Fanfic su attori > Altri attori/film
Segui la storia  |       
Autore: FrancescaTelesca    02/07/2022    0 recensioni
[Altri attori/telefilm]
Can Divit ha tutto quello che si potrebbe desiderare: è bellissimo, gentile ed è l’erede di una delle più potenti e ricche famiglie di Istanbul. Le donne farebbero qualsiasi cosa pur di attirare la sua attenzione, ma un’ombra nel suo passato lo rende inquieto e gli impedisce di lasciarsi andare all’amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Istanbul, vista sul Bosforo (2014) Mi gira la testa. Il locale lungo il Bosforo, uno dei tanti che frequento tutte le sere, brulica voci e risate. Ho bevuto troppo, ma in definitiva non è quello che faccio sempre? Com'è che si chiamava quella con cui parlavo? Afet? Sì, la bella Afet dai lunghi capelli neri. Non l'avevo già conosciuta da qualche parte? No, quella era Esin la rossa... L'acqua scorre lenta e le luci della città che si specchiano sul mare sono l'unica certezza di questa vita. Chissà chi abiterà in quella casa con la finestra illuminata. Anche loro avranno una bella figlia dai capelli lunghi? Chissà quanti amori avranno visto nascere queste luci e quanti bambini avranno, sognato di partire guardando le barche che scivolano sull'acqua. Ho bisogno di bere ancora. Un altro giro per festeggiare la serata. E pensare che non volevo neanche uscire stasera. > Sono uscito in terrazza per schiarirmi le idee, ma la voce di Metin blocca i miei pensieri: <> mi dice conciato. <> <> Ricordo di aver chiacchierato di viaggi e cibo vegetariano, con lei e con il barista. Non sapevo che la ragazza fosse lì con il fidanzato. Non sarebbe comunque cambiato niente, per me era solo una conversazione a tre. Non sono interessato a lei. <> rispondo confuso, cercando di raccogliere le idee. Ma lui continua <>. Non ne posso più, la testa comincia a farmi male. Devo andare via, tornare a casa, fare una doccia. <> Una voce arriva da dentro il locale. Esce un ragazzo tatuato, seguito da altri due. Dal modo in cui camminano mi sembrano ubriachi. Ma anche io non ci sono andato leggero stasera. << È lui il fidanzato della ragazza>> spiega Metin, <> <> continua a urlare. avvicinandosi minaccioso. <> mi implora Metin. <> <> prosegue l'altro. <> risponde Metin. <> << E tu chi sei? Stanne fuori>> gli intima l'uomo, dandogli una spinta. Metin perde l'equilibro rischiando di cadere. Sorreggo il mio amico e fisso l'umo dritto negli occhi. Di sicuro sta cercando guai. <> gli ordino, ma lui mi ignora. <> La sua voce si mescola al mormorio dei presenti nel locale e alle luci dei cellulari che riprendono la scena. <> interviene il suo amico. <> <> Ali, il proprietario del locale, spunta dalla folla tagliandola in due. <> <> gli fa eco il ragazzo con cui stavo litigando. Il sangue mi arriva al cervello e i drink che ho bevuto alimentano l'incendio che sento al centro del petto. Gli corro incontro e in un lampo sono sopra di lui. Un pugno solo, sferrato in pieno viso, lui perde l'equilibrio e cadendo sbatte la testa contro la ringhiera della terrazza. Qualcuno mi prende per la schiena e mi trascina a forza fuori dal locale, cerco di resistere ma non ce la faccio. In lontananza sento le sirene della polizia. Qualcuno deve averla chiamata. Le voci confuse dei miei amici mi riportano alla realtà a una orribile realtà. <> Eyup Police Station, Istanbul La piccola cella dove mi trovo è fredda. L'effetto dell'alcol stava svanendo mentre il dolore lancinante alla testa si fa sempre più forte. "Non posso