Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: carlo90    22/05/2005    0 recensioni
°Oo Una Fanfiction che parla di Aragorn ed Arwen dopo la distruzione dell'anello del potere. Il loro governo e le loro storie. E' un seguito del film, non del libro. Scritta interamente e solamente da me. Cambierò il rating avanzando con i capitoli. oO°
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Arwen, Faramir
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2

Capitolo 2


Desidero inserire quest’immagine poiché rappresenta Minas Tirith in fiamme.

Faramir era fermo, a cavallo, mentre Aragorn con il volto annerito dalla cenere, lo guardava supplichevole. Faramir abbassò lo sguardo a terra. Scese da cavallo e legò il puledro ad una staccionata. Poi si volse verso Aragorn dicendo: “Scusa fratello.”

Un sorriso comparve sulle labbra del re che si avvicinò verso il generale abbracciandolo come un fratello. “Non c’è tempo da perdere” disse poi, mentre il sorriso cominciava a svanire.

Faramir cominciò subito a mettere in riga i soldati, di modo che spegnessero il fuoco in breve tempo.

Intanto Arwen stava facendo entrare più persone possibili dentro la sala del trono, senza affollare troppo.

“Venite dentro, le nubi promettono male, potrebbe piovere.” Ripeteva, accompagnando donne e bambini nella sala. Oramai la stanza era quasi piena e, come aveva detto Aragorn, sarebbero potuti morire soffocati. Così prese alcune donne e le fece sistemare nelle stanze delle ancelle. Ora andava bene, le persone erano disposte appoggiate alle pareti e alle colonne, mentre alcuni abitanti che abitavano vicino al palazzo portavano più coperte che avevano, anche tovaglie, cosicché quasi tutti potessero coprirsi. Arwen uscì per vedere quanti stavano ancora fuori.

Donne e bambini stavano lì, con delle poche coperte, mentre la brezza fredda sfiorava il dolce viso della regina. Dovette vedere l’espressione infreddolita dei bimbi, abbracciati dalle madri per farli riscaldare, cosa quasi impossibile. Un dolore le attaccò lo stomaco. Non poteva lasciare lì quelle persone, non poteva lasciarle morire assiderate. Non poteva nemmeno assumersi la responsabilità di decidere chi portare al caldo e chi no. Non poteva portarli dentro, sarebbero tutti morti soffocati, e nemmeno se avessero aperto la porta, sarebbe entrato il freddo.

Così Arwen non sapeva cosa fare, allora cominciò a pensare ad Aragorn, se sarebbe riuscito a spegnere il fuoco. Arwen cercava di convincersi che presto sarebbe tutto finito, che dopo poco avrebbe rivisto Aragorn salire le bianche scale, con il viso annerito dalla cenere, e le avrebbe dato il bacio più intenso e appassionato che avesse mai ricevuto.

Allora Arwen si voltò verso la sala del trono, mentre una lacrima scivolava lentamente sul suo viso al pensiero che Aragorn sarebbe potuto morire. Il vento gelido si fermò non appena chiuse il grosso portone di legno. Passeggiò avanti e indietro per la sala, guardando i bimbi addormentarsi, inconsapevoli di quello che stava succedendo. Le madri piangevano, pensando ai mariti, come Arwen non riusciva a tralasciare l’inquietudine per Aragorn. Poi la regina si fermò davanti ad una madre, con in braccio un bimbo di pochi mesi, lo coccolava e lo stringeva a sé, visibilmente impaurita, e guardava Arwen implorante, come se avesse potuto fare qualcosa per lei. La regina provò compassione per quella madre, si chinò per parlarle e le sussurrò: ”Anch’io temo per mio marito, anch’io ho paura per lui, aspettando qui, nella sala del trono, che arrivino annunciandoci che hanno spento il fuoco.”

La donna non riusciva a parlare, piangeva in continuazione, in silenzio.

“Come ti chiami?” chiese la regina dolcemente.

“Armereth” disse deglutendo.

“Vedrai, tuo marito tornerà.”

La donna annuì, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. “Grazie mia Signora…” sussurrò poi.

Arwen camminò verso il trono, si sedette e cadde in un sonno turbato.

Un piccolo esercito, con a capo Faramir, marciava lungo i campi del Pelennor. Essi portavano l’albero bianco sugli scudi, il simbolo di Gondor. L’esercito puntava verso nord. Poi di fronte a loro, stava un altro esercito, di cavalieri, con a capo Eomer. Gli eserciti stavano uno di fronte all’altro. Poi la visuale cambiò del tutto. Elrond era lì, di fronte a lei, e cominciò a parlarle: “Arwen, figlia mia, manda un esercito verso nord, verso Rohan…”

“E perché dovrei, padre?” chiese lei, intimorita da quella visione.

