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Autore: G_Monti_E_97    10/04/2022    1 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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"Harry che hai?" chiese Hermione la mattina seguente mentre scendevano una larga rampa di scale verso la Sala Grande.

"Seamus crede che Harry stia mentendo su Tu-Sai-Chi" spiegò Ron mettendosi la vecchia tracolla sulla spalla destra.

Hermione sospirò. "Sì, anche Lavanda la pensa così."

"Avete fatto una bella chiacchieratina, avete discusso se sono un idiota bugiardo che cerca di attirare l'attenzione?" scattò Harry.

"No" rispose Hermione tranquilla. "Le ho detto di chiudere quella boccaccia, veramente. E sarebbe carino se la smettessi di aggredirci, Harry, perché, nel caso non te ne sia accorto, io e Ron siamo dalla tua parte." Ci fu una breve pausa.

"Scusa" mormorò Harry.

"Figurati" disse Hermione poi scosse il capo. "Non ti ricordi che cos'ha detto Silente al banchetto di fine anno?" Sia Harry che Ron la guardarono con aria smarrita e Hermione sospirò di nuovo. "Su Voi-Sapete-Chi. Ha detto che la sua 'abilità nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia."

"Come fai a ricordarti una cosa del genere?" chiese Ron, guardandola ammirato.

"Ascolto, Ron" disse Hermione, con una punta di asprezza. "Anch'io ascolto, però non saprei dirti che cosa..."

"Il punto è..." proseguì Hermione. "Che è esattamente di questo che parlava Silente. Voi Sapete Chi è tornato solo due mesi fa e abbiamo già cominciato a litigare fra noi. E l'avvertimento del Cappello Parlante è lo stesso: state vicini, restate uniti."

"Se vuol dire che dobbiamo fare gli amiconi con Serpeverde... non se ne parla proprio." disse Ron con convinzione.

"Bhe penso che sia un peccato non sforzarsi di ottenere un po' di unità tra le Case." concluse Hermione severa. Erano arrivati ai piedi della scalinata di marmo.

Harry ci pensò su, Ron aveva ragione, non sarebbero mai andati d'accordo con i Serpeverde eppure... Byron era un Serpeverde e da quello che gli aveva detto era amico di sua madre, sembrava un tipo a posto... ma era stato un Mangiamorte, come Piton. Non aveva avuto il tempo di chiedergli se il Molliccio quella sera, prima della partenza avesse detto la verità.

Si bloccò di colpo rischiando di andare a sbattere contro una fila di Corvonero del quarto anno attraversava la Sala d'Ingresso.

Seguirono la calca fino alla Sala Grande ed entrando guardarno tutti d'istinto verso il tavolo degli insegnanti. La professoressa Caporal chiacchierava con la professoressa Sinistra, l'insegnante di Astronomia, e Hagrid ancora una volta si notava solo per l'assenza.

Tra fruscii e sbatter d'ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di goccioline d'acqua; evidentemente fuori pioveva forte.

La professoressa McGranitt avanzò lungo il tavolo, distribuendo gli orari.

"Guardate oggi!" gemette Ron. "Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure... Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno! Spero che Fred e George si spiccino a perfezionare quelle Merendine Marinare..."

"Le mie orecchie m'ingannano?" domandò Fred, arrivando con George e stringendosi sulla panca vicino a Harry.

"I prefetti di Hogwarts certo non desiderano saltare le lezioni, vero?"

"Guarda che cos'abbiamo oggi" ribatté Ron scontroso, ficcando l'orario sotto il naso di Fred. "È il lunedì peggiore che abbia mai visto."

"Hai ragione, fratellino" disse Fred, scorrendo la colonna. "Puoi avere un po' di Torrone Sanguinolento a buon prezzo, se vuoi."

"Come mai costa poco?» chiese Ron sospettoso.

"Perché continui a perdere sangue dal naso finché non ti prosciughi; non abbiamo ancora trovato un antidoto" rispose George, servendosi un'aringa affumicata. "Grazie tante ma no." borbottò Ron, infilandosi malamente l'orario in tasca.

