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Autore: Manu_00    15/02/2022    7 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IX


<< Quindi, è questo il punto X? >>
<< Beh, così mi hanno detto! >>
<< Credo tu non abbia capito che la mia era una domanda retorica. >>
<< Oh, non c'è nulla di vergognoso nel non sapere qualcosa e chiederlo, sei una donna tanto, probabilmente ti sarà successo un sacco di volte! >>
<< Lo sai che se non ti sto picchiando è soltanto perché potrebbero sentirci, vero? >>
<< Dite tutti così! >>
<< Sono davvero, davvero tentata di usarti come scudo. >>
<< E-ehm, è necessario parlare così tanto?! M-mi sto sentendo male. >>
Nascosto dietro una spessa roccia rossastra, Nathan stava in primis maledicendo il giorno in cui era venuto al mondo, in secundis quello in cui era morto di overdose e in terzis quello in cui aveva conosciuto Jack, dal momento che se adesso era bloccato dietro un sasso a pregare per la propria vita con due cretini era per colpa sua.
Non sarebbe dovuto essere lì, per nessuna ragione almeno, e nemmeno ci sarebbe mai andato se non fosse che Jack lo aveva messo in una posizione delicata davanti ai suoi datori di lavoro!
Certo, lui non avrebbe dovuto utilizzare i passaggi dei suoi capi per fare i propri traffici illeciti non autorizzati, ma andiamo!
Lo faceva chiunque nel suo gruppo, lui era semplicemente quello abbastanza sfigato da essersi fidato dell'intelligenza e della discrezione di Jack!
Potesse tornare indietro non lo avrebbe allontanato a sassate dal negozio soltanto perché avrebbe perso il posto in ogni caso, e certamente non gli avrebbe permesso di servirsi della botola!
Certo, ci avrebbe perso quanto guadagnava da quei traffici, i clienti di Jack pagavano bene e intascarsi parte della commissione ne era valso il rischio... fino ad oggi.
E così, a causa di questa sua leggerissima svista era stato costretto a farsi un viaggio allucinante con il cugino sfigato di Teschio Rosso e una Miss Chernobyl su gambe fin troppo manesca per i suoi gusti che non sembravano nutrire la minima preoccupazione per la situazione in cui si erano incastrati!
Non che fosse quello il problema più grande, quanto il fatto che ogni secondo che passava accanto a lei aumentava le possibilità di svegliarsi con una mutazione o un tumore la mattina successiva (sempre se ci fosse arrivato alla mattina successiva, già solo presupporlo significava non aver perso del tutto la speranza).
Aveva pure preso a tenere il conto dei minuti che passava accanto a questo mostro, per poi smettere non appena superata la doppia cifra, a questo punto preferiva pensare ai serial killer.
E come se la situazione non fosse abbastanza disperata così, c'era da considerare il fatto che lui sembrava l'unico che si stesse un minimo, UN MINIMO preoccupando di tenersi la testa sul collo, visto che gli altri due imbecilli non si azzardavano a chiudere le loro fogne neanche per sbaglio in un momento dove le loro esigue speranze di sopravvivenza dipendevano principalmente da quello!
Ma la cosa più frustrante era il senso di impotenza, visto che era proprio dai due suddetti imbecilli che dipendeva per sopravvivere.
Da Jack per orientarsi in questo inferno sotterraneo e da Mihaela per non farsi squartare in più parti dal club delle maschere poco impegnate, sempre se sopravvivere non si sarebbe tradotto nel trovarsi dieci tumori sulla schiena da lì alla settimana seguente.
Ma insomma!
Qualsiasi persona sana di mente se ne sarebbe stata con la bocca chiusa considerando dove si trovavano!
Ma solo a lui capitavano queste persone?!
<< Povera stella. Perché non provi a guardare un po' a giro, magari ti senti meglio? >>
E invece non solo sembravano fregarsene, ma si divertivano pure a sfotterlo!
Baldracca senza cuore!
<< C'è veramente bisogno di farlo? Credo sia chiaro anche ai sassi che siamo nella merda... >>
Mihaela, sebbene abbastanza seccata da quello spacciatore che a momenti tremava pure per la propria ombra non poteva decisamente dargli torto.
Erano nella merda, e se non fossero stati così lesti a nascondersi dietro quel riparo sarebbero sicuramente morti e pure male:
Quando avevano superato l'ingresso, e dopo una camminata non particolarmente breve verso il basso si erano trovati in un'immensa stanza circolare, dal soffitto così alto che non riuscivano a vederlo dal momento che non vi erano grandi fonti di illuminazione oltre ai lampioni e alle lanterne sparse ovunque per la zona di scavo.
Sì, zona di scavo, quando avevano iniziato a sentire i rumori si erano un po' insospettiti, ma una volta arrivati a destinazione non potevano credere a quello che stavano vedendo...
Quell'immensa stanza presumibilmente circolare era un enorme cantiere invaso da attrezzature, arnesi e macchine per lo scavo, i cui componenti dovevano essere stati trasportati tramite diversi passaggi come il loro per poi essere assembrati in loco, e ciò si poteva facilmente desumere dalle numerose scatole e casse di legno aperte e disseminate lungo il perimetro.
