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Autore: LightingThief    28/04/2022    0 recensioni
« Mi raccomando fate i bravi durante la festa a palazzo. Non vorremmo mica che mio padre ci butti fuori prima del previsto. » sentenzia entusiasta Oden mentre avanza con decisione verso la grande sala de palazzo dello Shogun.
« In realtà siamo noi a dover fare le raccomandazioni a lei, Oden-sama. Si ricorda com'è finita l'ultima festa? » sibila Kin'emon avvicinandosi a lui e fissandolo con sguardo truce.
« Ha quasi distrutto il palazzo di Kuri. » aggiunge Izo con tono severo seppur il portamento elegante.
« Ci siamo ritrovati donne nude a palazzo per ben due giorni. » s'intromette Shin con tono quasi stizzito.
« Quella era la parte migliore. » le fa eco Denjiro con un sorrisetto e lo sguardo di chi la sa lunga.
« Sei proprio un baka. » taglia corto la ragazza prima di superarlo rapidamente.
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Shin Ikeda, figlia del daimyo di Hakuma, è la protagonista di questa FF ambientata a metà fra il passato ed il presente, quando Lord Oden ed i suoi Foderi Rossi guidavano la nazione di Wano.
Fra disavventure, amicizia ed amore i Foderi Rossi ed i loro alleati pirati riusciranno nuovamente a portare la pace nella nazione con la storia più buia di sempre.
Oc x Denjiro
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. 
Okiya

Quarantacinque anni prima

Che il Daimyo della regione di Hakumai, Haruka Ikeda, non fosse mai stato un uomo particolarmente propenso a seguire la tradizione lo si poteva intuire dall’enorme ed immensa schiera di bellissime donne concubine con cui era solito giacere, oltre che la moglie, una donna dalle magnifiche fattezze. La moglie, però, non essendo riuscita a dargli alcun erede, maschio o femmina che fosse, cadde in uno stato di profonda depressione dalla quale non sembrò mai riprendersi ed è stato allora, in un giorno di pioggia, che la notizia che una delle proprie servitrici e concubine fosse rimasta incinta sembrò sconvolgere quella vita così apatica cui era costretto ultimamente. Non c’erano guerre in corso, la città prosperava così come anche l’intera nazione di Wano, e l’attuale Shogun sembrava essere alle prese con un figlio problematico che molto faceva divertire lo stesso Daimyo.

