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Autore: Kira Nikolaevic    29/01/2022    0 recensioni
Tutto ciò che Brylee Aelin Black vuole, è scoprire chi è e chi fossero i suoi genitori.
Sarà l'addozione da parte dei Malfoy ad aiutarla o l'arrivo della sua lettera per Hogwarts?
se vi va, scopritelo assieme a lei, rivivendo, per l'ennesima volta, o forse la prima, un'avventura di sette anni ad Hogwarts, vista dagli occhi di una Serpeverde.
Ebbene sì, gente! Purtroppo per voi, non sono ancora morta e sono tornata con un'altra nuova ff, su cui "lavoro" da anni. (Quindi, sì. Questa la finisco. Poco ma sicuro ;D)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Più contesti
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12. Chapter twelve
-
Christmas at Malfoy’s Manor
 
 
Era già metà dicembre e il primo semestre era quasi alla fine, e in quelle sei settimane, Brylee aveva imparato ad affinare sempre di più la sua abilità da legilimens e le capitava sempre più spesso di sentire i pensieri degli altri echeggiare nella sua mente. Ma non per questo non abbassava mai lo sguardo davanti agli altri; era come se avesse tutta un’altra percezione del mondo attorno a lei.
Aveva anche restituito il Prophetia Merlini, e da quando aveva letto quello stralcio di profezia su un suo possibile erede, aveva l’impressione che le parole del grande mago le risuonassero nelle orecchie ogni volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi. Non ne aveva fatto parola con nessuno, ma aveva fatto crescere in lei un grande dubbio a cui ancora non sapeva dare risposta.
La neve la faceva da padrona attorno a tutto il castello e non solo. Brylee di tanto in tanto continuava ad andare a pattinare sul lago con i gemelli e quando loro non potevano, ci andava con Kassandra e Hermione, capitava che si aggregasse anche Pansy ma per via dei pregiudizi sulla Grifondoro, quei pomeriggi finivano spesso e volentieri in litigi tra le due Serpeverde.
Si avvicinavano le vacanze di Natale e a Brylee non sembrava quasi vero di passare il suo primo Natale con coloro che sarebbero stati la sua famiglia. Anche Draco sembrava esaltato all’idea di passare il Natale con lei, ma anche nervoso. Lui sapeva delle varie amicizie della cugina, e sapeva cosa avrebbe potuto pensare suo padre a riguardo.
“Dra, smettila di preoccuparti per chissà che cosa, diamine!” sbottò a cena la sera prima di partire per le vacanze. “Cos’è che ti preoccupa così tanto da farmi venire il mal di testa?” gli chiese poi con tono più gentile sentendo subito un’ondata di dispiacere provenire dalla mente del cugino.
“Ne possiamo parlare alla solita partita?” le chiese con tono quasi implorante, usando quella specie di codice che si erano inventati Brylee e lui.
“Oh. Certo, scusa Dra” rispose cogliendo al volo quello che intendeva il biondo. Pansy, seduta davanti a loro tra Vincent e Gregory, aveva sentito il loro scambio di battute e non aveva esitato a chiedere spiegazioni. “Partita? Quale partita?” chiese con fare da pettegola.
“Faccende di famiglia, Pansy” le aveva risposto Draco lapidario, facendola ammutolire per il resto della cena.
Quella notte, come d’abitudine, Brylee scese in Sala Comune indossando già i collant rosa chiaro, gli scaldamuscoli, il suo solito body blu pavone con il gonnellino abbinato e le scarpette, ormai prossime alla rottura definitiva, in mano. Vedendola equipaggiata a quella maniera Pansy, ancora curiosa di cosa avessero parlato i due cugini a cena, decise di non seguirla. Aveva già assistito tante volte ai suoi allenamenti serali.
Brylee trovò Draco davanti al solito camino, che le dava le spalle osservando le fiamme che guizzavano tra i ciocchi; ma la rossa aveva avvertito i pensieri dell’altro già dalla sommità delle scale.
“È per come potrebbe trattarmi tuo padre, vero?” esordì la rossa posando sul divano lì vicino le scarpette per poi sedersi accanto ad esse.
“Uhn.” Sbuffò Draco “sai che prima o poi mio padre lo verrà a sapere” continuò sedendosi accanto alla cugina e notando come fosse vestita a quell’ora.
