Una sfortunata
coincidenza
- Uno -
“Ehi Volk, guarda quelle!” esclamò
Will ridendo.
Volkner si voltò verso un paio di
ragazze in tuta da ginnastica che stavano passando per il corridoio, e si lasciò
sfuggire una risata. I capelli legati in due ridicole codine, la giacca e i
pantaloni che coprivano ogni singolo centimetro quadrato del corpo all’infuori
delle mani screpolate e del viso pieno di brufoli, erano l’antisensualità per
eccellenza. Semplicemente buffe.
Il ragazzo rivolse una strana
occhiata maligna ai pantaloni di una delle due che, apparentemente senza motivo,
crollarono giù. La povera ragazza li prese e tentò di ritirarseli su, mentre
l’altra cercava di aiutarla. Due povere sfigate.
“Ahahah!” Volkner esplose in una
risata a dir poco diabolica, mentre i suoi due amici Will e Mike lo seguivano,
indicando le due malcapitate e dando loro delle stupide.
Improvvisamente la campanella
suonò, e i tre ragazzi si avviarono di malavoglia in classe.
Frequentavano l’ultimo anno di un
istituto superiore di Miami. Tutti e tre alti, slanciati, sembravano rispettare
lo stereotipo dei ‘belli e dannati’. Agognati dalla maggior parte delle ragazze,
odiati dalla maggior parte dei ragazzi, i classici bulletti. Ma Volkner in
particolare a volte dimostrava una crudeltà e un fascino tali da rasentare
veramente il diabolico. Stranamente ogni ragazza si sentiva avvampare in sua
presenza; stranamente quando c’era lui accadevano incidenti strani. Gli occhi
neri sembravano ipnotizzare qualunque altra persona osasse guardarlo dritto in
viso. I capelli neri, sempre scapigliati, parevano rilucere nell’ombra. La pelle
abbronzatissima assorbiva ogni singolo quanto di luce la sfiorasse. Persino Will
e Mike ne erano rimasti affascinati ed erano diventati quasi degli scagnozzi per
lui.
Accattivante, prepotente,
irriducibile. Un diavolo fatto persona.
I tre entrarono nella piccola aula
già gremita di studenti, andarono a sedersi arrogantemente ai loro posti,
lanciando occhiate di sfida a qualunque maschio avesse osato rivolgere loro un
solo sguardo.
Volkner iniziò a provare uno
strano senso di fastidio e odio che cresceva dentro di lui man mano che si
addentrava nella stanza. I tre si misero, come gli altri, a fissare il professor
Harley scrivere alla lavagna due curiose parole. ‘Brawly
Lancetaker’.
- Due -
Un ragazzo alto e magro, dai
capelli biondissimi e la pelle bianca osservava la classe coi lucenti occhi
azzurri.
“Ragazzi, vi presento un nuovo
compagno, Brawly Lancetaker. Starà nella nostra classe per tutto il prossimo
semestre. Avanti Brawly, presentati ai tuoi colleghi.” pronunciò autoritario il
professore.
Brawly squadrò tutti i ragazzi con
fare quasi indagatore, senza smettere però di avere una certa serenità
nell’espressione ferma e decisa degli occhi. Volkner lo scrutava torvo cercando
di esercitare su di lui sin da subito terrore e prepotenza. Gli sfigati come lui
si meritavano quel trattamento anche solo per essere sfigati. Eppure per un
motivo a lui sconosciuto ci fu un attimo in cui quel ‘Brawly’ ricambiò il suo
sguardo con un’occhiata fiera e sostenuta, quasi non percepisse il potere che
emanavano i suoi occhi neri.
“Beh io… mi chiamo Brawly, e vengo
da… un posto molto lontano. Spero di trovarmi bene!”
Le parole si diffusero candide
nella stanza come nuvole di cotone, e Volkner non poté fare a meno di
distogliere lo sguardo e notare come tutte le ragazze sembravano essere rimaste
letteralmente incantate. Possibile che quel microbo non si rendesse conto che
stava entrando in un campo minato?! Possibile che ancora non avesse capito che
quello era il SUO territorio?! Possibile che gli altri non notassero quanto era
sfigato?! Gliela farò pagare
amara…
- Tre -
La lezione iniziò. Il professore
di letteratura si mise a parlare di un certo Dante Alighieri, uno scrittore
italiano del quattordicesimo secolo.
