Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Xion92    29/01/2022    2 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccoci qua al penultimo capitolo! Inizia la battaglia finale contro Flan. Il capitolo non è lungo, in confronto a quelli precedenti, ma è molto intenso per le cose che succedono. Intervallerò al testo del capitolo i disegni che ho fatto per illustrare le scene. Alcuni sono leggermente differenti dalla scena descritta perché li ho fatti prima di scrivere il testo, che poi ho modificato in alcuni punti. Buona lettura!


Capitolo 92 – L’ultimo muro di Flan

 

 

Il gigantesco chimero con le fattezze di leopardo era partito alla carica verso il gruppo di guerrieri, con i lunghi artigli sguainati.
“Angel”, disse subito Mew Ichigo. “Stai indietro. Ragazze, è il momento di mettere alla prova un attacco combinato!”
Mew Angel, che non aveva un attacco potenziato, fece qualche passo indietro lasciando il campo libero alle compagne. Anche il Cavaliere Blu avrebbe potuto attaccare, ma rimase nelle retrovie con la figlia, sia per sorvegliarla, sia per permettere alle altre di usare per la prima volta in modo coordinato i potenziamenti che erano riuscite ad ottenere.
Al grido della leader, tutte e cinque partirono in un salto verso il felino, e in modo perfettamente sincronizzato lanciarono il loro attacco, centrandolo.
Ma a quel punto successe una cosa che non si immaginavano: il chimero non evitò i colpi, ma proseguì la sua carica come se non l’avessero nemmeno sfiorato. Le Mew Mew, che avevano attaccato saltando, finirono dietro di lui, atterrando sconcertate.
“Che è successo, Zakuro-san?”, chiese Mew Lettuce, avvicinandosi alla più grande, continuando a fissare il chimero interdetta.
“Non lo so… sembra che non l’abbiamo nemmeno colpito”, rispose incerta Mew Zakuro.
“Maledetto!”, gridò indispettita Mew Mint, e saltando verso il chimero gli lanciò un Ribbon MinTone Arrow Up, colpendolo proprio in testa.
Ma fu come se non avesse nemmeno lanciato la freccia. Il chimero, dopo aver frenato la corsa, si mise a studiare una per una le sue avversarie con aria intelligente.
“Ma di cosa è fatto? La mia freccia non è riuscita nemmeno a scalfirgli la pelliccia!”, gridò Mew Mint, atterrando.
“Proviamo ancora! Abbiamo i potenziamenti, dobbiamo essere in grado di fargli qualcosa!”, incitò di nuovo Mew Ichigo.
Mentre Mew Angel e il Cavaliere Blu rimanevano ai bordi del campo, le altre cinque provarono ad attaccare di nuovo il mostro, due, tre e quattro volte, ma non ci fu niente da fare. E, cosa ancora più frustrante, era il fatto che quel leopardo nemmeno parasse gli attacchi o li deviasse: lo colpivano tutti in pieno, semplicemente non erano in grado di fargli nulla. Il mostro tuttavia, dopo la prima carica, pareva aver perso parte della propria aggressività, e più che accusare gli attacchi delle guerriere senza subire conseguenze, non sembrava avere molta voglia di calare i suoi artigli su di loro. In questo modo le ragazze iniziarono a perdere la loro prudenza e ad attaccare in modo più incauto. Mew Ichigo, dopo un ennesimo Ribbon Strawberry Surprise Up, atterrò vicina al leopardo senza spostarsi subito, e a quel punto avvenne una cosa che né lei né i suoi compagni si aspettavano: il chimero si voltò di scatto ruggendo verso di lei, e la mise all’angolo, sollevando una zampa come per colpirla. Mew Ichigo, presa alla sprovvista, non riuscì subito a scansarsi e rimase bloccata.
“Leader!”, gridò allarmata Mew Angel dall’altra parte della via.
“Ichigo! No!”, gridarono tutti gli altri.
Ma, con grande meraviglia di tutti, il chimero fermò la zampa un attimo prima che toccasse la ragazza, fissò Mew Ichigo con i suoi occhi intelligenti, e lei lesse un messaggio in quello sguardo.
‘Hehehe… ragazza… sei la leader di questi guerrieri?’
Distolse la zampa da Mew Ichigo, che era rimasta atterrita, si voltò e iniziò a correre lungo il viale.
I ragazzi si avvicinarono a Mew Ichigo, col cuore in gola. “Leader, stai bene?” chiese Mew Angel, e lei annuì con gli occhi sbarrati e il respiro affannoso.
“Ho davvero temuto il peggio”, aggiunse il Cavaliere Blu, dandole un veloce abbraccio per tranquillizzarla.
“Ma si era fermato… perché? Avrebbe potuto chiaramente uccidere Ichigo-neechan”, chiese Mew Pudding, agitata.
“E adesso che fa? Perché sta fuggendo?”, chiese Mew Mint.
“Forse è pazzo”, azzardò Mew Zakuro. “Sarà squilibrato come il suo padrone.”
‘Perché ha risparmiato la leader…?’ si chiese Mew Angel. “Non è pazzo! L’ha calcolato!” esclamò poi.
Nel frattempo il mostro, dopo poche falcate, si era fermato e si era girato verso il gruppo di guerrieri.
‘Seguitemi, stupidi uomini! Vi porterò da Flan!’
Mew Angel riuscì a leggere quel messaggio nello sguardo del mostro. “Seguiamolo! Non lasciamolo fuggire!”
In modo compatto, i guerrieri partirono all’inseguimento del leopardo; e, mentre correvano, Mew Mint ne approfittò per lanciargli un altro Ribbon MinTone Arrow Up che, come prima, non ebbe il minimo effetto.
Senza fermarsi, il chimero girò il muso e le lanciò un’occhiataccia. ‘Moscerini fastidiosi! State buoni e seguitemi!’
“Non attaccarlo! Sprechi energie e basta”, la richiamò Mew Ichigo. “Seguiamolo mantenendo la distanza.”
“Ma Ichigo-san…” disse Mew Lettuce, subito dietro la leader. “Se quello è uno dei chimeri di Flan… non penso che ci porterebbe volontariamente da lui. Era Flan a voler prendere l’iniziativa per attaccarci a sorpresa, noi non avremmo nemmeno dovuto sapere la data in cui avrebbe colpito.”
“Lo penso anch’io”, rispose Mew Angel, che correva di fianco a Mew Ichigo. “Ma non credo che un chimero come quello si sottometterebbe tanto facilmente.”
“Forse allora…”, azzardò il Cavaliere Blu. “Anche lui vuole combattere contro Flan?”
“Sì, è possibile. Questa è un’opportunità perfetta per sorprendere quell’alieno”, incitò Mew Ichigo. “Voleva attaccarci quando lo avesse deciso, invece andremo noi da lui.”

