A Mimi,
perché ho la presunzione
di pensare che le piacerà.
Birthdays
*A panda Story*
22
settembre 2000
“Mendokuse…niente di seccante,
vero Cho?”
“Nient’affatto…”.
Ecco, se c’era una cosa di cui Shikamaru Nara andava
particolarmente fiero, era di saper leggere i propri amici come un libro
aperto. E in quella particolare circostanza la cosa
non era di grande aiuto al suo umore, dato che il suo migliore amico gli stava
mentendo, e fallendo miseramente nel tentativo.
“…perché hai organizzato tu, tutto da solo, vero?” tentò di
verificare Shikamaru, pregando gli dei che fosse così.
“…”
Dannazione.
“Vero?”
“…”
Occazzo.
Il Nara provò a razionalizzare la cosa: “Ok,
dimmi a cosa mi devo preparare” cominciò unendo le punte delle dita.
“Ma ho organizzato io!” protestò Choji “...la prima parte” concluse piano.
Shikamaru si portò una mano alla testa, sentendosi prendere
da un improvviso senso di spossatezza: “Almeno dimmi cos’è, così mi preparo al
peggior compleanno della mia vita”.
“Shikamaru Nara!” in lontananza sentì la voce –agitata – di
Naruto.
“L’uomo della giornata” gli fece eco Kiba
con una pacca sulla spalla dell’ormai scoraggiato Nara.
“Proprio io” alzò un sopracciglio il moro.
“Non sai cosa ti aspetta…” sorrise l’Inuzuka
con fare famelico.
“…e preferirei forse non saperlo”
annuì il Nara.
“Eddai, ci sarà da divertirsi,
garantito!” sogghignò Naruto con un sorriso che rispecchiava quello di Kiba, il che non era per nulla un buon segnale.
“Uzumaki, non è
che ora che ti sei rinchiuso in casa con Hinata
sei migliorato, eh” commentò acido Shikamaru, sbottonandosi il collo della
camicia. Per lui quella serata poteva anche finire in quel
preciso istante.
“Gli altri?” domandò Choji
speranzoso.
“Ci aspettano al ristorante” annuì Naruto
mentre trotterellando si incamminava verso l’ultima serata da scapolo
del genio di Konoha.
“Ino, sei…?” la domanda morì sulle
labbra di Sakura al vedere l’amica. Che Ino fosse bella,
bellissima, l’aveva sempre saputo, ma in quella serata “solo donne” aveva dato
il meglio di sé.
“Sei bellissima” commentò Sakura a fior di labbra, lasciando
scorrere gli occhi sul vestito candido che indossava
l’amica, cingendole i seni e sfiorando tutte le curve del suo corpo in una
carezza sensuale.
“Quella battuta conservala per il mio matrimonio” scherzò
Ino strizzando un occhio. “È così vicino…” sospirò poi, lasciandosi andare sul
letto. Sakura le si avvicinò, prendendole le mani “E
io sono contenta per te”.
“Anche io, ma addio feste, addio
locali, addio flirt improvvisati?” mugugnò Ino.
“Oh avanti, solo perché sei la prima che si sposa…”
“Non vedo l’ora, Saku, a dirla
tutta. Lo so che può sembrare una contraddizione vivente, che sono sempre stata con Shikamaru, ma…ho una voglia di spupazzarmelo!”
“Ecco, qui direi che finisce la nostra chiacchierata tra amiche.
Mi piacerebbe avere una vita sessuale senza pensare alla tua,
Yamanaka” rise Sakura.
“E chi intendeva qualcosa di
sconcio?” domandò Ino con fare fintamente offeso.
Sakura alzò un sopracciglio, ma non rispose, al che Ino
scoppiò a ridere.
“Ti spiacerebbe ripetermi come sto?” domandò poi
specchiandosi per l’ultima volta.
“Strafiga, al solito” sbuffò Sakura mentre gli occhi della bionda guizzavano eccitati. E senza aspettare risposta, uscì di casa.
“Shi…”
“…ka…”
“…ma…”
“…ru!”
“Che dici, uomo?”
“Risparmiatemi”. Lo freddò Shikamaru
mentre Kiba, piantatagli una zampa sulla
spalla, lo stringeva affettuosamente: “Non c’è bisogno che mi ringrazi, non
ancora. Perché la parte migliore deve ancora arrivare,
vecchio lupo di mare…”.