“Perché altrimenti vedrai ciò che non vuoi vedere.” Rispose, chinando il capo e cominciando a dissolversi.

“Padre, cosa significa questo?”

Ma era troppo tardi, Elrond era già scomparso. Fiamme stavano lì e Arwen vide Minas Tirith bruciare. Nella sala del trono stava Aragorn, sdraiato su un altare in pietra, immobile.

Arwen gridò, Aragorn era disteso, morto, con una spada infilzata nel petto. Arwen riconobbe la spada. Il manico era contornato da due teste di cavallo. Era la spada che un tempo apparteneva a Theoden.

Le porte della sala si spalancarono. Arwen si svegliò di soprassalto. Aveva il fiatone.

Erano tornati. Dalle porte aperte vide entrare il chiarore dell’alba.

Prima di tutti entrò Faramir, seguito da molti uomini. Arwen si alzò e li andò incontro.

Molte donne si alzarono e cercarono i mariti in mezzo alla folla. Alcuni erano rimasti fuori.

Arwen, avvicinatasi a Faramir, chiese: “Faramir, dov’è Aragorn?”

“Credo stia arrivando, non lo so di precisione.”

Arwen allora si diresse per uscire. Faramir la prese per un braccio e le disse: “No, Arwen, non uscire.”

Queste brevi parole colpirono la regina al cuore. Faramir non la voleva far uscire.

“Perché?” chiese, mentre avrebbe voluto piangere.

“È meglio che tu non veda.”

Arwen allora riuscì a staccare il braccio dalla mano di Faramir e corse fuori.

Aragorn non c’era. Il leggero calore del mattino illuminava i lineamenti delle persone ancora addormentate. Erano cadute nel sonno durante la notte. Faceva molto freddo.

Arwen si portò una mano sulla bocca come se volesse trattenere un grido.

Quelle persone avevano il viso coperto di ghiaccio. Erano tutti morti.

No. Non poteva essere. Arwen aveva ucciso quelle persone. Era tutta colpa sua. Lei aveva deciso il destino di quelle persone. Aveva ucciso quegli abitanti. E inoltre erano tutti donne e bambini.

Arwen cadde a terra sulle ginocchia. Faramir le stava dietro. Alzatasi, Faramir l’abbracciò.

Lei chiuse gli occhi. Dopo un poco Faramir lasciò la presa. Allora Arwen lo guardò e scappò in camera sua, gettandosi sul letto a baldacchino, abbracciando il cuscino di Aragorn.

Il tempo scorreva veloce, ma la regina non se ne accorgeva. Era già passata l’ora del pranzo quando qualcuno bussò alla porta.

Arwen stette zitta, figurando che non ci fosse nessuno. Aveva chiuso la porta a chiave.

“Arwen sei qui?” chiese una voce da dietro.

L’elfa riconobbe la voce di Faramir.

Voleva stare zitta, ma non ne ebbe la forza.

“Non voglio parlare con nessuno!” urlò.

“Arwen apri questa porta! È tutta la mattina che ti cerchiamo! Da quanto tempo sei chiusa lì dentro?” disse battendo forti pugni sul legno.

“Ho detto che non voglio vedere nessuno!” urlò ancora più forte in preda alle lacrime.

“Aragorn! Vieni qui! L’ho trovata!”

Arwen si sentì come confortata all'improvviso.

Si alzò per aprire la porta e fece girare velocemente la chiave.

Fuori stavano Faramir con dietro Aragorn. Arwen si gettò nelle sue braccia con una tale velocità, che Faramir dovette slanciarsi indietro per non essere urtato.

“Aragorn, amore mio, temevo di averti perduto.”

“Mi sono dovuto fermare, bisognava caricare le persone morte su delle barelle, così ho mostrato dove si trovava il magazzino che le conteneva.”

“Faramir mi aveva fatto capire che eri morto.”

“Non me ne ha dato il tempo” disse Faramir sorridendo.

“Ora è tutto finito. Fuori stanno celebrando il funerale per i defunti.”

“Quanti sono?” chiese Arwen sentendosi responsabile delle morti.

“Trentuno, quelli tra le fiamme, in totale, con quelli congelati sono circa ottantacinque.”

Arwen sentì un crampo allo stomaco.

“Andiamo fuori in loro rispetto…” disse Arwen.

Così s’incamminarono verso il cortile.

Fuori stavano molte bare, già pronte da qualche tempo.

Molte mogli piangevano, mentre altre si abbracciavano dandosi forza l’una con l’altra.