Passarono i mesi, durante i quali lui si prese cura della concubina rimasta incinta, una splendida donna di nome Karina, dai lunghi capelli biondi e gli occhi da cerbiatta, una delle geishe più belle che avesse mai visto e con cui avesse mai passato del tempo. Quel che davvero le piaceva di Karina era che non sapeva stare al suo posto e la costante voglia di scoprire cose nuove, sapeva affrontare la vita con delicatezza ed allo stesso tempo con estrema forza, per questo motivo il Daimyo era certo d’essersi innamorato di lei e di tutto quello che la riguardava. Non gl’importava del sesso del nascituro, gli sarebbe andato bene tutto, anche se non aveva pensato all’unico problema che sarebbe mai potuto esserci: la legittimità.
Un bastardo non è davvero un erede, anche se col tempo avrebbe potuto chiedere allo shogun la legittimazione, ma non era un problema al quale si sarebbe dovuto approcciare per adesso. Lui voleva solo abbracciare il frutto di quell’amore che finalmente venne alla luce con le sembianze di una bellissima bambina. Una gioia per gli occhi e per la prima volta di Daimyo sperimentò che cosa volesse dire davvero la parola amore. Gli bastava guardare negli occhi quella bambina per rendersi conto che lei era davvero tutto ciò di cui avrebbe mai avuto bisogno per essere felice.
E’ questa l’indescrivibile gioia che provano i padri quando vedono per la prima volta un figlio?
Così quella bambina venne chiamata Shin, un nome neutro che avevano deciso in precedenza con Karina prima ancora di sapere il sesso di colei che sarebbe venuta al mondo.
Amore.
E’ questo l’inizio della storia, tutto scaturisce dall’amore, i sentimenti più positivi tanto quanto quelli più negativi perché per ogni amore che nasce esiste un cuore che brucia di gelosia. Se da un lato il daimyo stava vivendo il suo sogno con Karina e la nuova piccola arrivata Shin dall’altro lato vi era la moglie dello stesso che rivendicava per lei tutte le possibili attenzioni, esigente come poche donne e caparbia come chi sa di avere ragione.
La storia d’amore perfetta sembrò durare solo per pochi mesi perché dopo quella nascita non solo Karina venne costretta a lavorare con più ardore possibile ma purtroppo venne espressamente richiesta come servitrice e damigella ufficiale della prima moglie del daimyo che decise di sfogare sulla donna tutta la propria frustrazione che non avrebbe mai potuto sfoggiare sul marito.
Le faceva preparare il tè troppo caldo per poi assaggiarlo, la faceva correre ovunque alla ricerca delle nuove stoffe più in voga nella capitale, la spingeva fra le braccia di altri uomini e soprattutto le impediva di stare con sua figlia, rendendole impossibile essere una buona madre che si prende cura della propria famiglia. Tutto ciò, ovviamente, sotto gli occhi del Daimyo Haruka che cercando d’intervenire si ritrovò solamente con l’ennesimo dramma al palazzo, cosa di cui non aveva bisogno.
In fondo i samurai non vivevano di certo per questo genere di cose e sebbene lui volesse davvero bene a Karina ed a Shin non poteva far altro che cercare di alleviare quelle sofferenze quanto più fosse possibile.
Lui era un bravo uomo che aveva avuto la sfortuna di sposare la donna sbagliata e di conoscere quella giusta al momento meno opportuno.
Si ripeteva sempre che avrebbe fatto di tutto per sua moglie e per coloro che amava ma dopo sette anni la sorte sembrò non girare più in favore dell’amore bensì tutto puntava verso la morte.
Trovò Karina a terra svenuta fra tutte quelle sete che stava faticosamente riportando a palazzo. Doveva essere morta di stanchezza perché neanche tutte le cure dei migliori medici riuscirono a farla rimettere in piedi e giorno dopo giorno la forza vitale abbandonava il corpo della donna, fino a quando non si spense completamente ad un capezzale cui era presente solo la figlia ed il Daimyo.
Nessuna parola fu detta in suo onore, solo una piccola tomba venne eretta nel giardino di ciliegi sul retro del palazzo, esattamente il genere di posto in cui sarebbe voluta essere seppellita Karina.
Ma con la madre che venne a mancare così prematuramente nessuno avrebbe mai pensato a Shin che si ritrovò sola in quel palazzo troppo grande per lei e soprattutto troppo brutale per una bambina. Perché se la moglie se l’era presa con Karina adesso che era rimasta sola iniziò anche a prendersela con Shin, che adotto come valletta personale.
E fu allora che Haruka decise che non avrebbe potuto accettare ulteriormente un simile destino per sua figlia, così per proteggerla dalla moglie e per sperare di darle una vita migliore prese la tremenda decisione di affidarla ad una delle Okiya più famose dell’intera isola di Wano, quella poco lontana dalla città di Kuri.
Le case delle Geishe sono da sempre un luogo di perfezione e di studio per le piccole bambine che prese fin dalla più tenera età si ritrovano, dunque, immerse nell’arte di diventare una vera e propria geisha, così da avere un futuro brillante fra le mani.
Shin non accettò mai questo allontanamento da parte di suo padre che, non potendola legittimare a causa della volontà della moglie, si era ritrovato costretto a dover scindere quel meraviglioso legame che aveva con lei solo per cercare di preservarla e per donarle un luminoso futuro. Era sicuro che sarebbe diventata stupenda, visto e considerato che aveva preso tutto ciò che di bello possedeva sua madre, come quei lunghi capelli biondo miele che le ricadevano sulle spalle o gli occhioni grandi e da cerbiatta, scuri come la notte e quella spruzzata di lentiggini che spuntavano con il sole. Una vera benedizione della natura. Il suo carattere, d’altro canto, non potè che essere una vera e propria mescolanza fra la curiosità di Karina e lo spirito deciso da samurai di Haruka, che rivedeva in lei tutto ciò che di bello lui sarebbe mai potuto essere.
Delicata bellezza e forza, nulla che nessuno avrebbe mai potuto negarle, se non fosse stato per quell’animo tendenzialmente ribelle che la portava ad opporsi a tutto ed a tutti quanti.
Dunque l’arrivo di Shin nella grande Okiya fu ben più rumoroso del previsto assieme alle altre bambine era l’unica che non voelva davvero trovarsi li in quella stupida scuola di buone maniere che però le venivano inculcate con la forza.

