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Autore: DarkWinter    01/04/2022    1 recensioni
Sul punto di diventare Tsuchikage, Kurotsuchi si ricongiunge con la sua figlia illegittima.
Con la necessità di provare la sua fedeltà all'inflessibile Iwa, ma anche di proteggere la bambina, come potrà Kurotsuchi tenere la sua nascita illegale completamente segreta?
~[DeiKuro] [AkaKuro]
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Altri personaggi non presenti nella lista disponibile su EFP:
-Akatsuchi
-Onoki
-Kitsuchi
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deidara, Kurotsuchi, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Nota d'obbligo:
 
Sono passate settimane da quando ho aggiornato e quindi ecco un recap degli eventi salienti dei capitoli precedenti.
-Akatsuchi si è fatto avanti come padre di Raisa, ricordando a Kurotsuchi una notte passata insieme esattamente dodici anni prima. Le cose stando così, la nascita di Raisa è un reato (a Iwa è vietato avere rapporti sessuali con un membro della stessa squadra. Invenzione mia non canon), per cui Kurotsuchi ordina ad Akatsuchi di riportare indietro Raisa. (Cap. 4)
-Raisa non sa ancora chi sia suo padre. Racconta ad Akatsuchi di come ha vissuto la propria vita fino alla riunione con Kurotsuchi, incluso un incidente causato da lei che ha portato lei e sua madre adottiva, Ragga, sotto la soglia della povertà. Akatsuchi non riesce a separarsi da Raisa, quando dopo averci ripensato torna a prenderla Raisa gli dice di essere rimasta completamente senza soldi. (Cap. 6)
-Nel frattempo, scavando nei ricordi di Kurotsuchi, abbiamo avuto uno spiraglio sulla sua amicizia con Deidara, e Kurotsuchi confessa a Dalia che Raisa è sua figlia. (Cap. 5)



 

 


 

 

VII. Inciso nella Pietra

 

 


 




 

Alba e tramonto erano un'intuizione, mai una vera esperienza, in una città dove il sole giocava a nascondino dietro ad una corona di cime.

Una mattina di luglio, da piccola, Kurotsuchi aveva aperto le imposte alle quattro e mezza ed era rimasta ad aspettare quel gran spettacolo che tutti chiamavano alba, ma le vette le avevano rovinato la sorpresa.

Si era sentita stupida allora e si sentiva stupida adesso, a cercare il gentile fuoco del tramonto fuori dalla famosa finestra che dava su muraglia e nevi perenni, mentre la sua segretaria nuova di zecca, in yukata prugna, le porgeva una lettera che arrivava da Suna. 

Kurotsuchi ruppe la ceralacca e aprì il foglio.

"Il Kazekage vuole incontrarmi. È bene che venga lui da noi, invece che il contrario. Iwa non sarà più isolata.” 

Kurotsuchi aveva posto il suo chakra nella muraglia e nel tunnel solo in mattinata, eppure era già rintronata dall'andirivieni di così tanti chakra diversi, tutti insieme. 

"Non mi aspettavo che mantenere il controllo su Iwa in maniera capillare fosse così stancante fisicamente."

Era parte del gioco. Un gioco che si rivelava più arduo ogni giorno che passava, con risvolti a cui la nuova leader non aveva mai pensato prima di viverli.

"Grazie, Aoi." 

Kurotsuchi alzò una mano, le dita vagamente puntate in direzione dell'uscio e la testa appena piegata in un rispettoso invito a lasciarla sola.

Quando la segretaria uscì Kurotsuchi posò la fronte sulla scrivania, si permise  di chiudere gli occhi e sbadigliare con un lungo lamento. 

Solo una volta Kurotsuchi si era sentita completamente prosciugata, era stato l'anno in cui si era presa la responsabilità di condividere energie, ossigeno e nutrienti con un'altra creatura.

Ben lontana da dove era adesso, ben prima di diventare Tsuchikage. 

Con la guancia sempre incollata alla scrivania, si avvicinò al naso la lettera del Kazekage e i caratteri ruppero le righe in cui erano stati scritti chiari e tondi per mescolarsi in una specie di minestra nera, da mal di testa. 

Kurotsuchi si ricordava del discorso di Gaara del Deserto, che aveva radunato le truppe dell'Alleanza degli Shinobi sotto lo stesso stendardo.

"Forse è quello a cui devo aspirare. Essere un capo che la gente può seguire, che li fa emozionare."

Ma ora al pensiero di quel dovere amministrativo, il frutto dei ponti diplomatici ch'ella aveva costruito con cura e passione sin dalla fine della Quarta Guerra, Kurotsuchi si sentiva l'ansia salire dallo stomaco e strabordare dagli occhi.

Senza un motivo preciso, se non il ricordo di quando l'intero mondo ninja aveva saputo che Akatsuki aveva conquistato i cieli di Suna e ne aveva catturato il leader.

Il passato non passava mai davvero e quel ricordo era una stele che continuava a buttare sangue, anche dieci anni dopo che il puntello l'aveva incisa.

Tuttavia, Kurotsuchi non poteva tirarsi indietro: con quella lettera scritta di suo pugno Gaara le stava porgendo una dichiarazione di pace.

Anche se il membro di Akatsuki che l'aveva sconfitto portava il coprifronte sfregiato della Roccia, negli occhi della Sabbia la Roccia stessa non era in alcun modo colpevole.


 


 


 Onoki trovò Kurotsuchi alla scrivania, intenta a far scorrere il pennino su un foglio con una mano e a massaggiarsi la tempia con l'altra.

