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Autore: Aqua Keta    14/01/2022    5 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Alle prese con la prima cena preparata da sola, Oscar non perdeva di vista, attraverso i vetri di fronte alla tavola, la piccola Maddie giocare con la neve.

Voleva fare una sorpresa ad Andrè mettendo in tavola il suo piatto preferito.

Chissà se i consigli e gli insegnamenti di Nanny avrebbero dato esito positivo sul risultato finale.

Le pareva alquanto strano dedicarsi ad incombenze del genere.

Presto avrebbe ripreso sevizio alla caserma di Brest e lì sarebbe stata la prova del fuoco, dimostrando proprio a lui di essere in grado di gestire la donna di casa e madre e quella dedita al suo lavoro.

Il pensiero si spostò su Bernard. La sua recente visita, nonostante attesa, l’aveva turbata ed in un certo senso messa in allarme.

Era cosciente del fatto che prima o poi sarebbe arrivata la resa dei conti con Bouillè e la sua Ombra. Ma non ora. Lo sperava ardentemente.

Ora doveva dare solo serenità a sua figlia, alla sua famiglia finalmente ricongiuntasi. Il primo Natale assieme era stato meraviglioso, aveva ritrovato con Andrè quell’intimità e complicità di un tempo. Lui sapeva farla sentire così straordinariamente donna, desiderata ed amata.

Scosse il capo dandosi della stupida ed immatura sentimentalmente ripensando a quella sua infatuazione per Fersen.

Eppure da un lato gli doveva molto. Scoprire di amare Andrè era stato un percorso doloroso, lungo e combattuto fino a giungere a quella consapevolezza di fronte alla quale, lui era stato l’unico testimone ed artefice. Non fosse intervenuto durante l’agguato a Saint Antoine, sarebbe accaduto tutto il resto?

Oramai faceva parte del passato.

Fersen …. Maria Antonietta …

 

Strizzò forte gli occhi pregando che Alain entrasse in quel preciso istante scaraventandosi con tutta la sua forza su quel mostro.

La mano stretta salda alla gola e le labbra increspate del suo aggressore in un ghigno di scherno – “Se non erro abbiamo un conto in sospeso noi due”

Gli occhi annacquati, annaspando alla ricerca disperata di un po’ d’aria.

“Sai, certe azioni, scelte, decisioni comportano inequivocabili conseguenze … che a volte possiamo definire … tragiche”.

Una fitta lancinante su di un fianco le tolse quel poco di respiro che ancora le circolava nei polmoni. La lama affondò lentamente – “Sfuggire alla morte una volta è stato un vero miracolo per te … ma la sorte non fa sconti e non regala una seconda occasione”- ritraendo lo stiletto e conficcandolo nuovamente nella carne –“Ma voglio essere clemente con te. Ti ho riservato un trattamento molto speciale  … e presto toccherà anche alla tua amichetta bionda.” – roteò lentamente la lama conficcandola con maggior forza per poi estrarla nuovamente.

Ancora sollevata da terra non ebbe più la forza di agitare i piedi alla disperata ricerca di un appiglio.

“E’ tutto pronto” – lo avvisò uno dei suoi sicari.

Accostò la bocca alla guancia della giovane –“Sentito?” – lasciata la presa Leah ricadde a terra.

Non ebbe il tempo di farsi forza sulle braccia per sollevarsi e prendere respiro che uno del gruppetto l’afferrò per i capelli trascinandola all’esterno.

“Suvvia, smettila di miagolare. I tuoi lamenti ti rendono particolarmente insopportabile.”- mentre girandole attorno si compiaceva nel vederla contorcersi dal dolore - “Tutto sommato sei fortunata comunque. Fossero stati gli uomini di Bouillè ti avrebbero fatto una bella festa com’è loro squallida abitudine. Ma io lavoro in maniera molto più pulita e ti assicuro, meno incivile”.

Sentì una corda sfregare e stringerle i polsi per poi ritrovarsi con le braccia sopra il capo, appesa al ramo piu grosso di quell’albero spoglio di fronte a casa – “Alain!!!”- gridò con le ultime forze rimaste in corpo mentre le lacrime la rigavano le guance.

Un ultimo sguardo diabolico si posò su di lei – “Forse farà in tempo a vederti prima di trasformarti in cenere” – un cenno con il capo e le torce si posarono sulle pareti dell’abitazione ed il ricovero per il calesse.

