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Autore: fairyelly83    08/04/2022    2 recensioni
Quanto coraggio serve per tornare indietro ed affrontare il proprio passato? Può questo essere un nuovo inizio per una strega che non ha più niente da perdere.
Sirius Black non ha un rapporto semplice con il suo passato. Ma quello con il suo presente forse è ancora peggio. Riuscirà a scacciare i fantasmi e a fare i conti con i suoi sensi di colpa?
Dal capitolo 1
Mi raddrizzo un po’ sulla sedia e lo faccio. Glielo chiedo. Gli chiedo l’unica cosa che realmente voglio
sapere.
«Remus hai più avuto notizie di Elizabeth? Sai che fine abbia fatto?» Chiedo con studiata noncuranza,
come se fosse una domanda qualsiasi, come se non fosse la cosa che più mi sta a cuore.
Remus si agita un po’ sul divano, prende un respiro prima di parlare. Brutto segno.
«Sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto. L’ultima volta che l’ho vista è stato dopo la morte di Lily
e James. Lei... era sconvolta. Continuava a sostenere che potevi essere il peggior bastardo sulla faccia
della terra, ma che non avresti mai tradito i tuoi amici.»
«Mi credeva innocente?» La mia voce è appena un sussurro, devo essere impallidito.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sirius Black: passato, presente e...'
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Ritorno al passato

 

Capitolo 15

 

 

Negativo. Test di gravidanza negativo. Mi sono presa un grande spavento per nulla!

Anche se... devo ammettere che ad una parte di me forse sarebbe piaciuto... ma non è il momento adatto, anzi, calcolando che non siamo più due ragazzini, forse è meglio iniziare a pensare che quel momento non arriverà mai.

Non importa, abbiamo tante altre cose nelle nostre vite, abbiamo Harry. E poi siamo in guerra e Merlino solo sa quando e come finirà... nonostante continui a ripetermi questo e mille altri argomenti più che validi per cui una gravidanza adesso non sarebbe affatto una cosa desiderabile non riesco a scacciare un vago senso di delusione e malinconia.

Mentre varco i cancelli di Hogwarts con la mia piccola valigia che mi levita al fianco non posso non pensare al sorriso tirato con cui Sirius mi ha salutato quella mattina. Ha fatto del suo meglio per non dare a vedere quanto gli dispiaceva la mia partenza, ma il risultato è stato comunque scarso. Nemmeno io sono felice di averlo dovuto lasciare a Grimmauld Place da solo, ma è solo per due giorni. Passeranno in un attimo e poi non sarà del tutto solo...

Alla fine sono contenta di aver resistito all'impulso di dirgli che avevo sospettato di essere incinta. All'inizio volevo fargli una battuta sul pericolo scampato, ma mi sono resa conto che era solo un impulso egoistico per vedere come avrebbe reagito. Sirius non ha alcun bisogno di avere altri pensieri su cui arrovellarsi, quindi meglio così.

Non ero incinta. Non è successo e con ogni probabilità non accadrà mai. A quanto pare devo continuare a ripetermelo. Non avevo mai pensato che un giorno mi sarei ritrovata a fare i conti con il ticchettio inesorabile del mio orologio biologico.

Per fortuna, l'ingresso nella sala grande di Hogwarts riesce a distrarmi da qualsiasi altro pensiero. E' una vista che toglie il fiato!

Il vecchio Gazza mi viene incontro per recuperare il mio bagaglio, mentre mi perdo ad osservare quel luogo che ho tanto amato.

«Buona sera. Sono Elizabeth Collins. Ho un permesso del San Mungo per...» Inizio, ma vengo prontamente interrotta.

«Sì, sì, mi ricordo di lei... e dei suoi amici!» Mi interrompe lui acido. «Il preside mi ha informato. Le è stata assegnata una stanza nel corridoio del settimo piano che conduce alla torre di Grifondoro, quella tra le due armature con il cimiero di piume. Secondo il preside non avrà difficoltà a trovarla.» Borbotta spazientito prima di andarsene trascinando la mia valigia con se.

Non credevo che Gazza potesse avercela ancora con me dopo tutti questi anni. Io non gli ho mai fatto nulla, ma per lui era sufficiente vedermi in giro insieme ai Malandrini per considerarmi una criminale a tutti gli effetti.

Mi affretto a raggiungere il tavolo degli insegnanti, dove i professori sono riuniti per la cena. Mentre passo accanto al tavolo di Grifondoro ricambio la strizzatina d'occhio che i gemelli Weasley mi rivolgono in segno di saluto e noto che non c'è traccia di Harry, Ron ed Hermione. Ma è ancora presto, forse scenderanno più tardi.