“Mi devo allenare, lo sai -iniziò rispondendo allo sguardo interrogativo del cugino- e per quanto riguarda Lucius, ho mandato una lettera poco tempo fa alla zia, parlando anche delle mie amicizie, quindi suppongo che entrambi lo sappiano; certo, non ho ricevuto risposta a quella lettera e ha sempre evitato di tornare sull’argomento nelle lettere successive, ma non ti preoccupare per me, Dra. Me la saprò cavare con tuo padre” finì con un sorriso rassicurante e prendendo tra le sue mani quelle fredde e pallide del cugino.
Il mattino dopo, dopo colazione, si avviarono verso la stazione di Hogsmeade assieme a tutti gli altri studenti che sarebbero tornati a casa per le vacanze. Brylee sedette nel vagone con Draco, Akilah, Pansy, Blaise e l’immancabile duo formato da Vincent e Gregory, con cui parlò del più e del meno per tutto il viaggio.
Quella sera arrivati a Londra, Draco e Brylee trovarono sia Narcissa che Lucius ad attenderli sulla banchina del binario 9¾. Quando entrambi si avvicinarono ai due, Brylee notò lo sguardo preoccupato della zia e quello quasi deluso di Lucius, ma la ragazzina sorrise raggiante a entrambi, avvertendo la confusione e il turbamento nelle menti dei due, soprattutto di Lucius.
“Avete fatto un buon viaggio, cari?” chiese con tono dolce Narcissa avvicinandosi ad entrambi per abbracciarli.
“Certo, zia!” “Sì, madre” risposero in coro i due ragazzini. Intanto Brylee poteva avvertire il continuo disagio che i pensieri di Lucius emanavano. Lei sapeva che il padre di Draco non aveva ancora chiaro come trattare la sua situazione, ma decise di rendergli un po’ più leggera la cosa, o almeno avrebbe provato a non fargliela pesare.
“Tutto bene al Ministero, zio?” a quella domanda Lucius spalancò un poco gli occhi, colto di sorpresa. Era la prima volta che lei si rivolgeva a lui come zio, e la cosa aveva lasciati interdetti anche Draco e Narcissa.
“Ahem... sì. È andata bene, le solite cose” rispose con un leggero fastidio nella voce.
 
Una volta giunti al maniero, vennero accolti dalla servitù che li informò della cena pronta. Nei giorni che seguirono, si organizzarono tutti in vista del Natale.
Un giorno Narcissa e Brylee andarono a Diagon Alley per procurarsi oltre a degli abiti per la celebrazione della festa, i regali per Draco, al quale presero i regali da parte di Narcissa e Lucius, tra cui anche un orologio da taschino in argento con lo stemma della famiglia Malfoy; la ragazzina voleva farlo da sé il regalo per il cugino e riuscì anche a convincere la zia in qualche modo a prendere anche quelli per le sue amiche “purosangue”, a Pansy, alla quale volle regalare un libro su tutti i vari ingredienti necessari per ogni tipo di pozione e le loro proprietà, si trattava di un grosso tomo dalla copertina rigida in cuoio, con il titolo Rebus enim potionibus riportato in caratteri latini in foglia d’oro, visto che l’amica le aveva confidato di voler migliorare in pozioni in quanto fosse la sua materia preferita; ad Akilah, della quale era conscia della passione per il Quidditch prese un fischietto da arbitro in argento e finemente decorato con le incisioni di una scena di una partita e a Kassandra, un saggio sulla vita  dei più grandi maghi e streghe della sua casa, a partire dalla storia della fondatrice della sua Casa, per arrivare anche al fondatore del villaggio di Hogsmeade.