Mentre il fuoco divorava velocemente il legno, si affiancò nuovamente alla giovane con un sorriso diabolico – “E ora tocca a te. Muori, puttana”.

Le fiamme l’avvolsero.

 

Sorrise lasciando vagare la mente, ripensando alle loro notti d’amore.

Con Andrè era libera di essere tutto ciò che per anni aveva dovuto reprimere inconsciamente. Le guance le si accesero.

Sollevato lo sguardo vide Maddie immobile fissare un punto in lontananza. Rimase ad osservarla qualche istante. Poi, pulite le mani, uscì.

“Che cos’hai visto?”- piegandosi sulle ginocchia mentre con una mano le accarezzava il capo.

In lontananza il cielo illuminato a giorno.

Incurvò le sopracciglia nel tentativo di mettere a fuoco e comprendere di cosa si trattasse.

Aggrottò la fronte drizzandosi d’un tratto in piedi –“Parrebbe verso la spiaggia … vicino al porticciolo …”- farfugliò.

Madleine si strinse alle sue gambe – “Fuoco mamma?”

“… si …”- quell’affermazione le filtrò tra i denti con un profondo senso d’angoscia – “… la spiaggia …. Leah!!”- deglutì quel nome.

Afferrata per mano la figlia corse dentro. Indossò qualcosa di pesante trascinando la piccola a casa Jarjayes.

“Mamma … mamma”- strillò innervosita dall’agitazione della madre.

“Chiudetevi in casa!”- ordinò a Nanny.

“Ma Oscar …”- la rincorse con la voce.

“Fai ciò che ti ho detto”- il tono severo mentre stretta dall’angoscia si diresse verso la scuderia.

Lanciata al galoppo. Doveva arrivare in tempo.

L’aria gelida provocarle una fitta dolorosa al petto riempiendo i polmoni, la gola bruciare ad ogni boccata.

“Ti prego … “- masticò nervosamente quel pensiero in quella folle corsa.

Perché la spiaggia sembrava così lontana.

Gli zoccoli affondare sordi nella neve.

Uno strattone alle redini per rallentare il suo destriero.

Scese da cavallo.

Incredula, pietrificata. Gli occhi sbarrati di fronte a quell’orrore.

 

La strada era costeggiata ai bordi da neve ancora fresca, ma nel centro si era trasformata in un immenso pantano.

Aveva voglia di vederla, desiderava rientrare a casa quanto prima per riabbracciarla dopo un’intera giornata lontani.

Si rese conto di quanto quella giovane l’avesse cambiato, più consapevole dei suoi sentimenti, dedito solo a quel legame divenuto così forte.

Doveva tutto ad Andrè, a quel giorno che gli aveva chiesto di occuparsi di lei, di vegliarla, proteggerla. Una storia, la loro, anche sofferta per via della sua gelosia, dei sentimenti di Leah nei confronti del suo miglior amico …

Raggiungerla, cenare assieme, starsene accanto al camino a raccontarsi della giornata e discutere gli ultimi dettagli del matrimonio fissato per la prima domenica del mese in arrivo, fino a quando le fiamme lentamente si sarebbero affievolite decretando il momento di andarsi a coricare.

Imboccato lo stradello per la spiaggia notò, in lontananza, un certo assembramento poco distante dalla sua abitazione. Un intenso fumo elevarsi verso il cielo plumbeo.

Le torce ad illuminare un cospicuo numero di persone.

Solo quando la distanza fu minima, realizzò.

Scese da cavallo. Lo sguardo fisso su ciò che restava del piccolo edificio. Un paio di passi ancora.

Percepì il sangue risalire velocemente e pulsare nelle tempie – “Leah … !”- gridò facendosi strada a spintoni fra coloro che erano accorsi in aiuto.

Andrè gli si parò di fronte. Le mani forti bloccarlo per le braccia – “Non andare Alain!”

“Togliti dai piedi Andrè. Fammi passare o giuro che ti pesto!” afferrandolo per il collo gli sferrò un pugno.

Schivò a stento quel colpo perdendo la presa per evitarlo e accorgendosi di una nuova carica.

“Soissons!”- chiamò Oscar.

Rimase con il pugno serrato per aria pronto ad infierire nuovamente sull’amico. Digrignò i denti cogliendo lo sguardo gelido del suo ex Comandante.

Un paio di falcate e si trovò di fronte all’albero posto davanti le macerie di quel che restava della casa. Appeso, il corpo bruciato della giovane.

