Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Bell_Black    28/05/2022    0 recensioni
Appena uscito dal servizio militare, Seokjin si sente completamente spaesato e vuoto, non riesce a riconnettersi con la realtà.
Si sente solo e decide di isolarsi, insicuro del futuro, mentre nel mondo è in corso una pandemia che ha bloccato qualsiasi sua attività.
Completamente sopraffatto dalle sua emozioni, riesce a trovare conforto grazie a una ragazza che pubblica lunghi monologhi, sotto forma di podcast, sui suoi sentimenti nei confronti di quello che le accade attorno, in un periodo tanto difficile per tutti.
Seokjin non conosce il suo volto o il suo paese di provenienza, sa solo che grazie a quella sconosciuta si è sentito meno isolato e si chiede, se anche lei abbia, qualcuno che la faccia sentire così o in caso contrario poter restituire il favore.
Il suo unico desiderio è sapere che anche lei può stare bene, nello stesso modo in cui si sente Jin ogni volta che la ragazza decidere di condividere, con lui, quei pensieri, facendo illuminare lo schermo del suo telefono, con la notifica più attesa della giornata.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Dieci.
Quanto è imbarazzante, indossare dei boxer con gli unicorni?

Quanto è imbarazzante, indossare dei boxer con gli unicorni?

Nuovo messaggio
A: purpleabyss@gmail.com
Cc/Ccn, Da: ksj992@gmail.com
Oggetto: Dilemmi a cui è importante rispondere :)

Forse è un po' stupido scriverti una seconda mail, se risulto pesante ti prego di farmelo sapere, non voglio disturbarti ne apparire fin troppo tediante. 
Però mi ritrovo spesso a vagare nella mia mente e ritrovarci le tue parole, che mi confortano e mi preoccupano, facendomi rendere conto che, forse un po' stupidamente, mi sono legato a te, ai tuoi pensieri e alla tua voce. 
Sono parole strane, a tratti imbarazzanti, sia per me che le scrivo, sia probabilmente per te che le ricevi e mi dispiace essere l'ennesimo uomo vuoto, che ti impegna il tempo con una mail piena di parole che non arrivano da nessuna parte.
La verità è che sono mesi che ossessiono i miei amici, settimane che cerco di allontanare la preoccupazione in cui ti ho inglobato, rendendoti più concreta di quello che sei, come un'amica lontana che mi manca, quando in realtà siamo sconosciuto.
Comprendo che tutto ciò appaia come la lettera di un pazzo e capirei volessi ignorarla, volevo provare però ad approcciarti, renderti più reale e rendermi più accessibile.
Ammetto di averti relegata in un'immagine perfetta, affiancata dai tormenti e della bellezza delle tue parole, che rendono il tuo aspetto fisico obsoleto, ma che mi richiedono la necessità di poterti conoscere meglio, di poter interagire e non solo ascoltare passivamente. 
Forse ho esagerato? Sicuramente è così!
Ma se non l'avessi fatto, se ti sentissi interessata a volermi rispondere ti chiederei:
Quanto credi sia imbarazzante, indossare dei boxer con gli unicorni?
Spero mi risponderai... anzi, spero questa mail finisca nelle spam.
Tuo (per modo di dire) Jin.

Rilessi in imbarazzo ogni parola inviata a Danbi precedente, da vero cretino avevo evitato qualsiasi pensiero potesse risultare profondo, dipingendomi però come un idiota, stalker e forse anche un po' toccato di testa.

Cosa mi era saltato in mente? Stupido!

Jungkook non vedeva la mail così disastrosa, per una volta aveva deciso di non infierire sulle mie scelte discutibili, più per salvaguardare se stesso probabilmente, che per vera onestà, accettai quella tranquillità come legittima, anche perché non potevo tornare indietro, ormai la mail era partita e la mia dignità con lei. 

Non era il mio forte fare il simpatico, mi riusciva sempre così male.

Avevo disertato qualsiasi uscita, declinato ogni incontro parentale, mentre attendevo l'esito dell'ennesimo tampone, era stato richiesto, dopo che la truccatrice di Jungkook aveva notificato la sua positività al virus. L'ennesima stroncatura alla mia rara felicità.

Quel pomeriggio avrei dovuto incontrare mio fratello e sua moglie, dopo tanto tempo, eravamo riusciti ad incastrare i nostri impegni, invece ero chiuso nel dormitorio, mentre il piccolo Jungwoo dormiva sul mio petto, dopo avermi stracciato alla switch. Jungkook si era assentato qualche ora per il suo tampone e recuperare delle cose dalla studio, il tutto mentre ognuno di noi, stava decidendo cosa fare subito dopo l'esito del tampone, che sarebbe sicuramente risultato negativo.