Avevano percorso poche vie e incroci nel silenzio assoluto della città. Le persone sparivano sempre dalle strade quando compariva un mostro. Ma, dopo neanche un chilometro di corsa, i guerrieri si resero conto di aver perso la loro gigantesca preda.
“Dov’è finito?”, chiese Mew Ichigo, arrestandosi con tutto il gruppo dietro.
“Ragazzi”, si sentì la voce di Ryou provenire dal ciondolo della leader. “Se percorrete le vie normali non ce la fate a stargli dietro. Quel chimero è molto veloce.”
“Ha ragione”, annuì lei, e alzò lo sguardo verso le cime dei palazzi. “Dobbiamo prendere la via dei tetti. Da lì potremo seguirlo meglio.”
A Mew Angel si atterrì lo sguardo a quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere. La leader adocchiò il palazzo più vicino. “Allora via!”
Tutto il gruppo corse ai piedi dell’edificio e con un agile salto si portò sul tetto. Mew Angel, che era rimasta sotto, guardò con il timore dentro l’immensa altezza di quel palazzo, ma dopo qualche secondo, sperando che non le succedesse niente, piegò le gambe e spiccò un salto per raggiungere i suoi amici. Ma, come si aspettava, quando fu quasi in cima sentì una forte coltellata nelle viscere e si contorse per il dolore a mezz’aria. Non seppe neanche lei come fece ad arrivare sul tetto senza ricadere giù ma, quando fu il momento di atterrare, paralizzata dal dolore, invece di appoggiare incolume i piedi, stramazzò sul fianco con un rantolo sofferente. Per cercare di attutire il male che sentiva si premette una mano sul ventre mentre si rialzava in piedi.
Il verso che aveva emesso era debole, ma fu sufficiente a far drizzare le antenne di Mew Ichigo, che nel frattempo era poco più avanti in corsa in testa al gruppo, avendo pensato che sua figlia fosse semplicemente rimasta un po’ indietro. Si arrestò e si voltò a guardare cosa le fosse successo, e anche gli altri si fermarono. Quando la vide tentare di rimettersi malamente in piedi, piegata in due dal dolore, con gli occhi strizzati, i denti digrignati, le orecchie tirate indietro e una mano premuta sulla pancia, nell’esatto punto in cui, quasi tre mesi prima, aveva visto conficcarsi il jitte di Waffle, i dubbi e le domande che aveva avuto negli ultimi tempi si dissolsero dalla sua mente come nebbia spinta dal vento. Si rese immediatamente conto di cosa Angel stava nascondendo da tempo, di cosa significava quel suo modo strano di lottare che aveva avuto le ultime volte, di tutte le cose che non tornavano che le aveva anche detto Masaya.
Col cuore in gola, tornò indietro da lei.
“Angel, cos’hai fatto?!”, le chiese con la voce allarmata.
“Niente, sono caduta”, rispose l’altra, cercando di far finta di nulla.
“Non raccontarmi le mezze verità!”, esclamò la leader, sempre più agitata. “E’ la ferita che Waffle ti ha fatto alla pancia, vero? Non riesci a sopportare gli sforzi fisici!”
Tutto il gruppo si era raccolto intorno a loro, e i guerrieri fissavano Mew Angel scioccati. Lei li guardò uno per uno, si soffermò sul Cavaliere Blu che la guardava con ansia, e stavolta non negò.
“Pazza! Pazza, sei!”, gridò Mew Ichigo, con le lacrime agli occhi, afferrandola per la sciarpa e tirandola davanti alla faccia. “Come ti è venuto in mente di venire a combattere in queste condizioni? Contro Flan! Morirai se vieni con noi!”
Nonostante la disperazione che aveva preso Mew Ichigo, l’altra, ancora stretta da lei per la sciarpa, rispose tranquilla: “lo so, leader. Ma non potevo rimanere indietro al Caffè. Quello che voglio è vendicarmi di Flan, te l’ho già detto. E se devo morire, preferisco farlo con onore combattendo.”
A quella risposta, Mew Ichigo strizzò gli occhi, digrignando i denti e abbassando la testa. Le mani le tremavano dalla voglia che aveva di riempirla di schiaffoni.
“Mi lasci la sciarpa, leader?”, le chiese Mew Angel sempre col tono pacato, visto che, ormai che era stata scoperta, non aveva più senso essere nervosa per cercare di tenere celato il proprio segreto.
Il Cavaliere Blu, per quanto sconvolto anche lui, riuscì a mantenere la calma e cercò di intervenire, e si rivolse alla sua ragazza, che presa dalle emozioni, tremava quasi in preda alle convulsioni e con le lacrime agli occhi.
“Ichigo, cerca di calmarti e riflettere un attimo…”
“Tu sta’ zitto!”, gli gridò contro Mew Ichigo, senza neanche girare la testa e tenendo gli occhi strizzati. “Sta’ zitto!”, gli ripeté ancora, per essere più chiara.
Le altre Mew Mew rimasero ancora più scioccate: era la prima volta che udivano Ichigo rispondere in quel modo rabbioso al suo ragazzo, e sembrava quasi che ce l’avesse con lui, nonostante fosse del tutto innocente. Forse perché le aveva detto di calmarsi quando di mezzo c’era la vita della figlia. Forse perché durante la settimana di allenamento non era riuscito a scoprire la sua disabilità.
Mew Ichigo si rivolse poi di nuovo a Mew Angel, senza mollarla. “Angel, torna subito indietro. Torna al Caffè e sta’ con Shirogane, fa’ come ti dico”, le intimò.
Mew Angel, pur senza cercare di liberarsi, rispose però qualcosa che, fino a poco tempo fa, non le sarebbe mai venuto in mente di dire a Ichigo. “No, io non torno indietro, leader.”
Le altre ragazze e il Cavaliere Blu restarono sbalorditi. Davvero Angel aveva dichiarato la sua disobbedienza alla leader, e senza nessun ripensamento?
Mew Ichigo allora le lasciò la sciarpa e la guardò rabbiosa. “Torna subito al Caffè, Angel!”, le ordinò con un tono più duro. “E’ un ordine che ti sto dando, devi obbedirmi!”
Mew Angel fece un passo indietro, poi allargò appena le gambe, tirò indietro le orecchie e irrigidì la coda, guardando Mew Ichigo con aria minacciosa. “Non metterti tra me e Flan, leader. Non farlo”, la avvertì.
Gli altri ragazzi erano sbigottiti: Angel era in aperta rivolta, e stava addirittura sfidando Ichigo. Sarebbero rimasti meno sorpresi se Flan fosse apparso in quel momento dicendo che si era tutto a un tratto redento.
A quella risposta data con quel tono, Mew Ichigo ebbe un cedimento improvviso e, da furiosa che era, cadde in ginocchio e le lacrime cominciarono a scenderle copiose sulle guance. “Angel, ti prego… ti prego, torna indietro… mi farai morire di dolore… se dovesse succederti quacosa…”
Mew Angel rimase spiazzata da quelle parole, ma dopo qualche secondo, razionalizzando, si rese conto che non c’era nulla di strano in quello che aveva detto: lei si era premurata, in tutto quel tempo, di non rivelarle mai di essere sua figlia per paura che, se Ichigo lo avesse scoperto, avrebbe potuto soffrire ancora di più quando Angel fosse morta in battaglia. Eppure, nonostante nulla di esplicito fosse mai stato detto, Ichigo era riuscita comunque ad arrivare a provare per lei quell’amore e quell’attaccamento profondo che solo una madre poteva avere. Angel ormai si era resa conto che Ichigo lo aveva in qualche modo capito, era chiaro dal suo modo di comportarsi. Come era successo con Ryou prima, le sue convinzioni vacillarono: e se fosse tornata indietro solo per lei, per evitare di segnarla a vita con l’enorme dolore della sua morte? Ma, in quel momento, le venne in aiuto Mew Zakuro. Si avvicinò a Mew Ichigo e la tirò in piedi con garbo.
“Ichigo, capiamo tutti quello che stai provando, ma non puoi imporre ad Angel cosa fare della sua vita.”
“No, non lo capite, e non lo potete capire”, rispose a fatica Mew Ichigo, appoggiandosi una mano sulla faccia, affranta.
“Anche se non lo possiamo capire, non cambia il concetto: la vita di Angel è sua. Per lei combattere contro Flan è una cosa fondamentale, ha vissuto finora per questo. Se è quello che vuole, anche se dovesse succederle qualcosa, devi lasciarglielo fare.”
Mew Ichigo, a quelle parole, con i respiri ancora agitati, guardo Mew Angel in viso. L’altra le rivolse uno sguardo determinato e con una certa durezza di fondo. La leader si rese conto che per lei davvero combattere contro Flan rappresentava tutto, e davanti a quello sguardo non riuscì a dirle un’altra volta di tornare al Caffè.
“Rimaniamo tutti insieme fino alla fine!”, esclamò Mew Mint.
“Sì, rimani a combattere con noi, Angel-neechan”, aggiunse Mew Pudding.
“Siamo una squadra tutti e sette, non possiamo combattere l’uno senza l’altro”, concluse Mew Lettuce.
Mew Angel lanciò loro uno sguardo di contentezza e gratitudine, e Mew Ichigo, mordendosi il labbro inferiore e con lo sguardo combattuto, affaticato e addolorato, annuì appena, rialzandosi con uno sforzo apparentemente enorme.
“Bene, ripartiamo subito”, incitò Mew Mint prima che alla leader venisse in mente qualche altra obiezione. “Chissà dove sarà finito quel mostro, nel frattempo.”
A smentirla, arrivò un sordo brontolio dal fondo della strada, mezzo chilometro più in là.
“Non ci posso credere, ci sta aspettando…”, commentò Mew Lettuce, sbalordita.
“Ripartiamo!”, esclamò Mew Ichigo, asciugandosi le lacrime. “Angel, tu però rimani in fondo.”
Ma, neanche dieci secondi dopo essere ripartiti a correre, sua figlia si era portata di nuovo di fianco a lei, come se fosse quello il posto naturale in cui doveva stare. Mew Ichigo non ebbe il coraggio di sgridarla di nuovo, e la lasciò fare. Continuavano a correre e a saltare sui tetti dei palazzi, tenendo dietro al chimero che correva nelle vie sotto di loro. Quando bisognava saltare per arrivare a un tetto vicino, una volta concluso il balzo, Mew Angel presa da una fitta di dolore rimaneva indietro per poco, poi si riportava in testa al gruppo al fianco della leader.
Correvano buttando sempre l’occhio di sotto, e vedevano correre per le strade, al loro fianco anche se cinquanta metri più giù, il grosso leopardo, che non andava mai così veloce da poterle seminare, e quindi le ragazze poterono tenere una velocità moderata che permetteva a Mew Angel di restare nel gruppo. Percorsero alcuni chilometri, finché, nel cuore del quartiere di Shibuya, gli edifici si interruppero bruscamente. Tutta la squadra si arrestò sul bordo dell’ultimo palazzo.
Sotto di loro si apriva la gigantesca piazza del quartiere di Shibuya, con le sue strisce pedonali che si incrociavano e circondata da alti grattacieli coperti di insegne luminose e teleschermi. Era deserta, come il resto del quartiere, e le guerriere furono impressionate nel vedere un così ampio spiazzo completamente privo della fiumana di gente che l’occupava di solito. Il chimero si era portato al limite opposto della piazza.
“Scendiamo”, comandò Mew Ichigo, e con un salto tutte atterrarono sulla strada. Mentre cadevano, la leader afferrò Mew Angel di fianco a sé, sostenendola parzialmente in modo da attutire la sua caduta, e quando la figlia toccò terra, provò solo un dolore modesto alla pancia.
“Perché ci ha portati all’incrocio di Shibuya?”, chiese incerta Mew Pudding.
Il chimero, volgendo la schiena alle guerriere, avanzò lentamente, tenendo il muso puntato in alto. All’improvviso, dall’alto di un palazzo al limite opposto della piazza, l’aria tremolò e una figura si materializzò, illuminata dal basso in modo sinistro dalle luci della città.
“E’ Flan!”, esclamò Mew Angel, e le sue compagne fissarono col fiato sospeso l’alieno che le guardava dall’alto.
Fisicamente, Flan non sembrava essere cambiato dall’ultima volta in cui l’avevano visto, due mesi prima. Eppure, pur essendo così lontano da loro, riuscivano a cogliere le vibrazioni che emanava intorno a sé, e percepirono che quello non era un avversario normale. Era di sicuro molto più forte dell’anno prima, e ammutolite non riuscirono a fare commenti sulla sua comparsa. Il suo profilo si stagliava nero contro il cielo di un blu reso chiaro dalle luci di Tokyo, e il giallo del suo unico occhio brillava di ferocia e di odio.
Mew Lettuce si guardò in giro nervosa.
“Ichigo-san, dov’è il Cavaliere Blu?”
“Eh?”, chiese Mew Ichigo, quasi ridestandosi da quell’inquietante visione, e guardò dietro di sé. Il suo compagno infatti mancava.
“Non c’è più. Dov’è finito?”, chiesero nervosamente le altre.
“Dobbiamo tornare indietro a cercarlo”, propose Mew Ichigo, agitata e preoccupata per la sua mancanza. Pensandoci, era da quando gli aveva urlato contro di stare zitto che non lo vedeva.
“Non possiamo più tornare indietro, Ichigo. C’è Flan davanti a noi”, rispose Mew Zakuro, cupa.
Mew Ichigo deglutì e tornò a voltarsi verso Flan. Poco dopo si sentì un ruggito: il leopardo, col muso verso l’alieno, gli stava lanciando dei versi minacciosi.
Al che Flan gli gridò, dall’alto del palazzo: “mi sembrava di averti ordinato di non allontanarti da qui! Cosa volevi dimostrarmi, facendo quello che hai fatto?”
Il chimero, con gli occhi che brillavano, gli mostrò le zanne e raspò sull’asfalto con gli artigli.
“Mi stai sfidando, proprio tu? Vuoi ribellarti a me?”, gli chiese Flan con tono quasi divertito.
Il mostro volse lo sguardo indietro, lanciando un’occhiata alle Mew Mew.
‘E’ il mio momento. Flan è soltanto un uomo, è solo, e non potrebbe mai sconfiggermi, con anche queste guerriere dietro di me.’
Con dei balzi veloci, raggiunse il tetto sopra cui stava Flan, avvicinandosi a lui con svelti movimenti felini. Quello che avvenne dopo fu così rapido che le Mew Mew, e il chimero stesso, quasi non se ne resero conto: Flan, con i coltelli carichi di elettricità stretti fra le dita, si portò appresso al mostro con uno scatto e gli diede un colpo in pieno petto, conficcandogli le lame sotto la pelliccia. Il leopardo spalancò le fauci e rimase immobilizzato, rigido, e Flan con un colpo dato dai coltelli stretti nell’altra mano lo scaraventò giù dal palazzo, facendolo atterrare con uno schianto davanti alle guerriere atterrite.
Le Mew Mew erano rimaste attonite e terrorizzate: quel gigantesco chimero, che i loro attacchi potenziati non erano riusciti nemmeno a scalfire, era stato ucciso da Flan in un singolo colpo, e in modo così preciso e rapido da non aver avuto nemmeno il tempo di emettere un lamento di morte.
“Ha una potenza e dei poteri sovrumani”, riuscì a commentare Mew Angel, ad occhi spalancati. “Ed è riuscito a raggiungere una tale potenza in un solo anno.”
Dall’alto, Flan sollevò le braccia, mettendo in mostra i suoi sei coltelli affilati, tre per ciascuna mano.
“Mew Mew! Speravate di uccidermi come avete ucciso mio figlio? Né voi né questa città vedrete la luce dell’alba! In questa notte si ripeterà la vostra fine per mano mia nel nome del mio onnipotente dio, come diciassette anni fa!”, gridò, con la sua voce minacciosa ed imponente che si disperse per tutta Tokyo.

