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Autore: Dalybook04    23/02/2022    0 recensioni
Caterina Augusta Vargas è una donna e madre complicata: istintiva, testarda, iperprotettiva e severa verso i figli...
Un bel giorno becca il maggiore dei suoi figli con un fidanzatino.
Che succederà?
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Caterina Augusta Vargas non ha mai avuto un carattere facile: testarda, decisa, un vero e proprio tornado. D'altronde con un paparino come Romolo Augusto Vargas (il tria nomen era d'obbligo), Caterina non poteva non crescere con un'insana passione per l'Antica Roma e un carattere del genere, spesso rabbioso e istintivo. Se suo padre è ed è sempre stato molto dissoluto, amante delle feste e delle donne, la figlia è cresciuta con un'indole molto più ferma, capace di riportare il genitore ai suoi doveri.

"Papà oggi hai la riunione", "papà devi andare a pagare la multa che hai preso", "papà non puoi dare una festa stasera, i vicini ti ammazzeranno", questi sono esempi di frasi che la Vargas si era trovata a ripetere molte volte nel corso della sua vita. Non che Romolo fosse un padre assente, tutt'altro, era solo... distratto.

A diciotto anni Caterina ha conosciuto quello che quattro anni dopo sarebbe diventato suo marito, Francesco, un uomo tranquillo capace di placare la furia della compagna intervenendo nei momenti critici. Da lui ha avuto due figli, due splendidi bambini, e durante la gravidanza è persino riuscita a convincere suo padre a non dare anche a loro come secondo nome "Augusto" per fingere che fosse la loro gens, perché "i figli sono miei e ci penso io ai nomi" e soprattutto perché "è un'idea del cazzo, l'Impero Romano è caduto secoli fa, accettalo". Romolo non se l'è sentita di litigare con una donna incinta, tanto meno se quella donna incinta era sua figlia, e così i bambini sono stati chiamati Lovino Romano Vargas (perché alla madre si sono rotte le acque proprio mentre guardava un documentario sull'Impero Romano) e Feliciano Veneziano Vargas (perché nato a Venezia per un caso fortuito). Perché il cognome della madre? Perché quando Caterina sposò il suo attuale marito, fu lui a prendere il cognome di lei. Lunga storia.

Penso che siamo tutti d'accordo nel dire che la maternità è indubbiamente un momento importante nella vita di una donna, è un cambiamento fondamentale a livello quanto meno fisico, ma anche psicologico e, quando la madre decide di tenere il bambino con sé, è anche un cambiamento enorme nella vita quotidiana. Che Caterina si sia ammorbidita con l'arrivo dei due pargoletti?

Assolutamente no.

Non so se abbiate mai sentito lo stereotipo secondo cui le madri dei maschi siano le più iperprotettive, ma Caterina sembra averlo preso come una missione e ne è diventata l'incarnazione vivente. È una madre severa, senza alcun dubbio, se i suoi figli sbagliano è la prima a sgridarli e a metterli in punizione, ma se qualcuno fa loro del male... altro che ira del Pelide Achille.

Oggi Caterina ha mantenuto dei capelli ricci, lunghi e del colore del cioccolato,e i suoi occhi di un bel colore verde, occhi ereditati successivamente dal maggiore dei suoi figli; ha sempre avuto dei fianchi larghi e con la gravidanza ha messo su un po' di peso, tuttavia rimane una bella donna che, tra il sorriso tutto sommato gentile e i lineamenti dolci, è spesso stata tra le cottarelle degli amichetti dei suoi figli. Lovino, a parte per i capelli lisci invece che ricci, è la fotocopia di sua madre, sia caratterialmente che fisicamente, mentre Feliciano, che comunque dalla madre ha preso tanto, ha i capelli più chiari e gli occhi castani, come Francesco.

Entrambi i ragazzi temevano la reazione della mamma il giorno che le avrebbero presentato una fidanzatina (o un fidanzatino). Basti sapere che, quando Feliciano si mise con una bambina in quarta elementare (relazione di due settimane scarse) Caterina volle a tutti i costi invitarla a cena e farle un discorsetto il cui messaggio implicito era "se fai piangere mio figlio ti spezzo le ossa". Per la seconda fidanzatina di Feliciano, in terza media, stesso discorso, tra le risate del figlio maggiore che si godeva la scena in disparte. A onor del vero fu Feliciano a lasciare la seconda ragazza, dopo ore e ore di dubbi e domande al fratello che, povero martire, cercò di consigliarlo come meglio poteva, e la lasciò perché stava iniziando a provare attrazione per un suo compagno maschio e non gli sembrava giusto stare con lei se era attratto da un altro. Iniziò in quel periodo a farsi domande sulla sua sessualità, domande che culminarono con un bacio con un ragazzo conosciuto al mare, il tutto ben lontano dagli occhi della mamma che stava obbligando Lovino a mettersi la crema solare. Da quel giorno il piccolo di casa Vargas decise di prendersi una pausa dalle relazioni per riflettere su sé stesso, tanto, ma ancora non lo sapeva, entro pochi mesi sarebbe stato suo fratello quello con i riflettori puntati addosso, lo stesso fratello che non aveva mai avuto una relazione e, a causa di un complesso di inferiorità non indifferente nei confronti del fratellino, era convinto che non avrebbe mai fatto innamorare nessuno.

Accade a novembre.

A novembre Lovino accetta l'invito di un tizio che va con lui al corso di musica della scuola. Poche ore dopo si ritrova in un piccolo bar a bere una cioccolata calda con tanta panna sopra e a ridere per le battute stupide di quel ragazzo, senza riuscire a smettere.

Quel tizio gli piace, inutile girarci intorno. Gli piace come lo faccia ridere così spontaneamente, gli piace la faccia seria che assume quando suona la sua chitarra, gli piace che sia l'unico a ignorare il suo caratteraccio e a insistere con lui. Ha insistito tanto, poveraccio, per ottenere quell'appuntamento che non viene chiamato così ma in fondo lo è, quindi, per premiarlo, il martedì seguente Lovino affida il suo primo bacio a quel ragazzo, nascosti in un'aula vuota durante la ricreazione; glielo dà in segreto, come se fosse una gemma purissima, gli chiede in silenzio di prendersene cura e quello lo fa con ogni attenzione possibile.

Quel ragazzo si chiama Antonio.

Lovino non lo dice a nessuno. No, non è vero, lo dice alla sua migliore amica Belle, ma a parte lei non lo dice a nessuno. Antonio invece ne ha già parlato da tempo con i suoi due migliori amici Francis e Gilbert, sono stati loro a spingerlo a chiedere a Lovino quell'appuntamento-non-appuntamento, e dopo un paio di mesi di relazione, a febbraio, ne parla alla sua famiglia, che insiste per invitare Lovino a cena per conoscerlo. La cena va benissimo, anche perché Lovino ha un innato talento nel farsi adorare dalle madri altrui.

Ha detto a sua madre di essere andato a cena da un compagno del corso di musica per provare un pezzo difficile, il che non è neanche completamente falso, insieme ad altri del corso, il che è falso. Quando Caterina gli chiede delle foto, il ragazzo va nel panico, costringe Antonio a prendere in mano la chitarra e gli fa una foto da mandare a sua madre, poi, sapendo benissimo che quel mastino di Caterina non si farà convincere da così poco, chiede ad Antonio di chiedere, perdonate il gioco di parole, ai suoi amici di fotografarsi davanti ad una parete che sembri della camera di Antonio, magari con uno strumento in mano. Quelli lo fanno senza fare domande (non è la prima volta che fanno cose del genere l'uno per l'altro), Gilbert addirittura fa una foto a sé e a suo fratello insieme per essere più credibili.

Caterina di solito non è così tanto insistente, ma ha notato un comportamento strano nel figlio negli ultimi mesi e sta iniziando a preoccuparsi. D'altronde Lovino non è mai stato uno molto sociale e, vedendolo uscire sempre più spesso, Caterina da un lato ne è stata contenta, dall'altro si è preoccupata. Osserva le foto con aria scettica, ma sembrano tutti ragazzi abbastanza apposto, anche se uno di loro, un ragazzo albino il cui nome, anche se lei non lo sa, è Gilbert, sembra un po' un teppista tra i vestiti neri e i piercing, ma Caterina si dice che in fondo anche Lovino si veste spesso si nero e vorrebbe farsi un buco all'orecchio, quindi non è il caso di giudicare dall'aspetto.

"FELI" urla dal salotto. Suo figlio risponde dalla stanza che divide con il fratello.

"CHE C'È?"

"VIENI QUI UN ATTIMO"

Feliciano ci mette alcuni minuti ad arrivare. Non è che le due stanze siano molto distanti ma ha dovuto interrompere il disegno che stava facendo, alzarsi dalla scrivania, mettersi le ciabatte (quando mamma non controlla, rimane a piedi nudi), togliersi il plaid dalle spalle e uscire controvoglia dalla sua stanza. Per una volta che non c'è Lovino in mezzo alle scatole e può disegnare in pace!

"Che c'è, mà'?"

"Conosci mica questi qua con cui è tuo fratello?" visto che vanno alla stessa scuola... sì che Feliciano è in prima e Lovino in seconda, ma Caterina sa che suo figlio minore è uno molto socievole, che è iscritto a diversi club e conosce tanta gente, quindi forse...

Feliciano studia le foto, poi scuote la testa "non ci ho mai parlato. Penso siano di terza, a parte quello biondo con i capelli corti" che è molto carino si ritrova a pensare con un sorrisetto.

"È gente affidabile?"

"Credo di sì, perché?"

"Tuo fratello è andato a casa di uno di questi qua per il club di musica. Mi devo preoccupare secondo te?"

"Ma va"

"Bah. È un po' strano Lovino in questo periodo, non trovi?"

Feliciano alza le spalle "sta crescendo. Cioè, stiamo crescendo. Ci vedrai cambiare per forza di cose, mà'"

Caterina sospira. I suoi bambini... stanno diventando degli uomini, ricorda a sé stessa. Stanno diventando. Non lo sono ancora.

"Vabbé. Grazie Feli" gli stampa un bacio sulla guancia e lo lascia andare, poi scrive a Lovino dicendogli di tornare a casa entro e non oltre le dieci e mezza.