La porta dell'appartamento si aprì e Jungkook, seguito dal nostro manager entrarono abbastanza disinvolti nella stanza, entrambi senza mascherina, con dei documenti in mano e il sollievo sui volti, segno che i tamponi fossero tutti negativi.

"Siamo liberi?" Chiesi alzando leggermente la testa, in modo da poter guardare meglio i due fermi davanti al divano, il piccolo Jungwoo si mosse infastidito, per poi nascondere il viso contro il mio collo.

"Quasi tutti, abbiamo già provveduto a isolare i positivi, vi terremo monitorati, ma potete tornare a lavoro domani stesso, vi consiglio di non entrare in contatto con nessun famigliare, limitiamo i danni, abbiamo bisogno che nessun altro di voi prenda il virus, altrimenti non finiremo in tempo l'album", specificò con sguardo assente il manager, mentre parlava stava inviando dei messaggi, senza dedicarci particolare attenzione. 

"Noi due sia negativi quindi possiamo stare tranquilli", specificò Jungkook.

"Sì, niente incontri con amici, strette di mano, passeggiate in luoghi pubblici, tenete anche il bambino lontano da personalità estranee sono i vettori più pericolosi di virus e batteri", Jungkook lo guardò infastidito da tono e le affermazioni poco curate usate nei confronti del più piccolo. Di solito il manager era meno pressante e fastidioso, sempre attento alle nostre esigenze e a rivolgersi a noi con i giusti toni; la pandemia aveva messo a dura prova anche lui e i continui rimandi erano una perdita di tempo e soldi. 

"Chi sono i positivi?"chiesi allarmato, speravo con tutto me stesso non fosse Yoongi, dopo averlo convinto a infrangere le regole per recarsi in ospedale, rivelarsi positivo al virus poteva scatenare in lui dei sensi di colpa difficili da estirpare. 

"Hobi e Jimin", mi informò il più piccolo, sospirai sollevato, anche se mi dispiaceva che Hobi e Jimin, avrebbero dovuto passare giorni chiusi nelle loro case, lontano da tutti, specialmente per Jimin appena uscito dal militare. "Anche la fidanzata di Hobi è positiva", aggiunse Jungkook facendomi un occhiolino d'intesa, almeno lui si sarebbe divertito durante la quarantena. 

"Cercheremo di portare avanti i vostri impegni separatamente, per oggi siete liberi, ma domani vi voglio puntuali in studio, così concludiamo ciò che manca, siamo già in ritardo sulla tabella di marcia", concluse il manager avviandosi verso la porta d'uscita, nessuno dei due si premurò di accompagnarlo, abbastanza esausti da quello scambio d'interazioni poco gradite. 

Jungkook mi colpì le gambe, incitandomi a mettermi seduto sul divano, lasciai cadere il telefono sul cuscino, per poi stringere il piccolo nelle mie braccia e spostarmi, Jungwoon si lamentò per il cambio di posizione, senza però accennare a svegliarsi. 

"Stavi ancora guardando quella mail?" Jungkook prese il cellulare, illuminato sul testo imbarazzante.

Di tutte le cose che avrei potuto scrivere, mi ero ripiegato su della comicità spiccia, per nulla divertente e forse anche un po' fastidiosa, sicuramente Danbi non mi avrebbe risposto e peggio, mi avrebbe relegato alla figura qualche maniaco.

"Perché invece non le rispondi?" Guardai Jungkook stranito, Danbi non mi aveva ancora risposto e non mi aspettavo lo facesse, essendo la mail priva di una vera risposta da dare, Jungkook mi mostro il cellulare, era uscito dalla schermata di testo, ritornando nelle casella di posta in arrivo, tra le varie email di ordini e spam, figurava la sua che era passata totalmente inosservata.

Gli tolsi il cellulare di mano in modo brusco, mi alzai in piedi rendendomi conto abbastanza in tempo di avere il piccolo Jungwoon tra le braccia da non farlo cadere, Jungkook si allungò verso di me allarmato, aspettandosi che il bambino mi scivolasse dalle mani, ma per fortuna non accadde. 

"Scusa!" Esclamai con un sorriso nervoso, il bambino si svegliò confuso e disorientato dalla situazione, mi sorrise, ignaro della sua mancata caduta, subito dopo notò il padre e si lanciò tra le sue braccia, lasciandomi vuoto.

