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Autore: Littletoknow    05/03/2022    1 recensioni
Dopo più di cinque anni dalla fine della Seconda Guerra magica Hermione si troverà a dover ancora soffrire per eventi non solo del suo tempo, ma anche eventi passati. Il passato di Hermione non andrà solo a tormentare la ragazza ma anche Remus Lupin, che a sua volta dovrà venire a patti con il suo passato, ma anche il suo presente.
La storia tratta di due periodi ben precisi: il passato, cioè gli anni del quinto libro 1995/96 e gli anni successivi alla guerra, nel particolare 2003/2004.
Pairing Principale: Remus Lupin/Hermione Granger
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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"Ma io devo tornare a lavoro!" 
"Te l'ho già detto. Ho chiesto a Kingsley di farti dare un permesso per malattia."
"Sirius, ho del lavoro fa fare, non posso permettermi.."
"Hermione, il tuo capo ti ha dato una settimana, goditela, per Godric! Ne hai bisogno!"
Quella domenica Remus si era alzato, completamente ripreso dalla sfortunata caduta di due giorni prima, ed era sceso in cucina. Sirius ed Hermione stavano discutendo, in piedi uno davanti all'altro separati dal tavolo di mogano.
"Guarda che non succede nulla se per una volta ti prendi del tempo per te stessa, eh!"
Hermione assottigliò gli occhi e posò entrambe le mani sui fianchi.
"Lo so benissimo questo, ma ho del lavoro in sospeso!"
Come se non vi fosse nessuno, entrò completamente nella grande cucina e passando alle spalle della ragazza raggiunse il bancone.
Mentre si allungava per prendere una tazza dal mobile dopra il bancone, Remus sorrise nel vedere la ragazza dare battaglia all'amico. Si era ripresa. Certo, non era ancora l'Hermione di sempre, ma lo sfogo con Harry e Ginny e la corrispondenza che aveva avuto con loro sembrava aver sortito l'effetto desiderato. Inoltre, quella discussione le aveva donato un po' di colore che le andava a illuminare il viso stanco.
Riempì la propria tazza con del tè e si sedette a capotavola. Con le mani giunte a sorreggere la tazza davanti al viso osservò la discussione come se fosse una partita di tennis. Sirius decise di controbattere.
"Senti, che ti piaccia o no, il tuo capo ti ha liberato fino a Giovedì. Potrai stare tranquilla fino a Giovedì?!"
La donna sbuffò sofferente.
"Non sono malata Sirius! Avevo bisogno di questi giorni per riprendermi? Certamente! Ma sto meglio oggi! Posso dare un'occhiata ai miei appunti.." 
e la vide aggrottare la fronte e posare lo sguardo sul tavolo. Era come pietrificata. Sirius le rispose a tono ma la ragazza palesemente si era persa nei suoi pensieri. 
"Mi hai sentito?" Le disse Sirius abbassandosi per farsi vedere, con i capelli che sfioravano la superficie del tavolo.
"Hermione?" Disse Remus sporgendosi verso di lei.
"..Appunti.." bofonchiò lei sgranando leggermente gli occhi.
I due uomini si guardarono confusi.
"Cosa hai detto?"
"I miei appunti.." ripeté lei, e guardò Remus.
"Ho lasciato i miei appunti nella valigetta in ingresso.." 
Sirius sbuffò e Remus lo guardò male.
"Come faccio a prenderli?"
"Li lasci lì!" disse Sirius incrociando le braccia scocciato. 
"Sirius!" - lo guardò dura, ripresa da quel blocco momentaneo, e allargò le braccia esasperata - "Ho capito che devo starmene a casa! Comunque vorrei avere i miei appunti qui!"
"Per l'ennesima volta: Non. Devi. Lavorare." Le rispose scandendo le parole e dandosi il ritmo con la mano.
"Non voglio lavorare, voglio solo riprendermeli! Ma non voglio rientrare in quella casa!" Sbatté un piede a terra.
Sirius si rassegnò, ancora infastidito dal non essere riuscito a convincerla.
"Fatteli spedire da Ro.. Coso."
Il nome di Ron era diventato quasi tabù. Non che Hermione lo avesse vietato, ma come di comune accordo avevano smesso di pronunciarlo. 
Lei si irrigidì. 
"No."
"Manda Ginny.."
"Ma figurati se chiamo Ginny per.."
"Harry! Ah no, aspetta Harry.."
"Non posso chieder loro di andare per una cosa così, Sirius!"
"Beh, io non posso. Devo andare a Hogwarts oggi e poi ho un impegno.."
"Ci vado io." 
Entrambi si girarono verso Remus.
Si era stancato di sentirli battibeccare. Anche lui pensava che Hermione non dovesse lavorare o sforzarsi troppo durante quella settimana di pausa, ma sapeva che la ragazza non sarebbe riuscita a starsene con le mani in mano.
"Come?"
Gli chiese lei con un sorriso.
"Vado io a prenderli, oggi." Disse posando delicatamente la tazza sul tavolo.
"Oh Remus, grazie! Grazie, grazie, grazie!"
E si buttò su di lui abbracciandolo.
L'uomo rise a quella dimostrazione d'affetto e con le braccia della ragazza intorno al collo guardò Sirius. Le labbra dell'amico si unirono formando una parola che assomigliava molto a "debole".

Hermione aveva continuato a seguirlo e a ringraziarlo per tutta la mattinata. Gli aveva anche detto che non aveva preso le chiavi quando era uscita dalla casa e che non sapeva se "coso" fosse in casa.
Lui si era proposto di prenderle anche altri oggetti ma lei aveva negato. 
"No Remus, quando sarò pronta andrò io. Non preoccuparti." Provò ad insistere ma la ragazza rimase ferma sulla sua idea.
Poco prima di mezzogiorno si preparò per andare a riprendere la valigetta, salutò la ragazza che stava sistemando la propria stanza e andò a bussare alla porta della stanza di Sirius. 
"Avanti!"
Entrò mentre Sirius stava preparando la propria valigetta. Aveva ricevuto un messaggio dalla Preside McGonagall, aveva bisogno di aiuto nel gestire le nuove iscrizioni. Lo aveva fatto anche Remus l'anno precedente. Per coloro che nascevano in famiglie di maghi la lettera spedita dalla Preside tendenzialmente bastava come prova di iscrizione ad Hogwarts. La difficoltà stava nelle famiglie di Babbani, dove i ragazzi di undici anni che avevano ricevuto la lettera erano i primi in generazioni a presentare tracce di magia.