Per Hermione e i gemelli, Brylee trovò la soluzione un giorno in cui era rimasta da sola al Maniero. Per la bruna trovò nella grande biblioteca della villa un tomo impolverato sull’alchimia, l’aveva sentita parlare con i suoi amici di un certo Nicholas Flamel giusto poco prima di partire per Hogsmeade da Hogwarts; per George e Fred, dal momento che ormai avevano formato un bel trio, pensò di regalare dei bracciali fatti da lei: usò tre strisce di cuoio colorato da entrambi i lati con i colori delle loro case, quella verde e argento al centro, aveva inserito le tre iniziali in platino di tutti e tre, F.G.W.*, B.A.B. e G.F.W.*, su ogni strisciolina, per poi incantarle in maniera tale che la temperatura del metallo e il colore delle lettere cambiasse a seconda dello stato d’animo e fisico degli altri; proprio mentre preparava i regali per i due Grifondoro le venne l’idea per il regalo di Draco. Non sarebbe stato un regalo costoso o vistoso il suo e pensò che glielo avrebbe consegnato la notte prima: prese una striscia di cuoio rosso vermiglio pregiato su cui impresse al centro in argento il simbolo celtico che sapeva stare per “amicizia”.
Poco prima che rientrassero il cugino ed i suoi genitori, finì di scrivere le lettere da allegare ai pacchetti regalo e mandare il tutto con uno sparviero preso da Lucius da poco e ancora da addomesticare; Brylee tuttavia riuscì con del tempo e buona concentrazione a convincerlo a portare un biglietto ad Hermione, a Londra.
 
Ciao Herm! Spero che tu stia passando delle buone vacanze coi tuoi genitori. Spero che mi capirai, ma preferisco consegnarti il mio regalo quando torneremo a scuola.
Buon Natale, Brylee

 
Nei giorni successivi chiese al suo elfo domestico personale, Bushy, con le grandi orecchie tagliate lungo tutto il lobo inferiore e sempre mosce, che gli ricadevano a mo’ di capelli, e gli occhioni grandi di un viola ametista, di portare i regali ai gemelli per il 24; per le altre sue amiche non dovette nascondere la cosa agli zii, dato che erano amicizie “accettabili” a detta di Lucius.
Arrivò Natale e Brylee ricevette tre regali, potevano sembrare pochi ma per lei significarono molto. La mattina di quel giorno tutti e quattro si sedettero vicino all’immenso abete decorato al centro del salone, dall’altra parte della stanza, di fronte al camino. Quando Lucius le aveva dato una gabbia dorata che conteneva un barbagianni dal piumaggio ambrato e gli occhi azzurro ghiaccio, Brylee sorvolò sul fatto che molto probabilmente Lucius fosse stato quasi costretto a farle quel regalo e mentre ringraziava l’uomo pensava già al nome da dare all’animale; Narcissa poi le porse una scatolina rivestita in velluto blu notte, al cui interno trovò un ciondolo in argento recante lo stemma della famiglia Black, dietro il ciondolo era inciso il motto della famiglia, Toujuors pur
“È un regalo quasi d’obbligo per noi Black, alla nascita di un nuovo componente della famiglia” le aveva detto la donna poco prima che la rossa si slanciasse per abbracciarla, subito dopo si affrettò ad indossare il ciondolo al collo, assieme al piccolo portafoto che l’accompagnava da sempre. Quando infine arrivò il suo turno di consegnarle il regalo, Draco le tese una scatola grigio antracite chiusa da un nastro in raso verde smeraldo, la rossa notò il bracciale che gli aveva consegnato quella stessa notte sbucare da sotto la manica della tunica corta in lana rosso rubino che stava indossando in quel momento. Quando Brylee scostò il coperchio della scatola e ne vide il contenuto cacciò un gridolino di felicità: erano un paio di pattini con la lama in argento decorata da motivi arabescati, la scarpetta era in cuoio pregiato bianco e i lacci erano dei nastri in raso di seta verde; erano accompagnati da un bigliettino scritto a mano,
 
So quanto ti piace pattinare, ti ho vista queste ultime settimane a scuola con i tuoi amici.
-D.L.M.
   
Dopo averlo letto, Brylee alzò lo sguardo complice e riconoscente negli occhi del cugino e amico, per poi ringraziarlo con un abbraccio, con ancora il biglietto tra le mani.
La mattina passò in maniera molto tranquilla e serena tra tutti e quattro, tra l’accensione del tronco decorato da rametti di agrifoglio e fette di agrumi secchi e profumati nel camino, a cui successivamente passarono ad un piccolo spettacolo organizzato dai due ragazzini, nella grande stanza da musica, dove Brylee aiutata da Draco incantò gli strumenti che sarebbero serviti per ricreare la melodia, seguendo entrambi le stesse azioni che avevano provato un paio di giorni prima, e Brylee danzò per gli zii e il cugino -prima che le sue scarpette la abbandonassero- un pezzo di uno dei suoi balletti preferiti, Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, di cui dovette spiegare ai tre l’intera storia, interpretando la parte di Clara quando riceve lo schiaccianoci dal padrino.