Era strano, sentirsi in quel modo, dopo che un bambino si era sottratto alle mie braccia, eppure avevo percepito una sensazione d'abbandono, come se quel piccoletto fosse mio figlio e in qualche modo stesse preferendo Jungkook a me. Scossi la testa liberandomi in modo quasi immediato di quel pensiero, un bambino nelle mie mani, sarebbe stata sicuramente una rovina, troppo invischiato nelle mie ansie e paure per farlo crescere in serenità come il piccolo Jungwoo.

Ero poco adatto a vivere, figuriamoci a prendermi cura di un altro essere vivente, probabilmente non avrei mai avuto figli, non sarei mai stato un buon padre.

Portai gli occhi sul telefono, la mail era ancora lì ferma, con accanto la data successiva all'invio di quell'imbarazzante domanda, ero così certo non avrebbe risposto che, ovviamente, non mi ero premurato di controllare nella casella. 

Davo troppe cose per scontate.

"Noi due usciamo, fammi sapere cosa risponde, non essere così preoccupato per una mail, prendilo come un esercizio, se un giorno la incontrerai avrai abbastanza informazioni per poterla stupire", provò a rincuorarmi Jungkook dandomi una pacca sulla spalla.

Annuii distrattamente, mentre aprivo quella mail dall'oggetto che mi fece sperare avesse colto l'ironia, ritornai seduto sul divano, mentre Jungkook faceva indossare il cappotto al più piccolo.

"Dove andate?"domandai distraendomi qualche secondo dal mio obbiettivo.

"Oggi incontriamo altre babysitter, nessuna mi ha convinto, sembrano sempre più prese da altro", Jungkook sbuffò nervoso. Era dal nostro ritorno che cercava una babysitter con l'aiuto di un suo amico, che si fingeva il padre del bambino in modo da non incappare in brutte situazioni, ma Jungkook sembrava incontentabile.

"Dovresti fidarti di più delle persone", dissi, ricevendo in cambio un'occhiata tagliente, ero l'ultimo che poteva dare tale consiglio, a malapena mi fidavo dei componenti della band.  

"Mi fiderò quando saranno più concentrate su Jungwoon che su Saejin, perché è così difficile?" Chiese esasperato, mise il bambino a terra e mi guardò arreso, probabilmente anche quel giorno sarebbe stata una serie di buchi nell'acqua. Gli diedi una pacca sul braccio, incitandolo come meglio potevo, ovviamente non fu per niente utile, ma almeno i due se ne andarono di casa con il sorriso sul volto.

Ritornai così davanti allo schermo del mio cellulare, ormai bloccato, dovevo prendere coraggio e iniziare a leggere.

Sentivo lo stomaco in subbuglio per una stupida risposta, che poteva essere un monito a non scriverle più, ma percepivo comunque di poter svenire, peggio di Dante con Beatrice, entrambi senza speranze per una donna ben fuori dalla nostra portata.

Accesi lo schermo, lo sbloccai velocemente, ritrovandomi davanti alla mail che iniziai a leggere.

Da: purpleabyss@gmail.com
A: ksj992@gmail.com
Oggetto: Urgenza di dettagli :P

Ciao mio (per modo di dire) Jin, sono felice che tu mi abbia scritto una seconda mail, mi dispiace non aver mai risposto alla prima, ma ho come la sensazione che non troverò mai le parole giuste e di questo mi rammarico molto.
Possiamo fare finta che questo sia il nostro primo scambio? Ovviamente scherzo, le tue parole mi accompagnano molto spesso e alcune volte mi risollevano il morale in momenti molto difficili, specialmente adesso che non ho più così tanto tempo da dedicare ai podcast.
Penso che lo scambio di mail non sia qualcosa di strano, specialmente se la email l'ho fornita io, quindi ti prego non farti scrupoli a scrivermi, sono molto contenta di poterti parlare in qualche modo.
Devo essere sincera, dopo quella mail ho iniziato a pensarti spesso, chiedendomi chi fossi, stupido no? Ahaha.
Tornando alla tua domanda, credo di non poter rispondere, di base penso che tutto ciò che raffiguri un unicorno sia un'opera d'arte, però capisco che per alcuni possa essere un disagio indossare qualcosa di fin troppo inestimabile, la risposta quindi dipenderebbe da molti fattori.
In conclusione però, credo che, in una scala da 1 a 10, che l'imbarazzo sia 3. 
Per tua sfortuna la mail non è finita nelle spam e spero nemmeno la mia ci finisca, perché ho anche io un quesito da porti, forse un po' meno poetico degli unicorni:
Cosa ne pensi, delle persone tristi sotto le stelle?
Ho sempre pensato non si potesse essere tristi sotto un cielo stellato, eppure adesso lo sono.
Spero risponderai!
Tua (per modo di dire) Danbi.