Le persone barricate dentro i loro appartamenti rabbrividirono a udire quel grido minaccioso. Nessuno di loro sapeva del combattimento che sarebbe avvenuto quella notte, ma tutti avevano intuito che stava avvenendo qualcosa di pericoloso che riguardava le Mew Mew e gli alieni che da un paio d’anni avevano preso di mira Tokyo, e stavano chiusi in casa, in attesa che quella nottata terribile finisse ed arrivasse il mattino.
Nella piazza di Shibuya, la constatazione dell’immensa potenza del loro nemico aveva immobilizzato le guerriere sul posto. Era sparita dai loro animi la baldanza che avevano avuto nelle settimane precedenti, fino a pochi attimi prima, quando pensavano che, se erano riuscite ad avere la meglio su un dio come Profondo Blu, non c’era ragione perché non dovessero farcela anche con un semplice individuo come Flan. Ora invece si erano rese conto che Flan era di tutt’altra pasta rispetto al dio alieno, e questo aveva fatto defluire tutto il loro coraggio. Stavano immobili, attonite a fissare ad occhi sgranati il loro nemico, tremando leggermente nella notte fredda, senza sapere cosa fare.
“Leader…”, disse Mew Angel, girandosi verso Mew Ichigo.
Ma la capo, con il cuore pieno di paura per la figlia dopo la rivelazione della sua disabilità, e con il colpo di grazia avuto dalla dimostrazione di potenza di Flan, si sentiva impotente e non sapeva come comportarsi. Se non avesse scoperto poco prima che Angel era in pericolo di vita, sarebbe riuscita a mantenersi salda di fronte al nemico, ma con un presupposto del genere aveva avuto un cedimento anche lei. Non c’era più nemmeno il suo compagno a poterle dare supporto. Non riuscì a reagire per poter infondere un po’ di coraggio alla squadra, e rimase attonita e in silenzio.
Mew Angel si girò e vide le sue compagne che mormoravano fra loro: “come facciamo a combattere un avversario del genere? Forse è al di là delle nostre possibilità…”
Allora, sentendosi tornare il coraggio, lo spirito guerriero e da leader che erano innati in lei, incitò le sue amiche con tono forte e carismatico: “forza, non è il momento di avere paura! Non esitate! Attacchiamo e combattiamo insieme, come abbiamo sempre fatto! Questa battaglia la vinceremo noi, saremo noi a veder sorgere il sole domattina!”


