Grazie a chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto suggerimenti e critiche
CAPITOLO 53
Avevo quasi perso
la voce a quella risposta -No… vh…- mi bloccai e
tolsi lo sguardo da lui, gli
occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. Fenedhis! Dovevo aiutarlo! Ma
come?
Notai con la coda
dell’occhio che si era pietrificato.
Fenedhis! Chi era
questa donna che avevo di fronte? Mi aveva chiamato vhenan…
Guardai di nuovo
la stanza cercando di capire dove fossi, ma quell’elfa non so
per quale motivo
aveva tutta la mia attenzione. Il mio istinto stava urlando impazzito
di
avvicinarmi a lei, prenderla tra le braccia, confortarla e baciarla!
Non sapevo
neanche il suo nome! La donna però conosceva il mio e mi
aveva chiamato con un
affetto che non avevo mai sentito. Rivolsi gli occhi sul suo ventre,
non poteva
essere reale, ma ero almeno sicuro di non essere nell’Oblio.
Cercai di
sforzare la mente, venendo colpito da un forte mal di testa. I muscoli
della
schiena dolevano, scivolai giù dal letto, barcollai
prendendo un piccolo specchio
appoggiato sulla scrivania. I miei occhi grigi mi osservavano,
c’erano rughe
che non ricordavo e i capelli, dove erano finiti i miei capelli? Mi
toccai la
testa. Presi fiato, questo era ridicolo. Saggezza avrebbe potuto darmi
delle
risposte…
Un passo alle mie
spalle. Mi voltai verso la donna che avevo trovato a dormire al mio
fianco, non
lo avrei trovato strano, se non fosse stato evidente che non era una
delle mie
solite avventure di una notte. Capelli nero ossidiana e magnetici occhi
viola,
delle labbra e un naso delicato ed elegante, era molto bella. Senza
rendermene
conto allungai una mano toccandole una guancia, si appoggiò
al mio palmo senza
alcuna esitazione. Quel gesto mi rese perplesso, il tutto venne
però
schiacciato dall’euforia causata da quella fiducia. Non mi
stavo riconoscendo
minimamente. La donna mi guardava adorante e con una vena di
preoccupazione per
me. Devo sapere come si chiama.
-Sai il mio nome,
il tuo?- domandai, la sua espressione si allarmò e mi
mostrò dolore. Quel
dolore mi dava immensamente fastidio, volevo vederla sorridere,
perché?
-Yen Lavellan-
rispose fissandomi decisa negli occhi
Al nome mi si
parò davanti il ricordo di un bacio rubato. Lei a me. Unico.
-Ti è venuto in
mente qualcosa?- chiese con ansia
-Io…- le stavo
ancora accarezzando la guancia e quel calore, quella completa fiducia
mi
piaceva. Mi avvicinai ulteriormente senza riuscire a controllarmi, la
sentii
irrigidirsi lievemente. Percepii il suo profumo, cuoio, una guerriera,
ma ora…
un altro ricordo si fece prepotente nella mente. Baci, gemiti, ansimi,
lei tra
le mie braccia, i nostri corpi uniti. La sensazione di completa pace e
nessuna
fretta di staccarsi dall’abbraccio di questa donna, volendo
ricominciare il
prima possibile, farla continuamente mia. Perché lo
è. La mia virilità si
irrigidì e mi imposi la calma, non era il momento.
-Qualcosa, come
non ci siamo limitati ai baci- replicai malizioso
Lei alzò un
sopracciglio e ridacchiò -Mi sembra evidente. Avise, ti dice
qualcosa?-
Avise. Un’altra
fitta feroce, portai la mano alla testa, le orecchie iniziarono a
fischiare e
barcollai verso il letto
-Vhenan!- la udii
esclamare agitata e mi aiutò a sedermi. Allontanò
le mie mani dalla testa e
posò le sue fredde ai lati, questo creò
già del sollievo, percepii una magia.
La diffidenza mi disse di fermarla, avrebbe potuto uccidermi o farmi
qualunque
cosa e…
Si sporse
completamente verso di me, passando le braccia attorno al mio collo.
Abbracciandomi. Respirai a pieni polmoni quel profumo di cuoio che mi
calmò
immensamente. Come poteva farmi questo?
Ero stato con
molte donne, bisogno, divertimento e volevano sempre un poco del potere
che
detengo. Illuse.
Le passai le mani
attorno al ventre e alla vita tirandola sul materasso e mettendole una
mano
sulla gola in una posizione di dominio. Mi mostrò solo
sorpresa, nessuna paura.