Era da qualche anno che la Preside aveva capito che delegare non era un peccato, e aveva chiesto ai suoi colleghi di aiutarla in questo processo. L'anno prima era stato il turno di Remus. Era stata un' emozione poter spiegare e dare finalmente delle risposte a infinite domande e timori.
"Stai andando?" Gli chiese Sirius ancora indaffarato con la cerniera della valigetta.
"Si, pure tu vedo. Vuoi una mano?" Gli disse indicando la ventiquattrore. 
Sirius riuscì a chiuderla e sorrise all'amico. 
"L'ultima volta che ho usato il camino dello studio della McGonagall la valigetta si è aperta rilasciando un'onda di fogli e documenti bruciacchiati per la stanza." Rise prendendola e tenendola per i manici saldamente, muovendola verso l'alto e il basso come per testarla.
"La McGonagall avrà fatto i salti di gioia."
"Non era affatto contenta Minerva" disse ridendo sommesso.
Remus rise con lui.
"Senti, di che impegno parlavi stamattina in cucina?" Chiese Remus.
"Ah si! Mi ha dato appuntamento Harry a Hogsmeade. Ha detto che era piuttosto urgente." 
Allo sguardo interrogativo di Remus alzò le spalle. 
"Non ho idea del motivo, ma non credo sia nulla di grave." 
"Si sarà impanicato cercando il regalo per Ginny?"
Sirius sorrise a quell'uscita. 
"Non sarebbe la prima volta!"


Remus infine salutò Sirius, anche lui ormai pronto a partire e prese le scale per andare al piano inferiore.
Trattenne lievemente il respiro facendo la rampa di scale che lo avrebbe portato davanti all'ingresso. Ogni scalino era una fitta di dolore, come se fossero dei piccoli promemoria che lo avvertivano della Luna piena. A ogni movimento le articolazioni gli dolevano.
Aveva preso la pozione antilupo mezz'ora prima, ma i suoi effetti non erano ancora entrati in pieno vigore. 
Sospirando aprì la porta di casa e posò entrambi i piedi sull'ultimo gradino, concentrandosi. 
Girò su se stesso e con un forte schiocco comparve nel punto di smaterializzazione davanti a casa di Hermione.
Mentre si sistemava i vestiti, che si erano leggermente girati nel viaggio, guardò davanti a lui e vide la casa di Ron e Hermione. Era una bella casa londinese, bianca, schiacciata nella schiera di case gemelle che si estendevano ai suoi lati. Si ricordava bene il giorno che Hermione e Ron l'avevano comprata e vi erano andati a vivere. Avevano fatto una piccola festa per festeggiare il traguardo raggiunto, e quasi tutta la famiglia Weasley con Harry, Sirius e lui a seguito erano andati a congratularsi.
Era stata una bella giornata e Arthur aveva insistito nel fare delle fotografie davanti alla casa con la macchina fotografica babbana che aveva ricevuto per il suo compleanno. Aveva fotografato tutti davanti alla dimora per poter celebrare al meglio quell'evento. 
Ma a fine giornata George era riuscito a impadronirsi della macchina e aveva insistito nel far fare un'ultima foto alla coppia, spingendo il fratello a fare un gesto più romantico da immortalare. Fu così che Ron aveva preso Hermione, le aveva fatto fare un casquè e aveva posato le sue labbra sulle sue. Lui aveva chinato lo sguardo quei pochi secondi per non vedere la scena nella sua interezza. Sapeva perfettamente che la ragazza che Ron stava baciando non era ancora la sua Hermione, ma comunque, non se la sentì di guardare.
Scosse la testa per risvegliarsi da quei pensieri, strofinò le mani sulle cosce per sistemare i pantaloni e si incamminò verso la casa. Alzò la testa e guardando le finestre notò dei movimenti dietro i vetri del piano terra e capì che Ron doveva essere in casa. Sospirò, da una parte felice di poter gestire quella situazione subito, ma dall'altra parte non aveva molta voglia di avere a che fare con Ron. Ron aveva sbagliato, e per quanto il ragazzo non potesse saperlo, ferendo Hermione in quel modo era come se avesse fatto un torto a lui. Salì i brevi gradini, si passò una mano tra i capelli castani striati di grigio e si decise a suonare il campanello.
Aspettò, un po' sofferente per il sole di Agosto che stava picchiando sulla sua nuca con violenza, ma poi sentì qualcuno rovistare sulla porta. Probabilmente Ron stava guardando dallo spioncino.
Il silenzio per qualche secondo e poi vide la porta aprirsi lentamente. Si trovò davanti Ron. 
"Remus! Cosa ci fai qui?" Chiese il rosso un po' titubante.
"Ciao, dovrei prendere due cose per Hermione se non ti dispiace." Disse velocemente. Voleva fare in fretta.
Le spalle del rosso da tese si rilassarono lievemente. 
"Ah.."
E rimasero fermi sulla porta a fissarsi. In realtà Remus fissava Ron, mentre quest'ultimo guardava per terra.
Per quanto non se la sentisse di giustificare nulla di quello che il ragazzo aveva fatto, provò una punta di pena guardandolo.
Il rosso si riprese e gli fece cenno di entrare.
"Se devi prendere i vestiti ce ne sono alcuni ancora qui, per altre cose non saprei precisamente.."
"No, tranquillo, dovrei prendere solo questa e.." - disse chinandosi a pochi passi dall'ingresso per raccogliere la ventiquattrore vicino all'attaccapanni - 
"E queste." Alzandosi e prendendo le chiavi dal piattino in ingresso. Alzò la mano per mostrarle a Ron e abbassò lo sguardo per controllare di non aver lasciato nulla. Quei pochi secondi di silenzio dovevano essere stati troppo per Ron, poiché decise di interrompere il tutto ed esordire con la prima cosa che gli passò per la testa.
"Ti fa ancora male?"
Guardò il ragazzo, che quasi con espressione sofferente, e non con poco imbarazzo, aveva formulato la domanda.
Capì che stava parlando della ferita di pochi giorni prima poiché Ron gli aveva brevemente indicato la testa.
"No, Ginny e Sirius mi hanno sistemato in poco tempo"
Ron annuì grave.
"E Harry?"
Remus si stupì. Si era immaginato che il rosso avrebbe fatto qualche domanda, ma si aspettava che la prima fosse su Hermione. 
Forse non voleva rischiare di fare più danni, anche solo nominandola.
Ma poi Harry cosa? 
"Harry?" Gli chiese Remus di rimando confuso. 
"L'hai più visto dall'altra sera?"
