νέκυια
- Capitolo V -
Biblioteca, duelli d'allenamento e strane apparizioni
[Compendio sulle ricerche storiche inerenti alla Grecia del XVI sec., sull'arte del duello e su insolite apparizioni]
"Non
il possesso della conoscenza,
della
verità irrefutabile fa l'uomo di scienza,
ma
la ricerca critica, persistente ed inquieta
della
verità"
[Karl Popper]
Hogwarts,
Biblioteca
23 novembre 2023 ore 18.17
Piove.
Fredde
gocce perlacee scivolano pigramente sui vetri istoriati delle
finestre a sesto acuto che ornano il perimetro della biblioteca dopo
averli colpiti con forza, producendo un rumore ritmico e conciliante
che accompagna gli avventori nella lettura; per lo più si
tratta di
studenti del settimo anno intenti a svolgere ricerche propedeutiche
ai M.A.G.O che dovranno sostenere in giugno, chini su polverosi ed
antichi tomi attorniati da appunti, ma si può notare anche
qualche
ragazzo più giovane, timoroso di non riuscire ad arrivare
alle
interrogazioni invernali abbastanza preparato.
Con
le cuffie ben calcate nelle orecchie, attorniata da una consistente
montagna di libri di diverso genere, Lily Luna legge in silenzio con
il viso tuffato all'interno d'un grosso volume rilegato in pelle
dalle pagine ingiallite, fitte d'alberi genealogici e blasoni delle
più antiche famiglie purosangue d'Inghilterra; ha dovuto
attendere
diversi giorni prima che madama Pince le concedesse l'autorizzazione
a studiare quella copia unica, raccomandandosi più volte di
mantenerla lontana da eccessive fonti di calore e di non mangiarci
sopra, pena il bando permanente dalla Biblioteca.
Il
libro delle 'Fiabe' di Beda, come già aveva pronosticato,
non le è
stato molto utile poiché non contiene alcun dato che possa
ricollegare i tre fratelli a maghi realmente esistiti e suo padre,
solitamente molto loquace quando si trattava di narrare le avventure
di cui era stato protagonista da ragazzo assieme a zia Hermione e zio
Ron, non aveva mai voluto spiegare la vera storia dei Doni della
Morte, né ulteriori dati sui maghi che li avevano ereditati,
mantenendosi sempre sul vago; era stato Piton a raccontarle di
Ignotus Peverell, il presunto fratello che aveva chiesto in dono alla
Nera Signora un lembo della sua veste tramandandola poi ai suoi
discendenti, ora sepolto all'interno dell'antico cimitero di Godric's
Hollow e dei suoi fratelli maggiori, Cadmus ed Antioch, la cui
memoria l'Inghilterra magica tramanda attraverso un culto segreto nel
quale gli adepti si riconoscono grazie ad un 'simbolo': un triangolo
con inscritto un cerchio diviso a metà da una linea
verticale.
Lei
non ne ha mai sentito parlare, ma come le ha fatto notare l'ex
professore, se suo padre è davvero il possessore dei Doni
della
Morte probabilmente ha voluto tenere la famiglia al sicuro da
possibili – e moleste – attenzioni
di fanatici, omettendo di rendere pubblico il suo legame con i
protagonisti di quella fiaba apparentemente innocua, ma che cela fra
le righe molti più segreti di un tomo dedicato alla magia
nera;
assottiglia lo sguardo sull'albero genealogico, percorrendo le linee
– rami – che legano i vari
componenti della famiglia Potter fino a giungere a lei senza
però
trovare alcun accenno al cognome 'Peverell' né ad Ignotus.
Ignotus.
La
Morte ha detto che quando mi ha incontrata l'ultima volta avevo nome
di uomo, un nome che significa oscuro e nascosto, scritto e
pronunciato in una lingua che non è la mia.
Ignotus
è latino, ma sono sicura che non sia così
semplice.
Un
paese a sud.
L'Italia
è a sud, ma il latino ai tempi dei tre fratelli era
praticamente
diffuso in tutta Europa.
Un
paese a sud con una cultura millenaria...
Con la stessa intensità del fulmine che illumina il cielo saturo di nubi scure all'esterno, inondando la sala lettura d'una fugace luce abbacinante, i pensieri della ragazza vengono trafitti dal ricordo delle parole di Leonte, il centauro dal corpo equino nero come l'ala d'un corvo che l'aveva sbeffeggiata per la sua ignoranza, sottolineando quanto fosse ridicolo che una 'Nekyomanteia' non sapesse il greco, che si ricollegano a quanto raccontatole da Piton e, una volta realizzato d'aver sempre avuto la risposta sotto il naso, si da malamente dell'idiota; sblocca lo schermo dello smartphone e spegne la musica, iniziando a digitare sulla stringa di ricerca di Google 'Battaglie XV sec, Grecia', scorrendo poi l'elenco proposto con l'antico tomo ancora aperto sul suo albero genealogico zeppo di nomi tipicamente anglosassoni già dal XIII secolo, anno di 'nascita' del capostipite sopra al quale troneggia lo stemma araldico dei Potter: uno scudo inglese di colore bianco e rosso, sul quale spiccano due coppe – o vasi – nero inchiostro.
La
caduta di Costantinopoli, 1453.
Ma
certo!
Legge
velocemente della battaglia e di come, a seguito di essa, anche la
Grecia sia stata annessa all'Impero Ottomano che la governava con
pugno di ferro proibendo l'utilizzo e la diffusione della lingua e
della cultura millenaria che essa possedeva, cancellando poi ogni
riferimento all'impero Bizantino ed imponendo il cosiddetto 'tributo
di sangue', ovvero il prelevamento forzato di giovani ragazzi da
mandare nella capitale per essere addestrati come Giannizzeri;
secondo le fonti magiche Beda da York ha scritto le sue 'Favole'
attorno al 1530 d.C. quindi è possibile che abbia conosciuto
i tre
maghi esuli – magari scappati dal
reclutamento o dalla
conversione forzata all'Islam- verso
l'inizio del secolo, quando sono giunti sull'isola dopo aver
attraversato l'Europa.
Leggendo
per giorni riferimenti ai processi per stregoneria tenuti dalla
chiesa cattolica s'era convinta che il 'Dio' nominato dalla Morte
fosse quello cristiano, senza tener conto che esistono altre
religioni altrettanto inclementi con coloro che praticano la magia in
ogni sua forma e che sia L'islam che l'Ebraismo non hanno mai
tollerato pratiche legate agli antichi culti definiti impropriamente
'pagani', legati al mondo classico.
Curiosa
di confermare la sua ipotesi torna al motore di ricerca e prova a
scrivere 'Ignotus greco antico', venendo rimandata alla pagina d'un
dizionario munito d'apposita tastiera in alfabeto ellenico che
riporta tre possibili traduzioni del lemma indicato: 'Adelos',
'Agnostos' e 'Adozos'; il secondo in particolare le sembra il
più
probabile data l'assonanza fonetica e letterale con il corrispettivo
latino con cui poi il giovane Peverell s'è fatto conoscere
in
Inghilterra, specie tenendo conto che anche i suoi fratelli maggiori
s'erano limitati a 'latinizzare' i loro nomi nella forma più
vicina
all'originale.
Cadmus,
traduzione di Kàdmos.
Antioch,
traduzione di Antiokhos.
Peverell,
perché scegliere questa parola come cognome?
Probabilmente,
pensa la strega analizzando razionalmente tutti gli elementi
raccolti, i tre maghi hanno raggiunto l'Inghilterra passando per il
continente ed hanno deciso di comune accordo di munirsi d'un cognome
che non avrebbe fatto sorgere troppe domande sulle loro reali
origini, considerato che – anticamente
– la
sua utilità era ben diversa da quella attuale, servendo
unicamente a
distinguere una persona da un'altra in base alla parentela, al luogo
d'origine o al mestiere suo o dei suoi avi, inoltre non era certo
qualcosa che tutti possedessero in questa forma; digita 'Peverell,
significato' ed aspetta che il collegamento alla rete le elenchi i
siti web più pertinenti, scoprendo così che tale
epiteto venne
introdotto in Inghilterra a seguito della conquista normanna di
Guglielmo del 1066, diffondendosi poi nel Devonshire e nel Derbyshire
in forme leggermente diverse ma pur sempre riconducibili ad esso e,
più che dall'antico francese
– come inizialmente aveva
pensato – , la
parola dovrebbe
derivare dal latino, essendo una forma corrotta e volgarizzata di
'Puerulus', ovvero: 'Fanciullo', 'Giovinetto', ciò potrebbe
confermare la giovane età dei tre fratelli quando arrivarono
sulle
coste dell'Inghilterra, anche se non coincide con quanto scritto da
Beda nelle sue 'Fiabe', ove i tre maghi sembrano essere molto
più
vecchi.
Sposta
il telefono concentrandosi nuovamente sui nomi riportati nell'albero
genealogico, restringendo la ricerca a quelli che presentano una data
di vita e morte compresa fra la metà e fine del 1500 d.C,
convinta
che se Ignotus avesse avuto dei figli essi avrebbero dovuto entrare
in contatto con i Potter in quel frangente, abbandonando
definitivamente il falso cognome per acquisirne uno consolidato ed
importante sotto cui nascondersi, finalmente al sicuro; l'occhio le
cade distrattamente su un piccolo 'ramo' senza 'propaggini' che
riporta il nome dell'unica donna senza genitori né altri
collegamenti o riferimenti ad antiche famiglie purosangue o babbane,
portando un vuoto che incuriosisce ed insospettisce la giovane strega
dai capelli rossi.
“Iolanthe”
sussurra assorta, percorrendo con il dito la corta linea che lega
quel nome così 'strano' a quello del marito Hardwin Potter,
scivolando poi nuovamente verso il basso per seguire l'incedere di
nascite e morti fino a tracciare un'invisibile cerchio attorno al suo
nome; il cuore batte frenetico, alimentato dall'improvvisa certezza
d'aver svelato parte del segreto custodito dalla sua famiglia,
segreto di cui – ne è sicura
–
nemmeno suo padre è a conoscenza, ma l'euforia dura poco,
sostituita
repentinamente da quel senso d'oppressione, sgomento e
fatalità che
l'accompagnano dalla notte del rito.
Inghiotte
un grumo di saliva amaro ripensando al viso bruciato e sfigurato di
Tiger, a quel ragazzo poco più grande di lei morto in modo
così
atroce e al pensiero che l'ha colpita una volta mandato a dormire:
nella battaglia di Hogwarts non sono stati uccisi solo Mangiamorte ma
anche diversi studenti e membri dell'Ordine della Fenice, come suo
zio Fred ed i genitori di Teddy Lupin, e la Morte non ha mai
accennato al fatto che i settantotto risvegliati appartenessero
unicamente alle schiere del Signore Oscuro, quindi la
possibilità di
doversi trovare ad affrontare persone che
– in vita –
combattevano
dalla parte del
giusto è tristemente reale, anche se fin ora non ha mai
voluto
prenderla in considerazione; il fatto d'essere diretta responsabile
di quanto accaduto la notte del 31 ottobre, così come l'idea
di
possedere davvero la capacità di risvegliare i morti non le
sembra
più così assurda e ciò la terrorizza,
facendole avvertire con
dolorosa insistenza il peso d'una responsabilità troppo
grande,
troppo complessa per una ragazza di soli sedici anni.
Gli
occhi castani percorrono nuovamente i nomi degli antenati mentre si
chiede perché la magia si sia dovuta risvegliare in lei e
non in
qualcun altro così da saltare la sua generazione,
lasciandola alla
sua vita normale fatta di silenzi
e poche certezze, tanti sogni e molte illusioni, un mago o strega
più
abile e potente in grado di gestire l'enorme peso che questo tipo di
capacità porta con sé, utilizzandolo magari per
fini più alti che
il semplice voler dimostrare l'impossibilità d'una teoria
alla
compagna di Casa con cui si contende il podio delle valutazioni
scolastiche; eppure, sotto l'angoscia e quel senso di
fatalità che
l'ha colpita una volta realizzato d'aver richiamato alla vita anche
gli ex studenti morti fra le mura del castello, sente
–
sa – che
questo dono doveva
arrivare a lei tramite i labirinti di sangue, legandosi ai globuli
rossi ancor meglio di quanto possa fare l'ossigeno, affinché
sia in
grado di trovare la sua strada nel mondo.
Sai
Iolanthe? Avrei preferito ereditare la capacità di parlare
il
Perseltongue.
Più
facile, meno scomoda da gestire.
Meno
oscura
Una seconda rivelazione la colpisce facendole sgranare lo sguardo con sgomento mentre studia il corsivo tutto svolazzi in cui sono vergate le date di nascita e morte delle donne 'Potter' che non sono entrate a far parte della famiglia tramite matrimonio; sono poche e spiccano come mosche bianche nella pletora di nomi maschili di padri, zii, cugini e fratelli, specialmente a causa dei rami 'mutili' che da esse non si propagano, rimarcandone con solenne fatalità la dipartita assai giovani.
Fra
i sedici ed i diciassette anni?
Una
o due può essere il caso, ma tutte?
Un
anno esatto dal rituale per recuperare le settantotto anime perdute,
pena la morte...
Oh...porco
Merlino...
“Lily!”
