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Autore: Nitrotori    03/07/2022    1 recensioni
Annualmente due regni un tempo in perenne guerra, si radunano per ingaggiare in uno scambio culturale per mantenere la ormai duratura pace. Nove talentuosi rappresentanti scelti da entrambi i regni salpano a bordo della nave Fraternity, tuttavia durante il viaggio le loro vite vengono messe in pericolo da un misterioso incidente.
ATTO 1 - Terminato
ATTO 2 - In corso...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Ora che la situazione sembrava più calma, l’intero gruppo decise di confermare l’alibi di ciascun presente. Fu anche un modo efficace per tutti di fare il punto della situazione.

L’anello più debole del gruppo era senz’altro Alphonse, per il semplice fatto che era l’unico ad aver passato un tempo prolungato in compagnia di Piper. Nessuno di loro aveva i mezzi o le prove per incriminarlo in modo assoluto, ma era senz’altro la persona più sospetta agli occhi di alcuni.

Il primo a testimoniare fu Aoki, e ciò che rivelò fu molto preoccupante.

“Poco dopo aver lasciato Alphonse e Piper nel Santuario, ho fatto ingresso nella vegetazione per cercare altri sopravvissuti, ma ho finito per vagare senza meta e volontà” Spiegò lui portandosi una mano sul lato della testa “Nel momento in cui sono entrato nella nebbia è stato come vivere un sogno ad occhi aperti, semplicemente non ero me stesso, ho perso la via e nonostante io sia addestrato a vagare nelle intense nebbie del monte Kurayami, questa volta è stato diverso”.

A confermare la storia di Aoki, fu Anglia.

“E’ successa la stessa cosa anche a me” Spiegò lei “Poco dopo aver incontrato Alphonse e Aoki, mi sono immediatamente diretta verso la baita dove si trovava Sua Maestà. Poco dopo però, mentre avanzavo nella foresta, la nebbia mi ha avvolta. Ricordo molto poco cos’è successo in seguito. L’unica cosa che ricordo con chiarezza è una sensazione di smarrimento, camminavo senza meta e giravo attorno allo stesso punto senza nemmeno chiedermi perché lo facessi”.

Harris incrociò le braccia cupo in volto. Anche lui come tutti gli altri era rimasto nella nebbia.

“Io ho vegliato sul sonno di Leah. Era rimasta ferita, quindi mi sono occupato di lei in attesa del ritorno di Alphonse che era andato a cercare dell’acqua. Poi all’improvviso penso di essermi addormentato. Non so dire se è stata la nebbia o se semplicemente ero stremato per il naufragio, i miei ricordi sono nebulosi a riguardo”.

Fu poi il turno di Simon, che portandosi una mano sul mento iniziò a spiegare.

“Io ho ripreso i sensi simultaneamente a Sir Armstrong. Non abbiamo visto nessuna nebbia, il che significa che con molta probabilità siamo rimasti privi di sensi fino al momento in cui si è ritirata. tuttavia il luogo in cui ci siamo risvegliati è decisamente peculiare”.

Tutto il gruppo sembrò interessato alla cosa. Orin sospirò e si grattò la nuca ancora molto confuso riguardo a tutto ciò che era successo.

“Sì l’arcanista dice il vero. Ci siamo risvegliati a fianco ad un pezzo della Fraternity in mezzo alla foresta. Non so come diavolo sia possibile che sia finito lì. La buona notizia è che sembrano esserci delle casse illese utili per la sopravvivenza. Parlo di cibo, coperte e acqua. Sarebbe saggio andare a recuperarle prima che faccia buio.”

L'ultimo a dare conferma della natura misteriosa della nebbia fu l’enigmatico menestrello, di cui ancora non si sapeva il nome.

“Proprio come hanno detto gli altri, anche io ho vagato nella nebbia. Non ho ricordi, non so neppure cosa diavolo stavo facendo” Disse scrollando le spalle.

Una cosa era certa, attraversare la nebbia portava ad una deprivazione sensoriale, seguita da amnesia e confusione. L’unico luogo che sembrava far mantenere lucidità alle persone, nonostante la nebbia, era quel Santuario.

