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Autore: Yellow Canadair    22/12/2021    1 recensioni
Fukuro mostrò al gruppo le fialette, tenendole nelle manine a coppetta. «C'è scritto che bloccano i poteri dei Frutti del Diavolo e i loro effetti collaterali per quindici ore, chapapaaa»
Lucci sbuffò. «Roba inutile.»
«Già.» ammise Fukuro. «Servirebbero solo se qualcuno volesse andare al mare e farsi un bagno.»
Cinque paia di occhi si illuminarono rapaci.

...
Fialette prodigiose, una cantante lirica famosa in tutto il mondo, una spiaggia abbandonata e tanto sole che fa risplendere glutei tonici e pettorali muscolosi! Sarebbe tutto perfetto, se alcuni dettagli non fossero decisamente strani, come il suono dello scratch proveniente dal bosco, e i bassi che fanno tremare il suolo...
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cipher Pool 9, Jabura, Kumadori, Nuovo personaggio, Rob Lucci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dal CP9 al CP0 - storie da agenti segreti'
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Atto terzo

Il grande concerto


 

Mano a mano che si avvicinavano alla costruzione abbandonata, i quattro agenti sentivano sempre più forte la musica che proveniva dall’interno, anche se l’impianto di amplificazione che si stagliava davanti a loro verso il cielo era del tutto spento (o sarebbero stati respinti dalla potenza dei bassi, ragionò Kaku). Era una musica ritmica e travolgente, trombe, tamburi, e doveva esserci un vocalist che eccitava i musicisti a suonare dentro casa, perché ogni tanto si sentiva un “groove on, everyone! vi voglio pronti!! vi voglio carichi!! check it out”: c’era una festa o qualcosa del genere.

Hattori appoggiò il capino al legno, per cogliere meglio le voci che provenivano dall’interno, oltre alla musica a tutto volume.

«Quel coso è ancora lì?»

«Non ci sta bene! toglilo!»

«Come, “dove lo metto?” prendi una fune! alziamolo!»

La musica andava, e a tempo di musica cominciò una litania che diceva: “Oh, issa! oh, issa!» Hattori tornò sulla spalla di Rob Lucci, turbato da quel vociare sguaiato e scomposto.

«Quanto fracasso.» si accigliò Kaku. «Un posto così tranquillo! La musica di oggi è proprio orrenda.» commentò.

«Li avranno cacciati dalle isole.» diede man forte Lucci, togliendo una foglia che si era attaccata ai suoi pantaloni di lino.

Jabura si strinse nelle spalle. «Musica da rimorchio. Serve solo a vedere le tipe che ballano.»

Lucci non si lasciò scappare l’occasione: «Hai quarant’anni e ancora vai a vedere “le tipe che ballano”?»

«Non prendo lezioni su come passare il sabato sera da uno che parla con i piccioni.»

Hattori si voltò indignato: meglio parlare con i piccioni, che tornare a casa al mattino strisciando sui gomiti per la sbornia!

«YOYOIII, MI URGE RICORDARVI CHE ABBIAAAMO UNA SAAACRA MISSIOOONE, AL TEERMINE DELLA QUALE POTREMO RITORNAR AGLI AMEEENIII LIIIDIII...» 

«E dalla tua bella. Hai ragione, andiamo.» disse Jabura.

I quattro arrivarono fin davanti alla porta d’ingresso. 

«Dobbiamo solo chiedere se hanno visto un tizio che si è perso.» ricordò a tutti Kaku prima di bussare.

Il pugno chiuso di Kaku batté con forza sul portone serrato del magazzino, e lì per lì, per via della musica e del pompare dei bassi provenienti dall’interno, non si udì nulla.

Poi, come nella migliore delle tradizioni delle case infestate, la musica tacque all’improvviso e la porta si aprì cigolando sul buio.


 

~


 

All’interno era buio pesto, così profondo da non riuscire a capire nemmeno se l’ambiente fosse piccolo o grande.

«C’è gente.» mormorò basso Jabura accostandosi a Lucci; il leader annuì: anche lui aveva notato molte presenze attorno a loro, grazie all’Ambizione della Percezione.

«E non mi sembrano molto contenti dell’intrusione.» disse Kaku, posizionandosi sulla difensiva.

Kumadori mise le mani a coppa vicino alla bocca e invocò: «YOOYOOOI, O NOBILE PADRONE DI QUEEEESTA MAGIOOOONE, SIAMO UMILI VIANDANTI E NULLA CERCHIAMO SE NON UN’INFORMAZIONE!»

Le presenze ridacchiarono in lontanaza, senza rispondere, anche se non c’era dubbio che li avessero sentiti. Si sentì il pizzicare di una corda di chitarra, vibrò la pelle di un tamburo.

«Continua, Kumadori.» ordinò Lucci.

«NULL’ALTRO CERCHIAMO, SE NON UN UOOOOMO CHE SI CHIAAAAAMA RADAMÈS. PERSO SI È IN QUESTI BOSCHI, E LA SUA AMATA LO STA CERCAN-

Quattro coni di luce bianchissima si accesero all’improvviso con un rumore sordo, illuminando a giorno i quattro agenti e rivelando che si trovavano in un unico ambiente grandissimo, polveroso e oscuro, con un palco proprio davanti a loro e una balconata che correva in alto sui quattro lati, dove c’era affacciato un uomo, a sua volta illuminato da due fanali di luce rosa e verde.