"Dai almeno con Piton ci sarà anche Byron, chi sa che non rallegri un po' l'ambiente." disse George infilandosi in bocca un cereale.

Lavanda e Patil emisero degli strani risolini legegndo l'orario.

"Bha, l'influenza di Piton non è passata quando eravamo al quartier..."

"Zitto Ron!" mormorò Hermione colpendogli una spalla

"Ahu!" si lamentò

"Almeno potrebbero essere quasi sopportabili." aggiunse Fred picchiettando sulla spalla del gemello. "Dai andiamo, forse riusciamo a incrociare Lee prima della lezione."

George annuì seguendolo fuori dalla Sala Grande.

L'ora di Storia della Magia si confermò la più noiosa di tutte e anche se Pozioni non era meglio Harry si unì alla coda che si allungava fuori dalla classe di Piton, nei sotterranei, con un innaturale ottimismo.

Perfino il cigolio minaccioso della porta del sotterraneo di Piton che si apriva non fece scoppiare la piccola, speranzosa bolla che pareva essersi gonfiata nel suo petto. Entrò in classe dietro a Ron e Hermione e li seguì al solito banco in fondo.

"Seduti" disse Piton con voce fredda, chiudendosi la porta alle spalle. Non ci fu bisogno di richiamare nessuno all'ordine: nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, ogni irrequietezza si era placata. La sola presenza di Piton bastava ad assicurare il silenzio in una classe. "Prima di cominciare la lezione di oggi" disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti "ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l'uso delle pozioni magiche." Byron appoggiato a una delle grosse colonne in mezzo alla classe annuì con vigore. "Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio delle teste di legno, mi aspetto che strappiate un 'Accettabile' al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio... disappunto." Il suo sguardo questa volta indugiò su Neville, che deglutì. "Dopo quest'anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me, io ammetto solo i migliori nella mia classe di Pozioni per il M.A.G.O., il che significa che ad alcuni dovrò dire addio."

 

"È così commovente." commentò Byron fingendo di asciugarsi una lacrima.

Le labbra di Piton tremarono appena "White prendi gli ingredienti dalla dispensa." ordinò

"Sì professore" annuì Byron servile avvicinandosi alla dispensa.

Harry non riuscì a far sparire il piccolo sorriso rilassato dal suo volto, era così strano vedere Byron e Piton vicini, e ancora di più pensare che fossero davvero amici, erano così diversi.

"Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l'ansia e placa l'agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione." Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po' più diritta, ostentando la massima concentrazione. "Le istruzioni sono sulla lavagna. Se vi serve qualcosa chiedete al signor White." disse agitando appena la mano verso di lui.

"Vuoi lasciare a me tutti il lavoro sporco." comprese Byron alzandosi le maniche della camicia.

"Muovetevi!" gridò Piton.

Tutti gli studenti scattarono cominciando a raccogliere gli ingredienti e portarli al proprio tavolo.

Proprio come Harry si aspettava Piton non avrebbe potuto assegnare una pozione più complicata e insidiosa. Gli ingredienti dovevano essere aggiunti nel calderone nell'ordine e nella quantità esatti; l'intruglio doveva essere mescolato per un preciso numero di volte, prima in senso orario, poi antiorario; il calore della fiamma sul quale sobbolliva doveva essere abbassato esattamente al livello giusto per un determinato numero di minuti prima di aggiungere l'ingrediente finale.

"Non è male Hermione." disse Byron pochi minuti dopo avvicinandosi al calderone della ragazza. "Stai solo attenta alla temperatura."

"Un lieve vapore d'argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre pozioni." annunciò Piton, a dieci minuti dalla fine. Harry sudando copiosamente si guardò intorno disperato. Il suo calderone emanava un'abbondante quantità di fumo grigio scuro; quello di Ron sprizzava scintille verdi. Seamus attizzava in modo febbrile le fiamme alla base del suo con la punta della bacchetta, perché erano lì lì per spegnersi. La superficie della pozione di Hermione, tuttavia, era una nebbiolina fosforescente di vapore argenteo, e passando Piton la guardò senza fare commenti.