«Guaritrice Collins, benvenuta!» Esclama Silente in tono cordiale. Abbiamo concordato di non dare motivo a nessuno di sospettare che ci sia alcun legame più stretto tra noi se non quello che può esserci tra un preside ed una ex-alunna.

«Grazie per aver accettato di ospitarmi per le mie ricerche Professore. Tutto il consiglio direttivo del San Mungo gliene è veramente grato.» Rispondo con un tono un po' formale.

Mi accomodo al posto che il preside mi ha indicato, sedendomi tra Severus e la professoressa McGrannith e non posso non pensare a quanto sia strano vedere la sala grande da questa prospettiva. Se avessi potuto scegliere, io mi sarei seduta all'estremità del tavolo di Grifondoro che avevo occupato con i miei amici negli ultimi anni di scuola. Chissà se ci sono ancora le nostre iniziali incise sul bordo del tavolo? Le aveva intagliate James la nostra ultima sera lì, affermando che bisognava assolutamente lasciare un segno tangibile del nostro passaggio.

Un leggero colpetto di tosse mi riscuote dai miei pensieri.

«Guaritrice Collins le porgo il benvenuto ad Hogwarts da parte del Ministero della Magia.» La professoressa Umbridge ha un aspetto ed una voce profondamente sgradevoli. Il sorriso che mi rivolge è tutto fuorché cordiale e rassicurante come lei vorrebbe. Mi costa un grande sforzo risponderle ricambiando quel sorriso.

«Il Ministro ci tiene ad informarla che la cooperazione tra le diverse istituzioni del mondo magico, come la scuola e l'ospedale in questo caso specifico, è un preciso obiettivo di efficienza per il Ministero, che si ritiene l'organo più adatto a sovrintendere a questo tipo di scambi.» La sua vocetta fintamente mielosa è terribile. Non ho difficoltà a credere che Harry la detesti. Mi limito a risponderle con un sorriso ed un cenno di assenso perché non ho la minima intenzione di imbarcarmi in una conversazione con lei sulle strategie politiche del Ministero.

«Decisamente il corpo docenti ha fatto un grande acquisto quest'anno.» Mormoro sarcastica verso Severus. Lui si limita ad inarcare le labbra in un sorriso silenzioso, prima di iniziare a chiedermi qualche informazione in più sulla ricerca che sono venuta a condurre. Credo che voglia lasciarmi intendere che sia più saggio trattare questo argomento in privato.

Mentre sto chiacchierando con Severus noto con la coda dell'occhio Harry, Ron ed Hermione arrivare trafelati al tavolo di Grifondoro. Si siedono agli stessi posti che una volta erano stati i nostri!

Non riesco a trattenere un sorriso nel vedere il mio figlioccio, ma devo ricordarmi di stare attenta. Silente ha preteso che io non mostrassi alcun segno di conoscere Harry. A quanto pare, il fatto che lui sia il mio figlioccio non è di dominio pubblico così come lo è per Sirius e Silente ci tiene che le cose restino così.

Harry si volta verso il tavolo degli insegnanti e deve avermi notata, perché spalanca gli occhi e lo vedo sollevare il braccio, come per farmi un cenno di saluto. Rapida scuoto leggermente la testa in segno di diniego, prima di rivolgere altrove lo sguardo sperando di non dare troppo nell'occhio. Per nostra fortuna la Umbridge è assorta in una conversazione con un visibilmente accigliato professor Vitious al quale sta decantando i vantaggi dell'ultimo decreto ministeriale sull'istruzione.

«Buona sera a tutti.» La voce amplificata di Silente impone immediatamente il silenzio nella sala grande e distoglie anche Harry dal continuare a guardarmi. «Prima di iniziare il banchetto, ho il piacere di presentarvi una gradita ospite che resterà con noi per qualche giorno. La Guaritrice Collins è venuta dall'Ospedale San Mungo per ferite e malattie magiche per condurre un'importante ricerca.» Mi sento tutti gli occhi della scuola puntati addosso e mi rendo conto di essere arrossita mentre rivolgo un piccolo cenno di saluto a tutti. «Per questo motivo,» Continua il preside «Madama Pince mi ha chiesto di ricordarvi di essere quanto mai puntuali in questi giorni nel restituire i libri presi in prestito dalla biblioteca, soprattutto se si tratta di testi di pozioni e di guarigione. La Guaritrice Collins avrà anche bisogno di utilizzare il laboratorio di pozioni del professor Piton, pertanto è possibile che assisterà ad alcune delle vostre lezioni. Buon appetito!»

Silente non fa in tempo a sedersi di nuovo che con un piccolo colpo di tosse la professoressa Umbridge prende la parola e inizia a declamare un discordo, palesemente imparato a memoria, su come il Ministero della Magia approvi, incoraggi, ma soprattutto supervisioni la collaborazione tra le varie istituzioni del modo magico. È praticamente la versione più prolissa di quanto ha già detto a me al mio arrivo. È interessante notare che l'unico che sembra ascoltarla con un sorriso gentile è Silente. Il resto della scuola la sta completamente ignorando.