Mew Ichigo la guardò stupita; le altre Mew Mew, dopo aver ascoltato le sue parole dette con quel tono incoraggiante e appassionato, riacquisirono il coraggio che avevano momentaneamente perso, e la paura che le paralizzava venne spazzata via.
“Hai ragione, Angel-neechan!”, annuì Mew Pudding, convinta. “Bu-ling combatterà di nuovo, per il bene di Tokyo e dei suoi fratelli!”
“Per proteggere le persone che amiamo!”, aggiunse Mew Lettuce.
“E fargliela pagare, a quell’alieno!”, disse decisa Mew Mint.
“Non lasceremo che faccia del male agli abitanti di questa città!”, concluse Mew Zakuro.
“Angel…”, mormorò Mew Ichigo, guardando la figlia.
Mew Angel si girò di nuovo verso Flan e, alzando la testa, lo fissò sentendosi il sangue ribollire. ‘Boss, nonno, guardatemi! Stanotte finalmente avrò la mia vendetta!’


Tuttavia, mentre fissava quella inquietante figura che troneggiava sopra di loro, un dubbio la punse per un attimo: ‘Va bene che è molto potente, ma anche noi lo siamo, e siamo in sei. Come fa ad essere così tranquillo e sicuro, pur essendo solo?’
“Leader!”, esclamò infine, girandosi verso Mew Ichigo.
Davanti allo sguardo forte della figlia, anche lei si sentì sparire dal corpo ogni esitazione e timore.
“Bene, prepariamoci!”, annuì. Come le altre, alzò lo sguardo verso Flan. “Attacchiamo!”, gridò.

Con un grido unanime di battaglia, tutte quante partirono di corsa verso il limite dei palazzi, brandendo le loro armi. Nonostante la sua menomazione, per il forte desiderio di vendicarsi di Flan, Mew Angel correva in testa a tutte.
“Non rimarrò indietro rispetto ad Angel! La prima a far gridare Flan di dolore sarò io!” gridò Mew Mint poco più indietro, che dopo tutto quello che avevano passato provava anche lei un forte desiderio di farla pagare all’alieno.
Mentre correva, Mew Angel riuscì a rivolgere un pensiero anche al suo vecchio amico d’infanzia, che lei aveva ucciso ma della cui devianza era stato responsabile suo padre. Era per colpa di Flan se quello che un tempo era un suo caro amico, amorevole e gentile, era prima diventato un suo feroce e sanguinario nemico e poi era morto.
‘Waffle, lo vedi? È tuo padre! Trasferisci per un momento il tuo spirito in me! Gliela faremo pagare insieme per come ti ha fatto diventare!’, pensò con la passione che le bruciava nel petto.
L’intento delle guerriere era di arrivare alla base dei grattacieli e da lì spiccare un salto per poter arrivare fino a Flan. Mew Angel non sapeva come avrebbe fatto per arrivare al suo nemico, visto che non era certo in grado di saltare fin lassù, ma non le importava. Non le importava più di nulla tranne di poter infilzare la sua arma nelle carni di quell’alieno che aveva distrutto la sua famiglia e il suo mondo originari, e si lasciò annebbiare la mente dal suo sangue infiammato che le sconvolgeva i pensieri. Solo uno schiocco di dita di Flan, eseguito con la massima tranquillità, le rischiarò il cervello. A quel segnale dell’alieno, l’aria si mosse vicino ai palazzi, e prima che le guerriere riuscissero a raggiungere il limite della piazza, apparvero dal nulla altri quattro mostri, grossi quanto quello che Flan aveva appena ucciso: una tigre, un orso, un leone, un lupo. Tutti con delle zanne e artigli lunghi e affilati e occhi arrossati e fiammeggianti di ferocia, anche se con lo sguardo assai meno intelligente del leopardo di prima. Le Mew Mew, prese alla sprovvista, si arrestarono, e le belve, con delle veloci zampate, le costrinsero ad arretrare fino al limite opposto della piazza, da cui erano partite. Solo per un pelo Mew Angel e Mew Ichigo, che erano in testa al gruppo, riuscirono ad evitare gli artigli dei mostri.
“Angel! Ichigo! State bene?!”, chiese Mew Zakuro, allarmata.
Le ragazze guardarono attonite i nuovi nemici che si paravano loro di fronte: tutti e quattro i mostri, a una certa distanza l’uno dall’altro, erano schierati allineati contro di loro, formando un muro impenetrabile davanti a Flan.
“Dannazione, era una trappola, ne aveva altri!”, esclamò Mew Angel. “Ecco perché era così tranquillo!”
“Non si può certo dire che non sia stato prudente”, osservò corrucciata Mew Zakuro.
“Già, altroché prenderlo di sorpresa!” aggiunse Mew Mint.
“A Bu-ling sembrava troppo facile che ci fosse solo lui”, commentò Mew Pudding, amareggiata.
“Quello di prima faceva parte di questo gruppo di chimeri che aveva creato. Ma il leopardo era più intelligente di questi quattro e ha cercato apertamente di ribellarsi. Loro invece gli sono obbedienti”, trovò la spiegazione Mew Lettuce.
“Così non va bene, dobbiamo cercare un’altra soluzione”, cercò di rimettere ordine Mew Ichigo.
In quel momento una luce azzurra veloce e saettante sfrecciò nell’aria. Le guerriere avevano sentito un rumore di passi in corsa dietro di loro e poi un salto sopra le loro teste. Alzarono il capo, colte di sorpresa, e videro attonite il Cavaliere Blu, in uno scatto in aria, caricare la spada di energia facendo rifulgere la lama di azzurro. Il guerriero, diretto verso il chimero che sembrava un lupo, con un forte grido diede un colpo per traverso, atterrando poco oltre il suo bersaglio. Il lupo si immobilizzò per un attimo e subito dopo la testa gli si staccò dal collo, tagliato di netto dalla spada. Il corpo del chimero si dissolse e le sei guerriere, sgomente, guardarono il loro compagno che, con un Tenshin Jinseikou ben assestato, aveva eliminato uno di quei potenti chimeri in un attacco solo.
Dall’alto, Flan fece guizzare lo sguardo del suo occhio sano, cercando di identificare chi era stato ad eliminare uno dei suoi quattro assi nella manica.
Il Cavaliere Blu guardò verso l’alto. “Flan! Ti ricordi di me?!”, gridò.
Vista la tendenza dell’alieno a considerare gli esseri umani come una massa indistinta senza individualità singole, non lo riconobbe subito e lo guardò indeciso per un momento. Il Cavaliere Blu allora, fissandolo con uno sguardo di sfida, con un dito si fece un segno verticale sull’occhio destro.
Flan si ricordò d’un tratto chi fosse quel ragazzo dalla veste blu e dai capelli corti e neri, di come in quell’altro tempo da cui proveniva, sedici anni prima aveva ucciso sua moglie Zefir e lo aveva accecato all’occhio destro. Finora, in questa linea temporale lo aveva incontrato solo tre volte, e solo la prima aveva avuto con lui una breve colluttazione. Ma mai aveva provato verso di lui quello che sentiva ora: quel ragazzo era stato l’unico di quel gruppo di guerrieri ad essere riuscito a danneggiarlo in modo permanente, aveva appena eliminato uno dei suoi chimeri più forti in un colpo solo, e Flan, nonostante l’immensa potenza che era riuscito a raggiungere, non aveva più Waffle che lo potesse aiutare. Sentiva oscuramente che quel giovane uomo era l’unico in quel gruppo a poter rappresentare un problema per lui. Sconvolto dall’odio e dal desiderio di vendetta, brandendo i suoi kunai, lanciò una forte scarica elettrica verso di lui.
“Attenzione!”, gridò Mew Angel, che aveva i riflessi più pronti in tutto il gruppo fin da quando abitava nella sua Tokyo originaria.
Da quell’altezza, però, il lampo di Flan ci mise alcune frazioni di secondo in più per raggiungere il terreno e, grazie anche all’avvertimento della figlia, il Cavaliere Blu riuscì a scattare all’ultimo e ad evitare il fulmine, che colpì invece il terreno. Il ragazzo raggiunse le sue compagne.
“Amore, sei tornato!”, lo accolse Mew Ichigo, abbracciandolo. “Non ti trovavamo più.”
“Scusate il ritardo”, rispose lui, tenendola stretta di rimando.
“Bene”, riprese lei, staccandosi dopo alcuni secondi, ora di nuovo piena di coraggio visto che il suo compagno era di nuovo con lei. Era ora convinta che contro Flan, nonostante la sua immensa potenza, avessero una concreta possibilità, e anche la sua paura per Angel era diminuita, ora che sia lei che il padre le erano di nuovo vicino. “Il Cavaliere Blu ha già eliminato uno dei nostri avversari. Ne abbiamo solo tre da battere. Ce la possiamo fare!”
“Sì!”, gridarono gli altri sei con una voce sola.
“Ora che siamo di nuovo tutti insieme, siamo imbattibili!”, esclamò Mew Pudding.
“Concentriamo gli attacchi su un chimero alla volta”, comandò la leader. “In questo modo li elimineremo più facilmente e velocemente. Cominciamo da quella tigre, che è la più vicina a noi.”