averlo fatto. Non posso averlo ucciso un uomo. Non sono io" continuo a ripetermi. Sembra di essere tornato a due anni fa. La rissa, lo sguardo annichilito di Esel. Qualcuno ha detto che la storia si ripete, ma speri non abbia ragione. Penso sempre che sia solo un pugno, e invece a volte non riesco a controllare la forza. <> Un agente entra nella cella, facendo un rumore infernale che mi rimbomba nelle tempie. <> Mi prende per un braccio, mentre mi tiene stretto, attraversiamo un lungo corridoio pieno di luce al neon. I muri sono scrostati e il pavimento è sporco. Mi somiglia. Giriamo l'angolo. In lontananza riconosco una figura famigliare: <>. <> mi chiede con la faccia sconvolta. A pochi metri da lui Emre, pallido come un cadavere, si alza dalla sedia di legno e si avvicina dicendomi: <> Le sue parole sono inaspettate ma provocano in me un senso di sollievo. "Allora non l'ho ucciso?" penso. Cerco conferma ma non mi esce neanche una parola. Lo abbraccerei se l'agente non mi tenesse ancora stretto. Sono provato dalle luci al neon, che mi fanno lacrimare gli occhi. Sento un nodo allo stomaco. Che cosa ho fatto? Mio padre mi guarda fisso. Anche i suoi, gli occhi sono arrossati e ha l'aria di uno che ha passato una nottataccia. <> mi dice a bassa voce. Conosco Aycan Avukat da sempre: è uno degli avvocati più in gamba della città. È lui che si è occupato del divorzio dei miei genitori, è uno dei migliori amici di mio padre nonché il padre del mio miglior amico Metin. Mi sento sollevato. <> chiedo finalmente a Ebre. <> Le parole di mio fratello mi arrivano dritte al cervello come la lama di un coltello che gira in una ferita aperta. Non le sento però nel cuore, che è ancora gonfio di rabbia. <> cerco di spiegare agitando le mani <<è venuta lei da me mentre parlavo con il barista, abbiamo solo chiacchierato. Non sapevo che fossero insieme.>> <> I neon continuano a tormentarmi gli occhi. La situazione è surreale, perché le parole di Emre sono vere. Ogni volta che entro in un locale riconosco quegli sguardi mentre passo. Quelli che mi si attaccano addosso e mi seguono. Essere il figlio di uno degli uomini più ricchi di Istanbul fa la maglia. Non mi importa come sono, non mi importa cosa sento, a loro importa solo chi sono. Prima ci rimanevo male, ora preferisco bere qualche bicchiere in più per ottenebrare i sensi e isolarmi dai resti del mondo. Metin dice sempre che rifiuto le donne, ma non è così. Frequento qualche ragazza, usciamo insieme, ci divertiamo. Mi piace sentirle sciogliersi quando con le dita accarezzo le loro schiene nude, per poi ascoltarne i sospiri e immergermi tra i capelli setosi. Le amo tutte in quel momento, le disidero. Ma poi non riesco ad andare oltre a quel fugace incontro e a passare a una vera relazione. È come se fossi bloccato. Ogni volta spero che tra loro ci sia lei: la mia anima gemella. A volte ne sono quasi certo, mentre osservo quegli occhi che mi scrutano, lasciandomi intravedere mari calmi o vorticose tempeste. Ognuna di loro è un dono prezioso che incendia i miei sensi ma non scioglie il mio cuore. Mi piace guardarle ridere con le amiche e poi, curiose, girarsi verso di me. Amo vederle arrossire e penso sarebbe bello se quello che vedono i miei occhi lo vedesse anche il mio cuore. Ma è proprio lui che mi mette in guardia: "Ti lasceranno di nuovo da solo al buio come quando eri piccolo". anche se proprio loro potrebbero essere l'antidoto di trovare un cuore puro. Qualcuna che vada al di là, che riesca ancora a stupirmi e a convincermi che si può amare totalmente, con tutta l'anima. Casa di Aziz Divit -Distretto di Beykoz, Istanbul <> Le parole di Aycan sono tranquille e rassicuranti, anche se penso con rabbia che quel ragazzo aveva toccato un nervo scoperto: sto davvero danneggiando Aziz? Io lo metto nei guai e lui me ne tira fuori? L'avvocato mi dà una pacca sulla spalla e poi segue mio padre in giardino. Sono tornato finalmente a casa. Nonostante siano quasi le quattro è ancora buio, ma tra poco il sole sorgerà. In questo momento vorrei essere in riva al mare a guardalo mentre si alza, fino a dovermi coprire gli occhi con le mani. Vorrei essere un albatros che lo accompagna lungo il suo percorso, per riscaldare le mie piume dopo una notte troppo fredda. Volerei rincorrendo senza sosta per tutto il giorno, per poi aiutarlo a tuffarsi di notte ne mare. Da lassù tutto sembra più piccolo. Anche i problemi. Entro nella mia stanza: sono distrutto. Mi tolgo la camicia e i pantaloni. Ho bisogno di farmi una doccia. L'acqua calda mi scivola addosso e provo a lavare via ogni cosa. Ho le mani sulle piastrelle e quella pioggia confortante cade sulla mia testa schiarendomi le idee. Ripenso a quello che è successo "Potevo ucciderlo" continuo a ripetermi. La schiena è indolenzita e la pelle brucia sotto l'acqua bollente, ricordandomi dolorosamente chi sono. Rimango così per un tempo infinito durante il quale i miei pensieri girano a vuoto riportandomi sempre allo stesso punto. Esco dalla doccia e mi specchio. Ho segni rosso vivo sulle spalle e la mano mi fa ancora male. Mi ricorda chi sono diventato, ma non chi ero. Penso a Polen, ai suoi capelli, alle sue risate e agli occhi da cerbiatta. Sorrido. Lei ora saprebbe calmarmi? Saprebbe come fare? Forse era l'unica tra tutte che meritava il mio amore. Ma non l'ho mai capito. Eppure mi manca. Mi manca il suo modo di supportarmi qualunque cosa accada. Mi lego in asciugamano in vita e vado in cucina. Nonostante sia tardissimo, in giardino papà sta ancora parlando con Aycan. Sono amici da sempre e si stanno ritagliando un pò di tempo per loro. Posso sentire le loro parole della vetrata aperta. Ho voglia di un tè. Metto l'acqua a bollire ma nel frattempo bevo quella ghiacciata del frigo, che mi scivola nella gola regalandomi un brivido di piacere. <> dice mio padre ad Aycan. <> <> chiede curioso Aycan. <> Hai ragione mio padre. Polen mi manca, soprattutto ora che la mia vita ha preso strade contorte. Ma anche lei non c'è, come non c'è mia madre. Due risate inconfondibili attirano la mia attenzione. <> mi dice Emre entrando in cucina. Ha una mano dietro la schiena di Aylin, la sua perfida fidanzata, che indossa una camicia da notte trasparente, e la tiene stretta. Lei è un'impiegata della Fikri Harika: bella, furba e letale. <> Non mi piace quella donna e non sono il solo. Anche mio padre non la ma, a differenza di Emre che ne è completamente infatuato. <> le chiedo, conoscendolo già la risposta. <> mi dice Aylin con un tono di voce suadente. <> mi comunica Emre, guardandola negli occhi <> <> rispondo, salutandoli con la mano alzata. <> <> replica Aylin guardandomi di sfuggita. I suoi occhi sono due fessure nere. Assomiglia a quelle pantere che non puoi fare a meno di osservare anche se sai che sono talmente pericolose da poterti uccidere. Ma forse l'amore è proprio questo: non aver paura di morire pur di perderti negli occhi di qualcuno.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/film / Vai alla pagina dell'autore: FrancescaTelesca