“Non male per essere qualcosa inventato da un babbano” ammise con tono quasi saccente ma al tempo stesso ammirato per le capacità della ragazzina, Lucius.
“Complimenti cara, e grazie per questo spettacolino. Dove hai imparato?” chiese poi Narcissa.
“L’orfanotrofio in cui sono cresciuta, è affiliato alla Royal Opera House di Londra.” Iniziò a spiegare la rossa “Ci fanno seguire lezione di danza classica a partire dai quattro anni, in modo tale da poter dare un futuro alle bambine che non vengono adottate” concluse notando la smorfia che si era formata sul volto di Lucius al sentire parlare di nuovo dell’orfanotrofio. Nonostante ciò Brylee decise di non farci caso e godersi quell’aria di famiglia che sembrava stesse iniziando a crearsi.
Quando giunse l’ora di pranzo si cambiarono negli abiti presi per l’occasione; Brylee indossava un abito bordeaux dalla gonna a ruota che le arrivava poco sotto al ginocchio, e le maniche a tre quarti in pizzo, il ciondolo con lo stemma della sua famiglia e per proteggersi dal freddo indossava una corta mantella in cashmere grigio perla. Quel pomeriggio e la mattina del giorno successivo Draco e Brylee li passarono a pattinare sulla superficie del laghetto del parco della villa, su cui si affacciava la veranda della saletta da tè in cui era stata Brylee il suo primo giorno al maniero. Per poi passare il pomeriggio del giorno dopo a giocare a nascondino in giro per la villa. Lucius era a lavoro al ministero, come sempre e Narcissa era al piano di sotto con delle amiche, a scambiare due chiacchiere, quindi i due ragazzini avevano campo libero dal secondo piano in su.
Era il turno di Brylee a nascondersi e mentre correva ridacchiando per i lunghi corridoi del secondo piano, si imbatté in una porta in quercia semichiusa, presa dalla curiosità, Brylee ci si infilò. Appena entrata si accorse che si trattava dello studio di Lucius. Decise di restare in quell’enorme quanto quasi minacciosa stanza dalle pareti scure, sapendo che Draco mai si sarebbe sognato di avvicinarvisi. Iniziò a gironzolare per la stanza dal soffitto alto indisturbata, soffermandosi di tanto in tanto a leggere i dorsi dei libri posti in maniera ordinata sui vari ripiani dei mobili in mogano che li ospitavano, e protetti dalla polvere da ante in cristallo dalla cornice in legno. Quando giunse quasi alla scrivania, accanto ad una libreria trovò una teca posta su un piedistallo in pietra scura, al cui interno era conservata una maschera argentata a forma di teschio e un cappuccio nero e logoro, accanto una vecchia targhetta in pergamena su cui riuscì a leggere dall’inchiostro quasi sbiadito “in memoria dei tempi dell’Oscuro Signore e che di nuovi ne possano giungere con colui che è sopravvissuto.” lesse sottovoce, sentendo un brivido correrle lungo la schiena. Sempre più incuriosita e col cuore che le batteva fortissimo dentro il petto, Brylee cercò la chiave per poterla aprire ed esaminare la maschera meglio, nonostante la parte più razionale di lei che purtroppo aveva capito il significato di quelle parole insisteva perché si fermasse dalla sua ricerca. Trovò la piccola e sottile chiave in un cassetto della scrivania di Lucius , in mezzo a dei fogli di vecchie edizioni della Gazzetta del Profeta a cui non badò troppo; si affrettò ad aprire lo sportellino della teca e prelevò con cura la maschera. Se la rigirò tra le mani per un po’, osservandola sia da vicino che da lontano- era incredibilmente simile ad un vero e proprio teschio- per poi notare, all’interno tre lettere incise: L.A.M..
Lucius Abraxas Malfoy.