«Ahppappappa…!» rise al microfono la voce stridula di Scratchmen Apoo. «Avete sentito, ciurma? Abbiamo un codice Radamès!!»

«Codice Radamès?» ripetè Jabura.

Lucci strinse i denti: pessima sensazione. «…non esiste nessun Radamès!»

«Se conoscete “Radamès”, allora avete incontrato la mia splendida Verona Odéion!» solfeggiò Apoo intonando qualche nota languida con il violino.

La porta della magione si chiuse sbattendo, un pesante chiavistello venne serrato.

«Maledizione, era una trappola!» ringhiò scocciato Jabura.

«Stamattina pane e volpe?» lo sfotté Lucci.

«E non possiamo nemmeno trasformarci!» si lamentò Kaku.

Kumadori cadde a terra sulle ginocchia.

«Ehi amico, non è proprio il momento...» accorse Jabura vicino a lui.

«YOYOI, NON INTENDI, BRAVO JABURA? TRADITI FUMMO, E MISI IN GRAN PERIGLIO, PER CAUSA MIA!»

«Non dire idiozie. In pericolo noi…? per questa spazzatura qui?» si stagliò Rob Lucci, prendendosi la meritata luce dei riflettori. Poi salì i pochi gradini e salì sul palcoscenico della magione, e la luce lo seguì, disegnando ombre nette sui suoi muscoli scolpiti e lasciati scoperti dalla mancanza di una camicia. «Schratchmen Apoo: una delle Supernove. La Peggior Generazione.» snocciolò.

Apoo saltò sulla ringhiera della balconata e lì rimase in equilibrio, tamburellando per terra con le grandi mani. «Ahpappappappa, un mio fan? check it out, oggi non concedo autografi!»

Lucci si lasciò sfuggire un risolino, Hattori decollò dalla sua spalla e si appollaiò su una delle travi, in alto. «Apri quella porta.» ordinò calmo Rob Lucci. 

Scratchman Apoo si lanciò in una risata lunghissima e stridula. «Ma certo! me lo ordina un uomo mezzo nudo! con delle pericolosissime ciabattine!»

Una preziosissima ciabattina di gomma attraversò la stanza a velocità cosmica e si schiantò in mezzo agli occhi del capitano pirata, facendolo cadere all’indietro con fragore.

«EHI MA CHE CAZZO TI PRENDE MA SEI SCEMO??» urlò il pirata affacciandosi alla ringhiera marcia e quasi scardinandola.

«Signor Apoo!» chiamò qualcuno.

«CHI È?»

«Signor Apoo!!»

«COSA CAZZO C’È??» esclamò spazientito Apoo, tornando sul balconcino con un agile salto.

«Sono Castaña Rilago detto Castagna, signore!» balbettò l’uomo dalla corporatura massiccia e la testa minuta. «Verona Odéion è tornata qui alla base. Dice di aver compiuto il suo dovere.»

Dalla parte opposta del balconcino, alle spalle degli agenti, comparve l’uomo che Jabura e Kumadori avevano pestato nella foresta, seguito dalla pallida Verona Odéion, la cui carnagione sembrava brillare alla luce tremolante delle candele.

«NOBILE VERONA ODÉION!» invocò Kumadori. «È DUUUNQUE VEROOO CHE CI VENDESTI A UN FILIBUSTIERE, YOOOYOOOIIIII»

La voce tremante della donna risuonò in tutta la villa: «IL CUOR MIO PIANGE NEL COMPIER SÌ DELITTUOSO GESTO!» pianse «PERCHÉ LA TUA ANIMA HA TOCCATO CORDE DEL MIO CUORE CHE DA MOLTO TEMPO CREDEVO SOPITE...»

«Kumadori, ricordati che quella recita per mestiere...» lo ammonì Jabura a denti stretti.

L’applauso di una sola persona riempì l’aria. «MA BRAVA! BRAAAAAVAAA! Ahpappappappa!! L’avete vista la mia attrice? Ehi, l’avete sentita tutti? Spezza il cuore alle persone anche fuori dal palcoscenico!»

Verona Odéion cambiò del tutto tono, e graffiò la pelle dei presenti con una sola parola: «PAGKAKISTOS!!! COME OSI, TU, DERIDERE UNA DONNA CHE ORMAI È LIBERA DI USARE PAROLE E GESTI?» 

«Dolcissima bestiola da palcoscenico, tu non sei libera proprio per niente!» la contrariò Apoo.

«CERTO CHE SONO LIBERA! I PATTI ERANO CHIARI! CINQUECENTO SCHIAVI A TE, MA TU DOVEVI RIDARE SIRACUSA A ME!»

Apoo fece cenno di no con il lunghissimo dito indice. «E infatti Siracusa adesso è libera! Tu invece rimani qui: mi porti un bel po’ di soldi in cassa! Castagna!»