E ad animare questa immensa ed assurda operazione di scavo erano proprio quegli individui mascherati non troppo dissimili da quelli con cui se le erano date poco fa, ma che al posto di fare i serial killer si atteggiavano a peoni, picconando la dura roccia laddove non erano ancora state installate le ampie trivelle idrauliche che si erano portati dietro.
Trivelle che avrebbero dovuto permettere l'inserimento di esplosivi nelle cavità da essere create, considerando i lontani rumori di detonazione in lontananza e le numerose casse di esplosivi.
Lo scenario era abbastanza inquietante: i mascherati procedevano con coordinazione perfetta, come macchine, incuranti di molti loro compagni che, rimasti feriti da incidenti di vario genere se ne stavano riversi a terra o procedevano con il lavoro zuppi di sangue o con qualche arto in meno.
L'educazione ricevuta da bambina avrebbe dovuto suscitare in Mihaela un forte rispetto per lo stacanovismo di questi lavoratori o disprezzo per il padrone oppressore che sfruttava il loro lavoro per accumulare capitale alle loro spalle.
Peccato che non si trattasse di nessuna delle due cose, ma di cosa di preciso non lo sapeva nemmeno lei.
Chi era a tirare le fila di questa operazione? E cosa si aspettava di trovare una volta finiti gli scavi?
Il cantiere era tutto in movimento, ma non tutti i mascherati erano impegnati ai picconi o con i macchinari.
Alcuni erano armati e si guardavano attorno imbracciando armi di vario genere, tra le quali, riconobbe Mihaela, anche delle armi angeliche, quelle in grado di uccidere un demone con facilità estrema.
A quanto pare lei e i suoi sfortunati compagni di viaggio erano stati estremamente sfortunati, quelli incontrati prima erano semplici lavoratori altrimenti sarebbero stati armati, e se anche soltanto uno di loro fosse stato equipaggiato con armi di quel tipo...
Preferì non pensarci, per quanto la sua vita attualmente non fosse proprio un granché, non era particolarmente curiosa di scoprire cosa ci fosse dopo la non vita.
Il nulla assoluto?
Un inferno ancora peggiore? Quello classico con diavoli torturatori, fiamme e miseria?
La reincarnazione in un bambino del terzo mondo?
Scosse la testa, doveva allontanare la paura della morte o questa l'avrebbe sopraffatta, per quanto fosse difficile mantenersi indifferenti davanti a uno scenario così angosciante, dove centinaia di potenziali aggressori si muovevano come formiche per l'intera spianata, insensibili ai corpi riversi a terra ed ai rumori assordanti che a sentirli da vicino dovevano per forza aver privato più di un demone del proprio udito.
Qualcuno di loro stava pure picconando mentre era in fiamme!
<< Ehi, non mi sembrano molto sve- >>
Si adoperò subito per chiudere la bocca a Jack, mentre i suoi occhi si allontanavano dai profili umani per concentrarsi sul paesaggio.
Erano venuti fin qui per concludere un lavoro, quindi era il momento di pensare a come procedere.
Doveva elaborare una strategia che le permettesse di uscire viva dal sottosuolo, tornare a casa con una lauta ricompensa e festeggiare ubriacandosi fino allo stordimento.
Sempre se Melanie non aveva progettato un altro tipo di ricompensa per lei, conoscendola sarebbe stato nel suo stile... un motivo in più per riportare il suo culo in superficie.
Imponendosi di non pensare alla proprietaria del Lusten ed alle sue grandi (grandissime) doti, la demone riportò la sua attenzione sul cantiere dei mascherati.
Memore del suo addestramento, doveva farsi un'idea generale di quali fossero i settori più fragili: da dove attaccare e dove scappare nel caso fosse necessario, quali posti erano più adatti per offrirle una copertura e quali erano da evitare per non trovarsi nella loro linea di tiro.
Il cantiere malgrado i corpi e i detriti riversi a terra riusciva comunque a mantenere un suo ordine: tutti il materiale di scarto, le scatole vuote e qualsiasi cosa che poteva figurare come un ostacolo agli scavi era stata ammassata lungo il perimetro mentre tutti i container con il materiale per gli scavi erano disposti in maniera uniforme sul territorio, così che ogni squadra da quaranta-cinquanta operai potesse sostituire l'attrezzatura e rifornirsi senza spezzare troppo il ritmo delle operazioni.
Anche la disposizione degli operai, escludendo quelli rimasti ad agonizzare sulla pietra, si basava su un'equa distribuzione in tutta la zona.
Le entrate e le uscite erano numerose e rese facilmente visibili dal momento che erano le uniche zone lungo il perimetro dove si erano premurati di non ammassare gli scarti, così da non bloccare il passaggio alle nuove squadre di lavoratori.
Malgrado la grande quantità di aggressori, la maggior parte (salvo qualche demone particolarmente forte imprigionato sotto la maschera) non sarebbero stati un problema per lei, l'eccezione erano quelli armati con armi angeliche:
Un solo proiettile nel punto giusto e sarebbe morta come una stronza qualsiasi, indipendentemente da quanto era veloce e letale.
Doveva quindi neutralizzare in fretta i pochi possessori di quelle armi, il problema era come farlo nel mentre che sarebbe stata sotto tiro da molteplici punti.
C'era da dire che non erano molto intelligenti, andavano avanti come automi verso un bersaglio, ed il paesaggio le offriva numerose coperture dietro cui ripararsi.
