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Autore: Shine     04/09/2009    2 recensioni
Spesso si ha la convinzione che il destino non esiste, perchè la vita è quasi sempre condizionata dalle nostre scelte. Tuttavia, esistono delle forze sovrannaturali che sono in grado di controllare determinate situazioni. Per esempio, in un'estate che si prospetta calda e afosa come sempre, può succedere qualcosa che modifichi l'esistenza di una diciottenne come tante. Può presentarsi un'occasione così improvvisa e di tale portata da sconvolgere le basi delle più profonde convinzioni umane. Perchè è solo il destino che ci fa sapere che esiste qualcos'altro, al di là del cielo...
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strada dei sogni

10

La strada dei sogni

L’aria cristallina del mattino spirava fra i miei capelli ramati, mentre dondolavo dolcemente, gli occhi serrati nel mio sogno.

Sentivo il vento accarezzare delicatamente il mio viso, il sole -o meglio i suoi timidi raggi- baciarne i lineamenti e risaltarne il pallido colore, l’ombra degli alberi proteggermi dal suo intenso calore. Continuavo a librarmi sulle ali della mia immaginazione, e dondolavo, senza curarmi di nulla.

 L’alba di un nuovo giorno, pensavo, estasiata, apriva per me l’orizzonte di una nuova vita, e non era esagerato definirla così. Svegliarsi sapendo che non si è più soli è un gran risultato. Ma spalancare gli occhi, sapendo che si ha accanto la persona che si ama, che guarda caso sembra sia disceso dall’Olimpo, per una visitina alla Terra, è tutta un’altra cosa.

Sollevai piano le palpebre, per contemplare il magico spettacolo che si parava dinanzi a me.

Ero a mezz’aria, con le mani strette attorno alle corde d’un’altalena.

Mi lasciai andare all’indietro, sfiorando con le scarpe l’erba fresca e rugiadosa, che emanava un profumo inconfondibile e piacevole.

Osservare la prime luci del mattino e restare affascinati dalla nascita del sole era meraviglioso. La spontanea bellezza del sole che appena spuntato, del tenue chiarore del mattino, delle foglie mosse dal vento, quella leggera brezza insistente e la consapevolezza che non stai vivendo un sogno, possono fare di te la più felice e allegra ragazza del pianeta.

Certo, non ero la prima a fare un’affermazione del genere, e non mi sarei reputata di gran lunga più in estasi di qualsiasi diciottenne incontri l’amore ricambiato, se non fosse stato per la natura dell’oggetto del mio appassionato sentimento.

Mi avevano insegnato che a volte questa ineguagliabile emozione ci porta ad essere meno razionali del solito, a valutare le cose che abbiamo davanti con il cuore e non con la mente.

 Ci porta ad idealizzare, insomma, quello che è – o dovrebbe essere- l’oggetto dei nostri sogni.

Ma anche se il mio cuore avesse voluto spingermi ad un atto del genere, ed anche se la perdita del mio senno era più che evidente in  sua presenza, era estremamente difficile, forse quasi impossibile, che io potessi esaltare ancor di più i suoi pregi.

Lui era perfetto.

Con il suo carattere così enigmatico, con la sua riservatezza, con la sua graduale allegria, con il suo immancabile fascino.

Io lo amavo e lui amava me.

Lentamente lasciai andare le corde che tenevo serrate nelle mie mani, e mi volsi a guardare dietro di me.

Due alberi protendevano i rami verso di lui, lo incorniciavano con la loro folta chioma, mentre mi osservava, immobile, appoggiato su uno di essi.

Era splendido, nella sua camicia bianca, arrotolata sulle maniche, nei suoi jeans scuri, attorniato dalla magnificenza del bosco, come se anche la natura volesse rendere omaggio alla sua bellezza.

Scesi rapida, e camminai, sorridendo, verso di lui.

S’illuminò.

Era rimasto fermo ad aspettarmi, mentre mi libravo sull’altalena che aveva fatto apparire, splendido, raggiante d’amore per me.