A
strapparla dalla torma d'oscure ed inquietanti elucubrazioni in cui
s'è persa giunge la voce cristallina e solare di Rose
Weasley che
frantuma la bolla in cui s'è rinchiusa per estraniarsi dal
mondo,
spingendola a riportare l'attenzione alla sala lettura circostante,
ove il brusio ovattato prodotto dagli studenti s'amalgama al
ticchettio ritmico della pioggia, facendole dimenticare per
un'istante la nera parentela con i Peverell e la maledizione che essa
ha portato; la giovane Weasley le si accomoda affianco in uno
svolazzo di mantello nero su cui spiccano come fiori rosso ed oro
l'emblema di Grifondoro e la spilla di caposcuola, sistemandosi la
lunga chioma riccia, sorridendole con gioia.
E'
una bella ragazza Rose, alta e slanciata, dal dolce viso rotondo su
cui spiccano grandi occhi da cerbiatta, castani e labbra morbide,
piene, sotto un nasino alla francese spruzzato di lentiggini; indossa
con rigore la divisa scolastica senza concedersi mai un ornamento o
l'utilizzo di scarpe più comode e meno orribili dei
mocassini
marroni d'ordinanza, con la cravatta giallo oro ben annodata e la
camicia infilata correttamente nella lunga gonna scura.
Lily
Luna al suo confronto pare scappata da un centro di stoccaggio
d'abiti usati, data l'abitudine a girare con la camicia perennemente
scomposta, cravatta inesistente e mantella d'una taglia più
grande
gettata sulle spalle con noncuranza, così da coprire il
tutto in
modo da risultare il più anonima possibile; persino nel modo
di
tenere i capelli Lily Luna un po' la invidia dato che, nonostante sia
più folta e riccia della sua
– che al massimo può
essere definita 'informe' – la
chioma di Rose è sempre perfetta e ben pettinata,
contribuendo ad
aumentarne l'eleganza, mentre lei fatica a passarci dentro il pettine
nelle rare volte in cui si ricorda di farlo.
“Ciao
Rosy!” saluta in un sussurro la Corvonero distendendo le
labbra in
un sorriso gentile, chiudendo il pesante tomo con un tonfo secco,
attenta a non fare troppo rumore per non incorrere nelle ire
dell'inflessibile madama Pince; la cugina osserva la montagna di
libri disposti attorno a Lily Luna a mo di barriera con interesse,
studiandone i titoli e sorridendo nel constatare che appartengano
alle discipline più disparate, molti presi in prestito dalla
sezione
proibita.
“Studi
per gli esami di Dicembre?” domanda poi allungando lo sguardo
sul
volume di genealogia magica, leggendone il titolo vergato in
caratteri gotici oro su fondo in pelle brunita con stupore; che Lily
Luna sia una ragazza sopra le righe è risaputo da anni,
così come
il fatto che si sia sempre dimostrata una lettrice vorace,
più
interessata alle nozioni riportate nei testi di saggistica e alle
avventure dei romanzi di ciò che accade nel mondo reale,
forse a
causa del fatto d'essere cresciuta sin da piccola con i racconti
dello zio Harry, ma ultimamente le sembra davvero strana.
Fatica
a trovare tempo per Hogsmeade o per una semplice colazione assieme in
sala grande durante il weekend e quando si ritrovano a parlare spesso
è assente, assorta in pensieri di cui non vuol comunicare la
natura,
chiudendosi in lunghi silenzi aggravati da occhiate assenti, come se
fosse lì fisicamente ma con la mente altrove, poi la vede
molto più
pallida e smagrita, con profonde occhiaie scure a bordarle gli occhi
castani, stanchi; inutile sottolineare quanto ciò l'abbia
preoccupata, spingendola ad indagare con discrezione sulle ultime
novità riguardanti la cugina ed è rimasta davvero
scioccata nello
scoprire della sfiorata rissa in sala grande, giorni addietro,
così
come del fatto che sia stata ricoverata in infermeria per una
caviglia slogata la notte del trentuno ottobre
a causa d'una brutta caduta sulla scalinata esterna del castello.
Anche
l'aver preso la febbre in biblioteca durante una notte di studio le
sembra strano, ma ha già capito che provare a fare domande
dirette
risulterebbe inutile, vista la fermezza con cui Lily Luna evita in
confronto, come se vi fosse qualcosa di cui non vuole parlare o che
preferisce tenere nascosto, forse per paura d'un giudizio negativo.
“Tutto
bene? Come mai quel tomo sulle genealogie magiche?” le
domanda
accennando al volume.
Lily
Luna sospira e sorride conciliante, cercando di mandar giù
un bolo
di saliva amara contenente lo sgomento e le preoccupazioni maturate
in seguito alle conferme giunte dal suo albero genealogico per
fingere d'essere serena e tranquilla, come se si trovasse in una
comune sessione di studio per qualche esame imminente e non impegnata
a scoprire un mistero antico di secoli che potrebbe aiutarla nel
risolvere il casino in cui s'è trovata invischiata a causa
del rito
“Oh, per storia della magia. Sai quella ricerca di cui ti
parlavo?”
“Mi
hai accennato qualcosa,ma non sei mai scesa in dettagli”
replica la
Grifondoro con lo stesso tono inflessibile adottato da Hermione
Granger quando rimarcava le manchevolezze dei suoi migliori amici,
strappando alla giovane Corvonero una bestemmia silenziosa; fregare
Rose è pressoché impossibile date l'intelligenza
e la capacità
d'osservazione molto acuta, tratti ereditati dalla madre, e lei
è
cosciente di non essere abbastanza brava a fingere né
dissimulare
per poterne uscire senza fornire alcuna valida spiegazione;
mentalmente s'annota di chiedere a Piton come faccia a sembrare
sempre disinteressato ed annoiato da tutto, poiché la sua
proverbiale faccia di culo ora le sarebbe alquanto utile.
“Beh
sai, non ho avuto molto tempo ultimamente. Tra le interrogazioni
imminenti ed il Quidditch mi resta davvero poco tempo, in
più sono
pure stata male”
“Lily,
sei solo al sesto anno! Quando arriverai al settimo che farai?
Persino io ho molto da fare ma tempo per stare con te ne trovo,
così
come per parlarti dei miei progetti. Sembra quasi che non ti importi
più di parlare con me” far leva sul senso di colpa
invece è una
caratteristica trasmessa da nonna Molly, così come la
capacità di
leggerle dentro con una singola occhiata, occhiata che Lily Luna
fatica a sostenere, mordendosi il labbro con forza pungolata da
quell'accusa velata e tristemente reale, poiché non potersi
confidare con Rose le spiace davvero dato che è l'unica
della
famiglia – oltre ad Albus – a
capirla e seguirla nei suoi ragionamenti, dandole sempre nuovi,
interessanti, spunti di riflessione per risolvere i problemi.
Ma
questo è un teatro d'ombre ove tutto è reale e
nulla lecito.
Non
posso trascinarla con me lungo questo sentiero di sangue.
Non
lei che è sempre così buona e giusta,
così ancorata alle regole.
Morirebbe.
“Non è così, Rosy. Lo sai. Sai che ti voglio bene e che in tua compagnia mi diverto, ma in questo periodo ho altro per la testa. Tu, James ed Albus avevate già le idee chiare sul vostro futuro a dodici anni, io invece non so dove sbattere la testa e sto disperatamente cercando qualcosa che possa entusiasmarmi abbastanza da scegliere come lavoro. Ma è difficile...” quella confessione ammantata da un sottile velo di verità basta ad addolcire l'espressione autoritaria comparsa sul viso della strega Grifondoro che, senza alcun preavviso, si sporge in avanti abbracciando la cugina, affondando il viso nei suoi capelli scarmigliati rosso fuoco per sussurrarle all'orecchio quanto sia stupida e di smetterla di farla preoccupare per simili cavolate, che di tempo per decidere del suo futuro ne ha in abbondanza.
No Rosy, ti sbagli...
Irrigidita
nell'abbraccio confortante che odora di rosa e bucato appena lavato,
Lily Luna non riesce a far altro che mordersi il labbro con ancor
più
forza, sentendosi orribilmente in colpa perché sotto la
maschera
della terzogenita solitaria ed educata di Harry Potter ha sempre
nascosto molto, segreti che appartengono solo a lei e a chi –
come lei – è
nato con un
frammento d'ombra incastonato nel cuore che la bolla d'oro generata
della famiglia d'eroi del mondo magico non è stata in grado
d'annichilire; sebbene siano cugine sono sempre state molto diverse,
Rose è espansiva e solare, gentile con tutti ed attorniata
da
numerosi amici ed ammiratori, lei invece ha sempre preferito
rifugiarsi in quella solitudine che i suoi genitori assecondavano
scambiandola per timidezza, lasciandola nel suo mondo 'fatato' a
patto che studiasse e si mostrasse altrettanto brava, desiderio che
lei ha esaudito più per vocazione personale che per
accondiscendenza, schifando amicizie e compagnie con ostinazione
granitica.
Accorgendosi
della rigidità della cugina – ricordando
improvvisamente il suo
ribrezzo verso il contatto fisico – la Weasley
ritorna a
sedersi composta, domandando : “Allora, dimmi un po' in cosa
ti
stai impegnando adesso, magari posso aiutarti!”
No Rosy, non puoi. Grazie per il pensiero.
“Sto
facendo una ricerca su una possibile connessione fra i personaggi
delle Fiabe di Beda il Bardo e maghi e streghe realmente esistiti.
Per questo ho chiesto di poter consultare questo libro. E' solo un
progetto assurdo nato quasi per gioco, ma ormai mi ci sono
affezionata” spiega Lily Luna recuperando una parvenza di
compostezza sufficiente a dare credibilità alle sue parole,
sentendosi sollevata nel constatare che la cugina sembra crederle,
convinta dalla buona conoscenza reciproca e dal fatto che la giovane
Potter non le ha mai mentito, confidandole tutto ciò che le
passava
per la testa con trasparente sincerità.
“Fantastico”
sussurra Rose con occhi luminosi “Non facile ma molto
interessante.
Il professor Ruf è fortemente contrario all'analisi di fiabe
e
leggende in chiave storica, ma io invece credo che tale ricerca possa
dare un contributo immenso a quelle che sono le nostre conoscenze
sulla storia della magia inglese. Immagino che non sarà
stato facile
informarlo dell'argomento della tua tesi”
“Eh...non
l'ho ancora informato, in verità. Aspettavo di raccogliere
più
materiale e che le mie scoperte fossero inoppugnabili” di
tutte le
mezze verità raccontate questa le pare la meglio costruita,
sebbene
già tremi all'idea di cosa succederà quando il
castello d'illusioni
si sgretolerà al suolo rivelando la nuda e cruda
realtà dei fatti,
sempre che non si impegni davvero nel scrivere quanto ha detto e che
riesca a mandare a dormire tutti i risvegliati
prima del trentuno ottobre 2024, cosa che ora le pare estremamente
difficile dato il problema di doversi scontrare con ragazzi della sua
età morti e mutilati dalla guerra.
“Giusto,
giusto. Quindi è per questo che la notte non dormi? Che sei
finita
in infermeria con la febbre e che sei sempre così
scostante?” la
domanda fuoriesce dalle labbra di Rose con l'impietosa cadenza d'una
ghigliottina ben oleata, troncando di netto il respiro alla Corvonero
i cui occhi si sgranano, smarriti; si osservano nel brusio monocorde
della sala lettura per lunghi istanti prima che Lily Luna riesca a
trovare la lucidità sufficiente ad inventare una bugia
credibile,
una bugia che esula il Quidditch e le ricerche scolastiche, un vago
alone di verità lasciato cadere con noncuranza che spiazza
la
cugina, convinta che una tale ipotesi non potesse mai verificarsi.
“Mi
vedo...con qualcuno...” sussurra in un sibilo indistinto
facendo
sobbalzare Rose, il cui viso s'illumina di gioia mentre batte le
mani, eccitata e colpita dalla rivelazione.
“Oh!
Qualcuno è riuscito a scalare l'impenetrabile torre di
Corvonero per
strappare la principessa alla sua solitudine? Chi è questo
prodigio?”
Lily
Luna inarca un sopracciglio assumendo un'espressione scettica,
chiedendosi cosa vi sia di così eccitante nell'avere una
relazione
con un ragazzo sedicenne o diciassettenne ancora immerso nella
routine scolastica e senza alcuna libertà d'azione,
né di pensiero,
ma si trattiene imponendosi di sembrare quantomeno imbarazzata,
ricordando il famoso teatro d'ombre ed il gioco che ogni notte porta
avanti in silenzio, accompagnata da un uomo morto da ventidue anni
che è stato Mangiamorte, spia doppiogiochista e professore,
preside
ed amante delle Arti Oscure.
Potrei
anche basarmi su di lui per la descrizione dell'incosciente
malcapitato, così se Rose dovesse svolgere qualche indagine
fra i
ragazzi della scuola faticherebbe a trovarlo e mi lascerebbe in pace.
Fregarla
è stato più facile del previsto...
