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Autore: Lita_85    09/06/2022    3 recensioni
SEQUEL DI "OGNI PARTE DI TE"
Dario e Anita, ormai felicemente fidanzati, vivono il loro amore come in una favola. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando il passato di entrambi si ripresenta stravolgendo il presente, proprio durante i preparativi per il loro matrimonio. Gli equivoci divertenti e i malintesi dettati dalla gelosia saranno all'ordine del giorno, e metteranno a dura prova i futuri sposi. Riusciranno Dario e Anita a lasciarsi tutto alle spalle e arrivare indenni alla tanto attesa data delle nozze?
* Opera registrata su Patamù*
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Avevo tremendamente bisogno di dormire tra le sue braccia. Avevo bisogno di sentire il solletico dei suoi capelli sulle mie labbra, di annusarne il suo profumo di cannella, di farmi cullare dal suo respiro durante quel sonno ristoratore chiedendomi come avessi potuto pensare, anche solo per una frazione di secondo, di privarmi della sua presenza. 
Forse, da perfetto imbecille, avevo pensato che staccarmi da lei per qualche giorno avrebbe giovato al mio cuore furibondo. 

Si, lo ero. 

Ero arrabbiato, frastornato, confuso e disorientato. 

Non che nella mia vita non avessi già provato quei sentimenti sulla mia pelle, ma aver ricevuto quella batosta dall'unica persona che l'aveva cambiata mi aveva devastato. 

Come se avessi perso il mio baricentro, oscillavo da una parte all'altra travolgendo tutto quello che mi trovavo davanti. 
Anche chi, in buona fede, cercava di riportarmi su quel baricentro pur sapendo che era lei. Era lei l'unico baricentro ammesso.

Immersi nuovamente il viso tra i suoi capelli fino a sfiorare con le labbra la giugulare, per poi riempirla di piccoli baci godendo della morbidezza della sua pelle vellutata. Sul suo volto apparve subito un tenue sorriso accompagnato dalla sua mano destra che si appoggiava sulla mia mascella non ancora sbarbata.  

« Amore… », sibilò lei concedendomi uno dei suoi meravigliosi sguardi. Uno sguardo pieno d'amore. Un di quelli che vorresti per sempre imprimere nella tua mente. 

« Angelo mio… », riposi sorridendo come un idiota. Un idiota che voleva stare abbracciato  con lei tutta la vita.

« Ti amo… »

Come da copione, mi sciolsi in un attimo.
Sorrisi per metà prima di avvicinarmi alle sue labbra prendendole tra le mie. Il suo sapore invase le mie papille gustative mandandomi in estasi. Accarezzai la sua lingua dolcemente, mentre i miei occhi si chiudevano insieme ai suoi di riflesso gustandomi il momento, lasciando tutto quello che mi circondava fuori e rendendolo magico. Magico come tutto quello che si fa ad occhi chiusi, magico come tutto quello che la riguardava, magico come la fusione dei nostri corpi e delle nostre anime. 

Poi, completamente soggiogati da quel bacio, ci ritrovammo uno sull'altra, in una sequenza di movimenti e strusciamenti che mi facevano ansimare ad ogni contatto.
La mia mano destra, ormai del tutto fuori controllo, seguii quella irrefrenabile voglia di accarezzarla e di sentirla mia sotto le mie mani. Agguantai il suo seno sinistro con delicatezza per poi stringerlo forte una volta sentito il suo capezzolo indurirsi sotto la maglietta. Un gemito soffocato si presentò sulla mia bocca, mentre continuavo la mia discesa verso la sua gamba sinistra. Ormai in balia di quel desiderio carnale, ma soprattutto di cuore, afferrai la sua gamba portandola al livello delle mie costole inferiori soffocando ancora una volta quel gemito rauco. 

Lei era tutto ciò di cui avevo bisogno.

La sveglia risuonò insistente nelle nostre orecchie ricordandoci che si stava facendo terribilmente tardi.

« Lo vedi cosa mi fai? Basta un tuo sguardo e non capisco più nulla… », dissi ancora appoggiato alle sue labbra. Non avevo proprio voglia di lasciarle libere.

Lei sorrise concedendomi un'altro bacio a fior di labbra contemplando i miei occhi. 

« Succede anche a me signor Mancini. Anzi,  mi succede tutte le volte che la guardo… »

« Ah sì?... » chiesi con finto stupore, ma anche con emozione. 