Era da due giorni che stavamo insieme. I due giorni più meravigliosamente perfetti della mia esistenza. Lui era tutto ciò che avevo sempre desiderato, tutto ciò di cui avevo bisogno, qualcuno da cui sarebbe stato impossibile separarsi.

Mi accorgevo, ogni attimo che passava, di respirare solo in funzione di lui.

L’amore era qualcosa di travolgente.

Ero serrata nella sua magia e non avevo alcuna voglia di sfuggirvi.

“È strano.”, dichiarò lui, piano.

Sorrisi.

“Che cosa?”, chiesi, curiosa.

Ricambiò, con uno sguardo che definirei rapito.

“Credo di non essermi mai sentito così.”, affermò, soddisfatto.

Lo fissai, perplessa.

“Così bene?”, domandai.

Lui alzò le sopracciglia.

“Tu che dici?”, ribatté, contrariato.

Sorrisi e lui addolcì la sua espressione.

“Credo che tu sia la persona giusta per me.”, dichiarò, quasi con difficoltà, come se fosse qualcosa di duro da ammettere.

Aggrottai le sopracciglia. Dove voleva arrivare con questi discorsi?

Sospirò.

“Credo che tu sia diventata il mio scopo.”, concluse, sempre con quell’aria pensosa.

Quelle parole mi colpirono profondamente.

Non potei fare a meno di contemplarne lo sguardo assorto, annebbiata dalle lacrime.

Qualche tempo prima mi ero interrogata su quale ragione ci fosse nel vivere. Non riuscivo a capacitarmi di essere una presenza passiva di quella terra, non riuscivo ad accettare il fatto che le mie esperienze non avessero peso, in un universo così vasto ed incontrollato. Mi ero chiesta perché esistevo.

Era per queste riflessioni che adesso capivo il significato celato nella sua affermazione. Perché anch’io sentivo la stessa cosa. Perché finalmente tutto aveva senso. Perché adesso vivevo in funzione di qualcun altro e mi sembrava che ogni tessera fosse tornata al suo posto.

Sollevò lo sguardo e mi fissò, preoccupato.

“Ti faccio piangere?”, chiese, avvicinandosi a me, con la sua camminata perfetta ed i suoi movimenti fluidi ed eleganti.

“Non è da tutti i giorni essere lo scopo di qualcuno, non credi?”, obbiettai, riprendendomi.

“Giusto!”, esclamò, convinto. “Dovremmo festeggiare.”

Stavo per chiedergli in che modo, ma lui mi aveva già stretto a sé. Mi lasciai andare al suo abbraccio, mentre la mia mano stringeva la sua schiena al mio corpo.

Mi accarezzò il profilo delle spalle, mi sfiorò il collo con delicatezza, posandovi lievemente le labbra, e mosse piano un dito sulle mie guance, disegnandone i tratti.

Lo guardai, persa nella notte dei suoi occhi scuri, che era come una pianura enorme, rischiarata dalla luna, con la sua luce argentea e dalle stelle, con i loro bagliori dorati.

Mi strinse con più forza, mentre il mio corpo si arrendeva, inerte, a quella piacevole pressione.

Mi baciò, dapprima piano, con tenerezza, poi con più desiderio.

Accomunata dalla sua passione strinsi con la mano i suoi capelli, profumati di foglie, e risposi al suo gesto, cercando di rendere manifesto tutto l’amore che provavo.

Nel contempo, mentre quell’esperienza travolgeva e contentava i miei desideri fisici, il mio cuore scoppiava esuberante, la gioia traboccava e sentivo le onde delle mie emozioni rompere ogni argine.

I nostri corpi, stretti all’ombra di enormi querce e rovere, proiettavano un’unica ombra sul terreno umidiccio, disegnando il profilo della nostra unione.

I miei dubbi, le mie certezze persero il loro valore, i miei sentimenti si sbriciolarono, per lasciar posto a quell’unica, intensa sensazione.

