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Autore: Clodie Swan    10/03/2022    3 recensioni
Nel Regno di Oshiria una misteriosa entità nota come La Dama del Vento, miete vittime diffondendo il terrore. L'Accademia di Magia, su richiesta della Regina Deme, invia il suo mago più potente per combattere tale minaccia.
..."Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo. Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida. La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve."
Ispirata al contest “La Dama del vento” indetto da Spettro94 sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Thunderbridge

 

Sir Goldmind smontò da cavallo lentamente e dopo essersi guardato intorno, condusse l'animale verso l'abbeveratoio della piazza principale.
I quattro soldati che lo accompagnavano fecero altrettanto, felici di potersi sgranchire le gambe dopo il lungo viaggio.Goldmind pensò che non sarebbe stato difficile trovare l'abitazione del mago. Thunderbridge non poteva definirsi una vera e propria cittadina, era poco più di un villaggio di cui si potevano vedere i confini da quella piazzetta.

Non che non fosse un posto piacevole. Goldmind apprezzava la semplicità delle case in pietra grigia dalle tegole rosse circondate da una rigogliosa campagna. Quegli immensi campi di grano e quelle pianure lussureggianti gli ricordavano casa sua. Aveva sperato di poter approfittare di quella missione per fare una breve sosta a Stonehewer, ma il re non lo aveva permesso. Condurre a corte il mago aveva la priorità su tutto. Goldmind sospirò togliendosi l'elmo e andò a riempire la sua borraccia alla fontana.
Tanto valeva dunque mettersi subito alla ricerca di questo benedetto mago e ripartire.

Sulla piazza non c'era edifici degni di nota, ad eccezione di una chiesetta e di un paio di case a due piani più curate delle altre, ma nessuna sembrava la dimora adatta ad un mago di grande prestigio. Goldmind si asciugò la bocca e si mosse per chiedere l'informazione a qualcuno del posto. Era metà mattinata ma non c'era molta gente in giro anche se le piccole botteghe erano aperte e si vedeva qualche raro passante. Ad attirare la sua attenzione fu il rumore metallico che veniva da una piccola fucina a pochi passi da lì. Un uomo ed un ragazzo vi stavano lavorando, molto probabilmente padre e figlio come riportava l'insegna sopra le loro teste “Stryder e figlio”.

“Buongiorno, buon uomo.” disse Goldmind avvicinandosi al fabbro.

Questi smise di martellare e alzò subito la testa scrutando con interesse l'armatura di Goldmind e il piccolo drappello di soldati alle sue spalle.

“Un nobile cavaliere di passaggio! In cosa posso servirvi, signore? Dovete ferrare i cavalli? Affilare le armi? Io e mio figlio siamo i migliori della zona. Non potreste trovare di meglio in tutta la contea. Abbiamo dei prezzi imbattibili.”

“Grazie, ma vorrei soltanto un'informazione. Sto cercando il nobile mago Sheeran di Thundersbridge.”

Stryder e il figlio sgranarono gli occhi, sorpresi.

“Lo conoscete?” chiese Goldmind. “Sapete dove posso trovarlo?”

“Oh sì, certo.” ridacchiò il fabbro “Lo conosciamo tutti. Ma non è qui al villaggio. Dovete andare alla fattoria degli Handers. Vive lì.”

“Posso accompagnarli io, padre.” si offrì il ragazzo, scostandosi una ciocca di capelli neri, dalla fronte, madida di sudore. Sembrava preda di una strana emozione.

“No, Ivan. Tu hai del lavoro da fare qui. La fattoria è a poche miglia a sud: uscendo dal paese dovete superare il mulino ad acqua ed imboccare la strada verso i campi. Non potete sbagliarvi.”

Fattoria? Goldmind aggrottò le sopracciglia pensieroso e dopo aver ringraziato il signor Stryder rimontò in sella facendo cenno ai suoi uomini di seguirlo.

“Credevo fossimo arrivati.”brontolò uno dei soldati.

“A quanto pare no.” gli rispose Goldmind “Muoviamoci.”

 

***

La campagna fuori da Thunderbridge era una piacevole distesa di boschi e campi coltivati. Fu piacevole percorrere la strada sterrata nella direzione che il fabbro aveva indicato. Lungo il tragitto Goldmind immaginò che un mago importante forse poteva aver acquistato una tenuta di campagna e che presto si sarebbero trovati di fronte ad un immenso casale o qualcosa del genere. La sua sorpresa fu grande quando si trovò davanti ad una modesta casa in legno e pietra col tetto rivestito di mattoni rossi circondata da un piccolo terreno. Vi era un campo di grano pronto per la semina, un orto e qualche albero da frutta. Un uomo e una donna erano le uniche persone presenti e stavano lavorando.

