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Autore: Yoshiko    21/01/2022    6 recensioni
Il biglietto recitava: “Siamo certe che una notte all’aperto sarà un ottimo allenamento. Anche Gamo approverebbe. Il freddo fortifica i corpi e rinfresca la mente, speriamo togliendovi la voglia di fare i soliti scherzi idioti. Del resto siete talenti dalle mille risorse, troverete il modo di affrontare anche questo. Amy, Evelyn e Patty.” E poi c'era il Post Scriptum: "Philip sarà sicuramente felice di sapere che Jenny è scesa alle terme insieme a Mark."
Poche parole e tutto un programma.
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Time'
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Notte all’addiaccio
Snow Time. Capitolo 7 – I soliti idioti
Back Stage



Mentre cercava una posizione comoda per riposare anche solo cinque minuti, nella testa di Benji si accavallavano le parole di scherno con cui le amiche, senza esitazione e senza remore, li avevano chiusi fuori incuranti del freddo che avrebbero patito affrontando una gelida e lunga nottata nel capanno degli attrezzi del nonno.
Siamo certe che una notte all’aperto sarà un ottimo allenamento. Anche Gamo approverebbe. Il freddo fortifica i corpi e rinfresca la mente, speriamo togliendovi la voglia di fare i soliti scherzi idioti. Del resto siete talenti dalle mille risorse, troverete il modo di affrontare anche questo. Amy, Evelyn e Patty.
-La lista si allunga, Callaghan.-
-Taci, Benji. Stiamo cercando di dormire.-
Il portiere aprì un occhio e le parole del messaggio smisero di danzargli provocatorie nella mente, lasciando il posto all’oscurità appena appena rischiarata dagli ultimi bagliori della torcia di Julian. Poi avrebbero acceso quella di Philip, e infine l’ultima, che Tom teneva di riserva poggiata accanto ai piedi. Non che la luce conciliasse il sonno, anzi. Eppure il chiarore sembrava stemperare il freddo, anche se si trattava di un mero palliativo della mente.
-Stai dormendo, Holly? Davvero?-
Del capitano vedeva solo un braccio dietro un sacco di plastica nera ricolmo di segatura. E non aveva voglia di spostarsi per capire se il compagno mentisse soltanto perché non voleva ascoltarlo.
-Spiegami come fai perché io non ci riesco.-
-Non ci riesci perché parli, e parli perché pensi troppo. Rilassati.-
-Come posso rilassarmi se Callaghan non fa altro che sbuffare?-
-Il mio respiro contribuisce a riscaldare l’ambiente. Dovresti ringraziarmi.-
-Addirittura...-
Philip sbuffava perché delle poche righe lasciate dalle ragazze fuori dal ryokan insieme alla pila di coperte, ricordava soltanto il post scriptum.
Philip sarà sicuramente felice di sapere che Jenny è scesa alle terme insieme a Mark.
Perché Jenny era scesa alle terme con Mark? Non si capacitava. Doveva esserci un errore nella formulazione della frase. O nella formulazione del pensiero di chi aveva scritto quella frase. Non conosceva la calligrafia delle amiche quindi non poteva sapere chi ne fosse l’autrice. Sicuramente si trattava di un malinteso. Forse Jenny e Mark avevano semplicemente avuto la stessa idea. Forse, entrambi infreddoliti dallo stesso gelo che stava patendo anche lui, avevano pensato di immergersi nell’acqua calda delle terme. Dunque potevano essersi incontrati sulle scale. Magari una delle amiche li aveva sentiti parlare o li aveva incrociati sul corridoio e aveva tirato le conclusioni sbagliate. Quindi la pura verità era che Jenny e Mark si erano semplicemente trovati sul percorso delle terme, ma non erano scesi “insieme”, per fare un bagno “insieme”.
Del resto di cosa si stava preoccupando? Gli spogliatoi degli uomini e delle donne erano ben separati, sicuramente Jenny desiderava la tranquillità e si sarebbe tenuta in disparte. Forse, ciascuno nel suo angolo, non si sarebbero rivolti la parola e, con tutto il vapore, non si sarebbero neppure scorti. Allora perché continuava a immaginarli che ridevano e scherzavano e si divertivano spruzzandosi l’acqua addosso?