Sotto il mio palmo il battito del suo cuore era aumentato -Sai chi
sono?- come
sapeva il mio vero nome? Non lo usavo più.
Abbozzò un
sorriso -Sei il mio orgoglio, il mio Lupo Ribelle, il mio cuore-
Sospirai
profondamente rilasciando l’aria dal naso -Continui ad usare
quel titolo
affettivo…- che mi stava provocando un estremo piacere detto
da quella voce, da
quelle labbra che ricordavo di aver baciato.
-Perché non ti
ricordo?- spostai la mano sul suo ventre, percepii un calcio restando
scioccato
-Questo… è mio?- mormorai
-Sei il mio lupo,
di chi dovrebbe essere? E Avise è la nostra primogenita-
Primogenita!?
Si rialzò in
posizione seduta -Mi hanno riferito che un manufatto ti ha schiantato
contro un
muro. Ti hanno riportato a casa, ed eccoci qui-
-Questa è solo la
tua versione. Se non siamo ad Arlathan dove? In qualche territorio di
Mythal?-
-Puoi non
credermi, ma mi stai chiedendo di spiegarti avvenimenti di millenni, ma
fen-
Questo nomignolo,
normalmente mi avrebbe dato fastidio, il mio orgoglio gongolava al
contrario
-Millenni? Da quanto stiamo insieme?- domandai curioso. Una sensazione
strana
continuava a soffocarmi, non sentivo la Dissolvenza.
Sorrise, un
sorriso che mi stava scaldando in tutti i sensi -Sei anni-
Sbattei le
palpebre, bloccai sulle labbra un “Solo?”
Lei si mise a
ridere -La tua espressione dice tutto- disse e continuò a
ridermi in faccia.
Volevo chiuderle la bocca. Volevo baciarla. Le presi il viso e lo feci.
Una scarica
elettrica scese lungo la mia spina dorsale, le leccai il labbro
inferiore e
come una danza che conoscevamo bene entrambi, affondai nella sua bocca.
Aveva
un sapore squisito, rendendomi conto di conoscerlo bene e di anelarlo
come un
assetato anela al pozzo. Gemette e inghiottii avido quel suono. Ci
staccammo
senza fiato e appoggiai la fronte alla sua.
-Ricordato
qualcosa?- sussurrò
Ridacchiai -Che
hai un buon sapore, ma per adesso nient’altro, Yen-
Sospirò -Sento un
muro tra noi e lo capisco, sono un estranea in questo
momento…- disse triste,
rimase in silenzio qualche secondo -Mi lasceresti controllare il tuo
cervello?
Come ti senti?-
La diffidenza
ritornò forte e mi staccai con la fronte da lei, fissando
quelle iridi ametista
in apprensione per me. Una preoccupazione che avevo visto solo in mia
madre e
in Mythal. Contro ogni buon senso, cedetti -Ho delle tremende fitte
quando
cerco di ricordare-
-Vediamo- rispose
e mise i palmi sul mio cranio. Aveva delle mani tutto sommato piccole.
Percepii
il suo mana e sperai di non essermi condannato in qualche modo. Sentivo
però di
potermi fidare, stranamente. Non mi capitava mai, tranne con quelle
pochissime
persone che conoscevo da millenni. Sei anni. Come potevo in soli sei
anni
essere stato tanto attratto da questa donna da avere già due
figli? Le coppie
che avevo conosciuto avevano minimo un secolo. Devo essere impazzito.
Mi fissai
la mano notando solo in quel momento l’anello argentato
all’anulare, eravamo
sposati. Una scritta in elfico incisa Qualcosa finisce,
qualcosa comincia. Io
che le prendo la mano e le infilo l’anello, lei che fa lo
stesso con me -Tu sei
il mio nuovo inizio- le dico. I suoi occhi pieni d’amore solo
per me, il bacio
profondo che ci scambiamo e che in breve tempo porta a sdraiarci in
mezzo ai
fiori, rimarcando in modo definitivo come voglio che mi stia accanto
per
l’eternità. Per arrivare a fare una cosa del
genere io…
Il suo mana
scomparve. Yen Lavellan, percepivo avere un potere enorme.
C’era qualcosa di
strano in lei, il suo spirito era molto giovane, ma aveva anche una
traccia
estremamente antica.
-Hai delle micro
lesioni, sono quasi impercettibili, non mi sorprende che non le abbiano
notate-
spiegò
-Quanti anni
hai?- domandai di getto
Mi guardò
confusa, era il momento di fare quella domanda? No, ma mi incuriosiva
molto, le
persone erano banali, lei no. E si rivolgeva sempre all’uomo,
Solas, mai al
falso Dio.