 

Tre anni dopo

Odiava tutti quei fermagli nei capelli ed il kimono le stringeva troppo il petto anche solo per respirare. E le maniche dell’abito, così svolazzanti e fastidiose, era tutto troppo per lei e per quanto avesse davvero provato a farcela, a seguire tutto ciò che la loro insegnante diceva ecco che aveva optato per la fuga. Probabilmente sarebbe rimasta via per un paio di settimane, per poi tornare con la coda fra le gambe così come aveva fatto due anni prima in compagnia di un’altra bambina. Ricordava ancora la punizione cui era stata sottoposta una volta rientrata nella Okiya ma sicuramente ne era valsa la pena e poi non aveva mai visitato una città come Kuri.
Ricordava ben poco da quando c’era andata la prima volta, anzi, ricordava davvero poco da quando c’era passata davanti, ma era con assoluta certezza che ricordava, a detta di suo padre, che quella città fosse un ricettario di criminali.
Eppure mentre avanzava lungo quelle strade, non c’era l’ombra di un criminale neanche a vederlo. Forse la persona più losca che si vedeva in giro era lei, con quel kimono strappato per via della corsa, i capelli scombinati e spettinati e l’aria di chi non sapeva dove fosse finita.
Kuri sembrava diversa, sembra balla, quasi come fosse sbocciata tutta assieme ed una nuova primavera fosse giunta sulla città. Era incredibile e soprattutto nessuno le aveva mai detto che una meraviglia simile fosse tanto vicino a dove viveva lei stessa. Certo che se fosse riuscita ad avere qualche soldo in più avrebbe volentieri vissuto li.
Non molto lontano c’era anche la spiaggia, uno di quei posti che non le era concesso visitare durante i suoi studi come geisha, ma che con suo padre visitava spesso. Nei suoi sogni camminava lungo le spiagge di Wano accompagnata da suo padre e sua madre, mentre la tenevano per mano, certi che prima o poi sarebbero stati una vera famiglia. Perché era questo che a Shin mancava, la famiglia.
Non aveva mai sentito di appartenere alla a quel maledetto palazzo reale così come non si sentiva appartenere alla Okiya, nonostante si fossero prese cura di lei. Ma non era questa la sensazione del petto che avrebbe mai dovuto provare.
« Ti sei persa, stupida? »
Una voce nasale alle proprie spalle, però, riesce a catturare la propria attenzione costringendo dunque Shin a voltarsi verso di lei, incontrando dunque la figura di una ragazzina poco più alta di lei, con capelli colorati, un naso adunco ed un leggero kimono estivo dalla stampa floreale.
Era proprio inguardabile, pensò come prima cosa Shin che, dal canto suo, si limitò ad arricciare il naso.

« Ed a te che importa? »
Rispondere ad una domanda con un’altra domanda è la sublime arte dell’evitare le risposte, qualcosa che aveva appreso col tempo e sicuramente qualcosa di cui non sembrava volersi sbarazzare.
« Hai proprio la faccia di una stupida ragazzina che si è persa. Hai idea di dove ti trovi adesso? »
« Kuri, ovviamente. » replica secca Shin che, in quel vicolo dove adesso sembravano trovarsi entrambe, si limita ad intrecciare le braccia all’altezza del petto. « A proposito, non era un covo di ladri? Od almeno così avevo sentito dire. »
Non ci conta troppo in una risposta, ma stranamente la più grande si avvicina ad ella e con un sorrisetto malandato le cinge le spalle con il braccio.
« Stupida, devi sapere che questa città era davvero il luogo dei ladri e dei peggiori criminali della regione. A capo di tutti loro c’era un terribile uomo dalla furia omicida che si chiamava Ashura, ne hai mai sentito parlare? » continua a spiegare la più grande facendole cenno di seguirla lungo quei vicoli.
Shin scuote ampiamente la testa facendo un chiaro segno di “no” ma adesso vuole davvero saperne di più.