Visto che Antonio abita piuttosto distante rispetto a casa Vargas, Lovino si fa accompagnare in moto, intimandogli di parcheggiare un po' distante perché "se mia madre mi vede in moto mi ammazza". Antonio insiste per accompagnarlo a piedi fino al portone di casa e così fa, fermandosi lì davanti.

"Be'... ci vediamo allora" lo saluta così, con un sorriso imbarazzato. Lovino ci pensa un secondo, non gli piace l'idea di salutare così il suo ragazzo... alla fine lo afferra per un braccio, lo trascina dentro casa e si nasconde con lui in una cavità dietro all'ascensore, dove non va nessuno e non ci sono telecamere, e lì lo bacia, si lascia spingere contro il muro e si aggrappa a lui, non hanno fatto altro che baciarsi tutta la sera eppure Lovino non ne ha abbastanza, ne vuole ancora e ancora, e lo stesso Antonio.

Dopo alcuni minuti lo squillo del telefono li interrompe. È Caterina.

"Lovino dove sei?"

"Quasi a casa" risponde, cercando di mantenere la voce ferma mentre il suo ragazzo lo bacia sul collo.

"Sbrigati, mi sto preoccupando"

"Tranquilla mà', è che questo mio amico abita lontano e ci ho messo un po' ad arrivare. Sto entrando ora nel portone" spera che se la beva e cerca di allontanare da sé Antonio tirandogli un po' i riccioli castani, senza troppa convinzione perché in fondo quelle attenzioni gli stanno piacendo.

"Mh. Va bene. Cerca di essere più puntuale, la sera è pericoloso e..."

"Lo so mà'. Sono stato attento"

'Vabbé. A tra poco" e riattacca. Lovino sospira e guarda Antonio con un minuscolo sorriso.

"Cosa devo fare con te, eh?" lo bacia un'ultima volta e lo stacca da sé "devo tornare a casa"

Antonio si imbroncia "uffa"

"Non fare il bambino, siamo stati insieme praticamente tutto il giorno"

"E vabbé. Non è mai abbastanza" si danno un altro bacio e si decidono ad uscire da quel posto angusto e pieno di ragnatele "ci vediamo domani?"

"Seh. Scrivimi quando sei a casa"

"Certo, mi amor" le origini spagnole di Antonio a volte si fanno sentire, e a Lovino non dispiacciono per niente. Con le guance rosse entra dentro l'ascensore e sale al terzo piano; entra in casa si infila il pigiama, si lava i denti, augura la buonanotte ai suoi genitori, che nel buio della sala non notano niente di strano, e se ne va nella sua stanza.

Nota il problema il giorno dopo, ed è solo per una, per chiamarla come direbbe lui, botta di culo clamorosa che non si fa beccare subito. Si sveglia prima del solito, di sabato è raro vederlo in piedi prima di mezzogiorno e mezza, va in bagno, fa quel che deve fare e per fortuna prima di uscire si guarda allo specchio. È ancora mezzo addormentato, quindi gli ci vogliono alcuni secondi per rendersi conto che qualcosa non va.

"Cazzo" mormora "io lo strangolo"

Sul suo collo c'è un segno rosso. Quel bastardo del suo ragazzo deve averglielo fatto la sera prima dietro all'ascensore, quando si è messo a tormentargli il collo. Lovino lo sfiora, incantato, è la prima volta che gli capita una cosa del genere. Quel segno rosso sembra qualcosa di mistico, di falso, che appartiene solo ai film, di certo non a lui che non si è mai sentito il protagonista di un bel niente. Non è neanche così tanto grande a ben vedere, ma la mamma lo noterà subito e a Lovino sembra gigantesco, enorme, il suo intero collo diventato una specie di pomodoro gigante.

Ha un colpo di genio e corre a svegliare suo fratello.

I due Vargas hanno un letto a castello da quando erano bambini e, dopo eterni litigi, il piccolo Lovino era riuscito a vincere quello di sopra con la scusa che Feliciano si alza spesso di notte e quindi, se avesse avuto il letto di sopra, lo avrebbe sicuramente svegliato. Lovino di norma non si farebbe scrupoli a spingere giù il fratellino per svegliarlo, ma visto che ha bisogno della sua complicità si trattiene. Sono le otto e quarantasette del mattino, i suoi genitori probabilmente dormono ancora, ma se Feliciano urlasse accorrerebbero subito, quindi gli scuote la spalla con una dolcezza che non gli appartiene, trattenendo le bestemmie. Guarda te che mi tocca fare.

"Feli, svegliati"

"No" il piccolo Vargas si gira dall'altra parte.

"Ho bisogno del tuo aiuto"

"Più tardi... lasciami dormire"

"Mi serve il correttore verde"

A quelle parole Feliciano apre gli occhi di scatto e si gira verso suo fratello. Gli basta un'occhiata per notare il succhiotto sul suo collo e sta per urlare, ma Lovino senza troppe cerimonie gli tappa la bocca con le mani.

"Shhh! Mamma mi ammazza se lo scopre. Ti ho coperto quando ti sei baciato quello là al mare, mi devi un favore" Feliciano annuisce e fa segno che starà zitto portandosi l'indice alle labbra, così Lovino gli toglie le mani dalla bocca.

"Però mi devi dire chi è stato"

"No"

"Daaaai"

"No"

"O me lo dici tu o lo dico a mamma"

"Stronzo"

"Dimmeloooo" fa anche la vocetta da bambino, con aria implorante, e Lovino cede.

"Antonio..."

"Quale Antonio?"

"Fernandez-Carriedo"

"Quell'Antonio? Quello di terza C?"

"Già"

"Oooh, ti piacciono più grandi eh?" il deficiente, così lo chiama Lovino nella sua testa, gli fa l'occhiolino "a proposito, ieri mamma mi ha fatto vedere le foto che le hai mandato. Ringrazia che non le abbia detto che Francis si è quasi beccato una denuncia per molestie e Gilbert è stato sospeso perché l'hanno beccato a farsi una canna a scuola"

"Se se, come ti pare. Ora coprimi sto coso"

"Però mi devi presentare il tipo biondo carino"

"Di che parli?"

"Quello delle foto che hai mandato a mamma"

"Francis? Non ti darò in pasto a quel maniaco!"

"No! Non lui, l'altro biondo"

"Il fratello di Gilbert?"

"Lui"

"Non dirmi che ti piace"

"Può darsi. È carino"

"Non voglio un maledetto crucco come cognato!"

"A mamma non penso che importerà di uno che ho baciato l'estate scorsa quando saprà che hai scopato con uno che è amico di un maniaco e di uno spacciatore"

"Non abbiamo scopato!"

"Ma lei non lo sa"

"Sei una merda" Lovino sbuffa "e va bene... dirò ad Antò di presentartelo. Contento?"

"Molto" Feliciano dà un bacio sulla guancia del fratello e si alza "vado a prendere la borsa dei trucchi"

"Bah" Lovino recupera il suo cellulare e fa una foto del suo povero collo martoriato da mandare al bastardo, così vede che cazzo ha combinato e si pente. Gli scrive di vergognarsi e chiude la chat, tanto a quell'ora Antonio starà dormendo come un ghiro, è ancora più pigro di lui.

"Allora" inizia Feliciano con la sua borsa dei trucchi in mano "da quanto state insieme?"

"Fatti i cazzi tuoi"

"No" si siede accanto al fratello e prende dalla borsa la scatolina di correttore verde che, per chi non lo sapesse, si usa per compensare rossori o cose simili. Feliciano l'ha comprato per coprire i brufoli che ogni tanto gli sbucano sulla fronte, ma un uso che se ne fa molto spesso è... be', coprire i succhiotti. Lo applica sul collo del fratello, coprendo il segno incriminato.

"Dai"

Lovino sbuffa "tre mesi"

"E non mi hai detto niente?!"

"Sapevo che avresti reagito facendo l'oca giuliva"

"Non lo avrei detto a mamma!"

"Avresti preteso tutti i dettagli"

"Ah, perché quando mi sono fidanzato io tu non hai fatto lo stesso?" ribatte, puntandogli contro il pennello come se fosse una spada.

"Assolutamente no"

Feliciano guarda la confezione di fondotinta ed esita "hai la pelle un po' più scura della mia... non coprirà perfettamente"

"Mozzarellino"

"Mi arrangio con il resto e cerco di minimizzare i danni. Ti conviene comprarti un tuo fondotinta, soprattutto per l'estate, t'abbronzi troppo e il mio non va più bene"

"Invidioso eh?"

"Vaffanculo. Dimmi com'è lui, ti tratta bene, ve'?"

"Sì..."

"E vi siete baciati?"

"Secondo te questo coso me l'ha fatto con la magia?"

"E com'è? Bacia bene?"

Lovino arrossisce così tanto che il trucco che sta mettendo il fratello diventa evidente in modo imbarazzante "sì... cioé credo. Non ho metri di paragone"

"Che carino, sei tutto rosso" Feliciano prende del fondotinta in polvere "vediamo se questo copre abbastanza"

"Grazie, fratellì"

"Ti posso truccare tutto il viso?"

"No"

"Daaaai. Sono sicuro che ad Antonio piacerebbe"

"Ora come ora è meglio che Antonio mi stia lontano se non vuole una ginocchiata nei coglioni" Lovino sospira "dici che non si vede?"

"Nah" Feliciano prende uno specchio e lo porge al fratello "forse un pochino. Ti presto una maglia a collo alto?"

"Sai che le odio"

"Una sciarpa? Un foulard?"

"Non è credibile che io indossi quella roba. Speriamo che basti il trucco" Lovino prende il cellulare e controlla i messaggi. Miracolosamente Antonio gli ha risposto.

"Oddio"

"Scusa amore"

"Non pensavo di lasciarti un segno"

"Pensavo bisognasse fare molta più pressione"

"Hai la pelle delicata..."

"Tua madre l'ha visto?"

"Sei vivo?"

"Però mi piace vedertelo addosso..."

L'ultimo messaggio fa arrossire Lovino fino alla punta delle orecchie. Feliciano appoggia la testa alla spalla di suo fratello e sbircia i messaggi, ridacchiando.