Si precipitò ai piedi della ragazza nel tentativo di liberarla mentre rabbia e disperazione gli infuocavano il volto.

E quel nome, gridato mille volte contro il cielo.

Uno dei presenti si fece coraggio riuscendo a recidere il cappio, lasciando ricadere ciò che rimaneva di lei tra le braccia di Alain.

L’odore acre gli riempì le narici stringendo il suo amore informe, sfigurato.

“Via! Andate tutti via!”- volgendosi verso la piccola folla – “via, sparite di qui!” – in ginocchio, privo di forze, affondò le mani in quella poltiglia di terra gelida. Lo sguardo trasfigurato fisso su di lei.

Oscar deglutì ogni lacrima pronta ad oltrepassare le barriere dei suoi occhi concentrati su una tragedia, forse, annunciata.

Avrebbe dovuto parlare con Andrè, dir lui della visita di Bernard, della rocambolesca fuga del suo aguzzino. Avrebbe dovuto informare Alain, Mornay .. chi altro avrebbe potuto colpire per arrivare a lei? Era stato così anche in precedenza. Leah, l’anello di congiunzione.

Le ombre del passato erano riemerse impetuose, come una tempesta, come una belva vorace si stavano accanendo nuovamente su di lei a ricordarle che “tutto a suo tempo”.

Strinse gli occhi scostando lo sguardo. I singhiozzi aggrapparsi alla gola e dover ingoiarli a forza.

Il braccio rassicurante di Andrè le cinse amorevolmente le spalle facendola sobbalzare e costringendola a riprendere possesso della realtà.

“Andrè io…”- cercando conforto nei suoi occhi.

“Vai a casa. Resto io qui”

“Prima devo parlare con Alain”- si allontanò a malincuore da quel porto sicuro avanzando con passo sicuro verso l’uomo ricurvo su quel corpo esanime.

“Ferma!”- afferrandola per una mano –“Non ora Oscar, non ora. Ha bisogno di stare solo”

“E’ importante Andrè, io devo parlargli assolutamente”- ma la presa forte del consorte le impedì di proseguire.

“Andrè… io devo”- quel segreto schiacciarla con tutto il suo peso sull’anima – “Che farà ora? Dove dormirà stanotte?”- un ultimo tentativo di divincolarsi.

“Torna da Maddie, ci penso io con lui”

Già, Maddie. In tutto quel trambusto aveva completamente dimenticato la sua bambina.

Un brivido freddo le percorse la schiena per tutta la lunghezza al punto da raggelarle il sangue.

Si volse di scatto verso il cavallo. Desiderò raggiungerlo, afferrarne le briglie e lanciarsi verso casa, andare ad abbracciare la sua creatura, stringerla forte a sé. Quando, quando sarebbe finito quell’incubo?

Inspirò a pieni polmoni l’aria gelida. Fece mezzo giro su se stessa fino ad inquadrare i due giovani – “E’ stato qui!”.

Alain sollevò il capo –“Che cos’avete detto?”

Oscar lo fissò dritto negli occhi. Non avrebbe potuto commettere errore più grande. Tutta la fiducia che aveva riposto in lei in quegli anni, svanita, dissolta….

Si avventò su di lei afferrandola per il collo – “Sapevate, voi sapevate!!!” – racchiuse tutta la forza in un pugno serrato e sollevò il braccio in aria.

La giovane non abbassò lo sguardo pronta a ricevere il colpo consapevole di essere stata volontariamente la causa della morte di Leah e di essere pertanto pronta a affrontarne le conseguenze.

Andrè l’afferrò bloccandolo – “Fermo!!!”

Si strattonarono ripetutamente, uno nel tentativo di colpire, l’altro di trattenerlo.

Ma non poteva. Lo spinse via con gran rabbia- “Sparisci. Sparite tutte e due!”

“Alain io…”

“Andatevene!”- la voce spezzata dal dolore –“ Sparite o giuro su Diane che vi uccido con le mie stesse mani!”

“Vieni via”- la esortò Andrè.

Uno sbaglio. Un immenso terribile sbaglio di valutazione.

Non avrebbe dovuto.

Afferrò le briglie ed in sella si allontanò a gran velocità.

“Aspetta Oscar!”- tentò di richiamarla suo marito.

Una corsa forsennata verso nessuna meta.

Le lacrime cristallizzarsi sulle guance allo schiaffo dell’aria fredda.