 

 

***

 

 

Osservo nuovamente la lista di istruzioni che Elizabeth mi ha lasciato per essere sicuro di non aver sbagliato qualcosa. Mi ha chiesto di iniziare a preparare alcuni ingredienti con cui dovrà lavorare al suo ritorno, nonostante io non sia mai stato particolarmente portato per questo genere di cose. Mi ha rassicurato dicendo che si trattava solo delle fasi preparatorie degli ingredienti e che ci sarebbe riuscito anche un troll. Se sbaglio qualcosa è come dire che sono persino più stupido di un troll!

«Kreacher sta ancora bollendo quel calderone di radici di astragalo?» Chiedo pensieroso.

«Sì padrone. La clessidra timer è arrivata quasi a metà.» Risponde lui con un inchino. Da quando gli sto dando più cose da fare ha smesso di borbottare insulti tra se e se. A quanto pare è felice di ricevere ordini... contento lui.

Con uno sguardo all'orologio mi rendo conto che Elizabeth deve ormai essere arrivata ad Hogwarts. Mi sarebbe piaciuto accompagnarla. Continuo a credere che non ci sarebbe stato assolutamente nulla di strano o sospetto se si fosse portata dietro un cane, ma lei non ne ha voluto sapere!

Era un po' strana nei giorni prima di partire. Era spesso assorta nei suoi pensieri e forse anche un po' malinconica a volte. Ha detto che le dispiaceva lasciarmi qui da solo e che era un po' preoccupata per me. Non sono sicuro che si trattasse solo di quello, ma ho cercato di fare del mio meglio per garantirle che sarei stato bene anche senza di lei e che non doveva preoccuparsi.

Il rumore di qualcuno che bussa alla porta d'ingresso mi distrae.

«Quando la sabbia nella clessidra finisce spegni il fuoco, togli le radici dal calderone e mettile ad asciugare su quel vassoio.» Ordino all'elfo, mentre mi avvio ad aprire la porta.

«Buona sera cugino.» Questa sera i capelli di Tonks arrivano a sfiorarle i lobi delle orecchie e sono di un acceso rosa gomma da masticare.

«Ciao Tonks.» La saluto sorridendo. «Vieni accomodati, non mi ricordavo che fossi di turno per l'Ordine oggi.»

«Infatti non lo sono. Sono solo passata a trovarti, per fare due chiacchiere...» mentre parla, urta il portaombrelli che rovina a terra con un fracasso infernale, svegliando mia madre. Tipico.

Ci vuole un po' a ripristinare l'ordine e intanto Tonks non smette di scusarsi.

«Non importa Tonks. Vuoi una burrobirra?» Chiedo avviandomi verso la dispensa.

«Sì grazie. Allora... cosa stavamo dicendo prima?» Chiede lei sedendosi al tavolo da pranzo.

«Mi stavi dicendo che Elizabeth ti ha chiesto di venire a vedere come stavo, visto che non sei passata a fare rapporto dopo un turno dell'Ordine.» Rispondo con un sorriso sbieco, mentre metto le due burrobirre sul tavolo.

«Oh... no. Non è affatto così... io...» Balbetta imbarazzata.

«Non ti preoccupare Tonks!» Scoppio a ridere. «Un po' me lo aspettavo, sai? E poi mi fa piacere la tua compagnia.»

Lei sembra rilassarsi. «Ok, meglio così allora. Ma non dire ad Elizabeth che mi sono fatta scoprire!» Il suo tono supplichevole lascia intendere come ormai conosca abbastanza bene Beth.

Annuisco sorridendo. Non mi dispiace che Tonks sia qui. È una buona compagnia e poi è da un pezzo che voglio parlare con lei di un argomento specifico.

«Hai avuto notizie di Remus ultimamente?» Chiedo diretto.

«Non più di quelle che siano arrivate nei suoi rapporti all'Ordine.» Risponde lei arrossendo leggermente.

«Ah... credevo che ti scrivesse.» Spero vivamente che Remus non si stia facendo desiderare troppo.

«Oh beh... credo che non sia sicuro mandare gufi adesso, no? Potrebbero essere intercettati. E poi è in missione per l'Ordine, non può avere tempo per mettersi a scrivere a tutti, non credi?» Chiede lei dandomi l'impressione che stia cercando di rassicurare se stessa più che di convincere me.

«Sì... credo che tu abbia ragione...» Rispondo un po' scettico. «Anche se in fin dei conti una lettera alla sua ragazza la potrebbe anche scrivere!» Affermo deciso.