Anche Byron girava fra i tavoli mormorando ogni tanto consigli agli studenti, lo sentì fare i complimenti a Malfoy per il modo in cui aveva tritato le erbe.

Patil lo aveva chiamato un paio di volte per fare domande inutili sul procedimento che si trovava già scritto sulla lavagna; ma Byron le aveva risposto senza alcun fastidio.

Quando si avvicinò anche al suo calderone però l'espressione si incupì.

"Harry dimmi che hai messo lo sciroppo di elleboro." sussurrò

Harry guardò la propria pozione scura e poi il tagliere alla sua destra, una piccola boccetta era ancora chiusa vicino al piccolo coltello. "Io... cavolo no." Il suo cuore ebbe un tuffo.

"Sei fregato." disse Byron con una smorfia.

Piton si avvicinò e lo scrutò con un orribile sorriso mellifluo. "Potter, questa che cosa sarebbe?" I Serpeverde in prima fila alzarono lo sguardo.

"La Bevanda della Pace" rispose teso Harry, scambiando uno sguardo di supplica verso Byron.

"Dimmi un po', Potter..." disse Piton dolcemente. "Sai leggere?" Draco Malfoy rise.

"Sì" rispose Harry, le dita serrate attorno alla bacchetta. "Leggimi la terza riga delle istruzioni, Potter». Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruzioni fra il vapore multicolore che riempiva il sotterraneo. "Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antioriario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro."

"Hai fatto tutto quello che c'era scritto alla terza riga, Potter?"

"No." rispose Harry piano.

"Prego?"

"No." disse Harry alzando la voce. "Ho dimenticato l'elleboro."

"Lo so, Potter, il che vuol dire che questa porcheria è del tutto inutile. Evanesco."

 

 

 

La pozione di Harry svanì all'istante lasciando il calderone vuoto.

"Mi dispiace." sussurrò Byron.

"Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull'etichetta il proprio nome e la portino alla mia scrivania." disse Piton. "Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì."

Mentre tutti attorno riempivano le fiaschette Harry ripose le sue cose con le mani tremanti di rabbia. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odoraccio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno.

Al suono della campana fu il primo a uscire, e aveva già cominciato a pranzare quando Ron e Hermione lo raggiunsero nella Sala Grande.

"È stato davvero ingiusto." disse Hermione. "La tua pozione non era nemmeno lontanamente orrida come quella di Goyle."

"Già." mormorò Harry, guardando con rabbia il piatto. "Quando mai Piton è stato giusto con me?"

"Pensavo che sarebbe stato diverso, sai ora che Piton fa parte... dell'ordine." spiegò abbassando al voce.

"Già e poi c'è anche Byron, lui sembra a posto, ha cercato di aiutarti." disse Ron.

"Non può fare molto contro Piton, hai visto come si è comportato all'inizio della lezione." ricordò Hermione seria.

"Io ancora non capisco come faccia Silente a fidarsi di Piton." sussurrò Harry addentando un pezzo del suo pasticcio.

"Credo che Silente abbia un sacco di prove, anche se non le racconta a noi." ribatté Hermione. "Piuttosto non so come faccia a fidarsi di Byorn."

"Che vuoi dire?" chiese Harry allarmato.

"Ha qualcosa di strano, ricordate cosa hanno detto Fred e George?" si voltò verso i compagni seduti a diversi posti di distanza prima di tornare a parlare. "Dalle conversazioni che sono riusciti ad ascoltare sembra che... abbia ucciso qualcuno."

Harry abbassò la testa sul piatto teso, non aveva raccontato a nessuno quello che era successo con il Molliccio la sera prima di partire per Hogwarst.

"Non era ad Azkaban." disse Harry portandosi un altro piccolo boccone alle labbra.

"No, ma hanno detto che era da qualche altra parte, non so dove."