"Ho sentito della lettera del Kazekage. Congratulazioni, cara nipote. Passi subito ai fatti, da vera ninja della Roccia."

"Non accetterei di fare altrimenti," sorrise compiaciuta Kurotsuchi, ricordandosi di sistemarsi le ciocche di capelli che si erano scompigliate quando si era quasi addormentata sulla scrivania. 

Onoki appoggiò le mani al vetro appannato di aria pungente di fine settembre. Tutto appariva così normale, i cantieri erano anche più ordinati del solito.

"Invece, una notizia che è giunta alle mie orecchie e che non sembra avere un nesso fra parole e fatti, è una missione che tu hai affidato ad Akatsuchi. Fra ieri sera e stamane."

Kurotsuchi cominciò a sentire un galoppo nel petto e nelle orecchie.

Onoki continuò, "Sai chi ho visto? Tanako, la promessa sposa di Akatsuchi. È stata lei a dirmelo. Com'è che non l'ho saputo da te, nipote?"

"Perchè…" Cominciò Kurotsuchi, tirando aria fra denti stretti. "Perché io sono lo Tsuchikage."

"Ancora interim. Io devo essere aggiornato durante questa fase."

Kurotsuchi soffiò fuori una mezza risata, "Che buffo che non me l'abbiate detto prima."

Diede le spalle a suo nonno per ammirare il suo coprifronte, che aveva affisso alla parete. Come un frontone sormontava altri oggetti da mettere in mostra in ufficio, tre pagelle incorniciate.

Anche Onoki rivolse uno sguardo vispo al muro decorato. 

"Ah, che bella vista. I diplomi di genin, chunin e jonin del Quarto Tsuchikage! Apprezzo il modo in cui tu hai interiorizzato la Volontà di Pietra, Kurotsuchi. Non dimentichi mai che rigore, disciplina e fedeltà ti hanno condotta dove sei ora."

"Sì, nonno."

Kurotsuchi rimase a guardare una delle pagelle, e Onoki non si perse lo sguardo.

"Il tuo attestato di chunin. Ricordi che sono stato proprio io a dartelo? E ti ho stretto la mano come ho fatto con gli altri."

"Akatsuchi era lì lo stesso giorno." Kurotsuchi sorrise al ricordo. "Ero andata a ritirare la pagella da voi, mi aveva accompagnata--"

"Deidara. Mi ricordo." Disse Onoki. "Non tuo padre, non la tua matrigna."

Un'ondata di buonumore aveva investito Kurotsuchi, al ricordo del primo incontro con colui che era diventato la sua bodyguard, ma l'atmosfera della stanza era ormai cambiata.

Onoki si era fatto cupo al nome del ninja traditore.

"...È andato. Perchè avete ancora paura di lui, nonno?" 

"Non ho mai avuto paura di lui."

Kurotsuchi si appoggiò al muro con il lato della fronte, catturò gli occhi di Onoki coi suoi.

“Cosa potevamo fare?”

A Onoki non serviva il titolo di Tsuchikage, per mantenersi solido quello di shinobi più potente della Roccia. 

Eppure, se c'era stato un nemico che gli aveva fatto chiedere "E adesso cosa faccio?" ogni volta che aveva attivato il suo chakra-condanna, quello era stato il ragazzo d'oro.

Kurotsuchi picchiettò con l’unghia sul vetro dietro cui aveva preservato l’attestato di chunin, alzò la testa con un brio che nasceva unicamente dalla volontà di non far crollare l'umore. 

“Sapete, nonno, che questo pezzo di carta riporta in vita un lato di me a cui non so dare un nome nemmeno ora?"

Anche Onoki sfiorò il vetro, forse ricordando momenti simili della propria giovinezza.

“E cosa può essere, ragazza mia, se non il ricordo della Volontà di Pietra che si affaccia ad una mente giovane?” 

“Assolutamente,” disse Kurotsuchi. 

Anche se la parte che stava prendendo vita man mano che parlava era fatta di corse al freddo fra gli edifici in pietra, promesse di divertimento per l’attimo e di duro lavoro per il momento subito dopo.

L’affacciarsi a quella che sembrava un’età adulta. 


 


 



 

 La volta tanto attesa in cui era diventata un chunin a tutti gli effetti, Kurotsuchi aveva dovuto andare a ritirare l’attestato da suo nonno.

Era però capitato che l’ormai difficilmente disponibile Deidara fosse in città e Kurotsuchi non aveva resistito a tirarselo dietro nella foresta innevata, per mostrargli i risultati che le avevano garantito la promozione.

Avrebbe avuto poco tempo prima di doversi rigorosamente presentare all'appuntamento, ma era più eccitante così.

Che Kurotsuchi fosse diventata chunin lo sapeva anche Deidara, eppure aveva avuto la faccia di tolla di chiederle di legargli i polsi se proprio ci teneva a fare sparring.

“Ma dai, prendimi sul serio. Vuoi davvero darti questo handicap?” 

Aveva chiesto Kurotsuchi, facendo diversi giri di corda. 

Deidara aveva allargato le sue giovani spalle per testare la fermezza del nodo. 

“Se fossi in te, userei qualcosa di più resistente di ‘ste corde.”

“Sì, perchè le mangeresti. Ma non lo farai, vero?”

E poi Kurotsuchi si era soffermata sulla questione un secondo di troppo, perdendo di vista il suo finto avversario.

"Oh no. Non un buon inizio."

Si era concentrata sul sentire il chakra di Deidara nell'ambiente, aveva scansionato la foresta cercando uno sbaffo color canarino o un po' di neve che gocciolava più velocemente.

