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Autore: LadySweet    23/02/2022    3 recensioni
Ciao! =) Eccomi con un'altra storia su Berubara! =) Questa volta i nostri personaggi sono catapultati in un'epoca diversa. Siamo nel tardo medioevo in Inghilterra. Una ragazza sta scappando da casa. Un ragazzo ha una missione importante, e mille ostacoli da superare per portarla a termine. Primo fra tutti:lei.
Spero di avervi incuriosite! =) Si accettano naturalmente recensioni e critiche costruttive! =) Mi raccomando ditemi cosa ne pensate così so se continuare o meno! =) Grazie! =)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ciao a tutti! Sono passati decisamente un sacco di anni da quando avevo pubblicato questa storia, e da allora sono cambiate tantissime cose. Poi un giorno mi sono trovata una richiesta di dare un finale a questa storia, e ammetto che la cosa mi ha stupita parecchio, pensando che fosse finita nel dimenticatoio. Mi sono detta che forse a distanza di così tanto tempo sarei riuscita a trovare un finale quantomeno decente. Così eccomi qui! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!

Cavalcammo per giorni nella speranza di arrivare in tempo, e in quelle poche soste che ci concedevamo studiavamo insieme una strategia per ogni possibile scenario si fosse presentato al nostro arrivo.
A questo punto, visto lo stato delle cose dimostrare la colpevolezza di Smith era passato in secondo piano: l'attacco e l'invasione sarebbero stati sufficienti a condannarlo una volta per tutte.
Dopo tutti quei giorni di viaggio finalmente scorgemmo all'orizzonte il palazzo di Andrè da cui si alzavano alte colonne di fumo: brutto segno!
Scambia uno sguardo preoccupato con Jason e partimmo al galoppo all'istante sperando che non fosse troppo tardi.
Il ponte levatoio del castello era abbassato e bucato in più punti, alcune delle mura presentavano grandi aperture, e una delle torri di guardia era crollata nel villaggio abbattendo alcune case.
Corpi di soldati dei due regni giacevano a terra qua e la, segno che lo scontro si era esteso per tutta la cittadella. Ma il mio unico pensiero era trovare Andrè, sincerarmi che stesse bene e aiutarlo a mettere fine a questa follia una volta per tutte!
Jason ed io ci coprimmo le spalle a vicenda man a mano che avanzavamo nel giardino verso il portone del castello, incontrando qualche soldato nemico.
Andammo dritti verso la sala trono, luogo che ritenevamo più plausibile per lo scontro fra Andrè e il suo avversario.
Le porte della sala erano spalancate, il tappeto e alcuni tendaggi erano in fiamme, il trono mezzo distrutto e al centro della sala c'era il mio adorato Andrè in ginocchio mentre cercava di tenere testa a mio padre in persona, e un suo gruppo di soldati.
A quella scena smisi di ragionare: dovevo salvarlo, a costo di uccidere mio padre con la mia stessa spada! Così corsi in mezzo allo scontro e prima che mio padre potesse scagliare il fendente fatale sull'uomo che amavo, mi contrapposi a lui bloccando la sua spada con la mia.
< Figlia! Tu qui? >
< Sorpreso padre? >
< Dovresti essere con il tuo futuro marito ad organizzare le tue nozze! > disse cercando di nascondere la sua preoccupazione
< Quante volte ve lo devo dire: non sposerò mai quel mostro! Ed ora che so che eravate in combutta con lui e mi avete usata come un burattino sono ancora più decisa a fermarvi entrambi! > dissi puntando ancora più minacciosamente la mia spada contro di lui
< Oscar, non farlo... > cercò di fermarmi Andrè dietro le mie gambe. La sua voce diceva molto sulle sue condizioni di salute, cosa che mi spinse a prendere una decisione.
< Jason, prendete il re e portatelo al sicuro. Assicuratevi che riceva tutte le cure possibili. >
< Ma... > dissero i due uomini in coro.
< NIENTE MA! FALLO E BASTA! > ordinai perentoria.
Così Jason prese Andrè e lo aiutò ad uscire dalla stanza, e stranamente nessuno dei soldati di mio padre prestò attenzione a loro, perché tutti i loro sguardi erano rivolti verso di me.
< Questa è una questione fra me e voi padre: il vostro scontro è con me > dissi decisa mettendomi in posizione d'attacco.
< Io sono il re, e sono tuo padre! Tu mi obbedirai! >
< Scordatevelo padre, non sono più una bambina, da questo momento in poi deciderò da sola per me stessa, e io ho deciso di sposare Andrè. E badate che non sto chiedendo il vostro permesso! > e così attaccai sentendo la rabbia montare dentro di me.
