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Autore: BlueBell9    04/05/2022    2 recensioni
Cresciamo con la speranza di poter incontrare qualcuno capace di rivaleggiare con le fantasie che infestano la nostra mente, che appaiono così perfette e seducenti. Con il tempo c'è chi cambia idea, rimodellando il proprio ideale di ragazzo sulla scia degli attori che vede nelle serie tv, e chi rimane fedele ai propri principi.
Quando si è Dominique Weasley e si cresce con Etienne Delacour, perché mai si vorrebbe qualcun altro al proprio fianco?
Certo, a meno che l'altro in questione non si chiami Lance Rosier.
Dal capitolo IV:
«Sei proprio un illuso se pensi che farò sesso con te dopo che mi hai insultata» lo avverte acida, divincolandosi da quella stretta che le impedisce di fuggire.
Lui arcua le sopracciglia con eloquenza, divertito da quel tentativo futile.
«Cosa avrei dovuto dire?» ironizza spietato.
«L'amore della mia vita?» continua beffardo, prendendola in giro.
«Sarebbe stato carino».
«E anche totalmente fals-
ahia».
«Te lo sei meritato, Rosier» decreta lei, perfida, sfoderando un ghigno arrogante dopo che gli ha affondato le unghie della mano destra nell'avambraccio ed essersi beccata un'occhiata che promette vendetta.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Louis Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if/AU'
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Cap 1

Anche questo secondo capitolo partecipa alla challenge May the inspiration be with you indetta da PinguinaMati sul forum Writing Games! Ferisce più la penna.
Prompt:
first crush (prima cotta: corrisposta, non corrisposta, scegliete voi).
Visto che mi è stato chiesto, preciso che se il primo capitolo di questa mini long è canon sia per quanto riguarda
Battlefield sia per quanto riguarda Someone you loved, questo non lo è.
Oddio, se proprio vogliamo, solo la prima parte potrebbe essere considerata tale. Il resto è un what if, perchè non farò assolutamente spoiler.
Quindi scusatemi se sono una brutta persona ;)










Hogwarts, Secondo Anno


«Lei non è in grado di amare».


Con il suo vestito più carino addosso e i capelli ramati acconciati in un semiraccolto, Dominique sorride divertita, le guance arrossate per tutto quel momento e gli occhi scintillanti di gioia.
La Sala Comune di Grifondoro è disseminata di palloncini colorati – marchio Weasley – che se calpestati per sbaglio, rischiano di investire il malcapitato di turno con un liquido non proprio piacevole. 
Dopo aver passato quasi tutta la sera a ballare – sarebbe stato un peccato non farlo dato che Sam, aspirante Caposcuola e fattone nel tempo libero, ha dato fondo a tutte le sue conoscenze sulla Trasfigurazione per rendere l’ambiente ancora più grande –, stremata e con le gambe indolenzite, si dirige verso l’angolo dove sono stati stipati i divani, poltrone e tavoli, così da poter sfruttare ogni centimetro di spazio libero.  
Crolla seduta su Louis, circondandogli il collo con un braccio e scoccandogli un bacio sulla guancia. Scoppiano a ridere entrambi, ebbri di felicità e forse anche di un goccio di alcol.
«Sei particolarmente carina questa sera» le dice adulatore, sussurandoglielo quasi all’orecchio ed escludendo dalla loro conversazione gli altri studenti seduti lì vicino, indicando poi con un cenno del mento il suo outfit.
Dominique corruga le sopracciglia, storcendo il viso in una smorfia bizzosa.
«Particolarmente carina?» ripete, fingendosi offesa. «Credevo di esserlo sempre» afferma vanitosa. 
Lui piega le labbra in un sorrisetto scaltro.
«Non ci casco» l’avverte, consapevole del suo bluff, inchiodandola con due occhi azzurri che non nascondono l’ironia. «Sai da sola di essere bellissima».
Lei si morde le labbra, lusingata, mentre si guarda intorno, prima di individuare una chioma di un biondo che rasenta quasi il bianco nel mezzo della folla.
«Vuoi davvero farlo?» domanda Louis, di colpo, facendola trasalire e ricalamitando l’attenzione.
«Perché no?» replica stizzita, inarcando le sopracciglia con arroganza.
Lui la fissa dritta in faccia senza alcuna incertezza.
«Cambierebbe tutto» sostiene risoluto, provocandole un brivido di puro terrore che le annoda lo stomaco. «Lo vuoi davvero?» indaga apprensivo.
Dominique sbuffa, cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione sgradevole.
«Quello che voglio è smettere di vivere in una menzogna» afferma decisa, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli ramati.
«E vuoi smettere proprio questa sera?» sottolinea suo fratello, pratico, guardandola con una punta di giudizio che le fa venire voglia di alzarsi e andarsene. «È il suo compleanno» le fa notare ragionevole.
Lei annuisce, non mutando nemmeno per un istante la sua espressione di supponenza.
«Se non lo faccio ora, poi non ne avrò più il coraggio» ammette a fatica, sincera, abbassando la voce fino a renderla a malapena udibile a causa della musica che proviene da un vecchio grammofono. «Trovo difficile solo il pensiero di dirglielo» continua imbronciata, infastidita dalla sua stessa pusillanimità.
Louis prende un respiro profondo, inumidendosi le labbra.
«E allora non farlo» suggerisce saggio. «Domi, se non ne sei sicur-»
«Sono sicura» ribatte tenace. «Voglio solo che finisca. Sono stufa di fingere che per me sia solo qualcuno a cui voglio bene, perché non è così. Probabilmente non lo è mai stato» sussurra amareggiata, gli occhi che tornano a fissare colui che rappresenta tutto, speranza e sicurezza che quel futuro che tanto brama non si concretizzerà mai.