« Beh, si diceva che Ashura mangiasse i serpenti e ne bevesse il loro sangue. Aveva un esercito di più di cento uomini spietati con cui dominava queste terre—… ma poi giunse un uomo. Un uomo strano, un uomo ancora più terribile. Colui che venne bandito dalla capitale»
« Bandito dalla Capitale dei Fiori? Com’è possibile? Come si può essere banditi dalla Capitale? »
« Semplice, sguinzagliando un Dio della Montagna che distrugge l’intera città. Ma in che mondo vivi, stupida? Ad ogni modo, questo uomo terribile era il figlio dello Shogun e fu proprio lui ad arrivare in questo posto ed a sfidare Ashura. La leggenda vuole che combatté da solo per tre giorni e ne uscì vincitore rivendicando questa città come sua. »
La storia era da brividi, forse per Ashura che mangiava i serpenti o forse perché esisteva qualcuno che avrebbe potuto sconfiggere questo Ashura, ma adesso la curiosità era troppa per rendersi conto di essere giunta in quello che sembrava essere un vicolo cieco.
« Chi era quest’uomo? »
« Semplice, il nostro Lord Oden! Dicono che sia ancora bandito ma che presto, se dovesse continuare così, lo Shogun lo riammetterà com Daimyo di questa città. Lord Oden ha portato la pace ed ha costruito un vero e proprio nuovo impero sulle macerie di quella città di ladri, stupida.- ed ecco che finalmente la ragazzina si ferma andando a sciogliere quella specie di abbraccio cui aveva costretta Shin fino ad allora. « Ma ora dimmi di te, sembri una delle piccole geishe che escono di nascosto dalla Okiya. Che cosa ci fai da queste parti? »
Davvero era stata così facile da scoprire? E poi come era riuscita a capirlo?
« Come fai a—… »
Ah.
Giusto. Il proprio fermaglio, quello con la camelia rossa intagliata che donavano a tutte le studentesse, non aveva riflettuto a lungo su questo dettaglio che comunque aveva cercato di nascondere.

« Una camelia rossa non si allontana troppo dal suo giardino. A proposito, stupida, ti consiglio di dami tutto quello che hai altrimenti da qui non ne esci viva. »
Un coltello puntato contro il petto ed un semplice sguardo scortese è ciò che la ragazza brutta rivolge a Shin, adesso confusa da tutta quella storia.
Non era vero che i criminali erano spariti, si erano solo nascosti meglio alla luce del sole e lei, in quel frangente di secondi, non poté che limitarsi a rimanere immobile sperando di non morire.

Sente le mani della giovane strapparle il kimono alla ricerca di soldi o di stoffe preziose che rivendute le avrebbero fatto guadagnare parecchio.
Ma Shin è la figlia di un samurai, giusto, non si può lasciare mettere i piedi in testa da una ladra di strada anche se quella ha un coltello e lei non possiede nulla se non una discreta velocità che cerca di capire come sfruttare per provare a scappare.
Inspira profondamente, tenendo gli occhi grandi e nocciola ben aperti, concentrandosi sull’ingresso del vicolo ed allora senza pensarci due volte tutto quello che fa è dare una gomitata ben piazzata al naso orrido della ragazza più grande che lascia cadere il coltellino per la sorpresa e per il dolore.
Quello è il primo naso che Shin ruppe ma non di certo l’unico, ma ricorda ancora il suono del proprio gomito che colpisce le ossa fino a renderle completamente  fuori asse.
Si piega rapidamente per afferrare il coltello della più grande adesso in preda al dolore e così senza voltarsi indietro inizia a correre per tornare nel corso principale e non lasciarsi sorprendere nuovamente da chi poco carinamente non voleva altro da lei se non toglierle tutto quello che aveva.
E forse, per il momento, sopravvivere a Kuri non sarebbe stato di certo così facile, anzi, tutto il contrario.
Ma lei poteva farcela, giusto?
In fondo qualsiasi posto era migliore dell’Okiya.