«La sua ragazza? Oh no. Sirius noi... non siamo... non proprio almeno...» balbetta lei mentre i suoi capelli diventano improvvisamente di un rosso molto acceso che si intona perfettamente alle sue guance.

«Ma mi ha detto che siete usciti ed avete passato delle bellissime serate...»

«Oh ha detto così? Delle bellissime serate?» Chiede lei rianimandosi un po'.

«Sì certo, per questo credevo che le cose tra di voi fossero... beh... più definite.» Spero tanto che Lunastorta non ne stia combinando una delle sue...

«A dire il vero no.» Risponde Tonks sconsolata. «Siamo usciti e siamo stati davvero bene insieme. Poi prima di partire... ha annullato un appuntamento perché doveva prepararsi per la partenza. Il che è anche comprensibile. E poi...mi è sembrato distante... mi è sembrato che mi evitasse... non sono nemmeno riuscita a salutarlo in privato prima che se ne andasse.»

Ok, adesso lo so per certo, Remus sta cercando di rovinarsi la vita da solo, di nuovo!

«Ascolta Tonks, lo conosco da molto tempo e so benissimo cosa passi in quella sua testa bacata! Questa missione per l'Ordine per lui è una tortura. Ha sempre preferito passare la luna piena da solo o con i suoi amici. Unirsi ad altri licantropi non gli piace. Credo che sia qualcosa che gli sbatte ancora di più in faccia la sua diversità.»

«Ma non c'è nulla di male nel suo essere diverso. È una malattia. Non se l'è cercata. Non l'ha scelta. Non c'è nessuna colpa in quello che è.» Ribatte convinta. È davvero la ragazza perfetta per Remus! Se se la lascia scappare lo uccido!

«Hai perfettamente ragione. Solo che lui non riesce a vederla così. Indubbiamente adesso sta pensando che tu sei giovane e sana e meriti di meglio che un vecchio licantropo come lui.» Cerco di spiegarle con tono dolce.

«Vecchio? Va bene che è più grande di me, ma vecchio... non è mica mio nonno! E poi se non ho nulla da ridire io su queste cose, non dovrebbe certo farsene un problema lui.»

«Hai perfettamente ragione! È quello che gli ripeto io da quando ti ha conosciuta, ma che ci vuoi fare? Sembra tanto sveglio e invece...» Rispondo alzando gli occhi al cielo.

«Da quando mi ha conosciuta? Voi parlate di questo da quando mi ha conosciuta?» Chiede lei stupita.

«Beh... più meno... non ci è voluto molto per capire che si fosse preso una colossale cotta per te.» Credo che Remus mi ucciderà quando saprà cosa sto dicendo.

«Oh...» Mormora Tonks sorpresa.

 

 

***

 

 

Ho finito in fretta di mangiare e sono rimasta per un po' al tavolo a chiacchierare con Severus, ma quando ho visto Harry, Ron ed Hermione alzarsi da tavola mi sono affrettata a scusarmi con tutti per andare nella mia camera. È bastato dire che ero stanca del viaggio e che l'indomani avrei voluto alzarmi presto, per iniziare subito a lavorare, per risultare convincente.

Silente ha avuto un'ottima idea dandomi una stanza vicina alla torre di Grifondoro: sarà più facile parlare con Harry senza dare nell'occhio.

Mi basta affrettarmi un po' lungo le scale per individuare i ragazzi che percorrono la strada verso il loro dormitorio parlottando tra loro.

Fingendo di osservare i ritratti appesi lungo il corridoio, mi porto a poca distanza da loro, continuando a camminare tra gli altri studenti come se nulla fosse.

Sono a pochi passi da loro quando vedo le due armature con il cimiero piumato di cui mi ha parlato Gazza.

«Oh deve essere questa la mia camera!» Esclamo a voce leggermente troppo alta. Vedo con la coda dell'occhio i tre ragazzi voltarsi ed accorgersi improvvisamente della mia presenza. Mi limito a rivolgere un rapido sguardo ad Harry, sperando che capisca. Poi non posso fare altro che entrare nella stanza ed aspettare.

 

 

***

 

 

Non mi sarei mai aspettato di vedere Elizabeth seduta al tavolo degli insegnanti! Quando ho provato a salutarla ha fatto una faccia contrariata ed ha scossola testa. Non mi ha salutato né sorriso.

Forse è in missione per l'Ordine... Silente ha parlato di una ricerca per il San Mungo ma...

«Harry mi stai ascoltando?» Chiede Hermione spazientita.

«Sì, sì. Il tuo piano per il ripasso di trasfigurazione...» Borbotto rispondendo la prima cosa che mi è venuta in mente.