Ma anche così, avrebbe dovuto avere occhi anche dietro la testa per tenere d'occhio ogni tiratore, beh occhi dietro la testa e tanti quanto quelli delle mosche e dei ragni considerata la calca tra cui avrebbe dovuto destreggiarsi, schivando sì proiettili ma anche coltelli, badili, picconi, artigli e ogni altra cosa che poteva essere impiegata per causare dolore al prossimo, cosa di cui molti demoni erano già ben provvisti anche da disarmati.
Per cui afferrarne qualcuno per usarlo come scudo sarebbe stato comunque problematico sotto diversi punti di vista.
Avrebbe dovuto fare affidamento sulla sua velocità, sulla smodata quantità di coperture che le venivano offerte e sulla tendenza dei mascherati a lanciarsi contro il bersaglio.
Giusto, i mascherati, forse la soluzione era più alla sua portata di quanto non avrebbe detto prima.
Guardò i suoi due compagni, anche loro intenti ad analizzare il paesaggio, probabilmente per capire quali erano i luoghi più adatti per nascondersi.
<< Avete ancora la maschera? >>
Jack annuì e la tirò fuori tutta spiegazzata dalla tasca del pantalone per poi passarla a Mihaela.
Questa la tastò tra le dita, era plastica, anche abbastanza sottile, eppure il demone che l'aveva indossata si dimenava come posseduta fino a quando non gliel'hanno strappata, come se questa controllasse il corpo al posto del proprietario.
Concentrandosi, riscaldò le proprie mani quel tanto che bastava per far sciogliere la plastica, cosa che successe nel giro di pochi secondi, presto una piccola pozzanghera di plastica sciolta si formò davanti ai piedi dell'ex agente.
<< E andiamo, volevo rifilarla allo stronzo del mio ex ufficiale, l'ho incontrato all'inferno e mi ha preso a calci, solo perché gli avevo lanciato addosso quella gran- >>
Mihaela gli serrò la mascella, poi accostò l'indice alle labbra per intimargli di non fare rumore.
<< Credo di avere un piano. >>
<< Frena! >> rispose Nathan.
<< Non ho chiesto di essere qui, fai quello che devi e fallo come preferisci, ma io non mi muovo da qui, ho dato abbastanza per oggi e comunque siete voi quelli pagati per questo lavoro. >>
Mihaela si avvicinò al pusher, portando il suo viso a pochi centimetri da quello del demone, che in tutta risposta arretrò fino a quando la sua nuca non toccò la nuda pietra.
Bloccato tra la roccia e quella centrale nucleare vivente, Nathan non poté fare a meno di sussultare quando vide un sorriso cordiale affiorare sulle labbra di quella sadica stronza.
<< Hai ragione, ma lascia che provi a persuaderti, so essere molto convincente. >>
Jack fece per fare un commento dei suoi, ma si trovò con un sasso incastrato in bocca, mentre Nathan era troppo spaventato dall'improvvisa gentilezza dell'altra demone.
<< Ecco due motivi per cui questa collaborazione porterebbe benefici a lungo termine ad entrambe le parti. >>
<< O-ok senti, ho capito non ser- >>
Un'occhiata raggelante lo convinse a tacere, non aveva visto quella creatura sorridere per tutto il viaggio e adesso desiderava ardentemente che non lo avesse mai fatto.
Cazzo, pure vederla incazzata sarebbe stata una visione più rassicurante!
<< Punto primo, se io morissi o finissi catturata dubito tu andresti molto lontano. >>
Nathan annuì, già convinto da prima.
<< Punto secondo, se non vuoi essere d'aiuto ti prendo per il collo e ti uso come scudo. >>
<< Ho capito! >>
Soddisfatta, Mihaela si tirò indietro, lasciando modo a Nathan di tornare a respirare, mentre Jack sputava fuori il sasso dal suo teschio bruciacchiato.
<< Quindi! Quale sarebbe il piano? >>
<< Io vado lì e faccio un po' di casino mentre voi mi coprite, il resto lo scoprirete più tardi. >>
Jack le lanciò uno sguardo scettico.
<< Come dovremmo coprirti? Non abbiamo armi! >>
Spostando lo sguardo fuori dal loro rifugio, Mihaela sondò rapidamente la zona, notando tra le varie pattuglie che si muovevano ai margini del cantiere, una relativamente vicina alla loro posizione, formata da tre demoni di cui uno armato con un'arma da fuoco costruita con componenti angeliche.
<< Questa cosa la risolviamo in fretta... >>

Un quarto d'ora più tardi, Jack se ne stava ancora dietro la roccia, con una mitragliatrice angelica stretta tra le braccia e parecchia voglia di usarla, Nathan d'altro canto, dopo aver infilato le mani nelle tasche della vittima stava controllando il paesaggio da un po' di tempo.
Faccia Bruciata era al settimo cielo, se avesse avuto ancora le labbra per sorridere sulla sua carne bruciata, a quest'ora avrebbe avuto il volto deformato da un ghigno sadico.
Ma ma ciò che il suo viso non poteva esprimere lo facevano le sue dita rossastre, che accarezzavano con eccitazione morbosa la canna dell'arma, ansiose di premere il grilletto.
<< Sarà proprio come ai vecchi tempi dolcezza, mi spiace solo che non spareremo a quei bastardi imboscati tra le risaie... >>
Nathan non era altrettanto impaziente di quello che stava per succedere mentre teneva d'occhio il cantiere alla ricerca di movimenti strani o segnali da parte di Mihaela.