«Va tutto bene?» domanda Etienne, allugandole un bicchiere d’acqua.
Dominique lo accetta di buon grado, lasciandosi sfuggire anche un sorriso grato mentre se lo porta alle labbra per bere un piccolo sorso.
«Stai facendo una tragedia per nulla» afferma simulando noncuranza, schiarendosi la gola e sperando di aver il viso rilassato e non incupito dal ribrezzo.
«Non è nulla» ribatte lui, ferreo, seduto al suo fianco sul divano della Sala Comune, che è immersa nel caos di quelle decorazioni che rimangono dei festeggiamenti. «Non so come abbia fatto a trattenermi» sbuffa snervato, appoggiando il capo contro lo schienale e stringendo appena le palpebre.
Lo hai fatto ora, vorrebbe rispondergli, ma dubito che Wilson la passerà liscia. Probabilmente stai solo aspettando il momento giusto per fargliela pagare senza subire nessuna conseguenza.
Deve ammettere che le ha fatto piacere vederlo intervenire quando quell’idiota le ha palpato il sedere, sperando di approfittare della confusione degli studenti che stavano sciamando verso i Dormitori, stanchi e alticci per la festa appena conclusa. 
Etienne, quando si è avvicinato, non ha detto nulla, si è limitato a guardarlo. Ma se gli occhi potessero parlare, probabilmente i suoi avrebbero lanciato una Cruciatus senza alcun rimorso.
Dominique scrolla le spalle, prima di appoggiare il bicchiere ancora mezzo pieno sul mobiletto accanto. 
«Non dirlo a nessuno» dice ed è la prima a stupirsi di quanto la sua voce appaia debole e fioca. 
«Perché no?»
«Perché è stupid-»
«Domi, nulla di quello che ti fa star male è stupido» la blocca Etienne, risoluto, inchiodandola con due iridi di un azzurro chiaro nelle quali brilla un’inquietante scintilla di determinazione. 
Sa che non dovrebbe, eppure una parte di lei è animata da una gioia selvaggia nel constatare che è rimasto al suo fianco, rinunciando all’appagante riposo che rappresenta il letto al piano superiore, per assicurarsi che non sia traumatizzata dal gesto di un coglione incivile. 
«Ti prego, smettila di guardarmi così» sbotta ad un certo punto, brusca, espellendo con la rabbia l’ossigeno dal naso. «Me lo rendi solo più difficile» afferma bellicosa. 
Lui inarca un sopracciglio, il volto impassibile. 
«Non deve andare per forza così» le fa notare, lungimirante, e uno dei motivi per cui lo ama tanto è perché l’altro riesce a raccapezzarsi con una semplicità assurda in quel groviglio contraddittorio che sono i suoi pensieri.
«No, infatti» ribadisce Dominique, asciutta. «La scelta è solo tua» sottolinea pungente. 
Etienne rimane immobile, senza smettere di fissarla. E forse proprio il fatto che non ha il viso corrucciato in un’espressione ostile o infastidita, che le dà la forza di fare quello che ha atteso trepidante e pazientemente per tutto quel tempo.