«Agli ordini, signore!» saltò Rilago sull’attenti.

«Va’ a prendere la ragazza!» ordinò il capitano, e Castaña Rilago trotterellò via, lasciando Verona sola sul balconcino e sparendo nel buio.

«AH BLASFEMO! TU FECCIA! TU ROMPI UN VINCOLO SACRO!» gridò Verona inferocita.

«E PIANTALA CON QUESTO PIAGNISTEO!! TI SEI DIMENTICATA, INGRATA, CHI TI ABBIA COMBINATO GLI INGAGGI NEGLI ULTIMI TRE ANNI??» ribatté Apoo.

Kaku cercò di sovrastare le voci: «Scusate l’interruzione, ma possiamo almeno sapere che accidenti sta succedendo??» 

Kumadori gli posò una mano sulla spalla per chetarlo; poi intonò: «YOOOOYOOOI!!» e la sua voce fece tremare le pareti della catapecchia. «ORDÙ ESUDIIIIIIITE LA PREGHIERA DI UN UOMO CONDANNATO! INCHINAAAAAAAAATEVI DINANZI ALLA SUA FIOCA SPEME DI CANOSCIENZA!! CONTATECI LA VERITÀ, CHI FU A TRADIRE? CHI FU A OBBEDIRE? E CHI RISPONDE ALL’ALTISONANTE E ANTICO NOME DI SIRACUSA?»

«SHIOI SHIOI, UMILE SONO, E INDEGNA DEL TUO COSPETTO!» scoppiò in lacrime Verona. «SIRACUSA ODÉION È MIA SORELLA! STRAPPATA AL SUO LETTO DA QUELL’ESSERE IGNOBILE, NON UOMO, MA VILE BESTIA, CHE OSÒ RICATTARE ME IN CAMBIO DELLA SUA LIBERTÀ!» e indicò platealmente Apoo con un dito, che si protese dal balconcino, in alto sopra le teste degli agenti.

«CINQUECENTO VITE A LUI CONSEGNATE, IN CAMBIO DELLA VITA DI MIA SORELLA! E ORA CHE TUTTE E CINQUECENTO SONO STATE SACRIFICATE, ORA OSA DIRE CHE NON SCIOGLIERÀ ME E SIRACUSA DAL SUO RICATTO!» ringhiò come una gatta, e poi si rivolse direttamente al suo carceriere, agitando un pugno minacciosa:

«SE TI PRENDO, E SE NON MI FA SCHIFO FARLO, TI DISTRUGGO QUELLA FACCIA DI CANTERO, TI CIECO QUEGLI OCCHI, TI FACCIO UNA FACCIA DI SANGUE, TI SFRACELLO QUA IN MEZZO!!»

Apoo fece un salto come se gli avessero dato uno schiaffo in volto: «CHI HAI CHIAMATO “FACCIA DI CANTERO”??»

«TE!!» rincarò la dose Verona. «PISCIACANI, SVUOTACESSI, SUCCHIAMUCO!!» 

Kumadori aveva gli occhi lucidi. «Che minuetto!» commentò commosso.

«E ora arriva la quadriglia.» disse Jabura appoggiandosi a un pilastro del balcone.

«SVUOTACESSI A ME???» Apoo era allibito. «PAPERA, NETTALATRINE, LAVAMAPPINE CHE NON SEI ALTRO!!»

Verona s’inviperì: «SHIOI SHIOI, RINGRAZIA CHE LA MIA BOCCA ODORI DI ROSE E FIORI, SAI CHE TI DICO? METTI LA TESTA NELLA LATRINA DELLA TUA NAVE, E TRASCINACI DENTRO LA LINGUA, VA’!»

«BADA A COME PARLI, LAVANDAIA!»

Verona si inalberò allibita. «LAVANDAIA?? SCIMMIA ROSICATASTI!»

«SCIMMIA ROSICATASTI A ME??? HAI SENTITO, CASTAGNA?»

«Ho sentito, ho sentito.» fece il signor Rilago, emergendo da chissà che antro oscuro.

«AVETE SENTITO?» additò tutta la platea il pirata.

«HANNO SENTITO, HANNO SENTITO!» rise feroce il soprano. «COME NON SENTIRAI TU, PERCHÈ APPENA TI ACCHIAPPO, CON QUESTE UNGHIE TI RICAMO LA FACCIA E TI STRAPPO I TIMPANI!»

«Quindi siamo stati venduti da Verona a Scratchmen Apoo come merce di scambio.» riassunse Kaku, rivolto ai colleghi, disinteressato alla cagnara che facevano i due artisti.

«E Apoo non ha la minima voglia di rispettare l’accordo.» completò Jabura. «Soliti pirati...» considerò, come se poi lui fosse stato il santo patrono del gioco pulito.

«La dooolce Verona… non ha colpe! lei stava sooolo cercando di salvaaare la sua amata sorella!» si commosse Kumadori. «Madre!!! Dovrei fare seppuku, in onore dell’amore di questa donna per la sua famiglia.»

«Lascia stare queste stronzate.» intervenne Rob Lucci. «E se vuoi davvero fare qualcosa per quella donna, uccidi Apoo.»