Mio padre aveva sempre avuto la fama di abile guerriero, ma io avevo appreso molto bene le sue strategie d'attacco, avendo avuto proprio lui come insegnante.
Sapevo esattamente dove avrebbe colpito per primo e in che modo parare e contrattaccare, perché il mio stile di combattimento era molto più creativo, al contrario del suo che era rigido ed impostato.
Mentre lui cercava di ricreare gli stessi schemi ad ogni scontro, io avevo imparato a studiare la situazione e cercare dei modi sempre nuovi e poco prevedibili per attaccare i miei avversari: così avevo sempre vinto tutti i miei duelli.
Affondo e parata, colpo dopo colpo ero riuscita a mettere mio padre con le spalle al muro, e con un ultimo colpo ben assestato lo disarmai, facendo cadere la sua spada qualche metro più in la. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e riuscì a leggere la sua incredulità.
Ma sapevo che non si sarebbe mai arreso così facilmente, così con la mano cercò di estrarre un pugnale dalla sua cintura, gesto che però non era sfuggito alla mia vista
< Non ci pensate nemmeno padre... avete perso! >
< Ed ora cosa intendi fare? Vorresti uccidere tuo padre? >
< Stavate per fare la stessa cosa con vostra figlia mi pare. Ma per quanto l'idea mi tenti, non spetta a me questa decisione. Sarete imprigionato e attenderete la sentenza che re André riterrà più opportuna >
< Sai benissimo che mi farà giustiziare >
< Lo sapevate anche voi, ma avete deciso di complottare contro di lui e attaccarlo ugualmente > e così dicendo chiamai due soldati e lo feci arrestare. < Siete stato artefice del vostro stesso destino, e mi aspetto che accettiate altrettanto consapevolmente la vostra sorte padre. Sappiate che da parte mia non avrete nessun favore >
< Quindi è così che finisce fra noi? >
< Se foste stato un padre degno di questo nome tutto questo non sarebbe mai successo. Ma avete sacrificato l'affetto e l'amore per la vostra famiglia per una cosa futile come il denaro ed il potere, che come avete visto è più mutevole del vento. Perciò si padre, questo è un addio. Ma non temete, saprò prendermi cura del nostro popolo come avreste dovuto fare voi. >
E detto questo feci cenno alle guardie di portalo via, mentre mi accasciavo al suolo in ginocchio, stanca e provata da tutta la situazione.
Non era stato semplice affrontare mio padre, ma era la cosa giusta. Tutto questo era successo a causa sua, per il suo assurdo odio e la sua insaziabile sete di potere. Povero stolto, avrebbe potuto avere tutto dalla vita e invece ha scelto di perdere ogni cosa con le sue stesse mani.
Non mi rammaricai troppo del suo destino, consapevole della fine che avrebbe fatto. Avrebbe dovuto dispiacermi in fin dei conti era pur sempre mio padre... ma come si fa a provare dispiacere per una persona che non ti ha mai amata?
Scrollai questi pensieri dalla mia testa, quello non era ne il luogo ne il momento per lasciarsi andare a certe elucubrazioni complicate: primo perché il fuoco ed il fumo stavano aumentando così come la mia tosse. Secondo perché ora la cosa più importante era andare a controllare Andrè!
Così cercai di uscire il più velocemente possibile da quel castello che continuava a crollare su stesso pezzo dopo pezzo, finché non mi ritrovai nei giardini.
Guardandomi intorno notai che poco distante c'erano due tende e diversi soldati, così mi avvicinai a loro
< Perdonatemi, sapete dove sia il re? > chiesi al gruppo.
Ma prima che qualcuno potesse rispondermi, Jason attirò la mia attenzione verso la seconda tenda.
< Altezza, il re è qui dentro. Ha riportato alcune ferite, ma niente di grave per fortuna. La sua armatura e la sua abilità lo hanno salvato. Lo stanno medicando al momento, fra poco potrete vederlo. >
< Oh, sia lodato il signore! Jason, ho affidato mio padre a due guardie, ma dev'essere imprigionato il prima possibile... >
< Temete una fuga? >
< Si... quell'uomo sarebbe capace di tutto, e non voglio correre rischi. >
< Capisco altezza, me ne occupo subito. >
< Grazie Jason, di tutto! >
< Dovere > rispose solamente il soldato prima di incamminarsi.
