இLA STORIA DI NAMIஇ
Nami ascoltò da brava ragazza tutta la
manfrina di Ace con aria pentita, annuendo quando la sua voce si faceva più
infervorata.
“Sei stata avventata, potevi farti male
sul serio, perché non usi la testa prima di agire, e se ti avessero scoperta…”
sempre le solite cose. Ne combinava di guai, e quel discorso avrebbe saputo
ripeterlo a memoria, ma preferì recitare la parte della ragazza che sa di aver
commesso un grosso sbaglio.
In realtà non era affatto così: era
contenta di aver partecipato alla giostra, sentiva ancora l’adrenalina scorrerle
nelle vene.
Fin da bambina sognava di diventare un
cavaliere. Tutti la deridevano o la guardavano con bonaria esasperazione,
pensando che i suoi fossero vaneggiamenti o fantasie da bambini. Nessuno
credeva in lei, a parte suo padre…
Non si ricordava bene della sua
famiglia, in fondo era stata portata via quando era solo una bimbetta spaurita.
Abitavano in Inghilterra, sua madre
Bellmere era morta dandola alla luce e suo padre Genzo era un povero fabbro,
che faticava a portare il cibo a casa.
Nami gli era molto affezionata e
ricordava con nostalgia quando l’accompagnava in città per vedere il corteo dei
cavalieri. Quanto ammirava quegli uomini così fieri e coraggiosi…
Genzo le raccontava sempre un sacco di
storie e leggende su di loro e Nami non faceva che ripetere che anche lei
sarebbe diventata un cavaliere. Suo padre credeva cecamente in lei, e un giorno
glielo dimostrò anche…
Quando aveva circa sei anni, Genzo
convinse un nobile cavaliere, Shanks, a prenderla con sé come apprendista e
lui, commosso dal suo amore paterno, aveva accettato.
Fu dura lasciare suo padre, ma Nami
sapeva di aver ricevuto una grande opportunità e si dimostrò forte. Salutato
Genzo, Shanks la portò nel suo feudo in Francia e qui conobbe Ace e Rufy, i
suoi figli.
Provò subito simpatia per quei due
ragazzi, anch’essi orfani di madre. Rufy aveva circa la sua età ed Ace era poco
più grande, quindi diventarono subito compagni di giochi e, passato poco tempo,
arrivarono a considerarsi veri e propri fratelli. Anche Shanks si era affezionato
a Nami come ad una figlia e, se l’aveva presa con l’intento di farla diventare
una domestica, finì per istruirla ed educarla a diventare una nobile, colta e
raffinata dama.
Nami imparava in fretta, ma non perdeva
la sua indole di maschiaccio, così di giorno apprendeva le buone maniere, e di
pomeriggio andava a cavallo e combatteva di spade con i suoi fratelli.
Quando poi Shanks era chiamato in
guerra, i suoi ragazzi venivano affidati a Makino, una dama buona e gentile che
i tre consideravano una madre.
Appena raggiunse la maggiore età Ace fu
nominato cavaliere e Rufy suo scudiero. Nami lo guardava sempre affascinata
mentre indossava l’armatura o montava a cavallo, ma ben presto fu chiamato a
combattere per il re, e così Nami rimase da sola.
Solo d’estate, quando Ace partecipava ai
tornei nelle varie città francesi, a Nami era concesso stare con i suoi
fratelli. Nonostante fosse una dama di compagnia, le piaceva aggirarsi
nell’accampamento dei cavalieri e guardarsi intorno con aria sognante. Adorava
tutta quella frenetica attività: lo scalpitare dei cavalli, il fracasso delle
fucine, il vociare dei cavalieri, lo squillare delle trombe…
Poi accompagnava Ace nel campo di gara,
insieme a Rufy ed Usopp, come fosse il suo scudiero e se ne stava lì ad incitarlo.
Sedersi sulle tribune per lei era una scocciatura: tutti i partecipanti del
torneo promettevano di vincere per lei e le chiedevano un suo fazzoletto… ogni
volta doveva portarsene una scorta!
Quanto avrebbe voluto gareggiare… però
non era una nobile né un uomo. Per il secondo problema sarebbe bastato
camuffarsi, ma per la nobiltà… non aveva un certificato da presentare, e anche
se correva voce che Shanks la volesse adottare ufficialmente, nessuno le
avrebbe permesso di scendere in campo.
- Quindi spero che non lo rifarai mai
più!- la voce secca di Ace la riscosse dai suoi pensieri.
La ramanzina era giunta al termine per
fortuna.
- Sì Ace- le rispose pentita anche se
non aveva ascoltato una sola parola.
- Cambiando argomento…- cominciò il
ragazzo. - Un messaggero mi ha portato una lettera di nostro padre, dice che
devo tornare al fronte al più presto. Partirò appena il braccio sarà guarito.-
-Noooo!!!- esclamarono Nami e Rufy all’unisono.
- Speravo di passare un po’ di tempo con
Nami, non voglio tornare in guerra- piagnucolò Rufy.
- Infatti andrò da solo. La situazione
si sta facendo pericolosa e non voglio che tu corra rischi. Tu e Nami rimarrete
qui e sarete ospiti a casa di Silver Rayleigh, un vecchio amico di famiglia.
Quindi mi aspetto che vi comportiate bene.-
Ace si fece chiamare in tutta fretta una
carrozza e dopo aver salutato calorosamente i suoi fratellini e il fido Usopp,
fece ritorno a casa per guarire e prepararsi alla guerra.
- Nami?- la chiamò sconsolato Rufy. -
Adesso cosa facciamo? Senza Ace ci annoieremo per il resto dell’estate.-
- No che non ci annoieremo Rufy!- gli
rispose convinta Nami. - Io ho in mente un piano…- aggiunse birichina.
- Dove si svolgerà il prossimo torneo?-
ANGOLO DELL’AUTRICE
Perdonatemi se questi
primi capitoli sono un po’ noiosi, ma è necessario per far decollare la storia
^^ Cercherò di essere più sintetica possibile e di far entrare presto in scena
il nostro amatissimo Zoro, perché sono consapevole che Zoro è Zoro XD
Passando ai ringraziamenti…
Rolo, kyo, come farei senza
di voi???? Siete fantastiche!
E poi grazie a Kyo, Hinayuki e Fary che hanno aggiunto la fic
tra le seguite. Arigato ^^