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Autore: mamma Kellina    06/09/2009    4 recensioni
Spesso si ritiene di essere giunti ad un punto in cui le proprie scelte di vita non cambieranno più. Magari però proprio allora accade qualcosa che porta a modificare anche le convinzioni più radicate. E’ proprio ciò che avviene a Chiara ed a Massimo nel corso di una tarda estate che sembrava trascorrere come al solito e che invece li porterà a conoscersi, spingendoli a rivedere molte delle loro passate certezze. Ancora una storia ambientata a Napoli, ma questa volta ai nostri giorni. Ritengo che la forma letteraria che ho scelto – quella cioè del diario – vi consentirà di seguire da vicino i miei protagonisti ed i molti personaggi di contorno. Accompagnarli nella loro consueta attività quotidianità, tra il lavoro e il tempo libero, quasi come se fossero due normalissimi vostri amici, forse riuscirà a renderveli più veri. Naturalmente non lo sono, anzi, ogni riferimento a persone e cose esistenti è puramente casuale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 AGOSTO mercoledì

 

Invece Chiara dormì benissimo, anzi, quando si svegliò si ricordò di aver rivisto in sogno per quasi tutta la notte due dolcissimi occhi azzurri.

- “Non c’è di che preoccuparsi – pensò mentre indossava un jeans ed una maglietta bianca – mi capita spesso di sognare qualcosa vissuta il giorno prima, a volte sogno persino i tabulati che ho spuntato in ufficio!”

Un po’ rinfrancata, si guardò allo specchio dell’armadio rimanendo soddisfatta: i jeans elasticizzati la fasciavano armoniosamente e la maglietta lasciava appena intravedere il decolté ed il pancino sodo ed abbronzato. Qualche ricciolo bruno le scendeva in piacevole disordine dai capelli tirati su ed un trucco leggero metteva in risalto i grandi occhi scuri  e le labbra piene. Certo  non era una bellezza mondiale, ma poteva andare.

Con la puntualità che la contraddistingueva prese la metropolitana in tempo per arrivare all’ingresso del Museo alle 8,30 spaccate. Massimo arrivò dopo qualche minuto, con addosso una polo arancione che lo faceva sembrare più giovane. Nel salutarsi si scambiarono uno sguardo che non nascondeva il piacere che provavano entrambi nell’incontrarsi di nuovo.

La visita fu molto interessante. C’erano parecchi turisti, ma fortunatamente nessun gruppo troppo numeroso. Chiara sapeva molte cose di quelle opere e gliele spiegava con fervore, d’altra parte chiunque avesse studiato un po’ di storia classica non avrebbe potuto non rimanere affascinato da statue e dipinti provenienti da un tempo così remoto. Fu soprattutto la sezione degli oggetti rinvenuti a Pompei a colpire molto Massimo il quale le chiese se fosse disposta ad accompagnarlo anche a vedere gli Scavi Archeologici.

- Mi fa piacere che tu abbia espresso questo desiderio – gli rispose – ora che sei qui sarebbe un delitto perdersi un posto come Pompei. Credimi, è una vera emozione calcare quelle stradine, entrare in quelle case e pensare che tutto è rimasto sospeso ad un giorno di duemila anni fa, è come fare un viaggio nel tempo. So che hanno organizzato delle visite notturne con una illuminazione speciale. Sarebbe bello andarci anche se mi hanno detto che bisogna prenotare molto tempo prima.

- Io di tempo ne ho e comunque non voglio mancare di vedere Pompei. Si può prenotare anche su internet?

- Certo.

- Allora me ne occuperò io, ma ricordati che hai  promesso di accompagnarmi -  le disse.

**

Continuarono la loro visita fino a quasi l’ora di pranzo e quando il giovane incominciò a dare segni di inquietudine, Chiara capì che era venuto il momento di andare a mangiare.

- Senti, e se adesso andassimo a casa mia a prepararci gli spaghetti veloci che ti dicevo ieri? – gli propose.

- Vada per gli spaghetti - le rispose – ma forse sarebbero più veloci se andassimo in qualche ristorante qui vicino. Al centro storico ce ne saranno parecchi aperti anche oggi. Magari dopo potremo continuare il nostro giro e potrai mostrarmi qualche altro monumento. Va bene?

