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Autore: sweetlove    08/01/2022    4 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 24

 

 

Nina aprí gli occhi nel buio della stanza. Inizialmente pensò di essere in un sogno, perché non poteva di certo essere vero… Non poteva di certo trovarsi con Kian ancora nuda sotto le lenzuola azzurre di quel letto troppo piccolo per due, ma non per loro. 

C’era silenzio, e doveva essere notte fonda poiché dalla finestra rimasta semi aperta i suoni della vita cittadina giunsero alle sue orecchie meno concitati, tipici del momento di tregua che auto, mezzi pubblici e caos generale lasciavano ai residenti dalle due alle cinque del mattino.

Non si mosse, semplicemente richiuse gli occhi mentre i sensi tornavano a far parte del suo essere e le confermavano che non si era trattato affatto di un sogno.

La pelle calda di Kian le faceva da materasso, il suo petto fattosi più possente di quel che ricordava e il calore che emanava l’avevano cullata e accompagnata dolcemente nel sonno. Il suo odore era rimasto lo stesso, unico e impossibile da confondere con quello di chiunque altro, anche del gemello in cui lei, scioccamente, aveva pensato di trovare un sostituto.

Forse anche meschinamente.

Ma un’adolescente che si affaccia all’età adulta, nel bel mezzo dei casini più inimmaginabili, tra lutti, dolore e incomprensioni, può realmente essere giudicata meschina solo per aver cercato conforto tra le braccia di un altro?

Questo l’avrebbe stabilito la vita, col tempo. O quando avrebbe dovuto affrontare Yuno per dirgli che, nonostante fosse stato l’amico migliore del mondo e, anche se per poco, il compagno che qualsiasi donna al mondo vorrebbe avere, l’aveva letteralmente ingannato, e adesso anche tradito.

Questo era innegabile e ingiustificabile.

Quel pensiero le fece accelerare non poco la frequenza cardiaca, più della paura di essere scoperti li, insieme, da Valese e suo marito Mick. O chissà, da Nori, la sorellina impicciona… o da Yuno stesso!

No, Yuno era rimasto da Goten, in attesa di notizie di Hami, per poter dare una mano in caso di bisogno.

Forse era questo a doverle causare un grosso, grossissimo senso di colpa. Il fatto che tutti erano in angoscia per le sorti di Hami e lei, invece, nel letto con la persona dalla quale, due anni prima, era stata allontanata con la forza. Una persona che aveva rischiato di farla scivolare nell’abisso. Una persona che lei amava ancora con tutte le sue forze e che, stavolta, nessuno le avrebbe portato via.

Era tanto immersa in quel fiume di pensieri da non rendersi conto che Kian si era svegliato, forse grazie ai sensi saiyan che l’avevano avvertito vi fosse qualcuno vigile molto, troppo vicino a lui.

«Tutto bene?»

Nina quasi sobbalzò. Non si era mosso, udì improvvisamente la sua voce nel buio, appena sopra la sua testa dai capelli biondi scompigliati.

Fece un respiro profondo. Andava tutto bene? Si. Decisamente si. Era felice, anche se il mondo si ostinava a soffocare quella gioia con tutti i sensi di colpa che ne derivavano. Ma che fosse un tradimento, uno sbaglio, qualcosa di sporco… non doveva importargliene, non adesso. Avrebbe avuto tempo per affrontare tutto.

Sorrise, sospirando.

«Sí… sei sveglio anche tu?»

«Apparentemente…»

Non sollevò lo sguardo, ma capì dal suo tono di voce che probabilmente aveva stampato in faccia quel sorriso sardonico che da quando erano bambini tanto la faceva incazzare, ma che l’aveva anche fatta innamorare. Chissà quando, precisamente…?

«Dovrei tornare a casa. Se mio padre si accorge che non ci sono…»

«Tuo padre sta pensando a Hami, adesso.»

«Dovrei pensarci anche io.»

«Anch’io, e l’ho fatto finchè ha avuto qualche utilità. Adesso non ne ha, e se tua sorella é andata via probabilmente non vuole essere trovata. Sappiamo bene che é molto improbabile le sia accaduto qualcosa di brutto, forte com’é.»

Nina sospirò ancora, assorbendo una ad una quelle parole. Da quando era così saggio? Aveva colto appieno tutto il senso di quella situazione.

Hami le mancava, avrebbe voluto chiederle come stava, dov’era. Sua sorella era parte di lei, la amava incondizionatamente, le doveva tanto, ma al tempo stesso voleva che finalmente vivesse la sua vita con quel pizzico di ribellione che la maturità le aveva sottratto.