“…sì” fece Shikamaru in tono scettico, togliendosi la mano
di Kiba dalla spalla.
“Dai, Shikamaru, siediti” lo invitò allora Choji, battendo una mano al suo fianco, dato che se ne
stava già comodamente seduto sulla poltrona del ristorante. Shikamaru si
rassegnò: almeno c’era il suo migliore amico con lui.
“Ho ordinato il tuo piatto preferito” sorrise Choji, facendo cenno alla cameriera di avanzare coi piatti. La ragazza arrossì un poco, posando il primo di
fronte a Shikamaru. “In bocca al lupo” sussurrò lievemente,
poi invece di lasciare la pietanza e andare a prendere quella successiva, si
sedette senza troppi problemi sulle ginocchia di Shikamaru, sbattendogli
sotto gli occhi un seno troppo rigonfio per essere naturale. “C’è qualcosa che
posso fare per te?” domandò poi con fare complice.
Shikamaru si sforzò di fissare il piatto
mentre scuoteva deciso la testa: “Va bene così, grazie”.
“Ne sono certa, ma…sicuro che non
vada meglio così?” domandò lei strusciandosi sulle cosce
del ragazzo e guadagnando i fischi della popolazione maschile.
“Dai Shikamaru!” fece Naruto
“Dacci dentro!”. Kiba, chi se no?
“Dimostra che hai un pisello”. Immancabilmente, Sai.
“Come ti chiami?” domandò educatamente Shikamaru, ottenendo
fischi in risposta.
“Eri”
“Eri” ripeté Shikamaru prendendole la mano che gli aveva
passato intorno alle spalle e baciandola “Piacere di conoscerti, Eri” ripeté
guardandola negli occhi.
Kiba si inchinò
a cotanta galanteria.
“Il piacere è il mio, Shikamaru Nara” rispose la ragazza con
occhi da gatta.
“Accidenti, devono proprio averti pagata tanto per arrossire
anche a comando, eh?” domandò allora lui con un sorriso monco.
“Avrei dovuto pagarli io” mormorò lei
mentre Shikamaru le sorrideva gentilmente e, con gesto elegante la
salutava: “Grazie Eri, ma la mia fidanzata mi ammazzerebbe seduta stante, dopo
averti decapitata. È leggermente possessiva” suggerì sottovoce
mentre Kiba scuoteva la testa e schioccava le
dita, al che la ragazza si diresse ancheggiando verso di lui. Niente da dire,
l’Inuzuka era sempre stato un investitore oculato.
“Non vale!” l’accolse Tenten,
mentre Hinata rideva.
“Era un bacio e si chiamava Shikamaru” alzò le spalle Ino. Al che Sakura tornò frustrata dal ragazzo che aveva appena lasciato
Ino: “Si chiamava Shikamaru!” esplose. Ino sorrise.
“D’accordo Ino, la tua prima prova è quella di
trovare un uomo di nome Shikamaru e di baciarlo” rise Tenten,
gli occhi che le brillavano.
“Oh, ti prego, Ten,
non queste cose infantili…” si lamentò Ino mentre la
castana sbuffava: “Certo, se non sei in grado…”
Ino si
irrigidì e si lasciò andare all’istante: “Impara, dilettante” sculettò
verso il bancone.
Il cameriere la scrutò
con aria famelica: “Sembra che le tue amiche si stiano divertendo, bionda…”
“Già” approvò lei,
divertita a sua volta.
“Posso offrirti
qualcosa?” chiese imperterrito il ragazzo,
squadrandola da capo a piedi.
“Forse” sorrise Ino
“Conosci i frequentatori di questo locale?” domandò poi con nonchalance.
“Mi ferisci, ragazza”
fece il barista con finto risentimento.
“Oppure” argomentò Ino
“Conosci una delle mia amiche?”
“Per quanto mi
piacerebbe, no” argomentò il barista.
“Allora avvicinati,
Shikamaru” sussurrò la bionda con fare suadente.
“Io non…”
Ino sorrise un po’ di
più.
“Oh, certo.” Si diede
dello stupido il cameriere. Per una così si sarebbe chiamato anche Terzo Hokage.
“Avvicinati” ripeté
Ino, piazzandogli un ben casto bacio sulla guancia. Poi gli fece
l’occhiolino, e voltandosi, lo ripagò con una splendida visione di lei
ancheggiante.