Avrebbe gradito un binocolo o un cannocchiale, ma si sarebbe dovuto accontentare della sua vista.
E soprattutto doveva sperare che la mira del veterano del Vietnam accanto a sé si sarebbe mostrata efficace al momento opportuno.
Francamente ne dubitava, ma non abbandonava la posizione per paura delle conseguenze, accidenti a quella stronza radioattiva.
<< Quindi... sicuro di sapere quello che fai? >>
<< Perché non dovrei?! Ho passato anni a imbracciare armi e fin'ora nessuno si è mai lamentato! >>
<< Sì è che... non hai gli occhi, come fai a vedere e mettere a fuoco? >>
Jack scrollò le spalle.
<< Non lo so. >>
<< Sei cieco ma non lo sai e quindi ci vedi comunque? >>
<< Hah! Bella questa, no, so soltanto che riesco a vederci bene, passabilmente bene, immagino siano gli occhi dell'anima? Boh, vallo a capire a quello di sopra, uno serve il suo paese e viene spedito qua sotto, forse avevano ragione quei tipi pelati che si davano fuoco per protesta. >>
<< Eh? >>
<< Sì sai, quelli pelati che protestavano contro la guerra! >>
Nathan in vita era ben lungi dall'essere il primo della classe, ma ricordava qualcosa riguardo monaci e fedeli buddisti che si erano dati fuoco durante la guerra, forse era una delle fotografie sul libro di testo?
A pensarci bene poteva capire perché Jack era un po' pazzo, certo sicuramente lo era per tutta la droga che si era sparato in vita, ma gli orrori della guerra dovevano avere dato il loro contributo...
A meno che non fosse così già prima, ma in quel caso c'era da chiedersi come avesse fatto a superare il test psicologico, quindi...
<< Hai sparato a molta gente? >>
<< Sì! >>
<< Ed avevi una buona mira? >>
Jack ci pensò un po' prima di alzare le spalle.
<< Nessuno mi ha mai detto che era cattiva! >>
<< Ed eri sotto sostanze quando lo facevi? >>
<< Certo, ce le davano prima di ogni battaglia! Eravamo così fatti che potevamo continuare a sparare per ore! >>
Nathan ci pensò su per qualche secondo, e mentre Jack partiva con un aneddoto riguardante una zuppa di riso e una scimmia bianca, tirò fuori un sacchettino da una delle tante tasche interne e lo vuotò sulla roccia riversandone una sostanza biancastra e granulosa sulla superficie.
<< Sia chiaro, appena hai i soldi me la ripaghi. >>
Senza rispondere, Jack ficcò la faccia in mezzo alla polvere bianca, ispirò con quei due buchi che si trovava al posto del naso per poi tirarsi su e fissare Nathan con la faccia mezza imbiancata.
<< Grazie ragazzo! Permetti un consiglio: gli spacciatori di successo sono quelli che non sniffano! >>
Nathan era sul punto di ribattere, se non fosse che primo, era morto di overdose, secondo, i suoi agili occhi da pusher notarono degli spostamenti sospetti sulla piana degli scavi.
Aguzzò lo sguardo e vide svariate figure in movimento, due dovevano essere i demoni a cui era stata strappata la maschera e che adesso stavano avendo un brusco risveglio.
I mascherati non ci misero molto tempo a saltare addosso ai fuggitivi, che dal canto loro non avevano nemmeno idea di come erano finiti lì e cosa stava succedendo, non passò molto tempo prima che suoni di urla e armi da fuoco prorompessero in tutto il cantiere.
<< Sparo?! >>
<< N-non ancora, non la vedo! >>
Cercò tra la folla, ma era difficile distinguere le figure, almeno finché Mihaela non si distaccò dalla massa urlante con agilità, lasciandosi dietro una decina di demoni tremendamente confusi e con la faccia bruciacchiata, che presto si trovarono in un confuso corpo a corpo con i mascherati senza neanche sapere come fossero finiti lì.
Nathan seguì la vicenda con attenzione, vide l'ex securitate avvolta in un mantello lercio strappato al demone che ora giaceva alle spalle di Jack scalare con agilità impressionante un container e avvinghiarsi a un mascherato intento a sparare sulla folla con la sua arma angelica.
Fu questione di secondi per mettere le mani sull'arma, sciogliere la maschera in faccia del demone e spingerlo con un calcio giù dal container.
Per quanto Nathan la trovasse terrificante soprattutto come mostro radioattivo, doveva ammettere che non avrebbe voluto incontrarla nemmeno da viva, chissà quanti colli spezzati da quelle agili mani...
Era decisamente felice di essere dalla sua parte in questo delirio.
<< Adesso? Mi sto annoiando! >>
Per fortuna di entrambi il frastuono di macchine e urla copriva le loro voci, quindi le grida di Jack non potevano sentirle in molti.
<< Aspetta il segnale! >>
Segnale che non tardò ad arrivare, dopo essere saltata sul container più vicino sparando a un gruppo di mascherati sotto di lei, Mihaela lanciò il mantello in testa ad uno degli aggressori che stava provando ad arrampicarsi, per poi tirargli un calcio e buttarlo giù assieme ai compagni che gli facevano da scala, probabilmente mandandogli a fuoco la maschera nel farlo.
