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Autore: Sherry93    14/04/2022    2 recensioni
Avevo sciolto l'Inquisizione, non sopportavo più quei falsi buonisti che avevano lasciato la salvezza del Thedas sulle nostre spalle e pretendevano che sparissimo. Corypheus era morto già da più di due anni e non aveva senso. Abbiamo un altro obiettivo, ho un altro obiettivo e non intendo restarne fuori, se voleva proteggermi doveva fare di meglio, quel suo maledetto orgoglio lo avrebbe ucciso e non posso permetterglielo.
[IN REVISIONE]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Grazie a chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto suggerimenti e critiche

CAPITOLO 53

Avevo quasi perso la voce a quella risposta -No… vh…- mi bloccai e tolsi lo sguardo da lui, gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. Fenedhis! Dovevo aiutarlo! Ma come?

Notai con la coda dell’occhio che si era pietrificato.

 

 

Fenedhis! Chi era questa donna che avevo di fronte? Mi aveva chiamato vhenan…

Guardai di nuovo la stanza cercando di capire dove fossi, ma quell’elfa non so per quale motivo aveva tutta la mia attenzione. Il mio istinto stava urlando impazzito di avvicinarmi a lei, prenderla tra le braccia, confortarla e baciarla! Non sapevo neanche il suo nome! La donna però conosceva il mio e mi aveva chiamato con un affetto che non avevo mai sentito. Rivolsi gli occhi sul suo ventre, non poteva essere reale, ma ero almeno sicuro di non essere nell’Oblio.

Cercai di sforzare la mente, venendo colpito da un forte mal di testa. I muscoli della schiena dolevano, scivolai giù dal letto, barcollai prendendo un piccolo specchio appoggiato sulla scrivania. I miei occhi grigi mi osservavano, c’erano rughe che non ricordavo e i capelli, dove erano finiti i miei capelli? Mi toccai la testa. Presi fiato, questo era ridicolo. Saggezza avrebbe potuto darmi delle risposte…

Un passo alle mie spalle. Mi voltai verso la donna che avevo trovato a dormire al mio fianco, non lo avrei trovato strano, se non fosse stato evidente che non era una delle mie solite avventure di una notte. Capelli nero ossidiana e magnetici occhi viola, delle labbra e un naso delicato ed elegante, era molto bella. Senza rendermene conto allungai una mano toccandole una guancia, si appoggiò al mio palmo senza alcuna esitazione. Quel gesto mi rese perplesso, il tutto venne però schiacciato dall’euforia causata da quella fiducia. Non mi stavo riconoscendo minimamente. La donna mi guardava adorante e con una vena di preoccupazione per me. Devo sapere come si chiama.

-Sai il mio nome, il tuo?- domandai, la sua espressione si allarmò e mi mostrò dolore. Quel dolore mi dava immensamente fastidio, volevo vederla sorridere, perché?

-Yen Lavellan- rispose fissandomi decisa negli occhi

Al nome mi si parò davanti il ricordo di un bacio rubato. Lei a me. Unico.

-Ti è venuto in mente qualcosa?- chiese con ansia

-Io…- le stavo ancora accarezzando la guancia e quel calore, quella completa fiducia mi piaceva. Mi avvicinai ulteriormente senza riuscire a controllarmi, la sentii irrigidirsi lievemente. Percepii il suo profumo, cuoio, una guerriera, ma ora… un altro ricordo si fece prepotente nella mente. Baci, gemiti, ansimi, lei tra le mie braccia, i nostri corpi uniti. La sensazione di completa pace e nessuna fretta di staccarsi dall’abbraccio di questa donna, volendo ricominciare il prima possibile, farla continuamente mia. Perché lo è. La mia virilità si irrigidì e mi imposi la calma, non era il momento.

-Qualcosa, come non ci siamo limitati ai baci- replicai malizioso

Lei alzò un sopracciglio e ridacchiò -Mi sembra evidente. Avise, ti dice qualcosa?-

Avise. Un’altra fitta feroce, portai la mano alla testa, le orecchie iniziarono a fischiare e barcollai verso il letto

-Vhenan!- la udii esclamare agitata e mi aiutò a sedermi. Allontanò le mie mani dalla testa e posò le sue fredde ai lati, questo creò già del sollievo, percepii una magia. La diffidenza mi disse di fermarla, avrebbe potuto uccidermi o farmi qualunque cosa e…

Si sporse completamente verso di me, passando le braccia attorno al mio collo. Abbracciandomi. Respirai a pieni polmoni quel profumo di cuoio che mi calmò immensamente. Come poteva farmi questo?