Avevano finito la cena (deliziosa, peraltro) e non era
successo nient’altro. Davvero, nient’altro: Shikamaru era quasi deluso. Certo,
non che morisse dalla voglia di essere umiliato, ma pensava che i ragazzi
avessero più fantasia. Stava ancora ponderando questi pensieri
quando la cameriera davanti a lui si slacciò un bottone della camicetta.
Fu tentato di dirglielo quando lo prese il sospetto
che forse l’aveva fatto apposta. Fu sicuro che il suo sospetto fosse vero quando la divisa da cameriera cadde completamente per
fare bella mostra di un succinto completo dell’ANBU, che lasciava ben poco
all’immaginazione. Shikamaru deglutì. La cosa si stava facendo molto
interessante e molto pericolosa allo stesso tempo. Ino l’avrebbe fatto fuori, decisamente. Il primo uomo ucciso dalla moglie prima del
matrimonio. Questo, ovviamente, solo nel caso l’avesse scoperto. Mentre un grande ghigno si faceva strada sul suo volto, Shikamaru Nara
aprì le braccia con fare oltremodo compiaciuto. La ragazza si strusciò complice
contro di lui, mentre gli altri ragazzi approvavano decisamente
i suoi occhi verdi e i capelli biondi, unici elementi scrutabili al di là della
maschera, con applausi e fischi. Poi, Shikamaru si irrigidì.
No, non poteva essere. D’altronde le coincidenze esistevano. Sì, e anche
l’autoconvinzione. Shikamaru Nara deglutì. Meno male che quello
doveva essere il suo giorno, meno male che la spogliarellista doveva essere una
che non conosceva e che non avrebbe rivisto per tutta la vita. Cazzo. Shikamaru Nara non era mai stato molto fortunato,
perché disconfermare le cose il
giorno prima del matrimonio?
Shikamaru Nara scosse il capo, alzò gli occhi al cielo e
sospirò: “Temari?”.
Di colpo l’atmosfera calda del locale si raggelò
mentre i ragazzi sbuffavano. “Devi sempre rovinare tutto?” domandò
Naruto. Non gli era mai piaciuto quando Shikamaru giocava
d’anticipo, soprattutto perché con lui giocava facile. Shikamaru guardò all’Inuzuka, che teneva sulle gambe la prima spogliarellista:
“Ohi, Shika, non siamo mica miliardari, noi…e siccome
la qui presente era a Konoha
stasera, abbiamo pensato di invitarla, dato che sappiamo che hai un debole per
le bionde” proclamò ridendo mentre faceva una riverenza alla ragazza della
sabbia. Quella si levò la maschera: “Grazie, Inuzuka”
ricambiò, inchinandosi a sua volta.
“Sempre a rovinare le sorprese, eh piagnucolone?” rise poi
appendendo la maschera al collo di Shikamaru. “Beh, per lo meno potrò vantarmi
del fatto che ci stavi per cascare, e che oltretutto ci saresti stato con me e
non con una professionista”.
Shikamaru rise di cuore.
Temari confermò: “Sono vanti, per una
donna.” Disse scuotendo le spalle “E poi questo mi fa anche pensare che i miei occhi siano davvero
riconoscibili ovunque…”
“Temari” la interruppe allora il
Nara. “Mica sono stati quelli”.
Temari di colpo arrossì: “Se non fosse la
tua festa, Nara, la pagheresti davvero cara!” fece reprimendo l’istinto di
percuoterlo.
“Ehi, miss doppiosenso,
riprenditi” la fermò allora Shikamaru. “È stato il tuo tatuaggio” fece
indicando una piccola rosa con una cetonia sopra, sull’anca della ragazza.
La cosa non parve tranquillizzare Temari:
“E come sai che ce l’ho, porco?”.
“Ok, ragazzi, magari stiamo
degenerando…” tentò di mediare Kiba.
“Oh, Shino dice le cose più strane quando è ubriaco” rise Shikamaru.
Temari arrossì prontamente, tirando un
pugno al Nara.
“E dai, che non lo dice, ma ti sta
aspettando” le fece l’occhiolino lui accennando all’Aburame
seduto all’angolo, in un inaspettato gesto d’affetto.
“Temari e Shino!”
scoppiò a ridere Kiba, incredulo “Questa poi…bella vecchio!” continuò battendo il palmo sulla spalla del
compagno di squadra, che prontamente si scansò, facendo spazio a Temari e circondandole quietamente la vita con un braccio.