“Ci
vediamo da poco più di due settimane, è ancora
presto per rivelarti
come si chiama. Devo ancora capire se mi piace e vorrei evitare che
mio padre lo rapisca sottoponendolo ad un terzo grado, o che a James
venga la malsana idea di aspettarlo ad Hogsmeade per
minacciarlo” è
la replica che trasuda una verità inoppugnabile, dato
l'attaccamento
di Harry verso l'unica figlia femmina e l'irruenza del fratello
maggiore, sempre pronto a difenderla anche quando non richiesto; Rose
annuisce in silenzio, comprendendo sin troppo bene cosa significhi
prendere una cotta per una persona che la famiglia non tollera, data
la sua relazione – epistolare e poco fisica
– con Scorpius
Malfoy di cui Ron Weasley non tollera di sentirne pronunciare il
nome, figurarsi vederlo uscire con la figlia, nonostante il padre sia
un suo collega al dipartimento Auror.
“Beh
dimmi almeno a che casa appartiene!”
“Così
da permetterti di svolgere le tue indagini meglio? No, cugina, mi
spiace” ghigna Lily Luna alzando le spalle con noncuranza
“Lo
saprai a tempo debito”
“Io
però ti ho detto tutto della mia relazione segreta, e ci
terrei a
sottolineare questa parola, segreta, con Scorpius” sbotta
Rose
contrariata, desiderosa di poter conoscere il nome del ragazzo che ha
fatto breccia nel cuore di marmo e fantasie assurde della giovane
Potter, da sempre poco propensa ad interagire con chiunque, anche
solo per amicizia.
“Me
l'hai detto perché Scorpius è il migliore amico
di Al e, quando
ancora frequentava Hogwarts, a volte mi capitava di passare del tempo
in loro compagnia. L'avrei scoperto comunque” è la
replica
analitica, inesorabile, della strega Corvonero le cui labbra
s'incurvano in un sorriso tirato, stanco; quell'amicizia è
il primo
vero segreto che da anni si porta nel cuore, stando ben attenta
affinché non emerga per distruggere la falsa
verità creata per
nasconderlo, sicura che Rose inizierebbe a guardala con occhi diversi
se sapesse che tipo di 'amicizia' legava lei, Albus e Scorpius.
Silenzi, luoghi oscuri e libri proibiti.
Osserva
gli occhi puri - da cerbiatta
- della cugina sentendo acuirsi sempre più l'abisso che le
separa,
poiché non v'è traccia d'ombra in quelle iridi
nocciola
impreziosite di pagliuzze d'oro, specchio di un animo d'un biancore
abbacinante, lindo e pulito come un panno appena lavato, mentre lei
si sente sporca fumosa, velata d'una nebbia perenne che occulta e
trasmuta, che si fa pietra antica quando il mondo tenta di graffiarla
affinché vi si schianti contro venendo ferito a sua volta,
celando
fra i suoi fumi l'immensa oscurità che ha preso a divorarle
l'animo
dal primo vagito urlato con forza; ripensa a quel nome solitario a
cui è stato strappato il gentilizio per cucirvi sopra un
altro
epiteto – straniero - così
da nascondere ciò che davvero Iolanthe era e si sente
improvvisamente affine a quella donna vissuta eoni addietro pur non
sapendo chi sia, né quale sia sua storia, solo per il
semplice fatto
d'aver un cognome che non sente come proprio ed una maledizione
antica a scorrerle nel sangue che le ricorda, ad ogni respiro, ad
ogni battito, quanto la vita sia effimera.
“Vero.
Ma non pensi che presto verrò a scoprire anch'io chi sia il
tuo
cavaliere? Frequenta Hogwarts e non sarà difficile
raccogliere
informazioni su uno studente che passa le notti in giro per il
castello, dopotutto sono Caposcuola” afferma Rose sorridendo
sorniona, stappando un gemito esasperato alla strega Corvonero.
“Sono
seria, non voglio che si sappia in giro. Ho una reputazione da
difendere”
“Quale?
Quella che stavi per mandare alle ortiche sabato in sala grande? Da
quando frequenti gente come la Trevisan? Oppure intendi la
reputazione che ti fa apparire come l'altera e maligna strega della
torre est di Corvonero?” la domanda sibilata con una vena
d'astio e
preoccupazione basta a far contrarre le labbra di Lily Luna in una
linea ferma mentre osserva la cugina con espressione stranita,
chiedendosi quante assurde – e fantasiose – voci si
siano diffuse
sul suo conto a seguito della fatidica cena, stupendosi che una
persona razionale ed intelligente come Rose vi abbia creduto senza
indagare più a fondo; sta per replicare in tono tranquillo
che lei e
la Trevisan non hanno alcuna interazione quando la giovane Weasley la
zittisce di nuovo, sciorinando un discorso buonista sulla
pericolosità di determinate compagnie, nonché
sulle ripercussioni
che tale atteggiamento avrà sulla sua carriera scolastica se
non si
decide subito a troncare l'amicizia con quella poco di buono
italo-croata e con questo misterioso 'ragazzo-fantasma' che la spinge
ad andare in giro di notte violando il coprifuoco, discorso che funge
da combustibile per la fiamma di ribellione che ha preso a divorarle
i pensieri da quando il dialogo s'è spostato dall'argomento
studio a
cose di cui non vuol parlare.
Si
sente davvero stufa d'essere sempre trattata come una bambina un po'
scema, bisognosa di protezione da tutti quelli che un po' la
conoscono, convinti che non sappia farlo da sé.
“Frequento
chi mi pare” è la lapidaria risposta che blocca
l'arringa di Rose,
lasciandole sul viso un'espressione di puro stupore; Lily Luna s'alza
rapidamente recuperando la bacchetta per mandare al proprio posto
tutti i volumi presi in prestito, tenendo unicamente il grosso tomo
sulla genealogia magica e, senza degnare la cugina d'un occhiata,
prende la tracolla da sotto al tavolo gettandosela sulla spalla.
“Lily!”
Rose le afferra il braccio destro costringendola a voltarsi per
poterla guardare bene in viso e ciò che legge in quegli
occhi
castani un po' la spaventa perché sono freddi e distaccati,
schegge
di buio d'una tonalità tendente al colore che assume la
terra smossa
dopo un temporale ed hanno la stessa, profonda, capacità
d'inghiottire; le labbra sottili e pallide della cugina sono una
linea dritta e ferma da cui non esce fiato né
giustificazione, che
rimarca tutta l'ostinazione con la quale ha pronunciato quella frase
tagliente che l'ha spiazzata.
“Si
può sapere che ti succede?” domanda la Grifondoro
con una punta di
rabbia ed il cuore in subbuglio, terribilmente preoccupata
dall'improvviso mutamento d'umore di Lily Luna che mai, prima d'ora,
s'era mostrata così drastica e cattiva nei suoi confronti;
quest'ultima scrolla le spalle, liberando il braccio dalla presa
così
da poter recuperare il grosso volume lasciato sul tavolo.
“Nulla,
crisi adolescenziali. Cose per la testa. Lasciami in pace e non
preoccuparti. Passerà. D'altronde come mi hai ricordato
prima ho
solo sedici anni e mi trovo in piena crisi pre-esami, ho finalmente
scoperto di poter avere degli amici che non appartengono alla mia
famiglia, né sono morti, esco con un tipo un po' strano e
non sto
certo affrontando una sorta d'apocalisse zombie su scala ridotta.
Tranquilla, va tutto bene, sono solo cose difficili da gestire per
una misantropa come la sottoscritta” nonostante il tono
leggere o
scherzoso con cui Lily Luna pronuncia quest'assurda spiegazione, che
sa di verità più d'ogni altra sentita in
precedenza, la schiena di
Rose viene percorsa da un brivido freddo mentre nel petto avverte una
sensazione d'oppressione strana, fastidiosa, che le impedisce di
respirare regolarmente; è sempre stata un po' folle e sopra
le
righe, la cuginetta Potter, nonché malata di cinema e
romanzi,
quindi non è il riferimento da un'ipotetica 'Alba dei morti
viventi'
a spaventarla, bensì quel muro che ha iniziato ad erigere
nei suoi
confronti escludendola, senza tener conto di tutti gli anni passati
assieme e delle numerose volte in cui ci sono state l'una per
l'altra.
“Non
preoccuparti per me, sto bene. Pensa ai tuoi esami e a Scorp. Ti
prometto che quando passerà questa 'fase' tra noi
tornerà tutto
come prima” aggiunge distendendo le labbra in un sorriso
sincero
che però non riesce a confortare la cugina; quest'ultima si
limita
ad un leggero cenno d'assenso, poco convinta, continuando ad
osservare gli occhi freddi di Lily Luna con preoccupazione,
ripromettendosi di sentire quanto prima Albus per chiedere ulteriori
informazioni su quell'improvviso cambio d'atteggiamento sicura che
lui ne sappia di più, d'altronde è l'unico a
conoscerla davvero.
“Va bene Lils, ma ti prego, sta attenta”
Hogwarts,
Stanza
delle Necessità
23
novembre 2023, ore 21.05
Volta
la pagina lentamente, lasciando scorrere lo sguardo sulle righe
ordinatamente stampate ove l'autore parla dell'Inno a Demetra
eviscerandolo più di quanto avesse potuto fare Omero a suo
tempo,
spiegando con chirurgica precisione il dolore di questa madre tradita
e disperata, costretta ad abbandonare i suoi doveri per vagare verso
i quattro angoli della Terra alla ricerca di quella figlia tanto
amata – sua unica ragione di vita,
come spesso sono i
pargoli per le madri sole – rapita
e condotta - perduta - in
un regno in cui lei non ha alcun potere; questa madre feroce con
ninfe e fratelli che nella sua immaginazione assume l'aspetto d'una
Ginevra Weasley adulta e disillusa ma sempre agguerrita, sicuro che
anche lei sarebbe disposta a ribaltare il creato, sovvertendo
l'ordine cosmico, se ciò servisse a farle riavere la
preziosa –
unica- femmina com'era
prima di toccare l'ombra, d'assaggiare l'abisso.
Le
labbra pallide e sottili s'incurvano appena in un accenno di sorriso
mentre gli occhi ossidiana s'alzano dalla pagina per osservare
distrattamente lo spazio circostante, un'ampia stanza dal pavimento
in legno lucido costellata d'attrezzi ginnici e manichini armati di
bacchetta, con un bersaglio rosso stampigliato sul petto squadrato e
volto simile ad una maschera mortifera, contornati da pareti di
specchi sbalzati, specchi in cui la sua nera e magra figura non si
riflette, concedendogli l'illusione –
immaginazione - d'un
aspetto più gradevole di
quello avuto in vita; seduto per terra, con la schiena poggiata
contro una fredda colonna in marmo chiaro, assottiglia lo sguardo
sulla superficie riflettente di fronte a sé –
vuota –
immaginando
una figura dai
lunghi capelli rosso acceso ed inclementi occhi cangianti danzare
nell'aria satura di polvere, assumendo i connotati di quella
Persefone così sfuggente, come sfuggente risulta Lily Luna a
seguito
del rito.
L'unica Lily Luna che abbia conosciuto, a onor del vero.
E'
in ritardo di cinque minuti, la lezione sarebbe dovuta iniziare alle
nove precise e, se fosse una sua studentessa, si premurerebbe di
affibiarle una punizione esemplare così da impedirle di
dimenticare
gli impegni presi dimostrandosi puntuale, ma essendo la loro
'situazione' assai particolare si limita a sbuffare
contrito
continuando a leggere mentre la rabbia s'accumula così da
poter
essere vomitata in un secondo momento, sotto forma d'insulti e
battute taglienti, facendo leva sull'orgoglio per ferirla nel
profondo, ove fa più male, nonostante sappia che quel
ritardo è
ampiamente giustificato; si trova in biblioteca e ha finalmente
capito il nesso fra la Grecia del XVI secolo ed i Peverell, se si
dimostrerà abbastanza attenta riuscirà anche a
trovare il nome
della donna che ha portato nella famiglia Potter il mantello
dell'invisibilità e quel sangue magico tanto oscuro che pare
essersi
risvegliato in lei come una di quelle malattie genetiche che saltano
generazioni, per poi colpire con inclemente crudeltà
'gli
eletti'.
Lui
ha appreso queste informazioni la mattina del sei novembre,
incuriosito dalla miriade di particolari rivelati dalla Morte durante
il colloquio nella sala lettura circolare della Sezione Proibita ed
interessato a scoprire quale matrimonio avesse mai regalato alla
famiglia di Grifondoro per eccellenza un potere talmente tanto arcano
e maligno da far tremare anche il peggior Mago Oscuro; non è
rimasto
stupito nel constatare che la portatrice fosse una donna, particolare
indirettamente rivelato da Albus quando si erano trovati a discutere
dei 'Doni', immagazzinato con noncuranza convinto che un dettaglio
talmente infimo non gli sarebbe mai stato di alcun aiuto, ma che ora
gli pare vitale poiché spiega l'apparente sparizione del
cognome
Peverell da tutti gli archivi magici inglesi.
Non
ho risvegliato solo Mangiamorte, vero?
Sospira
infastidito, assottigliando gli occhi ossidiana mentre l'eco di
quella frase pronunciata con voce terribilmente infantile e smarrita
gli riecheggia in mente con forza, annichilendo pensieri e ragione,
costringendolo a dedicare ogni attenzione
– controvoglia
– a
quell'assurda ragazzina a
cui s'è trovato legato per un ennesimo scherzo della sorte;
non ha
voluto aiutarla nella ricerca, spingendo affinché trovasse
da sé le
risposte perché ha capito che questo è l'unico
modo per fargliele
accettare senza che assurde paure e reticenze la blocchino,
concentrandosi a mente lucida sulla missione affidata loro dalla
Mietitrice.