«No. Stavo parlando di Elizabeth!» La ascolto improvvisamente più attento. «Non credo che ci siano brutte notizie. Se fosse successo qualcosa a...» Non pronunciamo mai il nome di Sirius nei corridoi. «Beh, sarebbe su tutti i giornali...» Prosegue lei, abbassando ulteriormente la voce.

«Oh deve essere questa la mia camera!» La voce di Elizabeth alle nostre spalle mi fa voltare di scatto. Lei mi rivolge un'occhiata rapida, ma credo di capire cosa voglia dire. Mi volto e riprendo a camminare verso il ritratto della Signora Grassa con un sorriso.

Appena la sala comune si svuota mi avvio verso l'uscita con il mantello dell'invisibilità di mio padre pronto per essere indossato.

«Sei sicuro di andare da solo?» Chiede Ron per la terza volta.

«Oh piantala Ron! Sono solo quattro passi, non ha bisogno di essere accompagnato! Tu sei solo curioso! Ci racconterà tutto domani.» Lo zittisce Hermione.

«Ma certo, vi racconto tutto domani mattina.» Rispondo controllando che il corridoio sia libero sulla Mappa del Malandrino. Non ho segreti per Ron ed Hermione, ma... non so... voglio avere la possibilità di vedere Elizabeth da solo.

Esco dal buco dietro il ritratto e rapidamente percorro la poca strada che mi separa dalla sua camera. Ho appena sfiorato la porta per bussare quando quella si apre.

«Sempre utile il vecchio mantello di James eh?» Chiede lei sorridendo e lasciandomi entrare.

Appena entrato tolgo il mantello e subito mi ritrovo tra le braccia di Elizabeth. Sono felice.

«Come stai Harry? Va tutto bene qui?» Chiede lasciandomi andare controvoglia.

«Sì, tutto ok.» Non devo essere stato convincente perché mi guarda inarcando un sopracciglio con aria scettica. «Tu come stai? E Sirius? Come mai sei qui? È successo qualcosa?»

«No, no. È tutto a posto. Stai tranquillo. Silente ha detto la verità, sto facendo una ricerca per l'Ospedale ed ho bisogno di consultare la biblioteca. Ma ovviamente, volevo cogliere l'occasione anche per vedere te!» Afferma sorridendomi. «Non possiamo scriverti e la rete dei caminetti è sorvegliata. Sappiamo che qui a scuola sei al sicuro ma... ci è mancato non avere tue notizie.» So a chi si riferisce usando quel plurale.

«Come mai mi hai fatto cenno di non salutarti in Sala Grande?» Un po' di risentimento trapela dalla mia voce. Ha praticamente fatto finta di non conoscermi.

«Mi dispiace, ma Silente dice è meglio se fingiamo di non avere alcun rapporto. Il fatto che io sia la tua madrina non è di dominio pubblico. Tutti sanno solo di Sirius e Silente crede che sia meglio così per ora.»

«Capisco... E Sirius ti ha lasciata venire da sola senza protestare?» Chiedo scettico.

«Senza protestare? Certo che no! Ha fatto il diavolo a quattro per poter venire anche lui!» Risponde con una risata.

«E come hai fatto a convincerlo a restare a casa?» Chiedo sorpreso.

«Oh non ti preoccupare. Ho i miei mezzi con Sirius. Non è stato facile, ma alla fine si è rassegnato. Sta meglio ultimamente... sembra diventato più... ragionevole.» Conclude lei dopo aver scelto con cura l'ultima parola. Sono felice di sapere che Sirius stia meglio. «Come vanno gli allenamenti in difesa contro le arti oscure?» chiede Elizabeth interessata.

Senza farmi pregare troppo le racconto tutto dell'ES, di come mi sia ritrovato a fare da insegnante anche agli altri, di come abbiamo scelto il nome e della stanza delle necessità.

«La stanza delle necessità è un'ottima scelta! Non credo che la Umbridge riuscirà mai a trovarla.»

«Tu conosci la stanza delle necessità? Sulla mappa del malandrino non c'è.» chiedo curioso.

«L'abbiamo scoperta durante il settimo anno. Poco dopo Sirius si è fatto beccare da Gazza in giro dopo il coprifuoco e il custode gli ha sequestrato tutto quello che aveva nelle tasche in quel momento, Mappa compresa. Ma ormai la scuola era quasi finita... non ci sarebbe più servita comunque.»

«Come l'avete trovata? Che stanza è diventata per voi?» Mi piacciono troppo i racconti delle loro avventure a scuola, quindi sono sempre pronto a saperne di più. Elizabeth però arrossisce improvvisamente.

«Beh... a dirla tutta... io e Sirius... stavamo cercando un posto per stare soli...» Elizabeth è in imbarazzo, ma adoro il fatto che non si tiri mai indietro, non inventi scuse e non mi menta mai. Preferisce dirmi la verità anche se la imbarazza.

