Dragon Ball
*
Capitolo
10
*
Il
muro di polvere ci mise un po' a diradarsi, e anche la casa smise di tremare
poco dopo.
Il
dottor Briefs, allarmato, era salito in superficie a controllare che cosa fosse
effettivamente successo e quando vide la sua amata navicella spaziale comparire
sul suo giardino, un enorme sorriso si materializzò sotto i suoi baffi.
“In
perfetto orario, come sempre!” Si accese una sigaretta presa dal taschino del
suo camice e ne buttò fuori subito il fumo, con l’approvazione del suo amato
gattino nero che non ne voleva sapere di scendere dalla spalla dello scienziato.
Poco
dopo erano accorsi, in ordine di apparizione: la moglie, Bulma,
Yamcha e Puar.
Crilin invece era
rimasto sulla terrazza a controllare la situazione dall’alto, intimato anche
dagli amici.
Quando
Bulma vide scendere dalla navicella il saiyan, ebbe un enorme tuffo al cuore.
“Oh!
Il bel fusto è tornato!” Squittì la signora svampita con l’aria sognante, ma di
tutt’altro avviso era suo genero, che appena lo vide digrignò subito i denti
dalla rabbia, provando per lui una forte repulsione.
In
cuor suo sperava di non doverlo rivedere mai più.
“Che
cosa ci fai qui, Vegeta?” Aveva chiesto Yamcha
portandosi in posizione da battaglia, pronto a schizzare nella sua direzione se
ce ne fosse stata la necessità.
Le
gambe gli tremavano per la paura, perché sapeva bene che contro quel mercenario
non aveva nessuna possibilità di uscirne vivo, ma doveva mettersi in mostra
davanti a Bulma e dimostrargli quanto era forte e
coraggioso nonostante avesse lasciato da parte gli allenamenti per dedicarsi
completamente a tutt’altra cosa.
Non
che le importasse poi molto, perché tra i due, a parte l’oca bionda che
continuava a chiedere se qualcuno voleva una tazza di tè, era lei quella che
dimostrò coraggio avvicinandosi a lui in punta di piedi.
Vegeta
con un balzo atterrò davanti allo spilungone, che arretrò di qualche passo e
subito Puar si nascose dietro di lui, impaurito e
tremando.
“Sono
io che faccio le domande.” Gli alitò sul volto gonfiando il petto “… Kakaroth è già tornato?” Aggiunse poi con autorità.
Quella
domanda spiazzò i presenti che si limitarono a strabuzzare gli occhi, tutti,
tranne la mamma di Bulma.
“Giovanotto,
vuoi una tazza di tè? Sarai stanco e spossato dopo tutto quel viaggio. Siediti
qui e riposati un po'.” La bionda signora aveva talmente la testa tra le nuvole
che non fece nemmeno caso alla puzza che quel saiyan
emanava.
Il
principe di tutti i saiyan la guardò in cagnesco,
pronta a fulminarla all’istante, ma gli serviva una serva che gli preparasse il
pranzo e la cena, non poteva lasciare di certo quel compito a sua figlia, lei
bruciava tutto, e l’unica cosa che era in grado di fare era scaldare cibo in
scatola, nemmeno fosse un dannato cane.
“Goku
non si è visto.” Rispose Yamcha altezzoso.
Vegeta
digrignò i denti e strinse un pugno, pronto per sferrarglielo in pieno volto
solo per il gusto di farlo e perché si era permesso di rivolgersi a lui in
quella maniera, mancandogli di rispetto.
Per
fortuna Bulma aveva già capito l’antifona e si
avvicinò a loro per calmare gli animi, senza paura.
“Lasciamo
che Vegeta si riposi un po'…”
Toccò
con un dito la battle suit
di Vegeta e lo intimò di seguirlo in casa, sotto lo sguardo attonito dei
presenti, soprattutto quello del fidanzato Yamcha, il
quale non si aspettava una simile reazione da parte di quell’assassino.
*
“Allora,
dove sei stato?” Bulma si sentì lo sguardo di quel saiyan penetrarle la pelle quando gli rivolse quella
domanda.
Vegeta
non rispose, ma si limitò a seguirla perché un bel bagno caldo e dei vestiti
puliti era quello di cui necessitava in quel momento.
Puzzava
e si faceva schifo da solo.
Da
quando per rabbia aveva distrutto l’impianto idraulico della navicella, si era
limitato a lavarsi con delle salviette umidificate che aveva trovato da qualche
parte nel vano portaoggetti, forse erano di Bulma,
no, anzi, lo erano sicuramente; magari rimaste lì dal suo ultimo viaggio e poi dimenticate,
ed oltre a quello, il principe aveva trovato altri oggetti interessanti appartenuti
alla terrestre.