«Yoyoi, uccidere… una Supernova?»

Lucci si alterò: «Un pirata della peggior generazione, uno che ha appena ammesso di aver venduto agli schiavisti cinquecento persone! un pericolo per il Governo Mondiale! ti serve un permesso scritto??»

«E che ha sfruttato per tre anni Verona Odéion, tenendola sotto ricatto. E ha rapito la sorella.» completò Jabura. 

Kumadori trasecolò: «Yoooyooooi… dunque tu… amico sincero, compagno leale… non serbi rancore alcuno, per ciò che ci ha fatto quella donna?»

Jabura si strinse nelle spalle. «Bah, poteva evitarlo… ma non siamo mai stati davvero in pericolo, no?»

«Certo che no!» si indignò Kaku, guardando Apoo che si sbracciava verso Verona alla balconata, in una grottesca riedizione di Romeo e Giulietta, in cui però i protagonisti si insultavano a morte a vicenda.

«Ci ha solo devastato l’unica giornata di mare che eravamo riusciti a organizzare.» ricordò Rob Lucci.

«È il tuo spettacolo più importante, Kumadori.» lo avvertì Jabura lanciandogli un vecchio manico di scopa, che l’attore afferrò con sicurezza al volo. «Non deluderla.»

 

~


 

«MACACO SVUOTAPITALI!» ringhiava Verona.

«GATTAMORTA ROGNOSA!» rispondeva Apoo, che stava evidentemente finendo le munizioni.

Tutte le luci si spensero, lasciando al buio i litiganti.

«Che succede? Dj...? che accade? ...ah già, il dj sono io.» si stranì Scratchmen. 

Un cono di luce bianca illuminò a giorno una figura nel centro del vecchio salone, in basso, tra Verona e Apoo.

Accanto alla regia delle luci, Jabura ridacchiava, stagliandosi su cinque filibustieri ormai fuori combattimento. Premeva a caso i tasti dell’impianto.

«YOYOI. INGANNO! AMORE! TRADIMENTO!» declamò a voce alta Kumadori, sovrastando quella di tutti gli altri. «SCRATCHMEN APOO, PIRATA DELLA PEGGIOR GENERAZIONE, CARNEFICE DI DUE USIGNOLI, TURPE ISPIRATORE DI GESTI INSANI!»

Un tamburo batteva ritmicamente: Kaku aveva facilmente sconfitto i tre pirati che gestivano il mixer per i suoni fuori scena, e aveva trovato facilmente un tasto con la scritta “DRAMATIC DRUM”. 

«YOYOI, HAI OSATO SPINGERE AL TRADIMENTO! HAI RAPITO UNA FANCIULLA INNOCENTE! HAI RESO SCHIAVA LA DONNA PIÙ TALENTUOSA DEL MONDO! E IO, YOOOOOYOOOI, GIAMMAI TI PERDONERÒ!»

«KUMADORI!» pianse Verona. «Non farlo! è troppo pericoloso!»

«TI SFIDO A DUELLO, YOYOI!» pronunciò con enfasi.

«A duello?» ripetè il pirata. «Cioè… io contro» ridacchiò «Contro di te??»

«TI DARÒ L’OCCASIONE DI RITIRARTI, SE PER PAURA NON VORRAI INCORRERE NELL’IRA, NEL FURORE, NELLE FIAMME DELL’INFERNO CHE TI ATTENDONO!»

«Ahpappappappa!!! MA QUALE PAURA?? sfigato!» rise a gran voce Apoo. 

«KUMADORI, NON FARLO!» gridò Verona dal terrazzo.

«COLGO IL TUO GUANTO, E ACCETTO LA SFIDA!» declamò l’agente dai capelli rosa.

«Ahpappappappa, giusto in tempo! Ecco dunque che arriva colei per la quale tutto è cominciato!» gridò Apoo. «ECCO A VOI LA MERAVIGLIA DEL MARE! LA VOCE DEGLI OCEANI! SIRACUSA ODÉION!»

Dal sottosuolo, con un montacarichi, entrarono in scena sul palcoscenico il minuto Castaña Rilago e una giovane, ai suoi piedi, avvolta da una veste azzurro chiaro, dai capelli verdi come alghe, con le sottili mani ridotte in catene. Dall’orlo dell’abito spuntava una pinna color petrolio dai riflessi verdi, come i capelli: una sirena.

Appena vide Verona, in alto, spalancò la bocca e disse: « *.:。✿*゚ ゚̈♫・ ✖.。.:*!!!»

Verona si affacciò alla ringhiera. «Va tutto bene tesoro, non muoverti!!»

«•·.· ́ ̄`·.·♬.·´¯`·-♭?» mormorò spaventata la ragazzina.

«No! Mai! Ce ne andremo insieme!» promise la sorella maggiore.