A quel punto, dopo aver speso qualche secondo per sparare sui caduti, si allontanò dal bordo del container, e fu allora che il suo corpo emise una breve ma decisa luminescenza: il segnale che Nathan stava aspettando.
<< Adesso! A ore due! >>
Spostata la canna verso destra, Jack iniziò a sparare all'impazzata verso un gruppo di mascherati arrivati a dare man forte ai loro compagni impegnati a sedare la rivolta a colpi di spranga e piccone. Un buon numero dei rinforzi cadde a terra facendo inciampare gli altri sui loro corpi, mentre Mihaela ne approfittava per schizzare in avanti, sparando con il braccio destro e bruciando maschere con la mano sinistra, così da creare quante più distrazioni possibili ai suoi aggressori.
Del resto, quale modo migliore per non farsi sparare addosso che non moltiplicando i bersagli, specie se la maggior parte di questi sono meno veloci e agili rispetto a lei?
Non doveva essere velocissima, doveva soltanto esserlo più di loro!
Presto gli spari incrociati delle vedette si concentrarono sulla folla di sfortunati demoni, crivellandone a decine senza fare distinzioni tra amici e nemici, ma era qui che Nathan e Jack li volevano.
Aiutato da Nathan nel direzionarsi (principalmente per non spare su Mihaela), Jack apriva il fuoco sulle vedette armate con armi angeliche nel mentre che queste erano concentrare sulla folla.
Molte iniziarono a cadere, e le loro armi se non recuperate cadevano abbandonate o finivano in mano a qualche demone terrorizzato e desideroso di rispondere al fuoco, mentre la loro terrificante amica passava attraverso folla e container stando ben attenta a non trovarsi sulla linea di tiro di nessuno.
Tra il lavoro di Mihaela e Jack che prendeva di mira i mascherati, fu facile bilanciare i rapporti di forza tra questi e i ribelli.
Presto il cantiere divenne una babilonia di urla, spari, schizzi d'acido, manifestazione di poteri innaturali e scontri tra macchine non appena qualche demone particolarmente stupido o particolarmente geniale salì su una scavatrice e la usò per investire i mascherati, schiacciandone a decine (probabilmente non senza coinvolgere qualche altro fuggitivo) sotto i cingoli.
L'atto epico provocò un boato di incoraggiamento dai suoi compagni, ma venne prontamente stroncato da una pioggia di proiettili che uccise lo sfortunato sul posto, così che la macchina andò a schiantarsi contro un altro macchinario facendolo precipitare addosso a tutti gli sfortunati nelle vicinanze.
Nello schianto venne coinvolto anche un container pieno di strumenti per lo scavo, su cui presto entrambe le parti si avventarono alla ricerca di armi da impiegare contro gli avversari.
Ne nacque una mischia estremamente violenta quanto breve, qualcuno da una delle due parti ebbe l'idea di lanciare dell'esplosivo in mezzo alla zuffa.
Un boato, e decine di demoni vennero lanciati da tutte le parti, schiantandosi contro macchinari e altre figure.
Jack gridò dall'euforia, mentre Nathan sentì il bisogno di abbassare la testa ed esporla solo quel minimo indispensabile per seguire la scena:
Aveva più volte assistito all'annuale genocidio adoperato dagli angeli per liberare posti all'inferno, e violenze di questo tipo erano realtà abbastanza comune a Pentagram City.
Alla fine stava solo assistendo a una riproduzione in scala ridotta di quello che avveniva ciclicamente in città.
Ma cazzo, non gli piaceva.
Diversamente da Jack, che continuava a sparare e urlare come un dannato, cercando di prendere un demone alato intento a volare sulle teste dei mascherati e vomitare acido sulle loro facce.
Purtroppo per Jack non furono i suoi proiettili a interrompere il suo volo, ma una lancia angelica che lo impalò all'altezza del petto, per poi buttarlo a terra e farlo finire da altri suoi due compagni mascherati.
<< Cazzo! Erano punti bonus, stronzi! >>
Sfogando la frustrazione sui mascherati, presto la maggior parte delle vedette venne abbattuta e le armi finirono contese tra la folla e i mascherati, che per ogni demone che uccidevano se ne trovavano uno nuovo liberato da Mihaela o da altri fuggiaschi che si erano accorti del potere esercitato sui corpi da quelle tetre maschere bianche.
Jack era come entrato in trance, non diceva nulla, ma se il suo viso avesse avuto ancora i muscoli facciali intatti, Nathan era certo che se lo sarebbe trovato tutto ghignante.
<< Cazzo sì! Come ai vecchi tempi! Mangiate il piombo stronzi! >>
Senza più vedette da abbattere, Jack si era presto dimenticato l'affronto del bersaglio rubato e aveva preso a sparare su qualsiasi cosa si muovesse, e Nathan non era intenzionato a dirgli di concentrarsi sui mascherati.
La sua paura era adesso di farsi crivellare da un proiettile vagante o da qualche demone esaltato entrato in possesso di una di quelle terribili armi dai proiettili infiniti, timore condiviso da Mihaela, che non a caso aveva ordinato di abbattere tutte i “possibili elementi di disturbo”.
Termine tanto vago quanto disinvolto per dirgli di uccidere indiscriminatamente.