Si ritrovò in piedi senza accorgersene, raggiunse la porta e l’aprì. Una folata di ghiaccio si insinuò nel capanno spazzando via il calore emanato dai loro corpi, che aveva permesso di raggiungere una temperatura sufficiente a impedire l’assideramento.
-Che cazzo fai, adesso?- Benji lo avrebbe ucciso, altroché. Si avvolse meglio nella coperta e si rivolse di nuovo al capitano -Stai ancora dormendo, Holly?-
A questo punto il capitano non sapeva più se prendere a pugni Benji o a calci Philip. Sapeva solo che dalla porta stava entrando un esercito di pinguini invisibili ed essendo lui lungo il tragitto della micidiale corrente ghiacciata, doveva prendere provvedimenti prima di subito. Stava per ordinare a Philip di chiudere e starsene per favore tranquillo, quando lo vide sgattaiolare fuori e sparire nel buio.
-Julian, fermalo.- riuscì soltanto a dire.
-Perché io? Il capitano sei tu.-
-Ti ho appena nominato vice del vice e se proprio non puoi farlo da solo, almeno accompagnami a recuperarlo.-
-Lascialo andare, Holly. Forse trova il modo di entrare nel ryokan e per una volta fa un favore a tutti.-
Un brivido di inquietudine corse lungo la schiena di Tom, che però era così infreddolito che lo scambiò per un principio di assideramento. E se Philip avesse tentato di arrampicarsi da qualche parte sul muro del ryokan per raggiungere una delle tante finestre del primo piano e provare a forzarla, visto che quelle del piano terra erano state tutte accuratamente bloccate?
Si alzò addirittura prima di Holly e si affacciò sulla soglia stringendosi addosso la coperta. Philip non era nei paraggi. Che fine aveva fatto?
-Non c’è. È sparito.-
Il capitano comparve al suo fianco, anche lui avvolto da un plaid.
-Come è sparito? E dov’è andato? Dobbiamo recuperarlo!-
Sul fondo del capanno Bruce intanto russava.
Holly e Tom si fecero coraggio e uscirono insieme nel freddo e nell’oscurità mentre Benji augurava loro in bocca al lupo. Trovarono Philip facilmente, proprio dov’era più ovvio che fosse. Davanti alla porta d’ingresso, provava ancora una volta a entrare forzando la maniglia.
-Sei riuscito ad aprire?- domandò speranzoso il capitano.
-Macché, niente!- rinunciò inerme, alzando gli occhi alle finestre del primo piano. Dai vetri della camera delle ragazze filtrava una debole luce.
-Mark ci può aprire.-
-Hai ragione, Tom.- Holly radunò della neve, creò una palla di ghiaccio con le dita gelate e la lanciò contro la finestra della loro stanza per attirare l’attenzione del compagno.
La sfera si schiantò sul vetro con un tonfo e si sgretolò.
Attesero invano, nessuno si affacciò.
-Deve essere ancora nelle terme.-
Philip trasalì.
-Non dirlo neppure per scherzo!- che Landers fosse nelle terme significava dover prendere di nuovo in considerazione il fatto che fosse sceso “insieme” a Jenny nonché tutta la sequela di  ragionamenti che alla fine lo aveva lanciato ad affrontare il freddo esterno e tentare di nuovo di irrompere nell’edificio.
Prese a camminare avanti e indietro tra la neve prendendola a calci a tratti, innervosito dal fatto che Mark non fosse in stanza.
-Torniamo nel capanno, fa meno freddo.- propose Tom stringendosi addosso la coperta che gli pendeva dalle spalle.
Tutti e tre lì, intirizziti e con il naso all’insù a cercare un modo per entrare, intabarrati nelle coperte e figure informi nella notte, avevano davvero l’aspetto dei malintenzionati che poche ore prima le ragazze avevano tanto temuto.
-Sì, cominciate ad andare. Faccio un giro di perlustrazione sul retro.-
A Holly le sue intenzioni non piacquero affatto.
-Vieni con noi, Philip.-
-Devo trovare un modo per rientrare. Non possiamo restare a dormire nel capanno!-
-Sono d’accordo con te, ma escogitiamo qualcosa tutti insieme.-
Philip scosse la testa. La voce della ragione non avrebbe risolto il problema, così mollò entrambi e si diresse comunque verso l’angolo dell’edificio.
