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Autore: erydia    03/01/2022    0 recensioni
“Avete mai vissuto una guerra dalla parte dei cattivi?
Avete mai bramato il potere così tanto da condannare voi stessi per l’eternità?
Noi lo abbiamo fatto”
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ONCE UPON A TIME
“Avete mai vissuto una guerra dalla parte dei cattivi?
Avete mai bramato il potere così tanto da condannare voi stessi per l’eternità?
Noi lo abbiamo fatto”
 
L’ORDINE DI AURELIUS
Ci fu un tempo, quando la Terra era ancora divisa in Pangea e Panthalassa, in cui non vi era alcuna distinzione fra bene e male, in cui le sorti di ogni uomo erano riposte nelle decisioni di un unico consiglio di eletti: i Titani. Essi governarono il pianeta secondo i loro capricci finché, circa 3000 anni or sono, gli Anziani, custodi del mondo angelico, concessero ad alcuni maghi scelti un potere talmente immenso da riuscire a sconfiggere le antiche divinità per imprigionarle - infine - nel ghiaccio. Tuttavia, quegli stessi maghi furono a loro volta soggiogati da quello smisurato potere che li portò ad autoproclamarsi Divinità, costringendo il Mondo a piegarsi al loro volere. A quella congrega di maghi venne dato il nome di Ordine di Aurelius, al cui comando c'era una Divinità (in pieno possesso di tutti i poteri dell'Antica Religione) che non aveva un volto, non aveva un nome, ed era a tutti conosciuto e temuto come il Maestro.
"Era senza volto e senza nome.
Ma pur non avendo identità,
 la sua presenza rimbombava
nei meandri di ogni dove."
 
Sotto la sua guida, l'Ordine di Aurelius decideva vita e morte di ogni essere umano, se creare apocalissi o porvi fine, decideva se distruggere, se creare, se lasciar decidere della propria vita ai diretti interessati.
 
"Sangue al sangue, vi chiamo con la voce.
Sangue al sangue, accorrete qui veloce."
 
Dell’Ordine si entrava a far parte per diritto di nascita, infatti non vi era mai stato ammesso nessuno che non possedesse per linea di sangue, il pieno diritto di sedersi a quel tavolo. Nessun discendente ne conosceva l'esistenza, fino a quando il simbolo del loro potere non appariva dinanzi ai loro occhi, guidandoli verso il proprio destino.
"Erano ossessionati dal desiderio di grandezza,
 che solo il potere di decidere le sorti
dell'umanità riusciva a placare."
 
Una volta che le regole del mondo straordinario del Maestro furono stabilite, una volta che l'intero Ordine si proclamò divinità, tutto fu distrutto senza che i mortali se ne rendessero conto. Uomini e donne correvano pericoli spaventosi e da quei pericoli venivano irrimediabilmente divorati. Malefici di ogni genere pronti a far perdere il controllo e a far commettere atti che avrebbero macchiato per sempre la coscienza di ogni individuo.
L'Ordine aveva portato il mondo ad un punto di non ritorno.
Fra i suoi vari membri si distinsero quattro maghi in particolare che, stanchi di sottostare agli ordini del Maestro, decisero di ritirarsi in un luogo dove col tempo sarebbero riusciti a trovare il potere necessario per distruggerlo e proclamarsi – dunque - divinità senza eguali.
Si rifugiarono al centro di un anello di montagne, nascosto da una coltre di nubi, dove fondarono una Scuola di Magia e Stregoneria che non solo li avrebbe protetti e tenuti al sicuro, ma avrebbe permesso loro di formare nuove generazioni di maghi in grado di aiutarli nel loro intento.
Questi maghi erano Salazar Serpeverde, Priscilla Corvonero, Godric Grifondoro e Tosca Tassorosso.

1 L'Antica Religione è la magia primordiale, che abbracciava tutti gli elementi della natura: fuoco, terra, aria, acqua, energia. Colui che possedeva questo dono poteva fare incantesimi senza l'uso della bacchetta magica ed era in grado di aizzare contro il nemico tutta l'oscurità che si celava dietro gli elementi della natura.
In più il Maestro aveva anche il potere della preveggenza e della proiezione astrale da un'epoca all'altra. Fu grazie a questi due ultimi poteri che, nonostante tutto ciò che accadde, riuscì ad assicurarsi l’immortalità. Ma questa è un'altra storia.