“Non
sono affari che ti riguardano.”
Bulma alzò le spalle “Puoi
anche far a meno di dirmelo, sai che me ne importa.”
“E
allora perché me lo hai chiesto?” Continuò lui sempre in tono sprezzante e
acido.
“Per
fare conversazione, sai, è educazione dire dove si è stati, soprattutto dopo
aver rubato una mia proprietà e dopo avermela riportata ridotta ad un rottame.
Mi ci vorranno mesi per sistemarla.” Sospirò al cielo.
“E’
un rottame!” Precisò lui senza mezzi termini, di sicuro non era l’ultimo
ritrovato di tecnologia universale, ma era il meglio che si potesse permettere
al momento.
Vegeta
doveva ammettere in ogni caso, che la tecnologia terrestre era abbastanza
arcaica rispetto a quanto era abituato a possedere durante il predominio di
Freezer.
“Allora
potevi far a meno di prenderla!” Berciò alzando le mani al cielo.
Il
principe la bloccò con le spalle al muro serrandole la gola con il gomito, ma
facendo attenzione a non spingere troppo forte, voleva solo spaventarla, non
ucciderla.
“Se
non tieni la lingua a freno, te la strappo.” Poi la lasciò andare sperando di
averla intimorita con il suo modo rude, quello era la sua maniera per invitarla
a stare alla larga da lui, ma in Bulma non aveva
sortito quell’effetto, anzi, quello che provò quella ragazza dalla chioma
riccioluta e vaporosa, fu un brivido piacevole che non percepiva da tanto
tempo.
Per
quanto quel modo di fare avrebbe spaventato chiunque, lei ne rimase
affascinata, soprattutto quando le puntò il suo sguardo nero pece che si
scontrò contro il suo azzurro cielo.
In
quel frangente vide un uomo solo, disperato e triste, ma anche forte e
vigoroso.
Bulma non mostrò il
minimo timore e questo destabilizzò un po' il principe, non era abituato a
simili affronti da parte del genere femminile, di solito frignavano o tremavano
se solo le sfiorava con un dito o con lo sguardo, ma quella donna era diversa
dalle altre, e l’aveva capito la prima volta che l’aveva incontrata.
Forse
era solo stupida e non aveva ancora ben capito con chi aveva a che fare, oppure,
semplicemente era davvero forte come voleva fargli credere.
“Credi
di farmi paura?” Replicò lei mettendo subito in chiaro le cose.
“Dovresti!”
Esclamò lui con convinzione indurendo ancora lo sguardo, avvicinandosi di più a
lei.
“Beh!
Io non ne ho.” Mormorò melliflua alzando di più il volto.
Non
fu di certo quella risposta a far arretrare il principe, e nemmeno il suo
essere spocchioso e odioso, ma fu l’urgenza di sentire l’acqua calda scorrere
sulla sua pelle che lo fece desistere nello staccarle la testa di netto.
“Preparami
l’acqua calda, e dei vestiti puliti.” La porta scorrevole del bagno lì vicina
si aprì non appena percepì la presenza di qualcuno.
Vegeta
entrò nel locale seguito da Bulma. Si spogliò senza
alcuna vergogna davanti a lei.
“Sei
proprio un selvaggio, sai?” Non hai il minimo ritegno a toglierti i vestiti
davanti ad una ragazza!” In un primo momento quella vista l’aveva infastidita
non poco, poi quel sentimento mutò in qualcosa di più profondo, facendole
provare pietà per quell’uomo che aveva davanti con il corpo deturpato da un
numero smisurato di cicatrici, segno delle enormi battaglie e difficoltà che si
era ritrovato a fronteggiare negli ultimi anni.
Alcune
erano molto profonde, soprattutto quella a croce sul petto, altre più lievi.
Ognuno
di quei segni raccontava una storia, una storia che Vegeta non le avrebbe mai e
poi mai confidato.
“No!”
Rispose semplicemente fiondandosi in doccia sperando di non dover sentire più i
suoi sproloqui per il resto della giornata.
“In
ogni caso ti ho lasciato i vestiti puliti qua sopra.” Bulma
girò i tacchi ed uscì da lì velocemente.
L’aveva
combinata grossa questa volta ed era solo questione di tempo prima che Vegeta
scatenasse la sua ira contro di lei.
Una
camicia rosa e un paio di pantaloni gialli… ma come le era venuto in mente?? L’avrebbe
uccisa? Probabile, ma almeno si sarebbe presa una piccola rivincita.
In
caso contrario, Vegeta, avrebbe capito a chi portare rispetto.
*
Vegeta
contemplò quei vestiti per qualche minuto sperando in uno scherzo di cattivo
gusto.