"Ma che carino che è"

"È un porco" brontola Lovino, rispondendo con un semplice, breve e conciso "imbecille"

"Chiedigli del biondino carino!"

"Non ti eri preso una pausa dalle relazioni?"

"Sono mesi che sono in pausa e non ho detto di volermici fidanzare, solo conoscerlo"

"Sì, certo. Pensi che me la beva?" brontolando qualcosa sui pessimi gusti di suo fratello, Lovino digita un altro messaggio ad Antonio "me lo ha coperto mio fratello con il trucco. Vuole che gli presenti il fratello di quel coglione del tuo amico tedesco, si può fare?"
Antonio risponde quasi subito "chiedo a Gil"

"Soddisfatto?"

Feliciano sorride "molto. Fammi sapere che ti risponde. Me lo fai conoscere, vero? Antonio intendo"

"Se ci tieni"

La porta si apre di qualche centimetro. Loro padre, Francesco, fa capolino "ah, siete svegli. Sentivamo parlare"

"Scusa papà. Vi abbiamo svegliati?"

"No no, tranquilli. Venite a fare colazione allora?"

"Sì, arriviamo" Lovino si alza e si gira verso Feliciano mimando con le labbra "non ha visto"

Feliciano solleva il pollice e segue il fratello in cucina.

Quella è in assoluto la colazione più silenziosa che si sia mai consumata in casa Vargas e ciò rende Caterina sicura che ci sia qualcosa che non va. È da quando Feliciano ha iniziato a parlare che i suoi due figli litigano a ogni occasione di qualsiasi cosa, a parte le poche volte che si coalizzano e passano il pasto a tormentarla con le loro richieste. Una colazione così tranquilla non l'ha mai vista.

Studia i suoi figli con la fronte aggrottata. Feliciano ha un sorrisetto soddisfatto, come se sapesse un segreto divertente e aspettasse il momento in cui sarebbe venuto fuori. Suo marito, figuriamoci, non sembra aver notato niente di strano, probabilmente non sa niente. Lovino... Lovino è quello più strano. Sembra sul punto di esplodere, ha la tipica faccia di quando ha combinato qualcosa e non vuole farsi beccare.

"Lovino" lo chiama, e quello salta per lo spavento.

"Sì mà'?"

"C'è qualcosa che non va?"

"No" ha risposto troppo in fretta, nota Caterina "perché?"

"Siete strani. Non vi ho mai visti così silenziosi a tavola"

"È il sonno" brontola Lovino, poco convinto "di solito dormo di più"

Non è neanche una completa bugia, ma Caterina sa che c'è dell'altro. Si alza e Lovino istintivamente fa lo stesso, abbandonando il suo cornetto. Caterina si sporge ad annusare il figlio, attenta, ma non sente odore di fumo o canne. Un odore diverso da solito c'è in effetti, ma non riesce bene a capire cosa sia.

"Che vestiti avevi ieri?"

"Ma che sei scema?" Lovino, rossissimo, arretra di un passo.

"Se ti fai le canne devo saperlo"

"Non mi faccio le canne!"

"Sei strano, Lovì. Rientri tardi, esci di continuo, mi stai nascondendo qualcosa"

"Fatti i cazzi tuoi" Lovino è molto sboccato, l'avrete intuito, eppure ha sempre avuto abbastanza terrore di sua madre da non imprecare, tantomeno bestemmiare, in sua presenza. Sulla tavolata scende il silenzio per alcuni terribili secondi, fino a quando Caterina non nota qualcosa.

"Che hai qua?" sfiora il collo del figlio e si ritrova la mano sporca di fondotinta. Ecco cos'era quell'odore! "trucco?"

Lovino, con il panico di un animale braccato negli occhi, guarda suo fratello, che scuote la testa con l'aria impotente di chi guarda un proprio caro venire impiccato in pubblica piazza.

"Non è come pensi" chiarisce Lovino, alzando le mani per difendersi e arretrando. Il sorriso ironico di sua madre non promette bene, per niente.

"Oh, è esattamente come penso. Sono stata giovane anch'io sai?" dove la mano di Caterina è passata si intravede, coperto dagli ultimi coraggiosi aloni di fondotinta, l'incriminato succhiotto "dimmi chi è la stronza"

"Non è una stronza" brontola Lovino, arretrando. Forse, se si avvicina abbastanza, riuscirà a scappare in camera sua e da lì calarsi giù con le lenzuola. Sono al terzo piano, ma pazienza.

"Quindi c'è una ragazza"

"Chi te lo dice?"

"Avete usato i preservativi, vero?"

Lovino distoglie lo sguardo, sempre più rosso "non abbiamo fatto sesso"

"Lovino, se metti incinta una a quindici anni ti chiudo in convento e ti faccio diventare prete a suon di schiaffi"

"Non abbiamo scopato!"

"E DIMMI CHI È QUESTA QUA"

"È UN RAGAZZO" urla Lovino, le lacrime agli occhi. Si maledice, sia per la sua lingua lunga, sia perché odia piangere davanti agli altri, ma non può farci niente, un po' perché quando si arrabbia spesso finisce a piangere, un po' perché sperava in un coming out migliore, un po' perché ha una paura fottuta di quel che succederà ora. Caterina guarda suo marito, che alza le spalle, e poi si rivolge al figlio con le mani sui fianchi.

"Embé?"

Lovino sembra riscuotersi da un incubo, le guance rigate di lacrime "cosa?"

"Ho detto: embé? Che cazzo me ne frega. Voglio comunque conoscerlo, e vale sempre il discorso delle protezioni"

"I-io non..."

"Sei andato a letto con questo ragazzo?"

"No!"

"Okay. Ti piace?"

"Non ci starei insieme sennò"

"Tu piaci a lui?"

"A quanto pare..."

"Ti tratta bene?"

"Sì..."

"Rispetta il tuo consenso?"

"Certo"

"E invitalo a cena stasera. Non vedo dove sia il problema"

Lovino guarda il fratello in cerca di suggerimenti, come se fossero al Milionario e avesse appena chiesto l'aiuto da casa. Feliciano si dimostra di grande aiuto alzando le spalle.

"Non... non so se può. Magari ha da fare..."

"Chiediglielo. Uno di questi giorni comunque lo voglio conoscere"

"Non è niente di che..." brontola Lovino, memore dei precedenti incontri di sua madre con le ragazze di Feliciano "cioé stiamo insieme da poco"

"Da quanto?"

Lovino mormora la risposta.

"Ripeti, non ho capito"

"Tre mesi..."

"E mi dici che non è una cosa seria?" Caterina si sbatte la mano in fronte "vai a chiamarlo, dai"

Lovino si fionda nella sua camera e si chiude dentro. Pochi secondi dopo ne esce, torna in cucina, si prende il suo cornetto, finisce il suo caffé in un sorso e poi torna in camera.

Caterina sospira e si rivolge al figlio minore "era davvero quello il problema?"

"Già" Feli prende un sorso del suo cappuccino.

"Non c'è altro?"

"Che io sappia no"

"Questo qui... lo conosci?"

"Di vista, ma è un bravo ragazzo. Si chiama Antonio"

"Era nelle foto che mi ha mandato ieri Lovino?" non appena Caterina vede suo figlio annuire, prende il suo telefono e ricontrolla le foto "qual è?"

"Quello con la chitarra"

"Mh" studia attentamente l'immagine per qualche secondo. Non sembra un teppista o un tossico o qualcuno di pericoloso "è carino" fa vedere la foto anche a Francesco "che dici?"

"Non me ne intendo di uomini" ridacchia quello "ma non sembra cattivo"

"Vedremo stasera" Caterina si alza e si dirige verso la camera dei suoi figli. Ha l'accortezza di bussare "Lovi? Viene il tuo ragazzo a cena o no?"

Non ottiene risposta, ma sente la risata di suo figlio oltre il legno. Apre la porta.

Di certo non si aspetta di trovare Lovino sdraiato a pancia in giù sul letto, le gambe sollevate dietro di sé, le cuffie alle orecchie e il telefono appoggiato davanti al suo petto mentre parla, come la più classica delle adolescenti innamorate di qualche film adolescenziale di bassa lega.

"Ti dico che è una cosa seria, coglione" lo sente dire Caterina, prima che quello si accorga di lei e si metta seduto di scatto, strappandosi gli auricolari dalle orecchie.

"Ho bussato" si giustifica lei "volevo sapere se il tuo ragazzo viene a cena stasera o no"

"Sì..."

"Bene. Ha qualche allergie? Cose che non mangia?"

"Glielo chiedo" prende il cellulare, stacca le cuffie e parla "amò? Hai allergie o cose che non mangi?" dopo qualche secondo ridacchia "sei un bidone, mangi tutto quello che non mangia prima te" si toglie il cellulare dalle orecchie e risponde a sua madre "mangia di tutto"

"Bene. Posso parlarci un attimo?"

Lovino si stringe il telefono al petto come se fosse suo figlio "no"

"Lovì, non mi far salire lì sopra"

"Provaci. Tolgo la scala"

Caterina fa per sfilarsi la ciabatta e tirargliela in testa e a quel punto il figlio cede e le passa il suo cellulare brontolando.

"Ciao, sono la mamma di Lovino" esordisce.

"Salve signora" la voce del ragazzo è bassa, un po' roca, ha un forte accento spagnolo.

"Mio figlio come ti tratta?" ignora le proteste di Lovino e continua "è testardo eh?"

"Uhm, sì" l'imbarazzo è talmente denso nella voce del giovane che sembra quasi palpabile "però mi piace come cosa. Cioé lo sopporto. Cioé è una delle cose che mi piacciono di lui, ecco"

"E quali sono le altre?"

"È, ehm, molto intelligente, anche se si vergogna a farlo vedere. E se si intestardisce nel fare qualcosa la porta a termine cascasse il mondo. Ed è molto dolce, a modo suo ma lo è. E..."

"Va bene, ho capito. Grazie. Te lo passo"

Lovino ha ascoltato la conversazione sillaba per sillaba, sporgendosi tanto dal letto da far quasi temere che possa cadere, e quando sente le ultime tre parole si illumina e prende il telefono quasi con disperazione.