Il viso di Remus era teso in avanti, tentava in tutti i modi di mantenere il viso con un espressione neutra ma le sopracciglia si erano alzate per mezzo secondo, come a dimostrazione del suo stupore.
"No. So che ha scritto a Hermione ma non è più passato da venerdì."
Aveva intenzionalmente detto il nome della donna, non per cattiveria, ma il fatto che non gli avesse chiesto nemmeno come stava lo aveva leggermente indispettito. 
Ma il rosso sembrava solo preoccupato della reazione del suo migliore amico.
"No perché sai.. Abbiamo turni diversi questo week-end e volevo spiegarmi prima di domani, ma non si è fatto vedere.."
Non aveva nemmeno il coraggio di andare lui a spiegarsi dopo il casino di Venerdì sera? Gli altri dovevano fare il lavoro per lui? 
Si stupì anche nel sentire che Harry non si era ancora fatto vedere. A quanto pare la situazione era in stallo.
"Non credo di poterti aiutare Ron." disse Remus neutro, cercando di non far trasparire nessuna emozione e incamminandosi verso la porta. Ron lo seguì ancora pensieroso aggiungendo:
"Si, certo hai ragione.. magari domani gliene parlerò" disse grattandosi la testa.
Remus si fermò. 
"Non credo domani sia una buona idea."
Disse ancora voltato verso la porta.
"Perché?" Chiese confuso il ragazzo.
"È il compleanno di tua sorella domani."
Gli disse voltandosi, scioccato da quella dimenticanza.
"E quindi?"
Remus lo guardò con gli occhi leggermente sgranati.
"Non credi sia il momento meno adatto per parlarne? Sarà il compleanno di Ginny. Vorrà festeggiarla, no?" -
Non vedendo l'arrivo di una risposta aggiunse -
"E poi dovrebbe esserci anche Hermione domani, io aspetterei per non spostare l'attenzione da Ginny."
Il ragazzo sembrò ponderare ciò che Remus gli aveva detto, e riprendendo il passo si sporse per aprire la porta all'uomo. 
"Ma sì, forse hai ragione tu.."
Remus lo squadrò per un secondo e poi annuì. 
"Grazie Ron."
Ancora perso tra le parole di Remus, Ron fece un cenno di saluto all'uomo e chiuse la porta.
Remus scese i gradini e si incamminò velocemente verso l'area di smaterializzazione. Mentre si assicurava che le chiavi di Hermione fossero al sicuro nella sua tasca dei pantaloni e che la valigetta fosse chiusa ripensò alla breve discussione. Sul punto di girare su se stesso sperò davvero che il ragazzo seguisse il suo consiglio e si smaterializzò.

"..e la lista?"
"È questa qui, con i vari indirizzi e nomi. Hai capito cosa devi dire?"
"Certo Minerva"
Minerva McGonagall era seduta nel suo studio con pile e pile di lettere sulla scrivania e davanti a lei vi era seduto Sirius.
L'uomo, quando la donna si era distratta a ricontrollare il foglio che gli stava porgendo, aveva alzato gli occhi al cielo.
Era la terza volta che glielo chiedeva.
Non era cambiata di una virgola, sia nell'aspetto che nei modi.
Il primo impatto che avevano avuto Sirius e Remus nel vederla alla scrivania del defunto preside era stato strano.
Sapevano perfettamente che la donna sarebbe stata un'ottima preside: una donna ricca di intelligenza e, fortunatamente e sfortunatamente, priva di quell'inclinazione alla segretezza e di quell'aurea mistica che emanava Silente. 
Quest'ultimo sostava nel quadro che si trovava alla destra della scrivania.
Sirius lo guardò e Silente gli fece un cenno e un occhiolino.
"Se preferisci potrei continuare a farlo io lo smistamento.." 
Rigirò la testa verso la donna.
"Minerva, se vuoi farlo tu e hai tempo lo puoi fare assolutamente. Nessuno te lo impedisce! Ma ti prego, scegli."
"Scusami."
Sirius la guardò colpito, per quanto fosse passato molto tempo dai suoi anni scolastici, ogni volta che chiamava la donna per nome, o si rivolgeva a quest'ultima con più enfasi rispetto a quando era studente, sentiva una piccola voce, probabilmente la sua coscienza, urargli contro.
"Non devi, anzi scusami tu. Non devi scegliere ora. Abbiamo ancora qualche settimana. So che tieni molto al discorso pre-smistamento." - Le sorrise gentile -
"Il mio lo ricordo come se fosse ieri.."
La donna posò la lista davanti all'uomo.
"Cosa ricordi di quel momento?"
Gli chiese con la voce addolcita da quel ritorno al passato.
"Ero felice di aver subito fatto amicizia con James, Remus e Peter sul treno. Ma durante il tuo discorso ero terrorizzato."
"Come mai?"
"Avevo paura che nonostante il mio ripudio per la mia famiglia e tutto ciò che credevano e rappresentavano, il cappello mi avrebbe messo comunque in Serpeverde."
La donna chinò il capo solennemente.
"Ma poi quando tu mi poggiasti il cappello sulla testa e quello urlò Grifondoro fui felicissimo..." lo sguardo che vagava per la stanza pieno di ricordi si indurì leggermente quando lo riposò sulla donna  "Ma allo stesso tempo avevo la conferma: ero nato nella famiglia sbagliata."
La donna gli donò uno dei suoi rari sorrisi, leggermente rovinato da quel breve lampo di pena che comparve sul suo viso.
Ricominciarono a lavorare e a controllare che tutti i ragazzi di famiglie babbane fossero sull'elenco di Sirius. Lui, insieme ad altri colleghi, avevano l'incarico di andare a informare le famiglie di nati babbani. Dovevano spiegare loro che i loro figli, dal momento in cui la magia si era presentata in loro, erano stati iscritti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ovviamente era un lavoro delicato, e non era la prima volta che Sirius lo faceva, poiché bisognava rassicurare i genitori e ascoltarli. Soprattutto in questi casi, dove la presenza di un mago non era un ovvietà, bisognava essere cauti e essere capaci di essere chiari e comprensivi.
Minerva guardò l'orologio e soddisfatta sistemò le carte con la bacchetta e le fece evanescere. Si alzò e si sistemò la veste verde smeraldo.
"Ti chiedo scusa Sirius, ho lasciato dei documenti in camera. Li prendo e poi finiamo velocemente il tutto."
"Certo Minerva."
La Preside uscì dallo studio e si incamminò verso le sue stanze.
Sirius si rilassò leggermente sulla sedia e si voltò una seconda volta a guardare il ritratto di Silente.
