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Autore: lolloshima    17/04/2022    2 recensioni
"So bene come appaio. E sono consapevole dell'effetto che faccio sulle persone. Ragazze, ma anche ragazzi. Anche uomini. O allenatori.
Ne sono consapevole e me ne compiaccio.
E' la mia piccola rivincita in questo mondo popolato da mostri talentuosi che non devono spaccarsi la schiena per emergere".
Ispirandomi ad alcune scene del manga, con questa storia ho voluto far emergere la parte più intima ed interiore dell'aitante capitano Oikawa Toruu, che siamo abituati a vedere come una persona sempre affascinante e sicura di sè.
Un lato introspettivo che fa emergere tutti i problemi di una personalità complessa, ambiziosa a sola. E che, forse, si potrà salvare solo grazie all'amicizia. O sarà amore?
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Nuovo personaggio, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oikawa è sottorete. Riceve i palloni dal coach e li alza ai suoi compagni di squadra.

Nonostante sia un normale allenamento per gli schiacciatori, il setter è concentrato al massimo. Il corpo è teso, i muscoli pronti, ogni movimento studiato alla perfezione. Neppure i gridolini che provengono dalle balaustre che circondano la palestra, dove come sempre si sono radunate alcune ragazze adoranti, riescono a distrarlo.

Gli occhi sono puntati sulla palla, ma allo stesso tempo non gli sfugge niente di quanto accade tutto intorno, sul campo. Riesce a capire con quale velocità l’attaccante si sta avvicinando alla rete, con quale gamba inizia la rincorsa, quanta elevazione verrà impressa nel salto.

Ogni alzata è perfetta. Ma non nel senso che sono tutte perfettamente uguali. Ogni alzata è unica, ed è quella giusta per il singolo giocatore al quale è rivolta.

Il mio capitano è davvero eccezionale”, pensa Iwaizumi, mentre lo guarda ammirato in attesa del suo turno per schiacciare.

“Bellissima schiacciata, Kindaichi!”

“Kunimi, la prossima volta te la faccio arrivare un po’ più alta, con la tua elevazione sono certo che schiaccerai ancora più forte!”

“Ottimo Matsukawa, hai fatto enormi progressi!”

Per ogni schiacciatore Oikawa ha parole di stimolo e di elogio. Così come per tutti i componenti della squadra. Non è un caso che lui sia considerato il vero perno, il punto di riferimento per tutti loro. Per quanto lo prendano in giro, quel suo “mi fido di voi” prima di ogni partita è una vera e propria iniezione di fiducia e di forza.

“Iwa-chan, se continui a schiacciare in questo modo perfetto, mi farai passare in secondo piano, e sai che non posso permetterlo…”.

Oikawa prende in giro solo Iwaizumi.

“Idiota!” risponde lui, lusingato dal complimento nascosto sotto l’ironia.

Al momento degli esercizi a terra, come di consueto Oikawa ed Iwaizumi fanno coppia.

Il capitano si distende, automaticamente Hajime gli blocca i piedi con le mani, e l’altro comincia a sollevare il busto per fare addominali.

“Senti Oikawa…”

“Oh, senti senti, nessuna storpiatura del mio nome oggi? Sei a corto di fantasia o stiamo per iniziare un discorso serio, Iwa-chan?”

“No, macchè… volevo sapere, se ti andava di uscire…”

“Ti ho già detto che non posso, dopo gli allenamenti mi fermerò qualche minuto qui in palestra e poi stasera devo guardare alcuni DVD…”

“Beh, non fa niente. Sai, oggi la mia amica Asuna della Terza B mi ha chiesto se io e te volevamo uscire con lei e Misa Miyazaki, sai la capita-”

“Misa? Io dovrei uscire con Misa-chan?”

“Sì, non da soli però, insieme a me e Asuna-san, ma se hai da fare…”

“No no, che vuoi che sia, posso sicuramente rinunciare a rivedere qualche partita, e poi ho i DVD, posso guardarli in qualunque momento. Esco molto volentieri con lei. Voglio dire, con voi”

“Va bene, Oikawa, glielo dirò...”

“E quando sarebbe? Oggi? Posso cambiarmi velocemente, se serve”.

Lo stupore lascia Iwaizumi senza parole. Non avrebbe mai pensato che il suo amico avesse interesse ad uscire con la giocatrice di basket. Soprattutto, che fosse disposto a mettere la pallavolo in secondo piano per una ragazza, anche se solo per qualche ora!

Certo, Oikawa aveva già avuto degli appuntamenti con alcune ragazze (troppe, per quanto lo riguardava!), ma questa volta vedeva nel suo amico un interesse e un entusiasmo diversi dal solito. Aveva proprio una bruttissima sensazione che gli bloccava lo stomaco.

“Va bene, Scemokawa, chiederò ad Asuna-san se lei e Misa domenica pomeriggio sono libere” dice controvoglia.

“Domenica. Benissimo. Adesso basta chiacchiere Iwa-chan, tocca a te con gli addominali. E non battere la fiacca, devi farne almeno quanto me. Inizio a contare...!”