Il fattore, un uomo alto con le spalle robuste ed una barba castana, fermò l'aratro vedendoli arrivare e la donna, seduta su una panca di legno accanto alla soglia, smise di cucire. La coppia andò loro incontro insieme, con un misto di timore e rispetto. L'uomo circondò le spalle della moglie e si tolse il cappello.

“Buongiorno.” cominciò Goldmind “ È questa la fattoria degli Handers?”

“Sì.” confermo l'uomo “Io sono Ioan Handers. E questa è mia moglie Lindis. Cosa posso fare per voi? È forse successo qualcosa?”

“Nulla di cui preoccuparsi, buon uomo. Il mio nome è Sir Herrol Goldmind. Sto solo cercando Sheeran di Thunderbridge e mi hanno detto che lo avrei trovato qui.”

Handers e sua moglie si scambiarono uno sguardo pieno di apprensione, poi il fattore tornò a guardare Goldmind. “Lo vogliono all'Accademia, forse?”

“Lo vuole il re. Per un'importante questione.” disse Goldmind. “Il Mago Sheeran è qui?”

Handers annuì. “Andate sul retro della casa. Sta facendo lezione ai miei figli, sotto la quercia.”

Goldmind lo ringraziò con un cenno del capo e si diresse a piedi nella direzione indicata, seguito dai suoi cavalieri. Non c'era molto in quel podere. Un piccolo edificio in legno che sembrava la stalla. Un recinto per il cavallo. Un pollaio. Un orto ben curato e prosperoso. A dire la verità non ne aveva mai visto degli ortaggi così grandi e succosi, dai colori accesi. Gli Handers avevano di tutto: pomodori, zucche , carote, lattuga, cavoli… C'era anche un melo e qualche altro albero da frutta.

Trovò la quercia appena voltato l'angolo. Era un maestoso albero in mezzo ad una piccola radura a pochi metri dal bosco.

Tre ragazzi erano seduti sulle radici nodose che spuntavano dal terreno, intenti a chiacchierare e a ridacchiare. Dovevano aver preso una pausa dalla lezione perché non c'era alcun adulto con loro e avevano dei fogli sparsi sull'erba. Il più piccolo dei tre , un bambino di circa sei anni stava mostrando qualcosa agli altri due, un maschio e una femmina, già adolescenti.

“Dicevo sul serio! Sembrano le ali di una fatina!”

“In effetti lo sono, Maties.” spiegò il ragazzo più grande “Alcuni semini hanno le ali perché la pianta lo affida al vento per mandarlo lontano.”

“ E perché lo manda lontano?” insistette il bambino curioso.

“Perché così può portare frutto e far nascere altre piante.”

Il giovanotto soffiò e il semino si librò nell'aria, più in alto di quanto avrebbe dovuto fare normalmente, e girò su sé stesso fino ad atterrare sul palmo della mano inguantata di Goldmind.

A quel punto i tre ragazzi si accorsero della sua presenza e si alzarono in piedi.

“Un seme di acero.” disse il cavaliere con un sorriso. “Anch'io ci giocavo da piccolo. Mi divertivo a lanciarli in aria e a farli atterrare.”

Non ci fu nessuna risposta e Goldmind ne approfittò per studiarli per qualche secondo. La fanciulla, dai lineamenti sottili e dolci, non poteva avere più di quindici o sedici anni ed era sottile come un giunco, con dei lunghi capelli scuri raccolti in una treccia. Il bambino le somigliavo moltissimo, sia per i colore dei capelli che gli coprivano la fronte con una lunga frangia, che per il colore degli occhi grigio-azzurro, come la tunica corta che indossava. L'altro ragazzo era piuttosto diverso dai suoi fratelli: aveva i capelli castano chiaro che gli incorniciavano il volto in una nuvola di riccioli morbidi e gli occhi verdi, dalle sopracciglia folte, che lo guardavano con un'espressione acuta e intelligente. Non poteva definirsi bello forse, ma aveva un viso interessante. Doveva avere anch'egli sui sedici anni, di altezza media ed il fisico magro e asciutto.

Goldmind notò che il ragazzo era avvolto da un mantello di panno verde scuro, chiuso da una spilla preziosa a forma di foglia. Una foglia di quercia per la precisione.

“Dei cavalieri!” esordì finalmente il piccolo Maties entusiasta. “Dei cavalieri veri! Non come quelli che abbiamo visto alla fiera l'anno scorso. Avevano della armature brutte! Le loro sono bellissime! Hanno pure il disegno! Tre corone sullo sfondo azzurro!”