"Manca poco lo sai?" Gli disse, di getto, come se fossero nel mezzo di una conversazione.
"Immaginavo fosse quasi l'ora, o l'anno."
Rispose rapido il vecchio preside con gli occhi che brillavano dietro gli occhiali a mezzaluna.
Sirius lo guardò confuso.
"Il concetto del tempo spesso sfugge quando si è in questa forma." - rispose alla domanda non fatta di Sirius -
"Remus si sente pronto?"
"Lo è da sette anni."
Silente annuì, ma Sirius aveva quella domanda in gola. Quella domanda alla quale non aveva avuto risposta quando l'aveva fatta al vecchio preside sette anni prima.
"Cosa è cambiato?"
"Tempo al tempo."
"Albus, ormai il tempo è giunto al termine, cosa è cambiato?"
Silente non rispose, semplicemente curvò le labbra in un sorriso gentile e osservò Sirius. 
Ancora, nè lui nè Remus sapevano cosa la presenza di Hermione avesse scatenato.
Aveva qualche idea e intuiva che alcune cose non fossero andate come dovevano. Ma non poteva esserne sicuro, la linea temporale era stata cambiata dalla ragazza? Se sì, di quanto? 
Sospirò. Provava un profondo affetto per il vecchio preside, ma certamente non gli mancavano le sue risposte, anzi, le sue non risposte.
Con l'ingresso della McGonagall, Sirius, voltò il capo verso la donna e le sorrise, pronto per continuare il lavoro.

Un'ora dopo Sirius si trovava alla Testa di Porco seduto a un tavolo in fondo al locale. Aveva ordinato una burrobirra mentre aspettava l'arrivo di Harry.
Se nel viaggio di ritorno verso Hogsmeade si era perso a rimuginare alle poche parole che aveva scambiato con il quadro del vecchio preside, entrando nel locale si era ricordato che non sapeva il perché si trovasse lì. Si doveva vedere con Harry, certo, ma non sapeva il perché. 
L'ipotesi che aveva proposto Remus quella mattina non l'aveva esclusa: Harry per quanto fosse ormai un uomo che lui avrebbe definito "con le palle" e la testa sulle spalle, quando si toccava l'argomento Ginny diventava completamente lunatico. Ma un'altra ovvia ipotesi era il "disastro Ron-Hermione".
Magari voleva semplicemente cercare di capirci qualcosa di più riguardo la situazione e voleva consigli su cosa fare e come porsi con entrambi. 
Magari aveva visto Ron e voleva sfogarsi per la frustrazione.
Passò Aberforth tra le panche e i tavoli scuri del locale e gli fece un cenno. In quel momento vide una zazzera di capelli neri passare velocemente davanti alla finestra, seguita dal rumore della porta di legno pesante che si apriva e sbatteva.
"Aberforth" Disse Harry chinando la testa.
"Potter" lo salutò stoicamente l'uomo. 
Vide il ragazzo cercarlo per il locale e Sirius alzò un braccio per attirare la sua attenzione. 
Harry sorrise vedendo il padrino e si avvicinò per sedersi con lui.
Lo salutò e spostò una sedia per sedersi di fronte a lui.
"Allora che mi dici?" Chiese Sirius.
"Tutto bene, più o meno, voi? Hermione?"
"Noi bene. Per Hermione.. si sta rimettendo in carreggiata, diciamo." 
Harry lo guardò interrogativo 
"Oggi ha deciso di voler tornare a lavoro. Quando le ho fatto notare che aveva ancora dei giorni di ferie si è indispettita. È perfino riuscita a convincere Remus ad andare a prendere i suoi appunti."
Harry sorrise, sapeva perfettamente che convincere la ragazza a starsene ferma a non fare nulla era impossibile. 
"E dove è andato Remus a prendere gli appunti? Al ministero?" Chiese il ragazzo ancora sorridente.
Sirius si mosse a disagio sulla sedia.
"No, a casa sua."
Il sorriso di Harry si spense.
"Ah.."
Cadde il silenzio tra i due uomini. Sirius guardò il figlioccio che aveva un'espressione infastidita sul viso.
"Non l'ho più visto, sai?"
Sirius inclinò la testa di lato, lasciando parlare il ragazzo. Harry chiuse gli occhi per un secondo, come per darsi forza.
"Ron.. non lo vedo da quando Ginny gli ha detto di sparire l'altra sera. Non so ancora se andare a casa sua e ascoltarlo o andare lì e picchiarlo."
Sirius annuì grave.
"Ho così tante cose per la testa in questo periodo, e questa cosa.. so di essere un egoista nel dirlo.."
"Non ti preoccupare" lo rassicurò Sirius, aiutandolo a sfogarsi.
"Questa cosa proprio non rientra nei miei piani. Ha rovinato tutto."
Inspirò profondamente. 
"È un casino enorme! È come se avessi speso anni a fare un castello di carte e fossi pronto a mettere l'ultima ma poi ci fosse un terremoto che butta tutto all'aria"
"Parli della tua amicizia con Ron e Hermione?"
Harry annuì vigorosamente e continuò 
"Si, anche, ma non solo loro, io avevo organizzato domani.., ero pronto a.. a.."
"Domani?" Pensò Sirius. Guardò Harry confuso e preoccupato, qual era l'ultima carta?
"Harry..?" 
Il ragazzo fece scivolare le mani che per la frustrazione erano andate a coprigli il viso e guardò Sirius sospirando pesantemente. Con calma prese qualcosa dalla tasca e posò l'oggetto con un piccolo tonfo sul tavolo.
Sirius alzò le sopracciglia e abbassò lo sguardo. Era una scatoletta, piccola, ricoperta di velluto scuro blu.
Lentamente la prese tra le mani e l'aprì. 
Dentro, quasi nascosto dal velluto c'era un anello. Era sottile, d'argento con piccolo diamante incastonato.
Sirius con poca grazia spalancò la bocca e alternò lo sguardo dall'anello a Harry più volte. 
"Domani alla festa volevo chiedere a Ginny di sposarmi."
Sirius stava per alzarsi e andare ad abbracciare Harry, con il cuore pieno di gioia, ma l'espressione e il tono del ragazzo lo fecero desistere. E comprese.
"Ma hai dei dubbi adesso vista la situazione tra Hermione e Ron?"
Il ragazzo annuì.
"Voglio che sia tutto perfetto per Ginny, e non voglio allo stesso tempo mancare di rispetto a Hermione. Volevo avere i miei due migliori amici come pilastri di questa nuova pagina, capito?"
Sirius comprese il ragionamento del ragazzo ma arricciò la bocca in disaccordo.