“Allora” riprese parola l’Inuzuka
alzandosi in piedi “la verità era che volevamo chiamare anche Shiho per fare il full, ma la ragazza era
impegnata…”. Tutti risero.
“Va bene, Ino, visto che nella maggior parte delle prove hai
barato…” cominciò Sakura in tono professionale, ma subito fu interrotta dalla
bionda: “Ho interpretato, Sakura, è
diverso!”.
“È diverso” alzò le spalle Tenten mentre sorseggiava
l’ennesimo drink. Hinata sorrise.
“Ora comunque” riprese Sakura
convinta “È tempo di consigli. E chi meglio delle tue
amiche?”
Ino la guardò accigliata.
“Non obiettare, era una domanda retorica” si affrettò ad
aggiungere la rosa srotolando una pergamena.
“Per tenere un matrimonio unito, secondo me” cominciò Naruto
alzandosi in piedi ed elevando il calice al cielo “servono: amore” elencò
alzando un dito mentre i commensali facevano versi
svenevoli; “tenerezza” continuò Naruto mentre gli echi si moltiplicavano. “Ma
soprattutto” fece alzando l’indice a mo’ di monito, e poi puntandolo verso il
festeggiato “Shikamaru
Nara, se parliamo del tuo matrimonio
con la Yamanaka, come tuo amico ti dico: quando
sbagli, ammettilo, e quando hai ragione…taci”. Questa volta
la risposta degli altri fu un sentito applauso.
“Credo che il matrimonio sia una grande avventura,
Ino, un po’ come andare in guerra” cominciò Sakura, ma subito fu interrotta:
“Oh beh” rise Tenten alzando il calice “in realtà il
matrimonio è l’unica guerra in cui si dorme col nemico”. Le ragazze risero
fragorosamente.
“Falle capire subito chi comanda” saltò su Choji leggendo da un foglietto che si era preparato
“Guardala dritta negli occhi e dille con tono sicuro: ‘comandi
tu’.”
Shikamaru sorrise, e l’altro continuò: “Tienila spesso per
mano, così non entrerà nei negozi senza che tu te ne accorga.
E se proprio devi avere l’ultima parola, che sia: ‘va
bene, compralo’. In fondo il matrimonio è questione
di dare e ricevere, quindi è meglio che sia tu a dare prima che lei se lo
prenda comunque”.
“E ricorda Ino: una moglie ha
sempre più potere sul marito di quanto dice di averne” continuò Sakura,
sorridendo. Al che intervenne Hinata: “Il che è vero,
soprattutto nel tuo caso” confermò con un sorriso gentile.
“Io continuo a pensare che le fedi siano le manette più
piccole del mondo” intervenne Kiba,
salutando di malumore la spogliarellista che dopo aver riscosso il dovuto, si
allontanava ancheggiando. “Anche se in fondo, forse, Shikamaru è
preparato per al matrimonio, avendo un orecchino sa
cosa sia il dolore e anche dove comprare gioielli!”.
“Hai un buon consiglio anche tu, Shino?”
lo interpellò Shikamaru: da quella via, voleva chiudere il giro dei consigli il
prima possibile.
“Il segreto di un
buon matrimonio rimane un segreto” mormorò quello, impassibile.
“Ino, seriamente” fece poi Sakura stringendola forte, come
non faceva da anni. “In bocca al lupo. Ti servirà, con Shikamaru”. La bionda la
fissò inebetita: “Ma perché tutti pensate che non ce
la possiamo fare?”
“Perché così ce la metterete tutta
per provare il contrario” alzò le spalle Temari con
ovvietà, varcando con nonchalance la porta del
locale. “Scusate il ritardo, a proposito.” Si scusò poi sedendosi su una
poltroncina e porgendo un pacchetto a Ino. “Sono
andata a vedere come se la cavavano gli uomini, ma
all’angolo dei consigli machi
non ho proprio resistito. Tanti auguri, Ino, da parte del tuo futuro cappio al
collo” terminò versandosi da bere.
“Gran bella…” cominciò Kiba
perdendosi in una delle sue fantasticherie.
“Serata?” chiese Naruto.
“Serata” rise Kiba dandogli due
pacche sulla testa. “Vero Shikamaru?” fece voltandosi indietro, abbracciato a
Naruto.
“Shikamaru?” ripeté confuso.