Rob Lucci si era acquattato nel buio e osservava la scena: non era una sirena, ma una Nereide, qualcosa di rarissimo persino per un uomo come lui, che aveva ispezionato decine e decine di case d’aste, nella sua carriera. Creature a metà tra le sirene, gli uomini-pesce e i pesci, non avevano voce umana, si esprimevano solo attraverso suoni. Si scambiò uno sguardo con Hattori: anche lui aveva riconosciuto il portento che Apoo aveva tirato fuori, probabilmente le cinquecento persone dovevano compensare il prezzo altissimo che Siracusa avrebbe fruttato se fosse stata venduta come schiava.

Apoo però continuò: «Attaccami! Uccidimi! Ma sappi che qualsiasi cosa farai, sarà replicata precisamente sulla ragazza! Castaña

Immediatamente gorgogliò la voce della Nereide: «█ ▌ ✄█ ▌ ✄█ ▌ ✄!!!!!»

«Se mi tocchi, Castagna la fa secca. Hapapapapaaahahaha!!»

Rob Lucci si mosse silenzioso come un felino sulla balconata buia, fino a trovarsi sul palco, esattamente al di sopra di Castagna e di Siracusa. Osservò i dintorni da quella postazione e infine fece la sua mossa.

 

Shigan!

 

Lo schiocco di una fune spezzata con precisione attraversò la stanza, tutti gli occhi puntarono verso l’alto soffitto buio.

«IL PIANOFORTE!» gridò Kumadori.

«SIRACUSA!» invocò Verona.

Il pianoforte si schiantò pesantemente sul palco, travolse Castaña Rilago detto Castagna e fece tremare le pareti per il frastuono, mentre i tasti bianchi e neri schizzarono per tutta la sala.

«QUEL PIANOFORTE ERA PER LA MIA PROSSIMA TOURNÉE!!!»

«Abbiamo l’ostaggio.» tuonò Rob Lucci tenendo fra le braccia la Nereide. «Muoviti Kumadori, stai perdendo tempo.»

Kumadori fece tre passi verso Apoo che piangeva sui cocci del pianoforte. «YOYOI! PREPARATI AD ASSAGGIARE LA MIA FURIA, SCRATCHMEN APOO! RANCORE! FOLLIA!»

Fece un salto con il Soru, arrivò al soffitto, e declamò: «ASSALTO DELLA CAVALLERIA RUSTICANA! COLPO DEL LEONE! ROSA COME IL PESCO! ROSSO COME IL SANGUE! INELUTTABILE COME LA TUA SCONFITTA!!»

«Che diavolo stai dicend- AHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!»

Il colpo di Kumadori prese alla sprovvista Apoo, che riuscì a evitarlo saltando dal balconcino al suolo, e infine si rifugiò con un balzo sul palcoscenico buio.

Schioccò le dita, e subito luci verdi e rosa sprizzarono briciole luminose in tutta la sala, e cominciarono a girare lentamente sulle pareti come un gigantesco e psichedelico carosello.

«Hahapapapapa, nel caso in cui tu non l’abbia capito… io sono un grande artista! E non potrai sconfiggermi così facilmente»

«YOOYOOOI, INDEGNA DELL’ARTE È UNA MAESTRIA CHE NON LIBERA, MA OPPRIME!» ringhiò Kumadori, portandosi davanti al palcoscenico e roteando minaccioso il suo bastone, mentre le luci della ribalta rilucevano sulla madreperla del suo caftano bianco.

Apoo prese fiato. «Yai! Nessuno scappa dalla mia musica! check it out

«È IL SUO ATTACCO!» si disperò Verona.

 «BOOM!»

L’esplosione fece tremare la casa, e l’intera platea davanti al palcoscenico venne offuscata dalla polvere sollevata, il pavimento di mattonelle scheggiate era schizzato in mille direzioni come una granata in un campo di battaglia.

Rob Lucci si girò di spalle per proteggere la preda, ma l’onda sonora dell’esplosione gli fece tremare le budella, senza che potesse difendersi. «Che attacco del cazzo...» ringhiò.

«Che accidenti…?» si lamentò Jabura, sbalzato a qualche metro di distanza. Nemmeno il suo Tekkai perfetto poteva difenderlo da quel tipo di proiettile.

Verona si sporse dalla balconata in cerca di Kumadori, con le mani ben premute sulle orecchie e gli occhi spiritati. Si volse da un lato all’altro della sala e infine lo vide ben lontano da Apoo, capitombolato sotto dietro il piano bar in rovina.

«KUMADORI!» invocò. 

L’agente per fortuna aveva attivato il Tekkai, però non si era risparmiato una sonora rimestata di organi e l’essere scagliato lontano.

«TURATI LE ORECCHIE, KUMADORI!»

«TRAVIATA!!» urlò oltraggiato Apoo «TRADITRICE LINGUALUNGA!!»

Verona si rigirò come una biscia: «TRAVIATA, IO, CERTO! E GODO NEL TRADIRTI!» e rivelò agli agenti: «SE NON ASCOLTATE LE SUE NOTE, NULLA POTRÀ TOCCARVI!»

«Buono a sapersi» commentò Kaku turandosi le orecchie.

«Ma non si può combattere, con le mani impegnate così!» osservò Jabura. 

