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Autore: Aqua Keta    22/03/2022    5 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era scivolata in uno stato di prostrazione totale.

Gli attacchi di convulsioni erano divenuti più frequenti. Non mangiava. Apatica di fronte a qualsiasi cosa.

L’ombra di se stessa.

Trovava un briciolo di sollievo solo accanto ai suoi figli.

Osservandola da lontano chiunque avrebbe pensato di trovarsi di fronte ad una donna anziana.

Nessuno più si preoccupava di lei. Amici e parenti non si curavano certo del suo destino. Pareva che tutti si fossero dimenticati di Maria Antonietta, sovrana di Francia. Solo Fersen continuava a pensare a lei nell’estremo tentativo di salvarla dal suo destino.

Perché da Vienna nessuno interveniva?

Dopo la morte del consorte le erano giunte all’orecchio voci che l’intera famiglia sarebbe dovuta sparire dalla faccia della terra. Si. Sterminata, come fossero assassini della razza peggiore.

Si portò, tremando,una mano alla bocca. Trattenne le lacrime – “Cos’ho mai commesso di così atroce da meritare tutta questa cattiveria? E contro i miei figli? “

Un’immagine remota si fece strada nella sua infinita disperazione –“Madamigella Oscar …. Dove siete? Avrei tanto bisogno di una vostra parola di conforto”

 

 

Le ginocchia sulla panca sotto la grande finestra della saletta. Gli occhi oltre i vetri appannati e nella mano un biscotto.

Maddie sbuffò annoiata.

Scese, aprì la porta e guardò fuori. Prima a destra, poi a sinistra. Sbuffò nuovamente.

Richiuse l’uscio e si diresse nella camera di Oscar e Andrè.

Sfilò le scarpine, gattonò fino al centro del letto ed incrociate le gambe sedette continuando a sgranocchiare il biscotto.

Il giovane si stirò lasciando scivolare la mano al suo fianco alla ricerca della moglie.

Tastò le lenzuola fino quando non incrociò un piedino della figlia. Aprì gli occhi -. “Ehi cucciola … che ci fai qui?”

Lei gli allungò il biscotto.

“No, grazie. Adesso mi alzo”.

Si sdraiò a pancia bassa, il viso poggiato sui gomiti a scrutare suo padre – “Andè bello”- gli sorrise.

“Grazie tesoro. Dov’è la mamma?” – sollevandosi.

Aprì le mani mostrando i palmi – “Boh…!”

Si fece d’un tratto serio. Sceso dal letto fece un giro per le stanze. Gli abiti, lasciati la sera prima accanto al camino, erano spariti.

Madeleine lo seguì in giro per casa mimando ogni suo gesto. Afferratolo per i pantaloni lo strattonò insistentemente.

“Non ora Maddie”

Ma lei continuò imperterrita.

“Maddie …”- prestandole finalmente l’attenzione che voleva.

La piccola gli allungò un biglietto.

“Dove l’hai trovato?”

“Cuscino”- rispose incuriosita da cosa vi fosse scritto.

Le sopraciglia incurvarsi. Dilatò le narici increspando la fronte : “Fidati di me e se puoi perdonami. Maddie ha bisogno di te”- accartocciò con rabbia quel pezzetto di carta – “Che cosa vuoi fare Oscar?”- i pensieri si susseguirono veloci – “Dove sei andata? Perché? Che cosa vorresti fare da sola?”

“Mamma andata via?”- biascicò con il dito in bocca mentre gli occhietti si facevano lucidi.

La sollevò tra le braccia e lei gli si strinse al collo –“Non preoccuparti, la mamma tornerà presto”.

 

 

Il cielo plumbeo.

La strada per Le Havre sarebbe stata lunga.

Avevano cavalcato a lungo senza scambiarsi una parola.

Alain l’affiancava mantenendo il ritmo impartito dal suo ex comandante. Non aveva nulla da chiedere. Sapeva bene lo scopo di quel viaggio. Conosceva la meta. L’avrebbe assecondata, seguita ed avrebbe obbedito, come sempre da quando era arrivata ai Soldati della Guardia.

Odio e amore per quella donna che era divenuta la compagna per tutta la vita del suo miglior amico. Si, una volta l’aveva desiderata. Fra tutte le donne con cui aveva avuto a che fare era l’unica che non era riuscito a domare - “Che pensieri del cazzo!”- si disse socchiudendo gli occhi per una frazione di secondi. Infilò la mano all’interno della giubba a cercare nella tasca il fermaglio di Leah.

