa e con tutto il cuore. Poteva solo immaginare le difficoltà che aveva affrontato, gli orrori che aveva visto; qualche volta aveva condiviso stralci del suo passato, ma erano solo attimi persi, che pitturavano il suo viso di tensione e dolore. [ ... ] Ma non era quello il momento e lei non aveva fretta. Si era promessa di lasciarle tutto il tempo necessario.
{ Post Arcane | estremo caitvi | Ovvero come Caitlyn non comprende perché il mondo sia stato tanto crudele con una persona così buona come Vi e vuole rimediare }
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Caitlyn, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.

Caitlyn uscì dalla stazione con un pulsante mal di testa. Era stata una giornata estenuante più a livello mentale che fisico; tutto il giorno calata su una scrivania a leggere, catalogare e firmare varie scartoffie. C’è chi avrebbe pagato oro per essere al suo posto: essere retribuiti per star seduti tutto il giorno, in cui la cosa più faticosa da fare alzare una penna e scrivere. Ma a Caitlyn tutto questo stava estremamente stretto: era diventata un’agente per aiutare il prossimo, fare l’investigatrice. Ma il lavoro di pattuglia le era stato notevolmente ridotto da quando girava voce che sarebbe diventata presto sceriffo.
Non era l’unica cosa che era cambiata tra i corridoi di quegli uffici per questo motivo: la maggior parte dei colleghi novellini, ogni volta che la incrociavano, si riempivano la bocca di parole estremamente cortesi e saluti ufficiali. I suoi superiori le portavano un maggiore rispetto di prima, ma le mollavano molto più lavoro da svolgere.

Non riusciva ad immaginarsi ancora nei panni di Sceriffo di Piltover; la pressione era tanta, le aspettative altissime, soprattutto in un momento di crisi come quello che la città stava passando. Pensare che avrebbe ricoperto lo stesso ruolo di Marcus, e prima di lui Grayson, la preoccupava.
D’altra parte, una volta arrivata al vertice, avrebbe ottenuto il potere necessario per cominciare a far cambiare le cose. Non voleva essere ricordata come l’eroina che salvò Piltover dai malvagi chembaron, ma più come colei che aveva dato inizio ad un meccanismo di pace e fiducia. Una pacificatrice. Ma dal momento che la sua giornata si era ormai conclusa, si diede una pausa da quei pensieri e si diresse verso casa.

Una volta varcato l’uscio, la scena che le si parò davanti fu più o meno questa: il piccolo tavolo da pranzo era apparecchiato per due, al centro una bella bottiglia di vino e due bicchieri; nei piatti una cena calda ancora fumante.
Il rumore della porta che si chiudeva richiamò la fautrice del tutto, che in quel momento era in un’altra stanza. La salutò da lontano, “ehi Cait!” per poi attraversare il salotto per raggiungere il tavolo e sedersi, “ti stavo aspettando”.
Caitlyn sorrise, “hai preparato tu tutto questo?” le chiese felicemente sorpresa, mentre si sfilò il cappello e il cappotto e lo poggiò entrambi sullo schienale della sedia, prima di sedersi anche lei.
“Pfft, ovviamente!” Vi fece spallucce divertita e afferrò la forchetta, “buon appetito allora!” e si gettò a capofitto nel piatto.

Caitlyn dovette ammettere che qualsiasi cosa avesse preparato aveva un aspetto e un profumo delizioso: sembrava uno stufato di qualche tipo, ricoperto di una salsa bruna e densa, con come cipolle e carote tagliate in grossi pezzi. Non ci rifletté molto e lo assaggiò anche lei: aveva un sapore agrodolce, la carne era tenerissima e gli occhi di Caitlyn si illuminarono appena ne sentì il sapore.
“Ma è delizioso” disse, prendendone un altro boccone, “ti dirò: ha anche un sapore molto familiare, come se l’avessi già mangiato prima” finì, e si girò verso l’altra.
Vi distolse lo sguardo e fece la finta vaga, “bah, ti starai sbagliando” senza aggiungere altro e continuando a mangiare. Stava cercando di sopprimere la stessa espressione che hanno i bambini quando combinano qualche marachella.