P.s. mi chiamo Danbi, spero tu lo preferisca a purple abyss e che lo vorrai usare. 

Rilessi due volte la mail, per essere certo di non essermi perso nemmeno una parola, mi concentrai estraniandomi da ciò che mi circondava, in modo da percepirne il significato, ritrovandomi in fine a sorridere nel leggere il post scriptum.

Era un sollievo poterla chiamare così, con il suo nome, tanto poetico quanto la sua dialettica nei monologhi, poterla chiamare Danbi, sembrava un onore che andava ben oltre qualsiasi altro, mi stava dando modo di avvicinarmi a lei e questa volta non mi sarei lasciato sfuggire l'occasione.

A differenza mia si era voluta spostare verso un vero argomento, qualcosa per cui valeva la pena spendere il nostro tempo, forse anche intuendo il mio disagio nel non sapermi introdurre, da una mail mi sembrava di aver fatto trasparire così tante cose, ma forse stavo fantasticando un po' troppo. 

Ritornai in piedi sentendomi più sereno, nella mia testa era sparita qualsiasi ansia e preoccupazione portata dal covid, dagli impegni e dalle mie mancanze, ero di nuovo felice e questa volta accettavo che fosse merito suo.

Perché preoccuparsi quando qualcuno ti rendeva felice con poco, era legittimo anche se una sconosciuta, era lo stesso meccanismo che si poteva creare tra fan e artista, volevo smetterla di trovare per forza dei motivi per cui quella felicità dovesse essere problematica o immotivata.

Ero felice e il merito era di Danbi.

"Sembri su una nuvola", la voce di Yoongi mi sorprese, era vestito completamente di nero, con un cappellino in testa che occultava la sua capigliatura, in mano reggeva un dorayaki mezzo mangiucchiato e dallo sguardo sembrava stanco. 

"Danbi mi ha risposto, posso confermare di avere uno scambio epistolare con lei", scherzai mettendo via il cellulare, avrei risposto in serata, nella tranquillità della mia stanza, sicuro che nessuno mi avrebbe disturbato. Yoongi si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, scosse la testa, in effetti sembrava un'affermazione ridicola.

"Quindi adesso possiamo dire che, ti scrivi con la tua cotta, senza che tu possa arrabbiarti", Yoongi si portò verso la cucina, lo seguii per capire da dove arrivasse, in casa ero rimasto da solo poco prima che Jungkook tornasse, ognuno di loro aveva avuto come meta le proprie case private, in modo da poter trascorrere una possibile quarantena in pace. 

Dal volto di Yoongi sembrava, che le sue mete giornaliere fossero state altre, aveva insistito per fare prima di tutti il tampone, avendo seguito il mio consiglio sconsiderato di recarsi clandestinamente in ospedale, quindi uno dei primi a ricevere l'esito negativo del tampone. 

"Lo accetto, ho una cotta per Danbi, per quello che dice e per il suo aspetto da favola, ammetterlo però non cambia le cose", puntualizzai. Danbi rimaneva in Italia, relegata in casa sua a tratti e ognuno di noi era impossibilitato anche solo a fantasticare di raggiungere qualcuno fuori dal proprio paese di residenza. Era una situazione orribile, ma in parte anche un cuscinetto, senza covid non avrei avuto scusanti, ma non avrei nemmeno provato a vederla, rivelando la mia codardia, che gli altri avrebbero giustificato con la mia fama.

"Cambia molte cose, adesso potrai realmente capire se ti piace, potrei ridere per molto tempo se si rivelasse la persona più odiosa sulla terra", sorrise ancora una volta, scatenando anche in me una piccola risata, dovevo ancora accettare il fatto che Danbi potesse essere diversa dalla mia immagine, lontana dai disagi che provava.

Eppure avevo questa sensazione che le mie aspettative non sarebbero state deluse. 

"Si vedrà, con il tempo, a te invece come sta andando? Non mi hai più dato aggiornamenti", Yoongi non perse il suo sorriso, anche se la stanchezza sembrò più visibile dopo la pronuncia di quelle parole, erano passati solo due giorni dalla proposta di sgarrare le regole.

Yoongi si schiarì la voce, prese posto sullo sgabello che affiancava l'isola della cucina e guardò il suo dorayaki pensieroso, forse insicuro su cosa confessarmi. 

