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Autore: Darik    07/09/2009    3 recensioni
Tutto era cominciato come una tranquilla serata in compagnia...
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Days of Japanese Legends'
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2° Capitolo - Asuka

I canali televisivi si alternavano velocemente sotto lo sguardo annoiato di una bella ragazza con lunghi capelli rossicci.

Si trovava in un soggiorno ed era sdraiata sotto un futon.

Sbadigliò alla grande. “Yaaaawn, che pizza, in tv non c’è nulla di buono”.

Dal suo stomaco arrivò un brontolio.

“Uffa, e per colpa di quel'imbecille non posso neppure mangiare”.

Con fare scocciato la ragazza si alzò ed entrò in un corridoio, diretta verso una porta socchiusa.

Sbirciò dalla fessura.

Immersa nel buio di una stanza c’era una figura rannicchiata dentro una coperta.

“Ehi Stupi-Shinji, come va?”, domandò lei.

Dalla coperta arrivò solo un mugugno.

“Ti avverto che sto morendo di fame! Ti do cinque secondi per uscire da lì sotto e cucinarmi qualcosa. E bada che altrimenti proverò a cucinare io. Sicuramente combinerò un disastro, ma Misato darà la colpa a te, perché non hai fatto il tuo dovere di cuoco, capito?”

Come unica risposta, ci fu un mugugno leggermente strozzato.

“Bah, vai al diavolo!”, sbottò lei tornando in soggiorno.

Si rimise a guardare la tv, fermandosi sul telegiornale.

Solite notizie di politica ipocrita, economia in crisi e cronaca nera, molto spesso e molto tragicamente a scapito di donne.

Un nuovo borbottio arrivò dal suo stomaco.

In quello stesso momento suonò il telefono.

Prontamente la ragazza andò a rispondere. “Pronto? Ah, Misato sei tu”.

“Sì”, disse la voce dall’altra parte del filo. “Volevo dirvi che stasera farò tardi. E volevo sapere come stava Shinji”.

“Quello stupido sembra essere rimasto davvero scioccato. Se ne sta sempre rannicchiato in camera sua”.

“Questo mi preoccupa davvero. Asuka, cerca di farlo dormire. Sono sicura che una buona nottata di sonno lo tranquillizzerà. In caso contrario, temo che dovremo portarlo da uno specialista”

“Che esagerazione!”

“Non possiamo giudicare. Noi non sappiamo cosa abbia visto di così terribile, ma per averlo ridotto in quel modo doveva essere davvero orribile”, ribatté Misato.

“Non sarà stato semplicemente il film visto al cinema?”

“Se fosse stato così, allora avrebbe dovuto sbiancare e tremare durante la proiezione e non quando è tornato dal bagno”.

“Magari è stata una reazione ritardata”.

“Non credo proprio. Comunque te lo affido, abbine cura finché non torno”.

“Che cosa?! Dovrei fare da bay sitter a quell’idiota?”

“Come se ti dispiacesse”, replicò Misato, molto probabilmente con un sorriso malizioso.

E riattaccò prima che Asuka potesse risponderle.

“Doppio bah!”, fece la ragazza riagganciando il telefono e tornando da Shinji.

Sbirciò nuovamente dalla porta quasi aperta: lui se ne stava sempre ripiegato nella coperta.

Asuka rimase infastidita. “Andiamo Shinji, non puoi continuare così. Se non ti rilassi va a finire che domani non potrai neppure andare a scuola, e ti ricordo che domani c’è la recita scolastica. Non possiamo assolutamente sprecare un mese di prove. Inoltre la stai facendo troppo lunga. Cioè, all’anima di quello che ti è successo, di qualunque cosa si tratti”.

Nessuna risposta.

“Forse se me lo raccontassi, potrei dimostrarti quanto sia sciocco da parte tua angosciarti così”.

Sempre silenzio.

“Vai al diavolo allora!”, esclamò Asuka andando in cucina.

Il suo stomaco ormai aveva cominciato a contorcersi per la fame.

In cucina non era assolutamente un asso, anzi: la prima volta che aveva tentato di cucinare aveva esagerato con l’olio, col risultato che una volta acceso il fornello si era sprigionata una fiammata talmente alta da bruciare l’intero soffitto della cucina.

Misato, che comunque non era certo una maga dei fornelli, non ne era rimasta molto contenta, soprattutto perché per pagare i danni aveva dovuto usare i soldi messi da parte per saldare tutte le rate della sua Renault Alphine.

Per evitare nuovi incidenti, le aveva ordinato di iscriversi ad un corso di cucina.

Ma dopo una settimana ne era stata cacciata perché per tre volte aveva rischiato di affumicare l’intera classe.

Le altre quattro volte stava per dare fuoco all’intera cucina.

Il cuoco che fungeva da maestro aveva saputo dire a Misato solo una cosa: tenere quella ragazza lontana dai fornelli, a qualunque costo.

In mezzo a quella umiliazione, l’unica consolazione fu il fatto che a parte Misato e Shinji nessuno lo venne a sapere.

Altrimenti Asuka si sarebbe sicuramente macchiata di duplice omicidio, e le sue vittime sarebbero state Kensuke Aida e Toji Suzuhara, con le loro stupide battutine.

Alla fine l’unica soluzione fu nominare Shinji cuoco ufficiale della casa, e fu una buona idea.

Solo che adesso a causa di un non specificato incidente accaduto nel bagno di un cinema, Shinji sembrava non voler fare più nulla.

Cosa poteva essere successo?

Si era accorto di essersela fatta addosso?

Aveva incontrato un maniaco che ci aveva provato con lui?

Impossibile saperlo.

Comunque di sicuro era qualcosa che poteva essere risolto con una bella dormita.

Doveva essere per questo che Asuka, anziché cercare di prepararsi l’unica pietanza che le riusciva abbastanza, ovvero del ramen già pronto, stava armeggiando per preparare della camomilla.

Poi sussultò.

Cos’era stato quel tonfo sordo?

Preoccupata si diresse verso la stanza da cui era arrivato quel rumore.

La camera di Shinji.

Si era forse sentito male?

Asuka guardò nella fessura della porta, e un istante dopo la aprì di botto: Shinji era sparito!

Al suo posto era rimasta solo la coperta, posta sempre nel punto in cui poco prima si era trovato lui.

“Shinji?”

Asuka scrutò dappertutto nella camera.

“Shinji! Idiota, dove sei?”

La ragazza guardò in tutte le altre stanze, senza trovare nulla.

“Ma dove diavolo si sarà cacciato?”

Forse era uscito senza che lei se ne accorgesse.

Ma l’ingresso era affianco alla cucina, impossibile che qualcuno potesse entrare o uscire senza essere visto.

Tuttavia se non era dentro casa, allora poteva solo essere uscito.

Asuka accese la luce esterna e aprì la porta.

Anche il corridoio antistante il loro appartamento era deserto.

Sempre più preoccupata la ragazza si diresse verso l’ascensore.

Shinji non poteva essere andato da qualche vicino, perché non ne avevano, loro tre erano gli unici abitanti di quel condominio.

Non poteva neanche aver usato le scale, magari per fermarcisi, perché l’accesso a quest’ultime era bloccato da un cancello sempre chiuso per motivi di sicurezza.

Solo Misato aveva la chiave.

“Quel maledetto stupido! Come si permette di farmi prendere simili colpi?! Appena lo trovo, lo faccio tornare a casa a calci nel sedere!!”, mormorò Asuka fremendo mentre osservava il display sopra l’ascensore che indicava l’arrivo della cabina.

Non appena la porta si aprì, Asuka si mosse per entrare.

Qualcosa la spinse indietro.

Ci fu qualcosa di innaturale in quella spinta.

Anche nel modo in cui Asuka cadde all’indietro a terra.

Dall’ascensore uscirono tre figure.

Pochi istanti dopo, una quarta figura si alzò dal pavimento, e tutte insieme entrarono nell’ascensore.

Le porte di quest’ultimo si richiusero.

E rimase solo un vuoto silenzio.

  
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