Quando mi lasciò con delicatezza e mi strinse al suo petto, sentii che sarebbe stato per sempre il mio unico, vero desiderio.

E non mi sbagliavo.

“Ti amo.”, sussurrai, felice.

Mi rispose con un analogo bisbiglio.

Sorrisi, radiosa.

Ma i miei pensieri riandarono subito a toccare le incertezze che mi angosciavano.

La consapevolezza che lui mi amasse, che desiderasse farlo, che sperasse con tutte le sue forze di non abbandonarmi mai, non scalfiva la mia decisione. Da quando avevo pronunciato la parola sì alla nostra unione, quella certezza non mi aveva mai abbandonato.

Avevo scelto di stare con lui, di sfruttare al meglio il tempo che ci era stato concesso, di vivere l’amore che provavo per lui con tutte le mie forze. Ma non lo avrei mai, mai costretto ad abbandonare il suo mondo, che nulla aveva a che fare con il nostro. Il posto in cui era nato, la sua terra natia era quella, e non avrei potuto strapparlo da lì. Senza contare che la sua magia si fondava sull’energia dell’amore che alleggiava in quel luogo e avrebbe dovuto rinunciarvi.

Non volevo esserne la causa.

Non potevo esserla.

Ma ora, mentre trascorrevo con lui i momenti più belli della mia esistenza, m’imponevo di non pensare alla nostra separazione, che presto o tardi sarebbe avvenuta.

Volevo solo godermi quei momenti accanto a lui, incurante di quello che sarebbe accaduto dopo.

Lo strinsi più forte e lui ricambiò.

Ci sedemmo sull’erba.

“Sai, amor mio.”, iniziò, calmo. 

Sussultai a sentirmi chiamare così, ma non lo interruppi.

“Dovresti smetterla di pensare al fatto che ci dovremmo separare, perché non succederà.”, dichiarò.

Chinai il capo, scuotendolo con forza.

“Non cambierò idea.”, affermai, decisa.

Lui, inaspettatamente sorrise.

“Sai, l’altro ieri sono stato un po’ brusco nel reagire a questa tua affermazione. Mi spiace.”, si scusò, guardandomi.

Corrugai la fronte e cercai d’interromperlo, ma non me lo permise.

“Mi sono espresso male. Cercherò di spiegarti il motivo della mia determinazione a non lasciarti.”, seguitò, sempre pacato.

Attesi, impaziente.

“Sebbene tutti mi dicono che sono molto altruista,”, asserì, pensoso, “credo di essere piuttosto egoista quando scelgo di stare con te. Credo di pensare solo a me stesso.”

Lo osservai, poco convinta.

“Quando ho perso Anne, è stata la cosa più terribile che mi potesse accadere. Io non potrei mai, mai sopportare di lasciare di nuovo la persona che amo.”

Rimasi immobile, colpita da quell’affermazione.

“Tu cerchi di consentirmi di vivere felice, affermando che vuoi che io torni nel mio mondo, ma lontano da te, non saprei più esserlo.”, concluse, illuminandosi.

Incurvai le labbra, in un sorriso amaro.

“E se il nostro amore finisse? Potresti mai sopportare di aver lasciato il tuo posto, per restare con me?”, domandai, scuotendo il capo.

“Non succederà.”, esclamò, determinato.

Evitai il suo sguardo.

“E se, alla lunga, stando con me, rimpiangessi la vita che hai perso per sempre?”, chiesi ancora, sconvolta da una così dura prospettiva.

Lui tacque per alcuni istanti, poi, con delicatezza, ma deciso, sollevò il mio viso, affinché lo guardassi negli occhi.

“Emily, mi dai una definizione d’amore?”, chiese, contrariato.

Lo fissai perplessa.

“Te la do io.”, disse, severo. “L’amore è la strada dei sogni, senza nessun rimpianto, mai. Ed io, tesoro, in te ho trovato l’amore. Lo capisci?”

Lo guardai, incerta e colpita dalle sue parole.

Mi lasciai abbracciare da lui, confusa.     