"All'ospedale era sola e non era troppo contenta di vedermi, lo capisco, nemmeno io vorrei mi vedesse nei miei momenti peggiori", ammise rimembrando momenti della nostra carriera, attimi duri, in cui era stato difficile trattare con lui.

Per Yoongi era sempre stato ostico aprirsi, condividere le sue turbe e i suoi macigni con noi, non voleva mai che il peso delle sue scelte e dei suoi problemi potesse ricadere sulle persone a cui voleva bene.

Ci aveva messo anni prima di poter accettare di essere aiutato, di doversi appoggiare a qualcuno, trovare una ragazza simile a lui doveva avergli ricordato quei momenti e speravo anche gli avesse ricordato, quanto fosse distruttivo comportarsi in modo così cocciuto. 

"Ho lasciato sul suo comodino dei fiori e stavo per andarmene, non volevo imporre la mia presenza", aggiunse morendo il suo dorayaki, sembrava rilassato mentre raccontava, segno che le cose stessero andando bene, "è stata lei a fermarmi, così sono rimasto tutta la notte con lei", non aggiunse altro e io non chiesi approfondimenti.

Per quanto la curiosità fosse parte di me, sapevo riconoscere un momento intimo, di proprietà solo ed esclusivamente dei due protagonisti della storia, un vero peccato non esserne partecipe, ma allo stesso tempo era bello vederlo così preso nei suoi pensieri, mentre ripercorreva confessioni solo di loro proprietà.

"Abbiamo condiviso un dorayaki e mi sento così stupido", sorrise guardando quel poco che rimaneva del dolce, "l'ha mangiato tutto, solo per me ed è la prima volta che sento dell'attaccamento per del cibo", prese un altro morso osservando la carta che presentava solo un piccolo boccone.

"Penso sia bello Yoongi, non ti ho mai visto così preso", confessai osservandolo mentre mangiava anche quell'ultimo boccone, riluttante ma con il sorriso sulle labbra, un segno che entrambi forse stavano cambiando. 

Era strano struggersi per la storia di qualcun altro? Forse non così tanto per me, sempre piatto e monotono, senza una storia da raccontare, trovavo conforto nei racconti di redenzione degli altri e speravo profondamente che quest'arco narrativo si concludesse bene.

Chiunque mi circondava si portava dietro delle storie di vita veramente rilevanti e degne di essere raccontate, io ero solo il comprimario di questa lunga serie televisiva, dove non ero neanche il supporto dei protagonisti, ma il personaggio marginale, inutile e senza sviluppo personale.

Una schifosa macchietta, che sperava di poter diventare il protagonista della storia di qualcuno, visto che lui non aveva nulla da raccontare.

"Smettila di pensare troppo, è una bella giornata Jin, fuori c'è il sole, non siamo positivi al covid e stai facendo passi avanti nella vita", cercò di consolarmi "il militare è stato difficile e ha colpito dei nervi scoperti un po' a tutti, ma è il momento di reagire, non puoi nasconderti dietro al servizio per sempre", furono parole dure, dette con il sorriso, ma forse ne avevo più bisogno di qualsiasi altra magra consolazione. 

"Posso farlo dietro la pandemia".

"E a chi gioverebbe questa cosa? Hyung, ti dirò qualcosa che mi dicesti qualche anno fa, magari così rinsavisci: 'se non sei tu il primo a fare un passo verso la tua salvezza, nessuno potrà aiutarti'. Smettila di volerti nascondere", commentò, piegò la carta del dorayaki e la mise nella tasca dei suoi jeans.

Nessuno dei due aggiunse altro, Yoongi mi guardò un'ultima volta, forse in attesa di una frase, un cenno che avessi compreso la sua premura in quelle parole, ma semplicemente mi guardai le mani, torturandomi i pollici con le unghie, mentre attendevo se ne andasse.

Aveva ragione, ma percepivo difficile applicare quella parole in modo immediato, il percorso per ritornare me stesso o per crearne uno, che potesse andarmi bene, non stava risultando semplice come avevo sperato, ero in continua ricaduta, alla ricerca di capri espiatori e motivi per giustificare il mio dolore.

Ci stavo provando e fallivo costantemente, ma non mi ero arreso e non contavo di farlo, quelle parole furono un monito a cui non riuscii a rispondere, forse Yoongi lo percepì o semplicemente si stufò di attendere una mia risposta.

Sospirò e andò via, lasciandomi da solo in casa, dove tutto sembro troppo silenzioso per essere affrontato in solitudine. 

Recuperai il telefono e sullo schermo, comparve l'unica notifica di cui avevo bisogno nella mia solitudine, un aggiornamento di Purple Abyss e del suo podcast.

  
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