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Autore: MissChiara    27/03/2022    0 recensioni
Le piccole cose che ci capitano nella vita possono essere a volte un'inaspettata fonte di ispirazione.
Come richiede la challenge a cui partecipa questa raccolta, ogni capitolo si ispira a un fatto reale della mia vita che, per un motivo o per un altro, ha acceso la scintilla creativa! Non si tratta di fatti importanti, il più delle volte quelle che mi rimangono più impresse sono sciocchezze di poco conto. Banalità quotidiane, appunto.
Ultimo capitolo: "Piano pensionistico"
(Raccolta partecipante alla "Real life challenge" indetta da ilminipony sul sito di EFP)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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PIANO PENSIONISTICO

 

Rating: verde

Genere: generale

 

Chiara guardò a disagio la massa di gente accalcata davanti ai tre ingressi dell'ospedale, cercando di individuare quello giusto. Dio, come si agitava quando doveva recarsi in un posto che non conosceva!
 

«Mi raccomando, entra dal Pronto Soccorso.» le aveva raccomandato sua madre. «Mi hanno detto di presentarmi per la mezza, ci vediamo là a mezzogiorno».

 

Erano le undici e quaranta, ma naturalmente sua mamma, apprensiva come al solito, era già entrata da sola invece di aspettarla fuori come d'accordo. D'altronde, da qualcuno doveva pur aver preso.

La ragazza indossò la mascherina e varcò uno degli ingressi, sperando che il suo intuito le avesse fatto azzeccare quello giusto visto che non c'erano insegne. Si fermò per il breve tempo che richiedeva la procedura di misurazione automatica della temperatura, poi si addentrò nel dedalo di corridoi seguendo le indicazioni tutt'altro che chiare.

Vai dritto, gira a sinistra, prendi l'ascensore a destra, sali al secondo piano, reparto interventi per cataratta, e sei arrivata. Poche, semplici indicazioni che le aveva dato sua madre. Sembrava facile.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono sul secondo piano, Chiara si ritrovò in una sorta di disimpegno. Anche lì niente insegne, solo porte chiuse. Contrariamente alla confusione del piano terra, il disimpegno era deserto, fuorché per una dottoressa che era appena uscita dall'ascensore a fianco di quello della ragazza.

 

«Signorina, non può stare qui, questo è il reparto covid».

 

«Sto cercando il reparto per gli interventi di cataratta...» disse la ragazza, impappinandosi un po' sulle ultime parole.

 

«Il piano è giusto, ma deve fare il giro. Da qui non si può passare. Deve tornare al piano terra e prendere l'ascensore più a destra».

 

Ecco, era finita in tutt'altro reparto. Poche, semplici indicazioni sbagliate. Tipico di sua madre.

Chiara tornò al punto di partenza e questa volta arrivò al reparto giusto. Sua mamma, già in vestaglia, la aspettava sulla soglia dell'area di degenza.

 

«Ma a che ora sei arrivata?! Non dovevamo vederci sotto?»

 

«Era presto, così sono salita. Mi hanno già fatto il prelievo. Ah, non puoi entrare qui nel reparto di degenza, a quanto pare possono stare solo i pazienti. Devi aspettare nel corridoio. Dovrebbero esserci delle sedie. Io invece non posso uscire, devo rimanere in camera».

 

«Ma...quindi devo aspettare di là? E quanto ci vorrà?»

 

«Mah, non si sa, dipende dalla lista degli interventi e dalle urgenze. Hanno detto da due a otto ore. Adesso torno in camera perché se l'infermiera mi vede qui in giro mi sgrida».

 

Chiara sospirò. Era lì per tenere compagnia a sua madre, che era molto agitata per l'intervento che l'attendeva a breve, ma in pratica era venuta per niente. Non poteva tornare a casa, perché con l'autobus non avrebbe fatto in tempo ad andare e tornare, nel caso in cui sua mamma fosse stata in cima alla lista.

