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Autore: LilithGrace    04/04/2022    1 recensioni
[...] "Tra almeno una trentina di candidati, Kaori fu scelta personalmente dai tre fratelli del Deserto; vantava di un ottimo curriculum accademico, specializzata in tossicologia e cito-istologia forense; il suo modo di lavorare era scrupoloso, non tralasciava nulla, lavorava sempre in silenzio, non amava parlare se non con Kankuro; [...]
Genere: Avventura, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaara/Lee, Kankuro, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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La sveglia non fu proprio delle migliori.
Una madre infuriata ci venne a svegliare ancor prima del canto del gallo: «Che cosa avete combinato? Ma dico io, siete impazzite? Provocare Sunagakure? Siamo in un villaggio neutrale, non possiamo permetterci un incidente diplomatico per di più con loro per colpa dei vostri giochetti!» era su tutte le furie, come darle torto?
Una risatina scappò dalle labbra di Aoi, facendole guadagnare un’occhiataccia dalla madre.
«Kaori, ti ho accolta qui perché non sapevi dove altro andare e tu hai ripagato la mia gentilezza con la sincerità e te ne sono grata. Quando ho accettato di darti riparo, un letto e un piatto caldo, l’ho fatto in buona fede… non ripagarmi con un’offesa alla Sabbia perché a quel punto sarei costretta a riconsegnarti a loro senza opporre resistenza. Chiaro?»
Mi inchinai scusandomi per il trambusto e le giurai che non sarebbe più accaduto.

Mi preparai e raggiunsi il tavolo della colazione nel giardino interno in compagnia dell’okasan: Kankuro era già seduto al piccolo tavolo ed aspettava pazientemente che almeno una di noi si palesasse per poter parlare e discutere dell’accaduto.
Lo salutai inchinandomi col capo e mi accomodai difronte a lui, mentre la Madre rimase in piedi accanto a me.
«Potremmo parlare in privato, io e la suonatrice? Sempre se le concederà il permesso, Signora Ichimaru» chiese con tono gentile, ma ironico, alla madre che, ormai, aveva metabolizzato l’idea che avevamo messo su un bel teatrino. Rispose semplicemente: «Kaori, sii gentile con questi signori.» prima di lasciarci soli.
«Gradite del tè, Signore?» chiesi prendendo la teiera e accostandomi alla sua tazza. Annuì , lasciando che gli versassi il liquido intriso delle foglie di tè nero.

Ruppi il silenzio che era calato tra di noi: «Ripeto» iniziai «Ho giurato fedeltà al kazekage.»
«Lo so. Perché sei scappata?»
«Perché sospetti di me.»
«Chi te l’ha detto?» mi domandò curioso.
«I tuoi uomini mi hanno guardata male da quando ho aperto bocca… Non ti saresti scomodato a venirmi ad arrestare di persona, sono un pesce piccolo. Avevi altro da fare, così hai incaricato Amagi.»
Parlavamo sottovoce, nessuno poteva sentirci.
Ascoltava in silenzio e non sapevo decifrare la sua espressione, se mi stesse prendendo seriamente o meno.
Rispondevo sempre con il sorriso, in modo da non far allarmare nessuno dell’okiya.
«Sai che Gaara è stato invitato qui e lo stesso locale di ieri ha richiesto la vostra presenza? Il proprietario vi ha definite all’altezza di una persona importante come il Kazekage.»
«Non oseresti trascinarmi da lui, non puoi farmi questo...» impallidii all’idea di dover incontrare Gaara.
«Sono una disertrice per lui, non puoi farmi questo, ti prego… ho lavorato sempre per te, per lui, per tutti ed ora non puoi farmi giustiziare perché ho avuto paura e sono andata via. Ho sbagliato, lo so, ma se vi avessi parlato dei miei dubbi, sarei sembrata ancora più colpevole. Non sapevo che fare, so solo che non merito di morire per questo.» lasciai la teiera sul tavolo e mi alzai di scatto puntandogli un dito contro.
«Suona per lui stasera.» mi disse perentorio. Non ammetteva repliche.
Rimasi in silenzio.
Si alzò dal suo posto e mi salutò, salutando garbatamente anche la mia amica e la padrona di casa.
Rimasi imbambolata, pietrificata come fossi una mal capitata che per errore aveva incrociato lo sguardo di Medusa, la gorgone che trasformava in pietra chiunque la guardasse nelle iridi.

Passai qualche minuto in questo stato trance prima di accorgermi che ormai era andato via da un pezzo. Mi sbloccai all’improvviso e mi incamminai con passo veloce, deciso e furioso verso la mia stanza: iniziavo a stancarmi della situazione; era poco più di un mese che non ricevevano mie notizie, non avevo fatto nulla di illegale e per di più erano tra i ninja più forti che conoscessi e solo ora si erano ricordati della mia esistenza? Qualcosa continuava a non quadrarmi e quando non capivo qualcosa, sapevo fare solo una cosa, ovvero arrabbiarmi.