Cosicché io possa tornare al tanto agognato riposo eterno, liberandomi di lei.
Osserva
le venature delle assi che costituiscono in pavimento assumere il
color nocciola degli occhi della giovane strega, profondi e privi di
quella punta d'ingenuità che caratterizza lo sguardo dei
suoi
coetanei, come rimangono liberi da ogni traccia –
accenno
– di
verde; deve ammettere
- di malavoglia – che
convivere con lei si sta rivelando meno tremendo di quel che aveva
pronosticato dopo aver scoperto chi fosse, temendo si rivelasse una
copia sputata – ancor più
idiota – del
padre, mentre ora che l'ha conosciuta un po' meglio non può
fare a
meno di domandarsi da chi abbia preso, poiché sebbene
l'apparenza la
possa tranquillamente contraddistinguere come Potter, di fatto non
somiglia a nessun componente delle famiglie da cui discende.
E'
intelligente e colta, fantasiosa, dotata d'una lingua tagliente ed
uno spiccato senso d'umorismo, inoltre eccelle in diverse discipline
ed ama applicarsi in tutte le materie presenti nel programma, ma quel
che più l'ha colpito è stata la sua
profondità di pensiero, il
modo attento con cui analizza e cataloga ogni sfumatura del mondo in
cui vive e delle persone che ha attorno senza alcun pregiudizio,
eviscerandone pregi e difetti con un'abilità inquietante che
stona
con i suoi sedici anni anagrafici; quando non è impegnata a
prodigarsi in fantasiose bestemmie degne d'uno scaricatore di porto
babbano, mostrando anche in quest'ambito una conoscenza che scavalca
ed annichilisce quella d'una buona fetta di seguaci dell'Oscuro non
molto aulici, riducendo le triviali imprecazioni di Greyback a
leggere invettive, risulta quasi accettabile discutere con lei d'ogni
argomento possibile, fatto reso ancor più interessante dalla
capacità di tenergli testa quando le opinioni si dimostrano
contrastanti.
Non
somiglia nemmeno a Lily nonostante ne porti il nome, pensa con lo
stomaco contratto in una morsa ferrea; ha capelli ribelli come fiamme
d'inferno, d'una tonalità di rosso particolare che passa dal
sanguigno all'oro a seconda della luce ed un viso magro, affilato, su
cui spiccano labbra sottili e occhi troppo scuri.
Ma
la differenza più grande è nel carattere: Lily
Luna non è gentile
né amichevole, non ha un animo solare né le
riesce naturale piacere
a tutti; si mostra cortese e deferente per semplice rispetto delle
regole e delle gerarchie scolastiche, ma quando le situazioni lo
richiedono non si pone alcuno scrupolo ad andarvi contro per seguire
i suoi ideali.
E'
ombrosa e solitaria, attaccata a tutto ciò che riguarda le
idee
– fantasie – trasposte su
pellicola, carta stampata o pergamena, mostrando sincero disinteresse
verso il mondo che la circonda a meno ché esso non abbia
qualcosa
d'interessante da offrirle, peccato che quel che lei reputi
'interessante' sia spesso dai più considerato 'pericoloso',
poiché
quella voragine d'ombra che porta dentro la spingerà sempre
con più
forza verso tutto ciò che gli uomini temono o rifuggono per
paura o
semplice buonsenso, cose di cui lei non dispone a sufficienza; il
Signore Oscuro temeva Silente, temeva la profezia che lo voleva
sconfitto da un ragazzino nato alla fine di luglio e pertanto s'era
costruito dei limiti facilmente utilizzabili contro di sé,
ma lei è
diversa poiché l'unica cosa che davvero la blocca pare
essere solo
sé stessa.
Cosa
diventerà quando accetterà cos'è?
Cosa
diverrà quando la Katàbasis sarà
compiuta?
La
domanda resta ad aleggiare nei suoi pensieri giusto un'istante,
spazzata poi via dall'improvviso cigolio della pesante porta
d'ingresso da cui emerge, scarmigliata ed ansante, la giovane Potter;
i lunghi capelli ribelli danzano nell'aria polverosa, trattenuti a
fatica da un elastico nero decisamente troppo largo e le ricadono
sulle spalle avvolte nella giacca d'una tuta
– troppo
grande – bianca,
come bianchi
sono i pantaloni ornati da una riga verticale nera, che le coprono le
scarpe da ginnastica finendovi sotto.
Getta
malamente la tracolla colma di libri, pergamene e boccette
d'inchiostro a terra, senza curarsi di poter accidentalmente
fracassare una di queste ultime mentre continua a mangiar aria,
borbottando una scusa fra un respiro e l'altro.
“Venti
minuti, Potter” sibila l'ex professore alzandosi con
movimento
fluido, facendo sparire il libro per prendere posto al centro della
stanza con la bacchetta nella mano destra, pronto ad iniziare la
lezione.
“Ho
avuto un problema. E porca Morgana, questa stanza di merda potrebbe
anche apparire al primo piano o dove uno si trova, anziché
far
correre la gente come se non ci fosse un domani fin quassù!
Cioè,
ha presente che significa fare sette rampe di scale di corsa per
sfuggire a Barley e Gazza?” tenta di giustificarsi Lily Luna
con il
volto ancora arrossato dalla corsa, riprendendo finalmente la
parvenza d'un respiro regolare nonostante il cuore le martelli contro
il petto con forza.
“Ho
ben presente il fatto che Gazza ormai dovrebbe avere settant'anni.
Considerato che nemmeno da giovane è stato mai un eccellente
corridore e che la sua aspirazione non è morire d'infarto a
causa
d'una studentessa testa di legno tua pari, dubito ti abbia inseguita
fin quassù. Inoltre per te questo non è altro che
ulteriore
esercizio”
“Sputare
un polmone?” la ragazza inarca un sopracciglio, polemica
“Ok, va
bene. Gazza l'ho seminato alquanto facilmente, ma Barley m'ha dato
qualche problema, lui e la sua assurda fissa di placcare la gente
tirandogli contro il carrello dei secchi colmi d'acqua lurida o il
mocio a mo' di giavellotto”
“Potter...”
ringhia Piton fulminandola con un'occhiata tagliente “Se
avessi
davvero sputato un polmone non saresti qui
ad ammorbarmi con le tue inutili e sconclusionate chiacchiere. Ora
prendi posto nel cerchio dei manichini e riprendiamo la lezione sugli
incantesimi scudo, siamo già in notevole ritardo”
Lily
Luna gonfia le guance e sbuffa, trattenendo con forza un'acida
battuta fra denti e labbra, conscia che iniziare un duello verbale
con un Piton già incattivito e spazientito non sia una buona
idea
poiché finirebbero per litigare, complice anche il suo
nervosismo a
causa del dialogo avvenuto in biblioteca con Rose che le ha lasciato
dentro un senso d'amarezza e frustrazione fastidioso, così
esegue
prendendo posto di fronte ad un uomo di legno e metallo dal volto
simile alla maschera usata dai Mangiamorte, circondata dagli altri;
questi paiono animarsi di colpo, iniziando a castare schiantesimi
contro di lei che, abilmente, inizia ad evocare scudi volteggiando
così da trovarsi ogni volta faccia a faccia con l'avversario
che la
sta per colpire, rendendo la difesa più efficace e
respingendo
l'assalto nel modo migliore.
Piton
la osserva in silenzio, girando attorno al perimetro come un lupo
intento a studiare la propria preda, annotando tutti gli errori e le
debolezze della ragazza per poi fare una sommaria analisi dei suoi
punti di forza: è veloce ma si muove troppo, disperdendo
troppe
energie nel saltellare inutilmente da una parte all'altra del cerchio
quando basterebbe semplicemente voltarsi sul posto, facendo scivolare
i piedi sul terreno in modo da raggiungere rapidamente la posizione
corretta; sull'abilità e conoscenza degli incantesimi invece
non ha
nulla da dire e deve ammettere – con
riluttanza – che
Jonathan Andrew Murray ha fatto davvero un buon lavoro nell'insegnare
a queste nuove generazioni le corrette tecniche d'attacco e difesa,
sebbene siano puramente 'scolastiche' e manchino di quella
spontaneità e praticità che in vero duello
servono, dati confermati
dalla rigidità con la quale Lily Luna si sposta e dalla posa
che
assume dinnanzi ad ogni avversario, come se si trovasse perennemente
su una pedana da duello e non in un ambiente reale, con potenziali
pericoli provenienti da ogni angolo.
Le
manca capacità d'analisi del campo di 'gioco', o meglio,
l'ha per il
Quidditch ma non la sfrutta in questo ambito forse convinta che non
sia necessaria, senza rendersi conto di quanto davvero possa
diventare rilevante in uno scontro vero, comunque è indubbio
che
possegga una buona e migliorabile 'base' da cui partire per rendersi
veramente capace d'andare a caccia di morti senza lasciarci la pelle
e senza che lui debba intervenire a salvarla in ogni occasione.
Non
può permettersi d'aver appresso una palla al piede.
Incurva
le labbra nel fantasma d'un sorriso e le concede
–
mentalmente, ovvio – una lode
di merito per la sua tecnica, seppur grezza è molto
più di quanto
riuscisse a fare quella testa di legno del padre alla sua
età.
Mentre
la giovane strega continua gli esercizi, spronata dai commenti
taglienti sulla sua inadeguatezza e sul fatto d'assomigliare
più al
vecchio rospo di Paciock che ad un essere umano impegnato in uno
scontro, commenti che sono come benzina gettata sul fuoco d'orgoglio
e voglia di primeggiare, spingendola a serrare i denti migliorando i
movimenti, l'uomo si slaccia il lungo mantello nero ripiegandolo poi
con cura per infilarlo su uno dei pioli delle spalliere di legno che
occupano una parte della parete lunga, sbottonandosi poi anche la
stretta casacca per rimanere in camicia bianca e scuri pantaloni
infilati in alti stivali in pelle di drago.
Si
lega i sottili capelli neri, leggermente più lunghi di come
li
portava quand'ancora era in vita, in un codino basso ed arrotola le
maniche fino ai gomiti, recuperando poi la bacchetta per tornare ad
osservare la Potter che ha ripreso a respirare in modo affannato a
causa dello sforzo continuo.
Seguendo
un suo schema Lily Luna volteggia nel cerchio parando e schivando,
alternando il 'Protego' ad altri incantesimi scudo insegnati dalla
professoressa Ashdown durante le lezioni congiunte con il professor
Murray, fiera di ricordarli tutti perfettamente e di saperli
riprodurre con impeccabile precisione; ha appena evitato l'ennesimo
schiantesimo e parato una gragnola di fatture quando un presentimento
le fa rizzare i capelli dietro la nuca, spingendola a compiere una
rotazione per schermarsi da una maledizione decisamente più
potente
di quelle prodotte dai manichini.
“Ma
cazz” mormora a denti stretti, costretta a fare qualche passo
indietro a causa del contraccolpo, osservando con occhi sgranati la
figura alta e magra di Piton scrutarla con espressione intellegibile
e la bacchetta in pugno oltre le spalle d'uno degli uomini di legno e
metallo; senza lasciarle il tempo d'articolare una richiesta di
spiegazioni l'ex professore lancia un secondo incantesimo che la
ragazza è costretta a parare, sentendo le suole scivolare
sul legno
e le dita della mano formicolare indolenzite.
E'
forte, porca Morgana
“Reagisci
Potter” scandisce e le sue parole riecheggiano con forza
nell'ampia
stanza dai soffitti a volta, sovrastando gli schiocchi prodotti dagli
incantesimi che rimbalzano contro lo scudo.
“Ci
provo” cerca di ribattere lei, impegnata ad indietreggiare
senza
però trovare il tempo di produrre un attacco a sua volta,
costretta
a mantenere la barriera eretta per non essere colpita dalla pioggia
torrenziale di fatture che l'uomo le sta riversando addosso senza
alcuna pietà, né voglia di lasciarla respirare,
spingendola sempre
più indietro e costringendola a schivare o saltare gli
attrezzi
ginnici e gli altri ostacoli presenti sul pavimento per non
inciamparvi e finire a terra; diversamente da lei, che si muove
frenetica per mantenere il ritmo, lui alza a malapena il braccio e
ruota il polso, rimanendo con i piedi ben saldi al suolo
–
sinistro avanti – aperti in
linea con le spalle e ginocchia leggermente piegate, così da
avere
una posizione stabile e pronta al contrattacco o a scartare di lato
in caso d'un attacco a sorpresa.
La
ragazza aggrotta un sopracciglio cercando d'imitarlo, flettendo
leggermente le gambe sempre continuando a parare gl'incantesimi che
giungono con spietata precisione e mai nello stesso punto,
costringendola a prestare attenzione sia ai fianchi che di fronte,
faticando a pensare ad un possibile contrattacco; il formicolio
inizia ad estendersi alla mano intera, risalendo per i tendini tesi
sino al braccio, facendolo tremare.
Stringe
i denti.
“Il
ritardo era dovuto a?” domanda Piton monocorde cogliendola di
sorpresa, provocando un'incrinatura nella barriera che la costringe
ad inginocchiarsi per reggere il peso dell'urto dell'incantesimo.
Lo
osserva con occhi sgranati, indecisa se rispondere o continuare a
difendersi.
“Potter!”
la sollecita con un ringhio, lanciandole addosso l'ennesima gragnola
di fatture.