«YOYOI! NULLA È IMPOSSIBILE PER UN MAESTRO DELLA REAZIONE VITALE!» sorrise Kumadori distendendo a raggiera i suoi lunghissimi capelli rosa e poi ripiegandoli, e rivoltandoli, e rigirandoli, e infine creare…

«DELLE GIGANTESCHE CUFFIE ROSA??!?!» avvampò di rabbia Apoo.

«YOYOI, DIR CIÒ CHE VUOI, PUOI CON QUELLA BOCCA!» lo schernì Kumadori. «NULLA IO SENTO, RABBIA, GIOIA, TORMENTO, PREGHIERE E IMPLORAZIONI!»

«Ma davvero? è quello che vedremo! Check it out, again! SUBWOOFER CLASH!!!»

Un’onda sonora fece esplodere gli altoparlanti, e Lucci si scansò giusto in tempo per evitare il crollo di una controsoffittatura, ma Kumadori, saltando con il Soru attraverso le travi che cadevano, tagliò in due un lampadario scintillante con il bastone, e infine si abbatté su Apoo con un colpo di Shigan.

«NON ABBIA MAI PIÙ LA TUA ANIMA L’ARDIRE DI SFIORARE UNA DONNA SÌ STRAORDINARIA, IN GRADO CON LA SUA ARTE DI INCANTARE IL SOLE, LA LUNA, I REGNANTI E TUTTO IL CORO DELLE STELLE! YOOOOOOOOOOOOOYOOOOOOOOOOOOI, GRANDE COLPO INCANDESCENTEEEEEEE DELLA CAAAASTA DIVAAAAAAAAAA!!!»

«NNNOOOOO!!!!» urlò Scratchmen Apoo, mentre un diavolo di arte e di rosa gli si abbatteva addosso.

 

~

 

«Qui rimane poco da fare.» disse Jabura tornando verso gli altri.

«Torniamo al campo. Dobbiamo chiamare la Marina… devono venire a raccogliere la spazzatura.» sibilò Lucci.

Kaku legava con i cavi degli amplificatori Apoo e la sua banda. «Speriamo muovano il culo. Non so quando reggeranno, queste corde.»

Kumadori, con un salto leggiadro, atterrò davanti a Verona Odéion.

«Nobile Verona.» si inchinò. «Posso scortarti nella città più vicina?»

«Oh Kumadori, shioi shioi, stai bene?»

Kumadori sorrise e guardò raggiante il soprano. «Yoyoi, veder il tuo sorriso splendere ancora mi scalda quasi più che sentirti cant-»

Verona lo sorprese con un lungo e appassionato abbraccio, tuffando il volto sull’ampio torace di Kumadori e lasciandolo miracolosamente senza parole.

Jabura, a qualche metro davanti a lui, ghignò e gli fece il pollice alto: missione compiuta!

«Sono così dispiaciuta di avervi trascinati in tutto ciò… disperata ero, e in tremenda pena per mia sorella, e non meritavate che vi serbassi un tale destino! come posso essere perdonata?»

«Fu solo il desiderio di difendere la tua famiglia a guidarti, yoyoi. Mai potrei perdonare, perché mai potrei odiare, per una cagione sì nobile.» balbettò Kumadori.

«♬ »-(¯`v´¯)-»♫♩♭«-(¯`v´¯)-« ♬!!!» gorgheggiò Siracusa, deposta per terra su un masso muschioso.

Verona si staccò dall’abbraccio, lasciando Kumadori in trance e con un sorriso che arrivava al soffitto. «Oh, mia soave Siracusa! Ringrazia Kumadori, siamo libere in terra libera, e schiave più non siamo di quella vana tirannia!»

Le due sorelle si abbracciarono commosse.

«E ora che facciamo? torniamo alla spiaggia?» chiese Jabura.

«Conviene tornare alla Torre.» disse Kaku, guardando l’orologio. «Ormai è tardi.»

«Oh, la spiaggia, shioi shioi!» si ricordò rammaricata Verona. «Ho usato i semi di papavero per addormentare i vostri compagni! Misera fui, e accecata dai miei fini!»

«Hai drogato gli altri agenti?» chiese Kaku, tra l’ammirato e lo stupito.

«Shioi shioi, già si saranno risvegliati. Altro non era che un sonnifero leggero.»

«Meglio tornare a casa.» concesse Jabura. «Una giornata di mare decisamente pesante, per tutti.»

«Shioi shioi, se volete ancora rimanere a goder delle onde e della rena, io e Siracusa saremmo felici di farvi compagnia.» assicurò l’attrice.

 

~


 

La notte blu aveva avvolto la spiaggia come un grande sipario, sul quale brillavano centinaia di stelle lucenti, che si riflettevano sulle onde arricciolate a riva.

Kaku scavò una buca nella sabbia, Blueno ci ammucchiò rametti secchi e pigne, Fukuro gli diede fuoco con una miccia ricavata da una rivista di moda di Califa. Alla luce del falò, Verona Odéion raccontò la sua avventura cominciata tre anni prima, quando alle isole Sabaody quel villano tirannico di Scratchmen Apoo aveva rapito sua sorella, Siracusa Odéion, con l’intento di rivenderla come schiava: una Nereide, antica e rarissima razza, valeva un sacco di Berry! 