Arrivammo puntuali al locale e entrammo, sia io che Aoi, a testa alta e fiere.
Quella sera avrebbe assistito anche la Madre, non sopportava l’idea di lasciarci alla mercé di un paese potente come quello della Sabbia. Era seduta al tavolo accanto Gaara e Kankuro, in modo da non dare le spalle al palco, ed erano presenti anche Amagi e il suo collega da cui non si separava mai, Mitsuo. Mitsuo era sempre stato presente, fin dall’inizio, ma non si era mai espresso nei miei riguardi. Eseguiva solo gli ordini ed affiancava Amagi.

Aoi aveva scelto per l’occasione un kimono di seta Tastumura bianco con delle onde, alla base, dipinte di un color petrolio, che increspavano la superficie del mare; mi vestii a mia volta di bianco, raccogliendo i capelli in uno chignon acconciato dall’Okasan in persona.
Ci esibimmo in uno spettacolo che avevamo eseguito poche volte, solo per gli ospiti di un certo livello; Aoi era concentrata, grintosa, decisa ed elegante, ma io non ero da meno, suonai lasciandomi trascinare dall’adrenalina, ogni nota era impeccabile ed armoniosa.
Tutti ci applaudirono.
Nessuno escluso.

Scendemmo dal piccolo palchetto e ci avvicinammo al tavolo con i rappresentanti del mio villaggio: mi inchinai a Gaara, a Kankuro, ad Amagi, ma notai che, in quel momento, mancava Mitsuo.
Mi guardai intorno, nervosa, studiavo ogni dettaglio in quella stanza.
Avevano ordinato del tè e i miei pensieri furono interrotti dall’arrivo di una cameriera che non avevo mai visto da quelle parti, ma non ci diedi peso. Dopo pochi istanti ricomparve Mitsuo, dicendo all’orecchio del suo compagno che il suo giro di perlustrazione era andato a buon fine.

«Mai, voi essere così gentile da servire il the al Kazeage?» chiese la madre.
Aoi era un’intrattenitrice nata, si inginocchiò tra Gaara e Kankuro, cercando di intavolare una chiacchiera frivola col ragazzo dai capelli rossi, mentre gli sorrideva garbatamente.
Qualcosa non quadrava, provavo una strana sensazione: mi guardai ancora attorno e avvertii uno strano odore nell’aria, un odore dolciastro; la mia attenzione fu attirata dal vassoio su cui era stata portata la teiera e su cui era presente anche una piccola ciotolina con delle ciliege.
Sorrisi a mia volta e alzai una mano chiamando la cameriera che ci aveva servito:
«Mi scusi, potrei sapere che bacche sono, quelle?»
«Sono ciliege, Signora.»
«Non è periodo di ciliege e credo che un infuso con quelle non sarebbe di gradimento ai nostri ospiti. Sarebbe più opportuno portare al kazekage qualcosa di tipico. Se il Kazekage permette, vorrei proporre del Bai Hao Yin Zhen.»
Mi voltai compiaciuta verso il tavolo, notando facce tutt’altro che felici del gesto.
«Che occhio attento.» ironizzò Amagi. «Chissà come ha fatto a capirlo» diede manforte Mitsuo.
«Kankuro.» disse Gaara senza scomporsi.
Il maggiore dei due fratelli si alzò e mi intimò di seguirlo fuori.
Rimasi seduta al mio posto.
«Disertrice...» sussurrò Mitsuo facendo ben attenzione a non attirare l’attenzione degli altri ospiti, ma facendosi sentire chiaramente da Gaara.
«Basta così, Kazekage. Faccia rimettere a posto il marionettista.» l’Okasan lo fissò e si alzò con calma.
«Lei capirà se cercherò di riportare una disertrice nel mio paese per prendere i giusti provvedimenti.»
«Siamo in un villaggio neutrale, qui è una libera cittadina e mia suonatrice. Non ha fatto nulla per meritarsi un arresto immediato.»
«O magari, aveva in mente di assassinare il Kazekage fin dall’inizio, ma essendoci presenti troppi shinobi, ha preferito desistere e fingersi un’eroina» disse Mitsuo.
«Tu...» lo guardai con disprezzo.
«Hai accesso a tutti i veleni della Sabbia, hai formulato ogni antidoto… guarda il caso, non abbiamo la Belladonna a Sunagakure, non le sembra strano, Kankuro?» Amagi si stava divertendo ad infierire, a sottolineare quanto io fossi senza alcuna via d’uscita.
Mitsuo era divertito, glielo leggevo in faccia e questo mi faceva rabbia.
La sentivo crescere dentro di me.