Una voce femminile richiamò la mia attenzione:
< Milady, il re chiede di voi >
E facendole solo un cenno con il capo la congedai entrando nella tenda.
André era steso su un giaciglio di fortuna, con una coperta poggiata a coprire dal bacino in giù. Il suo petto era nudo, con alcuni bendaggi all'altezza dei fianchi. Il suo volto era pesto e livido in più punti e i lunghi capelli corvini ricadevano scompigliati sulle spalle. Ma in tutto questo, quando mi vide ebbe la forza di sorridermi.
< Hei > mi disse solamente per non sforzare troppo
< Hei... come ti senti? >
< Sono stato meglio >
< Mi dispiace così tanto... > gli dissi incapace di trattenere le lacrime
< Non è colpa tua, ma sono grato che tu sia tornata >
< Non potevo sopportare l'idea che ti accadesse qualcosa >
< Prometti che questa volta non te ne andrai? >
< Lo prometto. D'ora in poi niente mi porterà via da te e da questo posto! >
E segna lasciargli il tempo di rispondere mi sporsi e poggia un delicato bacio sulle sue labbra.
Fu lui a voler approfondire leggermente quel contatto, che mi era mancato come l'aria.
Presa dal viaggio, dall'ansia e dallo scontro non avevo avuto tempo e modo di soffermarmi troppo a pensare a quanto avessi effettivamente sentito la sua mancanza, ma bastò quel semplice bacio a ricordarmi che non avrei potuto più vivere senza.
< Appena sarò in grado di alzarmi da questo letto ho intenzione di sposarti > annunciò appena staccatosi dalle mie labbra
< Andrè, non c'è niente al mondo che desideri di più che essere tua moglie, ma al momento in quanto sovrano la tua priorità dovrà essere il tuo popolo. Le loro case sono state distrutte, hanno perso gran parte di quello che avevano... e poi c'è mio padre che dovrà essere processato, il castello ricostruito. E io dovrò fare un breve ritorno a casa mia per qualche tempo >
< Perché? > mi chiese allarmato
< Beh, il mio regno è scoperto: mia madre non c'è più da molto tempo, le mie sorelle sono tutte sposate con famiglia, e con l'assenza di mio padre io sono l'unica erede al trono del mio regno. Come tu dovrai pensare al tuo popolo io dovrò occuparmi del mio... > cercai di spiegargli seria e preoccupata della situazione che non avevo idea di come affrontare, dopotutto non ero stata addestrata per diventare una regina. Ma Andrè continuava a guardarmi senza smettere di sorridere.
< Sai perché ti ho detto che voglio sposarti al più presto? Perché con il nostro matrimonio uniremo i nostri due regni e potremmo prenderci cura del nostro popolo insieme, da un confine all'altro. >
Soppesai le sue parole per qualche momento e mi resi conto che la cosa aveva senso! Quante volte nei libri di storia avevo letto di matrimonio combinati per alleanze politiche e convenienze territoriali: la nostra sarebbe stata la prima unione che avrebbe combinato l'amore e la convenienza portando prosperità ai nostri territori, in più ero sicura che tutta la popolazione avrebbe tratto giovamento da questa novità.
< Bene altezza, se intendete portare avanti la vostra causa dovrete farlo come si conviene ad un re > gli dissi sorridendo maliziosamente. < Ma questo non toglie che dovrò comunque fare ritorno al mio palazzo per dare disposizioni, sistemare gli ultimi affari di mio padre e cose simili. >
< Ed io che speravo di averti convinta a non andare... >
< Non vi preoccupate vostra grazie, questa volta sarà solo temporanea la distanza. Non vi libererete più di me, ve lo posso assicurare > dissi scherzosamente prima di impossessarmi nuovamente delle sue labbra.
Ci concedettero qualche altro minuto, ma poi mi dissero che il re aveva bisogno di riposare quindi uscì dalla tenda, dove Jason mi stava aspettando.
Mi disse che aveva già dato l'ordine di portare il prigioniero al secondo palazzo, in cui ci saremmo trasferiti tutti in attesa che questo venisse ricostruito.
La carrozza del re fu allestita il giorno successivo con tutto quello che era necessario affinché potesse affrontare il viaggio alla seconda dimora, e naturalmente io rimasi al suo fianco per tutto il viaggio. Fortunatamente era distante solo due giorni.