"Se non lo sai allora non dirlo." sbottò Harry con veemenza, mentre Ron apriva la bocca per rispondere a tono.

"Invece che accusare senza prove."

"Harry io non..."

Abbandonò il suo pasticcio e si gettò di nuovo la borsa in spalla uscendo dalla Sala Grande.

Salì la scalinata di marmo due gradini alla volta, superando i molti studenti che si affrettavano a scendere a pranzo. La rabbia che era appena divampata così a sorpresa ardeva ancora dentro di lui, e la visione delle facce sconvolte di Ron e Hermione gli dava una profonda soddisfazione.

 

***

 

"Come sei diventato cattivo Severus." Commentò Byron raccogliendo gli ingredienti dell'ultima lezione.

Piton girò silenziosamente intorno alle scrivania.

"Hai visto la pozione di Goyle? Era un intruglio orredo, è pura esplosa la fiaschetta."

"Smettila di blaterare e pulisci i calderoni" ordinò alzando lo sguardo su di lui

"mi stai sfruttando!" Si lamentò

"sei il mio assistente, assistimi"

"L'ho sempre fatto."

 

***

 

Quando entrarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure trovarono la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in cima alla testa.

Tutti entrarono in silenzio.

"Be', buon pomeriggio." disse quando finalmente tutti si furono seduti.

Alcuni borbottarono: "Buon pomeriggio." La "Così non va. Vorrei per favore che rispondeste 'Buon pomeriggio, professoressa Umbridge'. Un'altra volta, prego. Buon pomeriggio, ragazzi!"

"Buon pomeriggio, professoressa Umbridge" le risposero in coro. "Bene" disse la professoressa Umbridge in tono amabile. "Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego." Molti ragazzi si scambiarono sguardi cupi; l'ordine 'Via le bacchette' non era mai stato seguito da una lezione interessante. Harry ripose la sua ed e-strasse piuma, inchiostro e pergamena. La professoressa Umbridge aprì la borsa, sfilò la bacchetta, che era insolitamente corta, e batté forte la lavagna; subito apparvero le parole: Difesa contro le Arti Oscure Ritorno ai principi base.

"Allora, l'insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?" esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecciate davanti a sé. "Il continuo cambio d'insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l'effetto di porvi assai sotto la media d'istruzione che ci aspetteremmo di vedere nell'anno dei G.U.F.O. Vi farà piacere sapere, tuttavia, che questi problemi saranno finalmente risolti. Quest'anno seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla teoria, approvato dal Ministero." "Avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?" La classe fu percorsa da un cupo mormorio di assenso. "Credo che dobbiamo riprovarci." disse con uno strano sorriso. "Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste 'Sì, professoressa Umbridge', o 'No, professoressa Umbridge'. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?"

"Sì, professoressa Umbridge" risuonò nell'aula.

"Bene. Vorrei che apriste il libro a pagina cinque e leggeste 'Capitolo Uno, Fondamenti per principianti'. Non ci sarà bisogno di parlare." Si allontanò dalla lavagna e si sedette dietro la cattedra, osservandoli con quegli occhi gonfi da rospo. Harry andò a pagina cinque del libro e cominciò a leggere. Era infinitamente noioso, quasi orrendo come ascoltare il professor Rüf. Sentì che la concentrazione si dileguava; ben presto si ritrovò a leggere la stessa riga per la decima volta senza capire altro che le prime poche parole. Passarono alcuni minuti di silenzio. Vicino a lui, Ron si rigirava la piuma tra le dita con aria assente, fissando lo stesso punto della pagina. Harry guardò a destra e la sorpresa lo riscosse dal torpore: Hermione non aveva nemmeno aperto il libro. Guardava fisso la professoressa Umbridge, con la mano alzata. A quanto ricordava Harry, Hermione non aveva mai trascurato di legge-re quando le veniva ordinato, né in verità aveva mai resistito alla tentazione di aprire qualunque libro le capitasse sotto il naso. La guardò interrogativo, ma lei si limitò a scuotere appena il capo per far capire che non aveva intenzione di rispondere ad alcuna domanda, e continuò a fissare la professoressa Umbridge che guardava con altrettanta decisione da un'altra parte. Dopo parecchi minuti, tuttavia, Harry non fu più il solo a tenere d'occhio Hermione. Il capitolo che era stato ordinato loro di leggere era così noioso che un numero crescente di ragazzi aveva deciso di osservare il muto tentativo di Hermione di attirare l'attenzione della professoressa Umbridge invece di affaticarsi sui 'Fondamenti per principianti'. Quando ormai più di metà della classe fissava Hermione al posto dei propri libri, la professoressa Umbridge parve decidere che non poteva più ignorare la situazione. "Voleva chiedere qualcosa a proposito del capitolo, cara?" domandò a Hermione, come se si fosse appena accorta di lei. "Non a proposito del capitolo, no" rispose Hermione.