Ero stato con molte donne, bisogno, divertimento e volevano sempre un poco del potere che detengo. Illuse.

Le passai le mani attorno al ventre e alla vita tirandola sul materasso e mettendole una mano sulla gola in una posizione di dominio. Mi mostrò solo sorpresa, nessuna paura. Sotto il mio palmo il battito del suo cuore era aumentato -Sai chi sono?- come sapeva il mio vero nome? Non lo usavo più.

Abbozzò un sorriso -Sei il mio orgoglio, il mio Lupo Ribelle, il mio cuore-

Sospirai profondamente rilasciando l’aria dal naso -Continui ad usare quel titolo affettivo…- che mi stava provocando un estremo piacere detto da quella voce, da quelle labbra che ricordavo di aver baciato.

-Perché non ti ricordo?- spostai la mano sul suo ventre, percepii un calcio restando scioccato -Questo… è mio?- mormorai

-Sei il mio lupo, di chi dovrebbe essere? E Avise è la nostra primogenita-

Primogenita!?

Si rialzò in posizione seduta -Mi hanno riferito che un manufatto ti ha schiantato contro un muro. Ti hanno riportato a casa, ed eccoci qui-

-Questa è solo la tua versione. Se non siamo ad Arlathan dove? In qualche territorio di Mythal?-

-Puoi non credermi, ma mi stai chiedendo di spiegarti avvenimenti di millenni, ma fen-

Questo nomignolo, normalmente mi avrebbe dato fastidio, il mio orgoglio gongolava al contrario -Millenni? Da quanto stiamo insieme?- domandai curioso. Una sensazione strana continuava a soffocarmi, non sentivo la Dissolvenza.

Sorrise, un sorriso che mi stava scaldando in tutti i sensi -Sei anni-

Sbattei le palpebre, bloccai sulle labbra un “Solo?”

Lei si mise a ridere -La tua espressione dice tutto- disse e continuò a ridermi in faccia. Volevo chiuderle la bocca. Volevo baciarla. Le presi il viso e lo feci. Una scarica elettrica scese lungo la mia spina dorsale, le leccai il labbro inferiore e come una danza che conoscevamo bene entrambi, affondai nella sua bocca. Aveva un sapore squisito, rendendomi conto di conoscerlo bene e di anelarlo come un assetato anela al pozzo. Gemette e inghiottii avido quel suono. Ci staccammo senza fiato e appoggiai la fronte alla sua.

-Ricordato qualcosa?- sussurrò

Ridacchiai -Che hai un buon sapore, ma per adesso nient’altro, Yen-

Sospirò -Sento un muro tra noi e lo capisco, sono un estranea in questo momento…- disse triste, rimase in silenzio qualche secondo -Mi lasceresti controllare il tuo cervello? Come ti senti?-

La diffidenza ritornò forte e mi staccai con la fronte da lei, fissando quelle iridi ametista in apprensione per me. Una preoccupazione che avevo visto solo in mia madre e in Mythal. Contro ogni buon senso, cedetti -Ho delle tremende fitte quando cerco di ricordare-

-Vediamo- rispose e mise i palmi sul mio cranio. Aveva delle mani tutto sommato piccole. Percepii il suo mana e sperai di non essermi condannato in qualche modo. Sentivo però di potermi fidare, stranamente. Non mi capitava mai, tranne con quelle pochissime persone che conoscevo da millenni. Sei anni. Come potevo in soli sei anni essere stato tanto attratto da questa donna da avere già due figli? Le coppie che avevo conosciuto avevano minimo un secolo. Devo essere impazzito. Mi fissai la mano notando solo in quel momento l’anello argentato all’anulare, eravamo sposati. Una scritta in elfico incisa Qualcosa finisce, qualcosa comincia. Io che le prendo la mano e le infilo l’anello, lei che fa lo stesso con me -Tu sei il mio nuovo inizio- le dico. I suoi occhi pieni d’amore solo per me, il bacio profondo che ci scambiamo e che in breve tempo porta a sdraiarci in mezzo ai fiori, rimarcando in modo definitivo come voglio che mi stia accanto per l’eternità. Per arrivare a fare una cosa del genere io…

Il suo mana scomparve. Yen Lavellan, percepivo avere un potere enorme. C’era qualcosa di strano in lei, il suo spirito era molto giovane, ma aveva anche una traccia estremamente antica.

