15
AGOSTO mercoledì
Invece
Chiara dormì benissimo, anzi,
quando si svegliò si ricordò di aver rivisto in
sogno per quasi tutta la notte
due dolcissimi occhi azzurri.
-
“Non c’è di che preoccuparsi –
pensò
mentre indossava un jeans ed una maglietta bianca – mi capita
spesso di sognare
qualcosa vissuta il giorno prima, a volte sogno persino i tabulati che
ho
spuntato in ufficio!”
Un
po’ rinfrancata, si guardò allo
specchio dell’armadio rimanendo soddisfatta: i jeans
elasticizzati la
fasciavano armoniosamente e la maglietta lasciava appena intravedere il
decolté
ed il pancino sodo ed abbronzato. Qualche ricciolo bruno le scendeva in
piacevole disordine dai capelli tirati su ed un trucco leggero metteva
in
risalto i grandi occhi scuri e
le labbra
piene. Certo non
era una bellezza
mondiale, ma poteva andare.
Con
la puntualità che la
contraddistingueva prese la metropolitana in tempo per arrivare
all’ingresso
del Museo alle 8,30 spaccate. Massimo arrivò dopo qualche
minuto, con addosso
una polo arancione che lo faceva sembrare più giovane. Nel
salutarsi si
scambiarono uno sguardo che non nascondeva il piacere che provavano
entrambi
nell’incontrarsi di nuovo.
La
visita fu molto interessante. C’erano
parecchi turisti, ma fortunatamente nessun gruppo troppo numeroso.
Chiara
sapeva molte cose di quelle opere e gliele spiegava con fervore,
d’altra parte
chiunque avesse studiato un po’ di storia classica non
avrebbe potuto non
rimanere affascinato da statue e dipinti provenienti da un tempo
così remoto.
Fu soprattutto la sezione degli oggetti rinvenuti a Pompei a colpire
molto
Massimo il quale le chiese se fosse disposta ad accompagnarlo anche a
vedere
gli Scavi Archeologici.
-
Mi fa piacere che tu abbia espresso
questo desiderio – gli rispose – ora che sei qui
sarebbe un delitto perdersi un
posto come Pompei. Credimi, è una vera emozione calcare
quelle stradine,
entrare in quelle case e pensare che tutto è rimasto sospeso
ad un giorno di
duemila anni fa, è come fare un viaggio nel tempo. So che
hanno organizzato
delle visite notturne con una illuminazione speciale. Sarebbe bello
andarci
anche se mi hanno detto che bisogna prenotare molto tempo prima.
-
Io di tempo ne ho e comunque non
voglio mancare di vedere Pompei. Si può prenotare anche su
internet?
-
Certo.
-
Allora me ne occuperò io, ma
ricordati che hai promesso
di
accompagnarmi - le
disse.
**
Continuarono
la loro visita fino a
quasi l’ora di pranzo e quando il giovane
incominciò a dare segni di
inquietudine, Chiara capì che era venuto il momento di
andare a mangiare.
-
Senti, e se adesso andassimo a casa
mia a prepararci gli spaghetti veloci che ti dicevo ieri? –
gli propose.
-
Vada per gli spaghetti - le rispose –
ma forse sarebbero più veloci se andassimo in qualche
ristorante qui vicino. Al
centro storico ce ne saranno parecchi aperti anche oggi. Magari dopo
potremo
continuare il nostro giro e potrai mostrarmi qualche altro monumento.
Va bene?
Lei
acconsentì di buon grado,
rilassandosi pure perché davvero il collega si stava
mostrando più interessato
a fare il turista che non a conquistarla. Suggerì di andare
in un
ristorantino nelle
vicinanze dove
cucinavano dei succulenti spaghetti ai frutti di mare che gli sarebbero
senz’altro piaciuti.
Infatti
Massimo li gradì moltissimo
così come gradì la frittura di pesce,
l’insalata e
il dolce.
Si
stava bene in quel locale, c’erano
una coppia di turisti francesi ed
un
gruppo di giapponesi che facevano un po’ di baccano, ma
fortunatamente erano in
un’altra sala. L’aria condizionata era alla giusta
temperatura ed il vinello
bianco frizzante e gelato come piaceva a lei.