Visto che lei per prima ha toccato questo argomento, credo sia una buona idea chiederle consiglio su Cho.

«Sai... c'è una ragazza che... beh lei mi piace. Ma io non ci capisco niente. Non so mai cosa dire o come interpretare quello che lei dice. È tutto molto complicato.» Sento di essere arrossito fino alla punta delle orecchie.

«Ti va di raccontarmi?» Chiede lei con un sorriso incoraggiante, mentre con dei tocchi di bacchetta prepara un bollitore per il tè per me ed una tazza di caffè per lei.

Non chiedevo di meglio che poterle raccontare tutto e in breve le faccio un riassunto di tutto quello che c'è stato con Cho. Le parlo anche di Diggory che era stato il suo ragazzo l'anno scorso, anche se per me non è mai piacevole parlare di Cedric.

Elizabeth mi ascolta attenta e quando ho finalmente finito di sputare tutto fuori, mi rivolge un sorriso scompigliandomi i capelli.

«Credo che per Cho sia molto difficile perché si sente in colpa nei confronti di Diggory. Credo che senta il bisogno di parlare di lui, perché a volte le persone trovano sollievo nel ricordare chi non c'è più. Probabilmente lei è confusa quanto te ed ha bisogno di sentirsi rassicurata da parte tua.»

«Oh...» Riesco solo a mormorare. «Tutta questa roba insieme?»

«Temo di sì... le ragazze a volte sono complicate alla vostra età.» risponde sorseggiando il suo caffè. «Se lei ti interessa davvero, prova ad essere un po' più incoraggiante con lei Harry. Anche se... è vero che alla vostra età ed alle prime esperienze è tutto più difficile, ma comunque stare con lei dovrebbe essere un piacere e non un tormento. Se sei sempre così in difficoltà ed in imbarazzo con lei, magari non è quella giusta. Per fortuna siete giovani, avete tutto il tempo di sperimentare e capire cosa fa per voi e cosa no.» Conclude con un sorriso indulgente. Questo mette tutto in un'altra prospettiva... adesso però non so veramente cosa dire...

«Pensa alla faccia di Sirius quando gli dirò che sono stata io a farti il primo discorso sulle ragazze! Non si rassegnerà mai ad esserselo perso!» E scoppiamo a ridere entrambi. L'atmosfera è di nuovo serena. «E comunque, serviranno altri discorsi sulle ragazze in futuro... più... pratici! Quelli li lascerò senza dubbio a lui!» Spalanco la bocca arrossendo di nuovo quando capisco cosa volesse dire. Mi affretto a recuperare la mia tazza di tè per nasconderci dietro la faccia, quando Elizabeth afferra di scatto la mia mano.

«Harry! Ma... come te lo sei fatto questo?» Chiede preoccupata notando la scritta “non devo dire bugie” incisa sul dorso della mia mano.

«Oh... non è niente. La Umbridge mi ha messo in punizione per aver detto che Voldemort è tornato.» Cerco di minimizzare tirando indietro la mano, ma Elizabeth scatta in piedi rovesciando la sedia.

«Che cosa? Usa punizioni fisiche sugli studenti? È inaccettabile! Silente lo sa? Non lo può sapere, non lo permetterebbe mai! Adesso mi sente quella megera! Come osa?» Si sta già avviando verso la porta urlando quando la trattengo.

«Elizabeth no! Non c'è bisogno! E poi non puoi dire che abbiamo parlato.» Non voglio che la Umbridge pensi che mi sia andato a lamentare dalla mia madrina. Non voglio dargliela vinta.

«Al diavolo Silente e le sue idee geniali! Harry non permetterò alla Umbridge di farti del male! Te lo puoi scordare!» È veramente furibonda.

«Elizabeth io non voglio dargliela vinta. Non mi importa. Davvero non è nulla!» Mi sta osservando seria, come soppesando le mie parole, quando mi viene in mente una possibile soluzione. «Non avresti qualcosa per farla guarire più in fretta? Basterebbe quello. Veramente.»

Elizabeth mi studia ancora per un momento, poi si dirige verso la sua valigia e inizia a frugarci dentro.

«Questa è essenza di Purvincolo. Applicala sulla ferita e il dolore dovrebbe sparire quasi istantaneamente.» Dice porgendomi una boccetta con un liquido giallognolo dentro.

«Perfetto. Non mi serve altro.» Affermo contento di averla distolta dalla sua intenzione di sbranare la Umbridge.