“Biblioteca!”
“Trovato
qualcosa d'interessante?”
Lily
Luna ansima una bestemmia mal assortita e stringe i denti senza
capire perché diavolo non abbia potuto chiederglielo prima
d'attaccarla a tradimento, quando erano fermi, ma ogni pensiero viene
annichilito dalla necessità di concentrarsi su quel che le
sta
giungendo addosso con forza e velocità spaventosa, rendendo
i suoi
scudi sempre più sottili e labili come se fossero stati
intessuti
con carta velina; se non trova subito un modo di controbattere
finirà
per raggiungere il muro di fondo e li si, sarà spacciata,
non ha più
forza sufficiente per castare una difesa in grado di reggere
– forse non l'ha mai posseduta –
la furia di Piton che, a giudicare dal tono quasi annoiato con cui la
guarda, non si sta nemmeno impegnando.
“Potter!”
la richiama nuovamente quando s'accorge che la risposta non arriva e
lei stavolta impreca forte, disperata, sentendo la barriera andare in
frantumi trapassata da un incantesimo che – ne è
sicura –
dev'essere il famoso 'Sectumsempra' utilizzato incautamente dal padre
contro Malfoy, che le passa pericolosamente vicino al fianco sinistro
per poi schiantarsi a terra, ove lascia un profondo squarcio nel
legno brunito.
“Cazzo!
Ma vuole uccidermi?” urla sgranando gli occhi castani,
costretta
poi a cercare riparo dietro una colonna in marmo per evitare un'altra
– impietosa – maledizione; Piton ghigna divertito,
incurvando
appena un sopracciglio scuro come l'ala d'un corvo in un'espressione
di finto stupore.
“Ovviamente...no”
Quella
pausa la inquieta.
“Ma
voglio che tu sappia difenderti se qualcuno ci proverà.
Magari con
qualcosa più d'un Protego o dell''Expelliarmus tanto caro al
tuo
tonto padre”
Con
la schiena sudata ben adesa al marmo freddo Lily Luna respira
famelica, con la bacchetta ben stretta nella mano sinistra ed il
corpo indolenzito a causa delle resistenza prodotta; osserva il fondo
della stanza terribilmente vicino e cerca altri possibili ostacoli
dietro cui nascondersi per prendere tempo così da elaborare
una
strategia che le permetta d'uscire indenne da quello scontro non
richiesto, perché è sicura che Piton non si
fermerà fintantoché
avrà la forza d'opporsi.
O
finché non mi avrà colpita.
“Forza
Potter, non stiamo giocando a nascondino”
Si
impone contegno modulando il respiro in lunghe e profonde boccate,
invocando una calma che fatica ad arrivare prima di voltarsi di
fianco per arrischiare un'occhiata verso il punto ove si trovava
Piton quando s'è nascosta, trovandolo vuoto; mossa
dall'istinto
scarta di lato, evitando appena in tempo una maledizione che va' a
colpire il marmo candido, scheggiandolo irrimediabilmente mentre lei
trova riparo sull'altro lato, slacciando e sfilando il giubbino per
lasciarlo cadere a terra così da rimanere in t-shirt.
Pensa
Lily Luna.
E'
più forte di te, ma non è detto che sia
più veloce.
Proviamo.
“Davvero
vuole sapere della ricerca?” urla la ragazza schizzando fuori
dal
riparo improvvisato diretta verso la fila di colonne site nella parte
opposta della stanza, parando nel mentre una serie di colpi che
paiono pioverle addosso dalle zone d'ombra.
“Ovviamente”
è la cacofonica, divertita riposta.
“C'è
stata davvero una Peverell nella mia famiglia. Si chiamava
Iolanthe”
spiega lei scartando gli incantesimi, scivolando velocemente sul
pavimento in legno per far in modo d'avere quanti più
ostacoli
possibili fra lei e Piton da usare come ripari o su cui indirizzare
gli attacchi; la cavallina esplode in una miriade di frammenti di
legno che la ragazza prontamente trasfigura in un solido scudo e,
quando anch'esso viene distrutto ne arresta i pezzi,
indirizzandoli
poi verso l'ex
professore sottoforma d'acuminate lance.
Lui
emerge dalle ombre evocando del fuoco che li incenerisce con
facilità, castandole poi un altro Sectumsempra che la strega
evita
con una piroetta, lanciando una Bombarda che va a collidere contro
gli specchi, frantumandoli con un boato; il muro trema e polvere
sottile turbina nell'aria calda, carica d'elettricità
statica e
magia, mentre i due si danno battaglia riducendo in pezzi tutti gli
arredi presenti e continuando il loro dialogo.
Lily
Luna gli racconta del nesso fra la famiglia Peverell e la Grecia del
XVI secolo, aggiungendo poi d'aver trovato curioso che tutte le donne
nate Potter siano morte a sedici anni senza figli né
apparente
spiegazione logica e l'uomo, dopo aver ridotto in fine sabbia un
pezzo di marmo grosso quanto il rullo d'una pressa per asfalto che la
ragazza gli aveva scagliato contro, replica che con tutta
probabilità
non è l'unica della famiglia ad essersi scoperta
'negromante' di
punto in bianco.
“Dice
che sono decedute perché anche a loro la Morte ha affidato
una
missione ed hanno fallito?” domanda Lily Luna evocando una
barriera
così da frantumare pezzi acuminati di specchio, studiando il
viso
pallido e divertito dell'ex insegnante con una punta d'orgoglio;
nonostante il dolore e la fatica sta resistendo, scagliando magie
d'attacco a sua volta e tutto perché parlare le ha permesso
di non
pensare troppo, concentrandosi con i sensi anziché
attraverso i
mille voli pindarici che la portavano a chiedersi quale fosse la
barriera giusta da usare o quale incantesimo fosse meglio lanciare
per ferirlo.
“Potter,
credo che tu sia l'unica testa di legno capace d'evocare per gioco
settantotto cadaveri, facendosi poi convincere ad andare a
recuperarli. No, penso siano morte perché il loro potere era
troppo
scomodo”
“Sta
insinuando che i miei antenati le abbiano uccise?” replica
sbigottita la ragazza deviando un incantesimo particolarmente potente
che rimbalza contro al soffitto, facendo cadere pezzi d'intonaco e
calcinacci. Osserva il viso magro e spigoloso di Piton perdendosi in
quegli occhi neri dal taglio allungato, scuri come l'abisso ove le
emozioni annegano e si scindono divorate dal nulla, spostando lo
sguardo poi sui lunghi capelli d'ebano sfuggiti al codino e sulla
guancia sinistra, ove inizia la cicatrice prodotta dal morso di
Nagini, per poi farli scivolare lungo il collo non più
nascosto
dall'alto colletto nero della casacca; dove il serpente gli ha
straziato le carni la pelle è tessuto cicatriziale ruvido,
mal
guarito, una grossa macchia ancor più chiara della
carnagione che
parte dalla mandibola e scende fino alla clavicola coperta dalla
camicia leggera.
Non
l'avevo mai vista prima d'ora.
Deve
aver fatto un male d'inferno.
Lui
pare essersi reso conto dell'esame e la richiama all'ordine con
l'ennesima gragnola di colpi, prima di ribattere atono: “Non
è poi
così strano. Anticamente quando un figlio nasceva con
caratteristiche 'non conformi' agli standard di famiglia veniva fatto
sparire abbastanza facilmente, specie nell'élite
purosangue”
“E'
inumano” ribatte la strega con convinzione, continuando a
volteggiare per la stanza evitando i numerosi detriti che ora
costellano il pavimento scheggiato, dilaniato dagli incantesimi; il
cuore le pompa frenetico e l'adrenalina sale ad ogni parata, ad ogni
attacco, annichilendo la stanchezza mentre lei si concentra su quanto
letto nei libri lasciando al subconscio l'arduo compito di gestire il
duello, chiedendosi se davvero le ragazze Potter siano tutte morte
per volere dei loro genitori che, una volta scoperto il loro potere,
avevano preferito farle sparire prima d'essere accusati dal
Wizengarmot di pratiche illecite.
Se i miei sapessero, mi difenderebbero?
La
domanda è una scheggia d'insicurezza che si pianta nel
profondo,
insieme ad altri piccoli frammenti di dubbio che l'accompagnano dalla
notte del rituale.
“E'
ordinaria amministrazione, Potter. Solo perché provieni da
due
famiglie purosangue un po' sopra le righe non pensare che queste
pratiche fossero loro ignote. Ma, a parte la ricerca, c'è
qualcos'altro che ti ha trattenuta? Mi sembrava fossi in biblioteca
da questo pomeriggio” la domanda lanciata con noncuranza da
Piton
riecheggia cacofonica nell'ampio stanzone ridotto ad un campo di
battaglia, con muri segnati ed anneriti ed il pavimento oramai
completamente ingombro; Lily Luna si tuffa dietro i resti d'una
colonna per evitare una maledizione, prendendo del tempo prima di
rispondere, indecisa se raccontare all'uomo della scenata di Rose e
delle sue assurde paure, convinta che inutili diatribe tra
adolescenti non siano esattamente ciò che gli interessi
sentire.
“Mia
cugina” mormora alla fine e solo dopo un ennesimo sollecito
sibilato in tono tagliente con una fattura ben piazzata a correlarlo
“E' preoccupata per i miei recenti cambiamenti, fra cui la
sfiorata
rissa in sala grande. E per farla stare zitta mi sono inventata che
mi vedo con un ragazzo”
Il
sopracciglio nero dell'uomo s'incurva ed un'espressione vagamente
stupita gli scivola sul volto pallido “Originale, Potter. Ci
manca
solo che tua cugina si metta ad indagare con chi esci, se è
davvero
figlia della Granger non ci metterà molto a capire che le
hai
raccontato una colossale bugia, nonché cosa tu faccia
davvero nel
tempo libero”
“E'
anche figlia di Ron e siccome è innamorata persa di un ex
compagno
di scuola ci ha creduto senza problemi. Rose è intelligente,
ma ha
dei punti deboli. Basta far leva su quelli per fregarla. E le ricordo
che da quando la conosco non ho più 'tempo libero', anzi,
ormai il
mio tempo libero consiste nel frequentare le normali lezioni”
“E
chi sarebbe il fortunato?”
“Scorpius
Malfoy”
Le
labbra sottili di Severus Piton s'incurvano in un ghigno divertito
nel pensare alla faccia di Draco quando scoprirà che la
figlia di
Ronald Weasley ha una cotta per il suo unico rampollo e,
indirettamente, ripensa a Lucius, a quanto deve aver sofferto
nell'essere abbandonato dal figlio che ha deciso di lavorare come i
comuni mortali, intraprendendo la carriera di Auror per poi farsi
assegnare alla squadra di Potter; successivamente ritorna a
concentrarsi sulla ragazza che ora gli è di fronte, ansante
e
dolorante in mezzo a calcinacci e pezzi di legno scheggiato, con i
lunghi capelli fiamma liberi dal codino e gli occhi castani
illuminati da un fuoco di determinazione e divertimento mai visto in
nessuno studente prima d'ora, trovandosi stranamente dilettato da
quel duello improvviso nato più per testarla che per vera
voglia di
metterla in difficoltà, difatti avrebbe smesso molto prima
se lei
non si fosse dimostrata così pronta nel controbattere i suoi
incantesimi.
Un
silenzio innaturale discende nello stanzone come un velo di seta
mentre i due si osservano a vicenda, trovando nuovi particolari l'uno
dell'altra che prima non avevano colto; lo sguardo di lei scivola
sull'avambraccio sinistro dell'uomo calamitato dal nero che spicca
con violenza in contrasto con la pelle chiara, formando le spire d'un
mostruoso serpente che s'arrotolano verso l'interno.
Il
Marchio Nero.
Papà
diceva che dopo la caduta di Voldemort il tatuaggio era sbiadito sul
braccio d'ogni Mangiamorte, Malfoy compreso, mentre il suo è
ancora
nero e ben definito.
Forse
perché è morto prima che la battaglia finisse ed
io l'ho richiamato
esattamente com'era quando ha esalato l'ultimo respiro?
Per
un istante sente l'irrefrenabile desiderio di passarvi sopra le dita,
percorrendo per intero il disegno e studiandone i dettagli, facendole
poi scivolare verso l'alto finché non arrivino a toccare la
cicatrice che occupa tutta la parte sinistra del collo dell'uomo; ora
che lo vede così, senza quella stretta ed austera casacca a
collo
alto, gli pare quasi più umano e 'bello', a modo suo:
è alto e
magro, con un corpo asciutto su cui i muscoli appaiono ben definiti,
mani dalle lunghe dita sottili rese ruvide e callose dagli anni
passati a miscelare pozioni e viso spigoloso, scarno, su cui quegli
occhi d'abisso spiccano incredibilmente vividi.
Non
possiede la bellezza statuaria di Lorcan Scamander o del nonno James,
ma c'è qualcosa in lui, nel suo aspetto strano e
particolare, che lo
rende 'affascinante' e terribilmente 'pericoloso', sicuramente molto
più attraente del branco di ragazzini con cui è
costretta a
convivere fra le mura del castello; la ragazza ingoia un bolo freddo
di saliva piantandosi le unghie della mano destra nel palmo con
forza, mentre la sinistra stringe convulsamente la bacchetta,
cercando di scacciare quella torma di pensieri
–
irrazionali, folli – dal
cervello prima che lui se ne accorga.