-Hai delle micro lesioni, sono quasi impercettibili, non mi sorprende che non le abbiano notate- spiegò

-Quanti anni hai?- domandai di getto

Mi guardò confusa, era il momento di fare quella domanda? No, ma mi incuriosiva molto, le persone erano banali, lei no. E si rivolgeva sempre all’uomo, Solas, mai al falso Dio.

-Ventisei, ma quest’anno andiamo per i ventisette-

Cosa!? Come… avevamo fatto a finire insieme? Difficilmente avremmo frequentato gli stessi luoghi -Sai che sono…-

-Molto più vecchio di me? Sì, ma trovo noiosi quelli della mia età, vhenan. Sei stato in tutti i sensi una piacevole rivelazione-

Una rivelazione? Piacevole? Inclinai il viso sempre più curioso

Lei sorrise -Conosco quell’espressione…- avvicinò una mano al mio viso, per una frazione di secondo pensai di spostarmi. Rimasi fermo, posò il palmo morbido sulla mia guancia -Sembri un gatto che ha appena visto un gomitolo di lana- e ridacchiò.

Rimasi a fissarla. La sua risata era sexy e adorabile, mi sentivo vulnerabile davanti a questa elfa. Volevo ricordare tutto di lei. Tolse la mano e assurdamente desideravo mantenere il contatto -Quanto è grave il danno?- le domandai invece

-È… esteso. Posso curarti poco alla volta, sperando che anche i ricordi ritornino, devo prima consultarmi con Abelas-

-Abelas non lascia mai il suo tempio- digrignai i denti, era frustrante questa situazione. Tutto differente, ed era solo una piccola parte. Non ero ancora uscito da questa stanza.

Mi prese le mani tra le sue -Troverò il modo di curarti-

-Come?-

-In qualunque modo- disse decisa

Abbozzai un sorriso, rimanendo sempre basito dalla fiducia e affetto che vedevo in quelle splendide iride viola. Gli occhi mi caddero sulle sue labbra. Sapevo che non avrei dovuto pensare di volerla baciare di nuovo, ma non potevo farne a meno quando sembrava così sicura di sé. Percorsi la curva della sua mascella fino alla morbida pelle del lobo dell’orecchio, lungo la linea del suo collo, fino a quando il suo abito non mi bloccò la visuale. La stoffa non mi impediva di immaginare cosa ci fosse sotto, mentre lo sguardo mi vagò più in basso.

-Vuoi baciarmi?- domandò provocatoria

Rialzai lo sguardo sui suoi occhi e poi lo distolsi preso in fallo. Sembravo tutto a parte il grande predatore di cui i bardi decantavano le conquiste “Che il Temibile Lupo ti prenda!”, avevo trovato l’elogio divertente. Ora Yen riusciva a mettermi in difficoltà, esitavo, una lieve paura si aggirava nella mia coscienza, timore di deluderla e di venire respinto. Una sua mano mi fece rigirare il viso e posò le sue labbra sulle mie, in un semplice bacio, spazzando via i pensieri precedenti. Si stava per staccare, ma la ritirai indietro affondando nella sua bocca. Non so cosa mi faccia questa donna, non mi riconosco più. Ero solito non baciarne nessuna, con lei non desideravo altro, se non continuare a leccarle le labbra e la lingua. Sperando di inghiottire ancora uno dei suoi gemiti.

Bussarono e riprendemmo fiato, le lasciai un altro bacio veloce non riuscendo a trattenermi e mi allontanai da lei, posai i gomiti sulle ginocchia. Cosa sto facendo? La conoscevo da forse un’ora e le volevo saltare addosso? La mia virilità era dura e concorde a quel pensiero. Sembravo un ragazzino. Mi sentivo un cane che appena mi guardava, scodinzolavo. Il problema è che non sembrava dispiacermi affatto. Fenedhis. Mi coprii la faccia con le mani, altre fitte alle tempie.

Restai un minuto solo nella stanza, Yen era uscita, al suo posto entrò Abelas. Ci osservammo, anche lui aveva rughe che non rammentavo e anche uno sguardo diverso, non più estremamente rigido e severo, sembrava ammorbidito? Dei, cosa non ricordo? Mi alzai piazzandomi di fronte a lui -Lethallin, cosa sta succedendo?- gli domandai -Quella donna è davvero mia moglie?- dopo quello che mi aveva fatto passare Andruil prendendosi gioco dei miei sentimenti, mai sarei stato così vulnerabile di nuovo.