"Antò, che le hai detto?" vede sua madre uscire e le urla dietro "CHIUDI LA PORTA GRAZIE"

"Ho risposto alle sue domande"

"E che le hai detto?"

"Non ricordo con esattezza..."

"Quando ti ha chiesto cosa ti piace di me, che le hai detto?"

"Che sei dolce a modo tuo, intelligente, testardo ma è una cosa che adoro, e..."

"E...?" Lovino è arrossito, ma gli piace sentirsi dire quelle cose. È un po' vanesio in fondo, anche se è una cosa che ha sempre rimproverato a suo fratello.

"E se non mi avesse interrotto le avrei detto che ti amo"

Lovino sgrana gli occhi e si copre la bocca con la mano che non regge il telefono, nascondendoci un sorriso che va da un orecchio all'altro. Oh. È bello sentirselo dire...

Dopo alcuni secondi di silenzio assoluto, Antonio inizia a preoccuparsi "Lovi? Sei lì?"

"Sì, io-" Lovino tossisce e si rimprovera, ma che gli succede? Gli è andato il cervello in pappa, non riesce a comporre una frase di senso compiuto "non... non mi aspettavo di sentirmelo dire per la prima volta per telefono"

La risata di Antonio è una panacea contro l'orecchio, anche se distorta in parte dal vecchio cellulare di Lovino "te lo dirò dal vivo stasera se vuoi"

"Sì" risponde, troppo in fretta. Si morde la lingua e aspetta alcuni secondi prima di continuare, meglio rimediare se vuole salvare la faccia "cioé se vuoi va bene, a me non frega niente"

"Certo mi amor" Antonio ride di nuovo "se vuoi porto la chitarra e ti faccio una serenata davanti ai tuoi genitori"

"No! Per amor di Dio no! Già sarà imbarazzante di suo"

"Dai, a casa mia non è andata male"

"Non conosci mia madre. Vienimi vestito bene per favore e magari porta qualcosa, delle paste o... o non lo so"

"Del vino?"

"Sei scemo?! Sei minorenne, sembreresti un alcolizzato! E mia madre è esperta di vini, è impossibile soddisfarla. Lascia stare e comportati bene"

"Sì mammina"

"Fai poco lo spiritoso. Mia madre è un mastino"

"Sei sicuro che non le dispiaccia che... che io sia un ragazzo?"

"A quanto dice no... quando gliel'ho detto è rimasta un attimo spiazzata, poi ha alzato le spalle"

"Non è andata male"

"Direi di no... aveva più paura che tu fossi un delinquente o che mi maltrattassi"

"Oh"

"Quindi vedi di sembrare un bravo ragazzo che non si droga e non picchia il fidanzato"

"Non ti farei mai del male!"

"Lo so, imbecille. Non mi sarei messo con te altrimenti"

"Ah, mi ha scritto Gilbert prima. Ha detto che va bene far incontrare tuo fratello e il suo, anche se Ludwig è un po' timido"

"Si chiama Ludwig?"

"Sì"

"Che nome di merda. È proprio da crucchi"

Antonio scoppia a ridere "be', è di Berlino"

"Scusa ma immaginati a letto, no? Che brutto è gemere un nome così! Io scoppierei a ridere, non è credibile, dai"

Quando Antonio smette di ridere, ghigna "Lovino invece mi sembra un nome perfetto per quello"

"Altro che gemiti. Ti farei urlare" Lovino si mostra spavaldo nel dirlo, ma è arrossito. Immaginare di fare l'amore con lui...

"Antonio va bene come nome o scoppieresti a ridere?"

"Se sei abbastanza bravo da non farmici pensare no"

"Dai, ho un bel nome"

"E certo, è italiano"

"È spagnolo..."

"Deriva dal latino, quindi è italiano"

"Come sei saggio, mi amor" lo spagnolo sospira, facendo inconsapevolmente scorrere un brivido lungo la schiena del suo ragazzo "querido, mi sa che devo andare... mia madre mi sta chiamando. Dimmi a che ora devo venire stasera e dammi l'indirizzo preciso!"

"E certo, altrimenti va a finire che ti perdi. Salutami tua madre"

"Certo. A stasera, mi amor"

Dopo alcuni minuti entra Feliciano "hai finito di parlare con il tuo Romeo?"

"Ti sembro Giulietta? Comunque sì" Lovino scende dal letto con un salto "che c'è?"

"Mamma vuole che la aiutiamo a cucinare"

"Vabbuò"

Alle otto e mezza, come concordato, arriva Antonio, con dei dolci in una mano e delle rose nell'altra. È Caterina ad aprire la porta, nonostante le proteste di suo figlio, e Antonio le porge i fiori.

"Per lei, señora"

"Oh, che carino" Caterina prende i fiori e va a metterli in un vaso in salotto, lanciando un'occhiataccia a suo marito, seduto sul divano a guardare la tv "vedi, caro? Li fanno ancora i fiori"

"Ah, davvero?"

"Già"

Lovino affianca il suo ragazzo e gli stringe la mano. Sembra nervoso.

"Andrà bene" mormora, più a sé stesso che a lui. Antonio lo fa voltare e lo bacia a stampo, gli sorride e gli accarezza il dorso della mano con il pollice.

"Andrà bene" ripete. Poi solleva il sacchetto con dentro i dolci "dove li metto?"

"In cucina, vieni" Lovino lo guida attraverso il salotto e il corridoio, ignora le risatine dei suoi genitori e continua a tenerlo per mano fino a raggiungere la cucina, dove Feli è appolaiato sulla sua solita sedia a guardare il cellulare. Quando il piccolo di casa li sente arrivare si illumina, mette via il telefono e si esibisce nella sua tipica espressione da marpione "ecco qui Romeo e Romano"

"Quanto te la sei studiata 'sta battuta di merda?" ribatte Lovino, prendendo il dolce dalla mano del suo ragazzo e mettendolo sul tavolo.

"Un po'" Feliciano si alza dal suo posto e sorride ad Antonio "pronto ad affrontare un interrogatorio peggiore di quelli dell'FBI?"

Antonio guarda Lovino alla ricerca di un aiuto, ma quello gli dà le spalle mentre toglie l'incarto al dolce, quindi torna a rivolgersi al cognato "ehm... sì?"

"Oh, no. Non lo sei" Feliciano ride, tornando al suo posto "sarà uno spasso"

"Fratellì?" lo chiama Lovino, dopo aver messo il dolce in forno.

"Sì?"

"Ti auguro di metterti con quello lì che ti piace"

"Non dirlo troppo forte, mamma è di là!"

"Così sarò io a ridere al posto tuo"

"Come sei vendicativo, fratellone"

"Sì, problemi?"

In quel momento entrano i coniugi Vargas, prima che i due fratelli inizino a litigare. Caterina sorride falsamente ai figli, il tipico sorriso materno da "se vi comportate male dopo vi ammazzo", e quelli si zittiscono.

Antonio ha il coraggio di parlare "ehm... dove mi siedo?"

"Vicino a me" dicono, contemporaneamente, Caterina e Lovino. Francesco ha l'ottima idea di impedire una guerra tra i due più testardi della famiglia proponendo un accordo.

"In mezzo a voi due?"

Madre e figlio si guardano per qualche secondo, poi accettano la via di mezzo e si siedono pesantemente. Feliciano sbuffa "ma è il mio posto"

Francesco afferra il figlio minore per un braccio e lo costringe ad alzarsi "e invece ti siedi vicino a me"

Feliciano alza gli occhi al cielo, ma non protesta per evitare altri litigi che, lo sa, non finirebbero più. Antonio, chiaramente a disagio, si siede accanto al suo ragazzo e gli stringe la mano sotto al tavolo.

Il primo piatto procede senza troppi intoppi a parte le battutine di Feliciano, ma niente di troppo tragico. Lovino quasi si rilassa durante il secondo, ed è quello il problema. Mai rilassarsi durante una guerra.

"Allora, Antonio" Caterina inizia il suo interrogatorio. Ha aspettato di mettere a suo agio la preda, capisce Lovino. Che lupa bastarda "come hai conosciuto mio figlio?"

"Al club di musica, signora"

"Oh, smettila con le formalità, non sono un mostro" Lovino nutre dei dubbi a riguardo, ma non dice niente "e poi? Come siete finiti insieme?"

"Non dovrei dire niente... ma per lo spettacolo di fine anno io e Lovi stiamo preparando un duetto"

"Suoni la chitarra, giusto?" lo interrompe Caterina.

"Sì"

"Scusa l'interruzione, continua"

"Be', proviamo in un'aula a parte circa venti minuti a lezione. Abbiamo iniziato a parlare e..." Antonio guarda il suo ragazzo, che si sente arrossire "e ho capito che sentivo qualcosa per lui, quindi gli ho chiesto di uscire"

"E hai intenzioni serie con lui?"

"Sì" solo due lettere, dette con una sicurezza assoluta, guardando dritto negli occhi la neosuocera. Lovino si copre il viso con le mani, sempre più rosso in faccia.

Caterina storce la bocca "sai che mio figlio non ha un carattere facile"

"Non mi importa. È quello che mi piace di lui"

"E che è molto fragile" continua Caterina "anche se non lo mostra"

"Non sono fragile!" protesta Lovino, venendo ignorato.

"Lo so" Antonio ignora il calcio del suo ragazzo e continua a guardare la suocera negli occhi, con una determinazione che a Caterina piace "e starò attento"

"Non ferirlo"

"Non lo farò"

Feliciano e suo padre si guardano. Di rado hanno visto qualcuno tenere testa a Caterina in quel modo.

Antonio e la matriarca Vargas si guardano fisso negli occhi con aria di sfida. Alla fine Caterina annuisce.

"Allora? Mangiamo? La carne si sta raffreddando"

Lovino si toglie le mani dalla faccia, incredulo. Non vede sangue, non vede budella, la casa sembra intera.

"Stai bene, mà'?" chiede dopo qualche secondo di esitazione.