 
993 D.C – LA RITIRATA, LA NASCITA E LA CADUTA
"Non importa come vi presentate: se guerrieri, seduttrici o dee della terra. Siete troppo deboli per sconfiggere l'ordine di Aurelius."
La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fu eretta al centro di un pentagono magico e fatta coincidere verso quattro distinti punti, che a loro volta convergevano verso energie mistiche, date dalla forza magica che gli elementi della natura esercitavano in quel luogo. Fu grazie alla sua posizione e ad un concentrato di incantesimi di protezione che i quattro fondatori riuscirono a tenere l'Ordine lontano il tempo necessario per mettere in atto il loro folle piano.


Correva!
Correva velocemente, eppure era come essere sempre al punto di partenza. Tutto intorno a lui era buio e i suoi occhi erano ciechi, rendendolo quasi isterico. L’isteria è legata da un filo invisibile alla pazzia; sarebbe diventato pazzo anche lui?
Continuava a correre perché sapeva che se si fosse fermato quella cosa l’avrebbe preso e lui non poteva permetterlo. I suoi occhi scrutavano ancora il buio che si estendeva a perdita d'occhio, mentre le sue orecchie si alternavano nel percepire i suoni. Nient’altro che i suoi passi veloci e scaltri, fin quando non li sentì… Sospiri, l’ansimare di due corpi che si avvicinavano. Poteva immaginare il gioco di sguardi, l'avanzare verso di lui con velocità e senza il minimo sforzo.
Correva!
Perché se si fosse permesso un secondo di pausa l’avrebbe preso e lui non voleva che accadesse. Più correva e più quelle voci aumentavano. No, non poteva permettere di fermarsi a osservare il volto di chi lo inseguiva. Se lo avesse fatto l’avrebbero catturato e probabilmente ucciso e lui non voleva. Doveva rimanere in vita!
I secondi diventarono minuti, i minuti si tramutarono probabilmente in ore, fino a quando non raggiunse stremato il punto stabilito dai maghi.
« Ce l'ho! » urlò, gettandosi con le ginocchia e le mani per terra. Troppo stanco per fare anche il più minimo movimento. « Ho il Triskelion ».
Salazar guardò quel giovane ai loro piedi. Un secondo. Poi alzò la bacchetta puntandola contro quel corpo esausto e pronunciò un anatema che nessuno aveva mai usato, un anatema di cui fino a quel momento neanche si conosceva l'esistenza. Fu in quel preciso istante che nacque l'Avada Kedavra.
Di quel corpo non si seppe più nulla.


Il Triskelion era un medaglione d'argento con incise tre spirali intrecciate. Per chi non ne conosceva le origini non era che un semplice ornamento di basso valore. Nessuno poteva sapere che quel medaglione fosse tanto prezioso. Nessuno al di fuori del Maestro e dei quattro disertori. Il Triskelion conteneva infatti una profezia che, se caduta nelle mani sbagliate, avrebbe distrutto per sempre il mondo invisibile.
Fu questo il motivo che spinse Salazar Serpeverde a creare la Camera dei Segreti: doveva nascondere la profezia, in modo da evitarne l'avverarsi. La Camera fu nascosta al resto del mondo e venne sigillata con incantesimi di protezione tanto proibiti quanto efficaci. Al suo interno, il medaglione era custodito in una botola segreta, a guardia della quale venne posto il Basilisco, l’enorme serpente dalle zanne velenosissime in grado di uccidere con lo sguardo, che solo l'erede di Serpeverde sarebbe stato in grado di controllare.
Semmai ci fosse stato un erede.

Una folata di vento girò intorno ai cinque, che si guardavano negli occhi con freddezza. Il Maestro indossava un falso sorriso serpentino e viscido che a molti avrebbe fatto venire la pelle d'oca, ma che non intimidì i quattro maghi, eretti e con il volto alto e fiero. Cominciò a girar loro intorno. La lunga veste frusciava sul terreno, ma nessuno di loro distolse lo sguardo. Seguivano con attenzione ogni suo minimo movimento.
Fu un istante, sospeso nel tempo: in un disperato tentativo i quattro maghi riuscirono a canalizzare tutta la loro essenza magica in quell'unico e potente anatema che uccideva. L’Avada Kedavra rimbombò contemporaneamente per quattro volte, ricoprendo quel vuoto che li aveva avvolti fino ad un istante prima. Quattro scintille colorate di rosso, di blu, di giallo e di verde si schiantarono contro il Maestro, creando una forte esplosione silenziosa.
Pochi istanti dopo, quando il cielo ritornò nitido e l’esplosione cessò, dei cinque maghi non era rimasto più nulla. Il Maestro era scomparso e insieme a lui erano spariti anche i quattro fondatori di Hogwarts, che nella ricerca della gloria avevano trovato il nulla ad attenderli.