-Perché nessuno mi sta mai a sentire?- si lamentò Holly che ne aveva piene le tasche di tanta palese anarchia -Sono o non sono il capitano?-
-Certo che lo sei e io condivido la tua decisione. Torniamo nel capanno?-
-E lasciamo Philip a bighellonare nei dintorni finché non trova il modo di fare la scalata al primo piano? Non se ne parla. Seguiamolo.-
Per richiudere la porta che quei tre mentecatto avevano lasciato aperta, Benji fu costretto ad alzarsi dall’angolino che aveva scelto. Il movimento rimestò l’aria, un brivido gelato gli corse su per la schiena. Ebbe voglia di serrare l’anta a chiave e lasciar fuori capitano, vicecapitano e Tom, poi un moto di pietà lo indusse ripensarci. Tornò a sedersi in uno spazio più ampio, perché tre corpi in meno a occupare il pavimento lasciavano molta più libertà di sistemazione.
-Perché non telefoni a Evelyn e ti scusi, Harper? Puoi farlo da parte di tutti voi.-
Sentir pronunciare il proprio nome lo svegliò.
-Eh? Cosa?-
-Chiama la tua ragazza e scusati.-
-Ah, sì. Ci ho già provato. Ho mandato anche un messaggio ma ha spento il cellulare.- ripiombò nel sonno e riprese a ronfare.
Poiché continuava a non riuscire a prendere sonno, Benji rivolse il proprio nervosismo altrove.
-E tu, Ross? Tu che sei il genio della strategia, non puoi farti venire in mente un modo per rientrare?-
-No, tranne mettere a repentaglio la vita di Philip per lanciarlo tutti insieme sul tetto.-
-Non male come idea.- si trovò a sorridere guardando la porta -Speriamo che lì fuori riescano a combinare qualcosa di utile.-
Julian si mosse per sistemarsi meglio e si chiese come Amy potesse mostrarsi tanto crudele. Forse era la vicinanza di Patty e di Evelyn a condizionarla in modo tanto negativo. O forse, una volta andate a dormire le amiche, in preda ai sensi di colpa sarebbe scesa ad aprire la porta d’ingresso, consentendo loro di rientrare. Lo sperava fortemente, ma come riuscire a capire il momento esatto del suo gesto se non restando buona parte della notte a percorrere avanti e indietro il tragitto dal capanno alla porta, al freddo, tra la neve e nell’oscurità?
In quel momento per esempio la coperta si era scaldata rendendo gradevole il nido che lo avvolgeva come un guscio. Di spostarsi non pensava affatto.
Fuori intanto, fioccavano le idee.
-Se tu e Tom mi sollevate verso la gronda, io potrei...- propose Philip prendendo mentalmente le misure tra lo spazio che separava la prima falda del tetto da terra.
L’idea a Holly sembrò più che pessima.
-Scordatelo. Sono così ghiacciato che se tu mi salissi sopra mi romperei.-
-Allora potremmo ammonticchiare un po’ di legna sotto la finestra delle scale fino ad arrivare ai vetri. Certo che sei voi mi sollevaste...-
-Philip, non hai capito! Ho le mani così gelate che se ti facessi da perno mi si staccherebbero le dita sotto il tuo piede.-
-Se invece di guardare il cielo collaboraste, troveremmo almeno il modo di scaldarci!- protestò alla fine lui, innervosito che ogni sua proposta venisse scartata a prescindere.
Camminò avanti e indietro nella neve, scavando un solco nel ghiaccio e illuminando con la torcia il muro esterno del ryokan, anche se Tom gli aveva detto e ripetuto che sarebbe stato meglio non consumare la batteria perché magari più tardi avrebbero potuto averne bisogno.
Poi ad un certo punto Philip si fermò.
-Ho trovato il modo di entrare!-
Lo disse così risoluto che Holly quasi quasi gli credette.
-Sentiamo.-
-Una corda. Mi serve solo una corda.-
Li mollò lì dov’erano e tornò nel capanno degli attrezzi, spalancando la porta così improvviso e brusco da creare un vortice di neve che tornò inevitabilmente a investire Benji e Julian, sbattendo loro interamente in faccia.