Non che da bambina fosse problematica… delle due, era proprio Nina a creare i disastri più impensabili! Hami era l’angelo sceso dal cielo. La cocca di papá. Quel papá così legato a lei da farlo sembrare spaesato a causa di quell’allontanamento. E alla fine si era allontanata anche lei, nonostante fosse solo per qualche ora, di nascosto e per infilarsi in camera di Kian dalla finestra, senza dire una parola, per baciarlo fradicia di pioggia e fargli capire che quei due anni passati a tentare di dimenticarsi potevano benissimo essere buttati nel cesso. E che lo voleva come non aveva voluto mai nessuno.

Questo era accaduto, e ancora non se ne capacitava.

Sapeva soltanto che quei due giorni trascorsi a pensare da sola, chiusa nella sua stanza, l’avevano portata dove si trovava adesso. E il fatto che lui non l’avesse respinta dimostrava soltanto una cosa: aveva soltanto provato a mostrarsi scostante e menefreghista, forse per cercare di allontanarla e di non sporcarla ancora una volta, ma ciò che desiderava veramente era proprio che lei facesse il primo passo e che gli facesse capire quanto era ancora importante, che era ancora parte della sua vita, del suo cuore. Di tutto.

«Nina, devi tornare a casa. Non voglio che ti scoprano qui, con me.»

«Pensavo la stessa cosa…» A malincuore si scostó, allungando la mano alla ricerca di qualcuno degli indumenti lanciati qua e là solo poche ore prima. Trovò qualcosa di morbido, il maglione ancora umido, e se lo infilò senza preoccuparsi di rimettere il reggiseno. Quello l’avrebbe occultato lui quando l’avrebbe ritrovato.

«Nina…»

Si volse ancora verso di lui, scoprendolo ora in piedi, con addosso soltanto i boxer ma l’espressione più che seria, riconoscibile nonostante la penombra.

«Cosa?»

«Che intenzioni hai?»

Rimase con l’elastico per i capelli tra l’indice e il pollice e l’altra mano a sorreggere la coda che era pronta a farsi. Cosa voleva dire con quella domanda? Intenzioni?

«Ovvero?»

Sollevò un sopracciglio proseguendo nella sua operazione e finendo poi di riallacciarsi i jeans.

«Con Yuno. Glielo dirai?»

Il primo istinto fu di dire “certo!” ma improvvisamente si bloccò, mentre un brivido prendeva ad attraversarle la schiena. 

«Kian… perché me lo chiedi?»

«Perché non voglio far del male a nessuno, non più. E voglio sapere cosa vuoi fare con entrambi. Sei venuta a cercarmi tu, e presumo tu e lui non vi siate lasciati. O mi sbaglio?»

«Ovvio che ti ho cercato io! E non ho avuto il tempo materiale di lasciarlo, ma era già nei miei piani. I miei piani prevedevano di tenere a debita distanza tutti e due voi, ma come vedi non ho ancora imparato a frenarmi. E soprattutto dovevo capire se davvero ce l’avevi con me oppure hai semplicemente finto, quando ci siamo rivisti.»

Si accorse soltanto a frase conclusa che quello era davvero il loro primissimo dialogo dopo essersi rincontrati, perché davvero avevano fatto l’amore senza aver proferito parola, talmente affamati l’uno dell’altra e desiderosi di cogliere l’attimo, con Trunks fuori gioco e l’allerta “ritorno di Kian” rientrata.

«Perché avrei dovuto avercela con te, Nina?»

Kian si fece più vicino, accostandosi a lei. Non era mai stato un tipo romantico o espansivo, anzi. Aveva sempre avuto quell’aria da duro, da bulletto, a renderlo l’esatto opposto di suo fratello Yuno, e proprio per questo la giovane Brief si sentí spiazzata quando si ritrovò di nuovo col volto affondato nel suo petto, in un abbraccio che sapeva di quell’addio che non si erano mai realmente dati, anni prima. E sapeva di perdono, ma in quel momento nessuno dei due sapeva chi doveva chiedere scusa a chi.

Lui a lei, per averla trascinata con se quando la droga non gli permetteva più di ragionare?

Lei a lui, per non averlo portato in salvo?

«Perché hai iniziato a farlo, Kian?»

Quella domanda l’aveva tormentata per anni, di giorno e di notte, mentre piangeva o fingeva di sorridere, e avrebbe voluto farla a lui anziché alla stizzacervelli dalla quale Trunks l’aveva costretta ad andare. 