Assentì con un cenno del capo -Non ero convinto quando l’ho incontrata le prime volte, ma lei stessa con le sue azioni e la tua opinione su di lei, che trovavo sconcertante, mi hanno fatto cambiare idea-

Lo guardai perplesso -Cosa ti avrei detto su Yen Lavellan?- se la mia mente non intendeva collaborare, dovevo avere qualche informazione in altro modo, soprattutto sulla donna con cui avevo una famiglia. Non avrei mai pensato che ne avrei avuta una mia. Sono colui che caccia da solo. -Dov’è ora?- aggiunsi, non vederla mi rendeva un po’ inquieto, assurdo.

Abelas sembrò trattenere un sorriso e rispose -È andata da Avise, tua figlia. È stata con me e sua sorella intanto che si prendeva cura di te-

Lui e sua sorella?

-Su Yen Lavellan mi hai detto che è coraggiosa, leale, compassionevole, non si tira indietro ad aiutare nessuno se le è possibile, che è sempre stata molto interessata alle tue spiegazioni sull’oblio, volendo sempre imparare. Ami starle accanto, il suo modo di agire sempre con saggezza rispetto alla sua giovanissima età ti ha impressionato. E lethallin, la ami con tutto te stesso, daresti la vita per lei e Yen lo farebbe per te-

Ecco cos’era, amore, ero innamorato. Anche se la mia mente non ricordava, il mio istinto e il mio lupo, volevano starle vicino -Sembra la donna perfetta per me-

-Lo è, stentavo anche io a crederci, ma chiunque può dirti che siete una coppia invidiabile- rimanemmo un minuto in silenzio -E per lei sono solo Solas- aggiunsi alzando gli occhi sui suoi dorati -Ti ha conosciuto come tale e si è innamorata di te come Solas, in seguito ha appreso di Fen’Harel-

-E come ha reagito?- di solito alla mia maschera da falso Dio si eccitavano tutte come se avessero trovato una gallina dalle uova d’oro. Non lo sopportavo.

-Non ero presente, ti conviene chiedere a lei-

-Abelas, sai che effetto faccio alle donne- avevo abbastanza parassiti intorno senza anche sposarmene una.

Sospirò -Da quello che mi avevi riferito ti ha urlato contro infuriata e ti ha schiaffeggiato tre volte-

Lo fissai basito. Quella donna mi aveva preso a schiaffi? Non una, ma tre volte? Aveva urlato arrabbiata al Dio della ribellione? Non riuscii a trattenere delle risate -Ora inizio a capire come abbia fatto a innamorarmi e a sposarla così in fretta-

-Avise! Aspetta!- udii la voce di Yen oltre la porta. Questa si aprì e una bambina di tre o quattro anni comparve sulla soglia -Papae!- urlò eccitata spalancando le braccia. Osservai quei capelli castano ramati identici ai miei, gli occhi mi colpirono, uguali a quelli di Yen. Non poteva esserci nessun dubbio. Ero alquanto frastornato.

-Papae?- disse la piccola elfa con un tono dubbioso e ora esitante. Questo mi riscosse, non volevo pensasse che l’avrei rifiutata. Esterrefatto mi misi in ginocchio a terra alla sua altezza -Ciao, ma da’len-

Riprese a sorridere ed esaurì le distanze. La strinsi anche io tra le braccia. Come potevo non ricordarmi di lei? Non riuscendo a fermare l’emozione di gioia e di dolore al pensiero, le lacrime mi vennero agli occhi, le trattenni. Le accarezzai quella piccola chioma ramata, lo stesso colore mio e di mia madre.

-Pechè piangi?- domandò la bam… mia figlia. Mia figlia. Era così irreale.

Abbozzai un sorriso, sentendo il mio orgoglio sotto attacco -Non sto…-

-Non sta piangendo Da’vise. Il papà è solo molto stanco, ha lavorato tanto- mi interruppe Yen, venendomi in soccorso. Ci osservava con un’espressione tenera. Il mio orgoglio si sentiva comunque ancora più minacciato essendo in una situazione estremamente vulnerabile.