« Sì… ma non ti dirò altro… », affermò lei accarezzando i capelli che ricadevano sui miei occhi continuando quello scambio di sguardi.

« No? » 

« No… »

« Quindi neanche sotto tortura? »

« No… »

« Ok, allora sono costretto a fare una cosa di cui non vado fiero! »

« Dario, no! »

« Mi dispiace, ma non mi hai dato altra scelta! », esclamai un attimo prima di affondare le mie mani sul suo stomaco provocandole il solletico.

« Dario! Ti prego smettila!! », si dimenava sotto le mie mani ridendo a perdifiato provocando la medesima reazione in me. 

« Mi dirai tutto? », chiesi fermandomi un attimo guardandola negli occhi.

« Ok, ok! Ma togli quelle mani da lì! », indicò le mie mani che erano ancora ferme sulla sua pancia.

« Ok… », sillabai allontanando le mani e sedendomi alla sua sinistra.

Lei si sistemò la maglia del pigiama spostandosi di qualche centimetro da me, sedendosi quasi vicino al bordo del letto.

« Ok, allora… il discorso è… », cominciò lei portandosi i capelli dietro le orecchie.

« È? »

« È che prima devi prendermi! », esclamò alzandosi dal letto di scatto dirigendosi verso il salotto. 

Rimasi interdetto per alcuni secondi prima di seguirla a ruota. Non ci volle molto prima che potessi acchiapparla stringendola forte a me. Poi, dandomi un po' di slancio, mi lasciai cadere con lei tra le braccia sul divano che avevamo vicino. Iniziammo a ridere come due bambini prima di incrociare di nuovo i nostri sguardi.

« Io mi innamoro di te ogni volta che ti guardo. È questo il punto… », ricominciò lei sviando lo sguardo.

« Anita… », balbettai cercando di recuperare un po' di saliva che sembrò essere sparita. La presi per la guancia destra cercando nuovamente i suoi occhi.

« Mi innamoro ogni giorno del tuo modo di camminare, del tuo modo di parlare e anche il modo in cui sistemi gli occhiali quando leggi pensando che io non ti osservi. Mi ritrovo spesso a fantasticare su di te quando non ci sei e a immaginarci mentre facciamo l'amore… »

« Amore mio… », dissi quasi senza voce. Mi aveva spiazzato.  

« Ecco, adesso che lo sai, mi viene da piangere… » singhiozzò lei, cercando di alzarsi dal divano.

« Hey, non devi piangere… è la cosa più bella che tu potessi dirmi… », affermai trattenendola tra le mie braccia togliendo con il pollice una delle due lacrime che erano venute giù. « Sono praticamente le stesse cose che provo io… soprattutto il fantasticare di fare l'amore con te… ma questo forse lo sai già… », dissi abbozzando un mezzo sorriso provocando anche il suo. « Penso di continuo a te mia piccola pasticciona… »

Mi avvicinai a lei lentamente, infilando tra i capelli la mano che ancora stazionava sulla sua guancia. Poi, con la stessa lentezza poggiai le labbra sulle sue baciandola ancora una volta. Non ne avevo mai abbastanza, e adesso più che mai, avevo quella certezza che mi aveva accompagnato per tutto quel meraviglioso anno passato insieme: lei era il mio mondo.

Fummo nuovamente interrotti dalla sveglia, che ci ricordava insistentemente quanto quella mattina nessuno dei due volesse andare a lavoro. 

Dopo una colazione e vestizione veloce, ci ritrovammo in macchina davanti all'edificio che ospitava la sua agenzia.

« È un vero peccato che io non possa salire con te in ufficio oggi, ci tenevo molto a salutare Edoardo! », affermai mentre Anita. usciva dalla macchina.

« Dario… », sbuffò lei sistemandosi la borsa da lavoro sulle spalle. Indossava un paio di jeans bootcut a vita alta, una camicia bianca con quadretti blu e il suo cappotto preferito dello stesso colore.

« Siamo diventati ottimi amici! E poi ieri ci siamo presi alcune libertà! »

« Cosa intendi con "alcune libertà?"», chiese sbarrando gli occhi. 

« Lui che mi racconta delle vostre effusioni passate, io che lo prendo per il colletto e quasi lo faccio quasi volare fuori dalla hall, cose da amici insomma. », risposi ridendo per metà anche se al solo ricordo sentivo il sangue ribollire nelle vene.