Prende un profondo respiro, tentennando solo per un istante prima di spingere il capo nella direzione, chiudere gli occhi e appoggiare le labbra su quelle del cugino. 
Probabilmente non è nemmeno un bacio – non è
niente , tanto è leggero e puro, ma è abbastanza da farle battere furioso il cuore contro la gabbia toracica e provocarle un brivido sottopelle che la fa sentire viva come non mai.
Quando si separano, Dominique aspetta un momento prima di sollevare le palpebre. 
«Non cambia nulla, vero?» deduce amareggiata, storcendo le labbra in un smorfia che dovrebbe essere un sorriso.
Lui fa lo stesso, anche se in questo caso il risultato sembra più vero.
«No» risponde morbido, nonostante quel monosillabo sia così doloroso da ascoltare per tutto quello che significa. La fine di tutto. «Puoi avere di meglio» conviene con una sicurezza che le suona così falsa.
«Chi ti dice che voglia?» replica lei, triste, percependo gli occhi pungerle e iniziare a inumidirsi. «Godric, adesso non iniziare con il discorso patetico di consolazione» esala con forza, alzandosi in piedi di scatto e gettandogli un’occhiata di ammonimento.
«Che cosa vuoi che ti dica?» chiede Etienne, delicato, e il fatto che non tenti nemmeno di toccarla o fermarla, non sa se le faccia piacere o meno.
«La verità» scandisce Dominique, furiosa. E sul serio, la rabbia va bene. È un appiglio a cui aggrapparsi per non lasciarsi affogare nel dolore. «Dici che mi vedi come una sorella ma questo non ti ha impedito di innamorarti di Vic» rinfaccia inviperita. 
Lui non muta espressione, il viso che non emana nemmeno fastidio per quell’attacco che suona come una difesa disperata. 
«È diverso» dice solo, leggero.
«No, è la stessa cosa» insiste lei, cocciuta. «Mi respingi anche se sai benissimo che Vic non ti ricambierà mai» sostiene caustica, con il chiaro intento di ferirlo.
«Lo so» ammette Etienne, consapevole, abbassando solo per un istante le iridi che diventano distanti e vacue. Davanti a quella visione, rimane sbalordita, boccheggiando appena. «Per questo non voglio che tu finisca nella mia stessa situazione. Non ha senso innamorarsi di qualcuno che ha perso la testa per un'altra» afferma altruista.
Dominique scuote il capo, testarda.
«Allora è troppo tardi» decreta penosa. 
«No» la contraddice suo cugino, con due occhi che sembrano così certi da emanare un bagliore di totale fiducia per quel futuro che lei non vede. E perché dovrebbe? Era lui il suo futuro, Etienne è tutto quello che ha sempre voluto. «Tu non mi ami, lo credi solamente» aggiunge riflessivo. «Meriti qualcuno che invece provi lo stesso per te» afferma benevolo.
«Quel qualcuno non esiste».
«Certo che sì» mormora Etienne, piegando le labbra in un sorriso dolce. «Solo non lo hai ancora incontrato».
Dovrebbe essere un mostro per amarmi, pensa lei, fissandolo con desolazione le fiamme che ardono nel camino. 