-Io vado, se avete bisogno mi chiami, mia Signora- disse Abelas

Guardai confuso il mio amico. Mia Signora? Era un titolo che rivolgeva solo a Mythal. Mi ignorò ed uscì, il gesto mi irritò un po’.

Yen prese per mano la piccola, facendola sedere sul materasso. Mi rialzai in piedi osservandole affascinato

-Non stanotte, ma da’len, devi dormire nel tuo letto-

-Voglio domire con papae!- protestò quella piccola fiamma

Senza pensare intervenni -Da’vise, prometto che dormiremo insieme, ma la prossima notte. Anche tu mi sei mancata tanto…- non era una bugia, era magnifica, le avrei voluto bene in eterno -… ma sono molto stanco. Mi renderesti felice se ubbidissi alla mamma- conclusi fissando Yen, che aveva un cipiglio sorpreso che si trasformò in quel tenero sguardo pieno d’amore come ogni volta che mi rivolgeva la sua attenzione. Ero però curioso di vederla infuriata, doveva essere uno spettacolo.

-Notte Avise- salutai e vedendole sparire nella stanza adiacente. Dalla finestra vidi che era ancora completamente buio, indossavo un abito che di solito portavo sotto l’armatura. Avevo bisogno di qualcosa di più adatto per provare almeno a riposare un po’ e rielaborare tutta questa valanga di emozioni che mi stava per sopraffare. Notai un armadio e iniziai a cercare

-Ultimo cassetto, vhenan- disse la voce di Yen in un sussurro e un sorriso. Lo aprì e trovai quello che stavo cercando. Mi spogliai, rendendomi conto in quel momento che era la prima volta che rimanevo senza nulla addosso davanti a quella donna. Continuava a sorridere compiaciuta e a fissarmi dalla testa ai piedi senza un minimo di imbarazzo. Forse, pensandoci, non era proprio la prima volta.

-Sempre bellissimo- disse e si diresse dalla parte opposta distogliendo l’attenzione e sedendosi sul letto. Mi infilai velocemente i pantaloni, lasciando perdere la maglia. Quel complimento non mi bastava. Salii sul letto restando in ginocchio, la provocai -Deve essere stato uno spettacolo penoso vedere Fen’Harel tanto vulnerabile- volevo sentire quello che Abelas mi aveva detto. Girò lievemente la testa verso di me -Lupo ribelle? Io ho visto solo un padre abbracciare la sua cucciola. E la mamma ama sempre di più il papà dei suoi figli, ogni volta che li vede insieme-

Mi sporsi verso di lei tremendamente affamato, lasciandole un bacio sulla pelle, tra il collo e la spalla, continuò -Sei meraviglioso e sei mio-

Quell’ultima frase mi eccitò, come vedere che a quel mio bacio aveva esposto ancora di più il collo invitandomi a divorarla. Mi avvicinai ulteriormente respirando il suo profumo inebriante di cuoio e qualcos’altro… toccai la pelle con la punta del naso, risalii fino all’attaccatura dei capelli. Respirai profondamente e chiusi gli occhi -Mi hanno detto che mi hai preso a schiaffi tre volte, che audacia da’len…- la provocai di nuovo, la voce mi si era abbassata di un tono

-Mmm… sai… te li meritavi tutti e quando te ne ricorderai concorderai con me, hahren- mormorò

Ridacchiai -Concorderò?- domandai e prima di avere una risposta le baciai ancora la pelle. Udii un piccolo gemito e spostò una mano cercando la mia, l’afferrai unendo i nostri palmi, venendo invaso da un piacevole calore che non aveva nulla a che vedere con la tensione sessuale tra noi.

-Vhenan, non con Avise così vicina…-

Sorrisi e le diedi ancora un bacio sul collo -Sei rumorosa, da’len?-

Ridacchiò sommessa -Anche tu, ma fen-

Filtrava con me in modo spudorato e mi invitava a cacciarla, non dandomi mai subito quello che volevo. Il resto delle donne mi dava tutto senza neanche bisogno di chiedere.