Le donne avevano sempre fatto parte della sua vita. Sua madre, sua sorella Diane, le ragazze della taverna da una botta e via, Yvy, Leah….

Yvy….Leah… le uniche che aveva amato. Erano così diverse tra loro. In tutto e per tutto.

Che il suo destino fosse quello di rimanere solo? Paura lui? Mai! Mai avuta.

Riprese possesso della realtà scrollando quegli stupidi pensieri appena Oscar rallentò la corsa fermando il cavallo.

“Hanno bisogno di riposare”- accarezzando la criniera.

“Forse anche noi”- stringendo le redini – “Il cielo non promette nulla di buono. Sarebbe meglio trovassimo una locanda … “- vedendola terribilmente pallida.

Scese proseguendo a piedi.

Si, aveva fretta di arrivare al porto ed imbarcarsi quanto prima. Che temesse che Andrè la raggiungesse obbligandola a tornare indietro, non riuscendo cosi a portare a termine il suo piano? Sempre che ne avesse uno.

Appunto. Un piano, un qualcosa ….

Alain digrignò i denti – “Maledizione! Non riuscirò mai ad adattarmi …”- pensando al carattere di Oscar –“Ma come diavolo fa Andrè!”.

Era abituato a marciare, fosse stato per lui avrebbero proseguito per ore.

Si trovò senz’accorgersene a precederla. Si volse a guardarla. Segnata dalla stanchezza di una notte sicuramente trascorsa insonne. La immaginò mentre attendeva nel silenzio della sua stanza che tutti dormissero. Magari si era coricata con gli abiti indosso.

E Maddie? Come aveva potuto lasciare sue figlia?

Il vento sospinse velocemente le nuvole ed in breve si ritrovarono sotto una pioggia scrosciante.

“Dannazione!”- strizzando gli occhi – “Possibile che in questa compagna non esista una mezza abitazione?!!”

Oscar perse l’equilibrio. Affondò con le mani nel fango. Le venne di dar di stomaco. Inspirò a fondo per tentare di riprendersi.

Prontamente si chinò su di lei – “Tutto bene?”

Annuì rialzandosi.

La vide accasciarsi al suolo.

L’afferrò tra le braccia –“Oscar, Oscar ..!”

Doveva trovare un riparo. Immediatamente.

 

 

“Che succede Andrè?”- il Generale raccolse tra le braccia la piccola Maddie.

“Prometti a papà di fare la brava?”- donandole una carezza.

La piccola allungò le mani verso il giovane con gli occhi lucidi.

“Vado a riprendere la mamma.”

Portò il pollice alla bocca continuando a tendere una mano –“Ande…”- biascicò.

“Andrè, dov’è Oscar? Cosa significa tutto questo?”

“E’ partita per l’Inghilterra. Vuole liberarsi di Bouillè da sola”- un bacio sulla fronte della figlia.

“Ma è impazzita?”

Madame Emilie si accostò al marito –“Augustin, ti prego, fa qualcosa”

“No Generale, rimanete ed occupatevi di Maddie. “

“Non puoi andare solo”

“Raggiungo Mornay. Non preoccupatevi. Tornerò a casa con Oscar. E questa volta sarà per sempre”

 

 

Vincent non perse tempo.

Messo insieme un manipolo dei suoi uomini migliori e lasciatene altri a protezione dei Jarjayes, si mise velocemente in strada con Andrè nella speranza di poter raggiungere Oscar.

“Coraggiosa fino all’ultimo”- si era espresso con il giovane non appena informato dell’accaduto.

Poteva quella donna sfidare da sola quei due criminali? Ben comprendeva la preoccupazione di Andrè ma era certo che avrebbero chiuso la faccenda una volta per tutte.

Il Generale aveva indubbiamente appoggi di un certo calibro per essere riuscito a svignarsela incolume in Inghilterra.

Ma lui ne aveva altrettante tali per cui lo aveva messo quasi con le spalle al muro facendolo scomunicare dalla Chiesa ed annullandogli le nozze con Oscar.

Scrutò l’orizzonte verso il quale si dirigevano al galoppo. Non prometteva nulla di buono.

Le Havre l’unico porto dal quale, al momento, partivano le grosse navi verso il suolo inglese, era lontano.

Bisognava augurarsi che il tempo non fosse loro di ostacolo per giungere a destinazione quanto prima.