“Chi di voi sa dirmi di cosa parla
“Di quello che si è fumato un
povero cretino prima di scriverla!” rispose sghignazzando Volkner, suscitando
l’ilarità di tutti i suoi compagni di classe. Tutti tranne
uno.
“Non credo sia esatto.
Tutti gli studenti di colpo
smisero di ridere, e iniziarono a guardare ammirati il giovane
biondo.
“Sì, bravo Lancetaker. Ragazzi,
imparate da lui. Angarrow, quando crescerai un po’?!” il professore squadrò
Volkner in modo paternale, e il ragazzo rispose con un ghigno malefico. Rivolse
uno sguardo concentrato ai lacci delle scarpe di Lancetaker, nel tentativo di
legarli: quando si sarebbe alzato tutti avrebbero riso di lui e della misera
figura che avrebbe fatto inciampando nei lacci delle sue stesse scarpe. Ma
qualcosa di inspiegabile e invisibile si interpose fra i suoi occhi scuri e quei
lacci, qualcosa che bloccò il contatto visivo che Volkner aveva instaurato con
quel punto focale. E Volkner provò uno strano fastidio, quasi un dolore alla
testa, e sentì il forte bisogno di distogliere immediatamente lo sguardo.
Era incredibile. Mai prima
d’allora gli era successa una cosa del genere. Non sapeva quale particolare
caratteristica del biondo lo irritasse così tanto. Non sapeva come mai i suoi
poteri non funzionavano. Non sapeva che cosa si fosse interposto fra i suoi
occhi e quel paio di scarpe, ma sapeva di certo un particolare del futuro
prossimo: il biondino avrebbe avuto vita breve a Miami.
Attese l’intervallo, poi disse a
Will e Mike di aspettarlo nel corridoio. Si precipitò in bagno: stranamente
nessuno lì dentro notò il misterioso alone rossastro che si stava diffondendo
dal ragazzo moro, le profonde occhiaie che stavano facendosi largo rapidamente
sul suo viso, i suoi occhi fissi ipnotizzati, concentrati, la sua pelle madida
di sudore. Volkner lanciò una fugace occhiata di sbieco ai due ragazzi presenti
nel bagno, che subito, come magnetizzati, uscirono chiudendosi la porta alle
spalle. Volkner si chiuse dentro l’ultima cabina in fondo alla stanza, si
attaccò alla parete col lato destro del viso, come a voler cercare il contatto
con qualcosa di fresco. La sua faccia avvampò di colpo, diventando di un rosso
sangue. L’alone intorno al suo corpo si fece più luminoso fino quasi a
sprigionare delle vere e proprie fiamme. Nei suoi occhi iniziò a baluginare una
fioca luce rossa accesa, che poi si fece più intensa. Con un rapido movimento
appoggiò le mani sulla parete, ai due lati della sua stessa testa, e graffiò
letteralmente le mattonelle giallastre del muro, lasciando incisi profondi segni
verticali. Era caduto in trans.
La sua mente uscì dal bagno, vagò
fra le menti degli studenti nel corridoio, fino ad immergersi dentro una di
esse. Volkner vedeva con gli occhi dello studente appena posseduto. E quello che
vedeva era proprio quello che cercava di vedere. Davanti a sé un giovane
biondino stava lentamente e serenamente uscendo da un’aula. Brawly Lancetaker.
La mente di Volkner uscì da quella in cui si trovava e corse incontro al biondo,
nel tentativo di possedere lui. Ma non appena investì il ragazzo col suo potere
mentale, si sentì ricacciato indietro, come se quel giovane fosse circondato da
un’aura benevola inattaccabile. E per un istante chi si trovò a passare per caso
davanti al bagno degli uomini poté chiaramente udire le grida di dolore che
provenivano dall’ultima cabina in fondo alla stanza.
Irritato da morire, Volkner
allontanò la sua mente da Lancetaker e la avvicinò ad un altro ragazzo che stava
passando vicino a lui. Non percepì nessuna difesa nel ragazzo, anzi, una certa
insicurezza. E Volkner si impadronì di lui, e in un attimo seppe il suo
nome.
Nel bagno il corpo di Volkner
ardeva ormai irrefrenabilmente fra le peggiori fiamme dell’inferno, tanto che
appena dischiuse le labbra produsse una nuvola di fumo color cenere che si alzò
fino a sfiorare il soffitto. Una sola parola uscì con voce rauca e terrorizzante
dalla sua gola: “Jacob”. I suoi occhi
si infiammarono.