Questo frangente purtroppo non fece che avvalorare l’ipotesi che Alphonse potesse essere l’assassino. Tuttavia, anche lui si era addentrato nella nebbia e qualcuno lo aveva tramortito.

Alcuni fecero fatica a credere alle sue parole, ma nello stesso tempo non era escluso che l’isola potesse essere abitata da altre persone, vista la presenza di due edifici chiaramente artificiali.

In breve, non c’erano abbastanza elementi per avanzare un’accusa definitiva. Ma parte del gruppo rimaneva cauto e pronto ad agire nel caso Alphonse mostrasse dubbie intenzioni.

 

Il tempo passò. Il Sole stava iniziando a tramontare. 

Nessuno di loro aveva mai avuto una giornata tanto lunga e pesante in vita loro. Era come se il flusso temporale avanzasse più lento e pesante.

La morte di Piper aveva sconvolto gli animi di tutti. C’era un’atmosfera turbolenta nell’aria, nessuno parlava, ma purtroppo i loro corpi reclamavano cibo e riposo.

“Ehi Alphonse” Orin si avvicinò al nipote facendogli un sorriso “Ti va di venire con me? Devo prendere delle casse dal relitto e portarle qui. Ci serve cibo, acqua e altro…”.

Il ragazzo annuì, l’idea di rendersi utile lo fece subito sentire meglio. Non voleva restare in quella grotta un secondo di più, sgranchirsi le gambe era decisamente quello che voleva. Inoltre voleva vedere con i suoi occhi quel fantomatico Relitto.

“Qualcun’altro vuole venire?” Orin si rivolse al gruppo.

“Vengo io” Simon si propose aggiustandosi gli occhiali “Voglio controllare di nuovo quel Relitto”.

Orin incrociò le braccia dubbioso “Non sei un po’ troppo mingherlino per sollevare casse di quella portata?”.

“Oh no, a quelle pensateci voi. Ma è imperativo che io venga con voi, a meno che non vi interessa avere qualche possibile indizio su cosa ha portato un pezzo della nave così lontano dalla spiaggia, senza contare la possibilità che io possa scoprire nuove informazioni sul naufragio o sulla natura di questo luogo. Inoltre...”.

“Ok! Ok…” Orin portò le mani avanti esasperato interrompendolo “Non c’è bisogno che tiri giù un poema, vieni con noi e basta”.

I tre partirono dunque per il fantomatico relitto, sotto il cielo tinto di un opaco arancione.

Mentre attraversavano la vegetazione, Alphonse notò che non si sentiva un suono, né dei grilli, né di nessun tipo di uccello o animale. Trovò la cosa tremendamente innaturale, ma decise di non sollevare la questione.

“Prendiamo lo stretto necessario, poi torniamo al santuario” Disse Orin mentre camminava tra la vegetazione “Prenderemo il resto un’altra volta”.

“Ci servirà del fuoco” Aggiunse poi Alphonse “Inizia a fare freddo qui”.

“Per il fuoco non c’è problema” Intervenne Simon, scansando un ramo di un albero “Userò un po’ di energia arcana per accendere dei fuochi, riusciremo a riscaldarci per la notte”.

Dopo qualche isolato spuntarono le prime stranezze. Enormi detriti di legno avevano abbattuto alcuni alberi e più avanzavano più la magnitudo del danno aumentava. 

“Ci siamo quasi” Disse Simon con una certa pesantezza nelle parole.

Alla fine si ritrovarono davanti alla causa di tanto scompiglio: c’era un gigantesco e inconfondibile pezzo di nave che aveva demolito tutta la vegetazione nei paraggi. Sulla parete della nave c’era scritto “Fraternity”.

“Ma che diavolo…” Alphonse non credeva ai suoi occhi.

“Che roba eh?” Sospirò Orin mettendosi le mani sui fianchi “Il fatto che parte della nostra nave sia finita così lontana dalla spiaggia è onestamente qualcosa di talmente assurdo che lo trovo quasi privo di senso, se non fosse che ce l'ho davanti a me”.

Simon si guardò attorno con attenzione, tastando il terreno e concentrandosi a lungo.

“Che starà facendo?” Chiese Alphonse a suo Zio.

