Angoli nascosti
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Capitolo 07
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Goku dormiva ancora beatamente e profondamente quando Juth
lo andò a svegliare di soprassalto.
Stava sognando la sua famiglia e il sorriso che aveva mentre russava
sonoramente, ne era la prova.
Gli mancava molto, questo era innegabile, soprattutto suo figlio Gohan che ora teneva in braccio e lo faceva volare come un
aeroplano.
“Più in alto, papà” Continuava a ripetergli con la sua voce cristallina e
innocente mentre un invitante profumino proveniva dalla cucina dove Chichi era intenta a preparare il pranzo.
Ma, ahimè, tutte le cose belle alla fine svaniscono, in particolare quella
in una nube di fumo sul momento più bello.
Non stava succedendo niente di speciale, ma il saiyan
era in ritardo per l’allenamento mattutino.
“SVEGLIAAAAA!” Urlò lo yardratiano spalancando rumorosamente la porta di legno
povero color lilla, facendo capitombolare il povero Goku giù dal letto di
faccia per lo spavento.
“Che succede?” Chiese con la bocca impastata dal sonno mentre si passava
distrattamente una mano sulla faccia per poi massaggiarsi la fronte dove stava
per comparire un bernoccolo.
“Sei in ritardo!” Lo rimbeccò il piccoletto con sguardo torvo e severo
portandosi le mani dietro a schiena.
Goku si alzò dal pavimento e di ripulì dalla polvere in eccesso “Uffa!”
“E’ tutto qui quello che hai da dire? Cioè lamentarti?”
“Stai imparando bene la lingua, sei riuscito a fare una frase di senso
compiuto.”
“Non cambiare argomento!” Juth incrociò le
braccia sul petto in segno di dissenso.
“Quanto la fai lunga!” Goku nel frattempo era riuscito a vestirsi con quei
ridicoli abiti tipici di quello strano pianeta e a seguire il suo maestro
temporaneo un po’ fuori dal villaggio.
“Ah, Goku!” Esordì Juth serio “…la tua navicella è stata riparata, quindi quando vorrai
potrai lasciare questo pianeta.”
“Mi stai forse cacciando?” Chiese incredulo facendo scoppiare in una
fragorosa risata lo yardratiano.
“No, assolutamente no. Anzi, dopo che l’ultima volta ci hai aiutato con
quegli invasori non vorremo che te ne andassi mai!” Rispose seriamente.
Goku tirò un labbro mentre eseguiva gli esercizi di riscaldamento “Non
erano poi così forti, se aveste usato le vostre tecniche speciali sono sicuro
che li avreste battuti”
“Si, ma tu ci hai messo poco a liberati di loro!”
“Solo perché volevo tornare presto ad allenarmi.”
“Hai nostalgia di casa? Del resto hai detto che appena avresti appreso la
tecnica del teletrasporto te ne saresti andato.”
Goku sospirò volgendo lo sguardo al cielo, del resto non stava male in quel
pianeta, e il saiyan era più che sicuro che se si
fosse intrattenuto più del dovuto, avrebbe potuto imparare molte altre tecniche
utili, ma per quanto il suo essere un guerriero saiyan
gli stava dicendo di rimanere lì, il suo lato terrestre ereditato in anni di
permanenza sul pianeta Terra, gli diceva che prima o poi avrebbe dovuto
ritornarci.
“Un po’, sì” Disse mordendosi il labbro inferiore “…più
che altro mi manca la cucina di mia moglie.”
Juth assottigliò gli occhi in segno di offesa
“Vuol dire che non ti diamo cibo buono?”
Goku gesticolò con le mani in avanti mentre una goccia di sudore che gli
scendeva giù dalla tempia lo avvisava di stare esagerando.
Se c’era una cosa che Goku aveva imparato in quei mesi, era che quello
strano popolo era molto suscettibile.
“Ma, no, ma no, il vostro cibo è ottimo!” Il saiyan
si voltò per imitare un conato di vomito senza essere visto.