Aveva preparato armi da scagliare e i chakra Terra e Lava.

Non appena aveva notato un movimento tra gli alberi bianchi, Kurotsuchi era scattata in avanti come un uragano avvolto su se stesso.

Ma non aveva avuto la piena possibilità di far sentire a Deidara i risultati del suo sviluppo come ninja, perché i suoi colpi e chakra erano finiti nel nulla, o nel migliore dei casi su qualche clone.

"Può fare cloni d'ombra."

Kurotsuchi aveva iniziato a sentirsi frustrata dal fatto che il vero Deidara si rifiutasse di uscire allo scoperto e battersi.

"Non dirmi che sei salito. Andiamo..."

Era saltata sulla cima di un albero per scrutare il cielo bianco e denso di nuvole, e come si aspettava non aveva visto nulla.

Alla fine Kurotsuchi era rimasta senza fiato, mentre lo scultore volava più in basso solo affinché lei lo localizzasse, e aveva rapidamente prodotto un getto di Lava dalla bocca.

"Ora può volare, non solo planare. Ma ho più portata, gli brucerò le ali."

Il getto di lava era stato sparato più forte e più lontano che mai, in diagonale dalla foresta alle sfere più basse del cielo.

Lungi, tuttavia, anche solo dal riscaldare i piedi dell'uccello d'argilla di Deidara.

E ad un certo punto, Kurotsuchi si era resa conto che ciò che stava cadendo intorno a lei non era solo neve. Si attaccava a ogni superficie che toccava, alberi, terreno, la sua uniforme,...

"Per favore, Deidara! Era solo sparring. Non detonare niente!” 

La nipote dello Tsuchikage era rimasta a bocca aperta, si era coperta le orecchie e aveva chiuso gli occhi, finché non aveva sentito una salda e amichevole stretta intorno alle sue spalle tremanti.

“Kurotsuchi-chan, era una finta, niente chakra.” 

La nipote di Onoki-sama si era trovata con la faccia contro lunghe ciocche ghiacciate e guance rosse rosse, spellate dall’aria gelata. 

Deidara aveva per un attimo abbandonato il cielo, per lei. L'aveva incoraggiata a scendere dall'albero.

"Ma...tu non hai fatto quasi niente, non può essere già finita!"

“I veri combattimenti non durano a lungo. E se questo fosse reale, ciao ciao Kurotsuchi."

"Stai zitto!" Ella aveva sibilato.

La consapevolezza sincera e solida di essere rispettabili shinobi di Iwa veniva semplicemente spazzata via, a così pochi metri da del chakra Esplosione

Diritto come un maestoso galletto, Deidara si era leccato le labbra fredde e aveva ceduto alla matta voglia di sghignazzare. 

“Avessi visto che faccia hai fatto! Che soddisfazione, hm." 

Era divertente guardarli quando erano così surclassati.

"Ma non è colpa tua: è solo che la gente non può fare nulla una volta che salgo in volo."

Kurotsuchi si era sentita così divisa che uno dei suoi occhi avrebbe potuto trasmettere mortificazione, e l’altro incazzatura. Aveva adocchiato le corde rosicchiate ancora attaccate ai polsi del suo migliore amico. 

"Chiedermi di legarti, l'hai fatto apposta!"

“E tu hai fatto come ti ho detto, alla cieca. Te lo sei guadagnato il grado di chunin o questo villaggio è una presa in giro, hm?”

“Mi hai disseminata di simil-bombe." Kurotsuchi aveva borbottato.

Nel contempo aveva visto il godimento irrorare gli zigomi di Deidara come una manciata piacevole di acqua di sorgente.

“Ma dimmi, non dovevi andare a ritirare il foglio?" 

Deidara era sceso dall’albero e aveva teso la mano a Kurotsuchi per invitarla ad avviarsi con lui verso il palazzo di Onoki-sama.  

"Buongiorno Kurotsuchi-sama. Buongiorno Deidara-san."

Man mano che passavano lungo la via principale di Iwa, la gente si girava a salutarli e a guardare Deidara.

Succedeva talmente sempre che la nipote del Terzo quasi non vi badava più.