"Be', adesso stiamo leggendo" disse la professoressa Umbridge, mostrando i dentini affilati. "Se ha altre domande, possiamo affrontarle alla fine della lezione."

"Ho una domanda sugli obiettivi del suo corso" ribatté Hermione. La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia.

"Il suo nome è?"

"Hermione Granger" rispose Hermione. "Be', signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano perfettamente chiari se li legge attentamente" disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.

"Veramente non mi pare" obiettò Hermione brusca. "Là non c'è scritto niente sul fatto di usare incantesimi di Difesa."

Ci fu un breve silenzio durante il quale molti ragazzi si voltarono a guardare corrucciati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna. "Usare incantesimi di Difesa?" ripeté la professoressa Umbridge con una risatina. "Be', non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le lezioni, no?"

"Non useremo la magia?" domandò Ron ad alta voce.

"Gli studenti alzano la mano quando desiderano parlare durante le mie lezioni, signor...?"

"Weasley" disse Ron, scagliando la mano in aria. La professoressa Umbridge, con un sorriso ancora più ampio, gli voltò le spalle. Anche Harry e Hermione alzarono subito la mano. Gli occhi gonfi della professoressa Umbridge indugiarono su Harry un istante prima di rivolgersi a Hermione. "Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcos'altro?"

"Sì" rispose Hermione. "Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è esercitarsi negli incantesimi di Difesa, no?"

"Lei è per caso un'esperta di istruzione del Ministero, signorina Granger?" chiese la professoressa Umbridge con la sua voce falsamente dolce.

"No, ma..."

"Be', allora temo che non sia qualificata per decidere qual è lo 'scopo' di un corso. Maghi molto più anziani e capaci di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi...» "A che cosa serve?" chiese Harry ad alta voce. "Se verremo attaccati, non sarà in un..."

"La mano, signor Potter" cantilenò la professoressa Umbridge. Harry scagliò il pugno in aria. Di nuovo, la professoressa Umbridge gli voltò rapida le spalle, ma ormai parecchi ragazzi avevano la mano alzata. "Il suo nome è?" chiese la professoressa Umbridge a Dean.

"Dean Thomas."

"Allora, signor Thomas?"

"Be', è come dice Harry, no? Se verremo attaccati, non sarà privo di rischi."

"Ripeto" rispose la professoressa Umbridge, sorridendo a Dean in modo assai irritante. "Si aspetta di venire aggredito durante le mie lezioni?"

"No, ma..." La professoressa Umbridge lo interruppe. "Non ho intenzione di criticare il modo in cui le cose sono state condotte in questa scuola" disse, con un sorriso niente affatto convincente che le stirava la bocca larga. "Ma in questo corso siete stati esposti all'influenza di maghi assai irresponsabili, davvero assai irresponsabili... per non parlare..." e diede in una risatina maligna. "Di ibridi estremamente pericolosi."

"Se intende il professor Lupin..." sbottò Dean arrabbiato. "È stato il migliore che abbiamo mai..."