-Stavolta ti ammazzo, Callaghan!-
-Mi ringrazierai, invece! Mentre tu e Julian siete qui a poltrire al caldo, io ho appena trovato il modo di farci rientrare tutti!-
-E sarebbe?-
Philip non rispose ma frugò con la torcia tutti gli angoli del capanno per trovare ciò che cercava. A mettere a fuoco la corda avvolta su se stessa appesa al muro gli ci volle lo stesso tempo che impiegarono Holly e Tom a raggiungerli e a far tornare il capanno alla temperatura iniziale in cui lo avevano trovato, vale a dire sotto lo zero.
-Chiudete quella maledetta porta!-
-Benji non ti innervosire.- lo placò Philip -Tra poco saremo di nuovo dentro e al caldo.-
-Lo spero per te, Callaghan. Lo spero davvero!-
Il ragazzo afferrò la fune e imboccò l’uscita, lasciando nuovamente aperta la porta che Julian aveva disperatamente richiuso.
-Se non si infortuna da solo forse lo uccido. Holly!- chiamò Benji fermandolo sulla soglia -Quale sarebbe l’idea di Callaghan? Come pensa di rientrare?-
-Non l’ho ancora capito.- rispose e sparì all’esterno.
Avvolto nella coperta Tom rimase indeciso nei pressi, chiedendosi di andare a vedere o restare a racimolare quel poco calore necessario alla propria sopravvivenza. Purtroppo per lui alla fine vinse l’amicizia, lo spirito di squadra e il desiderio di rendersi utile.
Il portiere cacciò un sospiro, si tirò su di malavoglia e dopo aver mollato un calcio a Bruce, che reagì girandosi dall’altra parte per continuare a dormire, raggiunse la soglia del capanno e lanciò un’occhiata fuori. Non vide traccia dei compagni.
-Vuoi che richiuda la porta, Ross?- lo schernì.
Ma Julian si stava alzando a sua volta.
-Non mi riguarda, esco anch’io.-
La lasciarono spalancata, che Bruce si arrangiasse.
Percorsero il lato lungo del ryokan in cerca degli amici senza trovarli.
-Non saranno già rientrati?- domandò ad un certo punto Julian, la coperta stretta addosso e il fiato che si trasformava in nuvole di denso vapore. Il freddo si stava mostrando sempre più crudele e implacabile.
-Lasciandoci fuori? Impossibile!-
La sicurezza di Benji convinse Julian a proseguire lungo il perimetro del ryokan, illuminando il percorso con la torcia dalla batteria ormai agli sgoccioli.
Li trovarono tutti e tre, di nuovo sotto la finestra delle scale. Da lontano non riuscirono a capire cosa stessero facendo, videro soltanto qualcosa di scuro ricadere dall’alto dritto in testa a Tom.
-Philip! Accidenti a te!-
-Che c’entro io? Non vedo nulla, non so dove va a finire la corda!-
Benji e Julian si fermarono a distanza di sicurezza e rimasero a guardarli in silenzio finché il portiere capì.
-È questa la tua idea, Callaghan? Scalare la parete con una fune?-
-Sempre che riesca a trovare il modo di agganciarla a qualcosa di solido.- borbottò scettico Tom massaggiandosi il naso. Per il momento le intenzioni di Philip gli avevano portato un unico vantaggio. Sentiva ancora freddo ma non stava più gelando.
La fune che Philip lanciava con instancabile caparbietà, raggiungeva il tetto e dopo averlo superato ed essersi deposta per un breve attimo sulle tegole, tornava giù portando con sé un bel carico di neve, senza trovare nulla su cui fermarsi. Quando la neve cadeva, i giovani facevano un salto indietro e aspettavano con il naso all’insù che anche la corda la seguisse, perché a pensarci bene sul tetto non poteva esserci nulla che la bloccasse così saldamente da consentire a uno di loro la scalata fino alla finestra.
Ma tanto valeva…
Infreddolito e senza niente da fare, Julian prese a camminare su e giù lungo il perimetro del ryokan, gli occhi puntati in alto, la luce della torcia che riusciva a illuminare appena il culmine dell’edificio, assorbita dalle ombre della notte. Al terzo giro si fermò e tornò indietro per un pezzo perché un’ombra aveva attirato il suo sguardo. Qualcosa lassù si stagliava scuro contro il cielo nero, ma neanche strizzando gli occhi riusciva a capire di cosa di trattasse. La luce fioca della torcia che stringeva tra i guanti ghiacciati non era sufficiente a svelare il mistero.