Pian piano i pezzi iniziarono a dare un po’ di forma al puzzle di informazioni che Brylee aveva e quando la ragazzina capì, si lasciò scivolare tra le dita la maschera che emise un sonoro e metallico tud quando giunse a contatto con il pavimento rivestito in legno. Dunque Lucius era stato un Mangiamorte, e da quello che era scritto in quella piccola pergamena, probabilmente lo era ancora; tra le altre cose poteva essere uno di quelli che molto probabilmente avevano ucciso i suoi genitori; ecco perché quando aveva chiesto qualcosa alla zia riguardo ai Mangiamorte quando aveva letto la lettera lasciata dalla madre, lei aveva subito cambiato atteggiamento con lei, suo marito era un Mangiamorte! Le avevano mentito per tutto quel tempo!
Da Lucius se lo sarebbe aspettato, ma mai dalla zia. E Draco? Magari nemmeno lui sapeva nulla a riguardo, forse anche lui era stato tenuto all’oscuro di tutto, come lei.
Ancora sotto shock, con le mani tremanti e il volto rigato da lacrime silenziose, raccolse la maschera per poi rimetterla al suo posto, così come la chiave. Il caso volle che proprio mentre chiudeva accuratamente il cassetto da cui aveva prelevato la chiave della teca, le cadesse l’occhio sui vari titoli scritti su quei fogli di giornale a cui qualche minuto prima aveva dato poca importanza. Quelli erano tutti articoli riguardanti varie scomparse o morti di maghi e streghe, il tutto risalente a circa dieci anni prima.
Ancora sconvolta Brylee si diresse verso la porta dello studio, quando uscì andò a sbattere contro il cugino che le rivolse uno sguardo trionfante ma poco prima di dirle che toccava a lei contare il biondo notò subito lo sguardo vuoto e privo della solita luce allegra e maliziosa che le animava sempre gli occhi antracite.
“Brylee?” provò a chiamarla. Solo dopo altre sei volte il ragazzino riuscì ad ottenere l’attenzione seppur parziale della rossa. Lei puntò lo sguardo vuoto in quello colmo di preoccupazione del biondo per poi pronunciarsi atona: “Non ho più voglia di giocare, Draco. Sono stanca, me ne vado in camera” detto ciò, si lasciò alle spalle il cugino ancora più turbato per il suo cambiamento d’umore e si diresse con passo lento ma sicuro in camera sua. Una volta entrata nella stanza Brylee sospirò pesantemente lasciando cadere le ultime lacrime silenziose che aveva trattenuto davanti al cugino. Una volta che si fu calmata attese di essere chiamata per la cena, parlando con Haldir, il suo barbagianni.
Il silenzio che aleggiava durante la cena di quella sera sembrava quasi essere assordante per Brylee, che provava a concentrarsi per sentire il meno possibile i pensieri dello zio e del cugino. Non aveva ancora fatto parola con nessuno di quanto scoperto quel pomeriggio, se non con Haldir. E sapeva che nemmeno Draco avrebbe accennato al suo strano comportamento. Tuttavia, Narcissa decise di provare a rompere quel silenzio chiedendo ad entrambi i ragazzini delle amicizie fatte ad Hogwarts. Iniziò Draco, accennando ai soliti compagni d’infanzia e il gruppetto di purosangue che gli andava sempre dietro. Giunse quindi il turno di Brylee che iniziò a parlare dell’amicizia con Kassandra Jordan, per poi passare alle uniche amiche femmine in Serpeverde, Akilah Khan e Pansy Parkinson, disse di aver fatto la conoscenza dei vari amici di Draco con cui si trovava abbastanza bene, per poi passare alle amicizie che sapeva meno sarebbero piaciute a Lucius: i gemelli Weasley ed Hermione. Parlò dei tre con orgoglio, in quanto tutti e tre fossero persone eccezionali, che erano riuscite ad andare oltre agli stereotipi che sembravano avere tutti gli altri su di lei. Finì il suo discorso più che soddisfatta, avvertendo i vari pensieri di Lucius a cui si era preparata da quando ne aveva parlato nella lettera alla zia.
“Non sembri sorpreso dalla cosa, zio” affermò Brylee mentre avvicinava alla bocca il calice di succo di zucca con calcolata nonchalance.
L’uomo sospirò pesantemente posando le posate accanto al piatto “A quanto pare non riuscirò mai a farti capire i principi di questa famiglia. Ci sono altre famiglie che la pensano come te. Per Merlino! Devi star scherzando! Vedi di non continuare a sprecare il tuo tempo con... con quelle persone, chiaro?” sbottò infine l’uomo.