Lei acconsentì di buon grado, rilassandosi pure perché davvero il collega si stava mostrando più interessato a fare il turista che non a conquistarla. Suggerì di andare in un ristorantino  nelle vicinanze dove cucinavano dei succulenti spaghetti ai frutti di mare che gli sarebbero senz’altro piaciuti.

Infatti Massimo li gradì moltissimo così come gradì la frittura di pesce, l’insalata  e il dolce.

Si stava bene in quel locale, c’erano una coppia di turisti francesi  ed un gruppo di giapponesi che facevano un po’ di baccano, ma fortunatamente erano in un’altra sala. L’aria condizionata era alla giusta temperatura ed il vinello bianco frizzante e gelato come piaceva a lei.  Di nascosto Chiara si era sfilata i sandali sotto il tavolo e si stava riposando un po’ i piedi dolenti quando il giovane, implacabile, dopo aver pagato il conto, la incitò ad alzarsi perché voleva continuare il suo giro turistico.

- Ma non hai mai sonno dopo pranzo tu? – si lamentò mentre riluttante cercava di infilarsi di nuovo le scarpe  – Beato te che digerisci così bene!

- Bene ed in fretta. Tra poco avrò di nuovo fame però. Sai, mia madre racconta che sono sempre stato così fin da piccolo. Altro che poppate ogni tre ore! Alla fine si stancò ed imparò a  tenere sempre un biberon pronto per me.

- Meno male che sei nato nella opulenta civiltà occidentale allora!

- Già, ma sapessi quanto spendo per mangiare!

- Io spendo per la casa, invece. Certo insieme saremmo proprio una bella coppia!

Risero, poi  mentre lui le raccontava altri aneddoti ripetuti spesso dalla madre sulla sua voracità infantile, percorsero gli stretti vicoli del centro storico che ogni tanto confluivano in enormi, assolate piazze dove troneggiavano grandiose chiese. Purtroppo per l’ora ed il giorno festivo, molte di esse erano chiuse ma i due giovani si ripromisero di tornare a visitarle un’altra volta.

Stavano proprio bene insieme, si sentivano vecchi amici anche se in realtà si erano conosciuti solo il giorno prima.

**

Era pomeriggio inoltrato quando la ragazza, ormai distrutta, gli disse che sarebbe tornata a casa.

- Ti chiamo un taxi – le propose.

- Ma no, quale taxi, c’è la Metro proprio qui e mi porta a due passi da dove abito.

- Certo che se fosse per te i tassisti farebbero la fame! – la prese in giro – Comunque non ti lascio andare da sola in metropolitana, ti accompagno.

In effetti Chiara già quella mattina aveva avuto un po’ di timore nei vagoni vuoti ed anche se avrebbe voluto mostrarsi una tipa tosta e non una fifona, si rallegrò dell’offerta.

Per l’appunto il treno, di solito molto affollato, era quasi vuoto, ma lei si sentì al sicuro seduta accanto a quell’uomo così massiccio ed il viaggio durò effettivamente solo pochi minuti.

- Vuoi salire? – gli chiese quando furono arrivati  – Ti offro da bere.

Non aveva più nessuna remora ad invitarlo su da lei, come se davvero fossero stati amici da tanto.

Massimo accettò con molta naturalezza.

 

La casa era accogliente come sempre e come sempre la prima cosa che Chiara fece fu scappare nella stanza da letto per cambiarsi i vestiti con cui era uscita.

- Metti su un CD, se vuoi, io torno subito – gli aveva detto.

Massimo mise un CD di Battiato e poco dopo lei ritornò. Aveva indossato  un top celeste allacciato sulle spalle e sotto portava un pantalone a pareo che  le scopriva un po’ le gambe quando si sedeva. Come gli aveva promesso, gli versò da bere ma la bibita si rivelò  essere solo del salutare succo di carota.

- Non potrei avere un po’ di whisky? – provò a domandarle ma lo sguardo severo che lei gli rivolse lo fece desistere dalla richiesta, anzi, lo scoraggiò anche dall’accendersi una sigaretta: Chiara aveva alquanto tollerato che fumasse per strada però in casa… anatema, anatema!

- Si vede che  sei della Vergine: precisa, ordinata, riservata, salutista, tutta perfettina… insomma una bella rompiballe! – osservò prendendola in giro.