 

 

S’intravedeva appena uno scorcio di quel cielo azzurro così bello, dall’ampia vetrata che mi sovrastava. Eppure mi sembrava che fosse il più suggestivo.

Le sfumature azzurre più scure si alternavano a quelle più chiare, in un magico incrocio di tonalità, solcate da sprazzi di candore puro, creato da rade nuvole. Riuscivo a scorgere solo le bionde fasce di luce, nate da un sole caldo e luminoso, che completavano il dipinto che si era costruito dinanzi a me.

Era splendido.

Non potei fare a meno di contemplarlo, incantata.

Forse, oltre quel fantastico paesaggio, aldilà di quei colori così armoniosi, c’era la sua realtà. Sospesa nella più vasta distesa di blu che potesse esistere, retta da una forza di magia ed incanto.

Potevo io meritare tanto?

“Allora?”, domandò, guardandomi con gli occhi luminosi e ansiosi.

Mi voltai, a fissarla.

Era semplicemente fantastica.

La maglia le aderiva perfettamente sul corpo, ne risaltava le forme perfette, il viso aggraziato, gli occhi scuri e profondi.

Annuì, con decisione.

“Credo che dovresti comprare quello.”, annunciai, sorridendole.

Si fissò allo specchio, indecisa, poi assentì.

“Penso proprio che ascolterò il tuo consiglio.”, affermò, convinta, poi si voltò verso di me. “E tu?”

La guardai, eloquente.

“Non hai trovato nulla che ti piace?”, mi domandò, divertita.

Scossi il capo.

Rise.

“L’hai presa piuttosto bene. Lizzy non l’avrebbe fatto.”, dissi, ripensando alla mia amica, con un moto di tristezza.

“Sto cominciando a conoscerti …”, replicò,allegra.

M’illuminai.

Sophie mi aveva letteralmente trascinato via, perché l’accompagnassi a fare un giro al centro commerciale. Aveva detto che suo fratello mi aveva presa tutta per sé e che non era giusto. Non aveva accettato opposizioni di nessun genere.

Avrei trascorso il pomeriggio in sua compagnia, punto e basta.

Mi piaceva stare con lei, la sua simpatia mi rallegrava. Anche se la lontananza da  Matt, anche per un solo pomeriggio, si faceva sentire.

Sospirai.

Avevo ripensato moltissimo a quello che mi aveva detto, ma non avevo praticamente concluso nulla. Alla fine, avevo rimandato a futura riflessione.

“Be’, ti va se facciamo ancora un giro?”, chiese, incerta.

Annuii.

“Certo che sì, Sophie.”, assentii, riscuotendomi.

“Bene!”, esclamò.

Camminare per i negozi con Sophie era a dir poco imbarazzante. Continui sguardi si posavano su di lei, sulla sue esuberante grazia e bellezza, sul suo corpo perfetto. Quasi tutti i ragazzi che passavano rimanevano incantati a fissarla, con sguardi ebeti.

Sorrisi, mentre un tipo rischiava di andare a sbattere contro un vetro.

Sophie lo ignorò, sebbene se ne fosse accorta.

“Come va tra te ed il mio fratellone?”, domandò, curiosa.

Le sorrisi.

Nonostante fosse di due anni  più piccola di me, mi raggiungeva in quanto altezza. Ne incontrai gli occhi scuri, non senza ammirazione e, forse, un pizzico d’invidia.

“Credo che vada bene.”, risposi,ripensando agli ultimi giorni, totalmente estasiata.

Lei annuì.

“Matt è proprio cotto, sai. Era tanto che non lo vedevo così allegro.”, mi informò, evidentemente felice per lui.

Mi faceva piacere. Non potevo fare a meno di ricordare la freddezza di Matt i primi giorni, il suo profondo dolore, che sembrava non potesse essere scalfito. Ora lui era diverso, lo avvertivo. Ne sentivo la diffusa contentezza quando mi guardava, quando mi parlava, quando mi abbracciava. Ero consapevole che non avrebbe mai dimenticato Anne, ma percepivo che il suo amore per me era pari a quello che io provavo per lui.