"La mano, signor Thomas! Come stavo dicendo, siete stati introdotti a incantesimi complessi, inadatti alla vostra età e potenzialmente letali. Siete stati indotti con la paura a credere che sia probabile imbattersi in Attacchi Oscuri un giorno sì e uno no..."

"Non è così" disse Hermione. "Abbiamo solo..."

"La sua mano non è alzata, signorina Greanger!" Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge si voltò dall'altra parte. "Mi pare di aver capito che il mio predecessore non solo ha praticato maledizioni illegali davanti a voi, ma addirittura su di voi."

"Be', è saltato fuori che era un pazzo, no?" disse Dean accalorandosi. "Ma comunque abbiamo imparato un sacco di cose."

"La sua mano non è alzata, signor Thomas!" strillò la professoressa Umbridge. "Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che sufficiente a farvi superare gli esami, e dopotutto è questo lo scopo della scuola. Il suo nome?" aggiunse, fissando Calì, che aveva appena fatto scattare in aria la mano.

"Calì Patil, e al G.U.F.O. non c'è anche una prova pratica di Difesa con-tro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di saper concretamente eseguire le contromaledizioni, eccetera?" "Se avrete studiato abbastanza a fondo la teoria, non c'è ragione per cui non dovreste essere in grado di eseguire gli incantesimi durante gli esami, in circostanze di massima sicurezza" rispose la professoressa Umbridge categorica. "Senza mai averli provati prima?" chiese Calì incredula. "Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà agli esami?"

"Ripeto, se avrete studiato a fondo la teoria..."

"E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?" intervenne Harry ad alta voce, la mano di nuovo levata.

La professoressa Umbridge alzò lo sguardo.

"Qui siamo a scuola, signor Potter, non nel mondo reale" disse piano.

"Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?" "Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter."

"Oh, davvero?" ribatté Harry. La rabbia che gli borbottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.

"Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?" indagò la professoressa Umbridge con voce tremendamente mielosa. "Mmm, mi lasci pensare..." rispose Harry in tono meditabondo. "Forse... Lord Voldemort?"

Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino, Neville scivolò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.

"Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter."

La classe era immobile e silenziosa. Tutti fissavano la Umbridge o Harry. "Ora, permettete che chiarisca un paio di cose." La professoressa Umbridge si alzò e si sporse verso di loro, le mani dalle dita tozze allargate sul piano della cattedra. "Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti..."

"Non era morto" disse Harry con rabbia. "È tornato!"

"Signor-Potter-lei-ha-già-fatto-perdere-dieci-punti-alla-sua-Casa-non-peggiori-la-situazione" disse la professoressa Umbridge tutto d'un fiato, senza guardarlo. "Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in circolazione. Questa è una bugia."

"Non è una bugia!" esclamò Harry. "Io l'ho visto, l'ho affrontato!"

"Punizione, signor Potter!" La professoressa Umbridge era trionfante. "Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per principianti." La professoressa Umbridge sedette dietro la cattedra. Harry invece si alzò. Lo guardavano tutti; Seamus era mezzo spaventato, mezzo ammaliato.

"Harry, no!" sussurrò Hermione allarmata, tirandolo per una manica, ma lui allontanò il braccio con uno strattone. "Quindi secondo lei Cedric Diggory è morto così, da solo, vero?" chiese con voce tremante.

Trattennero tutti il respiro, nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio. "La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente." rispose in tono gelido.

"È stato un assassinio" disse Harry. Avvertiva il proprio tremito. Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. "Voldemort l'ha ucciso, e lei lo sa."

Il volto della Umbridge era privo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe urlato contro. Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare: "Venga qui, signor Potter, caro." Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo. La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry non potesse vedere quello che scriveva. Nessuno parlò. Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena e la colpì con la bacchetta; il rotolo si sigillò completamente, in modo che lui non potesse aprirlo. "Lo porti alla professoressa McGranitt, caro." disse la professoressa Umbridge, e gli porse il messaggio. Lui lo prese e uscì dall'aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione. Sbatté la porta alle proprie spalle, percorse in fretta il corridoio con il biglietto per la McGranitt stretto in mano.

 

  
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