Arwen passeggiava tra le bare, mentre le donne la vedevano inquieta.

Piangeva, come le altre donne, si sentiva colpevole per quelle morti, ogni cassa era una vita che se ne andava.

Poi la vide. Lì, davanti a lei, stava Armereth, la donna che aveva consolato poche ore prima. Teneva ancora il bimbo in braccio mentre con l’altra mano accarezzava la bara del marito.

Arwen si avvicinò alla donna. Era sconvolta e con il viso avvilito versava lacrime.

Allora Arwen si ricordò d’averle assicurato che il marito sarebbe tornato.

“Mi dispiace.” disse, cercando di consolarla.

Armereth singhiozzava in continuazione, senza smettere di accarezzare la bara.

Poi cadde sulle ginocchia, mentre con le mani si copriva il viso.

Arwen allungò le braccia per prendere il bimbo.

Armereth glielo porse e la regina lo prese in braccio. Era addormentato, con un visino dolce, non sapeva di aver perso il padre e non comprendeva cosa volesse dire quella parola.

Arwen così lo strinse a sé, coccolandolo. La regina pensava a quando avrebbe avuto un bimbo con Aragorn. Al solo pensiero ad Arwen tornarono in mente dei momenti orrendi. Non avrebbe potuto.

Armereth stava ancora lì, addosso alla bara, a terra sulle ginocchia.

“Com’è morto?” chiese Arwen alla donna.

“Bruciato… è entrato dentro una casa per salvare un bimbo, ma non ce l’ha fatta.” Disse indicando una bara poco più in là.

Infatti, lì stavano una madre e un padre, con di fronte una piccola cassa, che conteneva quello che rimaneva del bimbo bruciato.

Poco dopo portarono le bare nei campi del Pelennor, per poterle seppellire in un piccolo cimitero che era stato riedificato dopo la guerra.

Era una visione molto triste. Aragorn ed Arwen stavano abbracciati a guardare le persone sepolte, pensando a quanto la vita può finire improvvisamente.


Poche ore dopo Arwen e Aragorn stavano seduti a cena con le persone più importanti di Gondor, assaporando le bontà che la servitù aveva preparato.

Ma come potevano? La regina non aveva ancora assaggiato nulla, mentre pensava ripetutamente ad Armereth, come avrebbe passato quella cena, da sola, con il suo bambino.


Non era passato molto tempo, quando Aragorn ed Arwen stavano sotto le soffici coperte, mentre il gelido vento bussava sulla finestra.

“Aragorn” disse Arwen tastando il materasso con le mani.

“Si?”

“Devo dirti una cosa.”

“Dimmi amore mio”

“Ecco… la notte scorsa mi padre mi è apparso in sogno… dev’essere una cosa urgente, altrimenti mi avrebbe mandato una lettera.”

“Che cosa ha detto?”

“Prima di tutto ho visto un esercito con Faramir e uno con Eomer, posti uno di fronte all’altro, dopo c’era mio padre che mi avvertiva di comunicarti che devi mandare un esercito verso nord, subito.”

“Arwen, magari era solamente un sogno. Perché dovrei mandare un esercito a Rohan?”

“Non lo so. Ma ha anche detto che se tu non lo farai io vedrò quello che non vorrei mai vedere.”

“Ossia?”

“La tua…morte.”

“Perché?”

“Aspetta. Eri morto, con la spada di Theoden infilzata nel petto.”

“Arwen, Theoden è morto.”

“Lo so, ma ora la sua spada ora ce l’ha Eomer.”

“Eomer non mi ucciderebbe mai! Perché dovrebbe?”

“Non lo so. Ho tanta paura, ho paura che possa succedere, di nuovo.”

“No Arwen, la guerra non scoppierà più.”

“Manda l’esercito.”

“Arwen, non è il momento. Non hai visto quanti morti oggi?”

“Lo so. Mandane uno piccolo, con i guerrieri più anziani.”

“Sarebbe uno spreco.”

“Manda anche Faramir.”

“Arwen…”

“Lo fai per me?”

“Per te farei di tutto lo sai”

“Ecco. Il mio desiderio è questo.”

“Arwen io…”

Ma le labbra dell’elfa su quelle di Aragorn bloccarono le sue parole.

Così, dopo poco s’addormentarono, ancora abbracciati.


Bene, ecco qui un nuovo capitolo. Scritto di getto, senza tutta quell’ispirazione che avevo scrivendo il primo. E’ più corto ma mi sembra carino.

Vi prego recensite!!! Secondo voi fa bene Arwen? Deve mandarlo l’esercito o no?

Hehe aspetto recensioni ;)

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: carlo90