Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: LadyHeather83    08/02/2022    6 recensioni
Dopo gli eventi di Namecc chi è sopravvissuto torna sul pianeta Terra, ed è da qui che inizierò a raccontare la mia storia e il mio punto di vista su quello che non ci hanno mai raccontato prima.
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dragon Ball

*

Capitolo 9

*

Bulma si alzò cinguettante e sognante quella mattina.

Si stiracchiò davanti alla finestra della sua camera dopo aver avviato la tapparella automatica.

Fuori c’era un bellissimo sole che non ci mise molto a filtrare dalla vetrata per andare a colpire il viso di Yamcha che dormiva ancora beatamente abbracciato al cuscino a torso nudo.

“Uhm…” Mugugnò portandosi il guanciale sopra la faccia per schermare la luce.

“Buongiorno, dormiglione!” Bulma lo salutò con un bacio sulla fronte dopo avergli tolto quell’ostacolo, e nel farlo, la sua scollatura vertiginosa finì sul viso del suo ragazzo, il quale non perse tempo ed affondò la testa al suo interno.

Peccato che l’azzurra non gradì affatto il gesto e non ci mise molto a tirargli un sonoro ceffone svegliandolo ulteriormente.

“Sei un porco!” Incalzò alquanto seccata.

“Scusami, pensavo ti piacessero le mie attenzioni mattutine.” Yamcha si massaggiò la guancia lesa, perché nonostante la sua ragazza non seguisse nessun tipo di allenamento, Bulma gli aveva fatto parecchio male.

“Non abbiamo tempo, non ti ricordi che oggi ci viene a trovare Crilin?”

“Oh! Si, è vero!”

“Vestiti!” Gli tirò un paio di pantaloni blu e una maglietta bianca. “Tra poco sarà qui!” Disse prima di chiudersi in bagno.

Sarebbe uscita di lì dopo un’ora pulita, profumata e vestita, a lui non restò altro che usare quello di servizio infondo al corridoio.

*

“Oh! Yamcha, buongiorno. Dormito bene stanotte? Hai fame? Vuoi fare colazione? E per pranzo cosa ti preparo?” La mamma di Bulma gli stava decisamente facendo troppo domande, ma per cortesia, si limitò solo a sorridere ed annuire di circostanza.

“Un caffè va benissimo!” Si sedette prendendo la tazza vuota.

“Una brioche? Dei biscotti? Dei pasticcini? Sai sono stata in una nuova panetteria e c’erano tantissime cose golose, così non sapendo che cosa scegliere, le ho prese tutte, ho fatto bene secondo te?” Cinguettò la bionda sfarfallando le lunghe ciglia mentre gli versava il caffè.

“Solo il caffè, grazie signora.”

La madre di Bulma si sistemò la cotonatura della frangia “Mi fai preoccupare. Sei sicuro di stare bene? Con i muscoli che ti ritrovi devi mangiare pur qualcosa.”

Yamcha voleva solo bere il caffè e sparire, la presenza di quella donna lo stava infastidendo, solo perché si era svegliato con la luna storta, non era detto che se la sarebbe dovuto prendere con tutti quella mattina.

Sorseggiò il caffè rumorosamente perché decisamente bollente, e chiamarlo così era anche un eufemismo, il termine corretto era incandescente.

“E’ troppo caldo, caro?” Chiese la svampita con aria sognante sfarfallando le lunghe ciglia, e Yamcha si chiese più volte a cosa quella donna stesse pensando.

“No, no. Va benissimo.” Sorrise nascondendo la lingua ustionata che pulsava dolorosamente, però lui era un guerriero forte e valoroso, non si sarebbe mai messo a piangere per una cosa così frivola. O sì?

Sta di fatto che quando ebbe finito di bere la tazza di caffè, Yamcha si precipitò in bagno a lenire la sofferenza e il rossore di lingua a gola.

E non scartò l’ipotesi che sia stata la stessa Bulma ad incitare la madre a quel dispetto.

Ultimamente le cose tra loro non andavano molto bene, complice il fatto che il terrestre si stava dedicando al suo hobby preferito, ovvero il baseball.

Ogni sabato sera seguiva assiduamente il campionato in tv, disertando le uscite con la fidanzata nell’unica serata che aveva libera, perché Bulma si rintanava spesso fino a notte fonda nei laboratori sotterranei della casa a lavorare su progetti definiti da lui impossibili.

E questa sua superficialità faceva spesso girare le scatole alla povera ragazza, che si sentiva sempre più sola.

In più, per sbaglio, Yamcha era stato anche reclutato dalla sua squadra preferita a giocare con loro.