«No invece, ti serve anche questo.» Riprende porgendomi un'ampolla contenente uno vischioso liquido blu. «Infuso di fegato di drago. Se la Umbridge ti mette di nuovo in punizione, spalmalo sul dorso della mano qualche minuto prima di andare da lei. Farà da barriera e la ferita sarà meno profonda. Ma per favore... cerca di non metterti di nuovo nei guai con quella donna orribile d'accordo?» Chiede guardandomi con aria supplichevole.

«D'accordo.» Rispondo con aria poco convinta. «Senti Elizabeth... c'è un'altra cosa di cui volevo parlarti...» Proseguo con tono incerto.

«Certo. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa.»

«Ultimamente mi fa spesso male la cicatrice e faccio dei sogni veramente strani... come se non fossero miei e come se non fossero proprio solo sogni... inoltre spesso mi rendo conto delle emozioni che prova Voldemort.» Mi aspetto che mi guardi come un fenomeno da baraccone, invece il suo sorriso non ha mai vacillato durante la mia confessione.

«Silente se lo aspettava. Lui crede che ci sia una sorta di... connessione tra la tua mente e quella di Voldemort. E adesso che è tornato è probabile che questi episodi si facciano più frequenti ed intensi.»

«Quindi non sto diventando pazzo?» Chiedo finalmente sollevato.

«No Harry. Affatto. Questo legame non significa nulla di particolare, ma hai fatto bene a parlarmene. Se la cosa dovesse farsi più seria o cambiare in qualsiasi modo devi farcelo sapere, d'accordo?» Risponde con tono rassicurante. Non sono sicuro di essere del tutto convinto.

«Ok, ma come? Tutte le comunicazioni sono controllate.» Detesto essere tagliato fuori da tutto.

«Puoi parlarne alla professoressa McGrannith, a Silente o a Severus. Sono membri dell'Ordine. Loro ci avviseranno subito.»

«Non credo proprio che lo direi mai a “Severus”.» Rispondo pronunciando con tono acido il nome del mio professore di pozioni.

«So che non è il tuo insegnante preferito, ma ti puoi fidare di lui Harry.» Mi ammonisce gentilmente lei.

«Beh, di sicuro non è il mio insegnante preferito. Ma da quando è arrivata la Umbridge non è nemmeno quello che detesto di più!» Affermo con un sorrisetto.

 

 

***

 

 

Dopo aver passato in rassegna buona parte della sezione proibita della biblioteca di Hogwarts, sono certa di aver radunato tutto il materiale disponibile sulla pozione antilupo e sulla licantropia in generale. Seduta su uno sgabello dell'ufficio di Severus, sto rivedendo i miei appunti con lui.

«Perché proprio la licantropia? Non potevi studiare qualcosa di meno... disgustoso?» Chiede lui senza alzare lo sguardo dalla pergamena che gli avevo sottoposto.

«Non c'è nulla di disgustoso nella licantropia, Severus.» Gli rispondo seria.

«Mmmh.» Mormora lui scettico.

«Finirà mai questa cosa tra te, Sirius e Remus?» Chiedo spazientita. So perfettamente da dove prevenga l'avversione di Severus per la licantropia.

«Sono certo di poter dire che non c'è assolutamente nessuna “cosa” tra me e quei due.» Risponde acido.

«Ma... è passato così tanto tempo. Siete dalla stessa parte adesso.»

«Per quanto tu ti ostini a non voler vedere i difetti di Black, quelli sono sempre lì. È ancora lo stesso pallone gonfiato, tronfio, borioso, idiota che era da adolescente.» Afferma guardandomi serio negli occhi.

«No invece. Non nego che per un periodo lo sia stato e non ho alcuna intenzione di giustificarlo per i suoi errori. Ma adesso è un'altra persona. Lo era già verso la fine della scuola, ma dopo Azkaban...» Mi fa male sentirlo parlare così di Sirius. «E comunque, stai parlando dell'uomo che amo. Quindi, almeno per l'amicizia che hai per me, potresti evitare di insultarlo?»

«Quindi Black ce l'ha fatta! Ti ha convinta a rimetterti con lui!» Il suo tono disgustato inizia a darmi sui nervi.

«Convinta non mi sembra il termine adatto, lo fai sembrare come se mi avesse raggirata. Comunque sì, stiamo di nuovo insieme. Per questo mi faresti un immenso piacere se potessi essere solo un po' più civile con lui e magari se smettessi di provocarlo ad ogni riunione sul fatto che non possa fare nulla di attivo per l'Ordine.»

«Se proprio ci tieni.» Risponde lui con tono strascicato. L'arrivo degli studenti per la prossima lezione pone fine alla conversazione ed io cerco di tornare a concentrarmi sulla mia ricerca con scarsi risultati. Sono ancora furiosa con la Umbridge per la ferita sulla mano di Harry. Vorrei farla a pezzi e invece non posso dire una sola parola. Quando l'ho vista a colazione questa mattina ho fatto veramente fatica a trattenermi. E non oso immaginare cosa ne direbbe Sirius se lo sapesse. Non vorrei nascondergli una cosa simile sul suo figlioccio, ma non credo proprio che la prenderebbe bene.