La gente non poteva impedirsi di guardare Deidara: la sua presenza e la sua vita erano un fascio di luce, come sarebbe stata anche la sua morte.


~~~

 

 

 La consegna del diploma di chunin non aveva avuto nulla a che vedere con la pompa magna di quella da genin, paradossalmente. Si trattava solo di una breve presentazione alla commissione d’esame e di una stretta di mano con lo Tsuchikage.

Onoki-sama aveva trattato Kurotsuchi come un chunin qualsiasi: niente complimenti gratis, niente gesti meno marziali mentre le aveva passato il suo attestato.

“Se chiedi a me, è meglio di quella parata stupida e lunga,” Deidara le aveva detto quasi nell’orecchio, mentre uscivano dalla porta.

“Tu trovi sempre una scusa per annoiarti e lamentarti, fratellone.”

Si erano diretti verso l'uscita, con Deidara che raccontava a Kurotsuchi altre cose che l'avevano fatta ridere al punto da scontrarsi contro qualcuno che entrava.

Era un ragazzino della sua età e di Deidara, così alto e grosso che Kurotsuchi l’aveva fissato come i passanti fissavano il suo migliore amico.

"Scusaci." Deidara aveva alzato una mano, ancora tra le risate.

Sempre sulla soglia del palazzo dello Tsuchikage Kurotsuchi aveva detto,

"Hai visto quel tizio? Mio padre è la persona più grossa di sempre, ma quel tipo è pur sempre enorme..."

L’aveva seguito con gli occhi e con la curiosità più genuina.

Dal corridoio, Tipo-pur-sempre-enorme l'aveva salutata gaiamente con la mano.

"Cos'è, ti piace?"

Deidara le aveva rivolto un sorriso sfacciato, arricciando il labbro sui denti superiori.

Aveva gridato, "Ehi signore! La mia am--"

Il pugno leggero di Kurotsuchi era atterrato fra le sue scapole e Deidara aveva dovuto smettere di parlare per tossire.

"Andiamo! Ho fame."

Kurotsuchi aveva afferrato Deidara per la giacca e l'aveva trascinato fuori, ricambiando con eleganza il saluto felice che il giovane colosso le aveva rivolto.


 


 




 

Aveva smesso di nevicare. 

Dopo il ritiro dell’attestato, la nipote dello Tsuchikage e il prodigio di Iwa si erano appostati su una panchina fuori da un salone da tè, vicino ad uno dei grandi bracieri che da settembre a maggio riscaldavano le strade di pietra.

Kurotsuchi si era rimirata il suo foglio, “Guarda un po’ qui: undici anni e chunin!”

“Hmph, jonin e presto Squadra Esplosivi. Dodici."

Le aveva fatto l’occhiolino Deidara, intento a scrivere una delle sue relazioni da jonin su due rotoli, con entrambe le mani e due pennelli.

Kurotsuchi aveva sorriso a vederlo scrivere.

"Squadra Esplosivi, come tuo padre. Ti hanno fatto un test di ammissione o qualcosa del genere?"

"No, siamo così pochi che il test è avere il chakra giusto o meno, mm."

"Sei fortunato. Così tante porte aperte per te, solo per chi sei. Ma è anche il mio caso."

Kurotsuchi aveva acconsentito, contenta di se stessa, anche se Deidara era sempre dieci passi avanti nella vita.

"Tua madre dice che tuo padre era un tipo piuttosto militarista, e che tu sei molto diverso da lui come stile di combattimento."

"Sì, ma che ne so io? Non l'ho mai conosciuto."

Aveva ribattuto Deidara, non così disinvolto e spensierato come avrebbe desiderato.

"Lo so, è morto otto mesi prima che tu nascessi." 

Kurotsuchi aveva sospirato, porgendogli la sua tazza di matcha scottante.

La furia della Terza Guerra si era portata via sua madre prima ancora che Kurotsuchi potesse ricordarsi di lei,  e aveva lasciato la madre di Deidara vedova a diciott'anni.

"Comunque,” Kurotsuchi aveva voluto riscattarsi, almeno a parole, da una sessione di allenamento piuttosto deludente. “Se mi lanci delle bombe piccole non mi fai niente."

Deidara si era sorriso.

"Sto pensando di classificarle per livello. Dosaggi di chakra, hai presente? Con livelli diversi del mio chakra potrei far saltare la testa di un avversario, o un villaggio."

Nel crepuscolo di aprile, la condensa del suo respiro e il vapore del tè non erano una cortina abbastanza spessa per offuscare i ritagli di cielo sul suo viso. 

"Sei serio?" 

Kurotsuchi si era quasi bruciata con il suo tè, il suo cuore aveva battuto un po' più forte.

"E non essere ridicolo: non hai il chakra Polvere come il nonno, un villaggio intero è troppo."

Aveva deliberato, sbocconcellando un mochi.

Le era sempre piaciuto vedere la differenza di texture fra l'interno e l'esterno del glutinoso dolcetto.

"Mettimi alla prova." 

Aveva sorriso Deidara, con una traccia rauca in fondo alla voce che era vera emozione, o forse il tè bollente che gli solleticava le corde vocali.

Aveva rubato due mochi a Kurotsuchi e se li era mangiati in un boccone, quasi esigendo l'occhiataccia che lei gli aveva dato all'istante.

"Cosa?"

Il tono del suo sguardo era già cambiato, come se non avesse appena scherzato di uccidere in massa ovvio che scherzava, doveva per forza scherzare!

"Come fa? Non c'è un interruttore che lo fa cambiare da un momento all'altro."

Kurotsuchi si diceva.

Era più un flusso, un continuum. Era sempre Deidara.

“So che lo dici per giocare, Deidara, ma non si dice!”

“Mm, l’ho appena detto.” 

Quello che avrebbe potuto diventare un face-off fra due amici di una vita fu troncato dalla voce del gestore del salone da tè, uscito sul marciapiede a lamentarsi della neve che aveva ricominciato a cadere.