Al nostro arrivo Eveline e Katy si gettarono fra le mie braccia in lacrime, convinte che fossi ancora fra le grinfie di quel mostro, e quando dissi che se ero libera era grazie a Jason, la moglie gli gettò le braccia al collo baciandolo con ardore, come se fossero soli, ma quella visione non diede fastidio a nessuno dei presenti. Perché guardandoci intorno, vedemmo tantissimi soldati stretti fra le braccia delle loro spose e dei loro figli, che festeggiavano la riuscita della guerra, ma soprattutto che i loro cari fossero tornati a casa sani e salvi.
Mi concessi una settimana di riposo anche per prendermi cura di Andrè ed assicurarmi che si fosse ripreso del tutto. Ma il pensiero dei miei doveri a palazzo, specialmente con l'imminente inizio del processo a mio padre (a cui decisi che non avrei presenziato) occupava una buona parte dei miei pensieri.
Andrè mi diede una piccola scorta con cui viaggiare, considerando che quel mostro di Smith era ancora libero, nascosto chissà dove, e non ci fu modo di fargli cambiare
idea.
L'unica cosa che riuscì ad ottenere fu lasciare a casa Jason affinché potesse stare un po' tranquillo con sua moglie, dopotutto aspettavano il primo figlio.
Tornare a casa fu decisamente strano. Erano passati mesi da quando ero uscita da quel portone decisa a non farvi più ritorno... e invece c'ero tornata eccome, e da regina per di più.
Al contrario di quello che mi ero immaginata, il mio ritorno fu accolto con esultanza e giubilo da parte di tutte le persone del castello e della cittadella. Furono organizzate grandi feste in mio onore che durarono diversi giorni, a cui parteciparono ancora tutte le mie sorelle con le loro famiglie.
Terminati i festeggiamenti ovviamente dovetti spiegare dov'ero stata in tutto quel tempo, cosa era successo e se avevo notizie di nostro padre.
Fu un racconto duro da affrontare, e nonostante la rabbia che ancora covavo nei suoi confronti c'era una piccola parte di me che era dispiaciuta per com'erano andate le cose.
Ovviamente le mie sorelle non erano minimamente a conoscenza delle intenzioni di mio padre per il mio futuro, e per quanto secondo loro il mio modo di agire non si addiceva ad una lady del mio rango, erano contente che avessi trovato il mio vero amore.
Mettere mano a tutti gli affari di mio padre fu la cosa più complicata che avessi mai fatto: non solo c'erano conti che non tornavano, documenti strani e firme di persone sconosciute, ma alcuni erano talmente loschi con gente talmente poco raccomandabile... ma daltrocanto perché stupirsi?
Nessuno aveva mai saputo la vera provenienza di tutte le ricchezze della mia famiglia, e di certo nessuno aveva mai fatto domande a riguardo, ed un motivo c'era. Ma io non ero disposta a continuare certe trattative, e così con l'aiuto del mio esercito cercai di chiudere più affari possibile, stipulandone di nuovi in maniera onesta, con gente fidata e leale.
Per mettere una parvenza d'ordine in tutto quel macello e lasciare il mio castello con delle direttive decenti mi ci vollero due mesi interi!
In tutto questo periodo mantenni una fitta corrispondenza con il mio Andrè che si interessò molto di come stavano andando le cose in quella che sarebbe diventata la metà del nostro nuovo regno. Ma soprattutto mi scriveva di quanto gli mancassi e quanto non vedeva l'ora che tornassi da lui, e lo stesso valeva per me.
Il giorno della partenza per il suo castello, il mio cuore scoppiava talmente tanto di gioia che avrei voluto cavalcare senza sosta per arrivare il prima possibile. Ci volle una settimana per arrivare a destinazione, e ogni giorno che passava eravamo sempre più vicini.
Quando finalmente il ponte levatoio del castello si abbassò, vidi subito che lui era li, in piedi ad attendermi, così entrai nella cittadella, scesi con un balzo dal cavallo e mi gettai nelle sue braccia che stavano aspettando solo me.
Rimanemmo chiusi in quell'abbraccio per diversi minuti, che per me potevano essere anche una vita intera, senza che ci accorgessimo di quello che accadeva attorno a noi.
Quando ci staccammo ci scambiammo un lungo sguardo e poi, senza attendere oltre mi baciò a lungo ed a fondo. Era la sensazione più bella del mondo e sapevo che da quel giorno in poi sarebbe stata la mia quotidianità per sempre.
Entrammo abbracciati a palazzo, scambiandoci semplici chiacchiere sul viaggio e altre facezie, consapevoli del fatto che niente ci avrebbe più separati e il futuro si apriva radioso davanti a noi.

FINE!

   
 
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