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Autore: sweetlove    20/12/2021    5 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 23

 

 

Hami era sparita ormai da tre giorni, senza dare alcuna notizia, né aumentare quel minimo necessario il suo ki, così da riuscire a farsi rintracciare. Zero.

Trunks aveva congedato tutti, dato che stare lì a rigirarsi i pollici in attesa non sarebbe servito a nulla. Ognuno, nel suo piccolo, aveva continuato nel proprio tentativo di mettersi in contatto con la giovane, invano. E nel frattempo, per quanto possibile, la vita stava andando avanti.

Diciotto si era ritirata nel suo appartamento, in completa solitudine. Quella storia l’aveva letteralmente sconvolta, anche se non l’avrebbe mai ammesso, e ora più che mai sentiva il vuoto lasciatole dalla perdita di Crillin. Un vuoto che aveva tentato di riempire con chiunque, giovani o più maturi, e che aveva finito per farle credere di essersi addirittura innamorata dell’attuale ‘toyboy’, che la trattava come una regina, la regina di ghiaccio che da sempre era. 

Ma non era così.

Quello che credeva amore era semplicemente un tentativo di portarsi in salvo, nella consapevolezza di dover, un giorno, auto infliggersi la morte per sfuggire al destino che un folle scienziato maniaco le aveva riservato, quello di veder morire, uno ad uno, tutti i suoi affetti, a partire da suo marito per proseguire poi con i nipoti, bis-nipoti e così via.

Cosa c’era di bello nella vita eterna?

Solo i sanguinari, i senza cuore, potevano ambire ad essa con tanta gola… anche Vegeta, un giorno, aveva desistito. Anche lui aveva capito quanto l’immortalità potesse essere un’arma a doppio taglio.

Diciotto era rimasta tre giorni lì, in camera da letto. Neanche aveva provato a pensare a dove potesse essere Hami. Inizialmente aveva rimproverato tutti per quell’atteggiamento oppressivo, dato che era ormai palese che quella ragazza avrebbe saputo cavarsela, sia grazie alla sua forza fisica, sia grazie alla sua intelligenza. Aveva bisogno di stare sola, era sempre stata un gatto selvatico in fondo.

Eppure, il suo cuore di nonna, e ancor più quello di madre, le impediva di essere serena.

Aveva promesso a Marron che sarebbe stata accanto ai suoi figli, che li avrebbe protetti e avrebbe vegliato su di loro… era giusto fingere di fregarsene, adesso?

Crillin, molto probabilmente, a casa neanche ci sarebbe rientrato se fosse stato lì. Sarebbe rimasto a cercare sua nipote senza mangiare, dormire, né avere pace. Era già successo, in fondo… era piccolissima quando era scappata di casa la prima volta, a tre anni. Tutti l’avevano creduta morta, invece Vegeta l’aveva riportata a casa sana e salva dopo una notte di ricerche.

Aveva sette vite, come i gatti.

Ne aveva passate tante nella vita la piccola Hami, la sua storia aveva dell’incredibile, come nessuno mai avrebbe creduto in quel suo quarto di sangue alieno nelle vene. 

Diciotto la ricordava minuscola tra le braccia di Marron. Aveva saputo che sua figlia era incinta quando già il suo ventre era evidente, ma che era una piccola saiyan, beh quello l’aveva appreso molto più tardi. 

 


«Me la tieni un momento?»

Si vide porgere quella creatura avvolta dalla sua copertina rosa. Diciotto rimase incerta sul da farsi per qualche secondo. Dopo Marron non aveva più tenuto alcun marmocchio tra le braccia, e soprattutto era ancora difficile, per lei, credere che la sua bambina aveva appena avuto una bambina.

«Non credo sia una buona idea.»

Era rigida, come sempre quando sentiva di dover dimostrare qualcosa. In quel momento sapeva che stringendo quella bambina l’avrebbe amata, e ad amare ancora una volta non era pronta. Non voleva esserlo.

«Mamma, devo andare in bagno…»

Marron la guardò quasi supplichevole. Crillin era andato a prenderle qualcosa di commestibile da mangiare, dato che i pasti dell’ospedale erano qualcosa di indicibile.

«Mettila nella culla! O vuoi dirmi che vuoi abituarla alle braccia?»

La giovane fece per protestare, ma dovette frenare la lingua. Non aveva tutti i torti, in fondo, sua madre. É così come le aveva detto, fece, per poi sparire nella toilette annessa alla camera in cui era stata ricoverata.

Diciotto rimase sola, ai piedi del letto. Prese a sistemare la vestaglia scivolata sul pavimento, la piegò in due, andò ad adagiarla sulla sedia, ma fece l’errore di dare un’occhiata all’interno della culla. Fu in quel momento che incrociò due occhioni inequivocabilmente azzurri, ma non come i suoi, come quelli di Marron. No. 

Erano di un azzurro intenso e non del tutto estraneo. Ed erano bellissimi…

Distolse lo sguardo. Si stava già innamorando. Non poteva. Non doveva.