Con il suo silenzio, l’orgoglio di voler sbrogliare da sola una matassa troppo complessa, aveva permesso che quell’assassino togliesse la vita ad un’innocente.

Leah. Era stata la sua rivale per divenire, nel momento più buio della sua vita, il suo aiuto più grande, il suo sostegno, la sua libertà … .

Aveva deluso Alain. Sicuramente Andrè.

E pure se stessa.

La mente trafitta da ogni sorte di pensiero in una battaglia con il proprio stato d’animo

… uno spiraglio di luce … l’immagine di sua figlia.

Tirò con uno strattone le briglie a fermare quella corsa sfrenata nel tentativo di rimettere insieme ogni briciolo di idea sul da farsi.

Era veramente giunta l’ora di chiudere il cerchio, di affrontare quei fantasmi.

Aveva ancora un conto in sospeso con il destino.

Lo doveva a se stessa, a sua figlia e ad Andrè.

Ad Alain.

Lo doveva a Leah.

 

Le spalle contro la corteccia, ai piedi di quell’albero maledetto.

Gli occhi vuoti concentrati sui resti della giovane immersi, in parte, nella terra mescolata alla sabbia e la neve sciolta.

“Non credo di essere nata sotto una buona stella”- gli diceva ogni tanto ridendoci sopra. Ripensando alla sua breve vita provò una pena infinita.

La sua bambolina dai rossi riccioli.

Non aveva mai compreso esattamente cos’avesse trovato in lui, perché alla fine aveva deciso di diventare la sua donna.

Una cosa era certa. Lui aveva perso letteralmente la testa. Mai per nessuna.

Non sapeva nemmeno come avvisare la sua famiglia.

Cork non doveva essere poi così tanto grande. Vuoi che non la conoscessero? Qualcuno che scrivesse loro due righe 

Come ci si poteva accanire su una giovane donna in quella maniera?

Non poteva lasciarla li.

Si mise a rovistare tra le macerie alla ricerca della pala prestata tempo prima dal curato .

Il legno umido si sbriciolò più di una volta fra le sue mani.

Scavò ai piedi dell’albero. Quando fu abbastanza profondo, trascinò il corpo deponendolo in quella fossa. Poi lo ricoprì e vi piantò una croce improvvisata con due legnetti legati tra loro con un pezzo di corda mezza bruciata.

Le prime gocce.

Si accorse di alcuni brandelli dell’abito della giovane. Ne raccolse uno e sedette. Accostandolo al naso, socchiuse gli occhi. Gli parve di sentire ancora il suo profumo … quella boccetta di acqua di fiori di campo che le aveva regalato per un suo compleanno. Era dosato in ogni goccia –“ Avrai speso un patrimonio” – aveva stretto quel flaconcino tra le mani. Il suo piccolo tesoro … con il suo fermaglio.

 

Vagò a lungo senza una meta.

Il pensiero di dover ora affrontare anche Andrè.

Rientrando a casa, lui era la che l’aspettava. Come sempre.

Non le chiese dove fosse stata, il motivo per cui fosse rientrata solo sul far del mattino. No.

Attese che richiudesse la porta, riponesse il mantello.

“Perché?”

Abbassò lo sguardo. Un sospiro.

“Perché me lo hai tenuto nascosto? Sei mia moglie. Avresti dovuto dirmelo, avresti dovuto parlarne con me… “

“Andrè …”

“Cos’altro mi hai nascosto fino ad ora? Come posso continuare a fidarmi di te se non mi parli? Se i tuoi silenzi continuano ad essere lunghi? Sei spesso assente e assorta … Che ti succede?”

“Io non ti nascondo nulla”

“Lo hai fatto. Avresti dovuto coinvolgermi. Quando è venuto Bernard?”- il tono si fece più severo.

“Qualche giorno fa”- scostò la sedia per accomodarsi.

Il giovane si mosse.

Era li, di fronte a lei, a pochi centimetri dal suo viso. Il volto tirato.

“Non volevo farti ripiombare nell’incubo …”

“E’ un qualcosa che riguarda entrambi, non credi? Ne va della nostra felicità”

“E’ proprio questo il motivo per cui non ho voluto …”

“Oscar! Leah è morta”- la sua voce la sovrastò.

Affondò il volto tra le mani – “Non potrò mai più lavar via questa colpa”

“Quale fiducia potrà continuare ad avere in te Alain? … ed io?” - deluso.