*

Che incredibile colpo di fortuna. Proprio la persona che sto cercando di avvicinare, vuole uscire con me. Certo, non c'è alcun dubbio che sarei comunque riuscito a stare insieme a lei, avrebbe ceduto non appena glielo avessi chiesto. Ma il coinvolgimento di Hajime accorcia notevolmente i tempi, senza contare che mi evita un bel po' di imbarazzo e la fatica di dover fare la prima mossa.

Questo è il primo passo per raggiungere il mio obiettivo.

Quello che non sono riuscito ad ottenere con Ken, il Mio Sensei, lo otterrò grazie a Misa.

Il ricordo del coach Ken Fuyumi, l'allenatore che avevo in prima media, il “Mio Sensei”, è indelebile dentro di me.

Io sono il tuo campione, il tuo Sensei, vero Toruu-kun?” mi chiedeva sempre. Io lo guardavo ammirato. Sì, rispondevo, sei il Mio Sensei. Gli piaceva quando lo chiamavo così.

Lo ammiravo perchè lui era stato un grandissimo giocatore di pallavolo e poteva insegnarmi a diventare il più forte di tutti. Me lo aveva promesso.

Mi aveva detto che se gli avessi dato tutto me stesso, se mi fossi lasciato guidare dalle sue mani esperte, avrei potuto diventare più grande. In tutti i sensi.

Io volevo diventare sempre più bravo, e potevo farlo, con lui.

Mi chiedeva di fermarmi dopo gli allenamenti e restavamo soli. Mi faceva sedere sulle sue ginocchia e con quella voce calda mi diceva che ero bravo, che sarei diventato il migliore, che avrei vinto tutti. Mentre parlava mi accarezzava la schiena, e infilava le mani anche sotto la maglietta.

Ricordo le sue mani grandi e ruvide e il fastidio che provavo quando erano un po’ sudate. Ero pronto a sopportare tutto, se fosse servito a farmi migliorare. Del resto, me lo aveva insegnato lui.

Sei bellissimo Toruu” mi sussurrava “e questa è la tua arma più potente, usala! Usala per ottenere dalle persone ciò che vuoi, per piegarle al tuo volere. Usala per carpire i loro segreti. Tu puoi ottenere tutto quello che vuoi, da tutti. Anche da me. Dammi tutto di te e usami per diventare più forte Toruu”.

Lo ascoltavo ubbidiente e guardavo quei suoi occhi accesi che mi scrutavano, mentre me ne stavo seduto composto sulle sue ginocchia e lui mi toccava la schiena.

Se concedi tutto te stesso a qualcuno che è più forte di te, lo avrai in tuo potere, assimilerai la sua forza, e non sarai più inferiore a lui”.

A volte mi guardava mentre facevo la doccia, e commentava le mie proporzioni, la muscolatura, i movimenti. In quel momento avrei potuto chiedergli qualunque cosa.

Ma soprattutto, Toruu” mi ripeteva “quello che non devi mai, mai fare, è lasciare che qualcuno ti renda debole. L’amore rende deboli. Non permettere a nessuno di farti innamorare, non lasciare che qualcuno si metta tra te e il tuo sogno”.

Io registravo nella memoria ogni suo consiglio, ed ero disposto anche a dargli tutto me stesso, come mi chiedeva lui, per consentirgli di farmi diventare più forte. Volevo farlo. E lo avrei fatto.

Se solo non lo avessero trasferito.

Un giorno, di punto in bianco, non era più venuto ad allenarci. A scuola qualche mio compagno diceva che era stato mandato via, perché faceva brutte cose ai bambini.

Io mi arrabbiavo moltissimo, perché non potevo sopportare che si parlasse male del Mio Sensei. O forse ero solo geloso per il fatto che quelle “cose brutte” il mio Sensei le facesse anche con altri bambini, e non solo con me. Non sopportavo l’idea che qualcun altro avrebbe potuto seguire i suoi consigli e diventare più forte di me.

I miei genitori erano stati chiamati dal Preside e quella stessa sera mia mamma aveva pianto e io non capivo proprio perché . Che fosse triste anche lei perché il Mio Sensei era stato mandato via?

Adesso che sono un po’ più grande, credo di aver capito cosa intendessero gli adulti quando definivano “malato” l’interesse che il Mio Sensei aveva per certi giovani giocatori.

E capisco che la cosa potesse sconvolgerli, dal loro punto di vista.

Ma per quanto mi riguarda, il Mio Sensei era sempre gentile, mi faceva un sacco di complimenti e, soprattutto, poteva farmi diventare più forte. Me lo aveva promesso.

Quello che mi restano sono i suoi insegnamenti e le regole ferree che mi ha trasmesso.

Mi ha fatto capire che anche una persona priva di talento naturale come me può diventare imbattibile, se lavora sodo. E se è dispoto ad utilizzare tutte le armi che ha. Nel mio caso, il mio fascino. Il mio corpo, se serve.

Mi ha anche messo in guardia dal pericolo di farmi indebolire dai sentimenti.

E' arrivato il momento di mettere in pratica i tuoi insegnamenti, Sensei Ken.

 

   
 
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