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Autore: Francyzago77    22/05/2022    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora meravigliato ma comunque felice di tutto l’interesse che il direttore stava mostrando nei suoi confronti, Eric esordì:

-Avete letto il mio compito scritto? Ho tentato di riassumere l’argomento ma allo stesso tempo sviscerarlo nel migliore dei modi.

Stuart sorrise e, appoggiandosi con la schiena sulla poltrona, rispose prontamente:

-Caro Eric, non c’è nessuno che può sentire la nostra conversazione qui! Parliamo liberamente, inutile continuare a fingere questa ridicola commedia!

Eric sempre più stupito palesò la sua incredulità con un’espressione del volto di disorientamento, il direttore esclamò quasi compiaciuto:

-Percy è stato chiarissimo con me ed io ti ho promosso a pieni voti. Anche perché ho gradito con piacere lo scambio.

-Percy? – domandò il giovane ora non soltanto incredulo ma anche preoccupato.

-Il mio caro amico Percy Gray – specificò quello – siete parenti o sbaglio?

-Ha sposato mia cugina – rispose Eric con sospetto per poi chiedere – cosa c’entra Percy con il mio esame?

A quel punto il direttore si alzò e disse:

-Ti ho detto di piantarla, non c’è nessuno qui oltre noi due.

Si avvicinò al ragazzo affermando:

-Ti ripeto che ammiro quelli come te, pronti a tutto per una promozione. E con una bella moglie come Daisy! Io non so se avrei fatto lo stesso al posto tuo. Ma forse sì, la gelosia va messa da parte in certe circostanze!

E rise di gusto mentre il povero Eric iniziava, purtroppo, a veder più chiara la situazione.
 

 

Sophie bussò con forza alla porta attendendo, Daisy aprì con la bambina fra le braccia.

-Eric è al colloquio, vero? – le chiese con rabbia guardando la piccolina che sorrideva, quasi le faceva pena quella dolce anima innocente.

-Sì, è in ospedale – rispose Daisy facendola entrare – devi parlarci? Hai bisogno di lui? Puoi aspettarlo qui con noi.

-No, è con te che devo parlare – disse subito Sophie alterata non mettendosi seduta ma fissando l’altra con aria di sfida.

Daisy mise la bimba nella culla e vide la cugina di suo marito tirar fuori dalla borsetta un fazzoletto.

-Ti ho riportato questa – esordì la giovane Buttman mostrando la perlina della collana racchiusa tra la stoffa – era a casa mia!

-Ah, grazie – sussurrò titubante Daisy – l’avrò persa quando sono venuta a pranzo con tutta la famiglia.

-No – tuonò con tono secco Sophie – non era in salone, né in giardino e neppure nella camera da pranzo.

Buttò sul tavolo perlina, fazzoletto e specificò:

-Era tra le lenzuola del letto nella stanza al secondo piano.

Daisy deglutì lentamente e chiudendo gli occhi provò a parlare ma Sophie la bloccò immediatamente dicendo:

-Come hai potuto? Come? E non m’importa di Percy ma è tuo marito che mi sta a cuore. 

-Fammi spiegare – farfugliò Daisy affranta ma Sophie era un fiume in piena.

-Avessi trovato io uno che mi ama come Eric ama te! Me lo sarei tenuto stretto.

-Non è come credi – tentò di argomentare l’altra con decisione – sono stata costretta.

-Ah sì? – il tono di Sophie era ironico ora.

-Percy mi ha ricattata – disse allora Daisy – sono diventata la sua amante soltanto perché altrimenti Eric non avrebbe potuto superare l’esame. Ho sbagliato a non parlarne con nessuno, è stato quello il mio errore più grande! Mi sono sentita in trappola, capisci Sophie? 

-Ti ha minacciata? – domandò l’altra iniziando a comprendere meglio.

-Ha ribadito che Eric avrebbe perso il posto – spiegò Daisy – il direttore dell’ospedale è un suo carissimo amico. Percy ha sempre avuto la situazione in pugno ed io mi sono lasciata andare per aiutare l’uomo che amo. 

-Eric non vorrebbe mai ottenere qualcosa con il tuo sacrificio – aggiunse Sophie più calma ma amareggiata. 

-Ha perso tanto per causa mia in passato – specificò Daisy – e lo sai anche tu.

-Ma ti ama sopra ogni altra cosa al mondo – disse Sophie avvicinandosi a Grace – anzi vi ama più di tutto il resto.

E accarezzò la bambina con dolcezza.

-Ha rinunciato al suo lavoro a Melbourne per me – continuò Daisy – ed io ho creduto, sbagliando, di poterlo aiutare in questo modo. Ha accantonato il suo sogno per colpa del mio passato, quel passato adesso è tornato utile.  Diventerà chirurgo in ospedale grazie all’unica cosa che so fare.

-Non è così! – gridò Sophie con ira – Tu non sei quel tipo di donna, sei soltanto una vittima.

Non continuarono il discorso perché la porta si spalancò con forza, entrò Eric. Era fuori dalla grazia di Dio.

-Cosa hai fatto! – urlò violentemente alla moglie, prendendola per un braccio e scaraventandola contro una sedia.

-Fermati! – intervenne subito Sophie – Fermati e calmati.

-Togliti dai piedi tu! – ordinò alla cugina – Esci da questa stanza.

La ragazza cercò di avvicinarsi a Daisy ma Eric gridò nuovamente:

-Vattene via, Sophie!

La giovane allora indietreggiò un poco.

-Cosa credevi - intimò  Eric alla moglie – di farmi un favore? Pensavi non fossi capace di superare da solo l’esame? Oppure ti è piaciuto fare quello che hai fatto?

Daisy non riusciva a dire mezza parola talmente era intimorita e distrutta.

-Con Percy – continuò lui amareggiato – e pure con il direttore.

La piccola Grace, nella culla, aveva iniziato a piangere, sempre più forte.

Sophie la prese in braccio tentando di calmarla, Eric dichiarò:

-Mettila giù, lasciala stare!

Daisy, istintivamente, si spostò verso la bambina ma suo marito  asserì:

-Non toccarla, non toccare mia figlia.

Prese lui Grace e la rimise nella culla poi si rivolse nuovamente a sua moglie.

-Sparisci dalla mia vita – urlò.

-Ti prego Eric – disse Daisy in lacrime – ascoltami.

Lui la spinse contro la porta gridando:

-Esci di qui! Avrei dovuto capirlo subito quello che sei, sei una puttana.

Al sentire quella parola pronunciata da Eric, Daisy si spostò nel corridoio piangendo per poi correre giù per le scale.

-Fammi raccontare la verità –  Sophie si rivolse al cugino – lei non ha colpa.

-Che devi dirmi? – chiese Eric con rassegnazione – Mia moglie è una puttana e basta. 

Ma la giovane iniziò a spiegare tutta la vicenda con foga e partecipazione.

-Ora esci Sophie – le disse – e lasciami solo.

La condusse fuori sbattendo la porta e poi si chiuse dentro a chiave con la bambina.

In strada Sophie trovò Daisy seduta per terra, accanto al muro.

Non girava nessuno, faceva caldo quel giorno.

-Ha ragione – le disse Daisy – sono soltanto una puttana.

-No, sono certa che ti ama ancora – affermò Sophie guardando su, verso la finestra.

Voltandosi vide il cavallo legato alla staccionata.

-Aspettami qui – dichiarò a Daisy – vado dall’unica persona che forse potrà aiutarci.

  

 

  

   
 
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