Doveva essere mia. Era mia. Le strinsi la mano e infilai il viso nei suoi capelli -Mi aiuterai a ricordarmi di te? Di voi?-

Replicò la stretta -Riposiamo, al risveglio inizierò a curarti- si girò in parte e mi guardò con un sorriso -Avise è somniari, le dai sempre un’occhiata…-

Alzai la mano e gliela misi sulla guancia -La terrò al sicuro-

Si appoggiò al mio palmo -Ar lath, ma vhenan- disse incatenando gli occhi ai miei

Mi bloccai a quelle parole. Avevo ricevuto la mia dose di dichiarazioni nei millenni. Questa però era diversa, non era una stupida cotta, non era solo l’attrazione fisica che provavamo l’uno per l’altra. Yen mi stava dicendo che si affidava senza nessuna esitazione a me. Smisi quasi di respirare, avrei voluto replicare le parole, ma...

Promettimi che qualunque cosa ci riservi il futuro non mi allontanerai più da te” quella frase con la sua voce mi rimbombò nella mente.

Non potevo ancora ricambiare quelle parole d’amore. E perché l’avevo allontanata? Mi chinai e presi possesso della sua bocca dolcemente.

 

Questo non era l’Oblio che conoscevo. Non luminoso e pieno di vitalità, ma una distesa deserta e lugubre. Avvertivo una potente barriera che divideva questo mondo da quello della veglia. Era in vari punti più sottile minacciando di rompersi. La Dissolvenza che tanto amavo era stata distrutta. In lontananza Arlathan completamente nera. Cosa era accaduto?

Percepii lo spirito di mia figlia poco lontano, con un passo dell’oblio la raggiunsi e restai a guardare, diversi demoni si aggiravano intorno al suo sogno, ma non riuscivano ad entrare. Mossi la mano e questi vennero distrutti, mi avvicinai riconoscendo la mia magia, avevo posto varie protezioni alla mia piccola. Stava saltellando qua e là nella sua forma da lupo. Una bellissima cucciola completamente nera, a parte per una striscia bianca che partiva dal petto fino ad arrivare al muso.

Percepii un altro spirito solare che però si stagliava come un faro attraverso la Dissolvenza. Lo riconobbi immediatamente, lasciai la mia bambina certo che fosse al sicuro e mi avvicinai a quello spirito, come una falena fa con una candela.

Gli occhi si posarono subito su Yen, una distesa di fiori tappezzava il terreno e un piccolo lago era poco lontano. Riconobbi il luogo, era stato un dono di Elgar’Nan a Mythal e secondo gli sprazzi di ricordi, dove avevo sposato mia moglie. Restava seduta tra i fiori a contemplare non so cosa, o attendeva? Il ventre tondo era assente e dalla mano sinistra percepivo quel faro, in modo smorzato però. Cosa era? Sembrava familiare…

Anche sulla mia compagna avevo messo delle protezioni, niente l’avrebbe disturbata. Restai a fissarla, non sapevo se farmi avanti o continuare a esplorare quella Dissolvenza così desolata. Cercai di percepire Saggezza, ma nessuna risposta veniva in cambio, solo il silenzio più assoluto. Mi si posò un peso sul cuore, ma non potevo neanche mettermi a cercarla a caso. Forse Yen avrebbe avuto delle risposte. Entrai nel suo sogno.

Voltò la testa, mostrandomi un sorriso

Alzai un sopracciglio -Mi aspettavi?- come al solito non c’era stata nessuna sorpresa

-È nostra abitudine e speravo venissi. Avise?-

-Al sicuro- e mi sembrò di aver detto quelle due parole molte altre volte

-Bene- e mi fece cenno con una mano di sedersi accanto a lei. Esitai per un momento guardandomi bene attorno. Il paesaggio era molto fedele, indubbiamente l’avevo portata di persona in quel luogo, la mia mente non mi stava quindi giocando brutti scherzi.

Mi sedetti venendo colpito da quel leggero profumo di cuoio. Il mio lupo voleva premere il viso nei capelli e nell’incavo del collo di questa donna. Mi trattenni. Sapevo che se l’avessi fatto non mi avrebbe rifiutato, ma non mi sembrava giusto approfittarne quando ancora ero così confuso e abusare dell’amore che provava per me, anche se potevo dire di sentire lo stesso sentimento, però stavo ancora cercando di elaborare il tutto. Non credevo ancora di essermi affidato spirito e corpo a questa donna e che lei avesse fatto lo stesso con me, anche se lo leggevo evidente nelle sue iridi.

-Stavo cercando Saggezza, la conosci?- chiesi, se eravamo così in confidenza, dovevo avergliela presentata

La sua espressione divenne seria e distolse gli occhi da me, sospirò e si portò le ginocchia verso il petto, circondarle con le braccia e appoggiando la fronte. Si stava letteralmente chiudendo a riccio. Voleva dire che non erano buone notizie. Rimasi in silenzio.