La Madre non seppe cosa dire, mi guardò in difficoltà: ricambiai lo sguardo e le presi le mani sussurrandole un “grazie” strozzato dalle lacrime che volevano solo uscire fuori.
Mi alzai e con me Kankuro.
Andammo fuori il locale dal retro e l’unica cosa che riuscì a sussurrare fu un “mi dispiace”: evocò Kuroari e mi chiese di entrarci dentro senza opporre resistenza ed io lo feci.
Mi accovacciai e lasciai che mi chiudesse dentro e solo allora scoppiai a piangere e lasciai che le mie lacrime bagnassero le mie guance e sciogliessero il mio trucco nero intorno agli occhi.
Sentii solo un dolore acuto al collo, niente di più poi… buio.


Riaprii gli occhi, intontita.
Pensavo seriamente di essere morta e invece mi trovai all’okiya, stesa sul letto della mia amica con Kankuro accanto intento a leggere dei rotoli.
«Ti sei svegliata...» lo guardai non capendo. Cosa stava succedendo?
«Sei confusa, lo so, lasciami spiegare.»
Ero arrabbiata, ma il mal di testa era più forte. Gli feci cenno di continuare a parlare.
«Gaara non ha alcuna intenzione di giustiziarti, né di arrestarti. Sapevamo entrambi che non eri tu la talpa, ma abbiamo fatto in modo di far ricadere tutti i sospetti su di te.»
Lo guardai incredula. Come aveva potuto farmi questo?
Alzò le mani in segno di resa: «Amagi è solo vittima del nostro piano. Non ti odia come pensi, anzi ti stimava molto, ma la storia del’imboscata l’ha fatto ricredere perché sono stato io in primo a fingere di non essere convinto. È ancora troppo giovane e per quanto pensi con la sua testa, si fida ciecamente di me e di Gaara e se qualcosa non quadra a noi, non quadrerà neanche a lui di conseguenza.»
«E tu mi hai fatto credere di morire… tu hai fatto credere alla madre e ad Aoi che io sia una persona orribile.» increspai le labbra in una smorfia dolorante: «Perché io?» chiesi sofferente «Perché il piano dei daimyo di prendere il potere fingendo di nominare me Kazekage al posto di Gaara non aveva funzionato così hanno deciso di demolirci dall’interno, in modo subdolo. Sanno quanto io ti stimi come persona e come collega, ma sei un anello debole in quanto forza militare, quindi la vittima perfetta.» concluse sospirando.
«Se fosse riuscito ad uccidere Gaara in mia presenza, allora era logico che sarebbe stata colpa mia...» scoppiai a piangere in un pianto disperato e liberatorio.
La situazione non era delle migliori, ma sapere di non aver perso la stima e la fiducia del kazekage mi fece stare meglio.
Kankuro prese posto vicino a me e mi abbracciò, gesto inconsueto da parte sua, ma che apprezzai: era un capo molto premuroso, attento alle esigenze di chiunque e aperto al dialogo.
Lo guardai per ringraziarlo e i nostri sguardi si incatenarono reciprocamente l’uno all’altro.
In questo momento, il tempo sembrava essersi fermato e senza accorgercene, le nostre labbra si incontrarono in un bacio, ma non uno di quelli famelici e passionali, un bacio casto e leggero come quello di due adolescenti alle prime armi nascosti dietro un cespuglio per non farsi scoprire dai genitori. Gli accarezzai timidamente una guancia e la piccola porzione di collo scoperta sorridendo leggermente imbarazzata, mentre mi stringevo tra le sue braccia.
Questo momento perfetto, però, fu interrotto da un piccolo terremoto chiamato Aoi, che entrando non si stupì neanche di trovarci l’uno abbracciato all’altro: «Kaori-chan, sono così contenta di rivederti. Sanno recitare davvero bene, io e Okasan ci eravamo quasi spaventate.»
«Cosa?»
«Noi sapevamo tutto, ce l’aveva detto Kankuro-sama prima di andar via… ci ha lasciato un bigliettino per spiegarci ogni cosa.»
Sorrisi alla mia amica, abbracciandola di nuovo, felice di sapere che in fin dei conti né lei né la Madre si erano preoccupate troppo per me e che, anzi, stavano lavorando per me, per togliermi da quel pasticcio.
Mi voltai verso Kankuro e gli strinsi la mano più forte che potevo: «Ora dobbiamo solo incastrare il responsabile, giusto? E poi… poi che ne sarà di me?»








 

Angolo dell’autrice:
Buonasera!
La storia sta volgendo al termine e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Piccola precisazione: la bacca di Belladonna viene anche chiamata ciliegia della pazzie per i forti effetti allucinogeni, per questo durante la Seconda Guerra Mondiale veniva utilizzata come metodo di confessione. Nella storia, ho voluto associare la sua somiglianza ad una ciliegia con un tè,come se fosse stato un tè ai frutti rossi, Il tè che, invece, richiede Kaori è il tè bianco più pregiato al mondo.

  
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