Hogwarts, Quinto Anno


«Secondo te sono orribile?»
Lance si ferma dal frizionarsi i capelli umidi con un asciugamano, fissandola con uno sguardo che da basito diventa di puro compatimento.
«Sì» risponde senza esitazione, di cuore, scrollando le spalle. «Soprattutto quando piangi» aggiunge, ignorando con un coraggio invidiabile il lampo di collera che le è apparso negli occhi. «Lì diventi uno spettacolo atroce» termina brutale, spedendo con un colpo di bacchetta l’asciugamano in bagno.
Dominique, seduta a letto con la schiena appoggiata contro due cuscini e il piumone tirato fino al grembo, digrigna i denti, la rabbia che minaccia di uscirle in spirali gassose dalle orecchie.
«Sei un bastardo» lo apostrofa velenosa, offesa a morte. Gli volta le spalle, ignorando il fatto che l’altro sia in accappatoio e togliendo un cuscino così da averne solo uno sotto il capo quando si sdraia. Si raggomitola su un fianco, la collera che presto lascia spazio a qualcosa di più bruciante che le provoca un groppo alla gola. Solo quando vede le luci delle candele della sua camerala Stanza delle Necessità è in grado di replicare fedelmente gli ambienti di Rosier Castle e, per quanto ormai le sia familiare, quel luogo le mette sempre un filo di soggezione – abbassarsi fino a quasi spegnersi e sente la coperta sollevarsi, il cuore le batte un pochino più veloce nel petto. Forse perché sa benissimo che Lance si è tolto quel pezzo di stoffa verde prima di infilarsi sotto. «Non funzionerà» lo avvisa aggressiva nel momento in cui lo sente avvicinarsi. «Non ho nessuna intenzione di scopare» sentenzia irremovibile.
Lui ride, provocandole un brivido che le scivola dalla colonna vertebrale quando le sfiora con le labbra il collo.
«Sei spassosa» svela in un mormorio, baciandole piano la pelle e facendole trattenere il respiro e tremare per quello scintillio di pura smania che le scorre nelle vene. «In realtà mi ecciti quando interpreti il dittatore della situazione» continua in un sussurro basso. «Andiamo, Domi, non puoi essertela presa tanto: ti ho detto cose peggiori» si lamenta esasperato quando, nonostante continui a baciarla, la sente rigida come un pezzo di marmo che non accenna minimamente a reagire.
«E questo come migliora la tua posizione?» ribatte acida, tra i denti, rimanendo immobile sul posto. «Perché, dal mio punto di vista, ti rende solo più-»
«Perché sei incazzata?» la blocca Lance, guardingo.
«Perché ero seria e speravo di poter avere una conversazione civile» sbotta lei, aggressiva, girandosi di colpo e ignorando il fatto che sia nudo, lì, a un soffio di distanza. «È troppo difficile per te?» sottolinea sferzante.
Lui inarca le sopracciglia, gli occhi azzurri che baluginano pensierosi.
«Da quello che ricordo» esordisce distaccato, spingendola inaspettatamente di schiena contro il materasso. Dominique cerca di reagire ma senza risultato: si ritrova sotto, con l’altro che la sovrasta e la scruta con quell’espressione insopportabile di chi costringe al muro l’avversario per ottenere la resa. «Non facciamo altro che parlare. È tutta la sera che mi sommergi di ciance su quello che vorresti fare finita Hogwarts. È troppo difficile per te immaginare che abbia voglia di fare anche altro?» ritorce derisorio, puntellandosi sui gomiti così da non pesarle addosso.
«Peccato che tu non abbia mai detto quello che pensi di me» accusa lei, aspra, un piglio combattivo sul volto.
Lo vede sollevare le iridi al cielo con quella che pare grande pazienza.
«Domi, se stiamo insieme, non ti reputo tanto orribile, tu che dici?» le fa notare esasperato, facendola arrossire per la naturalezza con cui riesce a pronunciare una frase simile senza ombra di incertezza o difficoltà. «Perché ricominci con queste paranoie?» indaga riflessivo, sondandole il viso con concentrazione. «Fammi indovinare: hai parlato con uno dei tuoi meravigliosi parenti?» deduce insofferente, lasciandosi sfuggire un verso per nulla contento.