Con rinnovato vigore e coraggio, i guerrieri si slanciarono contro il primo dei tre chimeri rimanenti, che era appena più piccolo del leopardo ucciso da Flan, ma l’aspetto era altrettanto feroce e pericoloso. Mew Ichigo era in testa al gruppo, e al suo via tutti i guerrieri lanciarono il loro attacco, centrando il bersaglio sul fianco. Videro la tigre vacillare stordita e chiaramente ferita, e ci mise un po’ per riprendere stabilità.
“Non è resistente come il leopardo!”, gridò incoraggiata la leader. “Un paio di altri colpi dati bene e la uccidiamo!”
Non aveva tenuto in conto però i due chimeri, orso e leone, che erano stati lasciati momentaneamente da parte. I due bestioni, appena videro la scena, si lanciarono in aiuto del loro compagno ferito, dando delle zampate per disperdere i guerrieri.
“Allontaniamoci!”, gridò Mew Ichigo, schivando. “Cerchiamo di raggrupparci in un punto opposto della piazza, così potremo lanciare un altro attacco!”
La sua idea, al principio, sembrò funzionare: i suoi compagni corsero velocemente in un angolo della piazza vuoto per poter riprendere fiato un momento e lanciare un attacco combinato. Mew Ichigo, però, che in tutto questo lanciava sempre occhiate all’intorno per controllare dove fosse la figlia, la vide con orrore rimanere indietro un centinaio di metri dietro di sé durante la corsa, con l’espressione affaticata e ansimante: nonostante ce la mettesse tutta, non riusciva a stare al passo con gli altri correndo per lunghi tratti in linea retta, e il chimero orso le era appena dietro, pronto a colpire coi suoi artigli.
Quella che fece Mew Ichigo a quel punto fu un’azione di puro istinto, non ebbe nemmeno il tempo di pensarla: nel momento in cui vide la zampa dell’orso sollevarsi, cambiò bruscamente direzione per tornare indietro verso l’altra ragazza. Le arrivò appena dietro e, con uno scatto, le si gettò sulla schiena buttandola a terra e finendo sopra di lei, tenendola abbracciata stretta attorno al collo e coprendola con tutto il corpo. Un attimo dopo, si sentì la pelle e la carne delle spalle e del dorso venire strappate, e una terribile sensazione di dolore e bruciore propagarsi per tutto il suo corpo. Lanciò un grido di dolore, ma non lasciò andare sua figlia sotto di lei.
“Leader!”, la sentì gridare con terrore, bloccata tra le sue braccia. “Leader, che fai?! Allontanati!”
Sentendo la presenza dell’orso fermo dietro di loro, che stava alzando di nuovo la zampa per colpire, al solo pensiero di allontanarsi lasciando sua figlia lì, inerme, alla mercé di quel mostro, la reazione di Mew Ichigo fu quella di stringerla ancora più forte a sé per proteggerla, nonostante il dolore atroce che sentiva. La zampa del chimero si abbassò di nuovo, e Mew Ichigo sentì ancora altre lacerazioni sulla schiena. Questa volta il dolore provato fu troppo forte, e si abbandonò sul corpo di Mew Angel, sentendosi quasi svenire. La ragazza sotto di lei era impietrita e scioccata, e questa volta non riuscì a gridare niente alla leader.
“Mew Ichigo!”, sentì le voci dei suoi cinque compagni da lontano, e una freccia lanciata da Mew Mint fece fare al mostro qualche passo indietro.
Il Cavaliere Blu piombò lì con un salto e con cautela prese Mew Ichigo tra le braccia, allontanandosi poi in un angolo della piazza più sicuro. Mew Angel si rialzò e, guardando l’asfalto lì vicino, vide con orrore che era coperto di schizzi di sangue. Il sangue di sua madre, lo stesso che aveva lei nelle vene. Si voltò furiosa verso il chimero orso, che scuoteva il muso, intontito dall’attacco di Mew Mint.
“Come ti sei permesso di far questo alla leader?!”, gli gridò contro, e spiccò un salto verso la sua testa.