-Ventisei, ma
quest’anno andiamo per i ventisette-
Cosa!? Come…
avevamo fatto a finire insieme? Difficilmente avremmo frequentato gli
stessi
luoghi -Sai che sono…-
-Molto più
vecchio di me? Sì, ma trovo noiosi quelli della mia
età, vhenan. Sei stato in
tutti i sensi una piacevole rivelazione-
Una rivelazione?
Piacevole? Inclinai il viso sempre più curioso
Lei sorrise -Conosco
quell’espressione…- avvicinò una mano
al mio viso, per una frazione di secondo
pensai di spostarmi. Rimasi fermo, posò il palmo morbido
sulla mia guancia
-Sembri un gatto che ha appena visto un gomitolo di lana- e
ridacchiò.
Rimasi a
fissarla. La sua risata era sexy e adorabile, mi sentivo vulnerabile
davanti a
questa elfa. Volevo ricordare tutto di lei. Tolse la mano e
assurdamente
desideravo mantenere il contatto -Quanto è grave il danno?-
le domandai invece
-È… esteso.
Posso
curarti poco alla volta, sperando che anche i ricordi ritornino, devo
prima
consultarmi con Abelas-
-Abelas non
lascia mai il suo tempio- digrignai i denti, era frustrante questa
situazione.
Tutto differente, ed era solo una piccola parte. Non ero ancora uscito
da
questa stanza.
Mi prese le mani
tra le sue -Troverò il modo di curarti-
-Come?-
-In qualunque
modo- disse decisa
Abbozzai un
sorriso, rimanendo sempre basito dalla fiducia e affetto che vedevo in
quelle
splendide iride viola. Gli occhi mi caddero sulle sue labbra. Sapevo
che non
avrei dovuto pensare di volerla baciare di nuovo, ma non potevo farne a
meno
quando sembrava così sicura di sé. Percorsi la
curva della sua mascella fino
alla morbida pelle del lobo dell’orecchio, lungo la linea del
suo collo, fino a
quando il suo abito non mi bloccò la visuale. La stoffa non
mi impediva di
immaginare cosa ci fosse sotto, mentre lo sguardo mi vagò
più in basso.
-Vuoi baciarmi?-
domandò provocatoria
Rialzai lo
sguardo sui suoi occhi e poi lo distolsi preso in fallo. Sembravo tutto
a parte
il grande predatore di cui i bardi decantavano le conquiste
“Che il Temibile
Lupo ti prenda!”, avevo trovato l’elogio
divertente. Ora Yen riusciva a
mettermi in difficoltà, esitavo, una lieve paura si aggirava
nella mia
coscienza, timore di deluderla e di venire respinto. Una sua mano mi
fece
rigirare il viso e posò le sue labbra sulle mie, in un
semplice bacio,
spazzando via i pensieri precedenti. Si stava per staccare, ma la
ritirai
indietro affondando nella sua bocca. Non so cosa mi faccia questa
donna, non mi
riconosco più. Ero solito non baciarne nessuna, con lei non
desideravo altro,
se non continuare a leccarle le labbra e la lingua. Sperando di
inghiottire
ancora uno dei suoi gemiti.
Bussarono e
riprendemmo fiato, le lasciai un altro bacio veloce non riuscendo a
trattenermi
e mi allontanai da lei, posai i gomiti sulle ginocchia. Cosa sto
facendo? La
conoscevo da forse un’ora e le volevo saltare addosso? La mia
virilità era dura
e concorde a quel pensiero. Sembravo un ragazzino. Mi sentivo un cane
che
appena mi guardava, scodinzolavo. Il problema è che non
sembrava dispiacermi
affatto. Fenedhis. Mi coprii la faccia con le mani, altre fitte alle
tempie.
Restai un minuto
solo nella stanza, Yen era uscita, al suo posto entrò
Abelas. Ci osservammo,
anche lui aveva rughe che non rammentavo e anche uno sguardo diverso,
non più
estremamente rigido e severo, sembrava ammorbidito? Dei, cosa non
ricordo? Mi
alzai piazzandomi di fronte a lui -Lethallin, cosa sta succedendo?- gli
domandai -Quella donna è davvero mia moglie?- dopo quello
che mi aveva fatto
passare Andruil prendendosi gioco dei miei sentimenti, mai sarei stato
così
vulnerabile di nuovo.