Dominique cerca di ignorare l’imbarazzo e quella costante consapevolezza di amarezza che prova quasi da sempre. È costretta a rivolgere altrove le iridi, perché è a un passo dallo scoppiare in un pianto di frustrazione.
«Non c’è nulla di buono in me» afferma penosa, sentendo un bruciore al petto e la gola chiudersi, rendendole la sua voce flebile e tremante. «Nulla che valga la pena di amare» conviene tragica, sentendosi sprofondare in un oceano di disperazione.
Lance sbuffa, roteando gli occhi azzurri, palesemente scocciato. 
«Finiscila di far la melodrammatica, diventi ridicola» la fredda spietato, senza un briciolo di delicatezza, facendole spalancare le palpebre per la consapevolezza di aver di fronte qualcuno che è totalmente incapace di mostrare dell’empatia. «Se fossi buona non saresti tu» decreta spassionato, in un sussurro, rendendola ancora più sbigottita. Dubita che esista qualcuno capace di confonderla come lui. «E a me vai bene così» termina incurante.
Lei sbatte le ciglia, pietrificata.
«Lo dici solo per portarmi a letto» afferma secca, dopo un istante, ancora stordita per quelle parole che le riecheggiano nelle orecchie con la forza di dieci Bombarda.
«Sei già nel mio letto» le fa notare lui, eloquente. E solo allora si ricorda che è così, anche se si è sforzata di non pensarci perché quella realtà è una
distrazione che le inibisce la ragione, soprattutto nel momento in cui sente qualcosa premere contro il suo basso ventre. Deve stringere il lenzuolo tra le dita quando si rende conto che è tra le sue gambe, nudo, e che la voglia di saltargli addosso e baciarlo è quasi incontrollabile. «E non ho bisogno di utilizzare queste stronzate per ottenere ciò che voglio» insinua arrogante.
Dominique piega le labbra in un sorriso divertito, suo malgrado.
«Ho un carattere orribile» continua, costringendosi a dire tutto quello che pensa.
«Sì, questo è vero» conferma Lance, brutale. «Beh, vuoi la verità, no?» domanda quando la sua occhiata omicida lo fulmina in pieno. «Consolati: il mio peggiore» sospira incurante.
«Allora lo ammetti» commenta lei, impietosa, guardandolo con finta superiorità.
«Mai negato» precisa lui, per nulla turbato. «Sono fantastico anche per questo» sostiene certo, abbassando la testa per tornare a baciarle il collo.
Dominique sbuffa, stringendo ancor di più il lenzuolo tra i pugni per evitare di infilargli le dita tra i capelli.
«Come no» risponde sarcastica. «Etienne è meglio» dichiara meschina.
«Guarda che è inutile» ridacchia Lance, contro la sua pelle, prima di allontanarsi quanto basta per guardarla in volto e scoccare un’occhiata di pura compassione. «Non mi farai diventare geloso» sostiene tranquillo.
Lei inclina il viso, alzando le sopracciglia con sfida.
«Nemmeno se ti dico che penso a lui mentre raggiungo l'orgasmo?» tenta crudele.
«Peccato che poi urli il mio nome» replica lui, trionfante, gongolando come lo stronzo che è.
«Hai mai voluto provare il threesome?» chiede Dominique, espellendo quel dubbio, spostando appena il viso per evitare le labbra dell’altro e ignorando quegli occhi pieni di fastidio quando il suo piano va a segno. «Secondo me sarebbe divertent-»
«No».
«Perché?»
«Perché vederti sotto un altro mi farebbe impazzire» confessa Lance, asciutto, arricciando il naso con stizza.
«Disse colui che scopava con mezzo Castello quando stava con la sua ex» recrimina lei, tagliente, la voce e i ricordi intrisi di veleno e gelosia. 
«Si chiama relazione aperta» precisa lui, sorridendo intrigato nello scorgere il suo malessere. «E io non ero presente mentre Egle faceva lo stesso con altri» puntualizza spiccio, affatto toccato. «Tu hai voluto l'esclusiva e ora ti becchi pregi e difetti della tua scelta» afferma inesorabile, alzandole la camicia da notte così da poterle sfilare via gli slip.
Dominique si morde le labbra per trattenere quel sorriso birichino che minaccia di sfuggirle, reprimendo a stento quel calore liquido che inizia a incendiarle lo stomaco. 
«Saresti geloso?» domanda esultate, le iridi azzurre raggianti di gioia, dopo aver sollevato il busto per togliersi anche l’ultimo indumento, così da restare nuda tra le sue braccia.
«Sarei incazzato» precisa Lance, mordace, inchiodandola con uno sguardo gelido. «E avrei voglia di sangue, il tuo compreso» l’avverte truculento, facendole intuire che nemmeno quello che prova per lei la proteggerebbe dalla furia degna dei suoi antenati Mangiamorte.
«Non ti tradirei mai» sospira Dominique, sicura.
Lui inarca le sopracciglia, per niente sorpreso. 
«Perché ti è rimasto ancora un minimo di cervello» sentenzia implacabile, riabbassandosi per baciarle il collo e sorridendo quando la vede reclinare la testa di lato così da permettergli di farlo senza nessuna difficoltà.
«Perché sono innamorata di te» biascica lei, provando appena un briciolo di imbarazzo, chiudendo le palpebre per poter assaporare appieno quelle emozioni. 
«Come di tuo cugino?» domanda l’altro, beffardo, delicato come una coltellata. 
«Tu non mi fai sembrare migliore, mi accetti per quella che sono» considera Dominique, stranamente mansueta, stringendolo all’altezza dei fianchi con le cosce. «Forse è questa la differenza» ragiona in un momento di lucidità, corrugando appena la fronte. 
Lance alza il capo, giusto per poterla guardare in viso con compatimento. 
«No, la differenza è quello che sentivi per lui non si è mai concretizzato, è sempre rimasto nella tua testa» sottolinea pratico. «Questo, invece, è la realtà» continua logico, abbassando per un momento le ciglia. 
«Questo cosa?»
«Quello che provi per me» sottolinea lui, sfacciato, con la magnanimità di chi sta spiegando a qualcuno di estremamente ottuso qualcosa di semplice. «Il problema è che tu non sai come amarti» aggiunge, poi, serio.
«E tu sì?»
«Sono poche le cose che non so fare» le fa notare, sarcastico, strappandole un sorriso che le scalda il cuore. «E comunque nemmeno io sono buono. Non è nella mia natura esserlo» termina incurante, per nulla pentito di essere uno dei peggiori stronzi che abbia mai calcato il suolo di Hogwarts.
Eppure Dominique le nota quelle ombre che gli oscurano il viso e che rendono gli occhi ancora più gelidi. Non si deve sforzare un granché per intuire i suoi pensieri, per collegare quel senso di frustrazione, rabbia e senso di colpa che vede in quei lineamenti tesi e che riconducono sempre al paragone con quell'unico nome. 
Allunga una mano così da sfiorargli la guancia in una carezza gentile, distogliendolo da quelle fosche riflessioni e attirando di nuovo la sua attenzione. 
«A me vai bene così» dichiara genuina, appena ironica, ripetendo quello che lui ha detto prima, facendogli spuntare un sorriso, prima di mettergli una mano dietro la nuca e attirarlo contro di sé. 
Lo bacia piano, prima di lasciare poco a poco spazio alla bramosia, le dita che stringono i capelli scuri e il respiro che diventa affannoso. Il sangue le scorre più veloce nelle vene mentre le mani scivolano in basso, verso il collo, la spalla e, infine, gli avambracci. 
Puntella appena le unghie nei muscoli dell’altro, sentendosi sempre più smaniosa e affamata.
Lance ridacchia quando si separano per riprendere aria, facendole aggrottare le sopracciglia per la confusione. 
«Mi diverte che tu mi dia costantemente del maniaco fissato con il sesso» illustra ironico. «Quando sei la prima che non si fa pregare per scopare» conclude indelicato.
Suo malgrado, anche Dominique si lascia sfuggire una risata.
«Sbaglio o non fai altro che ripetermi quanto sia importante in una relazione?» sottolinea leggera, sentendo la pelle bruciare per il calore e il desiderio.
«Lo è davvero» conferma lui, spassionato. «E chi mente… o è un bugiardo o un idiota represso» stabilisce inflessibile.
Quando tornano a baciarsi, lei sente il cuore più leggero. Non sa come faccia a farla stare così, a cercare il giusto equilibrio tra follia e serenità.
Forse è la foga e l’ebbrezza dell’innamoramento – o forse è per il fatto che Lance, sotto un certo versante, è il primo per cui abbia davvero perso la testa – ma sta davvero bene, non ricorda di essersi sentita così felice come quando è con lui.