La furia che provava riuscì a lenire il dolore che le proveniva dal ventre, e arrivata sul muso dell’orso, sfoderò la sua arma e gliela piantò in mezzo agli occhi con tutta la forza e la rabbia che sentiva. Il chimero, ruggendo di dolore, indietreggiò, andando a sbattere contro un muro di vetro di un grattacielo lì vicino. La parete si schiantò e l’orso cadde all’indietro sfondando una buona parte dell’edificio. Colpito dall’alta tensione, il mostro si dissolse, le luci della zona si spensero e il quartiere di Shibuya rimase al buio.
Mew Angel, che era riuscita ad allontanarsi con un salto un attimo prima che l’orso cadesse, si riprese un momento dal dolore e corse verso i suoi amici. Le sue compagne si erano radunate attorno al Cavaliere Blu, che inginocchiato per terra teneva in braccio Mew Ichigo, semisvenuta.
Mew Angel, quando si avvicinò, vide col cuore in gola e sentendosi la morte dentro che la pelle delle spalle e della schiena della sua leader era lacerata in modo profondo e orribile. Il sangue che usciva gocciolava sull’asfalto e ricopriva le mani del Cavaliere Blu che la sosteneva.
“Ichigo! Ichigo!”, la chiamavano le altre Mew Mew, disperate nella voce, e il Cavaliere Blu, a denti stretti e occhi strizzati, la teneva premuta contro il petto, baciandola sui capelli. Ma, nonostante i loro richiami, Ichigo non rispondeva e non si muoveva.
“Leader…”, mormorò Mew Angel, terrorizzata che sua madre potesse morire da un momento all’altro. Ma, nonostante avesse pronunciato quella parola in un sussurro, Mew Ichigo si riscosse, aprì gli occhi velati e si girò verso di lei.
“Angel…! Vieni qui… come stai?”, le chiese con la voce angosciata ma inaspettatamente forte, come se non sentisse più il dolore che le davano quelle ferite.
“Leader, come fai a chiedere a me come sto?! Guardati: come stai tu?”, rispose Mew Angel, attonita e incredula, avvicinandosi di più.
“Ti sei fatta male? Sei rimasta ferita?”, insisté Mew Ichigo, guardandola agitata.
“No, io non mi sono fatta niente… perché ti sei messa in mezzo… ma quei due colpi erano per me… perché l’hai fatto, leader…?”, si sentì di chiedere Mew Angel, con gli occhi che lacrimavano e la voce tremante.
A quella frase, Mew Ichigo, allungando il braccio, le afferrò la mano, stringendogliela forte e guardandola negli occhi con una intensità che Angel non aveva mai visto in vita sua. C’erano state altre volte in cui Ichigo, guardandola in modo simile, aveva avuto uno sguardo che ad Angel ricordava quello di sua nonna. Ma ora si rendeva conto che nemmeno la nonna l’aveva mai guardata in quel modo.
“Te l’ho promesso ieri…”, rispose con un tono che toccò il cuore di Mew Angel, con la voce diventata improvvisamente più debole.
“Leader! Leader! Non morire!”, esclamò Mew Angel con disperazione.
“Ichigo!”, fecero eco le altre, con le lacrime agli occhi.
“State tranquille”, intervenne il Cavaliere Blu, premendo alla sua ragazza due dita sulla vena del collo. “Ha avuto un forte shock, e le ferite sono profonde, ma non rischia di morire.”
Tutte tirarono un grande sospiro di sollievo, e il giovane uomo aggiunse: “però deve riposarsi. Non può certo combattere adesso.”
A quelle parole, Mew Angel allargò appena gli occhi, guardò prima la sua leader che la fissava sofferente, e poi le sue compagne, rimaste senza una guida, che girarono la testa verso di lei. Sapeva cosa pensavano: non potevano sfoderare che la metà della loro potenza, senza una leader che desse loro coraggio, facesse da collante alla squadra e infondesse loro la sua energia. Le guardò una per una, come se sapesse quello che doveva fare ma avesse timore a dirlo.
“Angel, cosa dobbiamo fare?”, chiese a quel punto Mew Mint.
“Sì, Angel-neechan, guidaci nella lotta come hai fatto altre volte!”, si unì Mew Pudding.
“Ne avevo parlato con Ryou-kun quella volta… ed ora il momento è arrivato”, aggiunse Mew Lettuce.
“Decidi cosa pensi sia giusto, Angel, e ti seguiremo. Noi ci fidiamo di te”, concluse Mew Zakuro.
Mew Angel, a quelle frasi che avevano preceduto quello che avrebbe potuto dire, socchiuse gli occhi per un momento e tirò un profondo respiro, sentendosi pervasa da un profondo orgoglio e gratitudine, ma anche dalla consapevolezza che era un compito grosso quello che le sue compagne le stavano dando. Sentiva però, allo stesso tempo, che non era nulla di strano: altre volte era stata la leader temporanea della squadra senza quasi rendersene conto, questa era semplicemente la prima volta che le altre Mew Mew le chiedevano in modo esplicito di esserlo. E il fatto che glielo chiedessero e si fidassero di lei nonostante la sua disabilità le confermava che non lo facevano perché era più potente di loro, ma perché possedeva tutte le qualità che un leader deve avere. Si rese conto, per la prima volta nella vita, che era nell’ordine naturale delle cose che lei guidasse i compagni nella lotta. Il suo istinto, il suo carisma e le sue capacità da leader li aveva sempre avuti, aveva solo dovuto svilupparli in quell’anno insieme ai suoi amici, e adesso, nella lotta finale, il suo ruolo era stato pienamente riconosciuto dalle altre. Si strofinò gli occhi col dorso della mano libera.
“Va bene, ci penso io.”
Con un veloce movimento del braccio, tolse l’altra mano dalla stretta della leader e guardò suo padre negli occhi. “Stai qui con lei. Al resto pensiamo noi.” Suo padre, guardandola con fiducia, annuì.
“Angel, rimani qui…! Non andare, per favore…”, la pregò Mew Ichigo, agitata.
“Sta’ tranquilla, leader, e cerca di riprenderti. Prendo la squadra sotto il mio comando.”
Guardò le altre Mew Mew, che la fissavano in attesa e attente.
“Non possiamo combattere quei mostri uno alla volta. Se ne attaccassimo uno, l’altro verrebbe in suo soccorso. Ne sono rimasti solo due. Dovrete dividervi a coppie, un mostro per una”, spiegò.
Dovrete, Angel-san?”, chiese dubbiosa Mew Lettuce.
“Sì. Perché io che non ho un attacco potente come il vostro andrò avanti e farò da esca”, aggiunse Mew Angel, voltandosi verso i chimeri, che brontolando avevano iniziato ad avvicinarsi.
“Ma sei matta?!”, chiese Mew Mint allarmata. “Aspetta.”
“No, l’ho messo in conto da prima di partire per il mio viaggio”, rispose Mew Angel, con tono deciso, guardando determinata i loro due enormi avversari. “Siete con me?”
Le altre Mew Mew la guardarono per un momento, ed annuirono convinte. “Ti seguiremo!”
“Allora ecco come faremo: io andrò avanti per distrarli. Appena si saranno concentrati su di me, Mew Pudding bloccherà la tigre e Mew Zakuro il leone. Quando saranno inoffensivi, Mew Mint e Mew Lettuce li finiranno, uno a testa.”
“Uno a testa?”, chiese dubbiosa Mew Lettuce. “Ma se prima con un attacco combinato siamo riusciti solo a ferire quella tigre… non riusciremo ad eliminarli con l’attacco di una sola di noi.”
“Ho osservato la dinamica di prima”, rispose Mew Angel. “Il punto dov’era stata colpita era il fianco, ma il punto debole di un felino è la pancia. Lo so perché ho il DNA di un felino anch’io. Quindi quando colpirete dovrete mirare lì, vedrete che funzionerà. D’accordo?”
“Sì!”, risposero quattro voci dietro di lei.
Mew Angel si voltò a guardare i suoi genitori. Suo padre la guardava con apprensione, ma anche con orgoglio, e sua madre sembrava essere svenuta. Si rese conto che nella battaglia che stava per avvenire non avrebbe più avuto al suo fianco né suo padre né sua madre; ma non si sentì impaurita: sua madre le aveva dimostrato il suo immenso amore proteggendola e facendosi quasi ammazzare al posto suo, come aveva promesso. E suo padre ora non poteva lasciare la sua amata da sola mentre era così gravemente ferita. Loro il loro dovere l’avevano fatto. Ora toccava a lei, e non importava se fosse morta perché non c’erano più i suoi genitori a proteggerla. Tuttavia percepì dallo sguardo di suo padre una forte rassicurazione. ‘Ce la farai di sicuro, anche senza di me’, le comunicava con lo sguardo. Non sapeva quanto credergli, ma gli fu riconoscente per quell’incoraggiamento.
“Ascoltate!”, aggiunse alle sue compagne, che la fissavano attente. “Qualunque cosa mi dovesse succedere, non rompete la postazione. Dobbiamo seguire il piano fino in fondo. Non correte avanti finché non sarà il momento, anche se mi dovessero colpire. Se invece riuscirò a sopravvivere, aspettate il mio ordine.”
“Va bene”, annuirono le altre Mew Mew.
“Allora vado!”, gridò Mew Angel. Si strinse la sciarpa al collo per scaramanzia e si slanciò in avanti, verso il primo dei due chimeri, quello che somigliava a un leone. Pensò per un attimo alla possibilità di usare il Jinseikou per averne ragione con un singolo colpo, ma scartò subito quell’opzione: a meno che non fosse davvero necessario e indispensabile, era meglio per tutti non usarlo. Era da troppo poco tempo che l’aveva imparato a controllare, e non sapeva ancora padroneggiarlo bene. Se avesse sbagliato qualcosa nel procedimento avrebbe raso al suolo l’intera Tokyo.
‘Sarà la mia ultima corsa’, pensò. ‘Ma almeno permetterò ai miei compagni di arrivare a Flan. Mi dispiace, nonni, dopo tutto quello che ho promesso non sarò io a vendicarvi.’