"Io credo sia tuo diritto, anzi! Diritto tuo e di Ginny, vivere la vostra vita."
Harry aprì la bocca per ribattere ma Sirius alzò una mano per fermarlo e continuò
"Hermione non sta passando un bel momento, va bene. Ma se lei fosse qui farebbe i salti di gioia nel sapere i tuoi progetti."
Lo sguardo di Harry si addolcì. 
"Il fatto che tu voglia essere felice non ti rende egoista Harry, non in questo caso. Non ti puoi precludere la felicità a prescindere perché qualcuno vicino a te sta male." Disse Sirius saggio.
"Ma ci sarà anche Ron domani e lei.."
"Ron ha fatto quello che ha fatto. Ma domani sarà un Ron che sarà felice per la sorella e il suo migliore amico."
Harry annuì lentamente, non vedendolo ancora convinto Sirius rincarò la dose sporgendosi in avanti sul tavolo.
"Harry. Faranno fatica a guardarsi in faccia domani, questo purtroppo dobbiamo metterlo in conto. Ma se tu ti senti pronto a fare questo passo lo devi fare. Non sai se pestare Ron o parlargli? Credo che tu possa permetterti di pensare a tutto ciò martedì invece che domani."
Harry ponderò le parole del padrino e lasciò vagare lo sguardo sul tavolo.
Sirius si lasciò andare contro lo schienale della sedia. Il ragazzo alzò lo sguardo a quel movimento e incontrò gli occhi dell'uomo; con un mezzo sorriso annuì, cosa che fece fremere Sirius di gioia.
Incrociò le braccia soddisfatto.
"Ora però mi devi raccontare come vorresti farlo.." disse a mezza voce.
Harry arrossì leggermente, ma con il sorriso che si allargava sul suo viso raddrizzò la schiena e iniziò a raccontare il suo piano per il giorno successivo. 
"Vedi, quando arriverà il momento di aprire i regali.."


A Grimmauld Place invece vigeva il silenzio più assoluto.
Hermione era seduta sul divano con i vari appunti sparsi sui cuscini e sul tavolino da tè, immersa completamente nella lettura di complicate formule scritte ai margini dei fogli. Remus invece si era appisolato da poco sul divano adiacente, con ancora il libro regalatogli da Hermione che si alzava e abbassava sul suo petto, seguendo i suoi respiri.
Hermione mordeva la matita leggermente, concentrata su i fogli pieni di formule. 
Cercava di muoversi lentamente poiché a ogni movimento le pergamene facevano un gran rumore. Si allungò lentamente sul tavolino di legno per prendere il formulario, che aveva stilato lei personalmente qualche mese prima. Quasi sdraiandosi completamente sul tavolino riuscì con la punta delle dita a prenderlo e si tirò su con molta calma.
Controllò Remus e fu sollevata nel vedere che stava ancora dormendo, nonostante le sue acrobazie.
L'uomo era tornato all'ora di pranzo con la sua valigetta e le sue chiavi, era così bisognosa di cimentarsi in qualcosa che la facesse smettere di pensare agli ultimi giorni che, dopo averlo ringraziato ancora una volta, spiluccò qualcosa velocemente a pranzo e si mise subito a lavorare.
Non aveva chiesto a Remus di Ron, era certa lo avesse incontrato visto che era riuscito a prendere le sue chiavi e i suoi appunti, ma nel momento di fargli la domanda aveva desistito. Non voleva sapere cosa aveva detto Ron, non voleva nemmeno pensarci in realtà, ma sapeva che ci sarebbe voluto del tempo per questo. Voleva limitare l'argomento Ron poiché sapeva benissimo che il giorno dopo alla festa avrebbe dovuto averci a che fare. Aveva deciso di andarci alla fine, dopo aver pensato più volte nella notte di spedire un gufo a Harry dicendo che non se la sentiva.
Ma aveva già chiesto molto ai suoi amici e non voleva arrecare dispiacere a Ginny.
Sapeva che Ginerva non era persona che si offendeva per queste cose, ma allo stesso tempo sapeva anche che, crescendo, non era più così comune andare alla Tana e vedere tutta la famiglia Weasley al completo. I compleanni e le festività erano diventate i piccoli appuntamenti annuali dove si potevano riunire tutti. E il suo inconscio doveva saperlo che sarebbe andata comunque alla festa di Ginny, poiché, anche se in un momento di totale furia e sconforto, quando aveva scoperto il tradimento di Ron aveva messo nel baule il regalo della ragazza. 
Remus si girò su un fianco e il libro lentamente scivolò per terra. Hermione strizzò gli occhi al piccolo tonfo che fece il libro sul tappeto, e guardò Remus leggermente allarmata pensando che si fosse svegliato. Ma l'uomo doveva essere davvero stremato poiché dormiva ancora profondamente. Lo guardò inizialmemte con sollievo ma poi si allarmò leggermente per quella sonnolenza. Con la mano sinistra prese la sua agenda rosso scuro e la aprì. Con un piccolo sorriso guardò la piccola scritta sulla pagina dell'undici Agosto che diceva "Compleanno di Ginny", voltò pagina e guardò in alto a destra:
Nell'angolino della pagina che segnava il 12 agosto c'erano due piccole lettere in nero "L.P." Aveva preso l'abitudine, durante il suo soggiorno a Grimmauld Place, di segnare subito i compleanni e le lune piene. Era un piccolo rituale che aveva deciso di mantenere quando Remus le aveva regalato una bellissima agenda in pelle per i suoi ventun'anni.
Chiuse l'agenda lentamente e si portò una mano alla bocca e guardò l'uomo ancora addormentato. Certo che era così stanco, la luna piena era tra due giorni e lei lo aveva lasciato andare a prendere le sue chiavi e i suoi appunti a casa sua. L'anno di convivenza con i due uomini le aveva permesso di imparare a riconoscere i sintomi di Remus e quindi a capire quando la luna piena fosse vicina. Remus faceva fatica a salire le scale, il respiro diventava più affannoso e delle piccole smorfie di dolore comparivano sul suo viso quando si muoveva troppo bruscamente. Ma, in quei giorni, era stata così assorbita dalla situazione in cui versava che non aveva prestato la minima attenzione ai suoi amici. 
Si era chiusa in una bolla e non aveva prestato attenzione, non era da lei. Era naturale per lei sapere tutto di tutti, ovviamente non si trattava di conoscere gossip vari, ma la natura delle persone, quelle piccole abitudini che caratterizzavano le persone che amava, sì.