Grazie per quello che fai,
vorrebbe dirgli nell’istante in cui lo sente dentro di sé, un attimo prima che inizi a spingere. Per prenderti cura di me e amarmi. Non avrei mai voluto questo ma ora… non so davvero come potrei farne a meno.



«Sembri felice».
«Lo sono davvero».
Dominique lo guarda, un sorriso radioso che le spunta sulle labbra e il viso illuminato dalla gioia.
«Avevi ragione» continua allegra.
Etienne inarca un sopracciglio, la testa appoggiata contro il finestrino del treno che li sta riportando a Londra.
«Non ce l’ho sempre?» ritorce ironico.
Lei annuisce, scostandosi una ciocca dei capelli ramati dietro l’orecchio. Poi prende un respiro profondo e, approfittando del fatto che nel loro scompartimento siano rimasti momentaneamente soli, appellandosi a tutto il suo coraggio per dirglielo.
«Volevo ringraziarti» espelle, infine, brusca.
L’altro sbatte le palpebre, perplesso.
«Per cosa?» chiede disorientato.
«Per avermi dato speranza» spiega Dominique, arrossendo appena sulle guance per l’imbarazzo di dover affrontare quel discorso scomodo. Vederlo piegare le labbra in quel suo sorriso gentile e affascinante, le dà lo slancio per continuare. «Per aver detto a quella bambina che credeva di essere follemente innamorata di te che poteva sopravvivere al tuo rifiuto, che non sarebbe stata sola per sempre» ammette impacciata, sentendosi più distante che mai da quella che è stata un tempo.
Etienne la guarda con due iridi azzurre baluginanti d’affetto ma non dice nulla.
Forse perché non ha il tempo di farlo visto che la porta dello scompartimento si apre di colpo, prendendola alla sprovvista e facendola sussultare.
Incrocia un paio di iridi altrettanto azzurre ma gelide, lo stomaco che si annoda di riflesso, prima che l’altro le punti verso suo cugino.
«Delacour».
«Bella, Rosier».
Lance arriccia il naso in una smorfia raccapricciata.
«Ti piace proprio questa battuta» osserva quasi con pietà.
Etienne scrolla le spalle noncurante.
«Più la tua reazione» puntualizza sottile, inarcando per un istante le sopracciglia con eloquenza. «Vedere il disgusto sul tuo viso non ha prezzo» ironizza spietato, gongolando di gusto.
L’altro rotea le iridi con quella che pare esasperazione.
«Spero che Molly ti uccida» gli augura di cuore, in un sussurro sentito, prima di girare il capo nella sua direzione. «Vieni con me?» domanda distaccato, le mani in tasca.
Lei annuisce, alzandosi dal sedile per seguirlo nel corridoio del treno.
Prima di lasciarsi lo scompartimento alle spalle, però, si ferma per potersi voltare all’indietro. Guarda suo cugino, rimanendo un istante ad assaporare quell’atmosfera di calore che è simile ma al contempo diversa da quella che avvolge i ricordi della sua infanzia.
Infine gli fa l’occhiolino e si allontana, chiudendosi la porta alle spalle.









“Tu e io siamo un disastro.
Siamo complicati ma… siamo reali.”
The Vampire Diaries









E ADESSO COSA DICI, GABRY?
Scusate questo esordio sentito e folle ma tra me e Gabry è in corso una guerra che dura ormai da mesi!
Stavolta credo di aver scritto qualcosa che mi attirerà le maledizioni di entrambe le fazioni. C’è da chiedersi chi mi trasformerà prima in un manicotto.
Però, in tutto questo tempo, ho dimostrato che so come sopravvivere e Lance ormai è abituato a sentirsi dare del Pipacchione o dello squilibrato, a seconda dei casi.
Quindi niente panico: ce la caveremo, come sempre!
Il
bella, Rosier è una citazione di Sev, che spero non mi odierà visto che ultimamente la sto usando un po’ spesso. Ammettilo: ti sei pentita di averlo scritto.
Mi diverto con poco, lo so.

Passiamo ora alle cose serie altrimenti finisco per riempire queste note di ciarle senza senso.
Dunque, non so se sono riuscita o meno nel mio intento. Volevo contrapporre Etienne a Lance, mostrando anche i sentimenti differenti che suscitano in Dominique. Non è un caso che lei chieda a entrambi se la considerino orribile.
Ovviamente le risposte sono diverse perché mentre Etienne è gentile, dolce e amorevole, Lance è… Lance.
(Vorrei anche provare a difenderlo ma questo ragazzo ha un sacco di limiti che mi rendono alquanto ardua l’impresa. Però sono questo insieme di pecche che lo rendono estremamente intrigante ai miei occhi)
Se Godric vuole – e vuole! – il terzo sarà l’ultimo capitolo, anche se sarà estremamente lungo. 
Ringrazio veramente di cuore chi ha avuto il coraggio di leggere questo vaneggiamento insensato.
Siete i miei eroi!
Ci vediamo prima dell’otto maggio,
Blue 



Ps: la frase in corsivo sotto
Hogwarts, Secondo anno, è una delle voci che circolavano sul conto di Domi.



   
 
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