"Certo che sto bene, non fare domande stupide e mangia"

I due fratelli Vargas si guardano, entrambi scioccati, poi Lovino guarda il suo ragazzo, che mangia come se niente fosse successo. Antonio sente il peso dei suoi occhi addosso e lo guarda, mimando con le labbra una domanda "va tutto bene?"

Lovino annuisce, incredulo. Che nella pasta al ragù che ha mangiato prima ci fosse della droga?

Dopo cena Lovino trascina il loro ospite in camera sua e si chiude dentro con lui, ignorando l'urlo di Caterina che gli dice di tenere la porta aperta.

"Che hai fatto? Hai sostituito mamma con un alieno con le sue sembianze?"

"Non ho fatto niente" Antonio abbraccia il suo ragazzo, gli è mancato il calore del suo corpo contro il proprio, il suo profumo... "sono stato sincero"

"Bah..." Lovino si lascia abbracciare e sospira "è andata bene"

"Avevi dubbi?" Antonio solleva il viso dalla sua spalla per baciarlo sulle labbra, sorridendo "non lascerò che ci separino"

"Non conosci mia madre. Sarebbe capacissima di rinchiudermi in casa"

"E allora farò come quello di Rapunzel" si baciano di nuovo prima che Antonio continui "perché ti amo"

Il respiro di Lovino sembra pensare che quello sia un ottimo momento per bloccarsi nella sua gola. Lovino arrossisce e si nasconde contro la maglietta, brontolando.

"Me lo dici di nuovo?" mormora dopo qualche secondo, convinto di non poter arrossire più di così. Antonio lo bacia tra i capelli.

"Ti amo. Ti amo. Ti amo..."

"Anche io..." Lovino si allontana da lui e gli prende la mano, guidandolo fino al suo letto. Sale le scale, lo invita a fare lo stesso e lì lo abbraccia sopra alle coperte, nascosti un po' di più agli occhi del mondo. Antonio si guarda intorno. Se il resto della camera è invasa dalla personalità di Feliciano, tra colori e disegni sparsi in giro, quell'angolo è solo di Lovino, è un pezzo della sua anima, e vuole indagare il più possibile a riguardo. La parete è tappezzata da poster di Maradona, Totti e dei Måneskin, da fogli con sopra versi di poesie o canzoni, da foto di paesaggi del sud Italia e da alcune foto personali. Antonio rimane colpito da una foto di Lovino bambino, sui tre anni, che dorme nella culla abbracciato al fratello più piccolo, che dovrebbe averne due. Sono a dir poco adorabili...

"Eri bellissimo da piccolo" mormora contro l'orecchio dell'interessato, che brontola.

"Fatti i cazzi tuoi"

Feliciano bussa e apre la porta, con una mano sugli occhi "siete vestiti?"

"Certo, coglione"

"Mamma dice di tenere la porta aperta"
Lovino brontola dell'altro, senza muoversi di un millimetro. Antonio fa un cenno di saluto al ragazzo più giovane quando quello si sporge a guardare nel letto di sopra per capire cosa stiano facendo, e quello ricambia con un sorriso prima di uscire.

Sono costretti a separarsi quando Caterina entra, annunciando che sono le dieci e mezza ed è meglio che Antonio torni a casa.

Lovino brontola, seduto sul suo letto, guardando Antonio che sta scendendo la scaletta "non può restare a dormire qui?"

"Assolutamente no" ribatte Caterina.

"Guarda che non facciamo niente di strano"

"Dicevo anch'io così, e poi ne siete venuti fuori tu e tuo fratello"

Lovino arrossisce fino alla punta delle orecchie "MAMMA!"

Caterina ride ed esce dalla stanza "scendi dai, accompagna alla porta Antonio"

Arrivati alla porta, Caterina abbraccia il neogenero.

"Trattamelo bene, eh?" si raccomanda prima di allontanarsi. Lovino la guarda con tanto d'occhi, sempre più convinto che un alieno abbia rapito sua madre e abbia preso il suo posto.

Francesco si limita a stringere la mano allo spagnolo, con un piccolo sorriso, Feliciano lo abbraccia brevemente e poi è il turno di Lovino, che senza neanche pensarci si solleva in punta di piedi e stampa un bacio al suo ragazzo, fregandosene della sua famiglia che guarda. Gli rivolge un sorriso timido "ciao"

"Ciao... grazie di tutto" e Antonio se ne va, sempre più innamorato di lui.

Feliciano salta addosso al fratello ridendo non appena la porta di casa si chiude "hai visto che faccia che ha fatto? Che cosa gli fai agli uomini, eh, fratellone?"

"Scollati!"

Caterina ride e va in salotto per continuare il film che stava guardando con suo marito "ha preso tutto da me"

Francesco alza gli occhi al cielo e stringe la moglie a sé con un braccio, sorridendo "oh sì, decisamente"

"Comunque mi sta simpatico questo Antonio" sancisce Caterina "vedi di non fartelo scappare, Lovì"

"Seh, come ti pare"

Quando i due figli sono ben lontani, i due coniugi si confrontano.

"A me sembra un bravo ragazzo" dice Francesco "anche se non pensavo che Lovino fosse gay"

"Credo sia bisex"

"Dici?"

"Dico. Somiglia a me, sia lui che Feliciano"

"Vabbé, Feli lo sappiamo da anni"

"Ancora pensa che non sappiamo di quel tipo in spiaggia. Li facevo più furbi"

"Spero che vada bene con lui" riprende Francesco "Lovino con il cuore spezzato non penso che sia qualcosa per cui il mondo è pronto"

"Oh, Antonio mi è sembrato troppo cotto per spezzargli il cuore volontariamente"

"Potrebbe farlo involontariamente"

"È Lovino che mi preoccupa. È troppo sensibile quando si affeziona a qualcuno e fraintende le cose"

"Come te, eppure guardaci"

"Già" Caterina si appoggia alla spalla di suo marito e sorride "forse mi sto solo preoccupando troppo"

Con il senno di poi, Caterina è stata fin troppo accurata nella sua predizione.

Un pomeriggio di inizio giugno Lovino arriva a casa in lacrime e si fionda ad abbracciare la mamma, che in quel momento sta guardando la tv. Sono soli in casa: Francesco è a lavoro e Feliciano fuori per un appuntamento con Ludwig. Caterina rimane un attimo stupita, ma l'istinto materno ha il sopravvento e ricambia l'abbraccio del figlio, accarezzandogli piano la schiena.

"Sono innamorato di uno stronzo" singhiozza Lovino "uno stronzo pervertito!"

"Che è successo?"

"È un bastardo! Un bastardo e... e io lo amo e lui se ne vuole approfittare e... e che faccio mà'? Lo lascio? N-non voglio lasciarlo... p-però forse lui vuole l-lasciare me e..."

"Calmati" la mamma gli asciuga le guance e gli sorride "adesso ci finiamo la torta dell'altro giorno, ci mettiamo su il Paradiso delle signore e quando ti sei un po' calmato mi spieghi cosa è successo, va bene?"

"S-sì..."

E così fanno. Un bel pomeriggio madre-figlio, come non hanno passati da tempo, e alla fine Lovino riesce a confidarsi, sdraiato sul divano con la testa sul grembo materno, dopo appena tre fette di torta, due episodi e un bicchiere di succo di mela.

"Vuole fare sesso..." mormora, arrossendo "ma io non me la sento"

"E glielo hai detto?"

"Sì. Cioé, gliel'ho fatto intendere. Oggi si è messo a fare commenti e a mettermi pressioni e... e me ne sono andato"

Caterina gli accarezza i capelli mentre suo figlio si sfoga, evitando di interromperlo.

"Pensavo che fosse migliore di così!" continua Lovino, gesticolando "e invece sta con me solo per il sesso... è come quei due deficienti dei suoi amici! Sono sicuro che gliel'hanno messa loro quest'idea idiota che se non scopa non è figo e sette mesi di relazione non valgono niente. Non mi stupirei se si fosse messo a farsi le canne per colpa loro. Magari mi ha pure messo le corna! Sì, ci scommetto"

"L'hai lasciato?"

"Non ancora, ma domani gli parlo e gli dico che è uno stronzo e un deficiente e un bastardo e..."

"Lovino" lo interrompe Caterina "ti rendi conto che non ha senso?" il ragazzo fa per interromperla, ma Caterina continua "intanto hai detto che glielo hai fatto intendere, che non è la stessa cosa, sei tu il primo a dire che Antonio ha il qi di una tartaruga e poi pretendi che capisca dei segnali che gli hai mandato e che, conoscendoti, hai capito solo tu" Lovino arrossisce.

"Ma..."

"Si può sapere quali sono queste battute che ha fatto?"

"Non le ricordo tutte..." brontola Lovino "però prima si è preso per merenda una banana e me l'ha mangiata davanti, poi s'è messo a parlare di un film che ha visto con quei due cretini dei suoi amici in cui i protagonisti scopavano di continuo e ha detto che quei due decelebrati non facevano altro che fare battute su noi due e poi quando mi sono rotto il cazzo e me ne sono andato dicendogli che non mi sentivo bene, mi ha accompagnato a casa, mi ha abbracciato e baciato e mi ha toccato il culo!"

"Okay. Quindi questo per te significa voler a tutti i costi fare sesso senza rispettare il tuo consenso e tradirti in giro con chiunque capiti?"

Lovino inizia a tormentarsi le dita, cosa che fa sempre quando si innervosisce "c'erano altri segnali... mi ha lanciato delle occhiate..." bofonchia, non troppo convinto.

"Sulla banana, ribadisco che Antonio è così ingenuo che probabilmente non ci ha pensato, stessa cosa per il film. Per l'abbraccio... Lovi, sei tu il primo che gli tocca il culo in continuazione. Una volta ci hai dormito sopra"

"Ha un bel culo" brontola quello "e non lo faccio con altri fini dietro. È un antistress"

"E non pensi che l'abbia fatto allo stesso scopo?" Caterina continua ad accarezzare i capelli di suo figlio mentre parla "le occhiate... quelle potresti essertele immaginate tu, tesoro, ma se anche ci fossero sono normali. Avete diciassette e sedici anni e siete persi l'uno per l'altro, certo che ti desidera! Anche tu desideri lui, o sbaglio?" Lovino scuote timidamente la testa "questo non significa che ti farà fare qualcosa contro la tua volontà. Quando siamo andati al mare insieme gli lanciavi certe occhiate... ma non significa niente se non che sei attratto da lui, e questa non è certo una novità. Se non vuoi fare sesso, glielo dici e basta, chiaro e tondo, e se la cosa non gli va bene la cosa non è un tuo problema, se ne va a cercare qualcun'altro e tanti saluti, non hai bisogno di una persona così nella tua vita"

"E... e se lui volesse..."