"Guarda." Kurotsuchi aveva strizzato gli occhi e spinto la punta della lingua verso il cielo, per acchiappare i pesanti fiocchi ghiacciati. Deidara aveva fatto lo stesso. Non c'era ragazzino a Iwa che non lo facesse, ad ogni nevicata, giusto per divertimento.


 


 



 

 Kurotsuchi non era arrivata impreparata al rango superiore, sin dall'età di otto anni aveva avuto modo di istruirsi grazie alla prospettiva da insider del suo migliore amico e confidente.

Essere chunin era stato quello che si era aspettata, ma fino ad un certo punto.

Paragonata alla vita dell'Accademia e anche da genin, quella di chunin era drasticamente meno comunitaria. 

Adesso Kurotsuchi aveva l'abilità e l'autorità per comandare una squadra e le piaceva vedere i suoi coetanei che erano rimasti indietro obbedirle come se fosse un'adulta. Tuttavia, da chunin di Iwa si sarebbe principalmente arrangiata da sola.

Kurotsuchi sapeva che in alcuni villaggi più popolosi del suo, i chunin lavoravano in squadre con un jonin.

"Mi manca della compagnia in missione. Vorrei fare come loro."

Aveva l'abitudine di chiacchierare con altri chunin, della sua Accademia e dell'altra, ma giusto perchè era sempre stata una che parlava con tutti. 

Per di più ora non poteva più presentarsi a casa di Deidara e raccontargli la rava e la fava, perchè fra impegni di jonin e Squadra Esplosivi Kurotsuchi aveva iniziato a vederlo più di rado.

In un momento di debolezza, ne aveva parlato allo Tsuchikage. 

"Nonno, sono triste che Deidara è sempre via."

E Onoki, anzichè consolarla, era andato di corsa a controllare le sue agende, era rimasto sorpreso di constatare che il suo pregiato allievo restasse lontano da Iwa più a lungo di quanto gli fosse concesso.

Così quello che doveva essere un semplice, breve, disimpegnato sfogo emotivo si era trasformato in una questione seria.

Kurotsuchi era rimasta con le mani incollate e le unghie dei pollici sotto i denti, quando aveva udito suo nonno litigare con Deidara. 

Per colpa sua.

Col groppo in gola Kurotsuchi non aveva potuto impedirsi di starli a sentire fuori dalla porta dell'ufficio che attutiva le parole, ma non le voci che si alzavano l'una contro l'altra.

Deidara era uscito dall'ufficio torvo come un temporale, e con altrettanto frastuono.

Non aveva notato Kurotsuchi, nella fretta e furia di uno sguardo che sembrava ghiaccio. O forse aveva scelto di non notarla per andarsene e rimanere incazzato in pace.

Dopo quella volta anche Kurotsuchi era rimasta arrabbiata con lui per averla ignorata, e aveva scelto di evitarlo fino a quando non si fosse scusato.

Nel frattempo essere un chunin di successo significava più soldi, più emozioni ma anche molte più prese di decisione, cicatrici più profonde.

Nell'estate dopo il diploma, Kurotsuchi si era ferita in missione.  

Deidara, che ancora non si era scusato, l'aveva intercettata mentre tornava al villaggio con il braccio tutto sanguinolento e aveva insistito a portarsela a casa per sistemarla. 

Dentro la stanza di Deidara si respirava ancora il profumo della pannellatura che lui aveva di recente modellato sul muro, ma paziente e dottore improvvisato si erano sistemati fuori dal grande lucernario, sul tetto, esposti all'odore ancora più piacevole della resina dei pini al sole.

La vista da lì toglieva il fiato. Deidara possedeva un palco privato per ammirare ed annusare la breve estate di Iwa, per cogliere un soffio di calore sulla pelle.

Kurotsuchi aveva guardato la stradina che scendeva dal palazzo del suo migliore amico fino al resto della Roccia, per distrarsi dal taglio e dal timore dell'ago.

"Allora, ti piace la Squadra Esplosivi?" Gli aveva sorriso.

"Sì perché faccio esplodere roba. No perché non posso scegliere quale roba, siamo spesso nelle miniere dove non c'è cielo, e quel Gari mi sta sempre addosso, hm."

Deidara aveva esalato, deluso come non si sarebbe aspettato di essere causando esplosioni.

"Gari è il tuo capo, deficiente."

"Al diavolo!" Deidara aveva gridato, mezzo divertito.

"Ok, scusa. Voglio dire, che noia."

"Sì. A voglia." Aveva affermato, come se Kurotsuchi fosse infine tornata in sé.

"È per questo che stai sempre via, Deidara?"

"Mi lasci lavorare?"

Deidara aveva chiesto invece di rispondere, chino con disinfettante, ago e filo sulle labbra della ferita. 

Richiudeva con punti piccoli e vicini l'epidermide infiammata di Kurotsuchi senza torturare il derma, con una precisione e una dedizione di cui ella non l’aveva creduto capace se non altro che per le sue sculture. 

"Com'è che tu sei così bravo a spaccare cose, eppure mi stai facendo un così buon lavoro?"

Concentrato, Deidara masticava l'interno delle sue guance e respirava intensamente dal naso, soffiando via delle ciocche di capelli e dando a Kurotsuchi una leggera pelle d'oca.

"Un 'grazie, sei incredibile' mi basta, hm."

Una volta messo l'ultimo punto, aveva preso in mano il filo medico e l'aveva reciso di netto coi suoi denti da palmo. 

"O meglio, mi basta che tu non ce l'abbia con me, ok?"