Maledetta quella volta che insieme decisero di assistere alla partita personalmente, Yamcha grazie alla sua prontezza di riflessi era riuscito a prendere una pallina che sicuramente sarebbe finita sulla testa del giocatore, salvandogli così la vita.

L’episodio aveva attirato l’attenzione dell’allenatore che non si era fatto scappare l’occasione di avere un elemento di quel tipo nella squadra, gli propose un contratto dopo averlo messo alla prova durante una sessione di allenamento.

Non c’era mai, e le trasferte a cui era costretto a partecipare stavano diventando pesanti.

Come potevano pretendere di pensare al loro futuro in questo modo? Come poteva Yamcha crescere un ipotetico erede se era sempre fuori casa?

Bulma si tolse subito quei pensieri egoistici dalla testa, del resto, ripensando al suo amico Goku, Yamcha non stava facendo nulla di male, e alla fine la scienziata pensò che se il baseball rendeva felice il suo ragazzo, allora lei avrebbe sopportato la lontananza laddove ci fosse stata.

In fondo, che sarà mai una settimana al mese?

Nulla. Era chiaro che ci fosse dell’altro sotto.

Un giorno Bulma mentre riordinava qua e là in giro per casa, trovò sotto il letto della camera di Vegeta un suo indumento.

Una maglietta di cotone blu per la precisione.

La osservò per qualche minuto in maniera malinconica, perché nonostante quel rozzo di un saiyan mancava da casa un paio di mesi, la sua assenza la percepiva forte e chiara.

E non capiva perché.

Si era abituata ad averlo in giro per casa e non vederlo passeggiare tra i corridoi, sfuggente come la notte, le trasmetteva un senso di inquietudine.

Chissà dove sarà e se ha trovato quello che cercava.

Suo padre qualche giorno prima le aveva detto che presto sarebbe tornato perché stando ai suoi calcoli, la navicella doveva essere a secco tra un po', a meno che non si fosse schiantata da qualche parte nell’universo e loro avrebbero perso per sempre quel gioiellino di tecnologia.

Bulma non ricordava nemmeno com’era cominciato il discorso.

*

Yamcha uscì dal bagno nel momento esatto in cui Crilin suonò alla porta della Capsule Corporation.

La mamma di Bulma aprì ed accolse il suo piccolo ospite abbracciandolo e baciandogli le guance.

“Oh! Caro Crilin, ciao! Da quanto tempo… vieni, Yamcha e Bulma ti stanno aspettando su in terrazza. Vuoi qualcosa da bere? Da mangiare? Mi sembri deperito da quando vivi con Genio.”

Crilin deglutì imbarazzato, ricordava bene che la mamma della sua migliore amica tendeva a fare un po' troppe domande, lui infondo è abituato al vecchio genio che non parla quasi mai, ma si limita solo a sogghignare mentre gira le pagine delle sue riviste osé preferite.

Vecchio porco, non cambierà mai.

“E come sta Genio? Me lo saluti quando torni a casa?” Continuò lei mentre accompagnava il suo ospite tra i corridoi.

“Sta bene, grazie. E’ sempre il solito.” Crilin si passò una mano sulla pelata.

“Bene, mi fa piacere.” La madre di Bulma indicò frettolosamente il luogo dove avrebbe trovato i suoi amici ad aspettarlo perché le sembrò di sentire il forno trillare.

“Vada pure, signora. Conosco la strada.” La congedò volgendole un tenero sorriso.

“Grazie, Crilin. Sei sempre molto gentile.”

Crilin varcò la soglia e raggiunse i suoi amici al centro, dove era stato allestito un tavolino al riparo dal sole con un enorme ombrellone bianco panna.

Sul ripiano c’erano leccornie di ogni tipo, e visto che l’ora di pranzo si stava avvicinando, Bulma aveva ben pensato di imbandire il tutto per un brunch.

Il pelato salutò calorosamente e venne subito ricambiato in tono gentile dai due amici.

Poi fu il turno di Pual di abbracciare l’amico di vecchia data.

“Ciao, piccolo. Come stai?” Chiese.

“Non c’è male… lo sai che la squadra di baseball di Yamcha sta vincendo il campionato grazie a lui?”

Yamcha divenne paonazzo per l’imbarazzo “Diciamo che mi tengono più come un jolly, ovvero quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.” Si pavoneggiò il moro suscitando una risata nell’amico e un sorriso appena tirato sul volto di Bulma, la quale non gradiva quando il fidanzato faceva il buffone, oppure si intratteneva con oche giulive anche solo per firmare autografi e si prestava a foto di rito.

Crilin sorseggiò il suo drink “Bene, mi fa piacere. E sono davvero contento per te amico mio.”