"Non devi avere paura che ti lasci, Lovi. Non è facile trovare il lieto fine al primo colpo e non ti serve un ragazzo per essere felice. E poi il sesso non è così importante in una relazione, è la testa quella che conta. Avete mai parlato chiaramente di questa cosa?"

"No..."

"Be', fatelo. Chiaritevi"

"Non è facile parlare di queste cose!"

"Perché? È una cosa naturale, Lovi, non gli stai mica dicendo di fare cose illegali o riti satanici in cui sacrificate capretti"

"Anche la merda è naturale, ma non stiamo qui a confrontare misure e odori"

Caterina gli tira un coppino "basta con le parolacce per oggi. E comunque la merda puzza, mentre il sesso, se fatto consapevolmente e in modo responsabile, è una cosa bella, quindi perché non parlarne?"

"Mh..."

"Adesso prendi il telefono, lo chiami, vi vedete e ne parlate, oppure via telefono se ti sembra più facile"

"Puoi pensarci tu? Per favore..."

Caterina ride e alza gli occhi al cielo "cosa fareste tu e quell'altro ingrato senza di me, eh?"

Lovino abbraccia la vita a sua madre "ti voglio bene"

"Ruffiano. Su, dammi il telefono e dimmi cosa gli devo dire"

"Che... uhm, ho avuto un po' di febbre ma ora sto bene e vorrei che venisse qui"

"Va bene. La vostra segretaria può fare altro per voi, signor Vargas?"

"Dai..."

"Non si può neanche scherzare" Caterina prende il cellulare del figlio, che si è messo seduto accanto a lei, e chiama Antonio.

"Lovi? Stai bene?"

"Ciao Antonio, sono Caterina"

"Oh, ciao. Lovino come sta? L'ho accompagnato a casa perché ha detto di stare male e mi sembrava pallido e non mi ha risposto ai messaggi per tutto il pomeriggio..."

"Sta bene. Ha avuto qualche linea di febbre, niente di che ma è una lagna e s'è comportato come se stesse per morire" Lovino le tira una gomitata, offeso "gli viene spesso la febbre durante i cambi di stagione, sia a lui che a Feli, da quando erano bambini" questo è vero "non ti preoccupare, gli è già scesa, ma è meglio che non esca di casa, sai..."

"Sì sì, certo" Antonio è agitato, si sente "potrei... potrei venire lì a tenergli compagnia?"

"Certo! Sono sicura che gli farebbe bene"

"Allora arrivo..." esita nel dirlo. Caterina intuisce che qualcosa non vada.

"C'è qualcosa che devi dirmi, caro?"

"Ti... ti è sembrato offeso? Lovino intendo. Gli... gli ho parlato di una cosa un po', uhm, intima senza pensarci molto, era una storiella buffa, ma forse ci è rimasto male o... o non so"

Oh, pensa Caterina, figliolo te ne sei proprio trovato uno d'oro.

"Non mi è sembrato. Ti dirò, non abbiamo parlato molto, ha principalmente dormito, ma quando sei qui ne parlate, va bene?"

"Va bene... arrivo. Tempo dieci minuti e sono lì"

"Stai attento con la moto, ci manca che fai un incidente"

"Certo. A dopo"

Come promesso, dieci minuti dopo Antonio suona il campanello. Lovino nell'attesa si è messo nel suo letto, rannicchiato sotto le coperte, e quando sente la porta di camera sua aprirsi e qualcuno, dopo essersi tolto le scarpe, salire la scaletta per salire nel letto con lui, istintivamente si sposta per fargli spazio.

Antonio si sdraia accanto a lui, stringe un braccio intorno alla sua vita e lo bacia tra i capelli.

"Ehi... come stai, pequeño?" gli sfiora la fronte, che è fresca, e ci posa un bacio.

"Bene..." Lovino lo guarda, ha gli occhi un po' lucidi ma decisi. Caterina chiude la porta della camera senza fare rumore "ti devo parlare di una cosa"

"Uhm... è una cosa brutta?" Antonio ha un'espressione da cucciolo bastonato che è adorabile, ma Lovino cerca di non lasciarsi distrarre.

"No... non per forza" inizia tormentare i lembi della maglia dello spagnolo, intorno al quale ha avvolto le braccia "io..." inspira "non me la sento di fare sesso con te" espira. Antonio inclina la testa, confuso.

"Lo so. E quindi?"

"Lo... lo sai?"

Quello si gratta il retro della nuca, a disagio, e alza le spalle "mi... mi hai fatto sempre intendere così"

Lovino si segna mentalmente una vittoria su sua madre. I suoi segnali sono evidenti!

"E... ti va bene?"

"Certo, perché non dovrebbe? Non so neanche io se me la sento"

"Non lo sai?"

"No... è una cosa grossa e non so se sono pronto a spogliarmi, toccarti e cose così... e mi mette anche ansia come idea, non voglio fare casini"

"P-pensavo che non vedessi l'ora..."

Antonio ridacchia e gli bacia la punta del naso "sono umano anch'io, Lovi. Solo perché sono più grande non significa che sia più pronto di te o che abbia idea di come far funzionare quel tipo di cose"

Lovino nasconde il suo viso contro la felpa del suo ragazzo "mi sento un completo coglione" brontola, e Antonio ridacchia e lo stringe a sé "però oggi mi hai mandato dei segnali confusi..."

"È per quella storia di Fran e Gil?" dice subito Antonio, punto sul vivo "non volevo farti pesare niente, te l'ho raccontato a caso e solo dopo mi sono reso conto che poteva essere fraintendibile ma ormai l'avevo detto e... scusa, non volevo metterti ansia!"

"E la banana..." mormora Lovino, cercando a tutti i costi di trovare qualcosa su cui avesse avuto ragione.

"La banana?" Antonio inclina la testa di lato, confuso "il dottore ha detto che devo assumere più potassio quindi... perché? A cosa hai..." sgrana gli occhi "ah. Aaaaah. Hai pensato a... oh. Non ci avevo pensato. Scusa"

Lovino scuote la testa "no... scusa tu. Sono un idiota"

"Parlami di queste cose la prossima volta, va bene?"

"Sì... e stessa roba tu"

"E se e quando ci vorremo fare l'amore lo faremo, non ci corre dietro nessuno"

"A volte sembra di sì" mormora Lovino "sembra sempre che se compi diciotto anni e sei ancora vergine allora finirai a fare la zitella circondata dai gatti... e tu ne hai quasi diciotto"

"A parte che non ne ho quasi diciotto, mancano ancora otto mesi, ma poi chissene frega"

"Non voglio essere quello che ti frena"

"Lovi, amore mio, se volessi solo scopare, mi iscriverei ad un'app di incontri" Antonio accarezza la guancia del suo ragazzo e gli sorride "di certo non passerei sette mesi con il ragazzo più meravigliosamente complicato che abbia mai incontrato. Mi cercherei una persona a caso su un sito o in discoteca e basta"

Lovino mugugna "ha senso... a parte che sei uno sdolcinato di merda"

"Tiri fuori il mio lato migliore" ribatte Antonio, alzando le spalle "posso baciarti o rischio di prendermi qualcosa?"

"Non rischi niente... vieni qui, cretino" Lovino si sporge a baciarlo e sorride, dicendosi che forse ha davvero trovato quello giusto al primo tentativo. Rimangono abbracciati fino a quando Feliciano non entra in camera tutto contento, tanto da saltellare, annunciando di aver baciato Ludwig.

Lovino brontola e Antonio si rende conto che forse dovrebbe tornare a casa. Quando Caterina vede i due piccioncini baciarsi prima di salutarsi si congratula con sé stessa per aver essere stata una madre eccellente e, dopo che Antonio se n'è andato in ascensore, fischia dietro al figlio "deduco sia andata bene"

"Sì..."

"Prego"

Lovino bacia sua madre sulla guancia "grazie. Ti voglio bene"

"E lo credo, senza di me che faresti, eh?" Caterina bacia suo figlio sulla fronte "ora vai a sopportare tuo fratello che parla del suo nuovo ragazzo, su"

"Non ce la posso fare"

Antonio e Lovino fanno l'amore per la prima volta in un gelido ma soleggiato pomeriggio di inizio dicembre. Lo fanno a casa dello spagnolo, visto che i suoi genitori sono andati via per alcuni giorni per accompagnare João, il suo gemello, ad una gara di barca a vela ad Amsterdam. Gli hanno chiesto di venire, ma Antonio ha rifiutato dicendo di dover studiare. La mattina in cui la sua famiglia parte, Antonio si azzarda a chiedere "posso invitare Lovino a dormire qui?"

I suoi genitori si guardano, le valigie in mano. Isabella, sua madre, annuisce "va bene..."

"State alla larga dal mio letto" chiarisce João.

Ed è così che quel pomeriggio il divano si ritrova occupato da Lovino che, sdraiato, ha ginocchio di Antonio tra le gambe e tiene le mani sulla sua schiena nuda mentre si baciano.

Sta andando tutto benissimo.

La maglia di Antonio è finita da qualche parte in giro per la stanza e lo spagnolo è intenzionato a far fare a quella del suo compagno la stessa fine il prima possibile, appena troverà la voglia di staccarsi dalla sua bocca abbastanza a lungo. Inizia a sollevare il tessuto nero di quel maglione così fastidioso, ma qualcosa vibra nella tasca posteriore dei jeans di Lovino e lo fa ridacchiare.

"Che cos'hai lì? Pensavo di bastarti io"

"Cretino, è il cellulare" Lovino ha le labbra lucide, rosse, invitantemente rosse, e le guance imporporate. È un capolavoro, un'opera d'arte così desiderabile che Antonio si stupisce che tanta bellezza sia terrena e che tanta gente se la lasci sfuggire "merda, è mia madre"

"Le hai detto che dormi qui, sì?"