Fu una gelida notte di gennaio a segnare per sempre il Mondo. La visione che il Maestro aveva avuto era chiara. Se avesse combattuto contro i fondatori di Hogwarts sarebbe morto insieme a loro, sarebbe stato spazzato via e risucchiato dal nulla. Non c’era tempo per fuggire, perché nulla avrebbe cambiato le sorti di quella visione. Per questo, pochi istanti prima di essere accerchiato, compì la sua ultima e straordinaria magia: quella magia che lo avrebbe reso immortale per sempre.

Il fuoco illuminava il suo viso pallido e privo di sembianze umane, ma compiaciuto. Il piano era stato finalmente portato a termine - ne era certo - e presto ne avrebbe avuto la conferma. Starsene nel buio ad aspettare in silenzio era una strana sensazione. Solitamente era lui stesso ad occuparsi delle questioni importanti, ma in quella occasione aveva deciso di testare la fedeltà di uno dei suoi seguaci.
« Vieni avanti, Rufus. »
Il ragazzo sembrava pietrificato dalla paura, tanto da non riuscire nemmeno a parlare. Riunendo tutto il coraggio rimastogli cercò di rispondere. « Ho ciò che mi avevate chiesto, Maestro. » Tremando depositò un grande libro tra le sue mani, senza avere la benché minima idea di quello sarebbe accaduto di lì a poco.
« Be’, Rufus » sospirò tamburellando con le unghie affilate su quell'oggetto che giaceva tra le mani. « Sono davvero rammaricato per quello che sto per fare. » Un sorriso serpentino e viscido apparse sul suo “non volto”. « Ma converrai con me che è la cosa giusta da fare. Per un potere superiore. »
« Maestro, ma cosa…? »
Non ebbe il tempo di continuare quella frase che il suo corpo già giaceva disteso accanto al Maestro, con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa. Lo sguardo del Maestro si posò per un attimo sul ragazzo, poi si spostò su una terza figura che era rimasta nell'ombra per tutto quel tempo. « Non preoccuparti. Tra poco il suo sacrificio non sarà stato vano » mormorò porgendogli un pugnale sacrificale, impregnato del sangue di tutte le vittime che l’Ordine aveva collezionato. « E adesso, sai quello che devi fare! »
« Certo, Maestro! » L’uomo strinse tra le mani quell'arma all'apparenza insulsa e la conficcò nel cuore del suo capo. Senza esitare, senza chiedere il permesso. Lui sapeva bene cosa fare. Era un privilegio essere stato scelto fra tanti e non avrebbe mai deluso il suo Maestro.
Dal corpo fuoriuscì l’anima del Maestro. Nera come il cielo di quella notte, portò nell'aria un senso di morte che fece rabbrividire l’uomo. Quell'alone oscuro volò nella stanza per qualche secondo, prima di immergersi di colpo nel libro che pochi istanti prima il Maestro aveva tenuto fra le mani.
Ebbe a malapena il tempo di prendere il volume e scappare, prima che i quattro maghi facessero il loro ingresso per adempiere al loro compito.

Intanto, il più lontano possibile, una volta accertatosi di essere al sicuro, l’uomo aprì il libro. Comparve una scritta:
Ottimo lavoro, Grindelwald!

 
 
998 D.C – LA RESISTENZA
Ogni guerra, seppur vissuta da un solo punto di vista, ha bisogno di una fazione cattiva e di una buona. Helena Corvonero, figlia di Priscilla Corvonero, fu una fra i primi studenti di Hogwarts. Aveva diciotto anni quando, una sera, sua madre la chiamò in disparte per mostrarle quello che sarebbe stato il suo destino. Priscilla, a differenza degli altri, non era sicura di voler sconfiggere l’Ordine solo per prenderne il comando. Bensì, avrebbe voluto che quel posto meraviglioso che era il mondo potesse essere un giorno privo di costrizioni e pieno di pace. Quella sera – prima che il destino dei quattro si compisse – Priscilla ed Helena si trovavano sulla torre più alta nell'ala ovest del castello di Hogwarts.