Di nascosto Chiara si era sfilata i sandali sotto il
tavolo e si stava
riposando un po’ i piedi dolenti quando il giovane,
implacabile, dopo aver
pagato il conto, la incitò ad alzarsi perché
voleva continuare il suo giro
turistico.
-
Ma non hai mai sonno dopo pranzo tu?
– si lamentò mentre riluttante cercava di
infilarsi di nuovo le scarpe –
Beato te che digerisci così bene!
-
Bene ed in fretta. Tra poco avrò di
nuovo fame però. Sai, mia madre racconta che sono sempre
stato così fin da
piccolo. Altro che poppate ogni tre ore! Alla fine si stancò
ed imparò a tenere
sempre un biberon pronto per me.
-
Meno male che sei nato nella opulenta
civiltà occidentale allora!
-
Già, ma sapessi quanto spendo per
mangiare!
-
Io spendo per la casa, invece. Certo
insieme saremmo proprio una bella coppia!
Risero,
poi mentre lui le
raccontava altri aneddoti
ripetuti spesso dalla madre sulla sua voracità infantile,
percorsero gli
stretti vicoli del centro storico che ogni tanto confluivano in enormi,
assolate piazze dove troneggiavano grandiose chiese. Purtroppo per
l’ora ed il
giorno festivo, molte di esse erano chiuse ma i due giovani si
ripromisero di
tornare a visitarle un’altra volta.
Stavano
proprio bene insieme, si
sentivano vecchi amici anche se in realtà si erano
conosciuti solo il giorno
prima.
**
Era
pomeriggio inoltrato quando la
ragazza, ormai distrutta, gli disse che sarebbe tornata a casa.
-
Ti chiamo un taxi – le propose.
-
Ma no, quale taxi, c’è la Metro
proprio qui e mi porta a due passi da dove abito.
-
Certo che se fosse per te i tassisti
farebbero la fame! – la prese in giro – Comunque
non ti lascio andare da sola
in metropolitana, ti accompagno.
In
effetti Chiara già quella mattina
aveva avuto un po’ di timore nei vagoni vuoti ed anche se
avrebbe voluto mostrarsi
una tipa tosta e non una fifona, si rallegrò
dell’offerta.
Per
l’appunto il treno, di solito molto
affollato, era quasi vuoto, ma lei si sentì al sicuro seduta
accanto a
quell’uomo così massiccio ed il viaggio
durò effettivamente solo pochi minuti.
-
Vuoi salire? – gli chiese quando
furono arrivati –
Ti offro da bere.
Non
aveva più nessuna remora ad
invitarlo su da lei, come se davvero fossero stati amici da tanto.
Massimo
accettò con molta naturalezza.
La
casa era accogliente come sempre e
come sempre la prima cosa che Chiara fece fu scappare nella stanza da
letto per
cambiarsi i vestiti con cui era uscita.
-
Metti su un CD, se vuoi, io torno
subito – gli aveva detto.
Massimo
mise un CD di Battiato e poco
dopo lei ritornò. Aveva indossato
un top
celeste allacciato sulle spalle e sotto portava un pantalone a pareo che le scopriva un
po’ le gambe quando si sedeva.
Come gli aveva promesso, gli versò da bere ma la bibita si
rivelò essere
solo del salutare succo di carota.
-
Non potrei avere un po’ di whisky? –
provò a domandarle ma lo sguardo severo che lei gli rivolse
lo fece desistere
dalla richiesta, anzi, lo scoraggiò anche
dall’accendersi una sigaretta: Chiara
aveva alquanto tollerato che fumasse per strada però in
casa… anatema, anatema!
-
Si vede che sei
della Vergine: precisa, ordinata,
riservata, salutista, tutta perfettina… insomma una bella
rompiballe! – osservò
prendendola in giro.
-
Sempre meglio di un Ariete testa
dura, irruente ed arruffone come te! – gli rispose ridendo.
Vedendo
che il giovane continuava a
farle smorfie di scherno, afferrò
un
cuscino ed incominciò a colpirlo. Dopo qualche mossa
però si fermò mentre un’espressione
di dolore le appariva sul viso. Si portò la mano alla spalla
sinistra e massaggiandosela
alla meglio, gli spiegò:
- Ho un po’ di
problemi alla spalla. Il mio
medico dice che sono dolori di postura dovuti alle molte ore passate al
computer.
-
Macché, è la vecchiaia che incombe!