Era insolito ch'egli si preoccupasse delle arrabbiature altrui, e soprattutto che non avesse preso in giro Kurotsuchi per essersi ferita in una “missione facile”. 

"Non dire a nessuno che mi sono fatta male…” 

Deidara aveva asserito un “Hm, capito,” estraendo un sacchettino dalla tasca dei suoi pantaloni. Dentro, c'era una lunga striscia di stoffa trasparente. Sembrava seta, roba pregiata.

"Lascia," aveva ordinato, in modo quasi lamentoso, quando Kurotsuchi aveva allungato l'avambraccio dolente per toccarla.

Kurotsuchi si era lasciata fasciare come una mummia, osservando gli spicchi delle iridi basse del suo medico improvvisato.

In piena luce sul tetto, qualche riflesso di sole si impigliava e rimaneva dorato così com'era nel suo sopracciglio corrugato, riflettendo bronci sul suo viso. Ciocche di capelli infuocati di sole gli scivolavano  da dietro la spalla come una matassina.

Deidara aveva percepito che Kurotsuchi lo stava fissando e aveva continuato a bendarla, alzando gli occhi solo all'ultimo momento per beccarla.

"Kurotsuchi. Che cosa stai facendo?"

Quando sorrideva perchè era davvero divertito, Kurotsuchi vedeva lo spazietto fra i suoi denti, in alto a destra. 

Gli stava così bene. Chissà se l'avrebbe mantenuto anche da grande.

"Niente! Ti guardavo." 

Kurotsuchi si era raddrizzata, quasi dovesse difendersi da quella penetrazione nella sfera intonsa dei suoi pensieri più o meno consci. 

"Non c'è niente di male a guardare."

Un lieve disagio ingiustificato si era propagato dal suo tronco in direzioni verticali, opposte.

"Va bene, Kurotsuchi-chan. Ora tieniti su il bendaggio, minimizzerà la cicatrice."

Quel tessuto curativo sembrava filato con aria tanto era leggero e sottile. 

Si era mimetizzato con la sua carnagione, e Kurotsuchi l'aveva perso di vista.

"Grazie...Ma perchè non mi hai messo subito questa anziché torturarmi con ago e filo?"

Deidara aveva trattenuto una risata nel petto, sfregandosi la punta del naso e il mento. 

"Kurotsuchi, se non suturi un taglio molto aperto si infetta. E poi muori."

"Addirittura?"

"Certo." 

Aveva alzato uno sguardo lampo per cogliere una reazione di sgomento da parte di Kurotsuchi, che però non staccava gli occhi dalla benda.

"Dove l'hai presa, Deidara? Mai viste bende così. E la mia matrigna è un ninja medico."

"Parte del pagamento di un cliente."

"Che cliente?"

"Mm, un cliente e basta."

Deidara parlava con calma, ma l'impazienza filtrava attraverso il suo linguaggio non verbale.

"È uno interessato alla tua arte? È un cliente del villaggio?"

Deidara aveva emesso una risatina gutturale. 

"No, non di Onoki. Uno dei miei. Dimenticate sempre che prima di tutto sono uno scultore affermato!"

"Eccolo. Occhi nuvolosi."

I passanti si erano fermati a dare un'occhiata a Deidara mentre modellava normale argilla nel suo laboratorio cittadino da quando egli ci aveva preso gusto all'età di sei anni, e avevano chiesto a Onoki di dargli una stanza nel suo palazzo per lavorare dopo i suoi allenamenti.

Kurotsuchi aveva guardato con orgoglio Deidara diventare così abile con l'argilla da farsi un nome e denaroma aveva bisogno di ricordargli di tutte le sue promesse.

"Lo sanno tutti che sei un artista professionista, Deidara, e il nonno è molto felice che tu l'abbia mischiato con il ninjutsu. Ma sei il suo allievo prima di ogni altra cosa e si aspetta molto da te, ricorda sempre che la Volontà di Pietra viene prima di tutto!"

Dopo che Kurotsuchi aveva parlato, Deidara le aveva rivolto uno sguardo di quelli in cui la micidialità era già potente.

Kurotsuchi si era irrigidita nel caso Deidara fosse andato su tutte le furie e lei si fosse ritrovata con le sue mani intorno al collo. 

L'aveva visto scattare su Gari in quel modo e inchiodarlo a terra.

Gari era un uomo adulto più grosso di lui, Kurotsuchi doveva porre una lama tra se stessa e la gola di Deidara, prima che lui interpretasse qualcosa come una mancanza di rispetto.

"Non riesco nemmeno a pensarci. È il mio amico amatissimo, dovrei vergognarmi."

Proprio in quel momento un bussare alla porta di Deidara gli aveva sgombrato gli occhi e aveva disperso l'enigma di Kurotsuchi, attirando entrambi giù dal tetto.

"Dei e Kurotsuchi, visite per voi."

Dall'altro lato della soglia c'era la madre di Deidara, insieme a un ragazzino molto più alto di lei.

Gli aveva fatto cenno di entrare, tenendo stretto sul fianco un bebè dai capelli color miele, di nemmeno due anni.

Il bebè scalciava e faceva versetti, stringendo nel pugno una grossa ciocca paglierina di sua madre, che aveva aveva fatto un verso di rimando.

"Va bene, andiamo. Dei, sarò di sotto con tua sorella."

La madre si era congedata con un affettuoso cenno del capo.

Deidara aveva sorriso alla sua sorellastra, le aveva fatto il solletico ai piedini e aveva infine chiuso la porta alle spalle del suo ospite.



 


 

 Una volta che i tre erano rimasti soli, Kurotsuchi aveva fissato il nuovo arrivato e le sue dimensioni molto più sensazionali di quelle dei suoi coetanei.

Aveva lanciato un'occhiata obliqua a Deidara, con altezzosa complicità.

"Cosa vuole da noi questo genin?"

"Sono un chunin, ci siamo scontrati un paio di mesi fa! Mi chiamo Akatsuchi." 