Andrè e Vincent sapevano entrambi che non sarebbero mai riusciti a convincere la giovane a tornare indietro e lasciare che fosse solo la giustizia a fermare quei due.

E c’era d’augurarsi anche una buona dose di fortuna, che il destino non giocasse loro brutti scherzi.

 

 

Di fronte a loro si apriva una distesa infinita con qualche sporadica conifera.

Afferrò entrambe le briglie e sorreggendo la donna, si diressero verso una piccola boscaglia.

Un grosso albero incavo gli parve potesse essere un riparo improvvisato sotto quell’acquazzone insistente.

Legò i cavalli ad un paio di rami bassi e sedette all’interno di quella grossa corteccia con lei accanto.

Esausta scivolò con il capo sulla sua spalla.

Provò un brivido … non riuscì a comprendere fosse un brivido nei confronti del suo ex comandante o ….

Già…

La sentì tremare dal freddo. Sfilata la giubba pesante l’adagiò sulle spalle di entrambi. Un braccio a cingerla a sé. Forse sarebbe riuscito a scaldarla un po’.

La guancia contro la sua fronte. Era febbricitante. Imprecò pensando –“Ci voleva solo questo”

La strinse di più provando un’infinita tenerezza. Così magra, così piccola e fragile.

Oscar si aggrappò quasi con disperazione alla camicia di Alain strofinandovi il viso.  Le lacrime bagnare la stoffa sottile.. Cercò la sua mano. Sentì quelle dita delicate, sottili intrecciarsi alle sue.

La vide sollevare lo sguardo ed allungare il collo. Gli occhi lucidi – “Mi ami ancora? … Andrè, mi ami ancora?”

Delirava. Doveva pensare velocemente ad una soluzione.

“Oscar  sono Alain, guardatemi!”

In un pizzico di lucidità riuscì ad inquadrarlo – “Alain …”.  Avvampò in sé provando un senso di vergogna. Poi scosse il capo . Come aveva potuto scambiare l’ ex soldato per suo marito?  Sentì le tempie pulsarle. 

Infilato un piede nella staffa, montò in sella trascinandola con sé quasi fosse un corpo morto. La trattenne contro il suo petto. Col mantello avvolse tutti e due, afferrò le briglie dell’altro cavallo e si rimise in strada. Un riparo, una locanda, qualcosa …

 

 

I cavalli lanciati al galoppo.

Andrè sperava di raggiungerla. Probabilmente si era messa in strada all’alba. Quanto poteva avere di vantaggio su di loro? Due, tre ore … Il tempo. Forse quella pioggia scrosciante sarebbe riuscita a rallentarne il viaggio. Che si fosse fermata a far riposare il cavallo? Quanti, quanti pensieri assiepavano la mente del giovane.

“Grandier …. Dobbiamo fermarci! E’ impossibile proseguire!”- Mornay rallentò la corsa.

“No Vincent, non fermiamoci. Questa pioggia avrà frenato sicuramente Oscar.  Potremmo raggiungerla”- lo esortò volgendosi.

“I cavalli cominciano a sentire la stanchezza. Non possiamo sfinirli. Rischiamo sinceramente di dover mandare a monte tutto”

“Se volete fermarvi, fatelo pure. Io non ci penso assolutamente”- proseguendo imperterrito.

“Andrè, anche lei avrà cercato un riparo. La raggiungeremo. Ma ora fermiamoci”- sollevò appena lo sguardo sotto il cappuccio scrutando la strada – “ci sono alcune case oltre quella radura”.

No. Non aveva alcuna intenzione di fermarsi.  Voleva, doveva raggiungerla.  Ma i cavalli erano stremati e proseguire sotto quel diluvio sarebbe stato solo un suicidio – “Oscar non fare pazzie. Ti  prego!”

 

 

Quando gli parve non vi fosse più alcuna speranza, ecco un piccolo agglomerato di case. Man mano che si avvicinavano le costruzioni aumentavano –“Landerneau”- lesse dipinto su un muro.

Un po’ di vita dopo distese infinite e deserte.

Il suo primo pensiero fu quello di trovare immediatamente una locanda dove potersi cambiare e occuparsi di Oscar in una qualche maniera.  Fradici entrambi, stremati dal freddo.

Vedendola reggersi in sella le parve fosse riuscita a riprendersi un po’.

Attraversarono il centro di quella cittadina ed ecco finalmente una locanda.