Ryou e Keiichiro, intanto, stavano osservando quello che stava succedendo attraverso Masha. Erano rimasti sconvolti dall’estremo gesto d’amore istintivo che aveva compiuto Ichigo, ed erano riusciti a mantenersi controllati solo perché avevano visto che non era in pericolo di vita.
“Alla fine è successo quello di cui mi aveva parlato Ichigo quella volta, l’autunno scorso… e dire che l’avevo anche presa in giro. Ma poi ne avevo parlato di nuovo con Retasu. Sì, avevano ragione, ora lo capisco”, commentò sommessamente il più giovane.
“Di che parli, Ryou?”, chiese Keiichiro.
“Di come Angel abbia tutte le potenzialità per…” Le parole gli morirono in gola quando la vide partire dritta frontalmente ai due mostri, verso la sua morte. Si sentì salire le lacrime, ma riuscì a fermarle prima che gli scendessero sulle guance. Era una mossa suicida, ma sapeva che lo stava facendo per dar modo alle altre di uccidere quei chimeri. Rimase in silenzio ad osservare, col cuore pesante e sofferente, sapendo che Angel sarebbe morta di lì a poco, come si aspettava da ben prima di iniziare la battaglia. ‘Mi ricorderò sempre che grande guerriera sei, amica mia’, pensò con gli occhi che gli bruciavano.

Mew Angel, dopo i primi istanti di corsa, come Ryou si rese conto che non sarebbe mai riuscita ad arrivare fino a quel leone: in linea retta non andava abbastanza veloce, se avesse accelerato si sarebbe trovata paralizzata dal dolore alle viscere, e sapeva che quei mostri possedevano un’ottima vista. Andava troppo lenta e con un colpo l’avrebbero uccisa. Ed infatti vide il leone alzare una zampa e calarla su di lei.
Istintivamente, si arrestò di colpo, pronta a ricevere gli artigli. Questo avrebbe fatto abbassare l’attenzione dei mostri quel tanto che bastava per permettere a Mew Pudding e Mew Zakuro di attaccare. Non cercò di mettere la sua Angel Whistle di traverso per pararsi, visto che era consapevole che la sua resistenza era ridicola in confronto alla potenza di una zampata di quel leone. Ma, con sua grande sorpresa, la zampa sbatté a più di un metro di distanza da lei, facendo tremare il terreno e sollevando polvere e pezzetti di asfalto. Era un colpo dato con una tale potenza che se l’avesse centrata le avrebbe rotto la testa. La ragazza guardò in su: i musi dei due bestioni guardavano intorno perplessi, come se la stessero cercando. I compagni dietro di lei non osavano fiatare.
‘Ma che fanno?’, si chiese confusa Mew Angel, che era rimasta bloccata. ‘Non mi vedono…?’
E, per la prima volta guardandosi in giro, si rese conto che il quartiere era rimasto completamente al buio. Sia perché il chimero di prima era finito contro un palazzo causando un blackout, sia perché il cielo quella notte era coperto dalle nubi e non traspariva neanche la luce della luna. Stava accadendo la stessa cosa del novembre scorso, al teatro, quando era riuscita a mimetizzarsi per lo stesso motivo e grazie ai suoi capelli e alla sua divisa neri. Certo quel leone era riuscito a capire più o meno dove fosse grazie al rumore dei suoi passi, ma da ferma non aveva modo di individuarla, e comunque anche con l’udito non poteva identificarla con grande precisione.
‘No, non mi vedono!’, pensò con sollievo. ‘Bene…’
Dal suo posto, scattò verso sinistra, per poi frenare immediatamente di nuovo e partire in avanti verso i mostri. Le belve, a sentire il rumore dei suoi passi, diedero delle zampate verso i punti in cui percepivano la presenza della ragazza, ma non riuscirono a centrarla, perché nel momento in cui gli artigli toccavano l’asfalto, lei aveva già cambiato bruscamente direzione.
Mew Angel aveva capito che la strategia giusta, con quei chimeri, era non correre mai in linea retta, ma fare dei veloci e scattanti cambi di direzione, evitando di saltare. In questo modo, non le era richiesta nemmeno molta velocità, e poteva portare avanti la sua strategia senza sentire dolore alla pancia. Andando avanti in questo modo, riuscì a portarsi sotto il corpo della tigre, e il leone, cercando di colpirla, diede una zampata contro il fianco dell’altra belva, facendola ruggire di dolore.
‘Uno è fatto. E adesso…’, pensò Mew Angel, e avvicinandosi a una zampa anteriore del leone, piantò la punta della sua arma nella carne fin quasi all’elsa.
Il leone lanciò un ruggito ed iniziò a scuotere l’arto cercando di scrollare via la guerriera, ma lei non mollò la presa.
“Prima coppia! Attaccate!”, gridò.
Mew Zakuro e Mew Pudding non aspettavano altro. Partirono di corsa, e Mew Zakuro si parò davanti al leone.
“Attenta!”, le gridò Mew Angel, sapendo che le divise delle sue compagne, accese com’erano, non potevano permetter loro di mimetizzarsi come lei.
Il leone, che l’aveva vista di fronte a sé, fece per darle una zampata, e Mew Zakuro la evitò all’ultimo con un salto.
“Ribbon ZaCross Pure Up!”, gridò lanciando la sua frusta, ed avvolse il leone attorno al collo ricoperto di criniera. Tirò con tutte le sue forze lateralmente, cercando di ribaltarlo sul fianco, ma nonostante il suo attacco potenziato, il leone puntando le zampe anteriori faceva resistenza e non si lasciava atterrare.
“Maledizione! Ha una resistenza molto alta!”, ringhiò Mew Zakuro, stringendo e tirando la frusta con entrambe le mani.
“Tieni duro! Ti aiuto a buttarlo giù!”, gridò Mew Angel. Strappò via la punta del suo pugnale dalla zampa del mostro, e portandosi dietro di lui, la conficcò di nuovo nella sua zampa posteriore. Il leone ruggì dal dolore e cercò di scrollarla via.
“Angel, mollalo! Lascialo a me!”, gridò allarmata Mew Zakuro.
Mew Angel però, col fuoco negli occhi, aveva stretto la presa sull’asta dell’arma e abbassato le orecchie. Spinse la punta ancora più a fondo e il leone, preso dal dolore, si sollevò sui quarti posteriori. Mew Angel, sfruttando la sua forza fisica – elevata anche senza bisogno di ricorrere ai suoi poteri – puntò i piedi spingendo contro la zampa della belva e spinse verso il basso l’asta della sua arma, usando tutta la forza che aveva nelle gambe e nelle braccia, e il leone iniziò a ribaltarsi all’indietro e a perdere l’equilibrio. Mew Zakuro, svelta, sciolse l’attacco, con un salto si portò alle spalle del chimero, e, dopo aver avvolto di nuovo la frusta attorno al suo collo, diede uno strappo verso di sé, riuscendo a far crollare il leone di schiena e farlo stramazzare al suolo.
Nel frattempo, poco più in là, la tigre era occupata con Mew Pudding, che la fissava con aria di sfida. “Sembri una tigre di quelle che ho visto in Cina con il babbo”, le disse beffarda. La tigre brontolò, guardandola minacciosa. “Allora sentiti onorata a farti mettere KO da Bu-ling!”
“Mew Pudding, sbrigati! Non voglio essere l’ultima a dare il colpo di grazia!”, gridò Mew Mint dalla sua postazione più indietro.
Mew Pudding saltò in avanti e, nonostante il mostro cercasse di darle una zampata, muovendosi agilmente riuscì a spiccare un secondo salto appoggiandosi sulla zampa della tigre, senza farsi toccare dai suoi artigli. Atterrata, fece una corsa veloce attorno al mostro, saltando in modo leggiadro con dei balzi in aria che la rendevano quasi invisibile, e ogni volta che la tigre faceva scattare le mascelle in avanti cercando di coglierla a mezz’aria, le sue zanne sbattevano a vuoto.
“Non resisterai all’attacco potenziato di Bu-Ling! Ribbon PuRin Ring Inferno Up!”, gridò, lanciando quattro resistenti campi energetici su ciascuna zampa della tigre, bloccandola sul posto.