Pensare a Sirius mi fa tornare in mente che manco da casa già da due giorni. Non sono molti in effetti, ma non riesco a non essere in pensiero per lui. Mi fa sentire come una ragazzina alla prima cotta ammetterlo, ma mi manca. Non vedo l'ora di riabbracciarlo. Devo concentrarmi su questa ricerca. Se riesco a definire un paio di passaggi della pozione con Severus credo che potrei ritenermi soddisfatta e partire anche questo pomeriggio.

 

 

***

 

 

Elizabeth non ha detto di preciso quando sarebbe tornata. Sarebbe stata via all'incirca un paio di giorni, dipendeva da quanto ci avrebbe messo a trovare le informazioni di cui aveva bisogno nella biblioteca. Considerando anche il viaggio di ritorno, non credo di poter sperare di riaverla a casa prima di sera. Anzi, sarebbe già una previsione piuttosto ottimistica. Molto probabilmente non arriverà prima di domani.

Ho finito di lavorare agli ingredienti della pozione come lei mi aveva chiesto e credo che ne sia uscito un buon lavoro. Persino Kreacher è stato di aiuto.

Adesso però non ho veramente più nulla da fare. Continuo a fissare la stessa pagina di questo libro senza averne letto nemmeno una riga. Non fa per me la lettura, specialmente quando sono così di malumore. Non riesco a concentrarmi.

Vengo ridestato dai miei pensieri dal rumore della porta d'ingresso che viene aperta e richiusa delicatamente. Di solito i membri dell'ordine bussano, soltanto Elizabeth entra direttamente. Ma è troppo presto... anche se non posso fare a meno di sperare.

La porta del salotto si apre e la vedo entrare con un sorriso radioso.

«Ehi, non vieni a salutarmi?» domanda fintamente imbronciata.

Prontamente mi riprendo dalla sorpresa e le vado incontro, stringendola a me per assicurarmi che sia davvero qui.

«Non ti aspettavo così presto. Credevo che non saresti tornata prima di domani.» Dico abbracciandola ancora.

«Mi mancavi, così ho cercato di fare presto.»risponde lei sorridendomi.

«Perché mi stai lusingando così? C'è qualcosa che devi dirmi?» Se Pivellus ha fatto l'idiota con lei...

«Non ti sto lusingando. Sto dicendo la verità. Sono felice di essere a casa. E nulla di quello che stai immaginando nella tua testa è mai successo.» Risponde seria.

«Non sto immaginando proprio niente io...» Borbotto tentando di dissimulare. Mi conosce troppo bene.

«Se hai finto di blaterare idiozie, adesso potresti baciarmi?» Propone con un sorriso malizioso che adoro ed io non me lo faccio ripetere. Ora che lei è qui mi sembra di riuscire a respirare di nuovo.

Dopo qualche istante si allontana da me e recupera la sua valigia, con l'evidente intenzione di andare a disfarla.

«Se mi accompagni, intanto che sistemo le mie cose, potrei raccontarti della mia chiacchierata con Harry.» Dice sorridendo.

«Certo. Come sta?» Chiedo ricambiando il suo sorriso.

«Abbastanza bene, nonostante tutto. La Umbridge è peggio di quanto sembri.» Il suo tono serio mi impensierisce, anche se si affretta a riprendere con tono più allegro. «Abbiamo fatto un'interessante chiacchierata su Cho Chang.»

«E chi è?» Domando perplesso.

«Una ragazza... una ragazza che piace ad Harry.» risponde con uno sguardo malizioso.

«Davvero? Oh... avete parlato di una ragazza e me lo sono perso?» La delusione è palese nella mia voce.

«Glielo avevo detto che avresti reagito così!» risponde lei scoppiando a ridere.

 

 

Nota dell'autrice:

 

Gli ultimi tre capitoli erano un po' di passaggio. Per fortuna che ce li siamo tolti, perché non mi soddisfacevano affatto. Mi sembrava necessario inserire qualche momento di vita di questi due, ma ho paura di averla tirata forse un po' troppo per le lunghe.

Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate, perché io li ho trovati veramente un po' fiacchi ed ho paura di aver perso tutti i miei lettori per strada.

Se avete resistito e siete ancora qui, sappiate che nel prossimo capitolo ingraniamo di nuovo la marcia e ci avviamo a passo spedito verso eventi più... “succosi”.

Nello specifico: con il prossimo capitolo siamo a Natale. Ci ricordiamo tutti cosa succede a ridosso delle vacanze di Natale durante il quinto libro?

  
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