E'
la stanchezza, Lily .
Sicuramente...
“Potter”
la chiama con voce monocorde studiandone il viso arrossato contornato
da quella cortina di fuoco che sono i suoi capelli, studiandone le
labbra sottili, dischiuse nell'atto d'immagazzinare quanto
più aria
possibile e gli occhi castani, profondi e caldi come terra appena
smossa, passando poi alla t-shirt dell'Hard Rock Café di
Londra
nera, con il classico logo giallo oro stampato sul petto, d'una
taglia troppo grande come troppo grandi sono i pantaloni bianchi con
banda laterale nera della tuta, domandandosi perché non
indossi mai
abiti della misura giusta; è bassa e magra, ma indubbiamente
'carina' se abbandonasse l'abitudine di andare in giro in modo
così
sciatto e mal curato, quasi l'indossare vestiti enormi fosse una
sorta di 'scudo' nei confronti del mondo circostante per continuare
ad apparire anonima, invisibile, quasi non si rendesse conto delle
potenzialità che possiede.
“Si?”
risponde lei incerta, iniziando a respirare regolarmente.
Deglutisce
saliva e folli pensieri, costringendosi a guardarla solo per
ciò che
è: una seccatura dal cognome ingombrante, parente della
donna a cui
ha votato esistenza e sentimenti e alla quale lei non somiglia per
niente, nonostante ne porti il nome; deve solo tenerla in vita
finché
non avrà imparato a gestire i suoi poteri così da
mandalo al tanto
agognato riposo eterno, non può certo perdere tempo a
divertirsi con
lei, né correggere un difetto d'autostima tanto insulso
quale
l'abbigliamento.
“Hai
una buona conoscenza degli incantesimi d'attacco e difesa,
ciò che
ti manca è la capacità d'analisi del terreno
applicata ad uno
scontro reale e, soprattutto, la corretta esecuzione dei movimenti.
Ti sposti troppo, perdi troppe energie in saltelli e piroette
inutili, dato che non siamo ad una lezione di ballo, inoltre devi
imparare a servirti di ciò che ti circonda per utilizzarlo
come
eventuale arma contro il tuo avversario” spiega l'ex
professore
recuperando la consueta calma.
“Credevo
d'averlo appena fatto. Ho usato gli ostacoli della stanza come ripari
e i pezzi degli oggetti andati in frantumi
come armi” ribatte Lily Luna guardandosi attorno, rendendosi
improvvisamente conto del disastro che hanno causato poiché
dello
stanzone ben arredato sono rimaste solo le pareti, anneriti e
scheggiate, mentre il pavimento è un ingombro d'ogni sorta
possibile di detrito, cosparso di sabbia e bruciature profonde;
sgrana gli occhi inghiottendo un secondo grumo di saliva, sussurrando
un imprecazione di stupore a fior di labbra.
“Si,
l'hai fatto. Ma solo dopo che io ti ho costretta a parlare per
deviare la tua concentrazione dal duello. Pensi troppo, ti concentri
troppo su cose futili. Devi imparare a rendere il combattimento
più
fluido, come se fosse un atto naturale quale il respirare”
“Non
avevo mai combattuto prima, non cosi!” si giustifica lei
indicando
l'area circostante “nel Club Scolastico non possiamo certo
scagliarci maledizioni così potenti, né ci
permettono di muoverci
dalla pedana o di demolire l'aula”
Piton
incurva le labbra in un ghigno “Per questo esiste la Stanza
delle
Necessità e sono qui a farti lezione. Dovrai diventare
abile, molto
più dei tuoi compagni ed insegnanti, dovrai essere
abbastanza brava
da sostenere un vero duello sola. Le potenzialità le
hai”
Gli
occhi castani della ragazza si sgranano ancor più quando il
cervello
registra quel blando complimento mascherato da ovvietà,
facendola
sentire euforica; strappare una nota di plauso a Piton le è
sempre
parso più difficile che uscire dai M.A.G.O con 'E'
più lode, data
poca propensione dell'ex insegnante a prodigarsi in ogni cosa somigli
vagamente ad un complimento nei confronti delle teste di legno suoi
allievi, quindi quel dato di fatto scandito con la classica voce
monocorde e noncurante la rincuora spingendola a voler dare il
massimo, cosicché lui non ne sia deluso.
“Potter...hai
le potenzialità, ma sei ben lontana dal poter affrontare un
vero
scontro in modo soddisfacente. Somigli ancora troppo al rospo
salterino e fuggiasco di Paciock che ad una strega” la
redarguisce
lui con un cipiglio sornione dipinto in viso; lei gonfia nuovamente
le guance trattenendo un'imprecazione, ma prima che possa prodigarsi
in una filippica su quanto sia 'stronzo' a demolirla ogni volta in
cui crede d'aver ottenuto la sua approvazione l'uomo la zittisce
lanciandole contro un Expelliarmus a tradimento.
La
strega alza la bacchetta di scatto pronta ed evocare uno scudo
quando, improvvisamente, una fitta potente e terribilmente dolorosa
le dilania il petto, seguita dall'ormai familiare sensazione di caldo
e mancanza d'aria che accompagnano il risvegliarsi dello strano
potere d'evocazione dei morti; la spell la colpisce in pieno petto
mandandola a rotolare diversi metri addietro, fra cocci e pezzi di
muro che le feriscono e contundono le braccia, ma lei non vi bada,
troppo presa a cercare di respirare e a controllare l'ondata di fuoco
liquido che le scorre nei vasi sanguini rendendo tutto ovattato,
indistinto, spingendola a concentrarsi sull'enorme fonte d'energia
che pare averla richiamata e che sente vicina, come se si trovasse
all'interno delle mura del castello.
“Potter!”
Piton s'inginocchia al suo fianco aiutandola a mettersi seduta e sta
per domandarle perché non abbia parato l'incantesimo quando
qualcosa
sul viso di lei lo spinge all'allerta; suda freddo ed ha gli occhi
sbarrati, profondi e distanti, respira a grosse boccate e tiene
entrambe le mani premute con forza contro lo sterno.
“Risvegliati...nel
castello” sibila in un rantolo.
“Quanti?”
“Uno...ma
è...forte” mormora lei appoggiandosi con la spalla
sinistra
dolorante al busto del mago mentre l'aiuta a rimettersi in piedi,
cercando di respirare in modo lento e profondo per acquisire
controllo sul potere che la sta dilaniando, così da
utilizzarlo per
sondare l'area circostante e capire ove sia collocato il morto che la
sta cercando; Piton corruga la fronte ed assottiglia le labbra in una
linea ferma, l'idea di andare a caccia all'interno della scuola non
gli piace ma se quel che ha detto la Potter corrisponde a
verità non
hanno scelta, devono trovare il morto prima che questi si mostri a
qualche insegnante o abbia modo d'aggredire gli studenti.
Aiuta
la ragazza a sollevarsi, leggera e magra fra le sue braccia, poi
recupera la bacchetta e gliela porge.
“Riesci
a venire con me?” domanda.
“Sì,
posso farcela” risponde guardandolo con occhi castani fermi,
in cui
il buio s'addensa come una colata d'inchiostro fuoriuscita da una
boccetta rotta.
Lily
Luna corre.
Corre
fuori dalla stanza delle necessità dimenticando il giubbino
della
tuta fra macerie e colonne in marmo sbeccato, scivolando per il
corridoio del settimo piano fino alle scale tallonata dall'ombra
scura di Piton; il potere ora è una fonte d'adrenalina e
pompa
sangue ed aria in modo violento, incessante, donandole una padronanza
sui sensi che da 'comune strega' non possiede,
permettendole
d'avvertire chiaramente 'tutto' ciò che
la circonda: i topi
che sgusciano pigramente fra le intercapedini dei muri ed il brusio
ovattato – distante – degli
studenti riuniti nelle varie
sale comuni, gli insegnanti ancora presi dalla consueta partita a
carte post cena in aula professori e Gazza, intento a maledire tutta
la torma di mocci al naso che non hanno nulla di meglio da fare che
insozzare con i loro luridi piedi i corridoi, al quarto piano, mentre
passa il mocio sull'ampio pavimento con gesti stanchi.
Si
lancia giù per i grandini a velocità folle
continuando a scendere
verso il terzo piano finché, giunta finalmente al
pianerottolo,
l'istinto non le intima di saltare bruscamente in avanti,
permettendole così di evitare uno spazzolone lanciato con
notevole
precisione
verso le sue gambe
con l'intento di farla cadere.
“Potterina
birichina! Dove pensi di andare così di corsa a quest'ora
tarda?”
tuona il vocione allegro e canzonatorio di Barley, il grasso aiutante
di Gazza che si palesa spingendo l'immancabile carrello in ferro sul
quale sono agganciati due secchi colmi d'acqua lurida, lanciandole
un'occhiata di sfida che lei ignora continuando ad avanzare verso la
meta indicatale dalla magia.
“Scusa
Barley! Non ho tempo!” urla la strega infilando la porta
aperta del
corridoio, ruotando il busto verso il bidello per lanciare un rapido
incantesimo che annoda strettamente, fra loro, i lunghi lacci delle
Converse grigio topo logore, facendolo irrimediabilmente cadere di
fondoschiena sul pavimento in fredda pietra in un tripudio di
colorite e bimbesche imprecazioni; l'istinto la spinge verso una
malandata porta incassata nel muro, sulla quale spicca un grosso
cartello di pericolo accompagnato da un A4 plastificato recante la
scritta 'GUASTO'.
“Il
bagno di Mirtilla?” domanda Piton dubbioso, osservando la
vecchia
porta rimasta pressoché identica a quando era stato studente
fra
quelle mura, dopo essere emerso dalle ombre in camicia bianca dalle
maniche ancora arrotolate ai gomiti e pantaloni neri infilati negli
alti stivali con lacci sul polpaccio, senza aver avuto tempo di
recuperare la casacca.
Lily
Luna annuisce, respirando ad ampie boccate per reintegrare l'ossigeno
consumato nella corsa, osservando con espressione cupa il legno
verdastro costellato di crepe e buchi prodotti dall'incedere del
tempo e da diverse generazioni di studenti buontemponi, che hanno
deciso d'incidere avvertimenti non troppo lusinghieri
affinché gli
ignari della presenza di Mirtilla non decidessero di avventurarsi
lì
dentro.
“E'
qui” sussurra stringendo la bacchetta con forza “Ci
conviene
entrare prima che Barley arrivi a ficcare il naso, tentando
inutilmente di trascinarmi in Sala Professori affinché mi
venga
assegnata una punizione per aver violato il coprifuoco”
“Visto
come gli hai annodato le scarpe credo impiegherà una buona
mezz'ora
a liberarsi, a meno che non decida di tagliare i lacci. Inoltre, da
brava Potter, ormai dovresti aver già imparato tutte le
possibili
scappatoie per evitare di farti beccare.” Sogghigna il mago
lanciandole un'occhiata tagliente.
“Gliel'ho
già detto, il Potter per antonomasia è mio
fratello maggiore James.
Né io né Albus siamo mai stati tanto stupidi o
folli da compiere
inutili avventatezze e, in caso, abbiamo sempre mostrato abbastanza
intelligenza da non farci scoprire senza bisogno di ricorrere a
scappatoie”
“Certo.
Entro prima io, tu resta dietro” Piton liquida la risposta
della
ragazza con un ghigno sprezzante, aprendo la porta con un 'Alohomora'
per poi spingerla con la punta dello stivale affinché ruoti
sui
cardini, rivelando uno spazio buio dal forte odore d'acqua e stantio,
il lezzo delle vecchie stanze chiuse da decenni e mai adeguatamente
pulite che Lily Luna ben conosce, abituata a passare ore lì
dentro
svolgendo i compiti in compagnia del fantasma d'una studentessa morta
negli anni cinquanta del secolo scorso, con la quale ha stretto
amicizia; la stessa che ora si palesa sopra il gabinetto in fondo a
destra, lo stesso in cui il basilisco l'ha freddata con una verde e
gelida occhiata.
“Mirtilla”
sussurra la strega seguendo Piton all'interno del bagno dopo aver
castato un Lumos, scoccando all'amica una rapida
occhiata
prima di inspirare lentamente, cercando di svuotare la mente
così da
raggiungere sufficiente concentrazione per incanalare la magia
affinché la aiuti ad individuare la creatura che sta
cercando, cosa
non facile data la presenza di ben altri due morti nelle immediate
vicinanze; la Corvonero defunta e Piton calamitano l'attenzione,
sviandola, spingendola a digrignare i denti irritata mentre si
domanda con una punta di incertezza come sia possibile che il
risvegliato, apparso dapprima così tanto potente, ora
risulti
irrintracciabile.
“Siete
qui, finalmente! ” sghignazza Mirtilla abbandonando la comoda
seduta offerta dalla cabina del gabinetto per svolazzare divertita
attorno ai due visitatori, apparendo ancor più evanescente e
polverosa nella debole luce prodotta dall'incantesimo che fa ardere
la punta della bacchetta ritorta della giovane strega; l'ex
professore di Pozioni sbuffa contrito, intimando al fantasma di
indicargli ove si sia nascosta la creatura.
“Professore,
non è certo una comune 'creatura'!