“Angel… Angel…”, mormorò Mew Ichigo, con gli occhi socchiusi.
“Ichigo! Tesoro… stai un po’ meglio?”, le chiese il Cavaliere Blu, nervoso. “Le spalle e la schiena stanno ancora sanguinando molto, cerca di stare ferma.”
Mew Ichigo aprì con fatica gli occhi e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
“Cosa… cosa ci fai qui?”, gli chiese agitata. “Perché non sei con Angel? Perché non la stai aiutando? La mia povera Angel… non può farcela da sola… dov’è, dov’è andata a finire?...”
Il Cavaliere Blu, allora, la tirò su a sedere e la girò verso il campo di battaglia. “Guarda, Ichigo. Eccola, dov’è. Ti pare che abbia bisogno del mio aiuto?”
La leader della squadra riuscì a guardare buona parte del combattimento, e rimase impressionata da come la sua Angel riuscisse, nonostante la sua inabilità, a dirigere la battaglia, a dare il suo contributo nella lotta, a non cedere di un passo e a incoraggiare le sue compagne, come solo una vera leader poteva fare.
‘Angel, sei cresciuta così tanto… ma stai anche riuscendo a superarmi?’, si chiese, attonita e con gli occhi umidi.
Ma, dopo pochi attimi che la guardava, sentì una sensazione come di pericolo e guardò verso l’alto. Il motivo per cui aveva distolto l’attenzione dalla figlia era Flan: aveva sentito, col suo istinto, che quell’alieno aveva in mente qualcosa, e che nell’immediato rappresentava una minaccia per Angel. Come nella notte di Natale aveva guardato il loro nemico in un modo che l’aveva bloccato dal finire Angel ferita a terra, ora lo stava facendo nuovamente, sentendo dentro di sé il desiderio di ucciderlo se solo avesse provato a far del male alla figlia.
‘Flan maledetto, guardami! Non oserai toccarla, finché riuscirò a reggermi in piedi!’, pensò, sentendo il dolore svanirle dal corpo a quel pensiero e con la mente sconvolta.
Il suo compagno, che era in profonda unione di sentimenti e pensieri con lei, capì quello che stava pensando, e anche lui con lo sguardo duro alzò la testa verso la cima del grattacielo.

Dall’alto, Flan osservava la scena di combattimento sotto di sé. Era furioso per come l’ultimo muro che aveva costruito, costituito dai suoi chimeri migliori, stesse venendo abbattuto sotto i suoi occhi. Avrebbe voluto intervenire per colpire qualcuna delle avversarie mentre erano impegnate ma, oltre a sapere che era inutile farlo perché Mew Angel se ne sarebbe certamente accorta e avrebbe potuto avvisarle, c’era qualcosa che lo bloccava. Nello stesso momento in cui gli era venuto in mente di attaccare quella Mew Mew nera che aveva ucciso personalmente suo figlio ed era chiaramente la leader della squadra, come se avessero percepito i suoi pensieri, il Cavaliere Blu e Mew Ichigo, dall’angolo della piazza, avevano alzato la testa verso di lui. Flan, sentendosi i loro occhi addosso, li aveva guardati, e si era sentito immobilizzare dallo sguardo penetrante e terribile che gli stavano rivolgendo quel ragazzo con quel soprabito blu e quella guerriera ferita che teneva tra le braccia. Il due guerrieri lo fissavano nell’occhio, e Flan provava una brutta sensazione ricambiando il loro sguardo. Sapeva che non aveva senso temere quella femmina, perché era ferita a terra e non poteva più rappresentare un problema, ed oltretutto era la stessa a cui quindici anni prima aveva spezzato la schiena senza difficoltà, eppure il suo sguardo infuocato lo colpiva e lo immobilizzava come era avvenuto quasi tre mesi prima. Del tutto razionale era invece la paura che provava sentendo lo sguardo acuto e penetrante del ragazzo, perché sentiva che poteva rappresentare per lui un vero pericolo; i loro sguardi e le sensazioni che gli provocavano lo bloccavano e non gli permettevano di intervenire nella battaglia sottostante.

Il leone era finito a terra, e la tigre era immobilizzata.
“Seconda coppia! Attaccate!”, gridò Mew Angel, strappando via il pugnale dalla zampa del leone e spostandosi.
“Era ora!”, commentò Mew Mint e partì avanti insieme a Mew Lettuce.
Le due guerriere si pararono davanti ai chimeri, Mew Lettuce con un salto si portò sopra il leone disteso a pancia in su e gli lanciò in mezzo al salto una potente onda d’acqua, e Mew Mint, arrivando velocemente sotto la tigre immobilizzata, scoccò dal suo arco una freccia di luce letale dal basso, colpendola al ventre.
Con un ultimo ruggito di dolore, i due mostri si dissolsero lasciando sgombera la piazza.
“Bu-ling ha fatto punto!”, esclamò trionfante Mew Pudding.
“Ti piacerebbe”, contestò Mew Mint, alzando la testa e socchiudendo gli occhi. “Sono stata io a eliminarlo.”
“Ce l’abbiamo fatta”, sospirò di contentezza Mew Lettuce, e le cinque ragazze si avvicinarono, sorridendosi incoraggiate e ansimando un po’ per la fatica. “Angel, la tua strategia ha funzionato!”, si complimentarono soddisfatte.
“Si, non credevo che sarei riuscita a sopravvivere così tanto in questa battaglia!”, rise Mew Angel. Poi, tornando seria, le venne in mente il motivo per cui era ancora viva e non aveva avuto lei la schiena lacerata. “Leader!”, esclamò, vedendo da lontano che Mew Ichigo, con un grande sforzo, si stava rimettendo in piedi, e il Cavaliere Blu le stava vicino a braccia allargate per afferrarla nel caso fosse caduta.
Le guerriere si avvicinarono a loro. “Stai bene, Mew Ichigo?”, le chiesero, apprensive. “Ti sei ripresa?”
“Sì”, annuì lei. In realtà non stava affatto bene: le lacerazioni sulla schiena continuavano a sanguinare copiosamente, togliendole man mano le energie. Dopo aver ricevuto delle ferite così profonde, solo il grande amore che provava per Angel e il suo desiderio di proteggerla in quella battaglia terribile l’avevano rimessa in piedi. Barcollava cercando di non crollare, aveva il viso contratto per il dolore e lo sguardo pesante.
“Ichigo, non dovresti tornare a lottare in queste condizioni”, cercò di farla ragionare il Cavaliere Blu, con la voce seriamente preoccupata.
“Non posso rimanere a terra mentre le altre stanno combattendo”, rispose lei, ansimando.
Mew Angel la guardò indagandola preoccupata per capire se stava dicendo il vero, poi si voltò e guardò in alto.
“È rimasto solo Flan.”
Tutta la squadra sollevò la testa, osservando e valutando il loro ultimo nemico. Flan, semplice individuo membro della specie aliena che ormai da due anni combattevano, in piedi sul grattacielo che si affacciava sulla piazza ricambiava il loro sguardo. Nonostante non fosse niente di più che un uomo, il desiderio di vendetta, l’odio e il fanatismo che aveva accumulato lo facevano apparire ancora più alieno, squilibrato e demoniaco di quanto già fosse. Il suo unico occhio giallo che brillava nel buio era carico di cattiveria e di disprezzo, i kunai che brandiva in entrambe le mani erano affilati e letali, e al suo cospetto anche i membri più coraggiosi del gruppo tremarono per un attimo. Ma sapevano che quell’ultimo momento più buio che precedeva l’alba era quello decisivo: nell’oscurità della città di Tokyo deserta e con gli abitanti barricati in casa, la battaglia finale contro Flan stava per iniziare.


--

Ci siamo quasi. Nel prossimo capitolo, l'ultimo, ci sarà il climax della battaglia e chiuderò questa storia in grande stile. Fatemi sapere se questa prima parte vi è piaciuta e come vi aspettate che finirà la serie. Facendo un commento personale al capitolo, mi viene solo da dire, povera Ichigo! Non c'è mai una volta in cui una battaglia finale la vive in modo diciamo così, impersonale. Nella prima serie era emotivamente coinvolta e sconvolta perché c'era di mezzo il fidanzato, qui è emotivamente coinvolta e sconvolta perché c'è di mezzo la figlia, e oltretutto viene quasi ammazzata per proteggerla (come nel primo sacrifica la vita per salvare Masaya). Ma si sa che Ichigo è pronta a morire per salvare le persone che ama, e quando ama qualcuno, lo fa in modo totale senza vie di mezzo. Ci vediamo presto, ciao a tutti!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Xion92