Un cyborg non avrebbe dovuto neanche sposarsi e procreare! 

Poi un lamento. Non un pianto, solo un lamento… come se quella bimba volesse chiamarla. Assurdo, dato che probabilmente neanche riusciva a vederla avendo poche ore, ma Diciotto non poté fare a meno di guardarla ancora e di accorgersi di quanto sembrasse seria, pur essendo appena nata.

Una soldatina bionda affondata in una tutina fin troppo grande. Uno scricciolo indifeso, che qualcuno avrebbe dovuto proteggere. Ma ci sarebbe stata solo Marron a vegliare su di lei… e su Marron? Chi si sarebbe occupato di lei? Di loro? Così lontane da casa, in una casa che non era loro.

La sua mano si mosse, fuori dal suo controllo. Il cuore, quello prese a batterle forte nel petto mentre sfiorava una manina e mentre delle dita piccolissime si stringevano attorno al suo indice.

Ci era cascata. Con tutte le scarpe.


 

«Merda!»

Spalancò gli occhi nella penombra della sua camera da letto, sussultando. 

Diciotto sapeva dov’era Hami! Avrebbero dovuto immaginarlo tutti, ma chiunque aveva come rimosso quei suoi tre anni di vita nella Cittá Dell’Est, dato che quella parentesi, quello sbaglio commesso tanto da Marron quanto da Trunks, aveva fatto male a troppe persone. A Hami in primis.

Come aveva fatto, proprio lei, a non pensarci subito? Diciotto l’aveva portata via da quella villa di persona, la vigilia di Natale di ormai vent’anni prima, per condurla direttamente a casa di Bulma, senza sapere fosse la nonna paterna. Senza sapere che quella sera avrebbe consegnato al suo padre biologico la creatura che Marron gli aveva sottratto.

Per amore.

Perché Marron l’aveva fatto per lui, perché era sposato, perché aspettava un figlio da un altra. Aspettava un figlio da Lora Aito e mettersi tra loro non avrebbe portato a nulla di buono. Meglio sparire, ma non si può essere invisibili in eterno.

Villa Seiko era la chiave di volta di tutta quella storia, perché Hami adesso si sentiva come Marron. Si sentiva in colpa, sentiva di aver portato via all’uomo che amava la vita che gli spettava, un padre amorevole, il suo papà!

«Devo avvisare Trunks…»

Si alzò in piedi, facendo un paio di volte avanti e indietro, dalla porta al comodino, tastando poi il materasso alla ricerca del cellulare abbandonato lì chissà quando e ritrovandolo inesorabilmente spento. La prima cosa che le venne in mente fu pensare a come mettersi in contatto con Trunks per metterlo al corrente di quell’idea, che doveva ricordarselo, era solo un’idea, malgrado fosse più che convinta di trovare Hami a Villa Seiko.

Poi si fermò. Cambiò idea.

Perché Trunks si sarebbe precipitato lì e magari Hami non era pronta ad affrontarlo, ad affrontare quella situazione che altri non era se non quei maledetti tre anni mai realmente vissuti, lasciati in stand by non da lei, ma da Marron e dalla vita stessa.

Diciotto fece un respiro profondo. Prese biancheria e vestiti puliti e decise in primis di farsi una doccia. 

Sarebbe andata da sola da Hami, e avrebbe mantenuto la promessa fatta a Marron.


 

Trunks non avrebbe mai immaginato che quel ragazzo fosse così innamorato di sua figlia, tanto da indurlo a chiamarlo ogni giorno per sapere se avesse qualche novità a riguardo. In verità lui stesso avrebbe voluto fare quelle telefonate, al contrario, perché pensava che Hami avrebbe cercato per primo Lars, ma entrambi, adesso, erano a bocca asciutta. In ansia, tremanti a ogni squillo e a ogni messaggio in arrivo. In attesa della stessa persona.

Dovevano avere pazienza. Hami stava bene, almeno fisicamente, di questo ne erano ormai certi, ma entrambi non vedevano l’ora di riabbracciarla. E tutti e due, ora, sentivano soltanto il bisogno di vederla, anche solo per l’ultima volta, e di sapere che stava bene, che sarebbe stata di nuovo felice.

Questo era l’amore.

Eppure, quella situazione così drammatica e quelle telefonate di apparente interesse, stavano in un certo senso avvicinando anche i due uomini.

Trunks stava a poco a poco imparando quanto quel giovane fosse diverso da suo nonno e, al tempo stesso, docile e delicato come Lora. Lo capiva dal modo in cui gli tremava la voce chiedendo di Hami, parlando di lei, di quanto gli mancasse sentirla.

Il Brief si rivedeva in lui, tanti anni prima. Quando Marron l’aveva obbligato a non cercarla più. Privarsi di lei era stato terribile, estenuante. Il cuore aveva sanguinato troppo a lungo per uscirne indenne, e soprattutto da solo. Quella ferita si era chiusa con gli anni e con la famiglia che aveva sempre desiderato, e soprattutto con Marron stessa.