“Shikamaru è andato a casa da mò, Kiba, io ti sto riaccompagnando” gli spiegò Naruto, con la
stessa voce che usava con gli studenti, all’accademia.
“Ma tu non sei una bella ragazza!”
lo guardò contrariato l’Inuzuka.
“Bello sì…” rivendicò Naruto.
“Oh, non sono mica Hinata, io” sottolineò Kiba, con fare offeso.
“Ah, lo vedo…” mormorò Naruto “Ti mancano
…”
“Nel senso che non faccio la carità alla gente” lo troncò Kiba.
“Io sì, invece, dato che porto a casa te” si lamentò l’Uzumaki, riprendendo l’altro sotto braccio e
trascinandoselo dietro.
“Ma io non abito qui!” protestò il
castano, sempre più confuso.
“Ti porto da Hinata, che ti
rimette a posto”
Kiba sorrise furbescamente: “Mènage à trois?”.
“Lo apri quando avrai aperto i
nostri” sentenziò Tenten mentre Sakura levava dalle
mani di Ino il pacchetto che le aveva consegnato Temari.
Intanto Hinata procedeva a riempire
il vuoto con tante piccole scatole.
“Ragazze, non dovevate…” cominciò la bionda, ma subito fu
interrotta.
“Prima questo!” ordinò Sakura prendendo a mano sicura un
pacchetto in nulla diverso dagli altri, per lo meno agli occhi della bionda.
“Questo l’ho pensato io…” proseguì la rosa con un sorrisetto
furbesco.
Quando Ino tornò a casa, all’esterno
albeggiava. La ragazza si buttò sul letto sorridendo all’idea di aver affidato
al suo panda di peluche un messaggio per Shikamaru, lanciandolo dalla finestra
che sapeva aperta, in quella sera di fine settembre. Così rimase sorpresa quando, aprendo le braccia, sentì qualcosa di
morbido solleticarle il polso. Si voltò, e tra la biancheria intima che le avevano regalato le ragazze in segno di buon auspicio,
scorse lo stesso panda che aveva lasciato poco prima in camera di Shikamaru.
Fece lo sforzo di alzarsi, nonostante fosse stanca morta, e di prendere il peluche. Portava sottobraccio un biglietto bianco, di un
colore diverso rispetto a quello che si ricordava di aver scelto, ed era
piegato in modo decisamente approssimativo:
Ehi,
seccatura…
Ho
ricevuto più consigli stasera che in tutta la mia vita: come affrontare il
matrimonio, come affrontare te…Alla fine farò di testa mia, farò un sacco di
casini e tu farai saltare tutti i miei piani coscienziosi, come hai fatto da
sempre, già lo so.
Ma
nonostante questo casino che ho in testa, fra poco la
mia vita sarà la tua, e i miei casini anche, cara, preparati.
Perché non li affiderei a nessun altro.
Ah,
buon ultimo compleanno da nubile, seccatura, goditelo.
S.
Fu allora che la ragazza si ricordò del pacchetto che tutti
i regali delle amiche le avevano fatto dimenticare, e
si precipitò a rovistare nella borsa che le amiche le avevano lasciato,
trovando infine quella scatolina consegnatale da Temari,
quella che una volta aveva creduto la più inarrivabile delle nemiche, e che la
settimana dopo sarebbe stata la sua testimone di nozze.
Aprì con fare frenetico (quanto aveva ragione, Shikamaru!)
il pacchettino malamente incartato: al suo interno
c’era una cornice goffa, sformata, che la ragazza riconobbe come una di quelle
fatte all’asilo, quando ancora erano piccoli. La cornice era rossa, dozzinale e
decisamente brutta, e al suo interno non c’era una
fotografia, ma un disegno che sembrava fatto da un bambino di cinque anni,
forse troppo timido per agire in base ai suoi sentimenti, forse troppo
razionale per farlo: ritraeva due bambini piccoli, uno con un codino nero
rigido come avesse tanti kunai piantati in testa, e
una bambina bionda, con una coda lunghissima, fino ai suoi piedi. Il maschio
sembrava guardare dritto, nel disegno senza prospettiva che hanno
i bambini, mentre la bambina salutava qualcuno, dall’altra parte. Tra di loro, un ammasso di macchie bianche e nere che
ricordava vagamente un panda, alto quanto i due bimbi e con un sorriso
vagamente minaccioso. A fianco si poteva leggere “Un giorno felice” nella
calligrafia elegante di una donna, quella stessa che aveva messo tante stelline
d’oro sui suoi disegni di bambina, Ino ricordava. Poi, di fianco, una scrittura
che conosceva bene, più sicura benché frettolosa,
aveva inciso sulla carta: “Ci proverò ogni giorno, tutti i giorni della mia
vita, Ino.”