“Peccato però che questo lavoro mi tenga spesso lontano dalla mia ragazza!” Yamcha poggiò una mano su quella di Bulma guardandola fissa negli occhi.

Bulma per la prima volta non provò nulla e questa strana sensazione la logorò dentro per l’intero pomeriggio.

Guardava Crilin e Yamcha interagire come una volta, e nonostante lei fosse proprio accanto a loro, era come se fosse in disparte, li sentiva parlare del più e del meno, ma il loro ciarlare lo percepiva ovattato e lontano.

Bulma fissava un punto impreciso della terrazza, entrando successivamente in uno stato di trans quando le sue orecchie udirono per un lungo periodo un fischio che le martellò nella testa.

Poi un fischio seguito da un boato e un muro di polvere alzato.

*

Una spia rossa sulla consolle di comando lampeggiò imperterrita fino a quando Vegeta non decise di romperla con un dito per zittirla del tutto.

“HO CAPITO!” Era la spia del carburante, ormai non gliene restava molto all’interno dei capienti serbatoi, ma ancora qualche anno luce e presto sarebbe ritornato all’ovile, ovvero sul pianeta Terra, dov’era sicuro di trovare finalmente Kakaroth.

Il principe di tutti i saiyan non aveva ancora digerito il fatto di esserselo fatto sfuggire per un soffio, ed era del tutto intenzionato a scoprire come avesse fatto.

E una volta saputo come, lo avrebbe conciato per le feste, quella burla non poteva di certo rimanere impunita.

Soprattutto se di mezzo c’era lui.

Controllò le mappe interstellari e dopo un accurato calcolo, Vegeta arrivò al risultato che con il carburante rimanente avrebbe raggiunto la Terra senza alcun tipo di problema, ma non doveva trovare ostacoli e mantenere rotta e velocità perfettamente costanti.

Una parola, se si parla di spazio aperto, in quanto l’imprevisto è proprio dietro l’angolo.

Nemmeno il tempo di mettersi comodo che intercettò la rotta di un ammasso di asteroidi, alcuni di piccole dimensioni, altre sembravano dei veri e propri pianeti.

Il radar lo avvertì dell’imminente pericolo continuando a suonare un allarme costante e chiassoso, se non avesse azzardato subito una manovra mandando al massimo i motori, presto avrebbe colliso contro uno di quegli ammassi di roccia rischiando di danneggiare seriamente la navicella.

Peccato che quel movimento aveva fatto scendere di molto la lancetta del serbatoio, costringendo Vegeta a rifare calcoli e ricontrollare le mappe alla ricerca di un qualche pianeta abitato dove avrebbe potuto allunare in caso di necessità.

Niente.

Il nulla più assoluto in quella galassia.

L’unico pianeta più vicino era proprio la Terra.

Sbuffò e imprecò in lingua saiyan, pregando gli dei di raggiungere quest’ultima nel minor tempo possibile se non voleva ritrovarsi a vagare nello spazio aperto trasportato solo dai campi elettromagnetici.

*

Vegeta se ne stava tranquillo in plancia ad osservare il vuoto più assoluto davanti a lui, quando un primo motore si era spento improvvisamente, facendo inclinare la navicella di circa trenta gradi e rallentare.

“Maledizione!” Controllò meticolosamente la rotta: mancavano un paio d’ore.

Di questo passo rischiava di non arrivare all’orbita terrestre, gli bastava solo avvicinarsi per essere risucchiato dall’atmosfera e precipitare sul pianeta, se proprio le cose si fossero messe davvero male.

Vegeta pensò di rallentare a sua volta la velocità per non sovraccaricare l’unico motore rimasto, e questa si rivelò essere una mossa vincente, perché per il tempo che gli rimaneva era riuscito ad arrivare all’orbita terrestre nell’esatto momento in cui anche il secondo motore smise di funzionare, facendolo cadere sulla Terra.

*

Continua

*

Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti! Anche questa settimana sono stata brava, ma non abituatevi ad aggiornamenti regolari, il blocco o il poco tempo sono sempre dietro l’angolo, ma in ogni caso non preoccupatevi perché c’è tutta l’intenzione di finire questa mia opera.

Quindi, mettetevi comodi ed aspettate pazientemente il prossimo capitolo. 😊

Un abbraccio immenso, Erika

*

P.s. per chi ha telegram e gli piacerebbe fare anche solo due chiacchere, vi lascio il link del canale a cui sono iscritta, è a tema Miraculous, ma posso garantirvi che si parla spesso e volentieri di altro.

*

https://t.me/joinchat/I3Kvz8x75yVmMDRk

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: LadyHeather83