-Non ho avuto il piacere di conoscerla- mormorò, e restò senza parlare ancora per un po’ -Preferirei che ricordassi da solo…- disse quasi in un sussurro

Voleva dire solo una cosa. Il cuore iniziò a fare male. Anche la mia migliore amica se ne era andata.

-Chi ha il mio affetto muore sempre- replicai cupo e a stento trattenevo quel lacerante dolore -Mi verrete portati via anche voi?- dissi ora con rabbia. Avrei ucciso tutti gli Evanuris. Non avrebbero toccato la mia famiglia. Mi venne stretto delicatamente il braccio, fissai la mano e poi la sua proprietaria. Abbozzava un leggerissimo sorriso -Lo so, vhenan. Ma non sei solo. Hai me, Abelas e altri che ora non ricordi, ma non sei solo in questo, amore mio-

Quel tocco era rovente, dicendomi senza ombra di dubbio di restare. Sapeva che avrei voluto allontanarmi? Non farmi vedere così ferito e abbattuto? Lo avrei fatto. In passato. Ora volevo conforto e lei me lo stava offrendo in modo del tutto spontaneo. Il mio lupo impazziva perché voleva abbassassi le difese contro questa donna. Scostai il braccio dalla sua mano, la tenne sollevata per qualche secondo sorpresa e con un barlume di tristezza -Ir abelas, ti lascio solo- e con un movimento fluido si alzò, prima che potessi reagire era sparita. Si era svegliata.

 

Aprii gli occhi. Mi ero obbligato a svegliarmi nello stesso istante in cui lo aveva fatto lei. Non mi piaceva come si fosse allontanata. Avevo un peso sulla spalla che però si stava sollevando, con un braccio la bloccai e ci fissammo. Ci eravamo addormentati ognuno dalla sua parte del letto, ora appoggiava la testa sul mio petto e io le passavo un braccio sotto la schiena, era intorpidito. Eravamo in quella posizione da almeno qualche ora.

-Tel abelas, sono io che mi devo scusare- dissi subito

Alzò un sopracciglio e ridacchiò piano

-Cosa?- replicai confuso da quella reazione inaspettata, pensavo fosse arrabbiata e la cosa mi importava. Mi importava molto.

Avvicinò le labbra alle mie e divenni euforico come se non stessi aspettando altro

-Accetto le scuse- rispose e mi diede un leggero bacio -Ma devo andare a fare pipì- disse divertita e si scostò alzandosi

Risi sommesso e passai una mano strofinandomi gli occhi, non si era offesa per il mio comportamento e mi sentivo più leggero.

 

-Ci mancava il lupo con l’amnesia- mi arrivò la voce del mio amico alle orecchie

-Non è divertente Fellassan- replicai piccato

-Ma lo è. Ho esaminato il manufatto che ti ha fatto ciò e mi stavo domandando dove avessi la testa in quell’istante. Tua figlia di tre anni probabilmente sarebbe stata più brava-

Trattenni un ringhio e lo guardai male -Arriva al punto-

-Hai già ricevuto una prima cura, esatto?- domandò

-Stamattina- dopo che Yen era tornata dal bagno e preparato Avise per la colazione, aveva guarito qualche ferita. Non poteva però decidere quale linea temporale avessi ricordato per prima.

Fu il turno di una certa Inquisizione. Facce nuove tra cui un nano, degli umani e perfino uno di quegli esperimenti degli Evanuris, che si erano dati il nome di qunari. Avevo conosciuto tutti non rivelando la mia natura di falso Dio, avevamo viaggiato in molti luoghi differenti, ma quello che mi dette più fastidio fu vedere il mondo che conoscevo in macerie. Yen mi aveva dato qualche spiegazione aggiuntiva, ma diceva sempre che preferiva che ricordassi poco alla volta. Soprattutto avevo il ricordo di lei che era a capo di questa Inquisizione, non sapevo ancora però il perché e che diavolo ci facessi lì. Avevo altro di meglio da fare che darmi all’avventura. In compenso però l’avevo conosciuta in quel periodo, avendo sempre acceso la mia curiosità, avvicinandomi e innamorandomi di lei.