« Cosa vi turba, madre? » mormorò Helena, guardando Priscilla negli occhi. Era sempre stata in grado di captare ogni tipo di emozione che sua madre provasse. Come se, essendo sangue del suo stesso sangue, riuscisse ad avere un legame empatico con lei.
« E’ la guerra, figlia mia » deglutì Priscilla, guardando il paesaggio estendersi davanti ai suoi occhi. « E’ quella che mi turba. »
Nonostante le incessanti proteste di Salazar Serpeverde, la Corvonero aveva raccontato tutto a sua figlia. Era la sua unica discendente e probabilmente – se qualcosa fosse andato storto – l’unica in grado di assicurare la sopravvivenza di Hogwarts. Tuttavia in gioco c’era qualcosa di molto più grande, qualcosa che andava oltre l’istruzione magica o la famiglia, qualcosa che avrebbe risollevato le sorti di quel mondo ormai alla deriva.
« Helena, figlia mia, ascolta… »


Helena arrivò sul luogo dello scontro qualche ora dopo, pregando e sperando di non incontrare nessuno. Non avrebbe potuto combattere in quel momento, non avrebbe potuto vincere in quel momento. Quando aprì gli occhi dopo il pop della materializzazione davanti a lei c’era solo un luogo vuoto. Quel silenzio faceva - allo stesso tempo - un chiasso stordente, quasi a volerle far rimbombare nella testa gli ultimi schiamazzi della guerra. In un angolo, quasi del tutto nascosto, c’era il diadema di sua madre. Il Diadema di Corvonero.

« Arriverà il momento in cui io non ci sarò più. E voglio che tu sia preparata a questa eventualità… » Gli occhi della Preside arsero di quella fiamma viva che rappresentava il coraggio e la forza di andare, quando necessario, anche contro i propri principi. « …come ben sai, la guerra non è mai facile per nessuno. In questo caso, » sospirò abbassando lo sguardo e alleggerendo il tono di voce. « Non lo è per noi.»
« Non capisco cosa cercate di dirmi. » La confusione negli occhi di Helena era palpabile, ma Priscilla decise di ignorarla e continuare il discorso.
« Voglio che tu domani notte faccia una cosa per me. »


Nell’esatto istante in cui il Diadema venne a contatto con la mano candida della giovane, qualcosa esplose al suo interno. Era una luce bianca, quasi evanescente e allo stesso tempo così brillante da creare fastidio agli occhi, che trovò riparo dentro di lei. Helena si guardò attorno terrorizzata, quasi temesse occhi indiscreti. Osservò il diadema una volta ancora, poi il suo sguardo si soffermò su quel luogo deserto, mentre il suo pensiero vagò alla madre e alle sue ultime parole.

« Quando ci troveremo tutti e quattro faccia a faccia con il Maestro, io non punterò a lui ma alla sua anima. » Perché Priscilla sapeva tutto del piano del Maestro, ma a sua volta ne aveva ideato uno tutto suo da nascondere anche ai suoi fidati compagni. « Incastonerò un pezzo della sua anima e quindi dei suoi poteri dentro il Diadema. » Sfiorò quella tiara che mai si era tolta in vita sua. « Tu dovrai essere la prima a toccarlo per poter ricevere i suoi stessi poteri. »
« Cosa comporterà a voi, madre? » chiese Helena mentre il suo cuore, per un istante, cessò di battere.
« Io ci sacrificherò tutti. » Un sorriso amaro si formò sul viso pallido e stanco di Corvonero. La sua mano si posò sulla guancia di sua figlia, altrettanto pallida. « Tranquilla, figlia mia. Io sarò sempre qui… » le mormorò materna, forse più di quanto non fosse mai stata in vita sua. « Sarò nell'aria. Tu mi sentirai sempre accanto a te e quando vorrai avermi accanto, mettiti in disparte e pensami. Noi parleremo, ma non con il linguaggio delle parole… » sussurrò. « …nel silenzio! »


Fu grazie ad Helena Corvonero e al sacrificio di sua madre che dalle ceneri di quella strage, la Resistenza vide nascere il suo condottiero.
Helena, investita da quella magia di luce bianca, acquisì tutti i poteri che un tempo possedeva il Maestro. Poteri che anche lui tutt'ora aveva ma che avrebbe praticato solo attraverso il libro in cui aveva riposto la sua essenza.
Più tardi nel corso degli anni, alla resistenza si sarebbero aggiunti molti valorosi guerrieri, tra cui Ignotus Peverell.
 