Avrei solo voluto che non ci fosse una distanza così abissale a separarci.

Un mondo intero.

“A cosa pensi?”, mi chiese Sophie, incuriosita.

Mi accorsi di averla ignorata e mi ripresi.

“Nulla d’importante.”, replicai, scuotendo il capo.

Lei non indagò oltre.

“E a te, come va con Richie?”, domandai, fissandola negli occhi.

S’illuminò subitaneamente.

“Tutto è perfetto, come al solito. Lo adoro e lui adora me, almeno lo spero.”, affermò e dal suo sguardo trapelava quanto fosse innamorata di lui.

“Mi fa sentire come se fossi la migliore ragazza del mondo. Come se in me si concentrasse l’essenza stessa della sua esistenza.”, seguitò, gli occhi che brillavano.

Riconobbi in quello che diceva ciò che provavo per Matt, avvertii il reale senso di quelle parole e mi sentii felice perché apparteneva anche a lei.

“Io lo amo, perché è l’unico che si riuscito a farmi sentire così appagata.”, concluse, sorridendomi.

Ricambiai, individuando nelle sue frasi l’intensa emozione che ne era racchiusa.

“Piuttosto.”, disse poi, abbandonando l’aria incantata che aveva assunto parlando del suo ragazzo.

“Perché non vuoi dire ai tuoi della tua storia con Matt?”, m’interrogò, curiosa.

M’incupii.

Aveva toccato un tasto dolente.

Rimasi un po’ in silenzio, cercando di ponderare la mia risposta.

“Non voglio che i miei lo sappiano, perché …, se dovessimo separarci … non vorrei che si preoccupassero per me, ecco.”, dichiarai, seria.

“Separarvi?”; domandò, stupita.

“Prima o poi tornerete a casa vostra, Sophie. Non posso certo trattenerlo qui.”, replicai, triste.

La vidi aggrottare le sopracciglia, ma capii che anche lei riconosceva quella eventualità.

 

 

Sentii il vento scompigliarmi i capelli, facendoli volare, luminosi, attorno al mio viso. I miei occhi, color smeraldo, erano riflessi sul celeste terso del mare, sul quale ondeggiavano le rocce del promontorio, il muretto del molo e gli alberi, che si stagliavano folti, in lontananza.

Era piacevole stare lì, con le gambe abbracciate al petto, ad osservare il moto continuo delle acque, il mutamento dei riflessi, a seconda della luce, che pian piano calava su di esso.

Mi sentivo felice, appagata da quello che ora era il ritmo che scandiva le mie ore, dal lui, che era onnipresente in me e che lo sarebbe sempre stato, dalle mie amicizie, dall’affetto che sentivo rivolto a me. Non avvertivo le tristezze e i dubbi che mi affliggevano, che, sebbene tutt’altro che abbandonati, erano lontani e fiochi.

Ero appagata. In pace.

Il nuovo sentimento, che mi aveva avvolto nelle sue spire, che mi stringeva e mi riscaldava il cuore, era pieno di sorprese.

I risvolti di quell’intensa emozione erano sempre in grado di stupirmi: Matt era una continua scoperta.

Era in grado di farmi sentire così bene, che quasi non riuscivo a credere a quello che mi stava accadendo.

Neanche la paura, che mi accomunava a Sophie, sembrava più avere importanza, adesso che ero con lui.

Matt aveva profondamente rivoluzionato la mia vita, in un modo straordinario, che mi rendeva fantasticamente gioiosa e serena.

Sembrava che avessi raggiunto l’apice della mia possibile allegria, sembrava che ogni sogno si fosse realizzato.

Avrei solo voluto che anche per Lizzy fosse stato così.

L’avevo sentita, quel pomeriggio. Era felice per me, per il mio sogno d’amore coronato, ma sentivo che stava male. E non sapevo cosa fare. Non si era mai abbattuta a quel modo, non era mai stata così giù. Quasi non riconoscevo. Era diversa, non rideva quasi più.