 

 

“Vorrei ricordarvi che ho fame”- Jerome scrollò l’acqua dal mantello.

Gerard legò i cavalli – “Oh si, una bella zuppa fumante di cipolle, cosciotto di maiale e patate, vino rosso … e magari per digerire una bella scopata”

Entrarono accompagnati da una fragorosa risata.

“Volete darci un taglio voi due? Ma dove siete cresciuti? In una porcillaia? “ – si rivolse loro con tono autoritario – “A volte mi domando se siate veramente miei fratelli!!”

“Smetti di fare la sostenuta. Buon sangue non mente”- la punzecchiò uno dei due.

“Vi chiedo sinceramente perdono per la maleducazione di questi due”- rivolgendosi alla donna dietro il bancone – “Avremmo bisogno di due stanze”

“ … perché due?” – brontolò Jerome.

“Piantatela!”- sbottò seccata.

“Mi spiace”- la proprietaria afferrò la chiave –“mi è rimasta una sola camera. Foste arrivati dieci minuti fa … prima di quell’uomo e …”- un cenno col capo ad indicare Alain – “Avete poi deciso cosa fare? Ho gente da sistemare”- verso il giovane.

Volgendosi, lo vide là, seduto ad un tavolo. Lo sguardo fisso su di lei. La donna appoggiata alla sua spalla, il volto pallido, la chioma dorata.

“Non è … come si chiama … quella dai capelli rossi, con quel nome strano … l’irlandese”- pensò. Incrociò nuovamente gli occhi di Alain. Le sopracciglia aggrottate, un che di preoccupazione ….

Si, eccolo nuovamente riapparire nella sua vita.

“Ehi bestione!” – gli andò incontro Gerard.

“Siamo tutti assieme”- senza distogliere lo sguardo – “Prendiamo le stanze che le sono rimaste”

“Ma ti sei bevuta il cervello?”- Jerome allibito.

“Taci!”- lo zittì Yvy.

“Cavoli … ogni volta che lo vede perde il lume della ragione”- digrignando i denti.

La locandiera le consegnò le tre chiavi.

Alain non proferì parola e sollevò di peso Oscar. Fecero le scale nel silenzio più totale mentre i due fratelli non facevano altro che borbottare seccati.

“Riesce a stare almeno seduta?”- chiese lei.

“Si” – adagiandola sul letto.

Ripose le borse sul piccolo comò – “Lasciateci sole”- liquidando il gruppetto.

La ragazza sfilò la giacca ad Oscar.

“Chi siete?” – in un momento di lucidità.

“Un’amica”- strofinandole un asciugamani fra i capelli.

L’aiutò a cambiarsi ed indossare biancheria asciutta e pulita. La fece coricare –“Ora riposate. Sarò qui a breve”

Richiuse la porta. Alain era fermo sul ballatoio. Le braccia conserte e quella piega che gli attraversava la fronte.

Si appoggiò con i gomiti sul parapetto. Avrebbe voluto fargli mille domande. Invece rimase in silenzio, gli occhi persi in un punto non definito. Solo i rumori sottostanti a  riempire quello spazio fra loro due.

Per l’ennesima volta era riapparso nella sua vita.  Non poteva essere assolutamente un caso. A che gioco voleva giocare con lei questa volta il destino?

“E’ la moglie di Andrè”- quasi a rispondere ad una domanda non fatta ma che aveva percepito – “Leah è morta”- stringendo i pugni.

Non era  strano quello scambio di monosillabi. Con lui era così, soprattutto in quei momenti difficili dove nascondeva di più il suo vero stato d’animo.

“Deve stare a riposo qualche giorno. Ha la febbre.”

“Non è possibile”- a fior di labbra.

“E’ da suicidio viaggiare in quelle condizioni”- ribattè.

“Dobbiamo arrivare a Le Havre”

Percepì una certa urgenza nelle parole di Alain, una strana fretta. Non poteva chiedere … o non voleva. Era così strano ritrovarselo accanto dopo tanto tempo.

“E’ sveglia?”- tenendo la testa tra le mani.

“Non credo”- catturò il suo profilo con la coda dell’occhio. Poi –“Scendo a chiedere se le preparano qualcosa di caldo”

Socchiuse gli occhi facendo un lungo respiro – “Yvy…”

Si fermò appena fatto un gradino.