Non che da una persona come lei dovesse aspettarsi chissà quale considerazione per la salute e la vita altrui.
Dovevano sentirsi in colpa per uccidere dei peccatori che non c'entravano nulla con la loro situazione?
Nathan non ne era sicuro, ma il fatto che a nessuno dei suoi due compagni di viaggio importasse un minimo della cosa gli metteva addosso un certo disagio.
Non doveva farsi illusioni, persone come lei e Jack in vita potevano uccidere altri esseri umani con la stessa facilità con cui si respira.
Beh con Jack potevano applicarsi le attenuanti dell'essere drogato e con qualche disturbo mentale, ma l'altra stronza era assolutamente lucida e consapevole della sua stronzaggine.
Il filo delle sue riflessioni venne interrotto da una nuova e violenta esplosione che sbalzò via centinaia di corpi da tutte le parti, di nuovo demoni feriti e bruciacchiati si schiantarono sui macchinari e addosso ai container, una grossa impalcatura crollò addosso alla folla nel mentre che altre detonazioni sempre più grandi si diffondevano per il cantiere, Mihaela doveva essere arrivata agli esplosivi.
<< HAH! Come con gli elicotteri guarda! >>
Esaltato dalla carneficina, Faccia Bruciata prese di mira i primi demoni che erano riusciti a rialzarsi, in poco tempo il numero delle creature in vita nel cantiere si era drasticamente ridotto.
Presto gli occhi di Nathan si accorsero di una colonna di peccatori più o meno incolumi che stava correndo verso una delle uscite.
Qualche demone venne raggiunto da dei proiettili e cadde a terra ferito, finendo brutalmente calpestato da un bestione scaglioso che a dispetto del suo aspetto imponente sembrava quello più a disagio di tutto il gruppetto a giudicare dagli occhi sbarrati e da come cercava goffamente di lavarsi via il sangue dalla manica del vestito.
<< Non ci provate, stronzi! >>
<< Oh andiamo! Concentrati su chi combatte! >>
Jack lo ascoltò a malincuore, anche se tra le polveri alzate dall'esplosione e i fumi delle strutture in fiamme, era difficile individuare molti bersagli, e soprattutto distinguerli, e sarebbe stato un problema se avesse colpito Mihaela.
Specie se fosse sopravvissuta per tornare a restituirgli il favore.
Ma dopo pochi minuti di ulteriore caos il rumore si affievolì, si potevano ancora sentire degli scontri o degli spari, ma la maggior parte dei demoni era morta o in fuga, e certamente la loro spietatissima amica non doveva avere troppi problemi a gestire quelli che rimanevano.
Jack prese un bel respiro, tutta l'adrenalina che lo aveva posseduto in quei gloriosi minuti lo abbandonò, si accasciò sulla roccia senza energie.
<< Quindi... abbiamo vinto? >>
Nathan rimase in silenzio, in attesa di segnali o altro, non sentendo nulla di nuovo alzò le spalle.
<< Forse? È stato tutto... abbastanza veloce. >>
<< E menomale! Se non eravamo veloci a quest'ora eravamo morti o con delle maschere di merda! Ma dici che quell'altra se l'è cavata? >>
<< Forse, non l'hai colpita per sbaglio? >>
Faccia Bruciata iniziò a stringere nervosamente l'arma tra le mani, guardandosi attorno nella speranza di non scorgere il cadavere della compagna di viaggio.
<< … Non ti mentirò, non- >>
<< Non sarebbe la prima volta che spari a uno dei tuoi? >>
<< Eh! >>
<< Dici che dovremmo... >>
<< Andare? Beh io non sento più spari... >>

Spingendo di lato il corpo di un grosso demone che le era caduto addosso, Mihaela non poté fare a meno di notare quanto era stata fortunata:
Quella creatura alta e dalla pelle spessa era morta, la sua schiena ricoperta di buchi, buchi che se la schiena di quel bestione non lo avesse fatto da scudo a quest'ora si troverebbero in buona parte su di lei.
Aveva il fiatone, comprensibile dopo aver corso e combattuto senza fermarsi per oltre un quarto d'ora, le facevano anche male le gambe e le dita della mano da quanti demoni aveva schiaffeggiato per far squagliare le maschere.
E adesso, si trovava da sola nei resti di un campo di battaglia, attorno a lei giacevano corpi e macchinari distrutti, con demoni che le giravano attorno intenti a combattere o a razziare i numerosi cadaveri sparsi sul pavimento.
Comprensibilmente, molti non avevano idea di cosa avevano fatto nelle ultime ore e come fossero arrivati lì, e avevano quindi tutte le ragioni per volersi armare prima di lasciare quel buco passando per strade che non conoscevano e che potevano contenere altri maniaci.
Un demone dal piumaggio colorito si lanciò da una delle poche impalcature rimaste in piedi e volò verso l'uscita stringendo tra le braccia un fucile e una lancia angelica, pronto a utilizzarle contro qualsiasi cosa avrebbe provato a sbarrargli la strada.
Poco vicino a lei, due imp trascinavano un loro compagno rimasto gambizzato ma abbastanza cosciente da poter intrattenere i presenti con una consistente fiumana di bestemmie.
E non troppo distante da quella scena, un gruppo di demoni particolarmente vendicativi stava sfogando la propria frustrazione su un mascherato, infierendo sul suo corpo malandato a suon di picconate e badilate.