Jacob, il ragazzo posseduto, si
bloccò istantaneamente. Nella sua testa una voce ipnotizzante gli parlava. ‘E’ lui, Jacob. E’ quel biondino. E’ il
ragazzo per cui lei ti ha lasciato. Uccidilo, Jacob. Afferragli il collo con le
tue mani. Fallo fuori, e lei tornerà tua. Ci vuole così poco, Jacob. Uccidilo,
Jacob. Adesso.’
In un solo attimo Jacob,
letteralmente fuori di sé, si gettò contro Brawly avventandosi sul suo collo.
Glielo strinse guardandolo negli occhi, mentre Volkner nel bagno scoppiò in una
risata demoniaca lasciando fluttuare un’altra nube di fumo nero verso il
soffitto. Ma poi accadde qualcosa di imprevisto.
Attraverso Jacob, Volkner vide gli
occhi di Brawly rilucere per un attimo di un azzurro intenso mentre fissava il
suo aggressore senza il minimo sgomento. Per un istante il mondo sembrò
fermarsi, tutta la calca di studenti che si era formata dietro Jacob, sbigottita
nel vedere il suo gesto, si bloccò e rimase inerme a rimirare il viso di Brawly
che sembrava essersi accesso di una nuova luce. E Volkner si sentì respingere
indietro, catapultato via dalla mente del posseduto. Sballottato, castigato,
letteralmente espulso via.
Finalmente Volkner capì. Non
poteva essere altrimenti. Anzi, era strano che non lo avesse capito prima.
C’erano stati tantissimi, troppi indizi. Il modo in cui sosteneva il suo
sguardo, il modo in cui tutti sembravano incantati dalle sue parole, il modo in
cui si era protetto dal suo dispetto che voleva fargli legandogli i lacci delle
scarpe, il modo saccente in cui aveva risposto alla domanda del
professore.
Brawly Lancetaker era un angelo.
Un angelo sceso in terra.
- Quattro -
Adirato più che mai, Volkner si
staccò dalla parete. In un attimo la sua cera tornò perfetta. Le fiamme si
spensero, le occhiaie sparirono, la pelle si asciugò, la voce tornò quella
affascinante di sempre. Ma nei suoi occhi si continuava a leggere un ché di
mostruoso.
Il ragazzo si avvicinò alla
finestra del bagno, la spalancò e con un balzo agilissimo si lanciò al di fuori
di essa. Percepì il vento scompigliargli i capelli mentre planava per cadere in
piedi sull’asfalto sottostante. Adesso si trovava nel cortile dietro la scuola,
abbandonato. La sua bocca si spalancò e un grido terrificante ma impercettibile
alle orecchie umane si levò alto nel cielo. “MEPHYSTO!”
Davanti agli occhi di Volkner una
gigantesca nube rossastra prese forma, rilasciando tuoni e lampi tutt’intorno.
Dalla nube spuntarono prima un paio di corna, poi una faccia rossa e un petto
muscoloso, con dietro un paio di ali da pipistrello
giganti.
“Volkner…” il demone parlò, e la
sua voce potente e autoritaria rimbombò in tutto il
cortile.
“Un angelo… UN ANGELO,
MEPHYSTO!”
“Sì, lo so, avverto la sua
presenza…”
“E’ impensabile, inconcepibile!
Chi l’ha mandato qua? Come hanno scoperto che io lavoro in questa
scuola?”
“Credo si tratti semplicemente di
una… sfortunata coincidenza, se così si può definire,
Volkner…”
“INAMMISSIBILE! Da quando in qua
gli angeli vanno a spasso tra la gente e si trovano nei pressi di un diavolo
solo per una ‘sfortunata coincidenza’?!”
“Volkner! Sono o non sono un tuo
superiore?”
“Sì ma…”
“Sì ma cosa?! Ho parecchia più
esperienza di te, e so quello che dico. Non è raro che gli angeli girino in
mezzo alla gente, lo fanno per tenere d’occhio gli umani e tenerli al sicuro dai
diavoli come te, come me, come noi. E non è nemmeno raro che a volte questi
angeli si trovino casualmente in prossimità di un diavolo, visto che è il motivo
per cui girano fra gli umani.”