Caitlyn assottigliò gli occhi, alla ricerca d’indizi: sì, la cena era calda, ma non c’era traccia di una pentola sul fuoco, né degli scarti delle verdure, né la presenza del classico disordine che c’è dopo aver adoperato la cucina. In più, non aveva mai visto Vi cucinare davvero, i suoi pasti di solito erano caratterizzati da piatti freddi e cose relativamente semplici da preparare.
Alla fine, le ritornò in mente un particolare fondamentale: quella sera, prima di finire il suo turno, il proprietario di un baracchino di cibo e bevande era venuto a fare un reclamo, perché aveva lasciato un pacco da consegnare incustodito e questo era sparito nel nulla. Lo stesso venditore ambulante chiese esplicitamente di Caitlyn per fare la denuncia, perché si conoscevano, visto che lei e Vi prendevano spesso da mangiare in quel posto. Aveva ormai unito tutti i punti.

Sbuffò con arrendevolezza, “Vi, hai rubato questa roba vero?”
L’altra strabuzzò gli occhi, “come cazzo hai fatto a capirlo così velocemente?”. Ingurgitò l’ultimo pezzo di carne rimasto nel piatto, e rassegnata disse “okay, mi hai beccato. Almeno ci ho provato”.
Caitlyn sbuffò di nuovo, questa volta leggermente arrabbiata, “Vi non puoi continuare a fare queste cose, non ce n’è bisogno”. Le finanze in quella casa comunque non mancavano di certo, Caitlyn provvedeva a tutto senza problemi, ma c’era una certa riluttanza da parte di Vi nell’accettare tutta quella generosità. L’agente aveva anche provato a lasciarle disponibili dei soldi ad uso esclusivo dell’altra, per abituarla ad un po’ d’autonomia, ma ogni volta li ritrovava dove li aveva lasciati, intoccati. Probabilmente la zaunita odiava sentirsi in debito, in qualsiasi situazione; essendo cresciuta in un contesto in cui avere un debito probabilmente significava diventare schiavi di una dinamica da cui difficilmente se ne usciva.

Vi tentò di giustificarsi, “ti stai spaccando la schiena a lavoro e volevo fare qualcosa di carino che provenisse da me”, stava gesticolando vivacemente per evitare il contatto visivo, “questo è il meglio che posso fare, okay? Mettiti nei miei panni, mi sento una maledetta sanguisuga”, ora era lei che stava rimproverando Caitlyn.
Alla fine dei conti il punto di vista di Vi era comprensibile. Probabilmente era la sua condizione di estremo privilegio a rendergli difficile il tutto: la zaunita non era mai stata abituata ad avere una disponibilità economica in generale, tantomeno una sua casa e del cibo nella pancia tutti i giorni. Cose che per la piltoviana erano così scontante che il pensiero della fortuna che ha avuto nella vita nell’avere tutto garantito non l’aveva mai sfiorata.

Caitlyn rifletté a lungo, mentre lo stufato si raffreddava. C’era solo una soluzione quella situazione particolare, ed aveva un nome ben preciso.
“Hai bisogno di un lavoro.”
Vi rise. “La fai facile. Hai per caso visto qualcuno in disperato bisogno di una chempunk¹ che spacca nasi per l’azienda di famiglia? Perché è l’unica cosa buona che so fare e no, non li hai visti” prese la bottiglia di vino e strappò il tappo di sughero con i denti, per prendere un sorso.
Caitlyn, contrariatissima, le diete un leggero schiaffo sull’avambraccio, “non è vero. Sei capace a fare molte cose” e Vi la scrutò come per dirle sentiamo le cazzate, dai.
“Potrai non crederci, ma tanto per cominciare sei atletica” alzò il pollice, come per contare. “ti sei vista quando salti e scali palazzi come se fosse la cosa più tranquilla del mondo? Perché io , e ti posso assicurare che non tutti sono capaci di fare cose simili.”
“Sei perspicace, capisci subito se sei in una situazione di pericolo oppure no, poi che a te non importi e ti butti comunque nella mischia è un altro paio di maniche” alzò l’indice.
Alzò anche il medio, “hai una soglia del dolore altissima, se sei carica di adrenalina nulla ti ferma, hai coraggio da vendere, sei leale, hai dei valori di ferro” finì per aver la mano completamente aperta, “se i miei colleghi avessero metà delle tue qualità la mia vita sarebbe estremamente più semplice.”
“Vacci piano con le lodi cupcake, potrei pensare che tu ci stia finalmente provando con me.”
“Vi!” la rimproverò, “sono seria. Penso davvero quello che dico.”
Vi guardò la bottiglia che aveva tra le mani e sorrise amaramente. “Anche se fosse? Quanto buona posso essere per una città come Piltover? Queste non sembrano qualità che apprezzate da queste parti” distolse lo sguardo.
Caitlyn incrociò le braccia con fare offeso, “io le apprezzo”.
“Meno male che tu sei unica nel tuo genere allora” le regalò uno sguardo tenero, che causò nella piltoviana un’esplosione di calore nel petto, maldestramente celato da un finto muso lungo che mise su per l’occasione.
Scosse la testa per tornare a riflettere su una soluzione per quel problema. Quando arrivò all’illuminazione, si chiese come non ci avesse mai pensato prima.