Nessuno ovviamente provava ad avvicinarla, nel marasma si era comunque distinta per il bruciore provocato a ogni demone che le passava a pochi metri.
Come sempre la sua peculiare natura le dava modo di distinguersi.
Sospirò.
Pur avendone studiate molte e avendone viste molte in televisione, pur essendo cresciuta con l'idea di una guerra inevitabile tra la sua parte del mondo e quella governata dalla legge del capitale Mihaela non era mai stata in guerra, del resto non era entrata nell'esercito, e anche se ci fosse entrata non ne aveva comunque vissuta una in tutta la sua vita.
Quindi l'esperienza appena vissuta poteva dirsi la cosa più vicina a una guerra che avesse mai potuto toccare con mano: il terrore, la violenza e il rumore c'erano, certo.
Ma nella vera guerra non sei un mostro dotato di strani poteri e con un corpo più o meno immortale, sei uno stronzo qualsiasi con le stesse probabilità di morire di qualsiasi altro stronzo vicino.
Senza le sue armi probabilmente sarebbe finita a decorare il terreno assieme ad altri cadaveri, la guerra non fa distinzioni del resto, prende tutti.
Questo lo sapeva bene, suo nonno, che la guerra l'aveva fatta davvero, glielo diceva spesso.
Da bambina sperava di poterlo emulare un giorno, ma già verso l'adolescenza era arrivata alla conclusione che l'idea di morire per la patria e la rivoluzione per quanto lusinghiero fosse da considerare soltanto in ultima istanza.
Dopotutto, vivere mica le faceva schifo.
E l'esperienza certamente non era stata esaltante come qualcuno potrebbe immaginare, a correre, nascondersi, schivare e colpire sperando di non beccarsi un proiettile in fronte per pura sfortuna.
Le era andata bene, ma certamente non voleva ripetere l'esperienza, tutto sommato era grata per non aver vissuto l'esperienza della vera guerra in prima persona.
Le sue riflessioni vennero interrotte da suoni di sparo, il mascherato e alcuni dei demoni intenti a massacrarlo caddero a terra, e gli altri si dispersero così come gli altri sciacalli rimasti in zona.
Presa alla sprovvista, Mihaela provò ad arretrare, venendo colta da un dolore sordo alla gamba, solo allora si accorse di avere un foro sopra il ginocchio da cui il sangue fuoriusciva in abbondanza.
Non veniva dalla stessa direzione dello sparo di poco prima, doveva esserselo preso durante il combattimento e non essersene accorta per l'adrenalina, ma ora che lei e il suo corpo ne erano consapevoli, poteva sentire un forte bruciore espandersi dal ginocchio a tutta la gamba.
La ferita non era mortale ma quello restava un proiettile angelico, se non uccideva un demone, certamente lo avrebbe fatto soffrire come un cane.
Ora che guardava meglio, aveva una ferita di striscio sul braccio, decisamente meno grave, eppure avvertiva un bruciore particolarmente violento anche lì.
Per l'appunto, per poco non moriva anche lei.
<< Vittoria! >>
La voce gracchiante di Jack la rassicurò che gli spari venivano dalla sua arma, bene, sarebbe stato spiacevole combattere con un proiettile conficcato sopra il ginocchio.
<< Li abbiamo massacrati! Cazzo era da anni che non mi divertivo così! Mi hai visto? Ero dietro la roccia e li mitragliavo senza pietà! Cazzo, che gittata hanno queste armi? Ci credo che tutti le vogliono! >>
<< Sì sì complimenti, ora cercate un coltello tra i corpi. >>
<< “Grazie Jack! Sei stato magnifico!” >>
<< Magnifico Jack, complimenti, davvero impressionata, muovetevi. >>
Il bruciore si stava espandendo, in pochi secondi si fece così violento che temette di perdere l'equilibrio.
Fortunatamente Nathan, arrivato al seguito di Jack, trovò un coltellino arrugginito e glielo lanciò.
Accontentandosi nel male minore, Mihaela si chinò sul lato offeso, e non senza un certo sforzo riuscì a cavare fuori il proiettile dalla gamba.
<< Tutto bene...? >>
Mihaela strinse i denti per il bruciore, cazzo, le sberle di Innozenz confrontate a questo erano una carezza.
Sospirò, sperando che il bruciore iniziasse ad allontanarsi.
Ma le armi angeliche erano tutt'altro che clementi con la carne di un demone, ogni proiettile che passava dalle loro canne era foriero di sofferenze indicibili.
Anche un overlord non sarebbe rimasto indifferente se ferito da un proiettile, ma difficilmente lo stronzo che lo aveva sparato sarebbe sopravvissuto per raccontarlo.
<< Meglio di prima. >>
Jack aveva presto preso a saccheggiare i cadaveri nelle vicinanze, tirando fuori quel che poteva dalle loro tasche, e di tanto in tanto saltellava da una parte all'altra, come un bambino a cui hanno comprato un giocattolo nuovo.
<< Li abbiamo massacrati! Io mi tengo l'arma eh! Motivi di lavoro! >>
Girandosi verso i suoi compagni di viaggio, Mihaela non ebbe problemi a constatare che ne erano usciti illesi, dopotutto non erano loro ad aver scorrazzato in giro mentre c'era una sparatoria.