Sgranò gli occhi fissandolo terrorizzata –“Ti prego, non dire così”

Le volse le spalle ravvivando il fuoco nel camino –“ Madeleine ti ha cercato piangendo fino a poco fa”- gelandola –“sei sua madre … ma forse l’hai scordato …”

Le parole del marito affondarono in lei come una lama.

La vide dirigersi nella stanza della piccola.

Si soffermò sulla porta della camera.

China su di lei le accarezzava i riccioli sparsi sul cuscino.

Il pupazzo stretto in un abbraccio disperato. Quanto aveva sofferto, quante lacrime aveva versato.

Entrato  si piegò allungando la mano e sfiorando le dita della donna. Le accarezzò sperando si intrecciassero alle sue,

Le strinse forte, con tutto l’amore che da sempre gli apparteneva.

“Non ti deluderò”- sussurrò posando il capo sulla spalla di Andrè.

 

Nemmeno il tempo di riprendersi quella serenità di cui aveva bisogno, tanto desiderata che quell’incubo tornava prepotentemente nella sua vita ad ostacolare la felicità sognata.

Bouillè aveva ancora conoscenze influenti tali al punto da essere riuscito ad organizzare , seppure da suolo straniero, la fuga di quel persecutore.

Forse si era illusa che la fuga del generale e la cattura dell’Ombra potesse aver determinato la fine dei suoi aguzzini.

Il destino per l’ennesima volta la metteva di fronte a delle scelte …  decidere tra la sua vita e quella di chi amava.

Osservò la figlia intenta a sistemare le posate in tavola.

Maddie la fissò regalandole uno dei suoi splendidi sorrisi.

Aveva fatto di tutto perché crescesse serena ed amata.

Andrè non aveva potuto assaporare i momenti dell’attesa, il parto … aveva perso quasi tre anni della piccola.

Non poteva privare ne l’una ne l’altro di quel legame profondo instauratosi.

Amava Andrè e sua figlia, ma non poteva mettere a repentaglio le loro vite.

Far in modo che quei due fossero sbattuti definitivamente in galera, ecco la soluzione.

Forse solo una condanna a morte e l’avvenuta esecuzione avrebbero potuto decretare la fine di tutto.

E affinchè questo si compisse, avrebbe sacrificato se stessa.

Si sentì tirare insistentemente per la camicia.

Abbassò gli occhi incrociando quelli gioiosi di Madeleine – “Mamma … fai pappa… pappa per mamma, Maddie e Ande”.

 

La pioggia cadere silenziosa e fine.

Solo il frangersi delle onde sulla spiaggia.

Oscar percorse lo stradello a piedi.

Un nodo le si strinse in gola quando intravvide i resti della casa di Alain.

Le travi annerite dall’incendio, l’odore di bruciato ancora presente.

Era rimasto in piedi un muro sopra il quale quattro pezzi di legno si incrociavano dando l’impressione si trattasse di una parte del tetto.

Si guardò attorno. La desolazione regnava ovunque.

Avanzò un paio di passi ancora quando si accorse di lui.

Seduto in un angolo, sotto quella specie di riparo. Fradicio. La testa tra le mani.

Rivolse il volto al mare.

“Che volete …” in un rantolo di sofferenza.

Rimase a scrutare l’orizzonte in un punto non definito.

“Se siete venuta qui per le inutili e solite frasi di scuse e commozione, prendete il vostro cavallo e sparite”

Tacque senza distogliere lo sguardo da quelle onde.

L’uomo afferrò per il collo una delle bottiglie ai suoi piedi e ne trangugiò il contenuto in un unico sorso.

“Stanotte partirò per l’Inghilterra”

“Bene, addio!”

“Ho bisogno di un uomo fidato ed abile nelle armi”

“In caserma ne troverete a bizzeffe”- passandosi il dorso della mano sulla bocca – “E che ci andate a fare?”

Un paio di gabbiani fermi sulla riva richiamarono la sua attenzione – “Ho un conto da saldare”

Alain sogghignò –“Portatevi Andrè … unirete l’utile al dilettevole”

“Deve crescere nostra figlia”.

La sua voce roca lo scosse – “Oscar ….”

“All’alba … al capitello di Saint Paul. Attenderò dieci minuti fino al primo rintocco delle campane”- scosse la pioggia dal mantello.

“Siete pazza”

Gli stivali affondare nella sabbia.

“… che cosa racconterete ad Andrè?”