“Sì ma perché proprio in questa
scuola?! Perché qui?! QUESTA SCUOLA E’ MIA!” gli occhi di Volkner avvamparono di
rabbia.
“Calmati,
Volkner…”
“Non posso calmarmi, sono un
diavolo. UN DIAVOLO!”
“So anche io che sei un diavolo,
ma sappi che solo i diavoli immaturi sono così irrequieti, il ché è oltretutto
il motivo per cui sei stato confinato in questa scuola, o
sbaglio?!”
“… stai zitto,
vecchio…”
“Sbaglio o sei stato tu che decine
d’anni fa hai mandato all’aria i piani del Grande Capo Lucifer solo per un tuo
stupido attacco d’ira?!”
“L’IRA E’ UN PECCATO CAPITALE, ED
IO SONO UN DIAVOLO!”
“L’IRA E’
Volkner ringhiò contro Mephysto,
che rispose con un ringhio più potente. Sembravano due leoni inferociti, poi
riacquistarono contegno e si limitarono a fissarsi negli occhi color
porpora.
“Lascia perdere, Volkner. Lascia
perdere. Sai che contro gli angeli non possiamo nulla, persino il Grande Capo
Lucifer potrebbe far poco.”
“Come posso lasciar perdere?!
Questa è la mia scuola!”
“Vedo che ti stai affezionando ad
un bene terreno…”
“Ma non dire
scemenze!”
“Ascolta il mio consiglio. Vattene
con una scusa, sparisci di qui. Io avvertirò il Grande Capo Lucifer, sono sicuro
che com’è stato paradossalmente caritatevole con te una volta, lo sarà di nuovo
e ti affiderà ad un’altra scuola.”
“Ma dovrò ricominciare da capo! MI
RIFIUTO!”
“SII GRATO DI AVERE
“Stai a sentire Mephysto! Soltanto
perché ho avuto uno scatto d’ira in quella missione di tanti anni fa sono stato
privato di ogni mio privilegio, declassato a demone principiante, e sono dovuto
tornare ad operare nelle scuole, come fanno tutte le
matricole.”
“Guarda che so cosa ti è
successo…”
“NO, FAMMI FINIRE! Tu non hai idea
di cosa significhi per me essere rinchiuso in questo stupido involucro umano e
dover andare avanti a fare stupide malefatte da niente fra ragazzini di
diciott’anni, quando ricordo i bei tempi in cui commettevo omicidi e lavoravo
nelle grandi città! In questa scuola ho quasi finito il lavoro, sono vicino ad
una possibile promozione e non permetterò a niente e a nessuno di
intromettersi!”
“Smettila, Volkner, ti comporti
come un maledettissimo cucciolo umano! Sono un tuo superiore, e in qualità di
tuo superiore ho delle precise responsabilità. Se finirai male, finirò male
anch’io, e io non ti concederò di far ridurre anche me alle tue
condizioni!”
“E ALLORA COSA DOVREI
FARE?!”
“Te l’ho detto. Devi andartene.
Non hai la minima speranza di combinare qualcosa con quell’angelo in giro. Come
ti ho detto prima, io avvertirò il Grande Capo, e sono certo che ti darà
un’altra possibilità in un’altra scuola…”
“Tu sai che Lucifer si diverte nel
far ricominciare da capo i lavori quasi portati a termine… mi farà riiniziare
tutto da capo, lo so! E mi toccherà passare un altro anno di merda in una
stramaledetta scuola!”
“VOLKNER! Se ti dico che contro un
angelo non hai speranze, non hai speranze. Restare qui non ti conviene,
finiresti per rovinare il tuo stesso lavoro e magari farti anche
scoprire!”
“Sa già cosa sono. Ho tentato di
aggredirlo con la mente, è così che ho scoperto chi è in realtà quella
feccia!”
“Allora fuggi. Vattene
immediatamente. Se sa già che cosa sei non ti darà scampo, ti perseguiterà e ti
costringerà ad uscire allo scoperto per poi convertirti oppure combatterti e
distruggerti. E’ così che agiscono gli angeli. Non hai altre
alternative.”
“… Va bene. Va bene, me ne andrò.
Prima però devo sistemare un paio di cose.”
“Fai pure, ma il più in fretta
possibile, credimi se ti dico che più resti qui più per te diventerà
pericoloso.”
“Ok, ho capito, ok. Adesso vattene
tu però. Vai, sparisci!”