No, no, sto scherzando, sta’ buona altrimenti il dolore
peggiora – la prese in
giro di nuovo ed ancora una volta fu costretto a difendersi dai colpi
di
cuscino che lei aveva ripreso a dargli per ripagarlo dello
sfottò.
Quando
si fu placata, le fece una
proposta:
-
Sono molto bravo a fare i massaggi,
se vuoi posso fartene uno alla spalla. Vedrai, il dolore ti si
allevierà.
-
Tu, con le manone che ti ritrovi, sai
fare i massaggi? – gli domandò incredula.
-
Ho fatto dei corsi professionali e da
ragazzo ho anche lavorato nel centro fisioterapico di mio fratello
– le rispose
serio.
-
Allora come potrei non approfittarne?
-
Ce l’hai un po’ di olio per massaggi?
-
Quanto ne vuoi. È in bagno, vado a
prenderlo.
-
No, vado io, così mi lavo anche le
mani. Dov’è?
Glielo
spiegò e nell’attesa che
tornasse, abbassò la persiana e rischiarò la
penombra accendendo una lampada
zen che oltre ad emanare una piacevole luce violetta, sprigionava anche
un
delicato profumo di sandalo. Il cd intanto continuava a suonare e la
musica
dolce riempiva la stanza. L’atmosfera era particolare, troppo
particolare. Per un
momento Chiara rimase un po’ dubbiosa, ma
non ebbe tempo di riflettere perché
Massimo rientrò. Con la sua solita irruenza ed allegria si
sedette sul divano facendola
accoccolare sul parquet davanti a lui. Dopo averle sciolto il lacci del top
sul collo, si spalmò olio al tè
verde sulle mani ed incominciò a
massaggiarla sapientemente.
La
ragazza non portava niente sotto e
fu costretta a mantenere con un braccio il top per tenerlo fermo sul
seno
prosperoso. Le mani di lui erano deliziose. Già poco dopo la
tensione dei
muscoli si allentò ed incominciò rilassarsi.
All’inizio
Massimo fu abbastanza
professionale ma la pelle di seta di quella bella ragazza che sentiva abbandonarsi a poco a
poco, finì per
eccitarlo ed il massaggio si trasformò in una carezza. Audacemente le slaccio
anche i legacci sulla
schiena e cominciò a scendere con le mani lungo i fianchi.
-
Ehi! - protestò
lei stringendosi ancora di più il
top oramai inutile sul seno nudo, ma fu una protesta assai debole
perché avvertiva
uno sfinimento improvviso, come un’ondata di sonno che la
rendeva assolutamente
incapace di reagire.
-
C’è bisogno di scendere lungo la
colonna vertebrale. Come faccio se hai questo coso legato dietro?
– le disse
per giustificare il suo gesto.
Cercava
di mantenersi ancora su livelli
professionali, ma la voce roca tradiva tutto il desiderio che gli stava
montando dentro. Continuò ancora per un poco a controllarlo
poi ne fu vinto e
senza smettere di massaggiarle i fianchi, le avvicinò le
labbra sul collo
reclinato facendole soltanto avvertire il calore del suo respiro sulla
pelle.
Per
Chiara fu come essere vittima di
un’esplosione: un languore
irresistibile
la invase dal più profondo della sua femminilità
mentre rabbrividiva
di piacere. Ad occhi chiusi girò
il viso verso l’uomo che immediatamente
s’impossessò della sua bocca e cominciò
a baciarla.
Sapeva
che avrebbe dovuto sottrarsi a
quell’approccio perché non avrebbe più
potuto fermarlo, ma non ce la faceva a
rinunciare. Con la mano tremante lo afferrò
alla nuca attirandolo
ancora di
più verso di sé ed impedendogli
di
smettere quel bacio così dolce. Il seno restò
nudo ma le mani di lui lo
avvolsero in una carezza struggente che durò fino a quando
non la attirò sulle
ginocchia e cominciò a carezzarle anche le cosce. Alla fine
le slacciò del
tutto anche il
pantapareo, lasciandola
oramai solo con gli slip.
Si
baciarono e si accarezzarono a
lungo, cullati dalla musica fino
a
quando la voglia divenne così insostenibile da trasformarsi
quasi in dolore.
Quando
Chiara si sciolse dal suo
abbraccio e si alzò
in piedi, lui la
trattenne per la mano e la guardò con gli occhi offuscati
dal desiderio.