Lui è venuto a cercare Lily. Dice di essere un
amico, così
l'ho fatto accomodare all'interno del bagno mentre ti aspettava. Non
so come ma pareva abbastanza sicuro che ti saresti presentata qui,
nonostante sia già scattato il coprifuoco”
Mirtilla porta un
indice pallido alle labbra, assumendo un'espressione meditabonda
mentre continua a galleggiare imperterrita ad una trentina di
centimetri dal pavimento, sfiorando con il lembo inconsistente del
mantello la gamba fasciata dai pantaloni della tuta di Lily Luna, la
quale emette uno sbuffo esasperato, domandandosi – retoricamente
- con quale logica la fantasma Corvonero ritenga che i suoi
'amici' debbano essere per forza creature con
caratteristiche
non compatibili con la vita; osserva l'ambiente circostante cercando
di mettere in pratica il suggerimento di Piton, tentando di
individuare il redivivo che ha avuto l'ardire d'entrare ad Hogwarts
per cercarla senza trascurare la possibilità che esso possa
davvero
rivelarsi l'avversario più forte incontrato sino ad ora.
Giustamente...
Chissà
quali altri terribili Maghi Oscuri sono morti nel '98 fra queste
mura, oltre a Piton.
“Complimenti
signorina Warren. Ancora una volta dimostra la proverbiale
intelligenza tanto decantata dagli appartenenti alla Casa Corvonero.
Dov'è il cadavere?” sibila Piton cattivo,
assottigliando gli occhi
scuri per studiare a sua volta la stanza; nonostante ora sia in grado
di vedere al buio come durante un'assolata giornata estiva,
all'interno del bagno non riesce a scorgere nulla d'anomalo
né la
presenza d'un altra entità oltre loro, persino le ombre
paiono
quiete, come se non vi fossero pericoli concreti all'interno di
quelle spesse mura incrostate di muschio e muffa secolare.
“Non
c'è bisogno di essere cattivi, lui è qui con me e
mentre vi
aspettavamo abbiamo parlato un po'. E' una persona molto intelligente
e simpatica! Venga professore, i suoi amici la stanno
cercando”
sbotta la ragazza fantasma facendo un cenno con la destra in
direzione del muro di fondo, ove è ubicato il cubicolo in
cui è
deceduta prematuramente; per un istante Lily Luna pensa che quel
'professore' sia riferito a Piton, dato che
Mirtilla non
sembra intenzionata a chiamarlo in altro modo, dato il terrore
reverenziale che nutre nei suoi confronti, ma è costretta a
ricredersi dopo una rapida analisi mentale della sintassi che fa da
scheletro alla frase: il 'professore' a cui s'è rivolta
dev'essere
per forza la quarta figura annidata nella penombra, la stessa che lei
ed il mago stanno cercando.
Si
porta al fianco di Severus con la bacchetta alta di fronte al viso,
pronta a combattere, osservando sottecchi l'espressione indecifrabile
assunta dal pallido volto nel quale gli occhi ossidiana paiono
improvvisamente ancor più profondi e scuri.
Ma
chi...?
“Prego?” sibila il mago nel tono più cattivo e solenne del suo repertorio, facendo schizzare la fantasma oltre la porta del gabinetto più vicino in cerca d'un riparo da quello sguardo furente, omicida, ma prima che possa arrivare a calmare la balbuzia così da articolare una spiegazione sensata e convincente, una risata cristallina rompe il pesante silenzio disceso come una coltre sui presenti, strappando un freddo brivido – presentimento – all'ex professore di Pozioni.
Per Salazar...no...Lui no!
“Severus!
Ragazzo mio! E' bello rivederti” scandisce una voce gioviale
mentre
un secondo fantasma emerge dal cubicolo in cui si è nascosta
Mirtilla, rilucendo di polvere d'argento nel riverbero prodotto dal
Lumos mentre scivola con grazia nell'aria
dall'aroma stantio,
planando di fronte ai due maghi in carne ed ossa; l'occhio sinistro
dell'ex insegnante di Pozioni ha una dolorosa contrazione mentre
osserva con puro orrore il viso gentile, ornato da capelli e lunga
barba argentei, del fu Preside di Hogwarts Albus Silente digrignando
i denti per trattenere una colorita imprecazione.
Lily
Luna, sbigottita a sua volta, scruta il fantasma di quell'uomo
anziano alto e pallido che, per tutta l'infanzia, era stato uno fra i
personaggi di spicco nei racconti del padre, del quale conosce la
vita grazie all'accurata biografia scritta da Elphias Doge, letta
quando aveva appena dieci anni poiché gli era venuta la
smania di
approfondire la conoscenza sull'uomo che aveva tenuto testa a ben due
grandi Maghi Oscuri.
Lo
stesso che ora le sorride gentilmente studiandola con curioso
interesse, con un luccichio divertito negli occhi d'un azzurro
polvere ornati da sottili occhiali a mezzaluna.
“Potter
” la voce di Piton ha la greve pesantezza d'un macigno mentre
sibila a denti stretti il suo cognome, sputandolo come un insulto
prima di voltare il viso pallido ed affilato per lanciarle uno
sguardo nero carico d'odio. “La pagherai”
“Ma...che
ho fatto?” si difende la strega cercando di reprimere il
freddo
brivido che le è corso lungo la spina dorsale a seguito di
quell'occhiata tagliente, avvertendo le pulsazioni accelerare di
colpo; in verità sa perfettamente cos'ha fatto, non
servono
spiegazioni superflue né inutili giri di parole,
poiché suo padre
le ha raccontato com'è morto Silente ed i fatti accaduti
sulla Torre
di Astronomia nel maggio del '96, mostrando un imbarazzo ancora
tangibile nel descrivere l'odio che, al tempo, aveva nutrito nei
confronti del professor Piton, convinto che li avesse traditi tutti,
ignaro dell'ordine che lo stesso Silente aveva impartito
affinché
potesse ricevere una morte pulita, ciò che la maledizione
scaturita
dall'anello di Gaunt di certo non gli avrebbe donato, salvando al
contempo l'anima di Draco Malfoy.
Si
morde con più forza il labbro inferiore imponendosi di non
distogliere lo sguardo dagli occhi neri - in tumulto
- di
Piton, domandandosi quando dolore gli abbia causato quella richiesta
imposta, quanto poco valessero i suoi sentimenti in confronto a
quelli dei preziosi pargoli del preside.
E
la sua anima, Silente?
Hai
mai pensato che potesse
avere lo
stesso peso di quella di Draco?
Nonostante
gli aspri commenti di zia Hermione, al tempo aveva letto anche 'Vita
e menzogne di Albus Silente'
redatto dalla Skeeter, trovandolo terribilmente ostico a causa dello
stile frivolo utilizzato dall'autrice, nonché
dall'intenzione –
palese
– di
screditare il mago inglese ad ogni capitolo, fornendo versioni
alquanto distorte e fantasiose di fatti realmente accaduti solo per
il puro piacere di renderlo più 'oscuro'
di
quanto sia stato
realmente in vita; a dieci anni aveva liquidato la biografia con
leggerezza, senza soffermarsi più del dovuto sull'immagine
d'un
Silente manipolatore e maligno affascinato dalle Arti Oscure,
credendola indubbiamente 'falsa'
ma ora, trovandosi dinnanzi al fantasma di quel mago tanto osannato
dal padre e percependo la grevità della rabbia che Piton
fatica a
celare, le parole della Skeeter le paiono tristemente vere.
Si
odia con forza per questa sua maledetta capacità di scavare
nell'animo umano con tale maestria, facendo emergere il marcio, il
sordido e tutto ciò che dovrebbe giustamente restare
sepolto, nonché
per la dote innata d'averli riportati alla vita tutti, condannandoli
a nuove sofferenze.
Serra
il pugno attorno alla bacchetta, cercando di sviare il discorso su un
argomento più leggero così da smorzare la rabbia
dell'ex insegnante
di Pozioni prima che esploda definitivamente, spingendolo ad
aggredirla in un folle ed avventato gesto di stizza per essere stato
costretto a confrontarsi con il peggiore fra i peccati commessi in
vita.
“Perché
è un fantasma?”
Il
mago deve far ricorso a tutto il suo contegno, nonché alla
naturale
abilità d'occlumante per evitare d'alzare la bacchetta di
scatto e
castare un incantesimo doloroso e letale alla ragazza immobile al suo
fianco, quell'inutile e stupida testa di legno che, con l'alto ideale
di vincere una stupida sfida fra adolescenti femmine, ha deciso di
leggere quel maledetto rituale d'evocazione scarabocchiato malamente
a bordo pagina senza ben capire cosa stesse davvero facendo, passando
poi ad insultare - mentalmente - l'intero albero
genealogico
di quella stramaledetta famiglia che non gli ha portato altro che
angosce e disgrazie, riservando qualche colorita invettiva persino
alla 'dolce e pura' Evans.
“Non
ne ho idea. E' il tuo potere, non il mio” sibila glaciale.
“Oh,
così sei tu la fantomatica fonte che mi ha permesso di
tornare qui?”
l'ex preside di Hogwarts studia il viso pallido e preoccupato della
giovane strega, sul quale spiccano gli scuri occhi castani e labbra
sottili, corrucciate, incorniciato da una massa informe e ribelle di
capelli rosso fuoco che le ricadono sulle spalle esili; guarda poi
gli occhi penetranti di Severus in cerca d'una spiegazione, ma prima
che possa articolare una domanda mettendo finalmente a tacere i
numerosi dubbi che l'hanno assillato da quando s'è
risvegliato
fantasma fra gli alberi della Foresta Proibita, oramai settimane
addietro, una voce baritona e potente infrange il silenzio.
“POTTINA
POTTERINA! QUANTO SEI STATA BIRICHINA! DOVE SEI?”
“Barley...”
espira Lily Luna imprecando come di suo costume, strappando una serie
di risa convulse a Mirtilla che trova finalmente il coraggio di
emergere dal cubicolo, sicura che la rabbia dell'ex professore di
Pozioni non sia più rivolta verso la sua persona, fluttuando
nell'aria attorno al gruppetto immobile al centro dell'ampio bagno;
Silente inarca un sopracciglio sottile e pallido, sinceramente
stupito dalla scurrilità delle imprecazioni che fuoriescono
con
l'intensità d'un esondazione da quella bocca rosea,
femminea,
domandandosi in quale ambiente malsano debba essere cresciuta questa
studentessa per possedere un simile linguaggio già da
adolescente.
Piton
invece, oramai abituato a quelle alte ed auliche esplosioni di
sdegno, le lancia un'occhiata in tralice afermando con un certo
disprezzo quanto sia caduta in disgrazia la scuola nel corso degli
anni per permettere a quell'idiota con il quoziente intellettivo
d'una ciabatta dalla suola consunta e le capacità lessicali
d'un
bimbo seienne di fare il bidello a tempo pieno; la strega sta per
unirsi all'invettiva quando la voce del fantasma calamita
l'attenzione di entrambi, spingendoli a tacere.
“Potter?”
domanda Albus sbigottito.
“Sì,
Lily Luna Potter. Altresì conosciuta come 'Mia Disgrazia' o
'Testa
di Legno' dall'amabilissimo suo ex collega, il quale dimostra una
certa difficoltà nel chiamarmi per nome” replica
la ragazza
scoccando al mago dai capelli corvini un ghigno malevolo, al quale
lui replica con un insulto assai pesante, seguito dalle consuete
minacce di morte che spesso le riserva, rese assai più
realistiche
dalla voce vibrante di rabbia ed intrisa d'odio malcelato; Silente li
osserva stranito finché Mirtilla non gli fluttua a fianco
catturandone l'attenzione.
“Si
abitui, signore. Fanno sempre così” espira
sconsolata prima di
gracchiare “Orsù! Piantatela! Avrete tempo di
regolare i conti una
volta usciti di qui senza incorrere in Barley. Vi ricordo che il
trovare una studentessa di Corvonero assieme a due fantasmi e all'ex
professore di Pozioni più temuto della scuola, morto da
vent'anni,
in questo bagno potrebbe essere un problema”
“In
effetti” Uscire dalla porta ormai è impensabile,
poiché il
bidello è già arrivato a metà del
corridoio e, anche se corresse
nella direzione opposta, rischierebbe comunque un richiamo ed una
punizione alla conferma di trovarsi in giro dopo il coprifuoco, per
di più in un'area vietata, quindi la ragazza osserva
febbrilmente
l'ambiente circostante in cerca d'una scappatoia, ben conscia di
essere l'unica a non poter sparire attraverso il muro o divenire
ombra, ma non trova alcuna altra apertura, eccettuato il rubinetto
che conduce alla Camera di Salazar tristemente inaccessibile a causa
della sua incapacità di parlare il perseltongue.
Ci
sono dei vecchi armadietti in cui potrebbe infilarsi, ma è
sicura
che Barley si precipiterebbe subito a controllare ed a nulla
servirebbe utilizzare un incantesimo di disillusione, dato che tutto
il personale ausiliario è stato munito dalla preside di
apparecchi
per la rilevazione magica, assai utili per scovare studenti
fuggiaschi; affonda gli incisivi nel labbro inferiore imprecando in
silenzio.
“Potremmo
schiantarlo” scandisce piattamente Piton, osservando
attentamente
la porta chiusa del bagno mentre la strega scuote violentemente il
capo, sicura che se ci provassero finirebbe sicuramente sotto
l'occhio vigile della preside che, oltre ad affibiarle una qualche
–
restrittiva – punizione di cui non ha
certo bisogno, non
mancherebbe di comunicare questa improvvisa mancanza di disciplina a
suo padre.