Assentì con un
cenno del capo -Non ero convinto quando l’ho incontrata le
prime volte, ma lei
stessa con le sue azioni e la tua opinione su di lei, che trovavo
sconcertante,
mi hanno fatto cambiare idea-
Lo guardai
perplesso -Cosa ti avrei detto su Yen Lavellan?- se la mia mente non
intendeva
collaborare, dovevo avere qualche informazione in altro modo,
soprattutto sulla
donna con cui avevo una famiglia. Non avrei mai pensato che ne avrei
avuta una
mia. Sono colui che caccia da solo. -Dov’è ora?-
aggiunsi, non vederla mi rendeva
un po’ inquieto, assurdo.
Abelas sembrò
trattenere un sorriso e rispose -È andata da Avise, tua
figlia. È stata con me
e sua sorella intanto che si prendeva cura di te-
Lui e sua
sorella?
-Su Yen Lavellan
mi hai detto che è coraggiosa, leale, compassionevole, non
si tira indietro ad
aiutare nessuno se le è possibile, che è sempre
stata molto interessata alle
tue spiegazioni sull’oblio, volendo sempre imparare. Ami
starle accanto, il suo
modo di agire sempre con saggezza rispetto alla sua giovanissima
età ti ha
impressionato. E lethallin, la ami con tutto te stesso, daresti la vita
per lei
e Yen lo farebbe per te-
Ecco cos’era,
amore, ero innamorato. Anche se la mia mente non ricordava, il mio
istinto e il
mio lupo, volevano starle vicino -Sembra la donna perfetta per me-
-Lo è, stentavo
anche io a crederci, ma chiunque può dirti che siete una
coppia invidiabile-
rimanemmo un minuto in silenzio -E per lei sono solo Solas- aggiunsi
alzando
gli occhi sui suoi dorati -Ti ha conosciuto come tale e si è
innamorata di te
come Solas, in seguito ha appreso di Fen’Harel-
-E come ha
reagito?- di solito alla mia maschera da falso Dio si eccitavano tutte
come se
avessero trovato una gallina dalle uova d’oro. Non lo
sopportavo.
-Non ero
presente, ti conviene chiedere a lei-
-Abelas, sai che
effetto faccio alle donne- avevo abbastanza parassiti intorno senza
anche
sposarmene una.
Sospirò -Da
quello che mi avevi riferito ti ha urlato contro infuriata e ti ha
schiaffeggiato tre volte-
Lo fissai basito.
Quella donna mi aveva preso a schiaffi? Non una, ma tre volte? Aveva
urlato
arrabbiata al Dio della ribellione? Non riuscii a trattenere delle
risate -Ora
inizio a capire come abbia fatto a innamorarmi e a sposarla
così in fretta-
-Avise! Aspetta!-
udii la voce di Yen oltre la porta. Questa si aprì e una
bambina di tre o
quattro anni comparve sulla soglia -Papae!- urlò eccitata
spalancando le
braccia. Osservai quei capelli castano ramati identici ai miei, gli
occhi mi
colpirono, uguali a quelli di Yen. Non poteva esserci nessun dubbio.
Ero
alquanto frastornato.
-Papae?- disse la
piccola elfa con un tono dubbioso e ora esitante. Questo mi riscosse,
non
volevo pensasse che l’avrei rifiutata. Esterrefatto mi misi
in ginocchio a
terra alla sua altezza -Ciao, ma da’len-
Riprese a sorridere
ed esaurì le distanze. La strinsi anche io tra le braccia.
Come potevo non
ricordarmi di lei? Non riuscendo a fermare l’emozione di
gioia e di dolore al
pensiero, le lacrime mi vennero agli occhi, le trattenni. Le accarezzai
quella
piccola chioma ramata, lo stesso colore mio e di mia madre.
-Pechè piangi?-
domandò la bam… mia figlia. Mia figlia. Era
così irreale.
Abbozzai un
sorriso, sentendo il mio orgoglio sotto attacco -Non sto…-
-Non sta
piangendo Da’vise. Il papà è solo molto
stanco, ha lavorato tanto- mi
interruppe Yen, venendomi in soccorso. Ci osservava con
un’espressione tenera.
Il mio orgoglio si sentiva comunque ancora più minacciato
essendo in una
situazione estremamente vulnerabile.
-Io vado, se
avete bisogno mi chiami, mia Signora- disse Abelas
Guardai confuso
il mio amico. Mia Signora? Era un titolo che rivolgeva solo a Mythal.
Mi ignorò
ed uscì, il gesto mi irritò un po’.