- Non lasciarmi
così, ti prego… - la implorò.
Ma
la ragazza non aveva affatto questa
intenzione. Lo fece alzare e lo condusse nella stanza da letto poi si
sdraiò,
rimanendo a guardarlo mentre lui si
spogliava in fretta.
-
“Che cavolo sto facendo!” – pensava
intanto, ma la visione del corpo di Massimo, così perfetto
nelle sue forme
virili, la costrinse ad abbandonare ogni resistenza. Sorridendogli, gli
tese le
braccia per attirarlo su di sé.
Si
amarono a lungo, perfettamente
affiatati come se fossero stati insieme chissà quante volte
eppure sconosciuti
l’uno all’altra. Persero la cognizione di se stessi
abbandonandosi con
tenerezza e passione e dopo rimasero come svuotati di ogni energia,
teneramente
abbracciati.
Con
il viso affondato nell’incavo del
suo collo, Chiara gli si stringeva contro senza parlare. Fu lui a
rompere il
silenzio. A voce molto bassa, si
scusò:
-
Mi dispiace, avrei dovuto usare delle
precauzioni. Non credere che l’abbia fatto per mancanza di
rispetto nei tuoi
confronti, però. Non pensavo che sarebbe successo e quindi
non avevo… - lei lo
zittì mettendogli le dita sulle labbra, ma dopo avergliele
baciate, Massimo si
sentì ancora in dovere di rassicurarla - Perché
non vuoi che ne parli? È una cosa
importante! Voglio che tu lo sappia: con me puoi stare tranquilla
perché faccio
spesso le analisi e per fortuna sono sano come un pesce.
Sorridendo,
cercò di farle girare il
viso che lei continuava a tenere nascosto. Ancora per un po’
Chiara rimase
senza parlare, poi però si fece coraggio e gli disse in un sussurro:
- Anche tu puoi stare
tranquillo con me. Non
ho fatto le analisi ma poiché non ho una vita sessuale molto
attiva, anzi, a
dire il vero, poiché non ce l’ho
proprio…
-
Sì, però avrei dovuto stare comunque
attento per evitare complicazioni. Sai, quelle di tipo neonatale per
intenderci
- le mormorò sorridendo
e carezzandole i
capelli.
-
Anche su questo puoi stare tranquillo,
ho la spirale.
Lo
sentì irrigidirsi, ma non le disse
niente, solo si sciolse dall’abbraccio ed indossati gli slip
raccolti da terra,
se ne andò in bagno.
Mentre
si infilava una maglietta, Chiara
si chiedeva il perché di quella strana reazione. Avrebbe
dovuto aver piacere
nell’apprendere che non ci sarebbero potuti essere incidenti
di percorso ed
invece ne era sembrato infastidito.
Non
tardò a dissipare i suoi dubbi
perché Massimo era un tipo troppo franco per tenersi dentro
qualcosa che lo rodeva.
Appena uscito dal bagno le chiese a bruciapelo, serio serio:
- Scusa, mi spieghi perché una che
dice di non avere una vita
sessuale ha un letto matrimoniale e porta la spirale?
La
ragazza gli sgranò in faccia un paio
di occhioni stupiti
e si affrettò a
spiegare:
-
Ho comprato questa stanza di seconda
mano da una amica perché avevo finito i soldi e non potevo
permettermi altre
spese. Per quanto riguarda l’altra faccenda… -
esitò un po’
poi continuò come se si fosse fatta coraggio
– ho avuto una storia qualche tempo fa; avevo appena messo la
spirale quando
è finita
e così l’ho tenuta. A dire il
vero è stato lo stesso ginecologo a consigliarmelo
perché potevo portarla
per tre anni. Sai,
poteva sempre
succedere… anzi, meno male che è successo,
così perlomeno, dato che
tra poco devo pure toglierla… oh insomma…
almeno una volta l’ho usata! – balbettò
imbarazzata, cercando di buttarla sullo
scherzo.
Lo
guardava dritto negli occhi per
dimostrargli che al di là delle apparenti contraddizioni,
non era affatto una
bugiarda. Vedendolo un po’ mortificato, ne ebbe tenerezza e
sorridendogli gli
tese ancora le braccia per attirarlo su di sé.