“Ricordati di controllare l’ira,
Volkner…”
Mentre l’ultima parola scivolava
leggiadra nell’aria, il corpo di Mephysto sparì, avvolto dalla sua stessa nube
rossastra, che poi si dissolse lentamente. Volkner rimase
solo.
Non m’importa un fico secco di
quello che dice quel vecchio. Quella feccia non doveva intromettersi nei miei
piani. Me la pagherà. Giuro che me la pagherà, fosse l’ultima cosa che
faccio!
- Cinque -
Per non dare nell’occhio, Volkner
aspettò l’intervallo successivo per rientrare in classe, visto che durante la
sua chiacchierata con Mephysto erano ricominciate le lezioni e tutti gli
studenti si erano ritirati nelle aule.
Appena suonò la campanella Will e
Mike si precipitarono fuori dalla classe e videro il loro amico-capo appoggiato
al muro di fronte, con una sigaretta in bocca.
“Ehi, Volk, che fine hai fatto?!
Ti abbiamo cercato in bagno ma non ti abbiamo trovato, sei sparito per
ore…”
“Già, Volk, che diavolo ti è
preso?!”
“Non è un diavolo che mi ha preso,
è un angelo che mi è caduto fra capo e collo…” mormorò
Volkner.
“Come
dici?!”
“No, niente, lasciate perdere. Che
c’è di nuovo?”
“Oh, il nuovo arrivato ci ha
invitati ad un party al bowling stasera. E’ veramente
simpatico!”
“CHE COSA?!”
“Ehi ehi, tranquillo, ha invitato
anche te! Ci ha detto di dirti che anche tu sei invitato, che non vede l’ora di
farsi nuove amicizie. Ha detto che porterà lui le ragazze
stasera…”
Uno strano ghigno malefico fece la
sua comparsa sul bel visino di Volkner. Voleva farsi nuove amicizie?! Lui
avrebbe saputo come farlo sentire a casa. Lo avrebbe torturato fino a farlo
pentire di essere un angelo.
“Ok, ok ragazzi! Ci sto… a che ora
ci vediamo al bowl stasera?”
“Ha detto di essere lì alle
dieci.”
“Bene. Adesso me ne vado, tornate
in classe voi…”
“Ma dove vai ora, Volk?! Dovevamo
fare lo scherzo alla prof!”
“Fate pure. Io non ho voglia, ci
vediamo stasera.”
Volkner si avviò verso l’uscita
dalla scuola, uno strano sorriso stampato sulla faccia.
- Sei -
Alle dieci in punto della sera
Volkner si trovava di fronte al bowling. Aspettava trepidante l’arrivo del suo
nemico sul fronte. Quella sera al bowling si sarebbe tenuta la muta guerra fra
un demone e un angelo.
Di colpo il diavolo udì delle voci
conosciute da dietro l’angolo, e Will e Mike spuntarono
ridendo.
“Ehi,
c’è Volk! Ciao Volk!”
“Volk! Ciao,
capo!”
“…” Volkner si limitò a scrutarli
nel tentativo di capire il motivo di tante risate. Poi un altro ragazzo svoltò
l’angolo e il demone capì, e gli rivolse un ghigno
disgustato.
“Oh ciao, Volkner! E’ così che ti
chiami, no?! Io sono Brawly, piacere!”
Brawly tese una mano verso
Volkner, che la guardò di sbieco senza toccarla per poi guardare l’angelo dritto
negli occhi lanciandogli sguardi ostili.
“Ma che piacere, caro
Brawly…”
“Seh… Beh, queste sono le nostre
ragazze di stasera, una per ognuno di noi!”
Brawly era abbracciato a quattro
bellissime ragazze dai visi celestiali.
“Will e Mike le conoscono già:
sono Mary, Madelaine, Joanne e Beatrice… A te è rimasta Joanne, le altre sono
prese, mi dispiace Volk!”
“NON… chiamarmi… Volk… e
comunque…” Volkner rivolse una fugace occhiata alla ragazza che gli era stata
presentata per ‘Joanne’, poi guardò di nuovo Brawly. “Non voglio una ragazza
stasera, non ne ho bisogno, men che meno se ha un visino tanto celestiale e
paradisiaco… a me piacciono le tipe… come dire… toste…”
Volkner si leccò le labbra
continuando a fissare gli occhi di Brawly in segno di sfida, e lui non sembrò
neanche far caso al gesto, seguitando invece a sostenere lo sguardo ostile
dell’altro.