I soldati non seppero trattenersi e ridacchiarono, mentre Goldmind sorrideva al bambino amabilmente.

“Quelle che abbiamo visto erano delle guardie cittadine, Maties.”spiegò il ragazzo senza smettere di guardare Goldmind. “Questi signori fanno parte della guardia del Re. Quel disegno è lo stemma reale.”

“Corretto. “ confermò il capitano. “Veniamo da parte del re e stiamo cercando il potente mago Sheeran di Thunderbridge. I vostri genitori mi hanno detto che era qui con voi. Potete dirmi dov'è?”

Maties e la sorella si voltarono verso il giovane trasalendo, mentre questi impallidì pur rimanendo calmo e composto.

“Posso chiedervi, milord, perché lo cercate?”chiese il ragazzo con gentilezza.

Goldmind sospirò. Cominciava ad essere stufo di dover continuare a ripetere la stessa cosa a tutti. “Si tratta di una questione urgente, figliolo. Se sai dov'è ti prego di dirmelo subito.”

“E se lui non volesse venire?” replicò il ragazzo in modo garbato ma fermo.

Goldmind e i soldati si guardarono increduli.

“Temo proprio che dovrò costringerlo...ma perché parlo con un ragazzino? Senti figliolo, sono stanco: sai dov'è oppure no?”

Il ragazzo non rispose ma lo fissò con un'espressione guardinga. Per un attimo nei suoi occhi verdi danzarono delle piccole fiamme d'oro. Il sospetto sfiorò la mente di Goldmind, ma prima che potesse parlare di nuovo il ragazzo scomparve. Letteralmente. Un attimo prima c'era e un attimo dopo non c'era più.

Quanto era stato stupido a non capirlo subito! Nessun figlio di contadini portava una spilla di smeraldi!

“E´ lui il mago vero?” chiese rivolto ai due ragazzi. Questi annuirono timidamente.

“Non è vostro fratello, dunque?”

“No, vive con noi da circa un anno, ma lo conosciamo da sempre. “ spiegò la fanciulla. “Lo abbiamo ospitato quando è tornato dopo il diploma.”

“Però dorme nella stanzetta sopra il granaio.” precisò il piccolo. “Papà non vuole maschi in casa, perché c'è mia sorella che è diventata carina.” Questa arrossì e gli diede una gomitata per farlo tacere.

“Tuo padre fa bene...”commentò Goldmind ancora perplesso per la rivelazione. “Avevo sentito dire che il mago fosse piuttosto giovane, ma non avrei mai pensato così giovane! Per caso ha ottenuto l'eterna giovinezza con un sortilegio?'”

La fanciulla scosse la testa. “Lo conosco da quando eravamo bambini. Ha solo diciotto anni. A volte sembra più piccolo.” Dopo una pausa prese coraggio e continuò a parlare. “Perdonatemi signore, ma posso chiedervi perché hanno scelto lui?”

“La regina ha detto che è stato scelto dall'Arcimago Volkan in persona. Ho anche una sua missiva indirizzata a lui. Se si degna di riapparire, sarò felice di consegnargliela.” Parlò guardandosi intorno chiedendosi se il mago fosse invisibile e lo stesse spiando.

“Forse so dov'è.” riprese la giovinetta. “Lasciate che gli parli.”

Goldmind le sorrise riconoscente. “Come ti chiami, fanciulla?”

“Karis.”rispose accennando un inchino.

“Bene, Karis, siamo nelle tue mani allora.”

La ragazza sorrise e dopo aver raccolto il lembo della gonna color ocra, imboccò velocemente un sentiero che portava all'interno del bosco, muovendosi con sicurezza.

Il piccolo Maties rimasto da solo, guardò il capitano e il suo drappello, emozionato ed intimorito. Sorrise arrossendo, rivelando la perdita di un dente da latte.

“La fatina dei dentini ti ha fatto visita?”gli chiese Goldmind chinandosi piano piano verso il bambino.

Maties scosse la testa, abbassando gli occhi.

Goldmind aprì la bisaccia che portava legata alla cintura e ne trasse una monetina che lanciò al piccolo. “Sai è passata dalle mie parti e mi ha detto di portarti questo...”

Il bambino sgranò gli occhi e proruppe in un gridolino di gioia. “Grazie, milord. Vado a farla vedere alla mamma.” Mentre il bambino si avviava Goldmind lo richiamò.

“Quel Sheeran è davvero un grande mago?”

Maties si fermò, girando su sé stesso. “Certo. Il più grande di tutti! La vede quella quercia?” disse indicando l'albero alle loro spalle. “L'ho ha fatto crescere lui. In un battito di ciglia.”

  
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