Massimo
non si fece pregare ed
abbracciandola forte, il viso appoggiato
sul suo seno, si vergognò della sua uscita di poco prima:
che diritto aveva di
indagare sulla vita privata di quella donna ancora sconosciuta? Eppure
aveva
provato un senso di fastidio al pensiero che lei potesse andare anche
con
qualcun altro, forse perché era rimasto sorpreso di scoprirla così
appassionata quando avrebbe
giurato che anche nel sesso fosse una persona molto controllata.
Avrebbe voluto
averla tutta per sé anche se non gli faceva piacere
ammettere questa assurda
voglia di possesso. Si augurò che Chiara non gli chiedesse i
motivi della sua domanda
perché non avrebbe saputo cosa dirle. Per fortuna la ragazza
rimase in silenzio
ad accarezzargli i capelli ed
a poco a
poco fu vinto dal sonno.
**
La
trovò sul terrazzo mentre, quieta
come al solito, curava le piante. Silenziosamente la raggiunse alle
spalle e
attirandola a sé, le posò teneri baci sulla
tempia.
-
Perché mi hai lasciato dormire
tanto? - le chiese.
-
E perché avrei dovuto svegliarti?
Dormivi così bene! – gli rispose mentre gli occhi
le brillavano di tenerezza
nella luce del crepuscolo – E poi ero sicura che ti saresti
svegliato tra poco.
Non è l’ora della pappa forse?
Massimo
rise divertito e confessò:
-
In effetti, un certo languorino ci
sarebbe …
-
Vado subito a prepararti qualcosa – gli
disse premurosa, ma lui la fermò trattenendola per un
braccio.
-
No, non voglio farti mettere ai
fornelli. Usciamo e troviamo un ristorante.
-
Nemmeno per sogno: al ristorante due
volte in un giorno! E poi non ho voglia di uscire. Però
possiamo sempre
ordinare una pizza. Ti piace la pizza?
-
Certo, mi piace. Ma sarà un po’
difficile trovare una pizzeria aperta la sera di Ferragosto.
-
Macché, c’è quella dove mi servo
abitualmente
che non ha chiuso – prese il telefono e gli chiese
– come la vuoi?
-
Mais, panna e prosciutto.
Un’espressione
disgustata e divertita
le si dipinse sul volto.
-
Ecco venir fuori il selvaggio! La
vera pizza è la napoletana o al massimo la margherita. Come
fai a mangiare
quelle cose obbrobriose? - commentò.
Però
si affrettò ad accontentarlo
ordinando ciò che voleva.
Quando
le pizze furono consegnate, fece
un ultimo tentativo di “conversione”:
tagliò uno grosso spicchio dalla sua
tradizionalissima margherita, lo piegò
e
glielo porse per farglielo assaggiare. Massimo si sporse in avanti e
reggendo
con la sua la mano di lei, ne morse un grosso boccone.
-
Mmmmh – mugolò gustandola – è
davvero
buonissima! - però non appena vide la soddisfazione sul
volto della ragazza
aggiunse, divertendosi a prenderla in giro - … ma preferisco
la mia…
-
Niente da fare, sei irrecuperabile!
**
Trascorsero
tutta la sera a scherzare ed
a parlare. Si sentivano entrambi leggeri e felici. Ogni tanto si
scambiavano un
bacio e sembravano non saziarsi mai l’uno
dell’altra. Ad un certo punto però
Chiara gli disse:
-
Ehi, amico, guarda che domani
dobbiamo andare a lavoro e sarebbe anche ora di fare la nanna!
-
Va bene, andiamo a nanna – le rispose
prendendola fra le braccia e dirigendosi verso la stanza da letto.
Chiara
si divincolò.
-
No – gli fece – io vado di là, tu invece
te ne torni in albergo.
-
Ma perché!? – protestò lui –
Perché
non posso dormire qui!
-
Non mi sembra il caso.
-
Sei davvero cattiva. Tra l’altro non
ho neanche l’auto ed il mio albergo è in centro.
-
Non me lo dicevi tu che esistono
anche i taxi? – gli rispose porgendogli il telefono ed
aspettando che le
obbedisse chiamandone uno.
Si
salutarono teneramente poco dopo.
Nel
mettersi a letto Chiara
non ebbe neanche il coraggio di ripensare
a quanto era successo. No, adesso
non ci voleva pensare affatto, era troppo felice e si
addormentò beatamente.