L'ospite aveva teso la mano a Kurotsuchi e poi il suo focus era, inevitabilmente, tornato come una molla verso il padrone di casa. 

“Sei la nipote di Tsuchikage-sama, vero? E tu…? Non ti vedo mai in giro.”

“Questo è Deidara.” 

Aveva tagliato corto Kurotsuchi, non risparmiando però sull’accondiscendenza.

“Oooh! Quel Deidara?” 

Akatsuchi aveva allungato il collo per studiarlo meglio. 

"Io ho un anno in più di te, ma è vero che tu sei jonin? E hai davvero tre bocche?" 

Quello la gente diceva.

"Ne ha quattro." 

Kurotsuchi era rimasta in silenzio a osservare quell'Akatsuchi muoversi in modo ridicolmente emotivo, e Deidara fargli una linguaccia dalla sua mano sinistra.

"Come…?"

"Modello con argilla e chakra. Boom."

Deidara aveva alzato l'altro palmo e aveva prodotto una coccinella d’argilla con una velocità da jonin di alto livello.

La scultura era esplosa, proprio tra il lucernario aperto e loro tre, con il respiro leggero di Deidara e un sigillo del confronto.

La coccinella aveva le dimensioni di un bottone, ma Kurotsuchi e Akatsuchi avevano sentito la forza e il calore sulla loro pelle, nella loro parte centrale, nell'aria stessa che li circondava.

Una sottile pioggia di polvere era caduta dall'intonaco e dai mattoni intorno al lucernario aperto.

"Niente esplosioni in casa!"

Aveva urlato la madre, dal pianterreno.

"Forse hai spaventato la tua sorellina," Kurotsuchi aveva alzato gli occhi al cielo.

Gettando i capelli dietro la spalla con un sorriso sbarazzino, Deidara non si era preso la briga di rispondere a nessuna delle due.

"È così che faccio. Ma ho iniziato solo con l'argilla, perché mi è sempre piaciuto metterci le mani dentro. Poi, perché no, ho delle porte del chakra che mi permettono di spararlo fuori."

Anche se Akatsuchi aveva frequentato l'altra Accademia, aveva sempre sentito parlare di Kurotsuchi e Deidara. 

"Voi due siete amici?"

"Ah, non lo so, è arrabbiata con me da quando ho fatto quella cosa con l'accendino," aveva ridacchiato Deidara, sorridendo grande a Kurotsuchi.

Ella si era rabbuiata e aveva rabbrividito, e anche sorriso di nascosto, al pensiero di lui che leccava la fiamma per impressionarla-spaventarla.

Erano stato poche settimane prima, il giorno del suo tredicesimo compleanno.

"Non è per questo che ero arrabbiata con te, e tu lo sai."

"Siamo amici, sì. Ma non hai ancora detto perché sei qui." 

Aveva investigato Deidara.

Akatsuchi gli aveva risposto, "Onoki-sama dice che da oggi sarò con Kurotsuchi-sama in una squadra di chunin. E che tu sarai il nostro jonin."

"Pf, quando siamo diventati la Foglia? I chunin lavorano da soli." 

Kurotsuchi si era vantata.

"Non ho tempo per questo. Sono impegnato con la Squadra Esplosivi e la mia arte."

Deidara aveva archiviato la questione e Akatsuchi non aveva vacillato, porgendogli un rotolo con gli ordini di Onoki.

"Ma Tsuchikage-sama ha detto che devi."

Kurotsuchi aveva riso al cipiglio del suo migliore amico mentre apriva il rotolo.

"Dannazione. Mi sentirà, hm!"

Akatsuchi aveva ripreso la pergamena dopo che Deidara l'aveva firmata, e la squadra di tre  si era ufficialmente formata.

 

"Puoi chiedere a Deidara se sei curioso: è tranquillo, a meno che tu non dica qualcosa che non gli va sull'altro suo lavoro." 

Kurotsuchi diceva, quando il ragazzino più grande intravedeva le bocche delle mani di Deidara e la curiosità invadeva il suo viso grassoccio.

"Non voglio che si senta escluso. Perché è nuovo, e Deidara e io siamo molto legati."

I ritmi di Akatsuchi non erano paragonabili a quelli dei suoi compagni di squadra: aveva dovuto acquisire un po' più di familiarità con loro prima di chiedere a Kurotsuchi se Deidara potesse mangiare cibo con le sue bocche supplementari.

La prima volta che Akatsuchi aveva parlato apertamente con il suo jonin era stato quando tutti e tre avevano trovato un posto caldo e asciutto, e avevano richiamato i sacchi a pelo.

"Puoi... fare argilla esplosiva con la tua bocca?"

Deidara era strisciato fuori dal suo sacco a pelo, aveva guardato Akatsuchi con la coda dell'occhio con molto più entusiasmo di quanto avesse mai fatto.

"Hm, potrei. Devo scoprirlo."

Kurotsuchi era strisciata fuori dal letto solo per tenere a freno il suo ego smisurato.

"Non sei così eccezionale. Voglio guardarti ingoiare qualcosa e non digerirlo, idiota."

"Guardami, guardami. Il cielo è il mio unico limite e non ho paura di niente, hm."

Deidara aveva respinto le prese in giro di Kurotsuchi, ormai eccitato all'idea di provarci un giorno.

In quell'anno la squadra di tre aveva condiviso molte avventure, incluso guardarsi le spalle da kunai sibilanti e cene improvvisate sotto le stelle.

Ciò che Kurotsuchi ricordava meglio di quell'età sarebbe sempre stato il sollievo che aveva provato nel vedere che la sua amicizia con Deidara non era di quelle che diventano strane con l'inizio dell'adolescenza.

Era troppo resistente e genuina, e Deidara era già strano dopotutto.

Deidara non era stato entusiasta della squadra all'inizio, ma alla fine si era divertito ad avere Akatsuchi e Kurotsuchi con lui.