Si sedette nel corridoio e si preparò psicologicamente ad aspettare ore e ore.

 

Sia lodato Cooking Diary!, pensò tirando fuori lo smartphone dalla borsa per giocare con la sua app preferita.

 

Otto ore però erano tante, e lei purtroppo non aveva pensato di portarsi dietro il cavo per la ricarica. La batteria non avrebbe retto per un tempo così lungo.

Decise di lasciare da parte lo smartphone per un po', e di trovare qualcos'altro da fare. Gli uffici amministrativi erano ancora aperti, e il corridoio era un andirivieni di pazienti che dovevano registrarsi per i vari interventi di oftalmologia in day hospital. Per lo più erano anziani che cercavano di barcamenarsi tra i vari settori del reparto vagando spaesati, sia a causa delle indicazioni sui tabelloni che, come aveva potuto constatare lei stessa, non aiutavano più di tanto, sia per un disguido amministrativo che si era verificato quel giorno, a causa del quale le segretarie continuavano a mandare i pazienti due piani più in basso per compilare dei moduli che invece a quanto pareva si trovavano in tutt'altro ufficio.

 

Chissà se quando sarò anziana e dovrò essere operata anch'io per la cataratta, gli ospedali saranno ancora così incasinati?, pensò.

 

Magari, nemmeno ci sarebbe arrivata a quell'età. In effetti, era da qualche mese che aveva il sentore che, con tutte le cose che stavano accadendo, tra epidemie e guerre per esempio, per lei la vecchiaia non ci sarebbe stata.

Sbuffò, arrabbiata con se stessa. Che congettura idiota, da quando era diventata così tragica?

Fu in quel momento che le venne un'idea squisitamente bizzarra.

 

Quindi, non posso essere sicura di arrivare all'età in cui avrò bisogno dell'operazione, eh? si disse. Bene, allora vuol dire che se quel giorno arriverà, per festeggiare mi farò fare una torta per dieci persone, tutta per me!

Per me...e per il mio compagno, naturalmente, ammesso che ci sia ancora anche lui. Ma io me lo auguro, perché mangiare da soli è triste, anche nel caso di una torta buonissima.

Lui non capirà cosa stiamo festeggiando, ma io in quel momento ripenserò a questo giorno e a com'era essere giovani. Ricorderò che mi stavo annoiando in un ospedale decrepito, ed era una cosa rara, perché a quel tempo ogni giorno era diverso dall'altro e non c'era molto spazio per la noia.

Mangiare quella torta sarà un po' come ricevere un regalo dalla me stessa del passato, un regalo arrivato sessant'anni dopo.

E quando un giorno, magari in questo stesso ospedale, aspetterò di entrare nella sala operatoria, penserò che in un passato remoto mi sono immaginata quella situazione, e invece di essere nervosa mi farò una risata!

 

Chiara sorrise, e si sentì improvvisamente sollevata e piena di vita. Quella congettura era certamente stupida, ma in un certo senso era anche divertente, come se avesse appena fatto una scommessa con il futuro.

 

 

Il mio angolino

Ero in ospedale, in una sala d'attesa deserta, e mi annoiavo a morte. Visto che era pomeriggio e gli uffici amministrativi erano chiusi, non c'era un cane. Così per passare il tempo sono entrata in un ufficio, ho preso “in prestito” un foglio, e ho scritto questa storiella basandomi su un'idea balzana che mi era venuta in mattinata osservando, appunto, il via vai di anziani: “Poverini, sono tutti nervosi perché devono essere operati di cataratta, e prima o poi ci dobbiamo passare tutti”, ho pensato. “Quando toccherà a me, mi farò un regalo!”

Ecco, è partito tutto da lì...

 

 

LA GILDA DI CHIARA

Membro: Chiara

Nome in codice: PuPazza

Ruolo: distributore automatico di coccole

Superpotere: rendere fattibili le cose impossibili... nella sua testa, almeno.

   
 
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