Si fermò un istante. Una morsa allo stomaco – “All’alba”.

 

Rimase in attesa nel silenzio della notte ascoltando il ritmo del suo respiro, aspettando che si facesse profondo.

Quando si rese conto di poter farlo, si alzò. Una vertigine la colse tanto da farla restare seduta a bordo del letto qualche secondo.

Il dorso della mano sulla fronte ed un violento senso di nausea la colse.

Trattenne l’aria nei polmoni deglutendo per non dar di stomaco nella stanza.

L’altra mano sulla bocca ed allontanandosi accostò la porta della camera da letto.

Doveva vomitare.

Si buttò una coperta sulle spalle ed uscita, liberò lo stomaco.

Rimase con gli occhi sbarrati sulla neve, appoggiata ad un angolo dell’edificio – “ E se fosse …?”

Un brivido le percorse la schiena – “Non ora …” – pensò – “non può essere …”

Non potevano esserci dubbi.

Socchiuse gli occhi sentendo salire le lacrime mescolate tra gioia e paura.

E stringendo i pugni un crescendo di rabbia. Un motivo in più per lottare ed estirpare una volta per tutte quel male, quella minaccia sulla sua intera famiglia.

Un refolo di vento le raggelò quel velo di sudore sulla fronte.

Incrociò le braccia sul ventre in un abbraccio. Il cuore pulsarle velocemente.

Inspirò l’aria soffiandola successivamente come a volersi dare coraggio.

Rientrata indossò gli abiti abbandonati accanto al camino. Si avvolse nel mantello.

Un ultimo saluto alla sua creatura.

Avvicinò la mano a quella montagna di riccioli dorati. Si trattenne nel timore di svegliarla. Ma poi chinatasi la baciò delicatamente sulla fronte – “La mamma tornerà. Te lo prometto.”

Socchiuse la porta.

Un occhio ad Andrè immerso nel sonno.

Le labbra mimarono le parole “ti amo”. Poi si volse ed uscì.

Il suo angolo di felicità.

Accelerò il passo per raggiungere la scuderia.

Alain non le aveva dato alcuna risposta ma era certa che l’avrebbe raggiunta.

 

Non c’era più nulla di lei se non quel fermaglio di metallo annerito, stretto in una mano.

Stanchezza e dolore insinuate tra le increspature della fronte.

Il destino si era portato via tutto di lui. Sua sorella, sua madre ed ora Leah ed il frutto del loro amore.

Tutto.

Focalizzò lo sguardo su quell’albero.

Sentì montare la rabbia ripensando ad Oscar. Lei sapeva. Non aveva fatto nulla per impedire quella tragedia.

Forse avrebbero potuto salvarla? magari … salvare entrambi?

In un gesto di stizza lanciò lontano il fermaglio.

Attorno ancora il buio ed il silenzio della notte. Solo il cullare del mare.

Distese e richiuse a pugno le dita intorpidite dal freddo.

“Ma perché diavolo l’ho gettato!” – si mise a cercare nel punto in cui aveva udito ricadere quell’unico oggetto rimastogli della giovane. Nonostante l’oscurità lo trovò.

Lo raccolse continuando a sfregarlo tra le mani doloranti.

Quel bastardo era troppo furbo. Essere riuscito a fuggire … Oscar, Oscar era la sua preda. E per arrivare a lei doveva colpire chi le stava vicino. E chi se non Leah? Lei l’aveva aiutata ed insieme erano fuggite. Forse non si sarebbe salvata comunque …. ma … -“Dannazione!!”

L’appuntamento.

Lei ci sarebbe stata.

Sapeva che l’avrebbe raggiunta.

E come aveva fatto negli anni indietro, avrebbe obbedito.

Afferrò le briglie ed infilando un piede in una staffa – “Maledizione a voi Jarjayes”.

Attraversò il paese ancora addormentato, solo la luce proveniente dalla locanda riuscì a bucare quella nebbia che lenta saliva rendendo piano piano la strada quasi invisibile

Un leggero nitrito gli diede conferma di non essere solo.

Lei era la.

Si trovò a poca distanza. Ne intravvide la sagoma.

Il cappuccio a nasconderne la chioma dorata.

Il comandante ed il soldato.

Non una parola da entrambe le parti.

Tirate le briglie Oscar fece ruotare il cavallo.

L’alba distese i suoi primi raggi sul capitello e la foschia inghiottì le loro figure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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