1100 D.C – LA MORTE DI HELENA E LA CREAZIONE DELL’ANELLO E DEL CIONDOLO
Il Barone Sanguinario e Priscilla Corvonero si incontrarono tre volte nel corso della loro vita ed ogni volta fu come la prima e come l'ultima.
Il loro primo incontro avvenne in una fredda giornata d'inverno, mentre la neve creava uno scenario suggestivo tutt'intorno. Quando i loro sguardi si incrociarono fu come se il tempo si fosse fermato e l'anima del mondo stesse sorgendo con tutta la sua forza davanti a loro. Quando il Barone guardò gli occhi di lei - un paio di occhi neri - e vide le sue labbra indecise fra un sorriso e il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del linguaggio che parlava il mondo e che chiunque, sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tuttavia risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociavano come si incrociarono i loro davanti ad un pozzo.
Le labbra della donna, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale. Il segnale che l'uomo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle parole e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto. Era là, il linguaggio puro del mondo, senza alcuna spiegazione, perché l'universo non aveva bisogno di spiegazioni per proseguire il proprio cammino nello spazio senza fine. Tutto ciò che l'uomo capiva in quel momento era che si trovava di fronte alla donna della sua vita e anche lei, senza alcun bisogno di parole, doveva esserne consapevole.
Quando quei due esseri si incontrarono e i loro sguardi si incrociarono, tutto il passato e tutto il futuro non ebbero più alcuna importanza. Esisteva solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole erano state scritte dalla stessa mano: la mano che risvegliava l'amore. Perché, se tutto ciò non esisteva, i sogni dell’umanità non avrebbero più avuto alcun senso.
Il Barone e Priscilla si incontrarono tre volte ed ogni volta fu come la prima... finché di Priscilla non si seppe più niente.

Quello che accadde dopo è piuttosto triste. La notizia della morte dei quattro fondatori di Hogwarts giunse fino ai meandri più nascosti del mondo magico. Tutti seppero della loro scomparsa misteriosa, eppure nessuno ne conosceva i dettagli precisi. Quando la notizia arrivò anche al Barone Sanguinario, egli - che era sempre stato un uomo violento - impazzì di rabbia e di dolore e cominciò il suo declino verso la rovina.
Contemporaneamente alla voce della morte dei quattro maghi, un'altra voce - più maligna - seguì quella tristezza che aveva inondato il mondo. Helena Corvonero, figlia di Priscilla Corvonero, era stata la causa della scomparsa di sua madre e dei suoi colleghi. Cos'altro avrebbero potuto dire? Cos'altro avrebbero potuto pensare? E così, mentre Helena organizzava la Resistenza accerchiandosi di persone fidate, un altro gruppo la cercava per metterla al rogo come solo una strega del suo calibro meritava di finire.
Fu così che il Barone Sanguinario cominciò la sua personale crociata per vendicare la donna che amava. Non sappiamo bene quanto tempo impiegò: giorni, mesi, anni, ma la trovò. Non fu difficile, perché il Barone sapeva bene che il richiamo del sangue era troppo forte e che prima o poi Helena sarebbe andata a cercare la tomba di sua madre. Un passo falso che le costò la vita.
L'uomo, che per non sporcarsi le mani l’avrebbe portata volentieri al rogo, tentò di convincerla a tornare a casa. Tuttavia Helena - priva in quel momento del diadema - si rifiutò e in preda ad un attacco di collera il Barone la pugnalò e la uccise.
Helena guardò con gli occhi morenti la figura davanti a lui e con le ultime forze che aveva a disposizione sussurrò « Non ho ucciso io mia madre », poi spirò. Mosso dal risentimento e colpito dalla verità di quelle parole, il Barone si suicidò.
Nello stesso istante, nel covo della Resistenza il Diadema di Corvonero, non avendo più alcun motivo di esistere, si frantumò in mille pezzi che si sparpagliarono negli angoli più remoti del Mondo Magico.
Negli anni a venire, la Resistenza e L'Ordine andarono alla ricerca di quei pezzi sacri che diventarono un ciondolo, posseduto dalla Resistenza, e un anello, per l’Ordine.
Helena Corvonero non riuscì a portare a termine la sua missione, ma al suo posto c'erano altri valorosi guerrieri che avrebbero fatto di tutto per riportare la luce dove l'Ordine seminava solo oscurità. Uno di questi era Henry Fleamont Potter
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Questa storia, l’ho creata 5 anni fa per un GDR a tema Harry Potter. Ho pensato molto se continuarla come fanfiction oppure no. Poi alla fine, mi sono decisa ed eccomi qui. Questo primo capitolo è più un prequel. Seguirà un Prologo e poi i capitoli veri e propri. E’ da un po' che non scrivo quindi mi scuso per eventuali errori. Non c’è molto da aggiungere. Quindi un grazie va a chi leggerà questa storia.
Saluti
erÿdia
  
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