Yen prese per
mano la piccola, facendola sedere sul materasso. Mi rialzai in piedi
osservandole affascinato
-Non stanotte, ma
da’len, devi dormire nel tuo letto-
-Voglio domire
con papae!- protestò quella piccola fiamma
Senza pensare
intervenni -Da’vise, prometto che dormiremo insieme, ma la
prossima notte.
Anche tu mi sei mancata tanto…- non era una bugia, era
magnifica, le avrei
voluto bene in eterno -… ma sono molto stanco. Mi renderesti
felice se
ubbidissi alla mamma- conclusi fissando Yen, che aveva un cipiglio
sorpreso che
si trasformò in quel tenero sguardo pieno d’amore
come ogni volta che mi
rivolgeva la sua attenzione. Ero però curioso di vederla
infuriata, doveva
essere uno spettacolo.
-Notte Avise-
salutai e vedendole sparire nella stanza adiacente. Dalla finestra vidi
che era
ancora completamente buio, indossavo un abito che di solito portavo
sotto
l’armatura. Avevo bisogno di qualcosa di più
adatto per provare almeno a
riposare un po’ e rielaborare tutta questa valanga di
emozioni che mi stava per
sopraffare. Notai un armadio e iniziai a cercare
-Ultimo cassetto,
vhenan- disse la voce di Yen in un sussurro e un sorriso. Lo
aprì e trovai
quello che stavo cercando. Mi spogliai, rendendomi conto in quel
momento che
era la prima volta che rimanevo senza nulla addosso davanti a quella
donna.
Continuava a sorridere compiaciuta e a fissarmi dalla testa ai piedi
senza un
minimo di imbarazzo. Forse, pensandoci, non era proprio la prima volta.
-Sempre
bellissimo- disse e si diresse dalla parte opposta distogliendo
l’attenzione e
sedendosi sul letto. Mi infilai velocemente i pantaloni, lasciando
perdere la
maglia. Quel complimento non mi bastava. Salii sul letto restando in
ginocchio,
la provocai -Deve essere stato uno spettacolo penoso vedere
Fen’Harel tanto
vulnerabile- volevo sentire quello che Abelas mi aveva detto.
Girò lievemente
la testa verso di me -Lupo ribelle? Io ho visto solo un padre
abbracciare la
sua cucciola. E la mamma ama sempre di più il
papà dei suoi figli, ogni volta
che li vede insieme-
Mi sporsi verso
di lei tremendamente affamato, lasciandole un bacio sulla pelle, tra il
collo e
la spalla, continuò -Sei meraviglioso e sei mio-
Quell’ultima
frase mi eccitò, come vedere che a quel mio bacio aveva
esposto ancora di più
il collo invitandomi a divorarla. Mi avvicinai ulteriormente respirando
il suo
profumo inebriante di cuoio e qualcos’altro…
toccai la pelle con la punta del
naso, risalii fino all’attaccatura dei capelli. Respirai
profondamente e chiusi
gli occhi -Mi hanno detto che mi hai preso a schiaffi tre volte, che
audacia
da’len…- la provocai di nuovo, la voce mi si era
abbassata di un tono
-Mmm… sai… te
li
meritavi tutti e quando te ne ricorderai concorderai con me, hahren-
mormorò
Ridacchiai
-Concorderò?- domandai e prima di avere una risposta le
baciai ancora la pelle.
Udii un piccolo gemito e spostò una mano cercando la mia,
l’afferrai unendo i
nostri palmi, venendo invaso da un piacevole calore che non aveva nulla
a che
vedere con la tensione sessuale tra noi.
-Vhenan, non con
Avise così vicina…-
Sorrisi e le
diedi ancora un bacio sul collo -Sei rumorosa, da’len?-
Ridacchiò
sommessa -Anche tu, ma fen-
Filtrava con me
in modo spudorato e mi invitava a cacciarla, non dandomi mai subito
quello che
volevo. Il resto delle donne mi dava tutto senza neanche bisogno di
chiedere.
Doveva essere
mia. Era mia. Le strinsi la mano e infilai il viso nei suoi capelli -Mi
aiuterai a ricordarmi di te? Di voi?-
Replicò la
stretta -Riposiamo, al risveglio inizierò a curarti- si
girò in parte e mi
guardò con un sorriso -Avise è somniari, le dai
sempre un’occhiata…-
Alzai la mano e
gliela misi sulla guancia -La terrò al sicuro-
Si appoggiò al
mio palmo -Ar lath, ma vhenan- disse incatenando gli occhi ai miei
Mi bloccai a
quelle parole. Avevo ricevuto la mia dose di dichiarazioni nei
millenni. Questa
però era diversa, non era una stupida cotta, non era solo
l’attrazione fisica
che provavamo l’uno per l’altra. Yen mi stava
dicendo che si affidava senza
nessuna esitazione a me. Smisi quasi di respirare, avrei voluto
replicare le
parole, ma...