Nel tempo immaturo trascorso insieme non le era mai importato del perché… era troppo piccola e troppo stupida, esattamente come lui, per indagare sulla causa del declino di Kian. Ma adesso le cose erano diverse, erano cambiate, e non perché erano stati a letto insieme, ma perché finalmente ERANO insieme. E sapeva di dover costruire quel castello di carta in modo che nessuna folata di vento, stavolta, avrebbe potuto buttarlo giù.

«La droga colmava un vuoto…» La sua voce le giunse alle orecchie quasi incerta, tremante e carica di emozione. 

«E cosa ti mancava?»

Era famosa per quel suo modo diretto di esprimersi, quasi freddo e insensibile. Ma era in gioco, tanto valeva giocare.

«Niente. Avevo tutto. Due case, due famiglie, dei fratelli. Ma quello che mi mancava era l’equilibrio… e non ho mai saputo accettare il fatto che mio padre mi abbia abbandonato.»

«Abbandonato?!» Nina si staccò da lui quanto bastava da guardarlo negli occhi «Ma cosa dici? C’è sempre stato per te…»

«Si, ma prendere coscienza del fatto lui ci abbia lasciati soli, Nina… beh, quello mi ha devastato. A Yuno non ha fatto alcun effetto, lui ha saputo apprezzare quello che la vita ci ha poi riservato, non ha mai provato rancore. E nemmeno io… non per mio padre. Ma per me. Mi sono sentito…»

«Non abbastanza?»

Riuscì a far centro con quella semplice domanda. Riuscì a completare quella frase, quella confessione che da tempo stava aspettando. Qualcosa di apparentemente stupido e infantile, poiché i gemelli avevano un anno quando Goten aveva lasciato la loro madre per Bra, ma si era sempre mostrato un ottimo padre, presente e finalmente maturo. Ma i sentimenti di un bambino… beh, quelli vengono fuori anche da vecchi, e se mal gestiti possono portare esattamente dove alla fine era finito Kian.

All’inferno.

«Non abbastanza.»

Il giovane accompagnò quelle parole con un sospiro, come se finalmente si fosse liberato di un peso. Anche a lui erano servite settimane intere di terapia per arrivare alla conclusione di tutto, ma alla fine ce l’aveva fatta. E solo lui sapeva quanto Goten avesse pianto quando gliene aveva parlato. E aveva giurato a se stesso che mai a nessuno avrebbe detto di aver visto suo padre, il suo eroe, piangere. Un segreto che si portava dietro ormai da un anno…

«Kian, io…»

«Non voglio mai più metterti in pericolo, Nina. Non avrei mai dovuto farlo… io…»

«Quella era un’altra vita. Non parliamone più, ti prego… non mi metterai in pericolo, e io ti aiuterò in tutto da oggi in poi. Solo…»

Nina si fermò. Un groppo in gola le bloccò improvvisamente la voce mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

«Solo?» La incitò Kian, guardandola negli occhi e perdendocisi dentro come un tempo, ma in modo diverso, più intenso, non offuscato dagli stupefacenti. Era vero quello che provava, non erano allucinazioni, Nina era l’amore della sua vita anche ora che era pulito, soprattutto ora!

«Non lasciarmi più!».

 

 

Nota dell’autrice
 

Buon sabato a tutti e buone feste trascorse! Spero stiate tutti bene, io sono stata un po’ acciaccata tra tamponi, vaccino e raffreddori vari, ma ne sono venuta fuori trionfante 🤣 arrivare negativi all’epifania é stato difficilissimo!

Detto questo, vi lascio un capitolo tutto Kian e Nina… quello che aspettavate di più, tra l’altro, e spero si riesca a capire qualcosa in più su cosa é accaduto e soprattutto sulle origini dei problemi di lui. Aspetto di sapere cosa ne pensate.

In più, ho preso la decisione di tornare alle origini: non ci sarà più un appuntamento fisso, un po’ come avevo scritto nel primissimo capitolo. Non posso più rispettare scadenze, a volte non riesco a scrivere nulla e mi riduco all’ultimo e scrivere per ‘dovere’ non mi piace, per cui vi chiedo scusa, aggiornerò ogni volta che riuscirò a partorire un capitolo dignitoso e con la voglia di farlo, soprattutto!

Detto questo, io vi ringrazio infinitamente per il supporto che mi date! Siete speciali!

Vi abbraccio forte e vi auguro di trascorrere un anno meraviglioso💕.

 

Sweetlove

 

   
 
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