Lo disse come se fosse sempre stata la conclusione più ovvia, “potresti unirti alle forze di polizia.”
Sei ufficialmente diventata matta, Caitlyn Kiramman” il suo nome pronunciato per intero la fece trasalire per un secondo, “okay che ci conosciamo da relativamente poco, ma non bisogna essere intelligenti per capire che non ho tutta questa simpatia per le forze dell’ordine.”
“Ma pensa a quanto saresti perfetta!” Caitlyn allungò la mano per stringere il polso di Vi, come se l’altra avesse intenzione di scappare da un momento all’altro, sentendo quelle parole.
“Avresti la possibilità di proteggere i più deboli, aiutare il prossimo e …” si fermò e ghignò divertita, “ … saresti legalmente autorizzata a prendere a pugni qualche chembaron senza subirne le conseguenze.”
Vi rise ancora, “legalmente autorizzata? Così mi tenti.” Ma il divertimento finì ben presto per far spazio ad un nuovo sentimento malinconico, “sarebbe un bel pensiero Cait, ma non credo che al Dipartimento di Sicurezza di Piltover accettino una come me”, un’orfana. Una ex-galeotta della prigione di Stillwater. Una zaunita.

 Questo era tristemente vero. Per qualche dannato motivo, tutti a Piltover potevano diventare agenti, tranne gli stranieri. Compresi chi proveniva dalla città sotterranea, nonostante Piltover e Zaun siano la stessa città, sì con profonde differenze, ma la storia, la lingua, la scrittura e lo spirito in comune.
Qualcosa scattò nella testa di Caitlyn, che proprio in quel momento decise quale sarebbe stato il primo cambiamento che avrebbe fatto in veste di nuovo sceriffo.

“Invece ti accetteranno” proferì, improvvisamente seria, “provvederò personalmente alla faccenda.”
“Come fai ad esserne così sicura?”
La piltoviana tentennò, ma non per timore di Vi, ma perché lei stessa era ancora terrorizzata dall’idea, “presto diventerò sceriffo.” Si strinse nelle sue braccia conserte, cercando conforto nel contatto delle sue dita sulla sua pelle. Guardò l’altra alla ricerca di disapprovazione? Delusione?

 Ma se Caitlyn aveva avuto dubbi fino a quel momento, la reazione di Vi le fece sparire seduta stante ogni insicurezza. La zaunita era aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, gli occhi grigi pieni di ammirazioni. Subito cominciò a tempestarla di domande ed era palese che era genuinamente felice per lei.
“Oh, finalmente Jayce prende una decisione giusta!” sbatté la mano sul tavolo, “sei nata per avere questo ruolo, cupcake. Te la caverai benissimo.”
Per quanto Caitlyn provasse ad invertire le cose, si ritrovava sempre lei ad essere sostenuta da Vi, volente o nolente. A quel tavolo diede voce per la prima volta ai suoi pensieri, ai suoi dubbi, e la zaunita l’ascoltò senza battere ciglio. Per quanto Vi facesse fatica a adattarsi alla nuova realtà in superficie, non si tirava mai indietro dal prendere sul serio ogni problema che Caitlyn affrontava.
Un giorno l’avrebbe ringraziata a dovere.

±
Angolo dell'autrice: l'aggiornamento è arrivato prima del previsto, sorry! Comunque, ringrazio chiunque abbia letto fino ad adesso e sopratutto ringrazio chi ha messo la storia tra i preferiti/seguiti. Siete un gruppo nutrito e vi osservo eh <.< 
Alla prossima!

   
 
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