“Bene…allora continuiamo” Juth
si portò due dita sulla tempia e sparì davanti agli occhi di Goku che lo imitò
nel gesto, per poi comparire in una frazione di secondo davanti a lui con un
enorme sorriso di soddisfazione.
“Bravissimo, Goku! Ottimo lavoro” Lo elogiò come si fa con un bambino che
ha eseguito senza alcuna pecca, un comando, senza battere le mani però.
“Grazie, ormai sto imparando bene questa tecnica.”
“Si, la base l’hai imparata, quindi è giunto il momento per lo step successivo.”
“Cioè?” Chiese strabuzzando gli occhi.
*
Goku
si sarebbe aspettato di tutto, ma non di certo di prendere la monoposto con la
quale era arrivato il saiyan su Yardrat
per atterrare in un pianeta sconosciuto con la sola scusa di provare che tutto
funzionasse a dovere.
Goku
e Juth erano giunti su quel pianeta deserto che
ricordava vagamente la Luna.
Molti
crateri e un ambiente sterile si ergevano su tutta la superficie, nessun albero
o forma di vita compariva davanti a loro.
Juth aprì il
portellone e capitombolò giù di faccia mentre Goku uscì dopo di lui annaspando.
“Perché
caspita di motivo mi hai spinto?” Berciò il piccolo alieno viola pulendosi il
volto dalla polvere stellare e anche i vestiti che si erano imbrattati da una
sostanza trasparente e vischiosa, ad una prima occhiata sembrò bava di lumaca
gigante, proprio quelle che popolano le sue foreste.
“Che
schifo!”
Si ritrovò a pensare e non capiva perché la specie femminile del suo pianeta lo
riteneva un elisir di bellezza.
Juth pulì come
meglio poté quella sostanza sulla superficie delle rocce calcaree grigie, poi
alla fine preferì i vestiti di un ignaro Goku che si stava guardando attorno
spaesato.
“Scusami,
ma come possiamo allenarci qui?” Chiese con aria interrogativa cercando di
percepire una qualsiasi forma di vita, anche la più minuscola.
“Non
ho incluso me nell’allenamento, io adesso me ne vado e tu devi trovarmi.”
Goku
sobbalzò all’indietro e spalancò gli occhi, l’idea di venire abbandonato in
quel pianeta deserto, senza cibo e acqua non lo allettava affatto, anzi, al sol
pensiero lo stomaco gli si stava contorcendo dalla fame, eppure poche ore prima
aveva ingurgitato una grande quantità di cibo che avrebbe sfamato il pianeta Yardrat per giorni.
Ingordo!
Forse
era a causa del suo appetito che era stato bandito da quella stella, infatti,
da quando il saiyan si era stabilito sulla sua
superficie, gli addetti alla cucina avevano sempre un gran da fare per
soddisfare la sua fame che sembrava non finire mai.
“Scusa,
ma come faccio? Non è che hai una grande forza te.” Constatò senza usare mezzi
termini.
Non
aveva il timore di rimanere lì per sempre, perché sapeva che in un modo o in
un’altra se la sarebbe cavata e ne sarebbe uscito come sempre vincitore, la sua
preoccupazione era proprio rimanere senza cibo, e quello sarebbe stato un
grossissimo problema. Le rocce non erano commestibili.
“Sono
sicuro che prima o poi ce la farai.” Juth entrò nella
monoposto stiracchiandosi anche, perché ora l’abitacolo era più spazioso
rispetto a prima, Goku con la sua mole imponente l’occupava quasi tutta.
“Mi
dai un po' di cibo?” Chiese piagnucolando come un bambino.
Juth strabuzzò gli
occhi, incredibile come quel saiyan pensasse
costantemente al cibo in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione si
trovasse.