Guardò ancora Remus con un piccolo nodo allo stomaco provocato dal senso di colpa. L'uomo che con il respiro pesante, dormiva con il viso pallido rivolto verso la sua direzione. Sapeva che l'uomo era affine alla sua natura, sempre pronto a mettersi al lavoro e a non stare con le mani in mano; per questo si sforzava di rimanere sempre sè stesso, anche se con la luna a pochi giorni di distanza. Ma allo stesso tempo, per un suo capriccio, si era stancato più del dovuto. E inoltre, aveva dovuto avere a che fare con Ron.
Strinse gli occhi a quel nome, la ferita era così fresca ancora che le sembrava di sanguinare. Cercò di rimettersi a lavoro ma non riuscì a chinare la testa sulla pergamena. 

Sirius si incamminò da Hosgemade verso Hogwarts con un misto di emozioni che lo facevano fremere: da una parte la decisione di Harry di fare il grande passo gli aveva fatto grondare il cuore di gioia. Quanto quella scena gli aveva ricordato quando James aveva deciso di fare la domanda a Lily e lo aveva raccontato a lui, Remus e Peter. I brindisi, i salti di gioia del passato erano echi agrodolci che seguivano Sirius da anni.
Dall'altra parte pensava anche a come sarebbe stata la situazione e il giorno successivo e negli anni a venire.
Hermione e Ron significavano tantissimo per Harry, era la prima famiglia che aveva scelto e vedere una famiglia cadere a pezzi in questo modo aveva messo il figlioccio in una posizione ambigua e dolorosa. Dopo aver bevuto la loro burrobirra e aver festeggiato, insieme avevano progettato le loro mosse il giorno dopo nei minimi particolari, per poi salutarsi calorosamente. 
La carrozza lo accompagnò fino all'ingresso della scuola: aveva avuto piena libertà di rimanere a dormire nella scuola da parte della preside, ma aveva preferito rifiutare e tornare a casa per essere più comodo l'indomani. 
Si presentò davanti al Gargoyle che lo fece salire non appena pronunciò la parola d'ordine. Le scale che salivano lentamente lo fecero arrivare direttamente davanti alla porta della preside, bussò più volte ma non ricevette risposta. Entrò nello studio vuoto e ammirò la stanza. Per quanto si sentisse la presenza della sua vecchia docente nello studio, la donna, da come poteva vedere, aveva comunque lasciato intoccati molti degli oggetti appartenuti a Silente. Di istinto alzò lo sguardo verso l'uomo nel dipinto. Silente lo guardava con quel piccolo sorriso enigmatico che gli illuminava gli occhi anche quando era in vita.
"Di ritorno a Grimmauld Place?" Chiese l'uomo. 
Sirius ancora perso a fissarlo negò con il capo.
"Spesa dell'ultimo minuto.."
Si avvicinò al quadro e lo guardò dritto negli occhi azzurri. 
"Oggi è il dieci agosto.." iniziò Sirius.
Lasciò la frase in sospeso, come se volesse permettere al vecchio Preside di completarla automaticamente. Silente lo guardò curioso e inclinò la testa.
"Mi chiedevo.." e nel mentre si schiarì la voce "..sappiamo il giorno in cui arriverà, l'ora precisa, al secondo quasi. Ma dall'altra parte abbiamo solo una vaga idea di quando lei commetterà l'errore nel presente. Non sappiamo il giorno, né l'ora. So che non potrà essere troppo lontano dalla data del '95.."
"Perché trovi così importante sapere quando accadrà?" Chiese il defunto preside.
Sirius guardò Silente come se avesse detto una bestemmia.
"Ma come perché Albus?"
Si passò una mano frustrato tra i capelli.
"Così da sapere.. così sapremo, o almeno Remus saprà come agire di conseguenza.."
"Sirius.."
L'uomo si girò stancamente.
"Si?"
"Se la Signorina Granger non vi ha mai rivelato il giorno preciso in cui è tornata indietro ci sarà sicuramente un motivo.."
Sirius annuì stancamente. 
"Hai ragione, scusami."
Silente alzò la mano destra e scosse il capo lentamente.
"Non devi scusarti, capisco che sia stato difficile dover tenere questo evento per voi. Sono domande lecite."
"Ah! Sirius stai partendo?" La voce della Professoressa McGonagall interruppe la conversazione tra i due uomini.
Sirius si voltò e la vide dirigersi verso la scrivania e le sorrise.
"Si Minerva, stavo giusto per andare."
"Bene bene! Non appena avrò finito di sistemare le varie documentazioni spedirò le linee guida per i programmi a tutto il corpo docente." 
Sirius con un sorriso gentile la ringraziò, raccolse la propria valigetta e si incamminò verso il grande camino. Con un gesto veloce della bacchetta lo accese e prese una manciata di polvere magica. Si voltò verso lo studio e salutò con brevi cenni sia la donna, che ricambiò e gli sorrise brevemente, sia Silente che semplicemente chinò il capo.
E Sirius sparì in un vortice di fiamme verdi.


I fogli e gli appunti erano stati messi da parte ai suoi lati e la matita rotolava tra le sue mani. Hermione, con la schiena poggiata sulla spalliera del divano si era incantata a guardare Remus. L'uomo stava ancora dormendo voltato nella sua direzione, il libro era ancora a terra e lei non aveva voluto muovere un muscolo. Quella piccola punta di colpa c'era ancora, ma aveva potuto constatare che guardare l'uomo la rilassava. Le aveva messo un senso di pace addosso avere lui di fianco, che scandiva il tempo con i suoi respiri regolari. I capelli striati di grigio erano arruffati dai movimenti che aveva fatto nel sonno e le venne da ridere. Non era la prima volta che vedeva Remus dormire. Anzi, la prima volta che lo aveva incontrato sul treno di Hogwarts era appisolato in un angolo dello scompartimento. Era stato suo professore al terzo anno, era membro dell'Ordine della Fenice, e poi solo successivamente era diventato un caro amico e confidente. 
In realtà, sia lui che Sirius, erano stati di nuovo i professori suoi e di Ginny, anche se solo per gli esami Mago. A differenza di Harry e Ron che dopo aver aiutato il Ministero erano andati diretti alla scuola per Auror, lei e Ginny avevano concluso i loro percorso scolastico. Nel post guerra anche loro avevano aiutato il Ministero ma avevano colto l'opportunità che aveva dato loro la McGranitt. Agli studenti del sesto e del settimo anno che avevano compiuto 17 anni era stata data l'opportunità di svolgere degli esami all'inizio di Gennaio del 1999. Chi voleva poteva svolgere l'intero anno accademico normalmente o poteva scegliere gli esami. Molti dei loro amici avevano scelto come loro di dare gli esami.