Dopo qualche secondo di
imbarazzante silenzio Will e Mike si guardarono, poi prendendo per mano uno
Madelaine, l’altro Beatrice, si avviarono dentro il
locale.
“Ragazzi, andiamo, sennò passeremo
la serata qua fuori!” disse Mike.
“Già già! Ehi Volk, ti batteremo
di sicuro io e Mike, Brawly ci ha insegnato un paio di trucchetti niente male!”
disse Will, mentre Volkner distoglieva per un attimo lo sguardo da Brawly e lo
dirigeva dritto verso i due amici, che per qualche strana ragione non davano più
l’impressione di pendere dalle sue labbra come prima.
“Sono sicuro che i vostri
trucchetti con me non funzioneranno… piuttosto, perché non divertirci con
qualche scherzetto ai giocatori nelle altre piste, eh?!” Volkner fece
l’occhiolino, tenendo nel frattempo sotto controllo il viso dell’angelo con la
coda dell’occhio per osservare le sue reazioni. Era
impassibile.
“No, Volk, niente scherzi dai,
d’ora in poi righiamo dritto, è più divertente!” rispose Will
serenamente.
“Già, perché rovinare la serata
agli altri, pensiamo solo a divertirci noi!” confermò
Mike.
Volkner esplose in un’espressione
di disappunto e muto disgusto e si girò verso Lancetaker. Non poteva crederci,
non riusciva a capacitarselo. Fece un altro tentativo.
“… Allora vuol dire che vi
divertirete ancora di più dopo con quelle due ragazze… perché non passate la
notte in un qualche albergo a fare tante cose divertenti, ragazzi?” pronunciò in
modo provocante e suadente rivolgendosi ai due amici.
“No, Volk, non stasera. Sarebbe
stupido rovinare la bella serata col sesso… dai avanti, prendi per mano Joanne e
avviamoci dentro!” rispose Mike.
“Già, loro non sono oggetti, non
servono solo a fare sesso. Stasera sono qui per farci compagnia e divertirci.
Brawly le ha portate solo per farcele conoscere, sono sue amiche!” precisò
Will.
I due entrarono nel locale,
seguiti dalle due ragazze-angelo, mentre Volkner sentiva l’ira crescergli dentro
rapidamente e infiammare ogni singolo millimetro del suo essere. Quella
maledetta creatura li aveva convertiti al Bene, erano diventati degli
schifosissimi e inibiti buoni a nulla.
Volkner guardò ferocemente negli
occhi Brawly, e i suoi bulbi oculari brillarono come la lava di un vulcano
mentre ringhiava disumanamente senza neanche rendersene conto. E Brawly rispose
sorridendogli.
Sapeva. Sapeva cos’era. Sapeva che
aveva capito. Glielo si leggeva in faccia. Quel suo sorriso arrogante parlava
più di quanto mille parole avrebbero potuto fare. Volkner lo odiava. Avrebbe
voluto cancellargli quell’espressione di ebete serenità dalla faccia. Avrebbe
voluto cancellargli proprio tutta la faccia.
Se fosse invidia per la serenità
con cui quell’essere riusciva ad affrontare ogni situazione, se fosse invidia
per i suoi poteri di messaggero divino, se fosse solo astio naturale per via del
suo essere angelo messo in contrasto col suo proprio essere demone. Volkner non
lo sapeva, sapeva solo che stava letteralmente perdendo tutto il controllo su sé
stesso, tutta la sua razionalità. E in un attimo successe
l’inimmaginabile.
Con un solo singolo ma profondo,
potente e prolungato ruggito Volkner si spogliò del suo involucro umano. I
vestiti esplosero in centinaia di brandelli, un lungo taglio centrale percorse
dalla fronte al bacino la pelle abbronzata, che si afflosciò a terra come una
veste qualunque, mentre i capelli cadevano insieme ad
essa.
Al posto del bellissimo essere
umano di prima, un enorme demone alato, alto circa due metri e mezzo, dal petto
muscolosissimo e la pelle color sangue stava adesso ringhiando contro il ragazzo
biondo davanti a lui, mentre Will e Mike, insieme a tutti i passanti, erano
rimasti a bocca spalancata, incapaci di muoversi.
“E così è questa la tua vera
forma?!” commentò Brawly in tono di sfida, il sorriso perennemente stampato sul
suo puro, elegantissimo e affascinante viso bianco.