Però
questa sua richiesta, Juth la tramutò in un pretesto
per svolgere al meglio il suo compito e in quel frangente, quando ebbe
quell’illuminazione, l’alieno tirò un labbro in un sorriso.
“Il
cibo lo troverai una volta che sarai su Yardrat, non
ne ho portato con me.” Decretò chiudendo il portellone velocemente.
“E
se non dovessi tornare?” Piagnucolò in ginocchio, ma quelle parole non
arrivarono mai alle orecchie dello yardratiano,
perché Juth avviò i motori e partì alla velocità
della luca in direzione di casa, lasciando Goku solo
in quel pianeta.
Ma
Goku non si perse d’animo, non lo faceva mai, si tirò su le maniche,
metaforicamente parlando, ed iniziò una sessione di allenamento giusto per
abituare i muscoli a quella gravità che improvvisamente lo aveva costretto a
terra, forse era per questo che lo yardratiano
se ne era andato a gambe levato, proprio per evitare di finire con la faccia a
terra e schiacciato dalla nube che aveva appena avvolto quella stella.
*
Vegeta
proseguiva il suo viaggio alla ricerca del super saiyan
della leggenda setacciando minuziosamente pianeti di grandi e piccole
dimensioni, con grande tenacia, ma anche con grande rabbia dentro di sé per non
essere riuscito nell’impresa prima di quella inutile terza classe.
La
voglia di battere i pugni sopra la consolle di comando era molto forte, ma
sapeva bene che se lo avesse fatto avrebbe mandato in tilt il sistema di
comando della navicella in cui si trovava danneggiandola irrimediabilmente, e
il prossimo pianeta distava qualche giorno, mesi se fosse riuscito in qualche
modo a manovrare quel rottame spento e a condurlo su quella superficie.
E
non era detto fosse popolato e che quindi in qualche modo qualcuno lo potesse
aiutare nella riparazione.
Lui
non era un meccanico o uno scienziato, lui era un mercenario sanguinario, ma se
si presentava l’occasione riusciva a svolgere dei lavoretti piccoli di
meccanica e a portare la navicella a destinazione.
Vegeta
sbuffò e digrignò i denti, ancora qualche ora e avrebbe raggiunto il luogo dove
prima si trovava il pianeta Namecc, meglio allenare i
muscoli per passare il tempo, anche per tenersi pronto nel caso in cui si fosse
trovato faccia a faccia con il rivale.
*
Juth era sdraiato
sul prato tra i soffici fili d’erba mentre attendeva l’arrivo di Goku.
Ormai
erano settimane che provava e riprovava la tecnica del teletrasporto, ed
ultimamente era riuscito ad eseguirla alla perfezione, perché allora non alzare
la posta e il grado di difficoltà?
Ma
forse per lo yardratiano era un modo per
scrollarselo via di dosso per un po'.
Non
aveva lasciato Goku in un punto molto lontano, anzi, se si fosse concentrato a
dovere, avrebbe potuto scorgere la sua forza spirituale, Juth
percepiva la sua indistintamente.
Era
chiaro che si stava allenando fisicamente, anche perché lo yardratiano
conosceva bene la nube che aleggiava in determinati momenti su quel pianeta,
una volta aveva rischiato di venire schiacciato dalla pressione.
Il
saiyan non avrebbe corso quel rischio, lui era forte
e vigoroso, l’unica incognita che rimaneva era quando sarebbe ritornato al puto
di partenza.
*
Vegeta
si passò una mano sulla faccia per togliere il sudore in eccesso quando una
voce metallica annunciò l’imminente arrivo sul pianeta Namecc,
o meglio, di quello che ne rimaneva.
Guardò
fuori dall’oblò e vide in lontananza un ammasso di detriti che ardevano ancora,
vorticare in cerchio in una traiettoria perfetta.
Poi
d’un tratto il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti scorgendo un’aura che
avrebbe riconosciuto tra mille.
Kakaroth.
Lo
aveva trovato, e non era un miraggio.