La McGonagall era a corto di personale docente. E per quanto la commissione d' esame sarebbe stata assai comprensiva essendo appena finita la guerra, voleva che i suoi studenti avessero del supporto da parte della scuola. Per questo aveva chiesto a Remus di riprendere il posto di docente in Difesa contro le arti oscure e a Sirius di sostituirla in trasfigurazione, per poi estendere i contratti a tempo indeterminato successivamente. 
Entrambi gli uomini quindi si erano ritrovati ad aiutare il Ministero con la sua nuova amministrazione e con lo smantellamento dei vari progetti e leggi che aveva creato Voldemort con i suoi seguaci, e a fare dei corsi in pillole sui vari argomenti che venivano trattati nei G.U.F.O e nei M.A.G.O.
Il giorno dell'esame, sia Ginny che Hermione erano estremamente nervose ma la presenza di Sirius e Remus era stata decisiva. Poteva ricordare perfettamente la sensazione che aveva provato dopo l'orale di Difesa contro le arti oscure. Era stato il suo ultimo esame. L'aveva stremata più degli altri riportando alla ribalta ricordi della ricerca degli Horcrux e della battaglia finale. Remus la aspettava fuori dalla sala della commissione, appoggiato al muro, le braccia incrociate e un grosso sorriso sul volto.
Le aveva chiesto com'era andata, e sapeva di essere stata impeccabile, ma la tensione per l'esame, l'essere di nuovo a Hogwarts, e i commenti e i ringraziamenti finali degli esaminatori per quello che lei, Harry e Ron avevano fatto nella guerra le avevano estirpato tutta l'euforia della fine degli esami. 
Si era semplicemente avvicinata, gli aveva spostato le braccia ai lati e si era precipitata contro il suo petto e lo aveva abbracciato forte.
Sorrise dolcemente, ancora guardando l'uomo, ricordando come il semplice movimento che aveva fatto di avvolgerla tra le sue braccia senza fare domande, come se lui sapesse tutto di quello che stava passando in quel periodo, le aveva fatto crollare quella diga che si era creata nelle ultime settimane degli esami.
Delle fiamme verdi si alzarono nel camino davanti a lei e Sirius ne uscì, spazzolandosi con le mani i vestiti.
Aveva fatto un piccolo salto sul divano, non aspettandosi l'arrivo dell'uomo. 
Sirius guardò lei con un sorriso divertito e stava per commentare l'espressione che aveva fatto quando notò lei con l'indice sulle labbra e gli occhi sgranati, lei mosse la mano e gli indicò Remus che dormiva sul divano.
Guardò l'orologio al polso: erano le otto e mezza di sera. Guardò Hermione confuso.
"Va tutto bene?" Chiese a bassa voce. 
La ragazza annuì, si alzò lentamente dal divano cercando di non far rumore e fece cenno a Sirius di seguirla in cucina.
"Hermione sicura che sia tutto ok?"
La guardò insistente. Lei si poggiò contro il bancone e si tortutò le mani.
"Mi sono dimenticata della Luna piena.."
"E quindi?"
"Quindi l'ho fatto andare a prendere le mie cose senza fare domande, senza chiedere nulla.."
Sirius sapeva che la luna piena era Martedì; Erano anni ormai che sapeva perfettamente riconoscere l'avvicinarsi di quest'ultima. L'uomo si stancava più facilmente, aveva picchi di energia per poi svuotarsi come un sacchetto. I dolori, i sensi che si acuivano, il respiro affannoso, tutti sintomi di una luna piena in arrivo. La pozione antilupo però attutiva i suoi sintomi prima della trasformazione e dava i suoi benefici, e permetteva a Remus di vivere i giorni precedenti come tutti gli altri, anche se con qualche accorgimento in più. 
"Hermione.."
"Si lo so che non potevo notarlo visto gli eventi di questi giorni, che non l'ho forzato a farlo e via dicendo. Ma mi sento in colpa.
Dai guardalo!" Lo bloccò la ragazza e indicò con il braccio la porta della cucina che dava sul salotto. 
"Va bene. Ma posso aggiungere una cosa?"
Disse Sirius con un mezzo sorriso.
La ragazza abbassò il braccio e acconsentì. 
"Se tu chiedessi a Remus di tagliarsi le gambe per renderti felice, o per renderti la vita più facile, lui semplicemente ti chiederebbe a che altezza e con quale strumento." 
Rispose Sirius sussurrando dolce.
Hermione sentì il suo viso scaldarsi. 
"E poi è cocciuto. Se vuole fare qualcosa la fa, che ci sia la luna piena o una catastrofe. O tutte e due insieme"
Hermione lasciò sfuggire uno sbuffo che sembrava una piccola risata.
"Gli chiederò comunque scusa e lo sgriderò, sappilo." Disse guardando per terra e portandosi una ciocca dietro l'orecchio. 
"L'avevo già messo in conto, tranquilla." Le disse alzando le spalle e sorridendo.



"Hai sentito tua madre per domani?"
"Si, domani all'una dobbiamo essere lì. Te l'ho già detto mille volte oggi, ma che ti prende?"
Harry e Ginny stavano sistemando i piatti sul tavolo della cucina per la cena.
Harry dopo essersi confidato con Sirius riguardo la sua proposta era diventato un fascio di nervi dall'emozione. Era come se, dopo tutti quei mesi a rimuginare e organizzare, solo nel momento in cui si era confidato con il padrino il tutto si fosse concretizzato.
"Niente, scusami, sono un po' fuori fase in questi giorni" le disse sorridendo.
Ginny posò l'ultimo piatto e rise.
"Un po' fuori fase?" 
Lui la guardò storto.
Lei rise ancora più forte e si girò per mescolare il sugo nella pentola.
Lei non sospettava nulla, non aveva idea del regalo, né della proposta e nemmeno gli altri. In realtà la sua idea era quella di mantenere il segreto fino all'ultimo, tenerlo per sè, ma stava impazzendo. Così aveva deciso di dirlo a Sirius. Aveva deciso di farlo di nascosto la sera prima, ma con il disastro che era stato aveva preferito mantenere il segreto ancora per un giorno. 