“Grazie”

 

 

Non riusciva a darsi pace per la decisione di Oscar. Si era illuso che divenendo sua moglie …

Ma lei era fatta così. Niente e nessuno l’avrebbero mai potuta cambiare. Con la nascita di Madeleine era esplosa tutta la sua femminilità nel privato ed era una madre straordinaria, ma nel carattere tutto era rimasto immutato. Quando qualcosa la turbava i suoi silenzi divenivano ermetici e risultava difficile, se non impossibile, scalfire quella corazza. Uno strumento per difendere chi amava e se stessa. Non la condannava. Non poteva.

Bouillè. L’incubo peggiore.

Ma non poteva pensare di affrontarlo da sola. Era una pazzia.

Completamente fradicio volse lo sguardo a Mornay e a gli altri.

 

 

Si passò il tovagliolo sulla bocca e si versò del vino.

Il giovane passava ripetutamente il cucchiaio nella zuppa con infinita lentezza.

Yvette si appoggiò allo schienale della panca e portò  il bicchiere alle labbra.

Rimase a fissarle rapito dalle loro linee così definite mentre aderivano al vetro muovendosi con morbidezza ad ogni sorso.

Quando si staccarono rimasero appena socchiuse.

Tese la mano e con l’indice sfiorò il labbro superiore lasciando che il medio si appoggiasse tremante a quello inferiore. Non incontrando reticenze lo fece incurvare verso il basso facendovi scorrere il dito oramai umido, da un lato all’altro mentre il respiro caldo e tranquillo di lei ne cullavano il gesto.

Ritrasse d’un tratto la mano chiudendola a pugno.

Non poteva.

Abbassò gli occhi  mentre quel dolore in pieno petto tornò ad acuirsi.

 

 

La lama tracciò un taglio netto.

Le mani portate istintivamente alla gola intrise di un rosso vivo. Gli occhi, sbarrati. Increduli.

“Andrè!”! – gridò nel tentativo invano di accorrere in soccorso.

“NO!!!” – la disperazione aggrapparsi con forza nelle braccia protese.

Il vuoto.

Solo un ronzio nelle orecchie mentre tentava di arrivare a lui.

Il cuore pulsarle in gola impedendole di respirare.

Un senso di nausea la colse con violenza.

Spalancò gli occhi in preda al terrore – “Andrè …” – chiamò quel nome con un filo di voce.

Sedette sul letto lasciando ricadere le gambe su un lato. Gli occhi a vagare alla ricerca di un catino.

Con le poche forze in corpo si allungò verso il piccolo comò e nel tentativo di afferrare  il recipiente, questi ricadde rumorosamente sul pavimento.

Yvy sopraggiunse in quel preciso istante trovandola in un angolo, pallida a prendere fiato nel tentativo di placare i conati.

Chinatasi la fissò – “E’ passata?”

Sollevato lo sguardo incrociò quegli occhi cerulei. Annuì.

“Siete veramente una pazza incosciente. Lo sa Alain?”

Aggrottò la fronte afferrandola per la camicia –“Non deve saperlo”- l’ammonì.

“Avete intenzione di nasconderlo ancora per quanto? Credete che non si accorgerà della vostra gravidanza?”

Come faceva a saperlo? Come aveva capito …

Le braccia incrociate su un ginocchio –“Siamo donne … “ – tesa una mano l’aiutò a sollevarsi e sedere –“E’ il primo?”

Scosse il capo ripensando alla sua creatura lasciata nel cuore della notte –“No”

“Non vi manca?”

Gli si strinse il cuore  - “Non potete capire …”

“Non voglio insistere. Non voglio impicciarmi dei fatti vostri. Ma non andrete lontano in queste condizioni”

“Ho un conto in sospeso da saldare”

“Preferite Alain a vostro marito?”- la domanda le arrivò come uno schiaffo in pieno viso.

Ma chi era questa ragazzina impertinente da permettersi di giudicarla?

“Non vi conosco , ma siete tosta. Alain non vi accompagnerebbe se non lo foste”.

“Sentite, non credo di dover dare delle spiegazioni ad un’estranea ..”

“Figuratevi.  Ho fatto un piacere ad Alain”- sollevato il catino lo ripose sul comò – “Vi faccio portare qualcosa di caldo. Se vorrete arrivare a Le Havre ed affrontare ciò che vi riserva il destino, dovrete stare bene ed avere le forze per farlo”- fece per uscire –“per la creatura che portate dentro di voi”.