“Promettimi
che qualunque cosa ci riservi il futuro non mi allontanerai
più da te”
quella frase con la sua voce mi rimbombò nella mente.
Non potevo ancora
ricambiare quelle parole d’amore. E perché
l’avevo allontanata? Mi chinai e
presi possesso della sua bocca dolcemente.
Questo non era
l’Oblio che conoscevo. Non luminoso e pieno di
vitalità, ma una distesa deserta
e lugubre. Avvertivo una potente barriera che divideva questo mondo da
quello
della veglia. Era in vari punti più sottile minacciando di
rompersi. La
Dissolvenza che tanto amavo era stata distrutta. In lontananza Arlathan
completamente nera. Cosa era accaduto?
Percepii lo
spirito di mia figlia poco lontano, con un passo dell’oblio
la raggiunsi e
restai a guardare, diversi demoni si aggiravano intorno al suo sogno,
ma non
riuscivano ad entrare. Mossi la mano e questi vennero distrutti, mi
avvicinai
riconoscendo la mia magia, avevo posto varie protezioni alla mia
piccola. Stava
saltellando qua e là nella sua forma da lupo. Una bellissima
cucciola completamente
nera, a parte per una striscia bianca che partiva dal petto fino ad
arrivare al
muso.
Percepii un altro
spirito solare che però si stagliava come un faro attraverso
la Dissolvenza. Lo
riconobbi immediatamente, lasciai la mia bambina certo che fosse al
sicuro e mi
avvicinai a quello spirito, come una falena fa con una candela.
Gli occhi si
posarono subito su Yen, una distesa di fiori tappezzava il terreno e un
piccolo
lago era poco lontano. Riconobbi il luogo, era stato un dono di
Elgar’Nan a Mythal
e secondo gli sprazzi di ricordi, dove avevo sposato mia moglie.
Restava seduta
tra i fiori a contemplare non so cosa, o attendeva? Il ventre tondo era
assente
e dalla mano sinistra percepivo quel faro, in modo smorzato
però. Cosa era?
Sembrava familiare…
Anche sulla mia
compagna avevo messo delle protezioni, niente l’avrebbe
disturbata. Restai a
fissarla, non sapevo se farmi avanti o continuare a esplorare quella
Dissolvenza così desolata. Cercai di percepire Saggezza, ma
nessuna risposta
veniva in cambio, solo il silenzio più assoluto. Mi si
posò un peso sul cuore,
ma non potevo neanche mettermi a cercarla a caso. Forse Yen avrebbe
avuto delle
risposte. Entrai nel suo sogno.
Voltò la testa,
mostrandomi un sorriso
Alzai un
sopracciglio -Mi aspettavi?- come al solito non c’era stata
nessuna sorpresa
-È nostra
abitudine e speravo venissi. Avise?-
-Al sicuro- e mi
sembrò di aver detto quelle due parole molte altre volte
-Bene- e mi fece
cenno con una mano di sedersi accanto a lei. Esitai per un momento
guardandomi
bene attorno. Il paesaggio era molto fedele, indubbiamente
l’avevo portata di
persona in quel luogo, la mia mente non mi stava quindi giocando brutti
scherzi.
Mi sedetti
venendo colpito da quel leggero profumo di cuoio. Il mio lupo voleva
premere il
viso nei capelli e nell’incavo del collo di questa donna. Mi
trattenni. Sapevo
che se l’avessi fatto non mi avrebbe rifiutato, ma non mi
sembrava giusto
approfittarne quando ancora ero così confuso e abusare
dell’amore che provava
per me, anche se potevo dire di sentire lo stesso sentimento,
però stavo ancora
cercando di elaborare il tutto. Non credevo ancora di essermi affidato
spirito
e corpo a questa donna e che lei avesse fatto lo stesso con me, anche
se lo
leggevo evidente nelle sue iridi.
-Stavo cercando
Saggezza, la conosci?- chiesi, se eravamo così in
confidenza, dovevo avergliela
presentata
La sua
espressione divenne seria e distolse gli occhi da me,
sospirò e si portò le
ginocchia verso il petto, circondarle con le braccia e appoggiando la
fronte.
Si stava letteralmente chiudendo a riccio. Voleva dire che non erano
buone
notizie. Rimasi in silenzio.