« Cosa?! Ma sei impazzito?! »

« Credimi, sono stato fin troppo educato con quel verme! »

« Ok… », disse stanca avvicinandosi alla portiera della macchina. « C'è qualcos'altro che devo sapere sulla tua amicizia con Edoardo? »

« No, per il momento è tutto! »

« Per il momento?! Ascolta, stai lontano da lui! È solo un vigliacco! E non merita le tue attenzioni! »

« Però le tue si? », dissi si getto pentendomene subito dopo.

Lei, indignata e ferita, si allontanò di corsa verso l'entrata dell'edificio facendomi balzare fuori dall'auto. 

« Anita! », urlai avvicinandomi di corsa a lei. « Scusami, io non volevo dire quello… è che a volte la gelosia prende il sopravvento… », le presi la mano destra intrecciandola con la mia stringendo le labbra tra di loro. 

« Dario, io purtroppo devo lavorarci con lui, e sentirti dire queste cose mi fanno stare male… », sbuffò ancora una volta stanca.

« Perdonami, non succederà più… », le dissi con tono basso mentre le lasciavo un bacio casto sulle labbra. Cercai di mantenerlo il più possibile per farle capire che mi sentivo un vero idiota. « Ti passo a prendere appena finisco di lavorare, a dopo. »

Lei annuì stringendo le labbra, per poi girare i tacchi avviandosi verso l'edificio. C'era rimasta male. Lo percepivo chiaramente, e io ero il solito coglione. 

Con il cellulare stretto in una mano, e il borsone serrato nell'altra, mi diressi velocemente verso lo studio. Mi sentivo terribilmente in colpa per quella frase infelice detta di impulso. Un impulso da idiota. 
Oltrepassai la porta semiaperta immerso dai miei pensieri. Dovevo rimediare, dovevo farla sentire bene. 

« Buongiorno dottor Mancini! », esclamò Vanda richiamando la mia attenzione. 

« Buongiorno Vanda, mi scusi ma ero sovrappensiero! »

« Va tutto bene? », chiese lei con garbo riferendosi ai miei comportamenti da squilibrato dei giorni precedenti.

« Non c'è male… », le sorrisi cordialmente e mi infilai direttamente dentro l'ufficio dove c'era un Mirko già all'opera. 

La sua espressione seria mi metteva sempre una certa inquietudine. E, quella che mi regalò appena alzato lo sguardo dai fogli, era proprio quella di cui avevo più timore. 

« Da, lo sai che ore sono? », chiese lui riportando gli occhi sul foglio continuando con il suo lavoro certosino. « E ti conviene non barare perché questa mattina non è aria… »

« Non ci troviamo nel meridiano di Greenwich? », risposi cercando di farlo ridere nella speranza di essere miracolato.

« No, per tua sfortuna siamo in Italia, e tu sei tremendamente in ritardo! », affermò Mirko alzando nuovamente lo sguardo poggiando elegantemente la penna sul foglio. « Come cazzo devo fare con te? », domandò congiungendo le mani tra loro per poi intrecciare le dita fra loro.

Quando Mirko usava le parolacce finiva sempre male.

« Mi posso avvalere della facoltà di non rispondere? »

« Dario, è mai possibile che devo riprenderti sempre come i ragazzini? Stavi andando così bene… », disse Mirko alzandosi dalla poltrona posizionandosi davanti alla scrivania 

« Lo so, hai ragione. Però al momento tra Edoardo e mia madre non so bene cosa sta succedendo nel mio cervello. Figurati che stamattina dopo aver limonato come se non ci fosse un domani, ho ferito nuovamente Anita con una battutaccia su Edoardo… ti lascio immaginare la sua faccia…»

« Povera donna… », replicò Mirko portandosi il pollice e l'indice sopra gli occhi cercando un po' di conforto.

« Già, sono un disastro… », affermai avvicinandomi alla finestra sulla mia destra.

« Hai solo bisogno di fare chiarezza dentro di te, ed essere più comprensivo con lei. Se lo merita, anche se avete sbagliato entrambi.»

« Cosa suggerisci? »

« Magari passare un weekend insieme da qualche parte, non sarebbe male. » affermò il santo avvicinandosi nuovamente alla scrivania.