-Non servirà a nulla continuare a tirare la corda sul tetto, tranne che a farti venire il gomito del tennista.- decretò Holly. Ormai ne aveva piene le tasche della cocciutaggine del compagno -Rassegnamoci a dormire all’aperto. Prima lo facciamo e più a lungo riusciremo a riposare.-
-Rassegnati tu, Holly!- gli rispose Philip brusco, provando un altro lancio -Io non ho nessuna voglia di dormire. L’unica cosa che vorrei fare in questo preciso momento è un bagno nelle terme.-
La risata di Benji riecheggiò intorno a loro.
-La tua gelosia è di una comicità assoluta.-
Julian li raggiunse.
-Prestami la tua torcia, Tom.- disse togliendogliela dalle mani -Sul tetto c’è qualcosa ma non riesco a capire cosa sia.-
Philip si volse di colpo, la fune gli ricadde addosso all’improvviso, portando con sé altra neve che lo colpì in pieno.
Benji tornò a ridere ma lui non ci fece caso.
-Qualcosa tipo cosa?- domandò interessato.
-Qualcosa tipo qualcosa a cui la corda potrebbe agganciarsi.-
-Davvero?-
Philip lo seguì spazzolandosi la neve dalla testa, dalle spalle e dalle braccia, trascinando con sé la fune che slittava a zigzag sulla neve come un serpente lungo quattro metri.
A metà del muro Julian si fermò e indicò il cielo con la torcia.
-Ecco lì.-
Cinque paia d’occhi cercarono di fendere la notte e di capire su cosa si stesse posando il loro sguardo.
-Cos’è?-
-Una tegola?-
-Un sasso ricoperto di neve.-
-Forse hanno lasciato una trave sul tetto.-
-A me sembra un comignolo!-
-Porca miseria, Tom!- esclamò Philip al settimo cielo -Hai proprio ragione! È un comignolo!- avvolse la corda per tutta la sua lunghezza e lanciò in alto con tutte le forze, procurandosi uno strappo niente male che lo lasciò in ginocchio con la schiena dolorante.
-Cazzo, Philip!- esclamò Holly -Vuoi ammazzarti?-
-Maledizione! Se invece di una corda si fosse trattato di un pallone l’avrei centrato con un bel tiro!-
Ancora in ginocchio, si sollevò stringendosi il braccio, mentre il dolore a poco a poco si attenuava. Spostò gli occhi dalla fune che ricadeva inerte sulla neve, a Benji al suo fianco che lo sovrastava e lo fissò con intensità, anche se il buio appena rischiarato dalle torce gli rendeva difficile incrociare i suoi occhi. Una trentina di domande inespresse gli si formarono nel cervello mentre i jeans, a contatto con la neve, si infradiciavano.
Il portiere sostenne il suo sguardo, perfettamente consapevole di cosa stesse macinando la mente del compagno. Soltanto uno, tra loro, era allenato in lanci lunghi e potenti con le mani, così potenti che la palla dall’area di porta poteva raggiungere facilmente la metà campo.
-Lo faccio solo se me lo chiedi in ginocchio, Callaghan.-
Philip era già in ginocchio e formulare la domanda non gli costò nulla. Anzi, la smania di rientrare e precipitarsi nelle terme era tale che gliela pose in modo perfettamente diplomatico e accattivante.
-Solo tu puoi riuscirci, Benji. Nessun altro tra noi ne ha le capacità.-
Le parole e il contegno di Philip sembrarono convincere il portiere. Recuperò la corda, l’avvolse in quattro o cinque giri e la lanciò oltre il tetto. La cima fendette l’aria con un sibilo, colpì il camino ma il cappio non si aprì e non riuscì ad avvolgerlo.
-Maledizione… C’eri quasi!-
Benji si eresse in tutta la sua strafottenza.