"Certo, idiota"

"E allora..." Antonio gli morde il lobo dell'orecchio e gli sussurra dritto nell'orecchio, tentatore come il demonio "ignorala..."

"Staccati un attimo, devo rispondere" quello obbedisce, imbronciato "pronto mà', che c'è?"

"Lovì, t'ho messo i preservativi nella borsa"

Lovino si mette seduto di scatto, rischiando di dare una testata al suo ragazzo "cosa?!"

"Ti ho messo preservativi e lubrificante nella tasca interna dello zaino"

"Mamma, apprezzo il pensiero ma non mi hai fatto l'utero, non rischio bambini" Antonio si scoccia di venire ignorato e solleva il maglione del suo ragazzo, scendendo a baciargli lo stomaco. Lovino sussulta e gli immerge una mano nei capelli, senza sapere bene se allontanarlo da sé o tenerlo fermo.

"Ti rischi delle malattie"

"Siamo entrambi verg..."

"Non c'entra. A parte che meglio che non ti fidi, non si gioca con queste cose, ma poi ti rischi delle infezioni se lo sperma rimane nel..."

"Ti prego, non dire mai più quella parola davanti a me"

"Ao, in qualche modo sarai nato. Comunque usateli"

"Okay"

"Sono seria"

"Ho capito, li useremo"

Lo spagnolo si abbassa ancora e posa le labbra sulla patta dei pantaloni del suo ospite, studiando con la bocca quel che sente al di sotto, curioso.

"Se Antonio si rifiuta non ci vai a letto, chiaro?"

"S-sì" Lovino guarda sconvolto il suo ragazzo, per poi allontanarlo leggermente da sé e mormorargli "sto parlando con mia madre, idiota!". Antonio in risposta gli sorride con aria innocente, gli tira giù la cerniera dei jeans per abbassarglieli di qualche centimetro e lo bacia appena sopra al bordo dei boxer, succhiandogli la pelle per lasciargli un segno rosso.

"Va bene, divertitevi. Salutami Antonio"

Lovino mette via il telefono e guarda male il suo ragazzo, che subito lo bacia sulla bocca per zittirlo.

"Cosa voleva la tua mamacita?" mormora Antonio. Lo bacia sul collo nel mentre, non ha la minima intenzione di staccarsi dalla sua pelle.

"M-mi ha infilato i preservativi nello zaino..."

Antonio si ferma "ah"

"Già. Li... li possiamo usare? Mi... mi sento più sicuro"

"Certo. In realtà li avevo comprati anch'io..." Antonio lo bacia a stampo, poi lo guarda dritto negli occhi, serio "se c'è qualcosa che non va fermami, non sentirti in dovere di fare niente. Per me possiamo anche passare tutto il giorno a guardare una serie tv abbracciati sul divano, mi basta stare con te e sono felice. Non farti problemi a dirmi di no o di sì o se non ti piace qualcosa, chiaro?"

"Chiaro. Stessa cosa per te" si baciano "però sono sicuro. Credo. Non lo so, ma voglio provarci"

"Va bene" un altro bacio, più lungo "andiamo in camera mia?"

Lovino annuisce e si lascia scappare un urletto quando il padrone di casa lo prende in braccio e lo porta di là, dove li aspetta un bel letto comodo, forse stretto per due persone, ma tanto hanno in programma di stare completamente appiccicati l'uno all'altro in ogni caso.

Antonio lo butta sul letto e si prende qualche secondo per ammirarlo.

Il petto di Lovino si solleva e si abbassa in fretta, una scapola fa capolino dal maglione che, troppo largo, si è spostato a sinistra, o per meglio dire è stato spostato a sinistra, e su quella porzione di pelle ambrata tante piccole mezzelune si sono incavate e si stanno arrossando, il segno di un morso che Antonio non ha esitato a dargli nel bel mezzo del corridoio. I jeans scuri sono scivolati lungo le sue gambe durante il tragitto nel corridoio e Lovino approfitta di quel momento di pausa per scalciarli via senza troppa grazia, lasciandosi accarezzare le cosce dalla luce dorata che, muta per la meraviglia, si fa strada tra le finestre chiuse e le tende chiare della stanza per posarsi sulla pelle di quella meraviglia di ragazzo. Lovino arrossisce.

"Cazzo guardi?"

"Sei stupendo..." la voce di Antonio è pregna di meraviglia, pura e genuina. In risposta Lovino esibisce un sorriso malandrino e allarga le gambe.

"Allora vieni qui..."

Antonio si lecca le labbra "togliti il maglione"

"Toglimelo tu"

Lo spagnolo non se lo fa ripetere due volte. Si siede a cavalcioni su di lui e, mentre toglie quel tessuto diventato ormai fastidioso, sente le mani curiose di Lovino che si avventano sui pantaloni del suo pigiama e li abbassano di colpo. È spontaneo baciarsi con passione, ferocia e un amore così bruciante che paragonarlo ad un fiume in piena sarebbe riduttivo.

Iniziano a sfiorarsi, abbandonando passo dopo passo, centimetro di pelle toccata dopo centimetro di pelle toccata, la timidezza, sempre baciandosi, quasi che quell'attività fosse diventata il loro nuovo modo di dare energia ai loro cuori per farli battere, altro che ossigeno.

È Lovino che interrompe quel bacio, lo fa nel momento in cui sente il tocco bollente di Antonio sulle cosce. Sente il dovere di fare una precisazione

"Scusa, non mi sono depilato" mormora. Antonio inclina la testa di lato, confuso.

"Okay, neanch'io. Qual è il problema?" Antonio si lecca le labbra come riflesso involontario. Le sente bruciare nonostante non si stiano più baciando, percepisce il segno della pressione di quelle di Lovino, il loro calore. Con il pollice asciuga un rivolo di saliva che ha macchiato il mento del suo querido e sente un brivido quando immagina che quella non sia semplice saliva "vuoi che mi fermi, Lovi?"

"No, va bene. Solo... pensavo che volessi che mi depilassi..."

Antonio alza le spalle "sai che me ne frega?" lo bacia sulla fronte "sei bellissimo a prescindere, peli o meno" gli prende la mano, ne bacia il dorso e quando i loro occhi si incontrano Lovino si sente mancare il fiato. Quelli di Antonio, normalmente verdi, sono quasi completamente neri, lucidi per il desiderio. Gli faccio questo effetto? "ti amo"

"Anche io..."

"Sei sicuro?"

Fino a quel punto si sono già visti. Sono andati al mare insieme e, be', è già capitato che alcuni baci si spingessero un po' più in là. Lovino ha già conosciuto quelle spalle larghe, ha già contato quelle piccole lentiggini, ha già assaggiato quella pelle olivastra, ha già visto quei muscoli tendersi e quegli occhi farsi così lucidi. Quel che nascondono i boxer scuri, però, non l'ha mai né visto né conosciuto, al massimo sfiorato al di sopra del tessuto, né si è fatto toccare al di sotto delle sue, di mutande.

La cosa mette una certa ansia a tutti e due i ragazzi: il passo definitivo, l'ultimo step prima di poter dire con assoluta certezza di conoscersi perfettamente l'un l'altro.

Lovino annuisce "sì. Sono sicuro"

E così succede.

Consumato l'atto si addormentano, l'uno tra le braccia dell'altro, e si risvegliano la sera, cenano con quel che trovano in casa, si fanno una doccia e si mettono a guardare un film sul divano baciandosi pigramente di tanto in tanto.

La mattina seguente si svegliano tardi e, dopo un'oretta di coccole, Lovino si ritrova a dover interrompere quel bel momento.

"Devo andare a casa"

"No" Antonio si sdraia sopra al suo ragazzo, lo sovrasta con il proprio corpo e pianta il viso nel suo petto per tenerlo fermo "non puoi chiedere a tua madre di restare qui anche stanotte? I miei tornano domani..."

"Gliel'ho già chiesto e mi ha risposto "ti ricordo che tieni famiglia""

"Uffa... resta con me..."

Lovino sospira e accarezza i riccioli del suo ragazzo "sei un bambino"

Antonio non si muove di un centimetro "no soy un bimbo"

"Mi dai un bacio?"

"Subito!" tutto felice Antonio bacia sulle labbra il suo ragazzo, il quale senza esitare gli schiude le labbra con la lingua e gli fa scambiare le posizioni, in modo da ritrovarsi sopra di lui. Lovino a quel punto interrompe il bacio e Antonio sorride sornione e gli accarezza le cosce, nude al di sotto della maglietta usata per dormire "mi piace questa posizione"

Lovino lo bacia un ultima volta prima di alzarsi e andare a vestirsi "la proveremo la prossima volta"

"Nooo! Lovi!" il padrone di casa cerca di riacciuffare il suo ragazzo, ma quello lo schiva e si riveste ignorando le sue proteste.

"Devo andare"

Antonio si imbroncia e si siede sul letto a gambe incrociate "okay"

"Dai, non tenermi il muso" Lovino gli si avvicina e lo bacia sulla testa, lasciandosi abbracciare "mica me ne vado per sempre. Ci vediamo domani"

"Ma io voglio stare con te oggi, domani, dopodomani eccetera"

"Esagerato. Non sono una gran compagnia"

"Non è vero" Antonio solleva lo sguardo e lo guarda dritto negli occhi, serissimo "quando saremo abbastanza grandi vivremo insieme"

"Okay"

"E faremo sempre il bagno insieme nella vasca"

"Okay"

"E dormiremo abbracciati tutte le notti"

"Okay, ma in estate sarà meglio comprare un ventilatore o schiattiamo"

Antonio annuisce "va bene"

"Adesso mi lasci tornare a casa?"

"Però dame un beso"

Lovino lo bacia e Antonio lo lascia andare, un po' imbronciato. Quando si salutano davanti alla porta, si scambiano un altro bacio.

"Ti amo" sussurra Lovino.

"Anche io. Tanto" un altro bacio "ci vediamo"

"Sì. Ciao"

Per tutto il tragitto verso casa Lovino continua a sorridere come uno scemo.

Non appena entra in salotto, viene subito preso da parte da sua madre.