« Hai ragione! Potrei portarla al mare, lei lo adora! »

« Peccato che siamo a Novembre… », attenzionò lui guardandomi sorridendo.

« E che problema c'è? Andiamo alle Canarie! », esclamai guardandolo felice.

« Andiamo? », chiese lui con i fogli in mano.

« Esatto! Io, Anita, tu e Claudia! »

« Non credo sia una buona idea! »

« Perché no? Sarebbe bello tutti insieme! E poi, anche tu hai bisogno di una vacanza! »

« Da, non possiamo chiudere lo studio così di punto in bianco! »

« Ascolta, facciamo venerdì, sabato e domenica. Chiudiamo solo il venerdì, e poi la settimana dopo recuperiamo il sabato! »

« Complimenti! Il tuo ragionamento non fa una piega! »

« E dai! Sono convinto che Claudia apprezzerebbe! Anche lei è stanca! »

« Già, ma lei non ama le sorprese! Lei vuole avere il controllo su tutto. Deve avere la sua tabella di marcia. »

« Avete la tabella anche quando scopate? », chiesi ridendo portando le braccia al petto.

« No… »

« Sicuro? Perché mi stai facendo preoccupare… », chiesi interrogativo corrucciando le sopracciglia.

« No, cioè si… »

« Quindi avete la tabella?! »

« È una piccola cosa, una specie di promemoria… »

« No ti prego… »

« A me sta bene, e poi non è niente di ché! »

« Quindi fammi capire, stasera che dice la tabella? », chiesi sorridendo per metà.

« Da quando è nato Alessio non abbiamo molto tempo per stare insieme…», affermò distogliendo lo sguardo verso i fogli.

« Ok… quindi quale occasione migliore per unirti carnalmente con tua moglie?! »

«  Beh, si, potrebbe essere un'idea… »

« Certo che lo è! Adesso chiamo subito l'agenzia viaggi e mi faccio fare un preventivo! »

« E Saverio? »

« Saverio chi? », replicai sorridendo scorrendo la rubrica sul cellulare.

« Ci rimarrà malissimo… »

« Se ne farà una ragione! » 

« Dobbiamo comunque avvisarlo. »

« Lo faremo a tempo debito! E inutile farlo incazzare prima del tempo, no? »

All'improvviso si palesò davanti a noi, dopo aver bussato, Vanda con la tabella di marcia della mattina. 

« Scusi dottor Testi, ma questa tabella di marcia è in linea con i pazienti che stanno arrivando? »

« Lo sarà sicuramente Vanda », risposi prontamente senza lasciarlo il tempo di rispondere. « Lui è un grande quando si parla di scalette da seguire! » 

« Molto divertente! », disse Mirko avviandosi verso Vanda. « Piuttosto, mettiti in contatto con quella agenzia così da poter capire quando possiamo chiudere. » 

« Andate in ferie? », chiese Vanda facendo strada. 

« Si Vanda, scaletta permettendo! », mi affrettai a dire prima che Mirko sparisse dietro la porta lanciandomi uno dei suoi sguardi infuocati. 

Mi sedetti sulla poltrona dietro alla scrivania, cercando informazioni su internet sulle Canarie. Sorrisi davanti allo schermo al solo pensiero di Saverio nel sapere della vacanza imminente.  
Scossi il capo ridendo. Sapevo che la cosa non sarebbe finita lì, che Saverio avrebbe fatto il diavolo a quattro nel saperci alle Canarie senza di lui. Sicuramente non mi piaceva lasciarlo a casa, ma anche io a quel punto dovevo seguire la mia tabella di marcia. Quella scaletta immaginaria dove figuravamo solo io, Anita e le cose che ci facevano stare bene. 



 Note: Capitolo Ventidue. Buonasera e bentrovati/e. Ebbene sì, Dario e Mirko lasceranno a casa Saverio🤣🤣🤣 Oltre ad essere una scelta voluta dalle circostanze ( un viaggio di quattro ore per una gravida con nausea e vomito non sono il massimo) ma è stata anche una scelta della sottoscritta! 🤣❤️ Voglio dare più spazio ad una coppia che al momento sembra essere quella meno raccontata, Mirko e Claudia ❤️Chissà cosa combineranno i nostri quattro alle Canarie 🤣❤️ PS. Quanto sono meravigliosi Dario e Anita? 😍❤️ Li amo❤️ Grazie sempre a chi mi segue, e alla prossima ♥️
   
 
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