“Sì, è questa! Mostra la tua,
maledetto!” ruggì Volkner. La sua voce demoniaca era molto diversa da prima,
come se i demoni a parlare fossero due, entrambi posseduti dal demonio per
eccellenza.
Passerò alla storia come il primo
diavolo ad essere riuscito ad uccidere un angelo! Pensava.
Brawly non se lo fece ripetere due
volte. Fece un cenno alle quattro ragazze che aveva portato con sé, che
annuirono per poi scomparire in tante brillanti luci celesti che fluttuarono in
alto. A quel punto Brawly sollevò lo sguardo fino a guardare il cielo e facendo
toccare le sue mani in posizione di preghiera venne subito avvolto da un enorme
fascio di luce dorata e celeste allo stesso tempo, e si trasformò. Le sue
fattezze rimasero le stesse, solo che al posto dei vestiti portava adesso una
spessa e nobile armatura argentea, in mano stringeva un lunga lancia acuminata,
alle sue spalle un paio di grandi ali piumate si erano fatte largo dalla pelle
candida, e sopra la sua testa un piccolo e perfetto cerchio dorato stava sospeso
nel nulla.
“Eccoti accontentato, diavolo… era
questo dunque il tuo ultimo desiderio?” proferì Brawly
autoritario.
“No, te lo dico io qual è il mio
ultimo desiderio: che tu muoia!” Volkner gridò ferocemente mentre si avventava
in modo selvaggio verso il viso angelico della creatura alata che aveva
davanti.
Brawly scattò indietro e spiccò il
volo, salendo rapidamente in cielo. Volkner si tuffò all’inseguimento
dell’angelo, sbattendo fortemente le ali mentre con un balzo si alzava
prepotentemente in volo.
Le due creature si inseguirono per
un po’ nel cielo di Miami, fin quando Brawly non si fermò puntando la lancia
contro l’avversario, che la spinse via con un affondo della mano destra, le
unghie talmente lunghe e appuntite da perforare uno
pneumatico.
“Non crederai veramente che quella
lancia e quell’armatura bastino a difenderti, spero!” lo
canzonò.
“La fede è il primo passo verso la
vittoria!” rispose Brawly alzando il mento in modo fiero. La sua aureola brillò
di una luce più intensa, e la sua lancia si accese diventando
fluorescente.
Volkner ruggì ancora, nauseato da
quella frase, e schizzò in avanti, le unghie puntate contro il petto
dell’angelo, convinto di riuscire a perforare l’armatura. Ma l’attacco fu un
buco nell’acqua: l’armatura argentea brillò, e le unghie del demone invece di
perforarla si incurvarono di scatto, provocando la fuoriuscita di un terribile
urlo di dolore dalla gola di Volkner.
Il demone ci riprovò. Con un
battito delle gigantesche ali da pipistrello fu sopra l’angelo. Gli si avvinghiò
addosso, attento ad evitare la punta della lancia, e tentò di afferrare la
guancia destra del suo nemico con le potenti fauci, ma Brawly fissò il muso del
demone, i suoi occhi azzurri si accesero, e un sottile e invisibile campo
benefico lo protesse dal morso.
E in un istante tutto finì.
Volkner si allontanò stupito e incredulo dall’angelo, e Brawly ne approfittò per
stringere bene il manico della lancia celestiale e affondarne la punta in
avanti, dritta verso il cuore pulsante del diavolo.
“Ah, caro Volk. Avresti fatto bene
a dare retta al tuo superiore. Vi ho sentiti, vi ho visti parlare. Aveva ragione
lui, io mi trovavo nella tua scuola solo per una coincidenza. Purtroppo non c’è
spazio per il Male, quando c’è un angelo nelle vicinanze, mi dispiace, è la
legge dell’universo. Addio, Volk.” Brawly affondò ancora di più la lancia nel
petto di Volkner, dalla cui gola uscì solo un confuso e sofferto rantolo di
dolore.
Era incredibile. Aveva ragione
Mephysto. I diavoli non possono nulla contro gli angeli. Era
finita.
Mentre osservava l’angelo ritrarre
indietro la sua lancia, trasformarsi in una diradata luce celeste, e poi
dissolversi e svanire, Volkner si sentiva precipitare giù, disgregarsi,
sparire.
Era incredibile. Era stato tutto
frutto di una sfortunata coincidenza.
Fine.