Nel frattempo, Lars aveva sempre meno timore del Presidente della Capsule Corporation, e gli veniva sempre più naturale aprirsi, anche se poco e solo telefonicamente. Sentiva di potersi fidare, che quell’uomo non lo odiava come avrebbe dovuto, che forse era anche pentito delle scelte compiute, e soprattutto sapeva che era sincero nel dirgli che lo credeva realmente morto.

Morto.

La morte girava intorno a Trunks ormai da anni. Si era presa Marron, poi Bulma… e prima di loro altre persone. Aveva fatto i conti con la perdita dei cari fin da quando era bambino, quando Vegeta, dopo avergli chiesto scusa per essere stato un pessimo padre, si era autodistrutto nel tentativo di proteggere lui e Bulma, nonché la terra stessa.

Ci aveva pensato a lungo in quei giorni. Vegeta aveva pensato fosse troppo tardi, ma né suo figlio né sua moglie avevano esitato nel perdonarlo, una volta tornato in vita grazie alla bontá di un drago magico.

Trunks sapeva di aver sbagliato con Lars, pur senza volerlo. 

Aveva sbagliato sin da quando aveva acconsentito al suo concepimento in provetta. A quei tempi divideva già il letto con Marron, illudendosi fosse solo uno svago, un momento di evasione ottenuto con l’aiuto di un’amica. Alla fine era successo: Lars era stato generato da un ovulo di Lora e dallo spermatozoo di un donatore, e Hami era stata creata da un atto d’amore, contro ogni probabilità. Conferma che la sterilità é un’opinione, a volte, se non un errore.

Aveva continuato a sbagliare anche quando, costretto, aveva scelto di restare al fianco di sua moglie, di crescere quel bambino tanto desiderato e arrivato dopo così tanti tentativi.

E aveva sbagliato quando, negli anni, non era neanche più andato a trovare quel cucciolo al cimitero…

Aveva letteralmente dimenticato il piccolo Lars, credendolo morto, godendosi la sua vera famiglia, quella bramata e conquistata con sudore e fatica, dove c’era vero amore.

Ma Lars era lì, seppur grazie alla scienza. Continuare a ignorarlo impossibile.

Cosa fare, quindi?

Non era suo figlio, biologicamente parlando, ma non era tardi per provarci, per chiedergli scusa, per capire se lo desiderava ancora come padre, nonostante le implicazioni del caso.

Forse, l’allontanamento di Hami non si stava rivelando una tragedia, ma una possibilità. Come tanti anni prima?


 

Nina era immobile. Tremava come una foglia, ma al tempo stesso l’adrenalina in circolo la spingeva a non fermarsi, a volere sempre di più.

Inevitabile.

Inevitabile che quell’incontro si trasformasse in questo. Inevitabile cercare di controllarsi, di mantenersi.

Era stata lei a volerlo, a chiedergli di vedersi, di parlare, di non buttare alle ortiche quel rapporto unico e speciale che da sempre li univa. E sapeva cosa sarebbe successo… sarebbe successo esattamente quello che non avevano permesso che accadesse due anni prima.

Occhi negli occhi, cuore contro cuore, finalmente insieme.

E nonostante l’intenzione di rinunciare sia a lui che a Yuno, capì che senza Kian la sua vita non era niente e che piuttosto stavolta avrebbe rinunciato a tutto pur di non perderlo.

E fu così, con un grido strozzato, che scelse di essere sua e di nessun altro.


 

Nota dell’autrice
 

Buon pomeriggio e buon lunedì a tutti.

Sono qui a chiedervi scusa per il ritardo, chi mi segue su Instagram sa che ho avvisato della mia assenza perché ho avuto un periodo che dire orrendo é poco. E non è ancora finito, ma oggi avevo voglia di scrivere e così eccomi qui.

Ancora una volta non posso promettervi una data per il prossimo capitolo, é un momento duro e tutto sta passando in secondo piano, ma spero che lo sforzo per scrivere questo capitolo sia valso a qualcosa e che la piega che stanno prendendo gli eventi vi piaccia.
 

Ritroviamo Diciotto e le sue riflessioni. Un ricordo riesce a sbloccare la situazione. Avrà fatto bene a non avvertire Trunks?

E Trunks… che dite, cosa avrà intenzione di fare con Lars? E Lars?

E alla fine la bomba… Nina. Credo che nessuno di voi sia sconvolto più di tanto.
 

In tutto ciò vi ricordo che c’è molto di “Perché anche la neve puó essere calda” qui. Nostalgia… terribile nostalgia!


E niente. Io vi faccio tantissimi auguri di Buon Natale e buone feste in generale, dubito di riuscire ad aggiornare prima di gennaio, per cui un abbraccio fortissimo a tutti e grazie infinite per tutto il sostegno che mi date!

Per me è importantissimo, mi aiuta a sbarazzarmi dell’idea di mollare qui la storia!

Vi adoro

 

Sweetlove

 

   
 
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