-Non ho avuto il
piacere di conoscerla- mormorò, e restò senza
parlare ancora per un po’
-Preferirei che ricordassi da solo…- disse quasi in un
sussurro
Voleva dire solo
una cosa. Il cuore iniziò a fare male. Anche la mia migliore
amica se ne era
andata.
-Chi ha il mio
affetto muore sempre- replicai cupo e a stento trattenevo quel
lacerante dolore
-Mi verrete portati via anche voi?- dissi ora con rabbia. Avrei ucciso
tutti
gli Evanuris. Non avrebbero toccato la mia famiglia. Mi venne stretto
delicatamente il braccio, fissai la mano e poi la sua proprietaria.
Abbozzava un
leggerissimo sorriso -Lo so, vhenan. Ma non sei solo. Hai me, Abelas e
altri
che ora non ricordi, ma non sei solo in questo, amore mio-
Quel tocco era
rovente, dicendomi senza ombra di dubbio di restare. Sapeva che avrei
voluto
allontanarmi? Non farmi vedere così ferito e abbattuto? Lo
avrei fatto. In
passato. Ora volevo conforto e lei me lo stava offrendo in modo del
tutto
spontaneo. Il mio lupo impazziva perché voleva abbassassi le
difese contro
questa donna. Scostai il braccio dalla sua mano, la tenne sollevata per
qualche
secondo sorpresa e con un barlume di tristezza -Ir abelas, ti lascio
solo- e
con un movimento fluido si alzò, prima che potessi reagire
era sparita. Si era
svegliata.
Aprii gli occhi.
Mi ero obbligato a svegliarmi nello stesso istante in cui lo aveva
fatto lei.
Non mi piaceva come si fosse allontanata. Avevo un peso sulla spalla
che però
si stava sollevando, con un braccio la bloccai e ci fissammo. Ci
eravamo
addormentati ognuno dalla sua parte del letto, ora appoggiava la testa
sul mio
petto e io le passavo un braccio sotto la schiena, era intorpidito.
Eravamo in
quella posizione da almeno qualche ora.
-Tel abelas, sono
io che mi devo scusare- dissi subito
Alzò un
sopracciglio e ridacchiò piano
-Cosa?- replicai
confuso da quella reazione inaspettata, pensavo fosse arrabbiata e la
cosa mi
importava. Mi importava molto.
Avvicinò le
labbra alle mie e divenni euforico come se non stessi aspettando altro
-Accetto le
scuse- rispose e mi diede un leggero bacio -Ma devo andare a fare
pipì- disse
divertita e si scostò alzandosi
Risi sommesso e
passai una mano strofinandomi gli occhi, non si era offesa per il mio
comportamento e mi sentivo più leggero.
-Ci mancava il
lupo con l’amnesia- mi arrivò la voce del mio
amico alle orecchie
-Non è divertente
Fellassan- replicai piccato
-Ma lo è. Ho
esaminato il manufatto che ti ha fatto ciò e mi stavo
domandando dove avessi la
testa in quell’istante. Tua figlia di tre anni probabilmente
sarebbe stata più
brava-
Trattenni un
ringhio e lo guardai male -Arriva al punto-
-Hai già ricevuto
una prima cura, esatto?- domandò
-Stamattina- dopo
che Yen era tornata dal bagno e preparato Avise per la colazione, aveva
guarito
qualche ferita. Non poteva però decidere quale linea
temporale avessi ricordato
per prima.
Fu il turno di
una certa Inquisizione. Facce nuove tra cui un nano, degli umani e
perfino uno
di quegli esperimenti degli Evanuris, che si erano dati il nome di
qunari.
Avevo conosciuto tutti non rivelando la mia natura di falso Dio,
avevamo
viaggiato in molti luoghi differenti, ma quello che mi dette
più fastidio fu
vedere il mondo che conoscevo in macerie. Yen mi aveva dato qualche
spiegazione
aggiuntiva, ma diceva sempre che preferiva che ricordassi poco alla
volta.
Soprattutto avevo il ricordo di lei che era a capo di questa
Inquisizione, non
sapevo ancora però il perché e che diavolo ci
facessi lì. Avevo altro di meglio
da fare che darmi all’avventura. In compenso però
l’avevo conosciuta in quel
periodo, avendo sempre acceso la mia curiosità,
avvicinandomi e innamorandomi
di lei.