Vegeta
si precipitò in plancia e controllò minuziosamente tutte le carte interstellari
installate sulla memoria della navicella, oltre a comparire ancora il pianeta Namecc, nelle mappe erano segnati un paio di pianeti che
conosceva di fama, ma che non aveva mai esplorato perché a detta di Freezer
erano pianeti ostili alla vita e di conseguenza sterili, non valevano niente e
non sarebbero stati utili a nessun scambio.
Ma
qualcosa diceva a Vegeta di avvicinarsi e controllare, magari nell’esplosione
il citrullo è balzato così lontano da finire lì.
Quello
che balenò in testa al principe fu la consapevolezza che se i pianeti in
questione fossero stati realmente privi di vita, Goku non avrebbe potuto sopravvivere
così a lungo, ma ormai era in ballo e l’unica cosa che gli rimaneva era proprio
ballare.
Impostò
la rotta ed aumentò la velocità, anche se questo avrebbe comportato un
dispendio superiore in fatto di consumi, poco importava se la posta in gioco era
raggiungere Kakaroth.
L’aura
di Kakaroth era sempre più forte, presto lo avrebbe
raggiunto, la percepiva alla perfezione da quel pianeta grigio, molto simile
alla luna, la mappa gli dava solo il nome di B612.
Una
scarica elettrica gli percorse la spina dorsale, presto sarebbe stato faccia a
faccia con il super saiyan leggendario e lo avrebbe
affrontato.
Oh
si se lo avrebbe fatto, perché lui era il principe di tutti i saiyan e un sovrano che si rispetti non si tirava mai
indietro, anzi, la consapevolezza di affrontare la famigerata leggenda, lo
eccitava parecchio.
Vegeta
si umettò le labbra con la lingua, presto avrebbe assaporato la vittoria e
questa volta non se ne sarebbe di certo andato con la coda tra le gambe come
aveva fatto l’ultima volta, anche se in quell’occasione l’unico segno tangibile
che lo poteva ricondurre alle sue origini di saiyan,
era stato tagliato da un insignificante terrestre.
L’aura
di Kakaroth si era intensificata, non la stava
sognando.
No.
Era
lì.
Vegeta
non aspettò nemmeno che il portellone si aprisse del tutto per saltare e
correre verso di lui, ma quando aggirò il cratere, non vide nulla e l’aura di Kakaroth era improvvisamente sparita del tutto, lasciandolo
con un pugno di mosche in mano.
*
Juth sobbalzò quando
Goku apparve improvvisamente davanti a lui spaventandolo a morte.
Era
talmente in pace con sé stesso da dimenticarsi di aver lasciato il suo ospite su
quel pianeta.
“Ciao,
eccomi qui” Sorrise lui agitando una mano.
“Mi
hai fatto prendere un colpo!” Incalzò lui tenendosi una mano all’altezza del
cuore “…in ogni caso, devo farti i miei complimenti.”
“Sono
stato bravo? Ora posso avere il mio cibo?” Chiese quando lo stomaco gli
brontolò per l’ennesima volta.
Juth sbuffò
ripromettendosi che la prossima volta lo avrebbe lasciato su una stella molto
più distante.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice:ehm…ciao! Scusate
davvero per la prolungata assenza e spero vivamente di ricominciare con gli
aggiornamenti regolari, almeno una volta a settimana, ma non posso
promettervelo a causa di una serie di circostanze che non sto qui ad annoiarvi.
Quello che dovete sapere però è che non abbandonerò
la storia e che prima o poi vedrà una fine.
Io come sempre vi ringrazio per tutto il vostro
sostegno e spero mi farete sapere che cosa ne pensate.
Mannaggia, oggi Vegeta lo aveva quasi preso XD Gli è
andata male e Goku è riuscito finalmente a fare un balzo in avanti, tele
trasportandosi da un pianeta all’altro.
Vi aspetto come sempre nel prossimo capitolo.
Un abbraccio, Erika