Tutti i giorni della
mia vita.
Era quello che stavano per
promettersi: un per sempre. Come in
“…e vissero per sempre felici e contenti”. Improvvisamente, quella che una
volta le sembrava un’oscura minaccia, parve a Ino
disegnarsi come una nuova promessa. O perlomeno,
un’ottima arma da ricatto, sorrise al leggere il post-it
attaccato al retro della cornice:
“Lo so che mi sto fregando da solo, ma una promessa è una promessa, e tu hai già promesso di prenderti cura di me. Al
solito, mi hai incastrato. Ma tanto lo sono da talmente tanto tempo che non
ricordo nemmeno quando è iniziata. Tanto vale…”
Ino inspirò forte stringendo il panda al petto, continuò a
farlo come lo volesse far entrare dentro di sé; si
chiese come fosse possibile non scoppiare, con tutto quello che aveva dentro.
Poi baciò il panda, lo appoggiò al cuscino e lo accarezzò: “Massì,
lo voglio” mormorò prima di assopirsi. Tanto
ho il resto della vita per rinfacciargli quanto mi ha promesso. Qualcosa
che suonava stranamente simile alla felicità.
Ecco,
ora mi pare di aver recuperato: vi avevo rifilato una cosa abbastanza angstosa nella shot precedente, ma
qui, passati cinque anni, tutto cambia, e diventa divertente e giocoso, e quasi
dolce, anche. Si amano, e questo basta!
Grazie
a tutti per le recensioni, di cuore…
Ah,
prima di rispondere volevo dire che certe frasi sagge sul matrimonio non sono mie, ma di:
"A
man's wife has more power over him than the state has."
-Ralph Waldo
Emerson
“I think men who have a pierced ear are better
prepared for marriage. They've experienced pain and bought jewelry.” - Rita
Rudner
“The secret of a happy marriage remains a secret.”
-Henny Youngman
"Marriage is an adventure, like going to
war." -G. K. Chesterton
“Marriage is give and take. You'd better give it to her
or she'll take it anyway." -Joey Adams
E ora…voi!
Mimi18:
Non volevo farti piangere, Mimi, non volevo! Però
anche se questa shot ti ha fatto
schifo, voglio che tu sappia che può esserci un seguito felice anche per le angst di questo genere. Ho continuato, e per loro il finale
è così: ne passano tante (e le passano insieme, sempre), e mi piace l’idea che
cinque anni dopo siano maturati tanto, abbiano
affrontato tante cose che qui non vengono dette, ma finiscano inevitabilmente
più uniti di sempre…come spero accadrà anche nel manga XD A me basta un: diciannove anni dopo…ah, no, scusa:
quella è un’altra storia!
chi_lo_sa: Ciao! Mi dispiace aver fatto passare tanto
tempo nell’aggiornamento, ma spero che comunque la shot sia di tuo gradimento! Grazie della recensione e a
presto!
eleanor89: Ele, Ele…ma come faccio a rispondere degnamente a una
chilometrica recensione che scandaglia il fondo della fanfic
come manco Jacques Cousteau?
Te l’ho dedicata perché sentivo ti sarebbe piaciuta, e sono davvero felice che
sia stato così…questo atto non so, vuole essere più
divertente e spensierato, giusto per mostrare tutto quello che possono essere e
fare insieme questi due (a parte un bambino che, sta certa, arriverà XD)
e…grazie per il betaggio!
Kimly: Ciao, e grazie per aver messo la fic
tra i preferiti! Spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto!
elysa_chan: I panda colpiscono
ancora! Come vedi, insieme ai compleanni, sono anche
loro a tornare puntualmente nei capitoli, come da sottotitolo! A presto!
Ryanforever: sì, sì, per me puoi tranquillamente dire “mezza
angstosa”! La storia di Asuma sensei mi sembra sempre
troppo crudele per dei ragazzi di quindici anni, che poi appartengono al team
più unito, che tristezza! Grazie mille per i complimenti, come vedi questa shot è più fresca, ma spero ti piaccia
ugualmente! E come vedi…qui l’amore l’hanno accettato
in pieno!