Era insopportabile vederla così.

Ma, sinceramente, non sapevo cosa fare.

Non potevo incoraggiarla, perché l’avrei illusa. Charlie non era di questo mondo: non poteva, anche se si fosse affezionato a lei, donarle la felicità che meritava.

D’altro canto, non potevo certo dirglielo.

Avrei voluto che si affezionasse a qualcun altro, qualcuno che potesse realizzare i suoi progetti assieme a lei, ma sentivo che era impossibile. Non era pronta. Era troppo innamorata di lui.

Sospirai, sconfitta.

Presi il libro che avevo accanto e ricominciai a leggere, cercando di rilassarmi.

Ultimamente mi ero data ai classici della letteratura ottocentesca.

Avevo riletto parecchie storie d’amore che conoscevo, presa dall’irresistibile impulso di scoprire in che modo questo grande sentimento si realizzasse nelle diverse persone, nelle diverse esperienze.

Il libro che accompagnava la mia presenza sul molo era Persuasione, di Jane Austen. Lei era l’autrice dei romanzi che prediligevo, il suo modo di scrivere era ironico e realistico, coinvolgente e, a volte, persino divertente.

In realtà, da una prima impressione, ne avevo ricavato un giudizio non troppo favorevole. I ritmi lenti che scandivano la lettura mi avevano dapprima annoiato e l’attesa di una qualche risoluzione mi risultava insopportabile.

Ma, ad una seconda lettura, mi ero accorta del senso profondo che scorreva tra quelle parole, avevo imparato ad apprezzare la protagonista, quale personaggio degno di stima e di rispetto, e ne avevo scorto la profondità dei sentimenti.

Mi piaceva rileggere ancora quella storia e riviverne l’intensa emozione che trapelava dalle sue frasi. M’immedesimavo in lei, comprendevo la sofferenza provata a causa delle imposizioni della sua famiglia.

Ma di quel romanzo, ciò che in assoluto adoravo erano i luoghi, che con l’occhio della mente immaginavo attorno a me, come le strade affollate di Bath, dove la protagonista avrebbe rivisto lui …

Fu proprio per il pressante desiderio di rivivere quelli ambienti, che m’immersi a tal punto nella lettura, da non sentire quei passi alle mie spalle.

“Hai occupato il mio posto.”, dichiarò una voce, facendomi immediatamente sobbalzare.

Il libro mi sfuggì dalle mani e rischiò di andare a finire in acqua, ma Charlie, con un movimento fulmineo, lo afferrò al volo.

“Ciao, Emily.”, salutò, trattenendo appena una risata.

Mi portai d’istinto una mano al petto.

“Ti sembra il modo di spuntare alle spalle della gente?”, obbiettai, terrorizzata.

Lui inarcò un sopracciglio, con aria divertita, porgendomi il libro.

“Non credevo venisse qualcuno qui. Sai, avevo cominciato a considerarlo un luogo di mia esclusiva proprietà.”, replicò, accomodandosi, agilmente, accanto a me.

Ricambiai il sorriso, che sembrava illuminare perennemente il suo volto.

“E che cosa faresti qui, tutto solo?”, chiesi, guardandolo.

Lui sogghignò.

“Tu cosa stavi facendo?”, ribatté, osservandomi a sua volta.

“Leggevo.”, risposi, con un’alzata di spalle.

Sorrise.

“Vengo qui a riflettere.”, dichiarò lui. Notai subito un cambio di tono e di espressione.

Charlie era una ragazzo con molti segreti, lo percepivo, ma, nonostante lo considerassi oramai un amico vero e proprio, non mi sembrava appropriato indagare.

Mi volsi verso il mare, sospirando.

Lui,invece posò il suo sguardo verso di me.

“I tuoi dubbi e quelli di Sophie sono del tutto infondati.”, affermò, serio, d’un tratto.

Mi riscossi.

“Non ti seguo.”, replicai, confusa.