<< Siete vivi, bene. >>
L'espressione di Nathan faceva intendere che il demone fosse alquanto scettico riguardo l'interesse della donna grigia per la loro salute.
Ma visto che era ferita e quindi già irritata di suo, si sarebbe ben guardato dal risponderle.
<< Quindi... ehm adesso ce ne possiamo andare? >>
L'ex securitate scosse la testa.
<< Quasi, abbiamo fermato gli scavi, ma non è detto che non torneranno, dovremmo far saltare in aria qualcosa e occultare questo posto... >>
La sua attenzione venne deviata da qualcosa nell'aria, le sembrò di sentire un fischio, anche se non sapeva da dove veniva.
Si guardò attorno attonita, con i suoi compagni che la fissavano confusi quanto lei.
I due non sembravano affatto turbati da alcunché, Jack poi era ancora concentrato sui cadaveri, nello specifico a rimuovere un paio di scarpe da ginnastica che però ad occhio e croce erano decisamente al di sopra della sua taglia.
<< Lo sentite anche voi? >>
Faccia Bruciata alzò le spalle, nel mentre che si infilava le scarpe nuove dentro la divisa.
<< Succede quando senti troppi botti... >>
Nathan sbatté le palpebre, perplesso.
<< Io non sento nulla, che ti hanno fatto qualcosa mentre correvi? >>
Mihaela non era sicura fosse per l'esplosione e tutte le varie detonazioni, sentiva come se il fischio venisse da qualche parte, come se qualcosa la stesse attirando.
<< Sono abbastanza sicura di sentire qualcosa... aspettate qui. >>
Senza aggiungere altro, iniziò a incamminarsi verso l'origine del fischio, che si faceva sempre più forte.
Non sapeva perché, ma aveva il sentore, no, la certezza che qualcosa la stesse chiamando, e che ogni tentativo di sottrarsi al suo richiamo sarebbe stato inutile.
La cosa le provocava una forte inquietudine, ma niente rispetto al timore verso le conseguenze nel caso avesse osato ignorarlo.
<< Ah va bene! Non è per i botti, lo sento anch'io! >>
Jack le corse dietro, e anche Nathan una volta tanto trovò il coraggio di ignorare il suo ordine, adesso il fischio lo sentivano tutti e tre.
Camminando a velocità crescente senza curarsi di calpestare gli svariati corpi smembrati disseminati nell'ormai ex sito di scavo.
Cadaveri su cui ogni tanto Jack sparava non appena aveva la minima impressione che non fossero ancora morti, non si poteva mai sapere.
Come falene verso la luce, si lasciarono guidare dal fischio fantasma verso un piccolo cratere provocato dall'esplosione che Mihaela ricordava di avere innescato durante lo scontro.
Ora che potevano guardare il cantiere da vicino, non era difficile notare le macabre decorazioni che i mascherati avevano sparso per tutta la zona: sui container, sui macchinari, sul pavimento.
Quei tizi mascherati sapevano certamente come marcare il territorio.
Anche se molte cose erano rimaste sfasciate, annerite o si erano riempite di fori, potevano facilmente riconoscere il sangue secco usato a mo' di vernice un po' ovunque per dipingere il solito, fastidioso, sorriso stilizzato.
Se prima lo avevano tutti liquidato come uno sciocco modo per atteggiarsi a serial killer e spaventare i trasgressori, adesso non potevano fare a meno di chiedersi se quei sorrisi e il modo in cui erano disposti non avessero un senso a parte far crescere lo schifo.
E per carità, se era solo quello l'intento certamente c'erano riusciti.
Decidendo abbastanza in fretta di ignorare quelle macabre decorazione, i tre arrivarono tutti al cratere.
Il buco non molto grande in realtà, probabilmente in giro c'erano fori più profondi scavati dalle macchine.
Eppure, anche se la roccia al suo interno sembrava più che compatta, tutti e tre avvertivano un non so che... di strano, come se fosse una superficie sottile come un foglio di carta a separarli da un terrore ignoto.
O anche che, indipendentemente da quanti strati di pietra li separavano da quella cosa, per essa non avrebbero certamente costituito un problema.
Non era al loro livello, Mihaela poteva sentirlo sulla pelle e nelle ossa, se solo avrebbe voluto non ci sarebbe stato nulla da fare, nemmeno per lei.
Temeraria, l'anima dannata protese la mano in avanti, sfidando il cratere e il primordiale senso di timore che le ispirava senza che ne capisse il perché.
La sua mano, una volta arrivata sopra il cratere resistette pochi secondi prima di allontanarsi, scossa da un brivido tanto improvviso quanto violento.
Lei non poteva immaginare cosa stava succedendo, e sicuramente non lo voleva.
Non voleva prendere in considerazione ciò che stava sentendo o teorizzare su cosa le stava accadendo, voleva solo allontanarsi il prima possibile e dimenticare che questo incontro fosse mai avvenuto.
Si sentiva paralizzata, sentiva molte cose senza capirne il perché.
Osando guardarsi attorno, poteva vedere che anche i suoi compagni si trovavano in uno stato d'animo non dissimile al suo.
L'unica certezza di quel momento dove i suoi occhi scrutavano nella penombra che l'orlo del cratere proiettava sulla superficie rossastra al suo interno, scura come il sangue secco sparso sui container, era che aveva paura.
Aveva veramente, veramente paura.
   
 
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