Aveva pensato di dirlo a Sirius, Ron e Hermione non appena aveva iniziato ad organizzare il tutto, ma aveva paura che qualche parola di troppo sfuggisse dalle loro bocche. In particolare Ron ed Hermione, che frequentavano Ginny molto più che Sirius. Poi la settimana precedente aveva deciso di dirlo solo a Sirius. Era andato a visitare i suoi genitori. Davanti alla loro tomba si era lasciato andare e aveva parlato con il marmo bianco che faceva risaltare i loro nomi. Oltre all'anniversario della loro morte e per i loro compleanni, Harry era sempre andato nel cimitero di Godric's Hollow ad annunciare ai suoi genitori avvenimenti importanti. Non potevano sentirlo, ma era un'abitudine che non avrebbe mai perso. Era il suo sogno poter riavere i suoi genitori e parlare con loro di ogni cosa, presentargli Ginny e i loro amici. Andare da suo padre e raccontagli nei dettagli come aveva scelto l'anello, cosa avrebbe detto. Ma non poteva, poteva solo parlare solo con i loro nomi incisi sulla pietra. In quel momento aveva realizzato di volerlo rivelare a Sirius. Sapeva che non avrebbe detto nulla a nessuno, anche se per un giorno, e sentiva di doverglielo. Era stato per lui un padre, un amico e un fratello da quando aveva tredici anni. Voleva avere un sostegno, anche se per poche ore, e quello di Sirius era perfetto. Lo aveva leggermente calmato riguardo la questione Ron ed Hermione. E quando l'aveva aiutato a mettere i suoi dubbi da parte, la sua energia e felicità alla notizia gli avevano fatto scoppiare il cuore di gioia.
"Harry?"
Ginny aveva la pentola pronta ad essere servita in mano, e lo guardava preoccupata, con la testa lievemente inclinata. Si era perso tra i suoi pensieri stando in piedi con ancora il suo piatto in mano.
"Stai bene?" Chiese lei posando la pentola sul tavolo, nello stesso momento lui posò il piatto.
"Si, scusami ero perso tra i miei pensieri."
"Belli o butti ?"
Chiese lei sedendosi, e guardandolo negli occhi. 
"Un misto tra i due direi" alzò le spalle, le sorrise, e si sporse a baciarla.
Lei lasciò cadere la conversazione verso altri argomenti, non voleva obbligarlo a parlare ma quella distrazione continua e quei momenti morti dove lo vedeva perdersi nella sua testa la preoccupavano.
Dopo aver cenato si erano spostati sul divano in salotto per guardare qualcosa sulla televisione. Harry aveva proposto di aspettare la mezzanotte per farle gli auguri di compleanno, per poi festeggiarla in camera da letto. Lei aveva riso e acconsentito con gioia alle attenzioni che le voleva dedicare il proprio ragazzo e con due bicchieri di vino si erano ritrovati con le gambe intrecciate, uno di fronte all'altro sul divano. Ma quello sguardo perso in cucina le aveva ricordato lo stesso sguardo che gli aveva visto la sera precedente a Grimmauld Place.
"Sei preoccupato per domani?"
A Harry andò di traverso il vino che stava malauguratamente bevendo in quel momento. 
"Ha scoperto tutto!?" Pensò mentre rosso in viso tossiva cercando di ritrovare il fiato.
Lei lo guardò con una piccola smorfia che doveva essere di divertimento, ma che fu di nuovo sostituita da un espressione preoccupata. 
No, non sapeva nulla.
"Un po'." 
"Anche io lo sono" la guardò più attento a questa ammissione. Stava parlando di Ron e Hermione.
"Hai paura che rovinino la festa?"
Chiese cauto guardando dentro il suo bicchiere. 
"No, lo sai che del compleanno mi importa solo perché è un momento dove ci possiamo rivedere tutti insieme" si spostò i capelli rossi con una mano.
"Sono preoccupata per loro a dire il vero. Perché so che Hermione farà di tutto per evitare lo scontro e Ron.." 
Harry aveva stretto gli occhi brevemente a quel nome, Ginny gli posò una mano sulla gamba come per calmarlo. 
"Ron spero faccia lo stesso."
"Ancora non ho realizzato." Esordì Harry, e quei timori che erano stati calmati da Sirius tornarono alla ribalta.
"Non sospettavi nulla?"
"No, te l'ho detto ieri sera. Non ne sapevo nulla di nulla. Mi aveva detto un po' di tempo fa che c'era stata una mezza litigata ma non ne aveva più parlato quindi immaginavo fosse tutto risolto."
Ginny sospirò e spinse la testa all'indietro. 
"Spero che Ron le chieda scusa come si deve. Non credo ci vorrà poco tempo per far sì che ritornino almeno a guardarsi in faccia."
Harry annuì, e le ultime parole della ragazza le ricordarono quelle di Sirius poche ore prima. 
Sperava che i due potessero risolvere la situazione in un futuro, ma il giorno dopo?
Il giorno dopo sperava ci fosse una tregua per poter permettere a Ginny di godersi il compleanno e la sua proposta di matrimonio.
Guardò l'orologio e vide che mancava poco meno di un minuto a mezzanotte. Spostò le gambe e si mise a sedere, rabboccò il bicchiere di Ginny e il suo per poi chinarsi verso di lei.
"Da adesso, per ventiquattro ore, mi devi promettere che non penserai a nulla di triste o preoccupante"
La ragazza lo guardò negli occhi confusa.
"Da adesso?"
Lui annuì sorridendo e girò il braccio per mostrarle l'orologio.
Mezzanotte.
Lei scoppiò a ridere ed eliminò la distanza tra i loro visi per posare le sue labbra su quelle di lui.
"Ti amo." 
Disse, chiudendo gli occhi ancora sorridente e posando la fronte su quella di Harry. 
"Ti amo anche io. Buon Compleanno."









Spazio Littletoknow 

Allora, intanto facciamo delle belle scuse perché faccio promesse e poi non le mantengo. 
Dovevo pubblicare il capitolo a inizio settimana ma sono stata presa da altro, chiedo venia. Il prossimo capitolo proverò a pubblicarlo domani, se questo non fosse possibile per forze oscure, sicuramente all'inizio della prossima arriverà anche il settimo.
Che cosa posso dire?
Inizio moooolto lento direte voi, ma vi sono vari motivi. Intanto la dinamica tra i personaggi, essendo passati molti anni, volevo fosse chiara.
E poi, essendo una coppia inusuale, Remus e Hermione hanno bisogno del loro tempo e spazio.
E poi Harry che sgancia queste bombe?
E Silente che pure da quadro riesce a non dare risposte chiare?
Bene bene bene, il prossimo capitolo sarà una bella festicciola.
Spero di risentirvi presto e grazie per la pazienza. 
Alla Prossima! 
LtN.







   
 
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