“Non sei nessuno per dirmi cosa o chi essere, e francamente, Lucius, non mi importa di qualsiasi tua disapprovazione a riguardo. Sappi solo che continuerò a comportarmi come credo sia meglio. Ed ora, se non vi dispiace, me ne andrei in camera. Buonanotte. Zia, Draco.” Rispose per poi allontanarsi dalla grande sala da pranzo la rossa, evitando di salutare Lucius.
Non appena Brylee sparì al piano di sopra, Narcissa invitò il figlio ad andare a parlare con la ragazzina, per poi rivolgersi al marito, pronta a provare a farlo calmare per quanto appena successo.
“So che non è semplice, Lucius, ma adesso siamo una famiglia, tutti e quattro, e dobbiamo accettarci l’un l’altro... o almeno sforzarci” disse la donna posando una mano con delicatezza sulla spalla del marito.
“No, Cissy. Con quella ragazzina non c’è nulla da fare. È una causa persa. Hai visto come ha osato rispondermi per le rime?! Per Salazar! Credevo che a Londra le avessero insegnato almeno le buone maniere, e che i tre mesi passati ad Hogwarts le sarebbero serviti per riconoscere le giuste persone con cui fare amicizia.” Affermò l’uomo sistemando alcune ciocche dei capelli quasi albini che gli erano finite sugli occhi, ancora infuriato con quella ragazzina.
“Bhè -iniziò la donna accanto a lui pronta a difendere la nipote- ha detto che sta iniziando a fare amicizia con alcuni amici di Draco, con dei ragazzini di Serpeverde. Sono sicura che si tratti solo di una fase e che negli anni arriverà forse anche ad abbracciare la nostra causa” continuò sicura di quanto diceva.
Tuttavia il marito sbuffò un “Come no”, ormai sicuro della testardaggine della rossa.
“Aspettare e sperare non costa nulla, no?” provò infine la donna.
“Hm, vedremo come si svolgeranno le cose da qui ai prossimi anni” chiuse il discorso Lucius versandosi del whiskey incendiario in un Tumbler alto in cristallo.
Intanto al piano di sopra, Brylee si stava preparando a confrontare il cugino in camera sua per parlare di cosa fosse successo quel pomeriggio.
“Si può sapere cosa ti è preso questo pomeriggio?” le chiese il biondo mentre si sedeva sulla poltrona vicina al letto.
“Mi ero nascosta nello studio di tuo padre e sicura che non ci avresti messo piede nemmeno sotto minaccia, mi sono messa a gironzolare per la stanza. Quando ho trovato una maschera... credo che tuo padre fosse e sia tutt’ora un Mangiamorte. Tu... tu lo sapevi, Dra?” chiese la rossa dopo il breve racconto della sua scoperta fissando il suo sguardo con un misto di disperazione e speranza in quello preoccupato del biondo.
Il ragazzino, a quella domanda e soprattutto sotto quello sguardo da parte dell’altra, sentì un groppo in gola e una sensazione di senso di colpa attanagliargli il petto che gli impedivano di parlare al momento, si limitò quindi ad annuire lentamente, sentendo una scarica di brividi lungo la schiena sentendo lo sguardo gelido provenire da Brylee. Lei rimase a fissarlo per un po’ negli occhi fino a quando con tono freddo, quasi glaciale, non gli intimò di uscire dalla sua stanza. Draco provò a protestare e a darle una spiegazione, quando giunse Bushy che con fare reverenziale mandò via il signorino, guadagnandosi la gratitudine della padroncina. Non appena Draco fu fuori dalla sua stanza Brylee, pervasa da una rabbia glaciale e silenziosa iniziò a buttare alla rinfusa i pochi oggetti che aveva tirato fuori dal baule, compresi i pattini che le aveva regalato Draco, sicura che non avrebbe sopportato per altri tre o quattro giorni la presenza degli altri tre e pronta ad andarsene. Nemmeno avvertì le lettere del bracciale che avrebbero dovuto rappresentarla bruciare e diventare di un colore misto tra viola e rosso scuro, cosa che invece non passò inavvertita ai gemelli.