-Era una prova, Callaghan. Soltanto una prova.-
Si concentrò sulle proprie mani ghiacciate che erano tornate a serrare la corda, focalizzò il tetto che li sovrastava, il buio in cui era seminascosto il comignolo, la distanza che quel lazo arrangiato doveva percorrere, la precisione di un tiro che gli avrebbe consentito di dormire tra coperte e futon al caldo nella loro stanza e non in quella merda di capanno polveroso e pieno di cianfrusaglie. Soltanto la tecnica, la capacità e la forza del lancio lo avrebbero salvato dal trascorrere la più scomoda e terribile nottata della sua vita.
Ruotò il braccio a vuoto, la corda stretta nel pugno, il cappio che sibilò libero nell’aria. Poi lasciò che l’intera cima volasse in alto, oltrepassasse il tetto e sparisse nella notte. Mentre gli amici trattenevano il fiato, un’estremità della fune spuntò dalle tegole e piombò giù lungo il muro, portando con sé neve e ghiaccio in quantità.
Pronti già a disperarsi della cattiva riuscita del lancio, i ragazzi si accorsero invece che la corda aveva smesso di cadere e restava a penzolare attaccata alla parete, verticale, dritta e agganciata al comignolo.
-Fantastico! Benji, sei un mito!-
-Ci sei riuscito!-
-La corda è tutta tua, Callaghan!-
Philip non credette ai propri occhi. Una manciata di minuti, il tempo di arrampicarsi e aprire la finestra, e avrebbe potuto raggiungere Jenny nelle terme. Si massaggiò di nuovo la schiena, ruotò il braccio sopra la testa, il dolore fu appena un pizzico da qualche parte. Praticamente una quisquilia. Si sistemò meglio i guanti, agitò le dita per scaldarle, poi impugnò la corda sopra la testa e la strattonò con forza per saggiarne la resistenza.
Venne giù solo un po’ di neve. Vi si appese tirandola di nuovo. La corda resse, Price aveva fatto un lancio fantastico. La fune doveva davvero essersi agganciata al comignolo. Rassicurato si issò con la sola forza delle braccia finché riuscì a farlo, poi puntò i piedi sulla parete liscia, cercando un appiglio che lo aiutasse nell’arrampicata.
-Philip, mammamia...- sentì Holly da sotto -Se cade chi lo prende?-
-C’è la neve, vedrai che non si farà niente.- lo tranquillizzò Benji -Saranno appena dieci metri, una bazzecola.-
Mentre la salita si faceva sempre più faticosa e a dir poco insostenibile, lui che la notte precedente era tornato uno straccio imbevuto d’alcol, Philip si sforzò di ignorare le parole del portiere, che una cosa buona l’aveva fatta ma ora era meglio che stesse zitto come gli altri, a pregare che arrivasse incolume alla finestra, risolvendo il problema una volta per tutte.
Philip non si capacitava che il climbing fosse così stancante. Quelle poche volte che gli era capitato di assistere alle arrampicate, durante le olimpiadi o le gare che oltre il calcio coinvolgevano altri sport, aveva sempre visto gli atleti affrontare le pareti rocciose come formiche, senza fatica, senza esitazione e senza alcuno sforzo apparente. La verità invece era che gli si stavano per staccare le braccia dal corpo, che non sentiva più le dita e che i piedi ghiacciati gli erano solo d’impiccio visto che non riuscivano a sostenerlo in nessun modo. E la finestra la vedeva, era poco sopra la sua testa. Quanto, mezzo metro? Gli parvero chilometri.
Quando finalmente la raggiunse, quella finestra che si affacciava su una stanza buia da cui non filtrava nessuna luce e non sapeva neppure a quale camera appartenesse, si chiese come avrebbe potuto tentare di aprirla se le mani gli servivano per sostenersi a quell’incredibile altezza.
-Callaghan! Che stai facendo?- sentì Benji esortarlo da sotto.
Philip non riuscì a capire come risolvere il problema. Sentì soltanto che le sue dita presto avrebbero perso la presa e lui si sarebbe staccato dalla corda come le iguane si staccano dagli alberi nei viali della Florida quando d’inverno la temperatura raggiunge i freddi venti gradi. Jenny gli aveva detto che erano uno spettacolo talmente raccapricciante da far passare la voglia di uscire di casa. Così, allo stesso modo, anche lui si sarebbe staccato e sarebbe precipitato tra la neve. Con i suoi settantadue chili avrebbe aperto una voragine di ghiaccio in cui sarebbe rimasto sepolto per sempre.
-Philip! Che succede?- era la voce di Tom.
Abbassò gli occhi e li scorse, i ragazzi, a testa in su a sperare in lui. Come poteva deluderli? Non era stata sua l’idea di andare lì? Non era anche colpa sua se le ragazze li avevano chiusi fuori? Non era il vice capitano? Non era anche suo il compito risolvere i problemi della squadra? E non era maggiormente compito suo quando la squadra si trovava in difficoltà in un luogo di ritiro che era stato lui a scegliere? Ma se avesse tolto una mano dalla corda, l’altra avrebbe avuto la forza di sostenerlo? Non lo credeva. E non era il solo.
-Holly!- chiamò Tom -Raduniamo della neve, almeno se dovesse cadere non si farà troppo male!-
Grazie per la fiducia, pensò Philip mentre sotto fervevano i lavori di messa in sicurezza. A lui, appeso alla fune, non restava altro da fare se non provare. Che senso aveva altrimenti essersi arrampicato fin lì con tanta fatica? Giù a terra i compagni tifavano per lui, speravano in lui. Erano convinti che sarebbe riuscito a portarli all’interno del ryokan come aveva portato la Flynet dell’ultimo anno delle medie fino in semifinale, finché non si era scontrato nel muro invalicabile che si era dimostrato essere Holly. Anni fa Holly non era riuscito a batterlo, ma adesso doveva vincere il suo scetticismo a tutti i costi. Ne valeva della sua reputazione, del suo nome, del suo orgoglio e della buona riuscita di quel maledetto ritiro.
E poi… e poi… come poteva accettare che Mark fosse a bagno nelle terme insieme a Jenny?
Aggrappato alla corda si diede una spinta e si lasciò dondolare fino alla finestra. Avrebbe staccato una mano dalla fune e, i piedi puntati sul muro, sarebbe arrivato ai vetri. Uno… due…
Tese verso la finestra il braccio anchilosato dal freddo e dallo sforzo, l’altra mano sulla corda, le dita serrate come tenaglie per non cadere, i piedi contro il muro a cercare di mantenersi su. Il guanto sdrucciolò sul vetro gelato, si aggrappò al bordo della finestra e cercò di tirarla verso di sé per aprire. Non accadde nulla, doveva essere bloccata dall’interno.
-Philip, a che punto sei?- sentì Benji.
A un punto morto, avrebbe voluto rispondere ma stringeva i denti per lo sforzo, riusciva a malapena a respirare l’aria gelida, e non era neppure tanto piacevole sentirsi gelare i polmoni in quella posizione. Per un attimo pensò che non sarebbe riuscito a fare nulla. Ritrasse il braccio e si aggrappò di nuovo alla corda per riprendere fiato.
Doveva farcela. Doveva riuscire ad aprire la finestra. Avrebbe potuto rompere il vetro con una gomitata e poi chiedere alla Federazione di ripagarlo giurando, davanti a testimoni ufficiali, che era stato infranto con un’incauta pallonata.
Ma Jenny? Jenny avrebbe accettato la balla? Soprattutto, avrebbe accettato quel comportamento da vandalo? Niente da fare, doveva tentare di aprire la finestra con le buone. Se solo non fosse costretto a restare appeso alla corda come uno scimpanzé, se solo avesse un punto d’appoggio su cui puntellarsi… se solo non avesse le mani così gelate che a poco a poco perdevano sensibilità.
Un ultimo tentativo. Solo un ultimo tentativo prima di darsi per vinto. Avanzò sul muro spingendosi con i piedi come un geco, poi si lanciò di nuovo verso la finestra. Allungò il braccio. L’altro braccio, stavolta. Per precisione il sinistro, perché il destro non ce la faceva più. Toccò di nuovo il vetro, raggiunse l’intelaiatura laterale e fece forza per aprire. Niente da fare. Non c’era proprio niente da fare.
Il senso di disfatta e la stanchezza gli piombarono addosso di colpo perdendo la presa alla corda. Sentì qualcuno in basso emettere una specie di grido soffocato. Scivolò giù per un metro, poi le sue mani reagirono al pericolo e le dita si serrarono di nuovo sulla fune.