Non
è James, il quale finiva in punizione praticamente ogni
weekend,
deve mantenere un profilo basso.
“Pottina!
Ti sei nascosta qui?”
I
pesanti passi del bidello si arrestano dinnanzi alla porta verde,
scrostata, la quale inizia a cigolare ruotando sui cardini;
osservando la lama di luce proiettata sul pavimento farsi sempre
più
ampia, come una luna crescente, la ragazza viene colta da
un'improvvisa ispirazione.
Lancia
una fugace occhiata al muro alle sue spalle, al quale sono state
agganciate alcune consunte spalliere in legno, per poi fissare il
catafalco composto dagli antichi lavandini barocchi, intimando a
Piton di svanire fra le ombre senza porre ulteriori domande prima di
puntare la bacchetta verso Silente, il quale la osserva ancora con
quel cipiglio incuriosito.
“Preside
mi scusi. Niente di
personale!”
In
quell'istante l'enorme e rotonda figura di Barley si palesa
sull'uscio in un tintinnio di chiavi attaccate al grosso anello che
porta alla cintola e scarpe slacciate, berciando una serie infinita
di assurde minacce; la strega si volta e corre verso la parete alle
sue spalle, voltandosi verso destra quanto basta per prendere la mira
e castare un veloce incantesimo che spinge tutti i rubinetti ad
aprirsi di colpo, spandendo getti di acqua fredda all'interno dei
lavandini.
Successivamente
punta la bacchetta contro il pavimento richiamando un grosso tubo di
scarico, il quale buca la pietra sparando un getto d'acqua fetida e
pressurizzata attraverso il fantasma di Silente, centrando con
clinica precisione il bidello grassoccio che, a causa del
contraccolpo, finisce a rotolare lungo il corridoio oramai
irrimediabilmente allagato e puzzolente; Lily Luna esegue un balzo,
arrampicandosi sulle vecchie spalliere fissate accanto alla porta
prima che l'acqua le arrivi alle scarpe, tenendo la bacchetta stretta
fra i denti.
Solo
quando riesce a sedersi comodamente sui pioli in alto si premette
d'espirare sollevata, togliendo il legno dalla bocca per castare
l'incantesimo di disillusione; acquattato fra le pesanti ombre che
rivestono il soffitto Piton la osserva divertito, notando quanto poco
abbia impiegato per mettere in pratica il consiglio inerente allo
sfruttare lo spazio circostante come arma, leggermente più
rilassato, nonostante l'idea avere nuovamente a che fare con l'ex
preside di Hogwarts gli causi un doloroso travaso di bile e continui
ad incolpare la Potter per essere una tale Disgrazia deambulante,
nonché unica fonte di tutte le sue attuali, terrene,
sciagure.
“Mirtillina
birichina! Guarda cos'hai fatto!” ansima Berley caracollando
all'interno del bagno dopo essersi faticosamente rimesso in piedi,
bagnato fradicio e discretamente sporco di liquami; osserva con occhi
sgranati i pavimento allagato e rotto, dal quale sporge un tubo di
scarico che continua a vomitare una sottile e fetida bava marroncina,
nonostante la pressione si sia notevolmente ridotta, calcolando
mentalmente quante ore di lavoro gli ci vorranno per riportare il
tutto com'era prima e a quali insulti gli rivolgerà Gazza
una volta
sceso dal sesto piano, attribuendo unicamente a lui la colpa di quel
disastro.
“Questo
è il mio bagno, Barley! Non ti permetto d'invadere il mio
territorio
senza permesso, né di prendermi in giro cantando le tue
assurde
canzoncine da deficiente!” Mirtilla schizza fuori dal suo
cubicolo
ghignando sonoramente, additando il grasso inserviente con un pallido
indice ammonitore, invitandolo a portare il suo grasso fondoschiena
fuori dalla porta se non vuole ritrovarsi nuovamente sparato fuori da
un secondo getto d'acqua lurida.
“Ma
Mirtillina! Cercavo solo Potterina! So che è entrata
qui” geme
l'uomo passandosi una mano grassoccia fra i capelli ricci, fradici ed
unti mentre cerca di valutare quanto le minacce della fantasma
possano dimostrarsi veritiere, decidendo poi che il mantenere un
profilo basso sia sicuramente l'opzione migliore, non ricordando
nello specifico se le fra le abilità possedute dagli spettri
vi sia
davvero quella di alzare i tubi dal pavimento, e sicuro di non volere
ulteriore lavoro da svolgere.
“Lily
Luna è in dormitorio, idiota che non sei altro. Non certo
qui!”
replica Mirtilla in tono abbastanza autoritario da spingere il
giovane collega di Gazza ad osservare la desolazione del bagno
annuendo sconsolato, dimenticandosi di recuperare dalla cintura il
dispositivo rileva-incantesimi fornitogli dalla preside McGranitt
quando ha iniziato a prestare servizio all'interno del castello; con
un alzata di spalle esce sconfitto dalla porta, incamminandosi per il
corridoio allagato con l'intento di andare a recuperare secchi e
mocio per iniziare a sistemare il disastro compiuto dalla maligna
fantasma Corvonero, magari passando prima per la sala inservienti
così da ripulirsi alla meglio.
Chissà dov'è sparita Potterina...
“Grazie
Mirtilla” mormora Lily Luna scendendo lentamente dalla
spalliera
fino all'ultimo piolo, ove si ferma per qualche secondo prima di
spiccare un salto in avanti, atterrando in un punto ove l'acqua
è
poca a causa delle irregolarità del pavimento;
successivamente balza
fino alla porta d'uscita, evitando accuratamente gli accumuli di
liquido maleodorante, lasciando al suo passaggio solo qualche sottile
increspatura, essendo ancora disillusa.
Silente
la segue in silenzio, fluttuando a diversi centimetri dal suolo
accompagnato dalla studentessa fantasma di Corvonero, ancora
impegnato a rimuginare sulla quantità impressionante
d'informazioni
raccolte nella manciata scarsa di minuti in cui la ragazza è
apparsa
in bagno.
“Dove
hai imparato?” domanda Piton apparendo al suo fianco con un
sopracciglio inarcato, colpito dall'agilità mostrata dalla
ragazza.
“A
scuola. Aspettando che divenissi abbastanza grande per frequentare
Hogwarts, su suggerimento di zia Hermione i miei mi hanno iscritta ad
una scuola babbana. Molte bambine presenti nella mia classe seguivano
degli sport nel pomeriggio, così mia madre ha pensato di
iscrivermi
ad aerobica. La sa idea era quella di aiutarmi a socializzare, oltre
che a tenermi in forma. Ho frequentato dai sei ai dieci anni, amiche
non me ne sono fatte, ma in compenso qualcosina di utile per i duelli
ed il Quidditch l'ho imparata” la giovane strega incurva le
labbra
in un accenno di sorriso, osservando il viso affilato dell'ex
professore in cerca d'un accenno alla rabbia mostrata poc'anzi,
dubbiosa su come comportarsi dato che la ragione le consiglia di
mantenere le distanze, almeno finché non avrà
sbollito, mentre
l'istinto la spinge ad avvicinarlo e scusarsi – di
cosa, poi? -
ancora una volta per la leggerezza compiuta la notte del
trentun
ottobre, come se quelle inutili parole bastassero ad annullare
l'arcana magia che ha permesso a settantotto cadaveri di tornare
dall'oltretomba.
“Hai
detto di chiamarti Lily Luna Potter e, da quel poco che ho potuto
vedere dopo essermi risvegliato, questa non è più
la Hogwarts degli
anni novanta. Quindi, giovane strega, mi aiuteresti a capire in che
anno siamo e chi sia tu?” domanda gentilmente Silente
strappando la
ragazza alle sue elucubrazioni.
“Oggi
è il ventitré novembre
duemilaventitré. La testa di legno qui
presente è la terzogenita di Harry Potter e Ginevra Weasley,
smistata in Corvonero per un palese errore di quello straccio
consunto e mal rabberciato del Cappello Parlante, data l'indole
decisamente Grifondoro e la poca padronanza dell'encefalo dimostrata
in pressoché ogni occasione. Quanto a spiegazioni
più dettagliate
sul 'come' e 'perché'
entrambi ci troviamo nuovamente
qui, nonostante la nostra condizione di trapassati, le rimanderemo a
quando avremo raggiunto un posto sicuro in cui parlare” la
voce
tagliente di Piton è il muro contro cui s'infrangono tutti i
buoni
propositi d'una rapida riappacificazione formulati dalla giovane
strega, la quale digrigna i denti colta da un'improvvisa vampata di
furia.
Sta
per ribattere in modo assai sgarbato quanto un'improvviso urlo
proveniente dal pianerottolo richiama la sua attenzione, smorzando
ogni intento bellicoso per permetterle di concentrarsi sul problema
più attuale, ovvero il trovarsi fuori da un bagno
classificato come
'inagibile' completamente allagato durante il
coprifuoco,
senza possibilità di svanire fra le ombre o attraversare le
pareti
come, invece, possono fare i suoi improbabili compagni d'avventura,
quindi abbandona il volto di Piton, osservando attentamente il fondo
buio del corridoio, nell'opposta direzione; Gazza deve aver finito di
pulire il sesto piano ed ora sta inveendo contro il povero Barley, ma
non impiegherà molto prima di venire a sincerarsi dei danni
di
persona, quindi deve essere rapida e pregare d'avere la fortuna di
non beccare nessun prefetto o insegnante di ronda.
“Devo
andare prima che mi trovino. Ciao Mirtilla, grazie ancora per
l'aiuto!” rivolge un frettoloso saluto alla fantasma prima di
iniziare a correre sparendo dietro l'angolo, giungendo all'area
dedicata alle classi di trasfigurazione, continuando a procedere
cautamente nella semioscurità attenta a non urtare le varie
suppellettili disposte lungo le pareti o a non inciampare nei
numerosi tappeti persiani ornati di lunghe frange, quando la voce di
Piton la blocca sul posto, spingendola a voltare il capo verso il
muro alla sua sinistra, ornato da un'enorme quadro dalla cornice in
oro brunito, istoriata, nel quale è raffigurato uno scorcio
della
rigogliosa campagna inglese.
Il
mago l'ha colpito con un colpo di bacchetta, rivelando una stretta ed
angusta scala a chiocciola che si inerpica verso l'alto, sulla quale
intravede a fatica il luccichio polveroso delle vesti di Silente;
Piton sogghigna divertito dall'espressione stupita apparsa sul viso
della ragazza, da brava Potter sarà sicuramente stata a sua
volta
un'utilizzatrice della maledetta mappa partorita dai Malandrini nei
peggiori anni della Storia di Hogwarts, anche se non con la stressa
frequenza del fratello maggiore, ed ora si starà sicuramente
chiedendo se quel passaggio le è sfuggito.
“La
Mappa del Malandrino tanto cara ai tuoi fastidiosi parenti non
è mai
stata completa. Ci sono passaggi che nemmeno loro conoscevano,
nonostante Minus ne abbia scovati parecchi. Questo sale fino al
quinto piano, da li dovrebbe essere più facile per te
raggiungere la
torre di Corvonero”
“E
...?” domanda Lily Luna incerta, accennando con il mento alla
figura evanescente immobile sul primo, angusto, gradino senza
riuscire a pronunciarne il nome, cercando di studiare il volto in
ombra dell'ex professore con scarsi risultati, data
l'oscurità del
corridoio e la poca espressività che è solito
mostrare; l'idea di
lasciarlo solo con l'ex preside di Hogwarts le causa una certa
apprensione, alimentata dalla conoscenza di molti – sebbene
non
tutti – dettagli che hanno portato alla fatidica
notte sulla
Torre di Astronomia, la quale deve essere stata uno dei momenti
più
brutti nella vita di Piton, della quale conserva nell'animo una
cicatrice ancora fresca e dolorante.
“Non
ti preoccupare. Dopotutto è un fantasma, non c'è
pericolo che mi
venga l'impulso di ucciderlo con una seconda Avada Kedavra”
replica
sprezzante prima di invitare Albus a farsi trovare di fronte al
corridoio del settimo piano, ove dovrebbe apparire la porta della
Stanza delle Necessità, senza perdersi in giro per il
castello o
compiere inutili e pericolose deviazioni.
La ragazza sospira inquieta prima di sparire oltre il quadro.
“Afflictis
longae, celeres gaudentibus horae.
Decisamente.
Sarà
una lunga notte”
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Capitolo modificato e revisionato in data 07/08/2023
NDA:
Altro
capitolo lungo ricco di rivelazioni e nuove sfortune, specie per
Severus; pian piano ci avviciniamo ai Santurnalia e Lily Luna ha
guadagnato un nuovo – alleato? Nemico? - grattacapo a cui far
fronte, incarnato nella figura evanescente del preside che tanto
aveva aiutato suo padre durante gli anni della guerra contro
Voldemort.
Ho
voluto inserire la scena in cui Lily e Rose si confrontano proprio
per rimarcare il cambiamento che sta affrontando la giovane Potter,
che la spingerà sempre più lontano da quella che
era fino alla
notte del rito, per trasformarla in altro.
Ringrazio tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa storia alle preferite\seguite\ricordate e chi ha trovato un briciolo di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan