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νέκυια
- Capitolo VII-
Saturnalia, notte del Solstizio: Offerta alla Tormenta
[Trattato sulla caccia ai Risvegliati – Parte II]
Lascia
che io cada se devo cadere.
Quello
che diventerò mi prenderà.
[Baal Shem Tov]
Cairngorns
National Park,
Hogsmeade
21
dicembre 2023, ore 20.37
Afferra
una patatina fumante con gesto vago, portandosela alle labbra con un
movimento lento e meccanico, ascoltando distrattamente il nuovo
argomento eviscerato da Rose per instaurare una conversazione,
studiando l'ampia sala circostante con sguardo annoiato e pesante: I
Tre Manici di Scopa non è mai stato così affollato come quella
sera, constata con una punta di curiosità, scrutando i visi gioiosi
ed accaldati degli avventori che – come un fiume – si sono
riversati all'interno del locale da quando la tormenta di neve ha
iniziato a sferzare le strade in acciottolato di Hogsmeade, facendo
fuggire buona parte dei turisti.
Alza
distrattamente il boccale di burrobirra mezzo vuoto portandoselo alle
labbra, ingollando una lunga sorsata prima di tornare ad attaccare
l'abbondante porzione di Fish&Chips offerta dalla casa che madama
Rosamund, nipote della famosa Rosmerta, ha portato loro pochi minuti
addietro; anche Rose pesca dal piatto con gusto, inzuppando ogni
pezzo in un intingolo composto da aceto e sale prima di portarselo
alle labbra, continuando a parlare delle lettere e messaggi che
Scorpius le invia clandestinamente, firmandosi con un comunissimo
nome babbano.
“Mio
padre reputerebbe più decorosa una relazione con un ragazzo normale,
non magico, piuttosto che con un Malfoy” sbotta contrita, spostando
una ciocca di capelli ricci dal viso per incastrarla dietro
l'orecchio, così da poter continuare ad addentare le patatine senza
alcun fastidio; Lily Luna le scocca un'occhiata divertita bevendo
ancora, concentrando poi l'attenzione su due maghi attempati che
stanno animatamente discutendo con Rosmerta, ferma dietro al bancone
ed intenta a preparare le bevande richieste: stanno parlando del
meteo e sono convinti che la tempesta durerà tutta la notte.
La
giovane strega sospira bevendo un altro lungo sorso di liquido
ambrato e speziato, tiepido, pensando che se davvero così sarà il
problema 'Caccia del Solstizio' si risolverà in un nulla di fatto,
poiché dubita che le creature – seppur morte – possiedano
l'avventatezza di andare in giro con un tempo così inclemente, sotto
una tormenta come – stando ai racconti opportunamente gonfiati dei
vecchi maghi – non se ne vedevano da decenni; sono immuni al
freddo, non rischiano l'ipotermia, ma camminare nel vento forte
dev'essere un problema anche per loro, specie se i corpi non sono
conservati ottimamente ma si presentano in avanzato stato di
decomposizione.
“Lily?
Mi ascolti?” Domanda Rose sbuffando sonoramente, osservando lo
sguardo assorto della cugina con interesse mentre si domanda
cos'abbiano di tanto interessante i maghi assiepati attorno al
bancone da meritare tutta la sua attenzione; gli occhi color terra di
Lily Luna abbandonano gli avventori per posarsi nuovamente sul viso
roseo e tondo, lentigginoso, della cugina.
“Oh
sì, scusa. Cercavo solo di raccogliere informazioni sulla tormenta”
“Perché?
Vedrai che smetterà presto. Una volta calata potremmo tornare al
castello”
Un
guizzo oscuro attraversa le iridi calde della giovane Potter facendo
corrugare la fronte della strega Grifondoro, stranita da quella
miriade di comportamenti elusivi e scostanti che la cugina ha –
specie nei suoi confronti – dalla discussione avuta in biblioteca;
durante la giornata s'è comportata bene e, per un istante, mentre
giravano per negozi in cerca degli ultimi regali di Natale per
parenti ed amici, Rose aveva pensato che fra di loro non fosse
accaduto nulla, che le cose fossero rimaste come ad inizio anno, ma
poi l'ha vista incupirsi davanti alla vetrina d'una gioielleria
magica e, successivamente, anche all'interno di 'Mielandia', quando
le aveva suggerito maliziosamente di regalare qualcosa di 'dolce' al
suo fidanzato.
Non
riesce davvero a capire quale tipo di relazione spinga Lily Luna ad
essere così guardina e silenziosa da non accettare consigli su
possibili regali per il suo – amico? - ragazzo,
a meno che questi non sia un poco di buono ben noto a scuola, o una
persona già invischiata in problemi assai più grossi dei semplici
esami di fine anno.
Si
ma, a scuola?
Lily
Luna non esce mai, né ha grandi amicizie fuori da Hogwarts.
Studia
il viso della cugina su cui in piccolo sorriso fa capolino,
distendendo le labbra sottili.
“Scusa
Rose, è che volevo essere di ritorno presto” sussurra Lily Luna
addentando un'altra patatina per poi concentrarsi sul pesce, mente
lei inarca un sopracciglio.
“E'
per il tuo fantomatico boy?”
Il
cibo le va di traverso, costringendola a bere un altro lungo sorso di
burrobirra per ostruire esofago e trachea; perchè, per Morgana,
tutte le diavolo di volte in cui si trovano a parlare deve saltare
fuori quest'argomento? Si domanda la Corvonero con una pinta di
stizza, constatando che – anche in questo campo – le parole di
piton s'erano rivelate profetiche, Rose non la lascerà in pace
finché lei non le rivelerà il nome del suo misterioso compagno e a
nulla servirà glissare o rimanere sul vago, sapendo quanto è
ficcanaso prima o poi scoprirà qualcosa.
“Si,
gli avevo promesso che sarei stata di ritorno per sera, volevo dargli
il regalo” risponde cercado di mantenere un tono neutro, accennando
vagamente alla borsina deposta con cura sulla panca, sulla quale ha
poggiato la pesante sciarpa nera; il ghigno di Rose aumenta
d'ampiezza ripensando all'espressione assorta assunta dalla cugina
all'interno di Mielandia, dopo interminabili giri di tutto il
negozio, quando s'era decisa ad acquistare quella scatola in legno di
cioccolatini misti, ripieni di ciliegia e cherry brandy, chicchi di
caffé tostati e liquore del medesimo aroma, una scelta assai strana
– specialmente a causa dell'alcol in essi contenuto –
che le pareva un po' azzardata
per un regalo ad un ragazzo loro coetaneo.
A
chi diavolo piace caffé e cherry?
“Scrivigli
che sei in ritardo, non potrà certo biasimarti” le fa notare
sottolineando che non può certo mettersi ad attraversare la tempesta
per andare all'appuntamento, sarebbe da pazzi, ma qualcosa nello
sguardo assente della cugina le fa capire che, se lei non fosse
presente, probabilmente ci avrebbe provato; un po' la invidia, in
verità, poiché almeno Lily Luna ha la possibilità di vedere questo
ragazzo misterioso – seppur clandestinamente, per loro
scelta – quando vuole, mentre
lei e Scorpius hanno occasione d'incontrarsi raramente e solo tramite
una serie infinita di sotterfugi, poiché nemmeno la famiglia di lui
vedrebbe bene la relazione con una Weasley mezzosangue e ciò la fa
soffrire.
Lily
e Albus le hanno fatto notare più volte che le difficoltà ora ci
sono perché sta ancora frequentando la scuola e non ha alcuna
libertà di movimento, ma quando inizierà a studiare medicina al San
Mungo tutto sarà più facile, poiché passerà ugualmente molto
tempo fuori casa ed a Londra le opportunità per incontrarsi in
segreto non mancano di certo, dato che pure Scorpius frequenta li la
facoltà di Giurisprudenza magica, ubicata a pochi isolati dal
Ministero; inoltre, il futuro lo devono decidere loro, solo loro
possono sapere se questa relazione è giusta o sbagliata, non certo
le famiglie Malfoy o Weasley, ma Rose, educata per essere sempre
gentile e rispettosa, all'altezza delle aspettative del padre e della
madre, vive la sua condizione con estrema infelicità.
Osserva Lily Luna distendere le labbra in una linea ferma, preoccupata,
mentre sussurra: “No, non mi biasimerà, ma...” senza
però riuscire a terminare la frase poichè un'improvvisa
e violenta ondata di fuoco le scorre nel petto, mozzando
respiro e parole, causandole un reflusso di bile e cibo lungo
l'esofago; la ragazza ha appena il tempo di scusarsi con Rose,
adducendo ad un attacco di nausea, prima di schizzare verso il fondo
del locale ed infilarsi in bagno.
Si
appoggia con entrambe le mani al lavandino mentre gocce di sudore
freddo le scorrono lungo il viso, scivolando oltre il bordo della
felpa pesante giù per la spina dorsale e si guarda allo specchio
dove veere riflesso il volto stravolto d'una ragazza con pelle d'oca
diafana e pupille paurosamente dilatate; la magia le incendia il
sangue con forza facendola tremare e, per un istante, avverte con
chiarezza – seppur distanti – la
presenza di tre creature aggirarsi per le strade deserte di
Hogsmeade.
Sono
qui, nonostante la tormenta.
O
forse a causa della tormenta...
Il dubbio le sferza la mente come una scudisciata, mandando in frantumi tutte le certezze che si è ripetuta per darsi coraggio da quando è stata costretta a rifugiarsi all'interno del locale con Rose, spingendola a pensare che anche l'improvviso mutamento di clima potrebbe essere stato architettato per rendere la caccia ancor più interessante, sfavorevole a lei e vantaggiosa per loro, che non avvertono né caldo né freddo e, a questo punto, forse nemmeno la furia del vento.
Devo avvisare Piton
“Lily!
Stai bene?” urla Rose battendo sulla porta chiusa, preoccupata.
“Tranquilla,
dev'essere solo indigestione...” cerca di rassicurarla lei,
continuando a sudare freddo e mimando un conato dato che non gliene
vengono più di naturali, studiando febbrilmente il piccolo bagno in
pietra a vista, ordinato e pulito, finché i suoi occhi non
incontrano la finestra dai vetri tremanti, oltre i quali non si
distingue alcunché eccetto il buio, protetta da grosse sbarre di
ferro.
“Torna
al tavolo, arrivo subito”
“Ma,
sei sicura?” domanda la Grifondoro, causandole un'improvviso moto
di stizza; se i risvegliati le stanno dando la caccia non ci
metteranno molto a giungere fin li e – ne è sicura –
non
si faranno molti scrupoli a compiere una strage pur di adempiere alla
profezia decantata da Tiger settimane addietro, quindi deve andarsene
prima che ciò accada e quella è l'unica via d'uscita.
Benedice
mentalmente il fatto d'aver tenuto su la giacca ed estrae dalla tasca
lo smartphone, aprendo WhatsApp con dita tremanti a causa del potere
magico che le incendia le membra per mandare un messaggio criptico,
poche ma sufficienti parole, a HalfPrince60,
convinta che certi sistemi siano
meno appariscenti e più efficaci d'un patronus, date le circostanze;
si arrabbierà da morire ma non ha tempo d'aspettarlo, anche se
gettarsi in mezzo alla tormenta a caccia di tre risvegliati
decisamente pericolosi non è certo la cosa più saggia da compiere,
non può rimanere lì, né permettere che feriscano Rose.
Deve
andare.
Mentre
la cugina batte nuovamente contro l'uscio e lei simula un altro
conato, ripone il cellulare ed afferra la bacchetta puntandola poi
contro la finestra.
“Tranquilla
Rosy...arrivo. Dammi dieci minuti...”
Quando
è sicura che la ragazza se n'è andata spalanca la finestra
sigillata con una rotazione del polso e poi, aspettando un'ululato
particolarmente forte della tempesta in corso che possa attutire il rumore dell'incantesimo, manda le sbarre in frantumi.
Cosa
diventerai?
Cosa
sei?
Lily
Luna corre.
Corre
fra le strade insolitamente deserte d'una Hogsmeade che non pare più
l'allegro villaggio di Babbo Natale allestito in un centro
commerciale babbano, ricolmo di luci multicolori e stravaganti
decorazioni, bensì la Halloween Town di 'Nightmeare Before
Christmas', con case dai tetti a punta dai quali spuntano comignoli
aguzzi simili a pali, nere e tetre come colate d'inchiostro in cui
finestre e porte a fatica si distinguono, sprangate dalle pesanti
ante in legno levigato e borchie metalliche; i gruppi canori sono
spariti, così come i numerosi passanti che fino a poche ore prima
gremivano l'ampia High Street, ora ridotta ad una buia striscia
d'acciottolato ghiacciato incassata fra i muri in legno e pietra dei
negozi, tutti con le serrande ben sigillate, resa scivolosa e poco
visibile dalla moltitudine di fiocchi bianchi che dal cielo si
riversano al suolo con impietosa inclemenza.
La
tormenta sferza gli edifici con rabbia, facendo scricchiolare le assi
e volare alcuni coppi mal saldati che impattano al suolo con deboli
'clang', sovrastati dall'ululato feroce del vento; la neve è fitta,
un muro compatto in cui la strega corre a fatica, stentando a tenere
la testa bassa e la bacchetta in pugno, con il cuore che le martella
frenetico contro la cassa toracica ed il fiato mozzo a causa della
magia che – pochi minuti addietro – s'è risvegliata all'interno
del suo corpo con inaudita violenza, provocandole conati di vomito ed
un fiotto d'adrenalina mista a paura che le ha incendiato i vasi
sanguigni.
Ha
abbandonato Rose all'interno dei Tre Manici di Scopa assieme ad una
torma di avventori che si sono rifugiati lì per trovare riparo dal
temporale, aspettando che si plachi quel poco da consentire loro di
tornare alle rispettive abitazioni, mentre lei – per
nulla preoccupata dal fatto che Rosamund e Rosmerta avessero sbarrato
la porta – s'è infilata in
bagno, facendo saltare le inferriate della finestra per calarsi fuori
con agili balzi, svanendo nel turbinio freddo ed inclemente della
tempesta.
Il
vento la spinge di lato, forte, ostinato, ma lei continua ad avanzare
cercando di ripararsi dietro i muri degli edifici, con la treccia
oramai bianca a causa della neve ed i vestiti fradici; ci sono
schegge di grandine fra i fiocchi morbidi e le feriscono il viso
esposto, non più protetto dalla calda sciarpa dimenticata sulla
panca del pub, arrossandolo e facendo sgorgare minuscole lacrime di
sangue che si perdono fra acqua ed aria.
Sanno
che sono qui.
Pur
senza l'odore di sangue.
Respira
a fatica, scivolando nella notte tumultuosa del mondo come un'ombra
goffa, piccola ed insignificante, rammentando con dolorosa insistenza
le parole che Piton le ha rivolto prima che lasciasse il castello per
seguire la cugina al villaggio: “Potter, è il Solstizio.
Dopo settimane passate a rifiutare l'idea della profezia, ora ti ci
lanci dentro in modo così incosciente?” ma
lei, ostinata e convinta che la 'gita' non le avrebbe portato via più
un paio d'ore aveva fatto presente che la profezia s'era innescata
quando aveva comunicato ai genitori che sarebbe rimasta ad Hogwarts
per le vacanze invernali, quindi l'andare o meno ad Hogsmeade non
avrebbe cambiato niente, inoltre sarebbe stata di ritorno per il
tramonto; Rose non avrebbe creduto ad un'altra serie di scuse
strampalate inventate per saltare l'ennesima uscita al villaggio,
poiché non può certo addurre l'urgenza di finire dei compiti per
gli esami imminenti dato che non ve ne sono, né di avere gli
allenamenti di Quiddich o di sentirsi indisposta a causa d'un
improvviso mal di pancia fulminante, patologia di cui sta iniziando a
soffrire con curiosa insistenza, nonché a cadenza regolare.
Con
le dita intirizzite ed il viso sferzato dalle raffiche inclementi che
gettano ghiaccio e neve negli occhi socchiusi,resi ciechi dal muro di
neve cangiante ed ombre profonde che le si para innanzi rendendo i
contorni delle abitazioni una mera chimera, avanza sempre più lenta
tossendo per liberare i polmoni; da qualche parte avverte uno
schianto e si volta repentina, fissando il bianco ed il nero
amalgamarsi nella viuzza laterale stretta e buia in cui s'è infilata
senza però scorgere null'altro, né persone né animali, benché il
potere all'interno del corpo ora martelli molto più forte, segno che
i risvegliati devono essere vicini.
Continua
a camminare mantenendosi ben adesa al muro della casa alla sua
destra, cercando d'evitare possibili ostacoli presenti al suolo,
allontanandosi sempre più dalla zona residenziale e dalla High
Street per giungere ad una sorta di periferia, ove sono ubicati i
vari magazzini e fienili; non sa quanti chilometri ha percorso poiché
non conosce affatto quella parte così defilata di Hogsmeade, né se
quella sia la strada giusta per giungere ove la magia la sta
spingendo, dato che non vede nulla e la continua opposizione al vento
inclemente sta iniziando a minare la resistenza del corpo, facendole
dolere i muscoli scossi da spasmi violenti causati dal freddo.
Piton
aveva ragione.
Come
sempre...
Stringe
i denti mentre fredde lacrime lasciano gli occhi sospinte nel vento,
ripensando a quando – giusto quella mattina – l'uomo
le aveva sbattuto in faccia la porta della Stanza delle Necessità,
dicendole che se voleva fare di testa sua poteva anche arrangiarsi,
tanto le capacità le possiede, dando nuovamente prova di quel
comportamento scostante che, dal ritorno di Silente, s'è fatto più
molesto e pesante da gestire, stonando parecchio con l'impassibile
compostezza che è solito mostrare; nonostante gli abbia scritto non
è sicura che lui verrà ed ha la sensazione che qualsiasi cosa
avvenga in quella tempesta la dovrà affrontare sola.
Ora
le parole strascicate di Tiger paiono acquisire un triste, lugubre,
senso: La faranno a pezzi davvero, poiché – malgrado i
pronostici di Piton - non è in
grado di tenere testa a tre avversari contemporaneamente in mezzo
alla furia degli elementi, specie se questi si dimostrano più abili
di Rowle, non importa quanto si sia addestrata, non conta quanti
incantesimi conosca poiché l'esito della profezia è già stato
dichiarato, può solo lottare con ogni fibra di sé stessa per far in
modo che – almeno – ai
risvegliati non risulti facile divorarla.
Ma
allora perché sono scappata dalla taverna?
Perché,
se ho paura?
Un
cestino della spazzatura rotola producendo un clangore assordante
lungo la stretta via, passandole a pochi centimetri dalle gambe
tremanti, fasciate nei jeans oramai zuppi, sparendo poi inghiottito
da neve ed aria tumultuosa; il cuore della ragazza martella violento,
in preda alla paura, stretto fra i caldi artigli della magia
mortifera mentre dalle labbra screpolate e bluastre esce un piccolo
rantolo di stupore.
Non
sa quanta forza le ci voglia per ricacciare indietro una seconda
ondata di lacrime, né per avanzare a passo più deciso verso lo
slargo buio che le si apre dinnanzi ora che è giunta alla fine della
strada, non sa dove trovi la volontà d'opporsi al vento stringendo
la bacchetta fra dita che non sente più come sue, assottigliando gli
occhi di terra ed alzandoli verso il cielo lontano, quasi a sfidarlo
con odio.
Sull'orlo
del baratro.
Vola
solo chi osa farlo.
Piton
ha ragione a chiamarla testa di legno, ha ragione a vederla solo come
un'inutile peso e a trattarla come si tratterebbe un bambino molesto
ed indisciplinato, finché continuerà a scappare adducendo scuse
ogniqualvolta giunga un nuovo risvegliato a ricordarle cos'ha
accidentalmente fatto la notte del 31 ottobre non crescerà mai, né
potrà portare a termine la missione affidatale dalla Morte, non
potrà sperare d'avere alcun futuro e questo pensiero le fa incurvare
le labbra livide in un sorriso divertito, mentre constata con cinica
freddezza che – probabilmente – sarà difficile che sopravviva
fino all'alba del 22 dicembre, figurarsi fino all'anno prossimo;
inoltre se fosse rimasta alla locanda avrebbe messo in pericolo tutti
gli avventori lì riuniti – Rose compresa – dato che i
risvegliati sarebbero giunti a cercarla, uccidendo chiunque si fosse
frapposto.
No,
non avrebbe mai potuto rovinare la vita alla cugina, né coinvolgerla
nell'orrore che ha inconsapevolmente scatenato, poiché lei
appartiene a quella parte luminosa del mondo ove brutture quali la
morte e la malattia, così come le mutilazioni e le arti oscure sono
solo parole che spaventano, prive di consistenza, mentre a lei
suonano familiari come una vecchia ninna nanna, sporca e rassegnata
com'è; flagellata dal vento inclemente, tremante e stanca, continua
a tenere la testa ben alta verso le nubi lasciando che la treccia
fradicia le sferzi la schiena e la mente si svuoti da pensieri ed
assurdi rimpianti, così da essere pronta ad affrontare qualsiasi
cosa si stia celando nella tormenta.
“Finis
tempestas in loco!” Urla e dalla punta della bacchetta levata
fuoriesce una piccola bolla perlacea che, pian piano, s'espande
inglobando lei e una parte del terreno circostante per arrestare
l'inclemente martellio di neve e vento, creando uno spazio ove tutto
è immobile e contro le cui pareti gli elementi impazziti si
schiantano; la ragazza ha appena il tempo di trarre un lungo
– libero – respiro prima di
voltarsi repentinamente alla sua sinistra, facendo stridere le suole
a carrarmato degli anfibi contro la pavimentazione in acciottolato
coperta di ghiacci, per parare una saetta verde giunta dal buio
tumultuoso oltre la sottile e ricurva parete perlescente.
La
magia le scorre nei vasi sanguigni come fuoco acuendo i sensi quel
tanto che basta per permetterle di avvertire, oltre l'incantesimo di
controllo del tempo e la furia del temporale, due creature
avvicinarsi pian piano abbandonando la quieta sicurezza offerta dalle
solide pareti d'un magazzino dal portone aperto e battente per
portarsi ai margini dello slargo così da poterle girare attorno,
predatori; la bolla per lei è sia vantaggio, poiché le permette di
muoversi liberamente senza essere ostacolata dalla neve e dal vento,
ma anche grosso handicap poiché la luce fioca che emana acuisce il
buio, rendendola ben visibile all'interno della tempesta.
Ma loro non hanno problemi di sorta a camminare nel vento, al freddo.
Sono
cadaveri.
Pensa
con una punta di amarezza ed i sensi ben all'erta, evitando una
seconda scarica di fatture scartando di lato, spedendo a sua volta
alcune maledizioni alla cieca verso il punto dal quale avverte
l'energia del risvegliato più vicino; sono entrambi abbastanza
potenti da preoccuparla, ma lei non vi bada, concentrata ad eseguire
alla perfezione e con naturalezza quella danza chiamata duello che
Piton le ha insegnato per settimane, sfiancandola senza alcuna
tregua, spingendola oltre i limiti fino a renderla abbastanza abile
da avere qualche possibilità in uno scontro reale come quello che
ora la vede impegnata.
Evita
maledizioni di cui intuisce a malapena l'origine ed il tipo,
rabbrividendo nel constatare che servano tutte a mutilare e ferire
nella maniera più orribile, inoltre teme che qualche lampo verde sia
quell'Avada Kedavra proibita nel loro mondo, che uno studente del
sesto anno nato in tempo di pace di certo non dovrebbe conoscere;
sorride tristemente, avvertendo ancora una volta l'enorme divario fra
lei e tutto ciò che le ha roteato pigramente attorno da quand'è
nata sino ad ora, sentendosi così fuori luogo e diversa dalla
persona che tutti credono sia mentre avverte con forza il legame con
l'ombra ed il mondo 'nascosto' acuirsi, reso più forte dall'euforia
che, pian piano, inghiotte la paura spingendola a combattere con più
determinazione.
Settimane
fa ho vomitato l'anima nella Foresta Proibita all'idea di affrontare
Rowle, un risvegliato dalle sembianze perfettamente umane, mentre ora
esco a cercarli di mia iniziativa senza curarmi di come appaiano.
Cosa
sto diventando?
La
domanda viene smorzata da un'altra scarica di lampi dai colori
abbacinanti, pericolosi, che evita scartando di lato, rischiando di
scivolare sul terreno umido e ghiacciato rivestito di ciottoli e
coperto da neve fresca; la suola sinistra stride frantumando il
ghiaccio mentre la caviglia si piega allo stremo, strappandole un
gemito di dolore ed impedendole di essere abbastanza agile da
buttarsi a terra, venendo così colpita di striscio da una fattura
che lacera il tessuto imbottito del giubbotto ed i vestiti fradici
sottostanti, tagliandole la pelle fredda così da far sgorgare un
copioso fiotto di sangue dalla spalla destra.
“Merda”
impreca la strega alzando nuovamente gli scudi, puntellandosi sul
piede sano per continuare a muoversi all'interno della bolla di luce
come un piccolo pesce rosso braccato da gatti affamati, avvertendo ad
ogni movimento i muscoli farsi sempre più rigidi ed il fiato corto
mentre il dolore le si irradia lungo tutti i centri nervosi rendendo
difficile pensare lucidamente; i risvegliati si sono divisi, così da
poterla accerchiare con facilità e non smettono di riversarle
addosso gragnole di letali incantesimi che s'infrangono contro le
barriere da lei evocate, iniziando però ad incrinarle mentre la
ragazza cattura il labbro inferiore fra i denti, sforzandosi di
mantenere la posizione e di non interrompere il flusso magico che
fuoriesce dalla sua bacchetta.
I
venti ululano sempre più forti schiantando ghiaccio e neve contro
l'incantesimo di controllo con ferocia e lei si domanda –
nuovamente – come facciano i due morti a resistere senza venir
trascinati via, poi un idea folle le balena dinnanzi con la stessa
precisione sfolgorante d'un lampo, rammentandole la capacità di
Piton nel fondersi con le ombre.
E
se avessero abilità strane anche loro?
Tiger
aveva ragione.
Mi
faranno a pezzi.
Lo
scudo magico s'infrange con un tintinnio come di vetro che cozza
contro la pietra, quando un incantesimo di taglio decisamente più
forte degli altri lo investe e vi penetra all'interno, colpendo la
ragazza sulla coscia sinistra ove il tessuto lacero e fradicio dei
jeans inizia ad impregnarsi d'un rosso vermiglio decisamente
sinistro, mentre il dolore esplode come un ordigno nella mente della
ragazza, strappandole gemiti ed imprecazioni furiose; la gamba cede
spingendola a barcollare, impedendole così d'evitare lo schiantesimo
che la colpisce fra le scapole, mandandola ruzzolare a faccia in giù
contro l'acciottolato freddo contro cui sbatte la faccia,
procurandosi un epistassi e ferendosi il labbro inferiore.
Lacrime
fredde le scivolano dal bordo degli occhi mentre respira neve e
sangue, con le dita della mano sinistra strette allo spasmo contro il
legno della bacchetta ed il cuore impazzito, costretto a battere ad
un ritmo folle da quella paura che ora s'è ridestata violenta,
annichilendo ogni volontà d'alzarsi in piedi e riprendere il
combattimento; è spacciata, lo capisce quando una risata fredda ed
innaturale sovrasta con forza il muggito cacofonico del vento ed il
rombo lontano d'un tuono, accompagnando l'apparizione all'interno
della bolla di luce perlacea – ove tutto è immobile –
d'un uomo alto e segaligno dai lunghi capelli biondo chiaro raccolti
in una treccia, con il viso celato da una maschera d'argento dalle
fattezze di teschio.
Indossa
vesti nere fradicie e strappate in più punti, coperte da un lungo
mantello più simile ad un sudario del medesimo, sinistro, colore che
lo avvolge come una coperta zuppa, rallentandone i movimenti; gli
stivali frantumano ghiaccio e neve mentre s'avvicina alla strega
ancora riversa al suolo, con il viso ridotto ad una maschera di
sangue e gli occhi assottigliati per scrutarlo con odio mentre
respira affannosamente in cerca d'aria.
“Così
sei tu la fonte. Una ragazzina” la schernisce l'uomo – il
cadavere – con voce alterata dal metallo, girandole attorno con la
stessa lentezza d'un avvoltoio pronto a pregustare il banchetto
offerto da una carcassa abbandonata, studiandone i lunghi capelli
raccolti nella treccia oramai sfatta ed il viso sporco e pallido, sul
quale spiccano quegli occhi castani così profondi in cui paura e
sfida si mischiano, cozzando.
“C'è
qualcosa di familiare, in te...” sibila malevolo fermandosi di
fronte a quella bambina che lo sdegna per ciò che è, per quel che
le sta per fare; le labbra sotto la maschera s'incurvano in un
accenno di sorriso mentre alza il piede calciando via la bacchetta
della ragazza prima che questa possa tornare ad opporre resistenza,
pestandole poi la mano rimasta aperta sotto al tacco, spingendo con
forza finché non sente le ossa scricchiolare ed i gemiti di lei
farsi sempre più forti.
Lily
Luna si morde il labbro, aggiungendovi un altro taglio che inizia a
sanguinare copiosamente, determinata a non dare a quell'essere la
soddisfazione di vederla implorare e cerca di rannicchiarsi, così da
offrire meno superficie corporea possibile al nemico, con movimenti
lenti a causa del dolore.
Vi
ho risvegliati io.
Non
mi vedrete più piangere!
Ma
la magia che le incendia i vasi sanguigni ogni qual volta ci sia un
risvegliato nelle vicinanze è ora annichilita dalla stanchezza,
ridotta ad un pallido lumicino che batte contro lo sterno come una
piccola falena prigioniera delle dita ferree d'un bimbo capriccioso,
senza essere in grado d'alimentare nuovamente la voglia di ridurli in
pezzi e spedirli a dormire; trema violentemente a causa del freddo
accentuato dalle vesti zuppe che le si appiccicano addosso come alghe
di fondale impacciando i movimenti ed avverte dolore ovunque, poiché
dalla spalla e dal volto s'irradia per i centri nervosi martellando
con cadenza costante, inibendo qualsiasi volontà d'opporsi; la mano
poi è ridotta ad un fascio di nervi ed ossa compresse – rotte –
sotto il calcare furioso del tacco del risvegliato e non è più in
grado di flettere le dita, già intirizzite dalla lunga esposizione a
vento, neve e grandine.
“Non
parli, bambina?” Domanda il Mangiamorte chinandosi quanto basta per
afferrarle il mento, costringendola ad alzare e ruotare il capo
finché gli occhi castani non incontrano le orbite vuote della
maschera, oltre le quali s'intravedono appena due occhi grigio
azzurri, folli; fra tutti i cadaveri incontrati fin ora –
eccettuato Piton – lui pare il più 'umano', poiché non mostra
alcun segno di decomposizione né ferite esposte così brutte da
rammentarne la condizione, inoltre persino lo sguardo è meno
spiritato e pallido di come appariva quello di Rowle o Turpin.
“Non
con chi è così maleducato da rompermi una mano senza presentarsi”
sbotta lei in un barlume di coraggio – avventatezza - con le labbra
vermiglie e la bocca impastata di saliva e sangue, osservando adirata
la maschera oltre la quale proviene una risata rauca e profonda,
agghiacciante; le tira ancora più indietro la testa, afferrandola
per la lunga treccia color fiamma mentre si porta l'altra mano, nella
quale stringe ancora la bacchetta, al volto, rimuovendo la copertura
per rivelare fattezze squadrate coperte da una ragnatela di rughe che
si distendono attorno alla bocca aperta in un ghigno cattivo, un
grosso naso a patata e profonde occhiaie scure.
Quando
le respira contro la pelle nuda del collo, fra felpa e giacca, un
brivido di terrore percorre il corpo della ragazza mentre la memoria
tattile le rammenta i denti dei risvegliati che sono arrivati
abbastanza vicini da ferirla, bevendo direttamente dai vasi
sanguigni, ed il cuore accelera il battito martellando forte contro i
timpani, tanto che ode a fatica il sibilo sommesso con cui
fuoriescono le parole dell'uomo.
“Non
sono mai stato un gran amante del galateo, bambina, e non siamo qui
per fare conversazione” il cuoio capelluto
della ragazza brucia di dolore mentre lui continua a tirare,
costringendo i muscoli a tendersi fino allo spasmo;
una seconda ombra nera scivola all'interno della sua visione
periferica e lei intuisce che deve trattarsi del secondo Mangiamorte,
quello che l'ha colpita alla schiena con lo schiantesimo e che ora
avanza lentamente verso di lei, con un passo pesante dal rumore
strascicato.
Il
risvegliato biondo che le tiene bloccate testa e mano abbozza un
ghigno.
“Oh,
Tiger. Finalmente ti sei unito a noi”
Tiger? Ma...
Lily
Luna cerca di voltare la testa per guardare meglio la creatura che
continua a camminare lentamente alle sue spalle, senza emettere alcun
suono né rispondere alla provocazione del 'collega', ma la presa
ferrea dell'uomo vicino a sé glielo impedisce, obbligandola a
guardare il suo viso cereo coperto di rughe, in cui gli occhi folli
brillano come cristalli di nebbia.
“Non
amo il galateo, ma un consiglio mi sento ugualmente di dartelo: non
guardare, bambina. Potresti avere incubi da qui alla tua morte”
sorride cattivo mostrando una fila di denti abbastanza regolari,
macchiati.
“Ho
già visto com'è ridotto” ribatte la ragazza ingoiando sangue e
saliva per farsi coraggio; aveva incontrato Vincent Tiger durante la
notte del 18 novembre all'interno della Foresta proibita, scortato e
tenuto prigioniero da quattro centauri e ricorda bene la sua pelle
carbonizzata, il viso privo d'occhi e labbra simile a cuoio vecchio
ed il sibilo difficoltoso con il quale le aveva svelato la profezia
inerente alla caccia del solstizio.
Nonostante
non fosse bello da vedere, come giustamente dovrebbe essere il
cadavere d'un ragazzo morto carbonizzato, l'orrore era durato giusto
il tempo d'accettarne la condizione e non le aveva precluso di
avvicinarsi per osservare bene le orbite vuote mentre lo nutriva; il
risvegliato biondo prorupe in una risata di scherno e scuote la
testa, studiandola con la stessa espressione di superiorità
utilizzata da un adulto per rivolgersi ad un bambino particolarmente
cocciuto mentre scandisce, più rivolto all'altro Mangiamorte che a
lei: “La ragazza deve aver fatto un po' di confusione, Tiger. Pensa
che tu sia tuo figlio”
Il
grigio dell'iride muta improvvisamente, divenendo freddo come
acciaio.
“Non
ricorda più d'averlo ucciso brutalmente, impedendoti di
riabbracciarlo”
Lily
Luna sta per ribattere che era già morto quando si sono incontrati e
lei non ha fatto altro che restituirlo al sonno eterno, ma un urlo
belluino simile al muggito d'un toro infuriato, che poco ha di umano
sia nell'intonazione che per ferocia, squarcia il silenzio ovattato
calato nelle bolla strappandole un brivido di paura; i passi si fanno
più affrettati e lo strascichio più fastidioso, poi si sente
afferrare la spalla ferita da una mano martoriata grossa quanto il
piatto d'una pala che la costringe a voltarsi, mentre il biondo molla
con malagrazia la presa sui suoi capelli.
Una
zaffata di carne in putrefazione e terriccio umido s'infila nelle
narici sanguinanti con forza troncando il respiro e causandole un
conato di vomito che riesce a trattenere a stento, freddata
dall'orrore che le si palesa dinnanzi agli occhi: Tiger senior è
alto ed imponente, un patchwork di pelle cucita con spesso filo nero
– probabilmente quello utilizzato da Hagrid per chiudere i
sacchi delle sementi – che spunta e sparisce fra le pieghe di
tessuto giallastro come un grosso verme panciuto, seguendo le ossa
sporgenti e contenendo a fatica, specie sul ventre prominente, la
moltitudine di budella ed organi interni in decomposizione.
Strisciava l'intestino, non i piedi.
Dalla
testa completamente calva fuoriescono diversi spuntoni che
anticamente dovevano essere appartenuti ad una delle cancellate che
delimitano il parco della scuola, mentre gli occhi piccoli, infossati
all'interno delle orbite sono bianchi come larve di mosca e la
scrutano malevoli; la mascella si piega innaturale verso destra,
esponendo i denti irregolari giallastri ed una lingua nera, anch'essa
cucita al resto del corpo con ago e filo, che saetta ad ogni muggito
tastando l'aria pregna dell'odore del sangue di lei.
Il
corpo nudo, avvolto malamente in un lacero mantello che ne cela a
malapena il degrado è color cenere, con ematomi e chiazze giallastre
sinistre, dalle quali fuoriesce del liquido acre simile a pus e nella
gigantesca mano destra stringe una bacchetta tozza e ritorta, sebbene
sembri poco avvezzo al suo utilizzo, come se avesse dimenticato di
essere un mago; la ragazza fatica a trattenere il secondo conato,
ammorbata dal lezzo tremendo emanato da Tiger e sconvolta da
quell'aspetto così ripugnante, così diverso dalle ferite riportate
dagli altri risvegliati che ha affrontato, i quali mostravano
mutilazioni e danni compatibili con una reale battaglia e non
parevano appena usciti da un film di Tim Burton.
“E'
stato lei...” sospira infine senza più fiato, spostando gli occhi
sgranati dal viso deforme e rappezzato del gigantesco Mangiamorte
pelato per puntarli in quelli slavati e folli dell'uomo biondo,
avvertendo il disgusto acuirsi e un'improvvisa ondata di compassione
incendiarle il petto; perché qualcuno, in un film, ha detto che
'bisognerebbe avere pietà per i vivi, non certo per i morti', ma
vedere a quale strazio è stato sottoposto Tiger Senior con l'unico
scopo di – spaventarla? Impressionarla? - darle la caccia la
angoscia, nonostante sappia che lui non può provare dolore e
probabilmente era già impazzito prima che gli cucissero la pelle e
gli piantassero punte di ferro nel cranio, lasciando gli intestini
liberi di strisciare.
Quanto
ha fatto il Mangiamorte biondo è inumano.
“Beh,
ho dovuto porre rimedio. L'ho trovato in uno stato davvero pietoso,
si stava facendo a pezzi da solo e quando ha saputo che hai ucciso
suo figlio ha dato completamente di matto” spiega tranquillamente
il risvegliato, mentre lei avverte colare sulla manica della giacca
pus e uno strano liquido nero di cui non vuol conoscere l'origine,
ancora girata sul fianco dalla possente mano del cadavere.
“Sembra
che tu abbia la capacità di richiamare i morti e di restaurare i
loro corpi. Io mi sono svegliato fra gli alberi della Foresta
Proibita come se fossi semplicemente caduto addormentato, non colpito
dall'Avada Kedavra di quel ragazzino...quel...Weasley...”
Il
sangue gela, la ragazza stringe le labbra incrostate di sangue con
forza.
“...Ma,
mi chiedo, perché Gregor Tiger non ha avuto la mia stessa sorte? E
perché 'lei' è tornata con la testa staccata, mal saldata?”
domanda quietamente, fissando con interesse il viso stravolto della
giovane strega, colpito nuovamente dalla somiglianza con qualcuno già
visto prima; capelli rossi ribelli ed occhi castani dal taglio
affusolato, un viso regolare e pallido, privo di lentiggini, certo
potrebbe essere una Weasley anche lei, considerato quante volte si
sia riprodotto il buon Arthur e quanti nipoti potrebbero avergli dato
i suoi figli nel corso di venticinque anni passati in pace, sebbene
gli paia assurdo che dalla famiglia di maghi purosangue più snobbata
e infima del Mondo Magico sia nata una creatura così particolare,
con un potere antico e pericoloso che l'Inghilterra credeva perduto.
“Non
lo so” mormora Lily Luna scuotendo il capo, con la mente intenta ad
elaborare i dettagli forniti dal risvegliato e gli occhi ben fissi su
un disegno nero, simile ad una bruciatura sulla pelle diafana,
apparso sulla fronte dell'uomo; ne ha uno identico anche Tiger fra le
cuciture a vista, un simbolo che lo classifica come ' Asso di
Bastoni', mentre l'uomo biondo è il 'Re'.
Dov'è
la regina con la testa staccata dal collo?
Soprattutto,
chi è?
Il
Mangiamorte inarca un sopracciglio pallido.
“Non
sai come funziona la tua magia, bambina?”
“Solo
per mandarvi a dormire. Non so come restaurarvi” risponde lei
sinceramente strappandogli una risata di scherno, covinta che mentire
non serva ad alcunché.
“Allora
è inutile che tu viva. Ci accontenteremo del tuo sangue” l'uomo
biondo piega la testa in un cenno e la grossa mano putrescente e
rattoppata di Tiger si stringe attorno al collo sottile della strega,
iniziando a schiacciare per ridurre l'apporto d'ossigeno ai polmoni;
lei scalcia e cerca di divincolarsi, ma i due la tengono inchiodata a
terra con forza e, mentre il mondo inizia a sbiadire in macchie di
colore indistinte, si sente davvero stupida: stupida per non aver
dato retta a Piton, stupida per aver lasciato i Tre Manici di Scopa
in modo così avventato senza considerare appieno l'ipotesi che là
dentro, visti tutti i maghi presenti, qualcuno avrebbe potuto
aiutarla in caso di un eventuale attacco, infine poi si sente idiota
per quel sentimento di pietà natole nel cuore alla vista di Tiger
senior, al modo il cui il suo stesso collega l'ha ridotto.
Sono
creature folli, cos'altro posso aspettarmi?
Però,
suo figlio...cercava...suo...
Una
densa colata nera soffoca la leggerezza perlescente in cui il mondo
circostante galleggia indistinto, annegandolo fra ombre dai lunghi ed
aguzzi denti bruniti per restituirle un respiro che sa di morte e
putrefazione, d'aria pesante e fredda come se provenisse
dall'anticamera dell'Ade stesso; la presa ferrea sulla gola pallida
della strega s'allenta di colpo permettendole d'espandere la cassa
toracica dolorante, dando così nuova linfa ai polmoni mentre la
bolla castata per controllare la furia della tormente si schianta
tintinnando, sostituita da pareti buie e fumose ma solide, dalle
quali si protendono filamenti simili a tentacoli che afferrano il
risvegliato biondo, liberandole la mano ferita.
Le
iridi castane s'addolciscono appena e la paura scompare quando vede
l'alta e longilinea figura avvolta in un manto nero tenebra emergere
dalle ombre che ora lottano contro i due Mangiamorte, trascinandoli
distanti dal suo corpo ancora riverso sul freddo acciottolato coperto
di neve; il viso pallido e spigoloso di Piton è una maschera d'odio
e rabbia ove gli occhi completamente neri – sclera e
pupilla fuse – paiono due
specchi sul Tartaro animati da una profonda ed omicida furia.
“Professore...”
rantola lei, rotolando per cercare di rimettersi in piedi, ignorando
stoicamente il dolore a spalla e gamba mentre stringe la mano rotta
al petto, puntellandosi sulla destra per darsi la spinta necessaria
ad alzare il busto senza crollare.
“Tutto
bene, Lily?” domanda Silente fluttuandole affianco in uno svolazzo
delle lunghe vesti color polvere, evanescenti, osservandola
preoccupato mentre le posa una mano incorporea sulla spalla sana ove
passa attraverso il tessuto fradicio del giubbotto nero; gli occhi
chiari poi si spostano sulle due creature intente a scacciare le
ombre, assottigliandosi pericolosamente.
“Circa”
risponde la ragazza mettendosi seduta “Mi spiace, avrei dovuto
darvi ascolto”
“E'
un po' tardi per le scuse, Potter. Sei stata incosciente come tuo
solito, dannata testa di legno” ringhia Piton scivolandole vicino
fluido, sforandola con i lembi asciutti del pesante mantello nero e
scoccandole un'occhiata talmente gelida e pesante –
inumana - che la ragazza
ammutolisce a causa del senso di colpa, sentendo di meritare quel
rimprovero e non volendo arrischiarsi a contraddirlo; le porge la
bacchetta che il risvegliato aveva spedito lontano con un calcio e
lei l'afferra prontamente con la destra, chiedendosi se sarà
ugualmente in grado di combattere in quelle condizioni, con la mano
dominante inutilizzabile, ma un'improvvisa risata astiosa, - nervosa
- la costringe a riportare l'attenzione sui due Mangiamorte redivivi.
Il
biondo s'è liberato dei viticci ed ora li fissa con occhi grigi
sgranati, ancor più folli ed inumani mentre Tiger muggisce con
rabbia, cercando di schiacciare sotto i grossi piedi nudi una
propaggine scura, allontanandone un'altra con uno schiantesimo
d'inaudita forza.
“Severus
Piton. Silente e...Potter?” sibila puntando la bacchetta verso di
loro, studiando il viso pallido e spigoloso dell'ex professore di
Pozioni con una vaga incertezza, quasi non si aspettasse di trovarlo
lì né che questi li abbia allontanati dalla tanto agognata preda in
modo così brusco e violento, come se volesse arrogarsi il diritto di
farla a pezzi solo, come – in un'altra vita – s'era
permesso di prendere il posto del giovane Malfoy uccidendo il mago
che più d'ogni altri l'oscuro Signore temeva e che ora è lì, a
fissarlo con occhi di spettro; Lily Luna corruga la fronte mentre si
tira in piedi a fatica cercando di poggiare il peso sulla gamba sana,
domandandosi come mai il risvegliato biondo paia così sorpreso e
come facesse a non conoscerla prima che Piton nominasse il suo
cognome, poiché fino ad ora aveva dato per scontato che i morti
fossero – tutti – onniscienti e che l'unico limite che impediva
loro di rivelare quanto sapevano era la sua scarsa capacità di
controllo del potere magico utilizzato per compire il Nékiya.
“La
figlia di Harry Potter, nientemeno” c'è qualcosa di 'strano' nel
modo in cui ora la osserva, pronunciando quelle parole con una nota
di incredulità autentica ed una punta di sdegno, retaggio di quella
vita resa complicata da un branco di ragazzini appena maggiorenni e
interrotta così bruscamente venticinque anni addietro, fra le mura
di quel castello ove ora centinaia di studenti camminano ignari di
quanto sangue sia stato versato, di quanti sentimenti racchiuda quel
luogo; anche Gregor Tiger ora – liberatosi delle ombre –
la scruta con quegli occhi
cadaverici ed il viso orrendo trasmutato dalla rabbia, confermandole
che entrambi non possiedono alcuna dote divinatoria ma, in compenso,
sono rimasti saldamente ancorati a ciò che hanno provato prima di
morire ed essere trasformati in ciò che sono.
Una
fitta al costato le incrina il respiro.
Weasley...L'Avada
Kedavra.
Il
figlio di Tiger...morto con lui.
Sono
anime, non solo corpi vuoti.
“Yaxley” La voce di Piton è come una fredda mannaia, decapita il silenzio mentre rivela il nome di quell'uomo – cadavere – che l'ha quasi uccisa e di cui ora rammenta stralci di informazioni reperite attraverso i racconti del padre e degli zii: Corban Yaxley era stato direttore dell'Ufficio Applicazione della legge sulla Magia nel 1997 e, a causa sua, Ron era rimasto ferito durante la smaterializzazione dal Ministero a Grimmauld Place, inoltre aveva preso parte alla battaglia di Hogwarts venendo sconfitto assieme a buona parte dei seguaci di Lord voldemort quando questi era caduto per la seconda volta, ma lei lo credeva vivo e rinchiuso ad Azkaban con Rodolphus Lestrange, non morto a causa d'una maledizione senza perdono scagliata da uno dei suoi parenti.
Weasley...Avada
Kedavra.
Quale
fra gli zii è stato così incosciente?
“Fai
nuovamente il doppio gioco, Severus? Ora fingi di aiutare lei, per
poi tradirla al momento opportuno così da favorire te stesso?
Malgrado la sua indubbia abilità il Signore Oscuro non ti ha mai
capito fino in fondo, è sempre stato troppo...passami il
termine...sentimentale per rendersi davvero conto di come fossi e di
cosa cercassi. Inoltre...” scandisce Yaxley sogghignando, con la
voce intrisa di veleno mentre lo sguardo si sposta dal viso stravolto
della ragazzina Potter agli occhi inumani dell'ex compagno
Mangiamorte fremente di rabbia, appurando quanto sia strano vedere un
sentimento diverso dall'apatia solcare il volto smunto di Severus
Piton, poiché non ne ha mai mostrati: né quando - da
ragazzo - il Signore Oscuro gli
ha ordinato di uccidere il padre come rito e prova di lealtà alla
causa per ottenere il Marchio Nero, né sulla torre di Astronomia ove
ha assassinato senza battere ciglio l'uomo che l'aveva protetto per
diciassette anni e che fino a poco prima aveva chiamato 'amico'.
Gli
occhi grigi si assottigliano studiando il buio ed un pensiero fugace
resta intrappolato nella follia che ha preso ad agitargli il cervello
da quando è tornato a camminare fra i vivi, ancora ancorato all'idea
di poter servire gli ideali sepolti con quel Mago Oscuro che s'è
lasciato sconfiggere da un ragazzino impreparato, condannandoli tutti
quanti alla rovina.
“...Gli
hai sempre ricordato sé stesso. Ma tu sei stato più furbo.”
Lily
Luna avverte lo spostamento d'aria e l'ombra farsi più fitta,
minacciosa, scagliandosi contro Yaxley con furia e velocità disumane
mentre quest'ultimo ne para gli attacchi indietreggiando fino a
giungere al limitare della bolla d'ombra che li avvolge e protegge
dalla tormenta, mandandola in frantumi con una spell di taglio simile
a quella utilizzata per spezzare gli scudi da lei eretti minuti
– ore – addietro; il mondo
viene di nuovo scosso da forti raffiche di neve mista a grandine e
lei è costretta a chinare il capo, piantando i piedi ben a terra per
resistere alla violenza del vento, gemendo per il dolore che le causa
contro le articolazioni ferite.
“Lily!”
urla Silente “Entra nel magazzino, è pericoloso stare qui!”
Ma
prima che la ragazza possa seguire il suggerimento dell'ex preside
una mano enorme le artiglia la spalla ferita scagliandola a terra e
si ritrova senza fiato a fissare nuovamente, oltre le ciocche di
capelli fradici e nella danza impazzita dei fiocchi taglienti, le
budella penzolanti dal ventre di Gregor Tiger, dalle cui labbra
dischiuse fuoriesce un muggito sinistro carico di rabbia, seguito da
alcune parole biascicate di cui lei, stordita e dolorante, con le
orecchie colme dell'ululato del vento, non coglie; Silente cerca di
frapporsi fra la strega ed il grosso risvegliato, ma essendo
incorporeo e privo della capacità di scagliare incantesimi il suo
intervento serve solamente a strappare una risata gutturale
– mostruosa – a quest'ultimo
che semplicemente l'attraversa, tirando poi un calcio violento nello
stomaco della ragazza che tossisce spuntando un fiotto di sangue e
saliva, rannicchiandosi con la bacchetta saldamente stretta nella
mano destra.
“Figlio”
Ulula la creatura continuando a colpirla con veemenza, stavolta
scandendo le sillabe abbastanza da farle capire cosa stia dicendo,
riversandole addosso tutta la frustrazione che l'ha divorato poco
prima di perdere la vita a causa degli Auror, dopo aver scoperto che
Vincent era morto nella Stanza delle Necessità bruciato vivo
dall''Ardemonio da lui stesso evocato, e la biasima per averli
resuscitati entrambi senza permettere loro d'incontrarsi di nuovo;
sono pensieri sconnessi alimentati da frammenti di ricordi d'una vita
oltre la guerra ed il dovere che li ha richiamati al servizio del
Signore Oscuro quando questi è risorto, immagini d'una famiglia
normale e d'una casa lontana che scivolano nell'inconscio di Lily
Luna attraverso quel lumicino a cui è ridotta la magia d'evocazione,
instaurando una profonda connessione con l'uomo –
cadavere – che le permette di
sentire ciò che lui sente e di provare lo stesso dolore che è
carburante per la sua rabbia.
E'
una sensazione devastante e le fa molto più male dei calci contro le
membra fredde, intirizzite dal gelo, spezzandole il respiro come
nemmeno la pedata allo stomaco è riuscita a fare poiché -
improvvisamente - si sente legata a quella povera anima
perduta, nonostante l'intento da lui mostrato di volerla fare a pezzi
per bere il suo sangue -o per semplice vendetta - , ed in
colpa per averlo resuscitato in modo così maldestro, lasciandolo
solo e smarrito alla mercé d'un bastardo come Yaxley che l'ha
tramutato in un mostro orribile per perseguire i suoi scopi.
“Mi
dispiace...” mormora la ragazza a denti stretti, con gli occhi
velati di lacrime, poi casta un 'Expelliarmus' che spedisce il
risvegliato, troppo accecato dalla voglia di colpirla fisicamente per
prestare attenzione ad un possibile attacco magico, verso una rete
d'ombra fitta e semovente ove viene inglobato e trattenuto; a fatica
la ragazza si alza ed arranca verso l'ingresso del magazzino dalle
porte divelte zoppicando, mentre una voce rabbiosa e familiare le
riecheggia in testa.
Se
non sei in grado di combattere levati dai piedi, Potter.
Non
ho tempo di pensare anche a te.
Stringe
i denti senza mollare la presa sulla bacchetta, cercando con lo
sguardo il fantasma di Silente per ringraziarlo dell'aiuto nonostante
non abbia potuto fare nulla di concreto per salvarla dalla furia
cieca di Tiger, ma quel che vede sono solo neve e ghiaccio vorticare
violenti attorno ad una ragnatela buia in cui tre sagome si muovono
rapide, immuni agli elementi, scagliandosi e schivando lampi di luce
multicolore come se si trovassero impegnati in una danza; la ragazza
si accascia all'interno del fabbricato contro alla spessa parete in
pietra grezza, vicina alla porta così da poter osservare ciò che
accade fuori mentre cerca faticosamente di riprendere fiato ignorando
il dolore sordo al costato, il gonfiore alla caviglia e la sensazione
di bruciore causata dallo sfregamento dei vestiti umidi contro le
lacerazioni prodotte dagli incantesimi di taglio ricevuti.
Le
gira la testa ed ha perso un sacco di sangue, inoltre le ferite
andrebbero immediatamente disinfettate e richiuse, ma lei non ha
forza di sfidare nuovamente la tempesta addentrandovisi priva di
meta, inoltre la poca attenzione che le resta è calamitata sul
duello in corso: una figura enorme - Gregor Tiger - arranca
pesante e goffa cercando d'afferrare le ombre che, rapide ed
insidiose come serpenti, lo colpiscono provocandogli numerosi tagli
dai quali non sgorga sangue bensì pus e qual liquido scuro,
maleodorante, che tinge la neve come una colata d'inchiostro mentre
l'altro – Yaxley -, bensì più agile e versato nelle arti magiche
lancia incantesimi d'una ferocia inaudita e piega il vento al suo
volere come Piton riesce a fare con il buio, contrastando gli
attacchi di quest'ultimo.
Nei
lampi di luce delle fatture Lily Luna coglie immagini frammentate dei
loro visi – inumani, folli – ed
i brividi di freddo iniziano a mutare in fremiti di –
paura? Sgomento? - inquietudine
quando il pensiero di essere l'unica creatura viva ed umana lì, in
mezzo a quella tormenta che pare essere stata evocata da un Dio
capriccioso per creare il perfetto scenario alla Caccia del
Solstizio, la coglie spezzandole il respiro già difficoltoso; gli
occhi nocciola umidi di lacrime e grandi si fissano sulla sagoma nera
le longilinea di Piton, studiandone il viso affilato dal
pallore cadaverico, quegli occhi come abissi ove la fugace luce
annega e si spegne, il modo in cui il mantello gli si gonfia attorno,
come fossero le ali d'un pipistrello – vampiro – d'un
macabro racconto gotico ed il ghigno ferino che mostra due file di
denti regolari, sinistri.
Sorride,
si sta divertendo.
Oh
Merlino...in cosa l'ho trasformato?
“Se
vuoi conoscere la vera natura di un uomo devi dargli un grande potere
(I)” scandisce Silente ricomparendo al suo fianco, strappandole un
brivido; la ragazza volta il viso tumefatto verso il fantasma,
intendo ad osservare a sua volta il duello con sguardo –
evanescente – assente e labbra
incurvate in una smorfia di dispiacere, perché anche se è morto ed
in linea teorica non dovrebbe provare sentimenti, vedere Severus
ridotto a quella forma inumana gli causa una strana 'fitta'
all'interno del petto, ove gli uomini hanno ubicato il cuore.
“E'
colpa mia” mormora la ragazza serrando poi le labbra in una linea
ferma incrostata di sangue, pallida e fredda mentre il vecchio
preside scuote lentamente il capo, lanciandole una fugace occhiata
prima di tornare ad osservare l'abisso fuori, nel quale natura e
mostri danzano un valzer di morte e dolore, scivolando sul ghiaccio
come schegge impazzite.
“Sta
combattendo per te, perché vedere come ti hanno ridotta gli ha fatto
più male di quanto immagini”
“Quindi
è colpa mia. Per ciò che è divenuto lui, per come hanno ridotto
Gregor Tiger, per...Yaxley” sospira la ragazza con la voce
incrinata ed un singhiozzo a scuoterle il petto dolorante mentre
altre lacrime le pizzicano gli occhi, fredde come i frammenti di
grandine che la tormenta scaglia all'interno del magazzino vuoto, ai
suoi piedi; nonostante non abbia più forze vorrebbe ardentemente
correre fuori e fermarli, fermare Piton prima che l'ultimo barlume
d'umanità lo abbandoni e si riduca a divenire il mostro che Yaxley
già ha dimostrato d'essere, perché vederlo così le scava un buco
doloroso nel costato e le mangia anima e corpo, fomentando il senso
di colpa che l'accompagna dalla notte del 31 ottobre, quando l'ha
salvata dal primo risvegliato accompagnandola poi in infermeria,
curando le sue ferite, mentre lei per lui non è mai stata in grado
di fare niente oltre a cacciarsi nei guai.
“Puoi
averli risvegliati accidentalmente, ma il fatto che ti sia fatta
carico della responsabilità di cercarli per restituirli al riposo
eterno è ammirevole. Non li hai abbandonati, stai entrando in
contatto con loro per capirli meglio e, di riflesso, capire te
stessa. Il fatto che ti stia preoccupando per Tiger lo dimostra. Stai
crescendo Lily, come sta crescendo Severus e sono sicuro che lui non
vorrebbe vederti triste nel vedere cosa è diventato. In verità,
credo che questo suo nuovo stato non gli dispiaccia” le spiega
dolcemente il vecchio preside poggiandole una mano incorporea sulla
spalla, osservando quegli occhi castani sgranati così simili a
quelli di Ginny Weasley ove il buio si vela di lacrime.
“Si
sta affezionando a te, a modo suo e, sempre a modo suo, era
terribilmente preoccupato per te quando non ti ha vista tornare al
tramonto” la mano dell'uomo scivola sul viso freddo della ragazza,
carezzandolo gentilmente mentre brividi sempre più forti le scuotono
il corpo.
“Io
non sono molto utile in questo stato, ma una cosa la posso fare.
Resta qui, rannicchiati nell'angolo e promettimi che non farai nulla
d'avventato. Hai bisogno di cure mediche e Severus d'un aiuto
concreto”
“Dove
vuole andare? Chi?” domanda la ragazza corrugando la fronte,
stringendosi entrambe le braccia attorno al torace per cercare di
mantenere un po' di calore e proteggere la mano rotta dagli sbuffi
inclementi della tormenta, studiando il viso pallido di Silente con
apprensione; l'idea di star li da sola, spettatrice impotente della
Caccia la inquieta, inoltre ha il terribile presentimento d'aver
dimenticato un dettaglio cruciale che potrebbe rovesciare le sorti
dello scontro a momenti, nonostante ora Severus si stia dimostrando
in netto vantaggio.
“Aspettami
e ricorda, puoi essere luce e puoi salvarlo, esattamente come lui ha
salvato te” risponde semplicemente Silente prima di svanire fra i
flutti agitati di vento e neve oltre l'apertura prima che lei possa
porre altri quesiti, lasciandola tremante e dolorante con la
bacchetta – inutile – ancora
stretta in pugno e la mente invasa da un pulsare ovattato intercalato
da una torma di pensieri caotici.
E'
andato dalla Preside McGranitt?
Chi
mai potrebbe aiutarci senza fare domande scomode?
Forse
Piton ha ragione, Silente dev'essere davvero impazzito.
Ciò che le ha rivelato il vecchio preside poi l'ha lasciata alquanto sbigottita, poiché non crede – davvero – che l'ex professore di Pozioni si stia davvero affezionando a lei, né che sia rimasto ad attendere il tramonto per accertarsi di vederla tornare sana e salva dalla gita ad Hogsmeade con apprensione, poiché non sono comportamenti da lui; la tratta sempre con sufficienza, le poche volte in cui si dimostra vagamente 'gentile' non perde occasione per rinfacciarle la sua inadeguatezza con battute taglienti e frecciatine, poi cerca di fare di tutto per non rimanere in sua compagnia per più del tempo strettamente necessario ed ha smesso di parlare di libri o saggi, quasi fossero argomenti indecorosi.
Io,
luce?
Ma
va'!
Stremata
scivola contro la parete umida e fredda, sedendosi sulle assi sporche
del magazzino con un sospiro sofferente, abbandonando l'idea di
seguire il duello nonostante ne avverta gli echi, oltre il fragore
prodotto dalla tempesta; sebbene l'idea di Silente gli paia folle ora
spera che chiunque sia andato a chiamare giunga presto, poiché è
giunta allo stremo, non sa per quanto tempo riuscirà ancora a
mantenersi sveglia né a contrastare il dolore che le pulsa nel corpo
come la percussione d'un tamburo, stappandole gemiti e facendole
lacrimare gli occhi stanchi.
Sta
per abbassare le palpebre e rannicchiarsi ancor più stretta quando
la magia mortifera divampa improvvisamente nel petto bruciando con
forza, acuendole i sensi quanto basta per farle avvertire una terza
presenza che prima aveva ignorato, troppo presa dai due Mangiamorte
che le si sono scagliati addosso con ferocia nella piccola piazzola
antistante al magazzino e, in seguito, dal dolore causato dalle
ferite; il buio all'interno della struttura è totale, una massa
compatta che le impedisce di vedere più in là dell'apertura dalla
quale entrano sbuffi di neve fredda, perlescente, ma a lei non serve
alcuna luce per capire di non essere sola.
Non
lo è mai stata.
La
Regina l'attendeva qui.
La
magia pulsa con forza amplificata dall'avvicinarsi della terza
creatura, la cui aura però è assai diversa da quella degli altri
morti affrontati fin ora, più sottile e nebbiosa, d'una strana
'forma' che poco ha in comune con le due assai più consistenti dei
due risvegliati impegnati in duello contro Piton, fuori; la punta
della bacchetta della ragazza s'illumina per permetterle di
distinguere un guizzo oscuro sul fondo, una massa nera dalla pelle
lucida che si muove sinuosa sul pavimento producendo un lieve
– impercettibile – fruscio
avvicinandosi lentamente, braccandola in modo sin troppo animale,
poco umano.
La
strega scarta di lato quand'avverte un sinistro spostamento d'aria,
rotolando dolorosamente sulle assi fradicie di fronte alla porta
d'ingresso, levando poi immediatamente la bacchetta di fronte a sé
per identificare quella Regina di Bastoni che è rimasta ad
attenderla nell'oscurità sin ora, con pazienza, desiderosa di
scoprire chi sia; il sangue le si gela nelle vene ed il respiro muore
fra polmoni e bocca, lungo la trachea, quando la luce cangiante
illumina due occhi gialli dalle pupille verticali – ora
ridotte a sottili ferite nell'iride - ed
un muso triangolare grosso quanto la mano di Hagrid, rivestito d'una
pelle lucida e squamosa d'un color terra con striature gialle e nere,
dalla cui bocca fuoriesce una lingua scura, saettante e biforcuta.
Fra
la terza e la quarta vertebra vi è un taglio netto che rende la
testa leggermente 'sfalsata' dal corpo, facendo risultare l'enorme
rettile ancor più terrificante di quanto già non appaia e la strega
capisce finalmente a chi si riferisse Yaxley quando le aveva
domandato perchè 'lei' fosse rinata con la testa 'mal saldata';
inghiotte un bolo di saliva freddo misto a sangue ferrigno quando il
serpente snuda le zanne ed agita la coda, inarcandosi per colpire di
nuovo e non le serve certo consultare Piton per capire quale sia il
nome di quest'improbabile creatura resuscitata per puro – stupido –
errore, poiché i racconti del padre sono una fonte d'informazioni
sufficiente.
“Nagini”
Lily Luna rotola nuovamente di lato, facendo poi leva sulla gamba sana per alzarsi in piedi e castare uno schiantesimo verso la creatura, ma questa è più veloce e lo evita con un guizzo, slanciandosi poi in avanti per cercare di morderla di nuovo; la strega zoppica fuori e raffiche di vento cariche di neve e grandine la investono inclementi facendola barcollare, costringendola a socchiudere gli occhi per poter distinguere a malapena le sagome dei due Mangiamorte e di Piton mentre cerca di mettere quanta più distanza possibile fra sé ed il serpente, continuando a scagliare maledizioni alla cieca.
E'
un rettile.
Dovrebbe
già essere morta d'ipotermia.
E'
morta, mi correggo...merda.
Neville Paciock
le ha staccato la testa con la spada di Godric durante la battaglia
di Hogwarts, la mattina del tre maggio 1998, quindi è impossibile
che avverta freddo, caldo o abbia qualche rimostranza a strisciare
nella tormenta come una creatura emersa da un incubo, saettandole
dietro a velocità folle per una bestia tanto grossa, cercando di
ghermirle le gambe; il cuore le batte all'impazzata mentre la magia
le incendia alveoli e capillari improvvisamente ridestata, ed è solo
grazia ad essa che riesce a percepire un movimento di fronte a sé e
la grossa mano di Tiger calare nella sua direzione cercando
d'afferrala malamente.
Scarta
di lato e scivola, battendo il ginocchio contro al freddo
acciottolato e scaglia con disperazione una 'Bombarda' che fa saltare
il braccio proteso del grosso risvegliato dalle budella pendenti;
tossisce neve e gelo, cercando di liberare la bocca, osservando con
apprensione la sagoma del grosso rettile svanire nella tormenta
mentre l'urlo inumano di Tiger ne sovrasta il fischio, cercando
d'avventarsi contro di lei con la bacchetta spianata e l'apparente
incapacità d'usarla.
“Potter!”
il ringhio di Piton giunge assieme al Sctumsempra che dilania in modo
più brutale e profondo le carni mal rabberciate del padre del suo ex
alunno, seguito da una spell che gli tronca di netto il braccio
rimasto così da farlo vacillare, improvvisamente privo d'equilibro,
mandandolo a schiantarsi al suolo con un tonfo fragoroso costellato
di ululati; il mantello nero dell'ex professore sferza il corpo della
giovane strega mentre questa volta il viso fradicio e tumefatto nella
sua direzione per incontrarne gli occhi ossidiana tetri, con i suoi,
dilatati dalla paura.
L'uomo
l'afferra malamente per un braccio tirandola in piedi, parando poi
una gragnola di colpi e sferzate di vento tagliente scagliate da un
punto imprecisato alle loro spalle, ove la risata di Yaxley
s'intuisce appena.
“C'è...è
tornata anche lei!” singhiozza la ragazza studiando spasmodicamente
il terreno circostante, cercando di fare appello al poco
autocontrollo rimasto per incanalare la magia d'evocazione in modo da
localizzare il grosso serpente, ma – com'è consuetudine
– essa non collabora,
permettendole unicamente di percepire un vago lumicino che subito si
perde nel buio.
Piton
corruga la fronte osservando furente la ragazza, quella stupida testa
di legno che ha deciso coscientemente di infilarsi in quel casino,
ignorando avvertimenti e profezie con la falsa ed infantile
superiorità di chi crede di conoscere il mondo solo perché ha letto
e studiato tutto sull'argomento in qualche libro; a volte gli ricorda
la Granger, altre invece quell'idiota sconsiderato del padre, ed in
quei frangenti sente la rabbia aumentare a dismisura poiché sa
– l'ha già vissuto – che
dovrà tribolare il doppio per adempiere all'ingrato compito
appioppatogli dalla Morte, ovvero tenere in vita una persona che sta
facendo di tutto per incontrare il Creatore prima del tempo
confondendo l'idiozia con l'eroismo.
Eppure,
vedendola tremare violentemente in mezzo a quella tormenta demoniaca,
con il viso pesto ed il corpo martoriato da escoriazioni, tagli e
tumefazioni non riesce a vomitarle addosso tutto il suo disappunto
come vorrebbe, inoltre vi è qualcosa di profondamente sinistro nello
sguardo atterrito, semichiuso per contrastare il vento, di lei, un
monito che la ragazza non riesce ad esprimere a parole poiché troppo
sconvolta; basta quell'attimo d'esitazione da parte sua e la notte
s'incendia d'un verde smeraldo sinistro mentre una maledizione
esplode dal turbinio di neve e grandine dirigendosi con rapidità
implacabile verso il corpo esile e fradicio della giovane strega.
“No!”
urla lei quando l'abbraccia con forza cosicché l'Avada Kedavra
scagliata da Yaxley lo colpisca sulla schiena; l'aria fuoriesce dai
polmoni come se fossero stati compressi con forza ed un fiotto di
sangue rosso – vivo – gli sgorga dalle labbra pallide,
imbrattando ancor più la giacca imbottita della ragazza e le
ginocchia cedono; Lily Luna cerca di sostenerlo, facendo forza sulla
caviglia sana ed ignorando il dolore, constatando con sollievo che
ancora respira e pare 'vivo', nonostante la maledizione che uccide
l'abbia colpito.
“Sono
morto, Potter. Morire di nuovo non mi è possibile” ringhia lui
seccato richiamando le ombre con un gesto secco della mano,
voltandosi per fronteggiare Yaxley che ora è apparso, molto più
macilento e mostruoso di quanto non apparisse quando le aveva
frantumato la mano sotto il tacco dello stivale.
Gli
manca parte della calotta cranica e il braccio sinistro è ridotto ad
una poltiglia di muscoli ed ossa penzolanti, inoltre trascina la
gamba destra, piegata in modo assai innaturale; alle loro spalle
Tiger muggisce contrito e tenta di strisciare verso di loro, ma le
ombre sono più leste e l'avvolgono con forza, schiacciandolo a terra
sotto lo sguardo inclemente e folle di Piton che si rivolge alla
ragazza in tono freddo, cattivo, ordinandole di mandarlo a dormire
mentre lui finisce di sistemare il risvegliato biondo.
“Non
puoi morire, ma puoi provare dolore. Puoi avere paura. Ti farò
rimpiangere ogni graffio che mi hai causato Severus Piton!”
Questi ghigna cattivo, folle, con l'occhio superstite iniettato
di sangue.
“Patetico”
sibila l'ex professore passandosi la lingua sulle labbra per togliere
il sangue, osservando con disgusto la pallida imitazione dell'uomo
che, sulla torre di Astronomia, aveva incitato Draco Malfoy ad
eseguire l'ordine impartito dal Signore Oscuro e s'era indignato,
quando ad uccidere Silente era stato lui; l'unica lode che concede
alla Potter è per avergli permesso finalmente di vendicarsi,
seppellendo ognuno dei suoi vecchi compagni dopo averli mutilati e
ridotti al silenzio come hanno meritato.
Sta
per agitare la bacchetta pronto a combattere quando un movimento
alla sua desta lo spinge a voltarsi repentinamente, pronto ad
affrontare la cosa che gli si è scagliata addosso con tale velocità,
convinto si tratti di un trucco architettato da Yaxley per
disorientarlo, ma quando distingue il grosso muso triangolare sul
quale sono incastonati due occhi d'un giallo ambrato malevoli, con
grosse pupille nere a specchio, ed una bocca enorme costellata di
zanne aguzze il suo corpo ha un fremito e la cicatrice gli pulsa
dolorosamente, distraendolo quanto basta dall'impedirgli di evitare
l'attacco del serpente che gli azzanna il polso, schiacciando i denti
nella carne con rabbia.
La
bacchetta gli scivola di mano mentre Lily Luna agita la sua,
scagliando schiantesimi contro al grosso rettile per fargli mollare
la presa, cercando al contempo di tenere d'occhio Yaxley; ma è
ferita e debole, la magia mortifera la sta consumando e dovendo
riversare tutte le forze disponibili nell'attacco a Nagini, ora
impegnata a lottare contro Piton e le sue ombre, non s'accorge che il
Mangiamorte biondo ha richiamato nuovamente i venti trasformandoli in
una lama che sferza il terreno provocando una profonda spaccatura
nell'acciottolato, spingendola verso la sua direzione.
Si
scansa rotolando a terra, ma Piton, impegnato a tenere la testa del
serpente il più lontano possibile dal suo viso, non
s'accorge della spell finché questa non gli trancia il braccio
proteso facendogli perdere l'equilibrio, così da rotolare a terra
sotto il peso dell'enorme serpente che inizia ad avvolgerlo per
stritolarlo, con le fauci snudate per azzannarlo di nuovo.
Lily
Luna, finita affianco a Tiger osserva la scena con gli occhi intrisi
di terrore cercando di non farsi mordere dal risvegliato, stringendo
la bacchetta in modo spasmodico senza sapere quale incantesimo
lanciare; Piton e Nagini sono un groviglio di carni ed ombra e
lottano furiosamente mentre Yaxley scaglia lame di vento senza
curarsi di ferirli entrambi, reso ormai folle ed incontrollabile dal
dolore e dal desiderio di vedere distrutto il suo ex collega
Mangiamorte; il padre di Vincent scalcia e si divincola
nell'abbraccio dei viticci che l'hanno costretto a terra, ora
allentati a causa della perdita di controllo di Piton e cerca
d'afferrare una delle sue caviglie fra i denti storti, ora che è
così vicina e l'odore di sangue così forte.
E'
colpa mia.
E'
tutta colpa mia.
La
sua disgrazia, non la sua luce.
Cosa
sei tu, davvero?
la
domanda è: cosa vuoi essere tu, davvero?
Accanto a sé vede la lunga bacchetta nera con il manico inciso ad arabeschi di Piton e l'afferra con forza, stringendola contro la sua, nera e ritorta come una clavicola, scivolando seduta con le gambe incrociate mentre il mondo attorno a lei impazzisce e collassa, dilaniato da sferzate di vento ghiacciato; respira a pieni polmoni quell'aria pesante che sa di neve e sangue, lezzo di tomba ed ombre mortifere, imponendosi il contegno sufficiente a riacquisire il controllo sulla magia che le ha incendiato alveoli e capillari, spedendo il cuore a battere ad un ritmo folle.
Sull'orlo
del baratro.
lo
posso aiutare.
Posso
far finire tutto questo
conosco
l'incantesimo.
I
diari proibiti me l'hanno rivelato.
C'è
abbastanza ombra qui, posso usare quella evocata da Piton.
Inspira,
espira.
Inspira,
espira.
Vola
solo...