 

 

Il volto tirato per la rabbia e la preoccupazione.

Una smorfia per l’aria gelida che tagliente pareva lo schiaffeggiasse.

Addolorato nei confronti di sua figlia per averla dovuta lasciare, sebbene in ottime mani, così, su due piedi mentre le lacrime le solcavano le guance e trattenuta dal Generale tendeva le braccia chiamandolo – “Ande .. Ande”.

Era la prima volta che Maddie si separava da entrambi … principalmente da Oscar.

Non riusciva a condannare la giovane, non poteva farlo. Conoscendola da sempre era scontato il suo comportamento. Avrebbe desiderato gliene parlasse e lo coinvolgesse direttamente ma… lei era così.

Affrontare tutto da sola. Questa era la paura più grande. Ma del resto non lo aveva già fatto in precedenza senza volerlo?

Fra gli innumerevoli pensieri si fece strada la figura di Bernard.

Magari scrivergli, informandolo di tutto e … Robespierre aveva un’ottima considerazione di Oscar, dei suo ex soldati per aver sorretto il popolo e combattuto ai piedi della Bastiglia. Sarebbe potuto intervenire in suo favore … Del resto Bouillè era in quella famosa lista tra i nomi dei ricercati e condannati alla ghigliottina.

 

In quei due giorni di sosta in città Alain aveva trascorso la maggior parte del tempo a rimuginare sugli ultimi avvenimenti, a come avrebbero mai potuto, solo loro due, affrontare quei due pazzi assassini, ad Yvy improvvisamente riapparsa nella sua vita … un legame infondo mantenutosi nel tempo nonostante le vicissitudini di entrambi.

Erano più i lunghi silenzi ad aver predominato durante i loro momenti di condivisione dei pasti, fino a quando, in un sospiro le aveva domandato –“Che farete ora?”

Uno strana sensazione di sollievo sentendole dire _”Vogliamo lasciare la Francia. Abbiamo preso in considerazione momentaneamente l’Inghilterra. Eventualmente valuteremo là. Ma non preoccuparti, non vogliamo esserti di disturbo. Ognuno per la propria strada”

“Ma quale disturbo”- l’aveva interrotta.

Nessuna emozione era trapelata dal suo volto, ma sapeva che nel suo cuore ne era felice.

Fu poi Oscar a decidere di rimettersi in viaggio.

E nemmeno il tempo pessimo che imperversava da quando erano partiti la fece desistere. Comprendeva quella sua impellente necessità di porre fine a quell’agonia.

Sulla strada verso Le Havre avevano dovuto fare una nuova tappa. Il suo ex comandante non aveva perso quel pallore, anzi, la vedeva sempre più provata.

Non sarebbe stato certo lui a farle cambiare decisione ma iniziò seriamente  preoccuparsi quando ad una manciata di chilometri dal porto dovettero fermarsi nuovamente.

In un angolo di quella piccola osteria si era seduta abbandonandosi con la schiena contro il muro. Gli occhi chiusi inspirando profondamente. Un colpo di tosse e l’ennesimo violento attacco di nausea.

Di cose di donne ne capiva ben poco, ma un dubbio si insinuò nella mente tormentandolo come quella goccia che lenta scava. Ed ecco ricordare quando Leah aggrappata ad un secchio gli aveva rivelato di essere in attesa del loro figlio.

E così le si era accomodato di fronte fissandola con insistenza.

“Parla Alain”- riempiendo d’aria i polmoni.

“Siete incinta, vero?”- il tatto non era certo nella sua indole.

In una stretta fessura degli occhi ne inquadrò la figura possente e le guance si colorarono appena di quella vergogna innocente per averlo scambiato per Andrè qualche giorno prima. Non ne aveva fatto parola e per questo silenzio gliene era stata grata. Cosi, diretto. Sempre. Il motivo per cui era sempre stato il suo soldato preferito.

Col capo riverso all’indietro e gli occhi oltre quel soffitto – “E anche se fosse? Non vedo il problema. E soprattutto non deve importarti”

“Cazzo!”- battè con violenza i pugni sul tavolo – “stupida femmina”- senza pensare minimamente chi avesse davanti. Avrebbe dovuto mordersi la lingua …. Ma …

Solo quando vide quegli occhi celesti farsi lame di ghiaccio e posarsi sui suoi ritrovò un briciolo di compostezza – “Perdonate”

Sogghignò sospirando – “… già … stupida femmina ….”