"Com'è andata?"

"Bene... abbiamo usato i, uhm, cosi"

"Bravi" Caterina lo abbraccia "oh, il mio bambino è cresciuto..."

"Non fare la drammatica" mormora Lovino, stringendola "non sono ancora adulto"

"Lo stai diventando..." Caterina si allontana da lui "andiamo a mangiare, ho fatto la pasta al sugo"

Feliciano, subito dopo pranzo, afferra il fratello e lo trascina nella loro camera.

"Allora? Com'è andata?"

"Bene..."

"Ha fatto male?"

"Un po'"

"Ti è piaciuto?"

"Sì..." Lovino dà una pacca sulla spalla al fratellino "perché questo interrogatorio? Stai progettando di fare le cosacce con il crucco?"

Feliciano arrossisce, dando al fratello una soddisfazione immensa "no! Cioé non... non ancora"

"Sarà meglio. Ti ho visto nascere, non voglio neanche pensarci"

Feliciano alza gli occhi al cielo "eri piccolo, non te lo ricordi mica"

"È irrilevante" Lovino lancia lo zaino a terra senza particolare grazia e sale le scale per arrivare al suo letto, con un po' di fatica "mi sono perso qualcosa di importante?"

"La vicina ha litigato con il marito"

"Ancora?"

"Già. Ha lanciato il telefono fisso dalla finestra, credo che lo avesse chiamato a casa l'amante"

Lovino schiocca la lingua contro il palato, deluso "peccato che me la sono persa"

Il tempo scorre in modo curioso. È come se scivolassimo lungo i secondi, sempre più veloci, così concentrati sulla nostra esistenza, su cosa prevederà il secondo successivo, che quando ci guardiamo indietro l'inizio di questo scivolo sembra lontanissimo. Capita spesso di voltarsi, ripensare ad un'altra altezza dello scivolo e a come eravamo allora, e o sembra lontanissimo ma sono solo un paio di centimetri, o al contrario senza rendercene conto siamo scivolati di metri e metri in quelli che ci sono sembrati secondi.

Così, senza quasi accorgesene, arriva il giorno in cui Lovino si diploma, quello in cui si laurea e quello in cui se ne va dalla casa dei suoi genitori, in un pomeriggio di settembre. A Caterina sembra ieri il giorno in cui fece il test di gravidanza e lo scoprì positivo, a Lovino sembra passata una vita dal giorno in cui discusse la tesi di laurea a maggio di quell'anno.

Va a vivere con Antonio in un piccolo appartamento nello stesso quartiere dove abitava prima, eppure a Caterina sembra che a separarla dal suo bambino ci siano mari e monti.

L'appartamento è davvero piccolo, appena sufficiente per due persone, ma è il loro piccolo regno, suo e di Antonio, che hanno venticinque e ventisei anni e si sentono in cima al mondo, pronti a iniziare il loro percorso da adulti veri e propri.

Dormono in un letto da una piazza e mezzo perché nella loro stanza non c'è posto per un matrimoniale vero, la cucina è microscopica e fusa con il salotto e i vicini sono rumorosi da morire, ma hanno la vasca da bagno come sognavano, per quanto piccola, e c'è un bel ventilatore piazzato davanti al letto per quando, in estate, fa troppo caldo per dormire abbracciati come cozze senza un aiutino.

La casa odora di vernice e smog, ma già dopo le loro prime settimane lì dentro inizia a profumare della pizza che cucina Lovino il sabato pomeriggio e del mangime per le tartarughe di Antonio, dei caffé che prepara Antonio ogni mattino e dei libri ingialliti di Lovino sparsi un po' per tutta la casa. Già dalla fine di quell'anno l'appartamento inizia a raccontare a chiunque entri dei suoi due inquilini, del vapore bollente che si appiccica al soffitto quando fanno l'amore e delle lacrime che ungono il pavimento quando litigano, delle domeniche pomeriggio in cui Antonio invita i suoi amici e, mentre Lovino esce con suo fratello o qualche amico o va da sua madre, i tre si parcheggiano sul divano a guardare un film mangiando schifezze e a sparlare delle proprie metà; inizia a sospirare per le ore in cui viene lasciata sola ogni domenica mattina per i pranzi a casa di Caterina, che sono più sacri della messa, durante la settimana dal mattino presto fino al pomeriggio tardi perché di qualcosa si deve pur vivere ed entrambi i ragazzi, o forse è più corretto chiamarli uomini, hanno un lavoro che permette, a fatica, di pagare l'affitto e arrivare a fine mese in modo dignitoso. Racconta delle visite delle suocere che, premurose e pur sempre mamme, portano qualche piatto cucinato da loro, dei padri che si affrettano a dare qualche consiglio sulla casa, dei fratelli e degli amici che, volenti o nolenti, finiscono a rifugiarsi lì quando hanno bisogno di qualche consiglio. Racconta anche delle serate in cui la porta d'ingresso rimane ben sigillata e i due padroni di casa si prendono del tempo per loro, accoccolati sul divano mezzo rotto per tutta la gente che ci si è seduta sopra: si sdraiano lì, l'uno tra le braccia dell'altro, e guardano alla tv qualche film che non finiscono mai di vedere con attenzione, o si raccontano a vicenda la giornata di lavoro passata lontani, o progettano le vacanze, o ancora rimangono semplicemente in silenzio a godersi il calore dell'altro e a baciarsi per recuperare le energie, soddisfatti tutto sommato della vita che stanno costruendo.

Si scivola sempre di più negli anni, tra litigi che finiscono sempre in fretta e coccole che non finiscono mai davvero, e quando entrambi riescono a guadagnare un po' di più, per promozioni o cambi di lavoro netti ("Antò, io se passo ancora un giorno in quel posto di merda esco di testa"), arrivano a lasciare quel piccolo appartamento per uno migliore, in un altro quartiere, dove finalmente possono infilarci un letto matrimoniale decente e Lovino ha tutto lo spazio che vuole in cucina. Hanno trentuno e trentadue anni e ancora tanti sogni nel cassetto, ma aver superato i trenta inizia a dare una dimensione più concreta ai progetti che fanno quando il sonno manca e se ne stanno nel loro letto che, in fondo, è fin troppo grande considerando che non si staccano l'uno dall'altro neanche per sbaglio. Tra quei sogni irrealizzabili, come "vincere il Nobel per la letteratura" e "scrivere un album di canzoni per te", o che più che irrealizzabili sono molto ma molto difficili, iniziano a intrufolarsi cose più alla loro portata come "comprare una nuova lavatrice" e "farci un weekend alle terme", ed è inevitabile che la parola "matrimonio" inizi a sbucare qua e là tra quei discorsi, detti a voce bassa per impedire che qualcuno glieli porti via.

A trentatré anni, dopo due conti sui soldi che in quegli anni hanno messo da parte e che dovrebbero essere sufficienti a quello che ha in mente, Antonio va a bussare alla porta di Caterina e Francesco un giovedì pomeriggio con una domanda ben precisa in testa, uscito prima da lavoro apposta, da solo e con il cuore che batte forte come la prima volta che è entrato in quella casa.

Quel sabato sera, il giorno del loro anniversario, Antonio porta a cena fuori il suo compagno e, dopo che è arrivato il dolce, si inginocchia davanti a lui e gli chiede se vuole passare da "il mio compagno" a "mio marito".

Lovino dice di sì.

Angolo autrice:
Helo. Non chiedete come mi sia uscita questa cosa. Sono una persona che sogna tanto ad occhi aperti (voi non avete idea della quantità di cose che produce il mio cervello che potrebbero diventare ff di cui poi mi dimentico, vi basti sapere che tecnicamente avrei in testa una versione hetaliana di Amici (sì, il progranma di Maria de Filippi) da mesi, ma dettagli) la maggior parte di questi film senza regista che non vedranno mai la pubblicazione li esprimo in vocali di una lunghezza mostruosa sparsi in giro. Un bel giorno arriva un vocale che più o meno fa "ma ti immagini la mamma di Feliciano e Lovino? Che è tipo iperprotettiva a bestia e quando le presentano i fidanzatini impazzisce... poi magari Lovino ha un succhiotto e cerca di nasconderlo e da lì viene fuori tutto..." e il resto è storia, più precisamente quella che avete appena letto. Forse la cosa mi è venuta in mente perché a Capodanno mi sono fatta truccare da una mia amica e mi è rimasto in testa l'idea del trucco, unito a un tiktok che mi era capitato mesi fa in cui uno spiegava come coprire i succhiotti, unito ad un'altra mia amica che accompagnai anni fa a comprare il fondotinta verde per evitare di farsi beccare dalla mamma. Credo. È difficile ricostruire i percorsi della mia testa.
COMUNQUE.
I nomi dei genitori li ho scelti pensando ai due santi patroni d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena. Caterina in realtà l'ho scelto già dai tempi di Rebuild me come nome per la mamma e non ricordo neanche perché (forse un accenno a Caterina de' Medici? Forse mi piaceva e basta?), non sapevo come chiamare il padre (inizialmente Giuseppe come Garibaldi) e poi boom, illuminazione: FRANCESCO.
Penso sia chiaro da dove venga il nome der nonnone super pazzo sgravatissimo ma comunque: Romolo dal fondatore di Roma (e se volete anche dall'ultimo imperatore, Romolo Augustolo), Augusto da Ottaviano (e di nuovo da Romolo Augustolo, povero cristiano se era cristiano)
Alcune frasi di Caterina sono citazioni a quel meme che è mia madre. Tvb mamma. Se hai letto questa cosa scappo di casa.
Sul perché i piccini abbiano preso il cognome di Caterina... la risposta è: sono-la-narratrice-e-quindi-si-fa-come-dico-io.
I nomi dei genitori di Antonio sono stati molto più facili da trovare: vengono da Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona (anche se in questa storia compaiono poco) e li ho scelti anche quelli dai tempi di Rebuild me (pubblicità occulta)
Well, that's all.
C'è un secondo capitolo sulla Gerita che, boh, pubblicherò tra poco.
Spero vi sia piaciuta questa robina (12000 parole= robina) a caso :)
Ciao!
Daly

   
 
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