Finalmente poi ero uscito da quella camera da letto. Confuso era un eufemismo, trovavo normale il venire salutato con rispetto e vedere uno dei miei templi usato come una base militare, ma la barriera in cielo che tratteneva la Dissolvenza mi inquietava, non avrebbe dovuto esserci quella magia. Avevo chiesto spiegazioni che però erano state sviate, ed era maledettamente brava in ciò, non che dovesse fare molto. Mi toccava un braccio e mi rivolgeva uno di quei meravigliosi sorrisi. Amavo vederla sorridere, ancora di più quando si rivolgeva ad Avise, quest’ultima mi distraeva in modo estremamente efficace. Non trovavo ancora reale la loro esistenza. Avrebbe fatto prima Andruil a darsi al giardinaggio che io innamorarmi, sposarmi e avere questa bellissima cucciola.

-Quindi novità?- chiese il mio amico

-No, so a malapena cosa ci faccio qui. Sono solo certo che non mi sembra reale quello che ho-

Fellassan sorrise sarcastico, stava rischiando che gli tirassi un pugno sul naso -Bhe quella donna andrebbe santificata per averti messo il guinzaglio con il caratteraccio che ti ritrovi. Quando vi ho visto insieme la prima volta e ti vedevo scodinzolare tutto contento ho pensato che il mondo potesse avere fine-

Strinsi un pugno -Fellassan…- lo avvertii

Ridacchiò -Calma, calma, è positivo sai? Non ti ho mai visto così felice, rilassato, si vedeva che facevi sesso regolarmen…-

Gli tirai un pugno mancandolo di proposito. Balzò all’indietro con quel fare scherzoso -Uuhhh… difendi il suo onore? Ma lo sanno tutti come si fanno i bamb…-

Non lo lasciai finire, richiamai il mana. Gli congelai i piedi bloccandolo sul terreno. Se li guardò contrito -Grazie per i piedi bagnati, Dio dei miei stivali. Il problema quale sarebbe? Che sei completamente cotto Fen’Harel? Lo sanno già tutti e lei lo è di te-

-Tutti!?- ripetei allarmato, questo riguardava anche… -Gli Evanuris!?-

Alzò le mani in segno di pace -Tranquillo, non se lo sognano nemmeno, hanno problemi più grossi-

-Quali?-

-Certi che a tempo debito ricorderai, lethallin-

Una mano mi si posò sul bicipite, Yen era al mio fianco e guardava il mio amico che si era liberato dal mio incantesimo.

-Fila via, Fellassan…- disse con pazienza

-Sì, mia Signora- replicò subito andandosene

Eseguì senza protestare, succedeva solo con Mythal. E ancora quel titolo. La guardai e sembrava rassegnata a sentirlo.

-Vorrei sapere come Briala lo sopporti…- mormorò

-Briala?- domandai

Mi guardò e sorrise -La sua compagna, non si trova qui alla base però-

La fissai stranito e rise -Lo so, lo so, un’altra novità. Sai anche Abelas sta con mia sorella-

Ora era come se mi avessero preso a schiaffi -C… cosa!?- sbottai

Rise -Sono successe un sacco di cose vhenan. Sai, non sai stare fermo un attimo come tua figlia- rispose compiaciuta

Continuai a fissarla e l’espressione mi si addolcì. Come mia figlia. Mi imbarazzai un poco e le punte delle orecchie mi si scaldarono -Non posso darti torto… mia madre diceva la stessa cosa, e anche Mythal-

Mi venne afferrata la mano e se la posò sul ventre. Preso alla sprovvista cercai di ritirarla, finché la lasciai fare -Cosa fai?- chiesi con una leggera agitazione. I gesti di cui mi ricopriva erano quasi sempre tutti molto confidenziali e intimi. Non potevo negare che mi piacessero.

-So che hai un sacco di cose a cui pensare, visto che ti è tutto nuovo e strano. Ma se ti viene in mente qualche bel nome proponimelo, sarà una sorpresa se maschio o femmina- prima che riuscissi a rispondere si sporse verso il mio viso e mi lasciò un bacio rovente sulla guancia. Mi fece l’occhiolino e si allontanò. Un nome…? Restai esterrefatto e fermo a guardarle la schiena.

Sorpresa! Cambio di prospettiva! Che mi sembrava proprio d'obbligo e divertente in questa situazione XD Vedere Solas talmente perso lo sto trovando esilarante XD Sperando vi sia piaciuto ne approfitto per augurarvi Buona Pasqua! Al prossimo capitolo!

   
 
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