Ma
quando Bulma gli disse che i suoi amati vestiti
stavano facendo un bagno direttamente nella lavatrice, non gli restò altro che
abbassarsi al loro livello, sperando che Kakaroth
tornasse presto per andarsene di lì e radere al suolo quel posto.
“Che
orrore!” Disse mentre si allacciava i pantaloni “… nemmeno fossi un fiore! Io
sono il principe di tutti i saiyan… e non un
volgarissimo terrestre.”
“Se
non li vuoi indossare, puoi stare nudo!” Incalzò lei da dietro la porta,
facendo innervosire ancora di più il saiyan che si
limitò a fare quanto ordinato.
Era
stanco e non aveva voglia di perdere tempo con quegli smidollati, tanto prima o
poi avrebbero avuto quello che si meritavano, meglio se per mano sua.
Uscì
dal bagno pulito e profumato, e quando Yamcha e Crilin lo videro, scoppiarono a ridere.
“Smettetela
o ve la farò pagare!” Grugnì, zittendoli all’istante.
Bulma si sentì
terribilmente in colpa e avrebbe tanto voluto dargli degli ulteriori abiti, che
quello era stato solo uno stupido scherzo, ma si limitò ad invitarlo a restare,
almeno finchè Goku non sarebbe ritornato.
Vegeta
non disse nulla e se ne andò di lì, il che equivaleva ad un sì.
“Ti
sei ammattita, Bulma?” Domandò Yamcha
stranito mentre sorseggiava il succo d’arancia con la cannuccia.
La
riccia prese posto accanto i due ragazzi in maniera tranquilla e per niente
preoccupata “Stai tranquillo, non ci farà nulla!”
“Ma
fammi il piacere!” Si alzò di scatto e per poco non ribaltò il tavolino “… ti
sei forse dimenticata lo scopo di quell’essere? E’
venuto sulla Terra per ucciderci tutti.”
Yamcha aveva ragione, ma
in quel momento a Bulma non importava, il passato è
passato, e lei in cuor suo era sicura che Vegeta era cambiato.
“Ha
ragione, Bulma. Pensi sia saggio tenerlo qui?” Incalzò
Crilin intervenuto a dare man forte al suo amico.
“Vi
dico che non ci farà niente… e poi Goku tornerà tra poco, ne sono sicura.”
Yamcha scrutò il cielo
azzurro limpido di nuvole “Chissà dove sarà, se nemmeno Vegeta è riuscito a
trovarlo…”
“Ha
detto che tornerà… dobbiamo avere fiducia!” Mormorò Bulma
battendo un pugno sul tavolino facendolo vibrare.
“E
se non dovesse farlo?” Sospirò Crilin.
“Non
ci deluderà… se Goku ha detto che tornerà, vuol dire che lo farà.” Asserì con
convinzione la riccia parlando ai suoi amici in tono calmo e rasserenante.
“Anche
perché se non lo dovesse fare, chi terrebbe a bada Vegeta? Mi sembra già
abbastanza in collera.”
“Quello
lo è sempre!” Yamcha si portò le mani dietro la testa
incrociandole per poi stiracchiarsi.
Lo
spilungone e il piccoletto iniziarono a ridere a crepapelle tenendosi poi anche
la pancia, quando furono interrotti dal rimprovero di Bulma.
“Smettetela!”
“Ed
dai, stavamo solo scherzando.” Deglutì Crilin
guardando l’amica in modo stranito.
“Non
è carino parlare delle persone quando non ci sono.” Bulma
si alzò stizzita “… e per la cronaca, se Vegeta dovesse diventare un problema,
me ne occuperò io!” Infine girò i tacchi e rientrò in casa, quei due le avevano
fatto girare le scatole con i loro sproloqui da quattro soldi.
“La
tua ragazza è strana!” Crilin si versò da bere, mentre
Yamcha osservava la porta che l’aveva vista uscire,
preoccupato ed in ansia.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao ragazzi e buon inizio
settimana. Piccola precisazione, nel capitolo precedente ho fatto menzione di Crilin, che però nell’episodio incriminato, compare
solo dopo che Vegeta è tornato sulla Terra, io ho dato la mia personale
interpretazione di come si sono svolti per me i fatti, spero abbiate gradito 😊
Come
sempre ringrazio chi segue la storia e chi lascia i segni del proprio
passaggio.
GRAZIE
DAVVERO DI CUORE *_*
Alla
prossima, Erika.
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P.s. per chi ha telegram
e gli piacerebbe fare anche solo due chiacchere, vi lascio il link del canale a
cui sono iscritta, è a tema Miraculous, ma posso
garantirvi che si parla spesso e volentieri di altro.
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