 

Presente

L’interno della Polar sembrava riuscire a toglierle l’aria. Come facesse Trafalgar a sopravvivere in quel posto era assolutamente impensabile. Sembrava una vera e propria liberazione quando riemergevano per potersi muovere in superficie.
Certo, gli spazi per tutti loro non sembravano mancare, anche se occupare una branda poco lontana da quella di un orso polare era ancora terribilmente strano. Aveva pensato di essersi abituata a tutto, perfino agli animali parlanti che avevano incontrato sull’isola di Zou, in fondo lei stessa era cresciuta con Neko ed Inu, ma la cosa la faceva sorridere al pari di una bambina.
Venticinque anni eppure  l’animo di Shin dovrebbe averne avuto molti di più.
Venti per la precisione.
Vent’anni di vita che le erano stati brutalmente sottratti e che l’avevano condotta ad un futuro terribilmente differente da quello che aveva immaginato tempo addietro. E se per lei era passato appena un mese dall’evento più tragico della propria vita esisteva in lei il terribile dubbio amletico di quel che era accaduto ad i propri compagni che non avevano viaggiato nel tempo assieme a lei.
Erano ancora vivi? Erano stati uccisi? Si sarebbero mai incontrati?
Lui si sarebbe mai ricordato di lei?
No, non ha la forza per internalizzare tutte queste domande e cercare di accettarle, deve ancora riprendersi da Dressrosa e dal dolore che i suoi occhi hanno visto causato da uno degli alleati di Kaido, il terribile Doflamingo.
« Shin! Shin, ci sei? Stai dormendo? »
Avrebbe riconosciuto la voce di Kin’emon lontana un miglio perché adesso era lui a prendersi cura di lei quando di solito avveniva il contrario e quella cosa la mandava ancora su di giri. Era lei quella che si preoccupava, non di certo Kin’emon o Kanjuro. Era fuori discussione, ma forse la vedevano ancora troppo sconvolta per tutto per non preoccuparsi tanto per lei.
« Sì, sono qui, tranquillo—… che succede? Trafalgar-kun ci fa riemergere? » il che significava che finalmente avrebbe potuto inspirare aria pulita a pieni polmoni.
Con un rocambolesco colpo il samurai, troppo alto per quella porta, si ritrova a sbattere per l’ennesima volta la testa rischiando un trauma cranico non indifferente.
Ma ormai sembrava essersi abituato.

« Meglio. Abbiamo appena risalito la cascata quindi questo vuol dire che—… siamo tornati a Wano»
Sì, sarebbe dovuta essere felice dopo aver visto il mondo, proprio come Lord Oden aveva sempre sognato, ed allora perché la cosa non la faceva sorridere neanche un po’?
Forse perché era certa che qualsiasi cosa avrebbero dovuto affrontare adesso sarebbe stata perfino peggio di Dofalmingo e la cosa le faceva paura.

Vent’anni saranno bastati per mettere in atto la profezia di Lady Toki?
« Arrivo subito, Kin-san! »
Il sorriso appare delicato sul viso gentile della ragazza che, sorridendo, finalmente si rimette in piedi pronta forse a rimettere piede nella propria terra natia.
Era giunto il momento di cambiare il destino di tutti coloro che avevano atteso tanto a lungo.

Nota autrice: Dopo anni di silenzio, per mancanza di tempo ed ispirazione, eccomi tornata qui con una nuova storia che spero possiate apprezzare. Personalmente ho amato visceralmente ogni singolo istante del Flashback di Oden e voglio volentieri rendere omaggio a questa storia. So che i personaggi non saranno esattamente i più "famosi" e quotati ma voglio che anche i Foderi Rossi ed i samurai abbiano il loro momento di gloria perché lo meritano davvero tantissimo. 
Spero possiate appassionarvi come ho fatto io con questi personaggi e spero possiate apprezzare la mia scrittura. 
Vi ringrazio in anticipo
LT
   
 
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