- Sempre meglio di un Ariete testa dura, irruente ed arruffone come te! – gli rispose ridendo.

Vedendo che il giovane continuava a farle smorfie di scherno,  afferrò un cuscino ed incominciò a colpirlo. Dopo qualche mossa però si fermò mentre un’espressione di dolore le appariva sul viso. Si portò la mano alla spalla sinistra e massaggiandosela alla meglio, gli spiegò:

 - Ho un po’ di problemi alla spalla. Il mio medico dice che sono dolori di postura dovuti alle molte ore passate al computer.

- Macché, è la vecchiaia che incombe! No, no, sto scherzando, sta’ buona altrimenti il dolore peggiora – la prese in giro di nuovo ed ancora una volta fu costretto a difendersi dai colpi di cuscino che lei aveva ripreso a dargli per ripagarlo dello sfottò.

Quando si fu placata, le fece una proposta:

- Sono molto bravo a fare i massaggi, se vuoi posso fartene uno alla spalla. Vedrai, il dolore ti si allevierà.

- Tu, con le manone che ti ritrovi, sai fare i massaggi? – gli domandò incredula.

- Ho fatto dei corsi professionali e da ragazzo ho anche lavorato nel centro fisioterapico di mio fratello – le rispose serio.

- Allora come potrei non approfittarne?

- Ce l’hai un po’ di olio per massaggi?

- Quanto ne vuoi. È in bagno, vado a prenderlo.

- No, vado io, così mi lavo anche le mani. Dov’è?

Glielo spiegò e nell’attesa che tornasse, abbassò la persiana e rischiarò la penombra accendendo una lampada zen che oltre ad emanare una piacevole luce violetta, sprigionava anche un delicato profumo di sandalo. Il cd intanto continuava a suonare e la musica dolce riempiva la stanza. L’atmosfera era particolare, troppo particolare. Per  un momento Chiara rimase un po’ dubbiosa, ma non ebbe tempo di riflettere  perché Massimo rientrò. Con la sua solita irruenza ed allegria si sedette sul divano facendola accoccolare sul parquet davanti a lui. Dopo averle sciolto il lacci  del top  sul collo, si spalmò olio al tè verde sulle mani ed incominciò a massaggiarla sapientemente.

La ragazza non portava niente sotto e fu costretta a mantenere con un braccio il top per tenerlo fermo sul seno prosperoso. Le mani di lui erano deliziose. Già poco dopo la tensione dei muscoli si allentò ed incominciò rilassarsi.

All’inizio Massimo fu abbastanza professionale ma la pelle di seta di quella bella ragazza che sentiva  abbandonarsi a poco a poco, finì per eccitarlo ed il massaggio si trasformò in una carezza.  Audacemente le slaccio anche i legacci sulla schiena e cominciò a scendere con le mani lungo i fianchi.

- Ehi! -  protestò lei stringendosi ancora di più il top oramai inutile sul seno nudo, ma fu una protesta assai debole perché avvertiva uno sfinimento improvviso, come un’ondata di sonno che la rendeva assolutamente incapace di reagire.

- C’è bisogno di scendere lungo la colonna vertebrale. Come faccio se hai questo coso legato dietro? – le disse per giustificare il suo gesto.

Cercava di mantenersi ancora su livelli professionali, ma la voce roca tradiva tutto il desiderio che gli stava montando dentro. Continuò ancora per un poco a controllarlo poi ne fu vinto e senza smettere di massaggiarle i fianchi, le avvicinò le labbra sul collo reclinato facendole soltanto avvertire il calore del suo respiro sulla pelle.

Per Chiara fu come essere vittima di un’esplosione: un  languore irresistibile la invase dal più profondo della sua femminilità mentre  rabbrividiva di piacere. Ad occhi chiusi girò il viso verso l’uomo che immediatamente s’impossessò della sua bocca e cominciò a baciarla. 

Sapeva che avrebbe dovuto sottrarsi a quell’approccio perché non avrebbe più potuto fermarlo, ma non ce la faceva a rinunciare. Con la mano tremante lo afferrò  alla nuca  attirandolo ancora di più verso di sé ed impedendogli  di smettere quel bacio così dolce. Il seno restò nudo ma le mani di lui lo avvolsero in una carezza struggente che durò fino a quando non la attirò sulle ginocchia e cominciò a carezzarle anche le cosce. Alla fine le slacciò del tutto anche  il pantapareo, lasciandola oramai solo con gli slip. 

Si baciarono e si accarezzarono a lungo, cullati dalla musica  fino a quando la voglia divenne così insostenibile da trasformarsi quasi in dolore.

Quando Chiara si sciolse dal suo abbraccio e si  alzò in piedi, lui la trattenne per la mano e la guardò con gli occhi offuscati dal desiderio.

 - Non lasciarmi così, ti prego… - la implorò.

Ma la ragazza non aveva affatto questa intenzione. Lo fece alzare e lo condusse nella stanza da letto poi si sdraiò, rimanendo a guardarlo mentre lui si  spogliava in fretta.

- “Che cavolo sto facendo!” – pensava intanto, ma la visione del corpo di Massimo, così perfetto nelle sue forme virili, la costrinse ad abbandonare ogni resistenza. Sorridendogli, gli tese le braccia per attirarlo su di sé.

Si amarono a lungo, perfettamente affiatati come se fossero stati insieme chissà quante volte eppure sconosciuti l’uno all’altra. Persero la cognizione di se stessi abbandonandosi con tenerezza e passione e dopo rimasero come svuotati di ogni energia, teneramente abbracciati.

Con il viso affondato nell’incavo del suo collo, Chiara gli si stringeva contro senza parlare. Fu lui a rompere il silenzio. A voce molto bassa,  si scusò:

- Mi dispiace, avrei dovuto usare delle precauzioni. Non credere che l’abbia fatto per mancanza di rispetto nei tuoi confronti, però. Non pensavo che sarebbe successo e quindi non avevo… - lei lo zittì mettendogli le dita sulle labbra, ma dopo avergliele baciate, Massimo si sentì ancora in dovere di rassicurarla -  Perché non vuoi che ne parli? È una cosa importante! Voglio che tu lo sappia: con me puoi stare tranquilla perché faccio spesso le analisi e per fortuna sono sano come un pesce.

Sorridendo, cercò di farle girare il viso che lei continuava a tenere nascosto. Ancora per un po’ Chiara rimase senza parlare, poi però si fece coraggio e gli disse in un  sussurro:

 - Anche tu puoi stare tranquillo con me. Non ho fatto le analisi ma poiché non ho una vita sessuale molto attiva, anzi, a dire il vero, poiché non ce l’ho proprio…

- Sì, però avrei dovuto stare comunque attento per evitare complicazioni. Sai, quelle di tipo neonatale per intenderci - le mormorò  sorridendo e carezzandole i capelli.

- Anche su questo puoi stare tranquillo, ho la spirale.

Lo sentì irrigidirsi, ma non le disse niente, solo si sciolse dall’abbraccio ed indossati gli slip raccolti da terra, se ne andò in bagno.

Mentre si infilava una maglietta, Chiara si chiedeva il perché di quella strana reazione. Avrebbe dovuto aver piacere nell’apprendere che non ci sarebbero potuti essere incidenti di percorso ed invece ne era sembrato infastidito.

Non tardò a dissipare i suoi dubbi perché Massimo era un tipo troppo franco per tenersi dentro qualcosa che lo rodeva. Appena uscito dal bagno le chiese a bruciapelo, serio serio:

 - Scusa, mi spieghi  perché una che dice di non avere una vita sessuale ha un letto matrimoniale e porta la spirale?

La ragazza gli sgranò in faccia un paio di occhioni  stupiti e si affrettò a spiegare:

- Ho comprato questa stanza di seconda mano da una amica perché avevo finito i soldi e non potevo permettermi altre spese. Per quanto riguarda l’altra faccenda… - esitò un po’  poi continuò come se si fosse fatta coraggio – ho avuto una storia qualche tempo fa; avevo appena messo la spirale quando è  finita e così l’ho tenuta. A dire il vero è stato lo stesso ginecologo a consigliarmelo perché potevo portarla per  tre anni. Sai, poteva sempre succedere… anzi, meno male che è successo, così perlomeno, dato  che tra poco devo pure toglierla… oh insomma… almeno una volta l’ho usata! – balbettò imbarazzata, cercando di buttarla sullo scherzo.

Lo guardava dritto negli occhi per dimostrargli che al di là delle apparenti contraddizioni, non era affatto una bugiarda. Vedendolo un po’ mortificato, ne ebbe tenerezza e sorridendogli gli tese ancora le braccia per attirarlo su di sé.

Massimo non si fece pregare ed abbracciandola forte, il viso  appoggiato sul suo seno, si vergognò della sua uscita di poco prima: che diritto aveva di indagare sulla vita privata di quella donna ancora sconosciuta? Eppure aveva provato un senso di fastidio al pensiero che lei potesse andare anche con qualcun altro, forse perché era rimasto sorpreso di  scoprirla così appassionata quando avrebbe giurato che anche nel sesso fosse una persona molto controllata. Avrebbe voluto averla tutta per sé anche se non gli faceva piacere ammettere questa assurda voglia di possesso. Si augurò che Chiara non gli chiedesse i motivi della sua domanda perché non avrebbe saputo cosa dirle. Per fortuna la ragazza rimase in silenzio ad accarezzargli i capelli  ed a poco a poco fu vinto dal sonno.      

 

**

La trovò sul terrazzo mentre, quieta come al solito, curava le piante. Silenziosamente la raggiunse alle spalle e attirandola a sé, le posò teneri baci sulla tempia.

- Perché mi hai lasciato dormire tanto?  - le chiese.

- E perché avrei dovuto svegliarti? Dormivi così bene! – gli rispose mentre gli occhi le brillavano di tenerezza nella luce del crepuscolo – E poi ero sicura che ti saresti svegliato tra poco. Non è l’ora della pappa forse?

Massimo rise divertito e confessò:

- In effetti, un certo languorino ci sarebbe …

- Vado subito a prepararti qualcosa – gli disse premurosa, ma lui la fermò trattenendola per un braccio.

- No, non voglio farti mettere ai fornelli. Usciamo e troviamo un ristorante.

- Nemmeno per sogno: al ristorante due volte in un giorno! E poi non ho voglia di uscire. Però possiamo sempre ordinare una pizza. Ti piace la pizza?

- Certo, mi piace. Ma sarà un po’ difficile trovare una pizzeria aperta la sera di Ferragosto.

- Macché, c’è quella dove mi servo abitualmente che non ha chiuso – prese il telefono e gli chiese – come la vuoi?

-  Mais, panna e prosciutto.

Un’espressione disgustata e divertita le si dipinse sul volto.

- Ecco venir fuori il selvaggio! La vera pizza è la napoletana o al massimo la margherita. Come fai a mangiare quelle cose obbrobriose? - commentò.

Però si affrettò ad accontentarlo ordinando ciò che voleva.

Quando le pizze furono consegnate, fece un ultimo tentativo di “conversione”: tagliò uno grosso spicchio dalla sua tradizionalissima margherita, lo piegò  e glielo porse per farglielo assaggiare. Massimo si sporse in avanti e reggendo con la sua la mano di lei, ne morse un grosso boccone.

- Mmmmh – mugolò gustandola – è davvero buonissima! - però non appena vide la soddisfazione sul volto della ragazza aggiunse, divertendosi a prenderla in giro - … ma preferisco la mia…

- Niente da fare, sei irrecuperabile!

**

Trascorsero tutta la sera a scherzare ed a parlare. Si sentivano entrambi leggeri e felici. Ogni tanto si scambiavano un bacio e sembravano non saziarsi mai l’uno dell’altra. Ad un certo punto però Chiara gli disse:

- Ehi, amico, guarda che domani dobbiamo andare a lavoro e sarebbe anche ora di fare la nanna!

- Va bene, andiamo a nanna – le rispose prendendola fra le braccia e dirigendosi verso la stanza da letto.

Chiara si divincolò.

- No – gli fece – io vado di là, tu invece te ne torni in albergo.

- Ma perché!? – protestò lui – Perché non posso dormire qui!

- Non mi sembra il caso.

- Sei davvero cattiva. Tra l’altro non ho neanche l’auto ed il mio albergo è in centro.

- Non me lo dicevi tu che esistono anche i taxi? – gli rispose porgendogli il telefono ed aspettando  che le obbedisse chiamandone uno.

Si salutarono teneramente poco dopo.

Nel mettersi a letto  Chiara non ebbe neanche il coraggio di  ripensare a quanto era successo. No, adesso non ci voleva pensare affatto, era troppo felice e si addormentò beatamente.

   
 
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