Quella notte, una volta assicuratasi che dormissero tutti, Brylee portò il suo baule di sotto, assieme alla gabbia di Haldir, coperta da un panno di lana viola. Una volta giunta silenziosamente davanti allo stanzino dove dormivano gli elfi, si avvicinò silenziosamente a Bushy. Quando l’esserino udì la sua voce, si svegliò di colpo, pronto a fare qualsiasi cosa avesse da chiedergli.
“Scusami per averti svegliato a quest’ora, Bushy. Ho bisogno del tuo aiuto per tornare a scuola” sussurrò la rossa, inginocchiata accanto al giaciglio ricavato da stracci e vecchi abiti su cui dormiva l’elfo. La creatura a quella richiesta si alzò e si diresse fuori dallo stanzino silenziosamente, seguito a ruota dalla ragazzina.
“La padroncina deve prendere tutte le cose che vuole portarsi dietro, signorina” affermò con la sua solita voce roca e servile. Brylee annuì, afferrando il baule con sopra posizionata la gabbia di Haldir.
“Haldir starà bene dopo?” chiese con apprensione per il suo barbagianni ancora addormentato. L’elfo si limitò ad annuire e a tenderle la mano. Quella sarebbe stata la seconda smaterializzazione di Brylee da quando era entrata nel mondo magico. Fece un profondo respiro prima di afferrare la mano scheletrica e nodosa di Bushy per poi sparire assieme al suo baule e Haldir con un leggero bop.
“Ti sono immensamente grata, Bushy. Non so cosa farei in quella casa senza di te” disse sorridendogli con gratitudine, quando si riprese dagli effetti della smaterializzazione. Poi si affrettò ad estrarre dal baule un maglione alla cui vista Bushy impallidì, spaventato dal possibile significato del regalo di un indumento. L’elfo tuttavia si rasserenò quando vide che quello stava venendo strappato in più punti per poi essere trasfigurato in più coperte di lana che Brylee gli porse. “Ho visto che dormite tutti senza coperte ed ho immaginato aveste freddo. Prendi e consegnale anche agli altri” affermò la giovane padroncina.
“La padroncina è troppo buona con Bushy, signorina” affermò l’esserino chinando il capo facendo ricadere in avanti le lunghe orecchie a punta.
Brylee rispose con lo stesso sorriso gentile che gli rivolgeva sempre. “Assicurati che nessuno ti faccia male, quando torni, per favore. Non me lo perdonerei mai”
Quando si guardò meglio attorno vide di essere davanti ad un cancello in ferro battuto che dava su una strada sterrata. E si accorse di non aver considerato il freddo che avrebbe fatto, indossava infatti solo il mantello di lana nero con gli alamari in argento sopra la camicia da notte e la vestaglia in lana grigio perla con collo e polsini in pelliccia di visone. Fece qualche metro a passo svelto trascinandosi dietro il baule, fino a quando non scorse infondo alla strada una figura che riconobbe: il preside Silente. Subito si tirò addosso un incantesimo d’invisibilità per evitare di essere vista. L’uomo indossava sopra una veste in velluto color ametista, un lungo mantello color rosso bacca con decorazioni blu cobalto, foderato di pelliccia di vaio, un berretto di lana color malva chiaro, in tinta con il mantello ed una lunga sciarpa rossa che sembrava essere intrecciata a fili d’argento e d’oro. L’uomo si mosse in avanti come se l’avesse vista e le volesse andare incontro. Una volta che si trovarono a pochi passi di distanza l’uno dall’altra, Brylee rimase immobile, pronta a sorbirsi la ramanzina che sapeva meritarsi.
“Ah, signorina Black. Non credo le serva più sprecare energie con quell’incantesimo d’invisibilità” esordì con dolcezza l’uomo dalla barba argentea. A quelle parole Brylee tornò visibile. La vestaglia in lana e pelliccia o il pesante mantello di lana non bastavano a tenerla abbastanza al caldo con quella che sembrava essere una tormenta in arrivo.
“Signor preside...” accennò a mo’ di salto la ragazzina chinando velocemente il capo per poi riportare lo sguardo in quello chiaro del mago davanti a lei, pronta a dare una spiegazione al suo comportamento.