Lui mi sorrise.

“Ti stai ponendo l’eventualità di separarti da Matt. … Non succederà.”, spiegò, lanciandomi uno sguardo penetrante, con i suoi occhi gelidi e scuri.

Non potei a fare a meno di rabbrividire.

“Non gli permetterò di restare con me, perché …”, iniziai, ma lui m’interruppe.

Mi sorrise.

“Tu non conosci bene Edward e Kate, ma sono veramente dei genitori fantastici.”, esordì, lasciandomi di sasso.

Cosa c’entrava?

Al mio sguardo perplesso, lui mi fece segno d’attendere.

“Tengono talmente tanto al loro figlio, che  gli avrebbero sconsigliato vivamente di andare così in fondo con te, se si fosse profilata la possibilità di vederlo soffrire ancora.”, concluse, pacato.

Ero ancora più confusa.

“Che vuoi dire?”, domandai, fissandolo con aria stupita.

Sbuffò, spazientito.

“E se invece di separarti da Matt, andassi con lui?”, chiese, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Scossi il capo, più calma.

“Io non posso.”, dichiarai, tranquilla. “Non ho poteri magici.”

Scoppiò a ridere, una risata strana, amara, fredda, che mi gelò.

Non aggiunse altro ed io non ebbi il coraggio di chiedere ancora.

Charlie mi sembrava veramente strano, e quel discorso non aveva senso. Era diverso dal solito … o forse era semplicemente un risvolto della sua personalità che non conoscevo.

Non riuscivo a capire cosa stesse cercando di dirmi.

Il silenzio che calò fra di noi si protrasse per parecchio, senza che io riuscissi ad interromperlo.

Ad un certo punto, sospirando, riprese, in tono più sereno: “Ti sei divertita con Sophie? So che quando va in giro per vestiti è instancabile.”

Sorrisi.

“Sono abituata con Lizzy.”, replicai, ricambiando il sorriso.

Lui sogghignò.

“Si, ho notato. Mi sembra che la tua amica sia molto propensa a questo tipo di attività.”, asserì, ripesando a qualcosa che non potevo sapere.

Rimasi colpita da quella frase, intuendo che aveva mal compreso il carattere della mia amica. Mi sentii in dovere di difenderla.

“Elizabeth è molto meno superficiale di quanto credi.”, esclamai, fredda. “Dovresti conoscerla, prima di giudicarla.”

Lui parve colpito dalle mie parole.

Si voltò verso di me e prese ad osservarmi, divertito.

“Scusami.”, disse, senza perdere quella sua espressione. “Hai ragione.”

Poi, mi porse una mano e soggiunse: “Credo che il tuo ragazzo ti desideri.”

Zalve a tutti, cari lettori! Pubblico questo cap con un ritardo enorme,  ma non ho avuto la possibilità di aggiornare prima. In questo cap. emerge uno degli ostacoli fino ad ora più importanti dell'amore, appena coronato, di Matt ed Emily! Spero di non avervi deluso e di non aver fatto troppi errori di virgole.

Ma, invece di annoiarmi con le mie inutili chiacchiere, passo a rispondere alle  recensioni:

Padme Undomiel: Sono super contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Si, l'intervento di Sophie è stato decisivo, lo ammetto... Ma io adoro quella ragazza! Per quanto riguarda Charlie sono assolutamente d'accordo con te! Scusami tantissimo per gli errori di virgole, ma lo sai... sono una distrattona! Aspetto i tuoi commenti su questo capitolo! Grazie!XDXD tvtb

Mistery Anakin: Sono felice di averti sorpresa con il cap precedente e che ti sia piaciuto! Perdona il colossare ritardo nel soddisfare la tua curiosità, ma non è colpa mia, te lo assicuro! Spero che anche questo capitolo ti piaccia ed aspetto tuoi commenti! XD Tvtb

Ringrazio di cuore anche tutti quelli che hanno letto i precedenti capitoli e che leggeranno anche questo! Alla prossima,

Shine

 

  
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