Salazar
aiutami.
Chi
osa farlo...
“Umbra
Ascendum!” grida con entrambe le bacchette ben salde nella mano
destra, tracciando una sorta di croce nell'aria: il buio attorno a sé
diviene improvvisamente solido, respingendo la tormenta e fracassando
il corpo di Tiger in tanti, macilenti, pezzi di carne privi di sangue
che restano a dimenarsi in pozze oscure e limacciose sul terreno,
mentre le ombre scivolano verso il grosso serpente e l'avvolgono a
loro volta spezzandogli la schina in più punti, costringendolo a
mollare la presa con sibili irati per poi scagliarlo lontano.
L'occhio
superstite di Yaxley incontra quelli spiritati e bui della ragazza
Potter e li annega in pozze d'un bianco abbacinante, ove iride e
pupilla sono appena distinguibili, mentre la magia d'evocazione unita
alle ombre gli artiglia le gambe con forza trascinandolo a terra; a
nulla servono le preghiere inframmezzate da urla strudule, inumane,
poiché gli artigli del buio penetrano nelle carni con forza
squartando e spezzando, riducendolo ad una massa informe poco
dissimile da quel che è divenuto Tiger.
Con
un movimento fluido del polso la ragazza evoca sei ciotole colme
delle offerte ai morti e le spedisce sopra i cadaveri dei tre
– due più il serpente – risvegliati,
mormorando poi con voce antica, solenne: “Non mi interessa sapere
cos'avete da dirmi. Non siete altro che luridi scarti”
Lily
Luna non ha più coscienza di sé, esistono solo il potere e la
magia.
Ombra
e morte unite.
Una
parte della sua coscienza la spinge a lottare per riappropriarsi
dell'uso del corpo, ma l'altra – assai più forte –
invece la frena, dicendole che
questo è l'unico modo per divenire ciò che davvero è; la profezia
di Vincent Tiger inizia ad acquisire un senso diverso, più sinistro
della semplice morte pronosticata per sbudellamento e lei sa che i
tagli causati dagli incantesimi di Yaxley saranno solo piccole
cicatrici che, con il tempo, spariranno sopravvivendo solo nei
ricordi, poiché ciò che davvero è andato in pezzi non è il suo
corpo, bensì lei nella sua interezza.
Lancia
un'occhiata fugace a Piton, disteso a terra in una pozza di sangue
con il volto cereo e le palpebre dischiuse, apparentemente svenuto,
ed un piccolo sorriso triste le incurva le labbra gonfie e screpolate
dal gelo mentre obbliga i cadaveri a tornare al sonno eterno,
privandoli di quella facoltà di muoversi donata inconsciamente; non
c'è più traccia del mostro che combatteva come un vampiro
assassino, né dell'uomo dei racconti d'infanzia del padre, è una
via di mezzo dotata di poteri particolari e difetti tipicamente umani
e lei – in modo folle, irrazionale – gli vuole bene e non
permetterà a nessuno d'arrecargli altro dolore, poiché ne ha già
patito tanto. Salirà con lui la scala e se ciò significa
abbracciare completamente ciò che dovrà divenire lo farà, oltre
ogni paura, esitazione o rimpianto, perché glielo deve.
Chiude
gli occhi sospirando, lasciando che l'incantesimo spazzi via anche la
tormenta, innalzandosi verso il cielo come una torre oscura così da
ghermire le nubi mentre lei s'abbandona contro il terreno innevato,
dolorante e priva di forze, con le due bacchette nere ancora ben
salde nella mano destra e la sinistra ridotta ad una massa pulsante e
gonfia.
Quando
li riapre non sono passati che pochi minuti, ma il cielo ora è d'un
blu abbacinante puntellato d'una miriade di stelle lucenti, sul quale
spicca una luna gonfia e piena color perla; sbatte le palpebre un
paio di volte per scacciare gli ultimi residui di nevischio e
stanchezza, portandosi a sedere mentre il corpo protesta, scosso da
spasmi.
Ha
freddo ed avverte dolore ovunque, ma quando volta la testa e vede il
corpo di Piton ancora riverso a terra, immobile, non ha alcuna
esitazione nel portarsi vicina a lui, nonostante le articolazioni
stridano e le ferite si riaprano con dolorosi strappi, riversando
altro sangue sui vestiti già zuppi e sporchi; l'uomo respira
debolmente, sebbene il cuore non batta ed il moncherino del braccio,
tagliato poco sopra il gomito destro, s'intravede appena sotto al
tessuto della manica dilaniato.
Ha
un brutto morso sull'avambraccio sinistro e diversi tagli lungo tutto
il corpo ma nel complesso pare messo molto meglio di quanto non si
senta lei, probabilmente grazie al fatto di non essere più vivo e
ringrazia la sorte per questa sottigliezza, poiché con ferite del
genere fuori, al freddo, non sarebbe sopravvissuto molto se fosse
stato un uomo 'normale' ; la ragazza cerca di girarlo per tirarselo
sulle spalle, così da trascinarlo fino al magazzino per adagiarlo su
una superficie asciutta, aspettando che si riprenda, ma non ha più
forze e la caviglia slogata ora le duole troppo impedendole
d'alzarsi.
“Oh
cazzo! Non possiamo stare qui!” impreca cercando di scagliare un
semplice incantesimo di locomozione che però non sortisce l'effetto
desiderato, dato che è davvero esausta e non riesce a concentrasi;
si guarda attorno smarrita, incontrando de occhi gialli dalle pupille
verticali che la osservano attenti, curiosi, mentre una lingua nera
saetta nell'aria fredda scandendo il tempo che passa.
Lily
Luna impallidisce, guardando il serpente con odio mentre afferra il
corpo inerte di Piton fra le braccia, muovendo entrambe le bacchette
in un gesto scocciato.
“Che
ci fai ancora qui? Le offerte te le ho date, va' a dormire!”
L'animale
scuote il capo , sibilando sommessamente.
“Non
parlo il perseltongue” sbotta la ragazza assottigliando gli occhi
castani.
Altro
sibilo.
“Non
dirmi che sei come Silente, che hai una qualche missione che ti
costringe a restare” nel vedere la grossa testa di Nagini muoversi
nell'aria in un cenno d'assenso la ragazza impreca forte, tirando un
pugno con la mano sana, fra cui stringe ancora le bacchette, contro
al terreno innevato; osserva il viso spigoloso e pallidissimo di
Severus inghiottendo un bolo di saliva acre, percependo l'eco delle
maledizioni che le tirerà una volta risvegliatosi, visto il poco
affetto – a quanto pare reciproco – che corre fra lui ed
il serpente del fu Lord Voldemort.
“Allora,
perché hai tentato di uccidermi?”
La
lingua biforcuta saetta nell'aria e l'animale rimane in silenzio.
“Va
bene, motivi tuoi. Sappi che lui non sarà felice di rivederti e che
ora dobbiamo trovare un modo di toglierci da qui, subito” mormora
la ragazza cercando nuovamente di trascinare il corpo dell'ex
insegnante verso il magazzino dalle mura in pietra, senza alcun
risultato poiché è si magro ed alto, ma pesa comunque più di lei e
data l'impossibilità di alzarsi in piedi o di utilizzare
decentemente la magia l'operazione risulta impossibile; inoltre è
allo stremo, teme che – fra non molto – collasserà
a causa dell'ipotermia senza avere modo d'invocare alcun aiuto, non
riuscendo a castare incantesimi e trovandosi in una parte di
Hogsmeade dove nessuna persona sana di mente si avventurerebbe mai di
notte, dopo una tormenta.
Sta
per accasciarsi contro al petto di Piton, convinta che finirà lì i
suoi giorni quando una luce le ferisce le cornee, costringendola a
schermare il viso con la mano sana per distinguere l'alta ed
imponente figura di un uomo – mago -anziano
con in mano una bacchetta dalla punta accesa dal 'Lumos'; ha un viso
austero su cui spiccano occhi acquosi, coronato da una folta barba
grigia e lunghi capelli raccolti in una coda semplice che gli ricade
oltre le spalle possenti, fasciate da un lungo cappotto color cuoio
trattato bordato di pelo ed ha qualcosa di vagamente 'familiare',
sebbene la ragazza non sappia ricollegarlo a nessuna persona di sua
conoscenza, almeno finché non vede apparire il fantasma di Silente
al suo fianco.
“Prima che lei possa porre domande scomode, dal caso Silente non le abbia spiegato: Si, questo è Severus Piton, ex Mangiamorte e professore di Pozioni ad Hogwarts, nonché spia, ed è vivo malgrado non lo sembri. Vivo come lo può essere un morto resuscitato, ovvio. E si, questa è la biscia di Voldemort, Nagini. Vengono con me entrambi. Non accetto imprecazioni. Grazie”
_______________________________________________
Glossario:
-
Pittaco, filosofo greco vissuto fra il 640 a.C e il 570 a.C
NDA:
Molto
in ritardo giunge anche questo settimo – decimo – capitolo.
Purtroppo
ho avuto settimane abbastanza piene e costellate di problemi, quindi
non sono riuscita a trovare molto tempo né voglia di scrivere ed
aggiornare; adesso le cose paiono risolte, quindi prometto che
tornerò ad avere una frequenta quanto più possibile regolare.
Di
questo capitolo ho poco da dire, oltre che è stato davvero difficile
da scrivere (problemi a parte) ed è stato cancellato diverse volte,
poiché molte parti non mi piacevano eo risultavano superflue; è
molto lungo e spero non vi abbia annoiato, avevo un sacco di cose da
dire su questa 'battaglia' e sui numerosi cambiamenti di Lily Luna.
La
profezia decantata da Vincent Tiger si avvera in modo insolito,
spingendola a 'rompere' qualcosa della sé attuale per far
emergere parte di ciò che diventerà, inoltre appaiono
altri Mangiamorte
redivivi, ovvero Yaxley (Secondo il canon dovrebbe essere rinchiuso ad
Azkanban con Rodolphus Lestrange, ma per fini di trama l'ho fatto
morire per mano di un Weasley nella battaglia di Hogwarts del '98) ed
il padre di Vincent Tiger (nei libri della
Rowling non ha un nome, quindi per me è Gregor), più
Nagini, che ci tenevo ad inserire.
Il
perché sia resuscitata anche lei, essendo un serpente ed anche un
Horcrux, verrà spiegato prossimamente, ma posso tranquillamente
spoilerare che Severus non prenderà affatto bene la sua presenza.,
così come il venire a sapere che Lily Luna ha un'infarinatura di
magia oscura che non gli ha rivelato, appresa in un modo assai
paradossale.
Si
accettano scommesse su chi sia l'anziano mago comparso con Silente.
Il
titolo del capitolo è invece un omaggio al terzo libro della
Triologia del Baztàn di Dolores Redondo, da cui sono stati tratti
tre film presenti su Netflix, che personalmente consiglio a tutti gli
amanti dei racconti polizieschi con una punta di sovrannaturale e
folklore.
Ringrazio tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan