Dean e Sam, una volta usciti dal locale, salirono in macchina e partirono. Destinazione casa.
Finalmente Sam
poteva entrare dalla porta della loro piccola abitazione che dall'infanzia
condividevano con Bobby (per essere precisi era casa di quest'ultimo e loro ci
vivevano) e sentirsi appartenente ad un posto, riiniziare da zero. Sorrise al
fratello, anzi, si trattenne dal ridere nel momento in cui aprì bocca.
"Quindi, Castiel...Cas. Finalmente ti sei fatto un amico."
Dean, preso
alla sprovvista da quelle parole, cercò di pensare ad una frase di senso
compiuto da dirgli in merito alla questione.
"In realtà, l'ho conosciuto un'ora prima di venirti a prendere.
Ecco...Ero abbastanza turbato e girando qui e là mi sono ritrovato seduto su
una panchina al parco et voilà, Cas si è materializzato dal nulla
sulla panchina affianco alla mia e abbiamo iniziato a parlare.
Non so cosa mi abbia spinto a confidarmi. È stato...strano e liberatorio."
"Wow, Dean. Pensavo che fosse un tuo grande amico di cui non mi hai mai parlato perché di solito tu non sei così socievole con gli sconosciuti. Comunque mi è sembrata una bellissima persona."
"Non so
se possiamo definirci amici. Non so come ci si comporta.
È triste la cosa: l'unico amico che ho avuto è stato Benny, al liceo e ci siamo
subito persi di vista dopo il diploma. Ah, e poi Charlie, ovviamente.
Praticamente ogni settimana la sento al telefono, data la distanza, ma non é la
stessa cosa di vederla personalmente."
Sam alzò gli
occhi al cielo.
"Hai ragione, eri troppo occupato a farmi da balia per pensare di vivere
la tua adolescenza...Però il tempo per le ragazze lo trovavi sempre. Comunque
dico sul serio, prova a chiamarlo e chiedergli di andare a bere una birra da
qualche parte. Ti farebbe bene socializzare con altre persone che non siano io,
Bobby o i tuoi clienti al lavoro. Altrimenti andrà a finire che diventerai
peggio di una zitella."
Dean sospirò
alzando gli occhi al cielo. Suo fratello aveva perfettamente ragione e come
sempre, per non farglielo capire, si limitò a giustificarsi
"Anche se fosse, mi sono dimenticato di chiedergli il numero di
cellulare."
Sam sfoggiò un sorrisetto inquietante che al fratello non piacque per nulla. "Chiedilo a Gabriel."
"L'unica cosa che potrei ottenere da quel pasticcere ficcanaso sarebbe un imbarazzante commento. E detto così sembra che io sia una ragazzina in cerca di attenzioni."
"Ehi, rilassati Dean. È solo un numero di telefono, non c'è nulla di male."
Il fratello maggiore
abbassò il finestrino dell'auto. Stava iniziando a fare caldo lì dentro. Si
girò verso Sam che lo guardava cercando di trattenersi dal ridere mentre i suoi
capelli si stavano scompigliando furiosamente a causa dell'aria che stava
entrando nell'abitacolo.
"Guarda che ti vedo, Samantha, riuscirei a vedere la tua
faccia da puttanella anche al buio!"
Sam scoppiò in
una fragorosa risata e iniziò a parlare con voce solenne gesticolando con le
mani per enfatizzare la cosa.
"Farai esattamente come la carrozza di Cenerentola: ti trasformerai dalla
zucca asociale che sei alla carrozza con i topolini che diventano
cavalli."
Il fratello lo
guardò accigliato.
"Non starai diventando gay?"
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Non ne aveva assolutamente idea del motivo, ma la frase appena udita da Sam
e le parole che lui stesso aveva appena pronunciato gli infusero un’inquietante
sensazione di déjà-vu.
Non diede peso alla cosa e si ricompose.
"Oh, si certo! Perché tra i due sono io quello gay."
Dean quasi si
soffocò con la sua stessa saliva e andò per un momento fuori corsia girando di
scatto il volante ricevendo un paio di suonate di clacson dalle altre macchine.
"E con questo cosa vorresti insinuare? Secondo me a parlare sono tutte
quelle sedute 'pace e amore' che ti si sono inculcate nel cervello." Disse
frettolosamente nel momento in cui imboccava la stradina di sassi che portava
alla casa
di Bobby.
"Come se tu guardassi lo show del Dr. Sexy solo per la trama...Fratello, ti conosco benissimo, sei come un libro aperto per me."
Prima che Sam potesse continuare con il discorso, Dean parcheggiò la macchina a lato del ghiaino che costeggiava la casa e scese dalla macchina dileguandosi con una faccia contrariata.
"Ehi Dean, aspetta... Stavo scherzando!" disse l'altro raggiungendolo di corsa.
Come aprirono
la porta di ingresso sentirono dei passi provenire dalla cucina e subito dopo
gli venne incontro un Bobby abbastanza arrabbiato, ancora vestito con la tenuta
da lavoro e il suo immancabile cappellino da baseball che si portava dietro dal
paleolitico.
"Ma si può sapere dove diamine eravate finiti, brutti idioti?"
"Ciao
Bobby" disse Sam subito prima di esser stritolato in un abbraccio da
quest'ultimo.
"È bello rivederti, ragazzo".
Dean se ne
stava in disparte ad osservare la scena convinto che sarebbe scampato alla
sfuriata del padre acquisito.
Purtroppo per lui, quando Sam e Bobby finirono di salutarsi, quest'ultimo
cambiò completamente espressione e inveì contro il maggiore dei Winchester.
"Esiste il telefono idiota, o potevi anche avvisare stamattina che non ti
saresti presentato al lavoro."
"Hai ragione ho sbagliato a non avvisarti. Ma non sono più un ragazzino, sono un uomo responsabile." Rispose seriamente il Winchester.
"Scusa se ho ferito i tuoi sentimenti, principessa. Mi preoccupo per voi, Dean!"
Dean sapeva
quanto fosse stato difficile per Bobby occuparsi di loro fin da quando il padre
gli scaricò li anni fa. Era un uomo forte e anche se sembrava che fosse più
acido di un limone, era stato buono con loro. Più di quanto John avesse fatto.
Ma d'altronde, Dean non era mai stato un ragazzino. Era stato adulto sin dalla
più tenera età per far in modo che suo fratello vivesse tranquillamente e al
sicuro.
Dean sospirò e sorrise appena.
"Dovevo assolutamente portare Sam da Gabriel a fargli assaggiare un pezzo
di paradiso."
"So
perfettamente che ti sei fermato li unicamente per saziare la tua costante fame
da zuccheri. Pensi che io non sappia dove vai tutti i pomeriggi dopo il lavoro?
Ora, volete una birra?"
***
Castiel si
alzò dal piccolo tavolino e si diresse verso il bancone portandosi dietro i
compiti corretti.
"Ciao Gabe, ci vediamo a casa." Urlò verso la cucina per farsi
sentire da suo fratello.
Gabriel uscì
dalla porta e fermò il fratello prima che potesse varcare la soglia della
pasticceria.
"Ehi Cassie, vieni qua."
Castiel,
immaginando già cosa il fratello volesse dirgli, alzò gli occhi al cielo e gli
andò incontro.
"Che vuoi?"
L'altro si
lisciò i baffi che non aveva e parlò con fare ammiccante.
"Allora, Dean Winchester eh? È un bel ragazzo. I suoi occhi verdi sono
cosi sexy e penetranti. Tutte le volte che vi siete guardati in dieci minuti ci
sei caduto dentro con tutti i piedi."
E si mise a ridere di gusto.
Castiel, ormai
rosso in viso, non sapeva come rispondere. Suo fratello aveva ragione. Dean era
un bel ragazzo, anzi, un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi, di quel tipo che
quando li si guarda, ti penetrano l'anima e ti fanno restare senza fiato. O
almeno è così che si era sentito Castiel.
Cas, l'aveva chiamato così. Era una semplice abbreviazione del suo nome
ma nessuno gli aveva mai affibbiato questo nomignolo. Gli piaceva il suono che
la bocca di Dean produceva quando pronunciava quella parola.
Dannazione, che cosa gli era preso? Pensava Castiel. Ammetteva
dentro di se di essersi preso una sbandata per Dean. Immaginava, anzi, sperava
che fosse durata poco, dal momento in cui, per il Winchester, Castiel non era
oggetto di interesse; o almeno lo supponeva.
"Gabe, a Dean non interesso, non in quel senso. E inoltre ogni volta che
penso di sistemarmi seriamente ripenso a Meg e non sono sicuro di farcela per
adesso."
"Ah, quella creatura malefica ti ha segnato il cuore quindi. Ma chi dice che devi impegnarti? Potresti provarci solo per... Sai, divertirti."
"Gabe! Ma che ti salta in mente?"
"Cassie,
Cassie, Cassie. Ormai non c'è nessuno più tradizionalista di te.
Ma no! Castiel Novak non può divertirsi e basta, deve mantenere la sua
reputazione da gentleman."
Castiel si
girò di spalle e cercò di uscire una volta per tutte dal locale e da quella
situazione imbarazzante.
Ma ancora una volta, prima di poter varcare la soglia della porta, suo fratello
gli urlò di rimando.
"Non indovinerai mai chi mi ha chiamato dieci minuti fa. Spero non ti
dispiaccia che io gli abbia dato il tuo numero."
Senza dir
nulla il moro si chiuse la porta vetrata alle spalle e si incamminò verso casa.
Non ebbe il tempo di fare un paio di metri, che la notifica di un messaggio
partì dal suo cellulare riposto nella tasca del trench.
Una notifica.
Era una mail del suo capo, il preside MacLeod, che lo informava della riunione
mensile d'istituto. Decise che avrebbe letto e risposto alla mail quando
avrebbe avuto voglia, quella stessa sera.
Rimise il cellulare in tasca e quello suonò di nuovo.
Esasperato, lo riprese e questa volta il messaggio era da parte di un numero
sconosciuto.
Lesse l'anteprima dalla schermata home.
"Ciao Cas, sono Dean..."
***
Dean aveva
appena attaccato il telefono in faccia a Gabriel.
Lo aveva telefonato per chiedergli il numero di Castiel.
Gabriel, aveva notato il tono della voce imbarazzato, ma comunque, dopo qualche
battuta maliziosa, aveva ceduto e gli aveva dettato il numero. Non ebbe avuto
il tempo di aggiungere altro, che il Winchester, dopo un frettoloso
ringraziamento, aveva premuto il tasto di termine chiamata.
Dean non aveva
capito perché tutti pensassero che gli piacesse Castiel quando in realtà lui
voleva solo un amico con cui confidarsi.
Ora però la domanda da porsi era un'altra: Cosa doveva scrivere a Cas?
Forse un po', ma solo una piccolissima parte di lui, si stava comportando come
una ragazzina alla prima cotta, ma Dean, ovviamente, pensava fosse solo l'ansia
da giudizio.
Il solo pensiero di uscire con qualcuno che non fosse suo fratello o una
ragazza, con lo scopo di agganciarla, lo metteva a disagio. Che cosa facevano
gli amici quando uscivano insieme? Al liceo, Dean aveva avuto un amico che
faceva parte della squadra di football insieme a lui, Benny Lafitte. Si
ricordava che con lui e gli altri membri della squadra andavano alla Harvelle's
Roadhouse ogni weekend dopo gli allenamenti e di tanto in tanto
andavano al cinema.
Dean se ne stava da minuti con il cellulare in mano, aperto sulla casella di messaggi del numero di Castiel che si era appena salvato. Dopo questi minuti di riflessione iniziò a battere sulla tastiera.
***
Castiel entrò
in casa. Viveva lì da sempre, da quando era bambino, con suo padre Chuck e i
suoi fratelli Gabriel e Michael.
Lui era il minore dei tre fratelli e sua madre l'aveva conosciuta veramente
poco perché era morta di malattia quando lui aveva solamente cinque anni.
Ad ogni modo, la famiglia Novak era molto benestante per via del successo
familiare in campo culinario. A causa di questo lavoro era da anni che in
quella casa, o meglio, villa, vivevano solo lui e Gabriel.
Abitavano non molto distante dal centro di Lawrence, Castiel infatti, era
solito ad andare a piedi a scuola.
Chiuse dietro di sé la porta e posò nel cestino svuota tasche le chiavi. Varcò la soglia della lussuosa cucina fornita di ogni cosa si potesse immaginare (non per nulla nella sua famiglia erano tutti cuochi esperti). Appoggiò i compiti dei suoi alunni sul tavolo e si diresse nel salotto, altrettanto lussuoso e spazioso, posto difronte alla cucina. Sprofondò con delicatezza nell'enorme divano bianco in pelle ed estrasse dalla tasca del trench, che non si era ancora tolto, il cellulare, ansioso di leggere finalmente il messaggio inviatogli da Dean.
"Ciao Cas, sono Dean, tuo fratello mi ha passato il tuo numero. Ti andrebbe di trovarci domani alla pausa pranzo? Ti passo a prendere io a scuola se vuoi."
Per questo banale messaggio da parte di Dean, Castiel si ritrovò a sorridere. Anche se supponeva che al Winchester lui non interessasse in quel senso, sperava che tra loro due fosse nata una splendida amicizia.
***
N/A: 1 Citazione leggermente modificata della 3x05 (Bedtime Stories).