Lo Tsuchikage sperava così di tenere d'occhio il suo allievo. Lui, il Consiglio e altri influenti shinobi Iwa credevano che con una squadra che lo teneva impegnato Deidara si sarebbe calmato.

Ma Kurotsuchi e oltre a lei, la madre già sapeva che sperare che il prodigio di Iwa si calmasse era come tentare di prendere il vento. 

 

 


 



 

 “Ah ah, la delusione." 

Onoki picchiettò il vetro che proteggeva il famoso attestato da chunin. Si burlò delle sue stesse reazioni, affondò col collo nel tronco. 

"La delusione. A volte mi sento ancora responsabile.”

“Non dovete. Cosa potevate fare di Deidara, alla fine?” Chiese ancora Kurotsuchi.

"Qualcosa di meglio." 

Il ragazzo d’oro era stato una materia volatile fra le sue mani di ferro, persino ora il vecchio continuava a sentire la bruciatura. 

Kurotsuchi staccò la cornice con l’attestato, la poggiò sull'avambraccio dove le era rimasta una cicatrice quasi invisibile, la ripulì da polvere che non c’era.

“Alla fine con lui il problema era…”

Voleva completare una frase a cui nessun ninja di Iwa degno di rispetto aveva diritto. Nonostante Onoki la scrutasse fra lo sgomento e l’accigliato, Kurotsuchi buttò fuori parole e fiato tutti in una volta.

"A posteriori, pensavo che è possibile che in fondo non fosse così male.”

“Come, scusa?”

“Che non fosse Il Male. Deidara...”

Onoki aspettò di capire se avesse udito bene, dopodiché si lanciò in una delle sue risate da vecchio.

“Ah ah! Facile dire così adesso, nella sicurezza totale. Ma devi stare attenta a cosa dici: ti ricordo che ha ucciso i tuoi compagni jonin che l'hanno inseguito, quando era ancora un ragazzino."

"Era solo una speculazione, nonno." Kurotsuchi sospirò.

Poi affermò, “So cos'era. So cos'ha fatto.”

“Lo sai, ma cambi idea in fretta. Proprio tu che sei partita in quarta, da sola, per andare a farlo fuori. È per questo che vesti gli abiti di Tsuchikage, ora.”

“Quello non era per rigore, disciplina e fedeltà?” Kurotsuchi fece un sorrisetto.

“I tuoi proiettili di lava, tecnica messa a punto apposta. Mi ricordo di te tredici anni fa, sperimentavi e ti esercitavi come una matta, ci credo che poi ti sei esaurita." Onoki borbottò.

"Quando sei venuta, pallida come una morta, a chiedermi la pausa ho avuto pena di te."

Quello che Kurotsuchi voleva dire e voleva quasi dirlo ad alta voce era che fra i suoi ricordi non c’era solo dolore.

E Onoki lo sapeva, perché Deidara era stato lo studente in cui aveva creduto con tutto se stesso prima ancora di essere un nemico.

"Sono stato sconsiderato e avido a puntare tutto su di lui. Il figlio della mia allieva originale pazzesco come lei, o anche di più. La notte in cui è nato Iwa era fuori dai cancelli del palazzo rosso, ad aspettare. Io stesso ero così impaziente di incontrarlo finalmente. Poteva fare qualsiasi cosa, essere quello che voleva."

"Ma l'ha fatto, nonno. È diventato esattamente quello che voleva."

Il vecchio allungò le dita corte e dure verso la spalla nuda della ragazza in cui credeva ancora.

“Il problema con lui era un rifiuto innato di ogni regola. Doveva sempre avere di più. Ah ah!"

Deidara aveva tradito il villaggio, ma lasciandoglielo fare Onoki aveva tradito se stesso, come Tsuchikage e come shinobi. 

Se per Iwa Deidara era stato una sentenza incompiuta, per Deidara Iwa era stata un pasto non finito.

Per quello era tornato.

In attesa del giorno in cui si sarebbero di nuovo incontrati, Onoki aveva sviluppato la sua tecnica Peso Ultraleggero.

E quella volta  che era tornato a bombardarli Onoki l'aveva raggiunto su in cielo, volando.

"Dei-da-ra!" 

Aveva chiamato, e il terrorista quindicenne aveva virato per sfidarlo a prenderlo. 

Sospeso a mezz’aria, nel suo elemento il suo cielo al di sopra e suo il villaggio infuocato al di sotto si era tolto il cappello che copriva il suo viso, aveva puntato i suoi folli occhi azzurrissimi in faccia al suo maestro, e gli aveva mostrato la lingua e il dito medio. 

Meglio a lui che a Kurotsuchi, Onoki si diceva ancora.

A giochi finiti, fra tutti loro, Kurotsuchi era stata la persona che Deidara  aveva amato di più.







 

Pensieri dell'autrice:


Wow! Infine! Questo capitolo è passato per talmente tanti traslochi che ho perso il conto, ma eccolo qui.

Mi ha divertita molto immaginare come Akatsuchi sia venuto a conoscenza di Kurotsuchi e Deidara, così come mi diverto sempre a immaginare Kurotsuchi "piccola" e Deidara "prima" 😣

Immagino che a casa sua "no esplosioni in casa" sia la regola d'oro.

Akatsuchi gli chiede se può produrre argilla esplosiva dalla sua bocca "normale" e Kurotsuchi gli dice di abbassare la cresta, ma in effetti Deidara ha una tecnica così  (C4). Ho voluto anche esplorare un po' del rapporto fra lui e Onoki, dal canon non si sa molto e vorrei dare un ritratto a tutto tondo.

Le tecniche di Kurotsuchi invece sono tutte inventate, qui, non le ho fatto fare niente di specificamente canon. Anche il bendaggio magico è mia invenzione, ricordatevelo perchè ritornerà!

La fan art super cute non è mia, ovviamente.

I miei aggiornamenti sono distanziati, quindi se trovate utili i recap ditemelo così ne rifarò! 

A presto e grazie di seguirmi, leggermi e recensirmi!


Dark💫

 
   
 
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