Capitolo 2
La Casa degli Uomini
L’autunno si preannunciò, come ogni anno, dal volo verso sud degli uccelli migratori. Joser guardava gli stormi riempire il cielo, sostando per un breve periodo nel chiostro esterno della Casa degli Uomini. Si chiese quanti anni avrebbe dovuto passare in quel posto, così angusto e spartano. Era lì da pochi giorni ma già era riuscito a farsi frustare per aver dimenticato di sbrigare la propria parte di lavori di manutenzione del giardino.
Sapeva molto bene che non era più considerato un bambino, e che il suo comportamento doveva essere ligio allo studio ed alle preghiere del mattino e della sera, nel momento in cui il sole sorgeva e tramontava. Non aveva più visto Adserth dalla sera in cui lo accompagnò a fare visita ad Harysya, ed ora si trovava lì, pronto ad unirsi ai sacerdoti della Luce, a seguire i loro insegnamenti.
Silenzioso, si diresse verso la propria stanza per cambiarsi di abito. Entrando, notò subito che Kaherl era quasi pronto, nella sua veste bianca di apprendista sacerdote: lui si che sapeva cosa voleva fare nella vita. Joser si era preso ancora qualche anno di riflessione, prima di comunicare la sua decisione definitiva. Gli stessi Custodi gli avevano concesso ancora cinque anni, ed entro quel termine avrebbe dovuto dare una risposta sicura, o i Custodi avrebbero deciso per lui.
Joser si lavò con l’acqua gelida, con gesti simbolici ma pieni di significato. I due ragazzi si diressere verso la grande terrazza in cima alla Casa degli Uomini, ed assistettero al canto dei sacerdoti e degli studenti più grandi.
Stella che muori
La tua luce si allontana
Lasciandoci in balia delle tenebre
Stella che muori
Torna a risplendere ancora
Così che possiamo vedere di nuovo
Joser pensò che fosse un’assurdità che loro non potessero cantare. Gli insegnanti avevano spiegato che il sole, simbolo dell’uomo, non poteva essere glorificato da voci sottili e femminee come le loro, ma solo da voci che risuonavano di potenza. Si chiese se le donne cantassero allo spuntare del sole, oppure dovevano farlo al sorgere della luna.
Stella che muori
Noi ti supplichiamo
Non lasciarci mai più nel buio
Noi ti supplichiamo
Scaccia la notte dal nostro mondo
D’improvviso Joser si ricordò di avere sentito cantare i sacerdoti del Tempio Oscuro una notte, e di aver distinto chiaramente le voci di alcuni bambini. Che i sacerdoti della Luce si ritenessero superiori ai fedeli di altri culti?
L’idea lo sfiorò, ma tenne per sé quella considerazione: aveva bene imparato i metodi di punizione che utilizzavano in quel luogo per i trasgressori.
Le regole della Casa degli Uomini erano ferree e severe, dove chi le trasgrediva veniva frustato, o peggio, espulso dalla costruzione. In quel luogo, i ragazzi studiavano per diventare sacerdoti, guaritori, letterati o costruttori. Veniva loro insegnato la matematica, le scienze rudimentali, l’astronomia e la lettura delle stelle.
Certe lezioni, però erano decisamente strane: si spiegavano quali, secondo gli uomini, erano i motivi per cui alle donne erano inflitte delle punizioni, come quella del sangue, o del dolore del parto. Joser trovava assurde tutte quelle ipotesi, prive di ogni fondamento logico. Rimpiangeva gli insegnamenti di Adserth: il suo vecchio maestro sapeva essere interessante e gli mostrava i percorsi per trovare delle spiegazioni logiche e razionali. Negli anni che passò alla Casa degli Uomini, si servì spesso dei metodi di apprendimento che il sacerdote gli insegnò da bambino.
Non gli sembrò per nulla strano che tutti gli insegnanti fossero maschi, quasi a ricordare ai ragazzi presenti che erano stati concessi loro molti privilegi perché erano nati uomini, come quello di dominare le donne, dovendo obbedienza solo alla propria madre. La cosa gli suonava strana: se le donne erano da considerare come proprietà, allora perché diventavano sacerdotesse piene di potere, o entravano tra i Custodi? Si trattava di cose che si contraddicevano a vicenda, lasciandolo perplesso.
Anche Harysya aveva scelto quale strada seguire, senza il consenso di nessuno, quindi, le donne potevano scegliere cosa diventare, ma veniva loro imposto il matrimonio e l’obbedienza al marito.
L’unica cosa veramente sensata da fare era ripetere quello che i sacerdoti di quel posto continuavano a dirgli, anche se non credeva ad una sola parola. Si chiedeva cosa ne fosse stato di Adserth, se stesse bene, e se lo avrebbe rivisto.
La Casa degli Uomini era situata ad una certa distanza da quella delle Donne, anche se alcuni ragazzi più grandi vi si recavano molto spesso per visite non proprio lecite. Se il regolamento della Casa degli Uomini era severo, quello della Casa delle Donne lo era ancora di più: aveva sentito parlare di ragazze che erano state frustate a sangue per essere state sorprese a scambiare effusioni coi loro amanti. Almeno Harysya era al sicuro, protetta dalla madre.
Negli anni, però, si ritrovò a pensare sempre meno alla sua futura moglie, chiedendosi solo se come lemish non fosse sottoposta a qualche tortura. Tra i ragazzi circolavano voci poco rassicuranti su quelle “donne”, se così si potevano definire, ed i suoi coetanei sapevano molto bene che Harysya era al Tempio Oscuro, così si zittivano l’uno l’altro non appena lo vedevano arrivare, credendo di non essere sentiti.
A Joser, comunque, non importava più di tanto cosa dicessero gli altri, gli importava cosa si chiedeva sua padre, ora che aveva preso l’abitudine di scrivergli spesso, chiedendogli le qualità della ragazza che avrebbe sposato e insistendo parecchio sul fatto che le nozze si sarebbero già dovuto celebrare.
Joser passò nella Casa degli Uomini quattro anni della sua vita, studiando giorno e notte, aspettando con ansia il giorno in cui suo padre re Medestor sarebbe giunto per il rito matrimoniale.