Ma Verona Odéion gli si era gettata ai piedi: liberala, e ti porterò tanti schiavi quanti ne serviranno per ripagare il suo prezzo.

Apoo fissò il valore di Siracusa a cinquecento persone, a patto che fosse gente sana e giovane.

Quella mattina era a quota quattrocentonovantasei: altre quattro, e Siracusa sarebbe tornata libera.

«Shioi shioi, sono così in imbarazzo…!» diceva con la sorella al fianco, seduta sulla sdraio. «YOYOI, noooon crucciare, noooon rivangaaare! siamo lieti che tuuu e la tua soreeella siate salve!» la rassicurò Kumadori, seduto vicino a lei ma a qualche centimetro di distanza.

Jabura lo guardava e ghignava: quanto, quanto aveva goduto quando avevano scoperto che “Radamès” non era un fidanzato, ma solo un nome in codice per comunicare con Apoo!

Hattori becchettò dolcemente l’orecchio di Rob Lucci.

«Ormai è tardi.» disse il leader. «Radunate le vostre cose, torniamo alla Torre. Chiama anche una carrozza per portare le signore Odéion dove lo desiderano.» ordinò alla pilota.

«Perché, quanto manca alla fine dell’effetto della pozione?» chiese Kaku.

Califa guardò l'orologio. «Mezz'ora. Meglio tornare.» aggiunse, dando ragione a Lucci. 

Gli agenti si alzarono e cominciarono a radunare negli zaini e nelle borse i propri oggetti.

«Chapapa, ormai c’è poco da fare...» sospirò Fukuro.

«In realtà un’ultima cosa da fare c’è...» si ricordò Lilian. 

«Che cosa?» 

«Il bagno di mezzanotte!» sorrise tranquilla. 

«Cioè…?» indagò Lucci. 

«Un bagno di notte! L'acqua è calda!» spiegò la ragazza. 

Jabura bofonchiò: «Beh non mi sembra niente di eccezion- EHICHECAZZOFAI??» si strozzò, arrossendo di botto.

Lili afferrò con entrambe le mani l'elastico del pantaloncino e del costume, e calò giù il tutto mostrando al pubblico il sedere bianco di segno del costume. Poi si sfilò la maglietta e, nuda come un verme, corse verso il mare nero della notte, e si tuffò in uno sgraziato tripudio di onde bianche che rilucevano sotto le stelle.

«(×´¯`v ♬ ♩^··◕‿◕?» domandò Siracusa alla sorella.

Verona contrasse il volto corrucciata, poi si sciolse in un sorriso e accarezzò le guance perlescenti di Siracusa: «Va’ tesoro! deve esserti mancato tanto…! Ma non uscire dalla baia, per favore.»

La sirena tese le braccia verso Rob Lucci: portami ancora! lei infatti non poteva ancora camminare, perché la pinna non si era ancora scissa in due gambe umane.

Lucci non la degnò di uno sguardo, invece Kumadori arrivò baldanzoso: «Yoyoi, per me sarebbe un onooore riportare Siracusa Odéion al mare!»

La sollevò fra i morbidi capelli rosa e si avvicinò con lei al mare, e lì immerse con precauzione i piedi nell’acqua. Poi, senza bagnarsi troppo, la lasciò libera di nuotare nell’acqua bassa, e la sirena si allontanò da sola. Poi, con un tiro curvo, sulla spiaggia arrivarono i suoi vestiti.

«Che usanza molesta.» si lamentò Califa, osservando la pilota e la sirena a mare che si tiravano il vecchio pallone di gomma distrutto nel pomeriggio da Jabura e Lucci. 

Rob Lucci si sbarazzò del pantalone di lino, si spogliò elegantemente dello slip bianco, e senza nessunissimo imbarazzo rimase perfettamente nudo a ripiegare gli indumenti e a riporli nel proprio zaino, sotto al naso allibito di Califa. 

«Allora è vero che ti depili.» buttò lì Jabura, senza malizia.

«Mi piace essere pulito.» sottolineò il leader, lasciando il pubblico ad ammirare i glutei sodi e le gambe tornite che si allontanavano verso il mare.

«Che stronzate...» si strinse nelle spalle Jabura, togliendosi la mutanda bianca, prima da una gamba e poi dall’altra.

«Potevi risparmiarti la fatica, è tutto il giorno che ti si vede qualsiasi cosa.» lo stilettò Califa disgustata.

Jabura puntualizzò: «La mia mutanda copre più del tuo costume.»

Per tutta risposta, Califa si sfilò il prendisole, rimanendo da subito senza vestiti e calamitando l’attenzione di tutti, uomini e donne, sulla vita stretta e sui seni pieni, liberi da costumi e corpetti.

«Forza, che aspetti? molesto.» canzonando Jabura e allontanandosi ondeggiando.

Per tutta risposta, Jabura lasciò la mutanda nella sabbia e corse verso il mare con le nudità al vento.

«Chapapa, andiamo anche noi!» disse festoso Fukuro, tirando la maglietta di Kaku e spogliandolo goffamente, finché il ragazzo non acconsentì a tuffarsi, a patto che si spogliasse a pochi metri dalla rena per non dover fare “la passerella” nudo dal falò all’acqua.