“Sospettavo che avrebbe agito così, ma non lo faccia mai più. Può essere pericoloso. Al massimo se proprio lo dovesse ritenere necessario in futuro, la prego di mandarmi un gufo per avvisarmi e mi occuperò personalmente di accompagnarla fino a qui e al castello.” Continuò con la sua ramanzina il preside.
“Mi perdoni, preside. Glielo prometto” si affrettò a dire la giovane Serpeverde.
“Hm, sarà meglio avviarci, allora. Come credo avrà capito, è in arrivo una bella bufera di neve e penso vorrà riscaldarsi il prima possibile, non è così?” continuò, alludendo al tremore visibile della ragazzina dato dal freddo che stava provando. Detto ciò le fece strada fino ad una carrozza chiusa che sembrava essere trainata da un incantesimo.
Come Brylee posò la testa sull’imbottitura della seduta, si sentì travolgere dalla stanchezza e l’ultima cosa che udì prima di sprofondare in un sonno profondo fu la voce del preside che le diceva con fare affettuoso “Dormi pure per tutto il tragitto, Brylee. Hai bisogno di riposo”.
Quando si svegliò, la mattina successiva, dovette trattenere un urlo di spavento. Non solo non riconobbe l’ambiente in cui si trovava, che sembrava essere una stanzona d’ospedale, piena di lettini e impregnata dell’odore di pozioni curative, ma da entrambi i lati della testa del lettino su cui aveva dormito due facce fin troppo familiari la stavano osservando curiose e preoccupate.
“Ragazzi... che cosa ci fate qui?” chiese ancora mezz’addormentata, sbadigliando a metà frase e stropicciandosi gli occhi con la mano destra, gesto che entrambi i ragazzi trovarono assolutamente carino.
“In realtà è quello che stavamo per chiederti noi, Black. Che ci fai in infermeria, in questo periodo delle vacanze di Natale?” disse Fred.
“A quanto pare, qui qualcuno dalla testa calda ha dato di matto di notte e Silente ha pensato bene di non farla rimanere da sola nella sua Sala Comune” continuò con fare affettuoso George. Alle loro parole Brylee annuì con sguardo assente, ancora troppo stanca per l’avventura di quella notte. Risentiva ancora degli effetti dell’incantesimo d’invisibilità usato poche ore prima e i due parvero accorgersene perché la guardarono subito preoccupati. “Ehi! Tutto bene?” “Non hai un bel colorito, Brylee. Dobbiamo chiamare madama Chips?” chiesero in coro i due. La ragazzina scosse leggermente la testa per poi ributtarsi sul cuscino dietro di lei, così la testa non le girava più. “Devo solo ancora riprendermi da stanotte, tranquilli. Mi basterà qualche altro sonno d’ora...” era talmente esausta che non riusciva nemmeno a parlare in maniera corretta, ma non ci dette troppo peso. Stava per riaddormentarsi quando si ricordò di Haldir. “Haldir! Dov’è Haldir?” chiese preoccupata. Fred la rincuorò informandola del fatto che al momento si trovava nella loro camerata. A quelle parole Brylee sollevata, tornò a chiudere gli occhi, per lasciare posto ad un sonno senza sogni.
I gemelli si scambiarono uno sguardo preoccupato sentendo entrambi le lettere del nome della più giovane raggiungere una temperatura quasi simile a quella del ghiaccio e diventare marroni. Avrebbero dovuto parlarne con almeno Madama Chips, sentivano che la loro amica non stava tanto bene quanto affermasse. A confermare la loro ipotesi, c’era anche la fronte imperlata di sudore della rossa.
 
 
 
 
*F.G.W. e G.F.W., non so quanti di voi lo sappiano ma le iniziali stanno per Frederick Gideon Weasley e George Fabian Weasley
 


 
~Angolo della Miseria~
Ed eccomi tornata dopo un anno e sei mesi con il capitolo di Natale! Allora! Come avete passato quest’ultimo periodo belle personcine?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, nel caso doveste trovare buchi di trama o cose che non vi dovessero tornare vi chiedo di farmelo sapere, come sempre! L’ho ripreso appena mi sono presa una pausa dall’Università J e spero di non aver fatto troppo casino con gli avvenimenti vari.
Cosa ne pensate della reazione di Brylee e della scoperta che ha fatto?
Alla prossima!
Un bacione, Kira!
  
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