-Philip!- era Tom.
-Philip, tutto bene?- era Holly.
-Tanta fatica sprecata.- era Benji.
-Dovremo dormire nel capanno.- era Julian.
-Non ce la faccio più.- fu lui stesso a dirlo e scivolò per un altro tratto.
-Sta cadendo!- esclamò Tom puntandogli addosso la luce della torcia.
-Un ninja mancato.-
-La pianti, Benji? Sembra che la situazione ti diverta!-
-Ne sto solo valorizzando gli aspetti positivi.-
-Fai bene, perché sono davvero pochi.- concordò Julian, valutando critico quella specie di monte Fuji in miniatura che avevano eretto nel frattempo. C’era solo da sperare che Philip, se proprio doveva cadere, non cambiasse traiettoria. Sarebbe bastato mezzo metro di deviazione per finire schiantato al suolo.
Philip sentì qualcosa colpirgli la testa e scivolare via ai lati del viso. Alzò gli occhi verso il cielo scuro, poi li abbassò un poco fino alla falda del tetto. C’era della neve che si era ammucchiata per gli strattoni che aveva dato alla corda. Scivolava dalla gronda poco a poco, cadendogli precisamente in faccia. Philip si scostò per schivarla, ma il movimento servì solo a radunarne ancora. La quantità di ghiaccio che si staccò dal tetto non soltanto aumentò in quantità, ma anche in frequenza, colpendolo con improvvise mitragliate. E alla fine, come ciliegina sulla torta, un’enorme valanga di ghiaccio lo travolse staccandolo dalla corda e trascinandolo con sé nel vuoto.
Philip finì preciso seduto sul monte Fuji, che nel frattempo per sua fortuna si era trasformato nella catena dell’Himalaya, garantendogli un sicuro atterraggio. Schiacciato dalla neve sopra e sotto come un sandwich, per un attimo pensò di essere destinato a morire ibernato. Invece accorsero i compagni, che scavando nel mucchio lo tirarono fuori.
-Io lo avrei lasciato lì sotto.- si premurò di dire Benji quando Philip poté guardarlo in faccia.
-Ti sei fatto male?- domandò Holly più pratico e meno vendicativo -Ti sei rotto qualcosa?-
Philip mosse una gamba, poi l’altra. Si alzò in piedi e si tastò un po’ ovunque. A parte un indolenzimento alle dita, alle braccia e alle spalle non provava dolore da nessuna parte. Sollevò gli occhi alla parete dell’edificio, puntò la finestra che poco prima aveva accarezzato con i guanti e si chiese come caspita fosse riuscito ad arrivare fin lassù, e soprattutto ad atterrare incolume. Pensò che gli era andata bene, poi ricordò Mark e Jenny nelle terme e strinse i pugni, prendendo rabbiosamente a calci la neve tutt’intorno.
-Maledizione! Maledizione! Maledizione!-
Più in là Tom recuperava la corda che era venuta giù insieme a lui.
-Niente da fare, l’assedio alla fortezza è stato un fiasco.- disse Julian -Torniamo nel capanno.-
-Sì!- approvò Philip sollevando un pugno -Ed escogitiamo un altro piano!-
Girarono intorno all’edificio mogi mogi, molto più infreddoliti e demotivati rispetto all’andata. Poi, prima di varcare la porta mezza sgangherata della casetta degli attrezzi, si fermarono scioccati a guardare il piazzale. Di fronte all’ingresso del ryokan era comparsa una vettura che prima non c’era.
-Merda! I nonni sono rientrati!- esclamò Philip.
Quattro sguardi omicidi lo puntarono.
-Imbecille di un Callaghan!- ringhiò Benji, ritrovando la voce per primo -Se invece di venire tutti sul retro a vederti imitare Tarzan fossimo rimasti qui, saremmo potuti rientrare con loro!-
-E Bruce?-
Corsero all’interno della costruzione e lo trovarono avvolto nelle coperte a ronfare nell’angolo in cui lo avevano lasciato.
Benji si rivolse di nuovo a Philip, crudele e inesorabile.
-Sai che ti dico? Che ti meriti proprio che Mark e Jenny stasera si divertano alla faccia tua!-
-No! Non lo dovevi dire!- gemette l’altro sconsolato.
   
 
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