Il silenzio colmò la distanza fra loro per qualche minuto. Il vociare dei commensali agli altri tavoli li avvolse.

Yvy li raggiunse con i suoi fratelli ma bastò un’occhiata di Alain per cogliere che non fosse il momento giusto – “Sediamoci là”- indicando un tavolo vuoto dalla parte opposta della sala.

Li osservò da lontano interloquire in una conversazione molto pacata. Le labbra del giovane riempirsi di parole. Quelle di lei limitarsi a si e no.

“Voi siete completamente pazza. Una pazza determinata. Dopo tanto tempo ancora mi sconvolgo di fronte a quanta forza abbiate dentro per difendere chi amate e i vostri ideali.

“Ho bisogno del tuo aiuto”

“Sapete che potete contare su di me. Sempre. Ora ancora di più”- le motivazioni … più che valide per appoggiarla. La vendetta li univa in questo momento.

La morte di Diane … ma soprattutto la crudeltà con cui si erano accaniti su Leah e il suo bambino – “Non  avrò pace fino a quando non avrò ucciso con le mie stesse mani quel bastardo!”- aveva concluso quella conversazione.

Poi, uno sguardo a Yvy.

Preso il piatto e la bottiglia di vino si era unita a loro.

La presenza di quella giovane ragazza le era divenuta quasi famigliare nonostante non fosse molto loquace. Aveva compreso che fosse una figura di una certa importanza nella vita di Alain. Nessuna domanda. Massima discrezione. Non aveva approfondito la motivazione della sua costante presenza accanto a loro. Non le dava fastidio alcuno. Anzi. Si era dimostrata persino premurosa nei suoi confronti.

Accennò ad un lieve sorriso pensando se solo Alain si fosse dovuto occupare di lei al posto di Yvy.

“Meglio mettersi in viaggio. Le Havre è a pochi chilometri”

 

 

Quando in lontananza scorse il mare, il cuore prese a pulsargli in pieno petto con un carico di emozione, una sorta di agitazione strana. La speranza di riuscire a trovarla, magari sulla banchina pronta ad imbarcarsi.

Vana speranza la sua considerando il vantaggio che si era guadagnata su di loro. Riusciva tranquillamente ad immaginare quanto avrebbe spinto per giungere a Le Havre ed imbarcarsi di corsa sulla prima nave disponibile diretta in Inghilterra.

Se sulla terraferma imperversava vento forte ed il cielo fosse una lastra di piombo, in pieno mare, al largo , i raggi di sole illuminavano la sottile linea dell’orizzonte.

La mano salda alle briglie per tuffarsi in quel tumulto di gente ammassata sulla banchina tra valige, bambini strillanti, carrozze…

“Grandier!” – la voce profonda di Mornay riuscì a prevaricare su quella confusione –“Ecco i biglietti”

Un portantino indicò loro dove salire con i cavalli e come poter raggiungere il ponte.

A Maddie sarebbe piaciuto trovarsi li. La pensò con quei suoi occhioni pieni di curiosità, piena di entusiasmo, di gioia delle piccole cose.

Quando riemersero sul ponte sollevò il bavero del cappotto sistemando il foulard al collo. Un vento gelido sferzare sulla folla di passeggeri ammassati ai parapetti della nave.

“Mi informo per gli alloggi” – Vincent sempre previdente si allontanò perdendosi in quella marea umana.

Spinse lo sguardo su quel tratto di mare che la vista gli permetteva di abbracciare. La spuma bianca delle onde e nel cielo i gabbiani innalzarsi leggeri e chiassosi nel loro garrire.

Inspirò quell’aria fresca dal sapore salmastro socchiudendo gli occhi.

Riaprendoli li lasciò scorrere lentamente su quanti si fossero imbarcati quel giorno.

Le sopracciglia incurvarsi per mettere a fuoco una fra tutte quelle teste.

Una chioma bionda sul ponte sottostante.

Di spalle, i ricci spettinati dal vento.

Un tuffo al cuore quando quel viso si volse su un lato riconoscendo che gli era famigliare.

A grandi falcate  facendosi largo con le braccia tra la gente, percorse velocemente quella breve distanza per riuscire a trovarsi esattamente sopra quella esile figura avvolta in un mantello scuro.

“Oscar!!”- chiamò con tutto il fiato in gola.

Sollevò il capo e gli occhi celesti incrociarono i suoi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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