Blueno sospirò, si alzò dalla sdraio, camminò lentamente verso il mare seminando i vestiti a terra mano a mano che se li toglieva, come Pollicino con le briciole, e infine, nudo e statuario, si fuse con il mare e raggiunse gli altri che schiamazzavano nell’acqua bassa.

Si intravedeva nel buio la coda perlescente azzurra e verde di Siracusa, che nuotava libera per la prima volta dopo tanto tempo.

«Kumadori, tu non vai?» chiese Verona, con il sorriso splendido illuminato dai lunghi e freddi raggi dell’astro d’argento.

«O soaaave fanciullaaaa, o dolce viiiiso di miiite circonfuuuuso alba luna, ahimè l’acqua del mare poco si sposa con l’arte del teatro.» sorrise l’agente, indicando il trucco scenico che gli arabescava il volto. «Ma vedo che nemmeno la divina Verona onora il mare come sua sorella.»

Verona rise. «Shioi shioi shioi! è stata una giornata pesante, e non sono per nulla attrezzata per un tuffo improvviso. E poi» aggiunse sfiorando le mani di Kumadori. «Non è male rimanere sulla spiaggia, per una volta.»

«Che gelida maniiina!» ridacchiò Kumadori. «Se me la lasci riscaldar...»

«Abbiamo il fuoco, che ci scalda, e per fortuna è una notte di luna...» cinguettò Verona.

 

Hattori dall’alto volava tra i raggi pallidi e faceva avanti e indietro tra gli agenti in mare, e i due che erano rimasti sulle sdraio, alla luce del fuoco tremolante.

I tartagugli avevano sciolto chissà come i loro ormeggi, e ora vagavano per la spiaggia in cerca di alghine fresche e piccoli insettini, e ogni tanto andavano a farsi fare le coccole da Jabura.

Piano piano gli effetti della pozione magica venivano meno, e uno alla volta gli agenti ritornavano sulla sabbia, sedendosi stanchi tra i vestiti che si erano tolti.

La luna saliva lenta nel cielo accompagnata dal suo corteggio di stelle mentre, pigramente, il tetto dell’albergo abbandonato riluceva di rugiada e di luna oltre le fronde buie della foresta.

 

 

 

Dietro le quinte...

Ed eccoci qua! Finito! Grazie per aver letto, grazie a chi ha recensito, grazie a chi è passato a curiosare! Ho adorato scrivere questa storia, spero che a voi sia piaciuto leggerla ♥ Fatemelo sapere nelle recensioni, risolleverete lo spirito alla vostra autrice di quartiere!
Citazioni, citazioni, questo capitolo è denso di citazioni teatrali!

 

 "Pagkakistos" (Παγκάκιστος) è un'offesa che rivolge Medea a Giasone nella tragedia greca di Euripide "Medea": vuol dire "tutti i mali, tutto il brutto": è un po' come se con una sola parola si rivolgessero a una persona tutte le offese del mondo contemporaneamente.

✿ L'intera scena della litigata tra Verona e Apoo è ridotta e adattata dalla "scena delle ingiurie" della commedia "La Gatta Cenerentola".
✿ L'attacco di Kumadori "assalto della cavalleria rusticana" è preso da un'opera lirica di Pietro Mascagni, "Cavalleria Rusticana".
Anche l'insulto "Traviata" (cioè donna dissoluta) che usa Apoo è tratto da un'opera lirica, "La Traviata" appunto, di Giuseppe Verdi.

✿ Il "colpo incandescente della casta diva" riprende il titolo "Casta Diva", una delle arie della "Norma" di Vincenzo Bellini.
✿ Infine, il dialogo tra Kumadori e Verona riprende le arie "O soave Fanciulla" e "Che gelida manina", dalla Bohème di Giacomo Puccini.

✿ Anche la sorella di Verona è una citazione: Siracusè una città siciliana dove, nel suo magnifico teatro greco, vengono portate in scena le tragedie e le commedie del mondo ellenistico dall'Istituto Nazionale del Dramma Antico.

Non posso che consigliare ai lettori che andare, almeno una volta nella vita, ad ammirare l'opera a Verona o il teatro classico a Siracusa: vi emozionerete tantissimo!

Tra l'altro, Siracusa appartiene alla razza marina delle Nereidi, inventata da me per questa storia ma esistente nella mitologia greca: non è un caso se è stata proprio una Nereide, Arethusa, a fondare la città di Siracusa.

 

✿ Il meraviglioso Castaña Rilago detto Castagna è stato usato per gentile concessione di mlegasy: viene dalla sua meravigliosa I Nuovi Imperatori. "Rilago" vuol dire "castagna"... in spagnolo!

Verona che usa i semi di papavero per addormentare gli agenti: il papavero, a detta di Oda, è il fiore simbolo di Apoo.

 

Grazie a tutti per aver tenuto compagnia a questa storia! Spero di pubblicare altro molto presto, impegni permettendo!
Buone feste ♥

 

Yellow Canadair







 

  
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