Finalmente poi
ero uscito da quella camera da letto. Confuso era un eufemismo, trovavo
normale
il venire salutato con rispetto e vedere uno dei miei templi usato come
una
base militare, ma la barriera in cielo che tratteneva la Dissolvenza mi
inquietava, non avrebbe dovuto esserci quella magia. Avevo chiesto
spiegazioni
che però erano state sviate, ed era maledettamente brava in
ciò, non che
dovesse fare molto. Mi toccava un braccio e mi rivolgeva uno di quei
meravigliosi sorrisi. Amavo vederla sorridere, ancora di più
quando si
rivolgeva ad Avise, quest’ultima mi distraeva in modo
estremamente efficace.
Non trovavo ancora reale la loro esistenza. Avrebbe fatto prima Andruil
a darsi
al giardinaggio che io innamorarmi, sposarmi e avere questa bellissima
cucciola.
-Quindi novità?-
chiese il mio amico
-No, so a
malapena cosa ci faccio qui. Sono solo certo che non mi sembra reale
quello che
ho-
Fellassan sorrise
sarcastico, stava rischiando che gli tirassi un pugno sul naso -Bhe
quella
donna andrebbe santificata per averti messo il guinzaglio con il
caratteraccio
che ti ritrovi. Quando vi ho visto insieme la prima volta e ti vedevo
scodinzolare tutto contento ho pensato che il mondo potesse avere fine-
Strinsi un pugno
-Fellassan…- lo avvertii
Ridacchiò -Calma,
calma, è positivo sai? Non ti ho mai visto così
felice, rilassato, si vedeva
che facevi sesso regolarmen…-
Gli tirai un
pugno mancandolo di proposito. Balzò all’indietro
con quel fare scherzoso
-Uuhhh… difendi il suo onore? Ma lo sanno tutti come si
fanno i bamb…-
Non lo lasciai
finire, richiamai il mana. Gli congelai i piedi bloccandolo sul
terreno. Se li
guardò contrito -Grazie per i piedi bagnati, Dio dei miei
stivali. Il problema
quale sarebbe? Che sei completamente cotto Fen’Harel? Lo
sanno già tutti e lei
lo è di te-
-Tutti!?- ripetei
allarmato, questo riguardava anche… -Gli Evanuris!?-
Alzò le mani in
segno di pace -Tranquillo, non se lo sognano nemmeno, hanno problemi
più
grossi-
-Quali?-
-Certi che a
tempo debito ricorderai, lethallin-
Una mano mi si
posò sul bicipite, Yen era al mio fianco e guardava il mio
amico che si era
liberato dal mio incantesimo.
-Fila via,
Fellassan…- disse con pazienza
-Sì, mia Signora-
replicò subito andandosene
Eseguì senza
protestare, succedeva solo con Mythal. E ancora quel titolo. La guardai
e
sembrava rassegnata a sentirlo.
-Vorrei sapere
come Briala lo sopporti…- mormorò
-Briala?-
domandai
Mi guardò e
sorrise -La sua compagna, non si trova qui alla base però-
La fissai
stranito e rise -Lo so, lo so, un’altra novità.
Sai anche Abelas sta con mia
sorella-
Ora era come se
mi avessero preso a schiaffi -C… cosa!?- sbottai
Rise -Sono
successe un sacco di cose vhenan. Sai, non sai stare fermo un attimo
come tua
figlia- rispose compiaciuta
Continuai a
fissarla e l’espressione mi si addolcì. Come mia
figlia. Mi imbarazzai un poco
e le punte delle orecchie mi si scaldarono -Non posso darti
torto… mia madre
diceva la stessa cosa, e anche Mythal-
Mi venne
afferrata la mano e se la posò sul ventre. Preso alla
sprovvista cercai di
ritirarla, finché la lasciai fare -Cosa fai?- chiesi con una
leggera
agitazione. I gesti di cui mi ricopriva erano quasi sempre tutti molto
confidenziali e intimi. Non potevo negare che mi piacessero.
-So che hai un sacco di cose a cui pensare, visto che ti è tutto nuovo e strano. Ma se ti viene in mente qualche bel nome proponimelo, sarà una sorpresa se maschio o femmina- prima che riuscissi a rispondere si sporse verso il mio viso e mi lasciò un bacio rovente sulla guancia. Mi fece l’occhiolino e si allontanò. Un nome…? Restai esterrefatto e fermo a guardarle la schiena.
Sorpresa! Cambio di prospettiva! Che mi sembrava proprio d'obbligo e divertente in questa situazione XD Vedere Solas talmente perso lo sto trovando esilarante XD Sperando vi sia piaciuto ne approfitto per augurarvi Buona Pasqua! Al prossimo capitolo!