Orin fece spallucce “E chi lo capisce quello. Questi arcanisti hanno tutte le rotelle fuori posto, te lo dico io”.

Simon li aveva ovviamente sentiti e sospirò, ignorando la loro ingenua stupidità.

“Sembra esserci una piccola traccia magica, ma molto molto lieve” Disse aggiustandosi la base degli occhiali. Alphonse pensò che verosimilmente si trattasse di qualche rimasuglio dell’esplosione del Silderium, ma Simon non si espresse a riguardo.

Stava facendo buio, quindi dovevano muoversi. Salirono a bordo del relitto e raggiunsero la stiva: il luogo dove tutto aveva avuto inizio. Quel posto, così come l’intera nave, era stato completamente distrutto. Le spesse lastre di legno e metallo erano state tranciate di netto, come se metà della struttura fosse stata divorata da un gigantesco mostro marino. Molte casse erano precipitate verso il basso, poiché nonostante la stiva si trovasse nel livello più inferiore della nave, la sola base sottostante era sufficiente ad eguagliare un edificio di tre piani.

Nonostante lo stato di quel luogo fosse pietoso e le casse fossero tutte sparse qua e là, ogni altra cosa era rimasta lo stessa. C’erano ancora le macchie di sangue lì dove erano state trovate le guardie senza vita prima dell’esplosione. L’intera stiva, nonché l'intero relitto, non sembrava affatto essere stata coinvolta dalle maree degli oceani.

“E come se fosse caduto dal cielo…” Disse Alphonse scosso. “Non c’è traccia di acqua, né di altro”.

Orin indicò poi le casse, erano piuttosto grandi e rettangolari ed erano fatte di legno rinforzato. Alcune di loro avevano il simbolo dell’ Unità marchiato su di essi.

“Qui ci sono coperte, cibo e acqua a sufficienza. Io prendo l’acqua che è quella più pesante, al resto pensateci tu Alphonse”.

“Un momento…” Simon però li fermò. “La traccia qui è più intensa”.

“Beh, qui è avvenuta l’esplosione, forse è normale?” Alphonse si grattò la nuca pensoso.

“No non può essere il Siderium” Spiegò Simon incrociando le braccia “L’energia all’interno della roccia non lascia tracce, a differenza di una magia o altro che possa causare una conversione magica come l’arcanismo. Qui dentro c’è qualcosa che esula dall’esplosione del Silderium”.

Simon seguì attentamente la traccia, spostando rottami, pezzi di legno, casse rotte e altro che si parava dinnanzi a lui, finché non vide qualcosa che attirò la sua attenzione, sepolta sotto una parete di detriti.

“Bene bene, guarda un po’ cosa abbiamo qui”.

Alphonse e Orin si avvicinarono e lì i due videro qualcosa di molto bizzarro e singolare.

C’era una specie di enorme sarcofago rettangolare, costruito con del legno lucido pregiato ornato con delle finiture dorate. Era rigidamente chiuso con un meccanismo decisamente atipico.

“Un momento, ricordo questa cassa” Disse Alphonse, incapace di dargli un nome diverso “Quando abbiamo ritrovato Leah, il suo corpo privo di sensi era appena vicino ad esso”.

Simon si chinò e osservò da vicino ogni aspetto e dettaglio del misterioso sarcofago.

“Non c’è dubbio” Disse infine serio in volto “Questo sarcofago è chiuso con un incanto arcano avanzato”.

“Non puoi che ne so, fare uno dei tuoi trucchi e aprirlo?” Disse Orin facendo un vago gesto.

Simon sogghignò “Beh, con i giusti strumenti sarebbe facile. Li avrei pure, ma il problema è che non possiedo abbastanza energia arcana per ricaricare tali strumenti”.

Il leggendario fabbro fece un grosso sospiro “Quindi che si fa? Lo spacco a pugni?” Si scrocchiò le nocche.

“Nemmeno con la tua forza riusciresti a romperlo” Disse Simon disgustato dall’approccio poco ortodosso dell’uomo “E’ ben protetto da uno scudo. Ora come ora è impossibile aprirlo”.

Alphonse si chiese cosa potesse esserci al suo interno, come era finito nella stiva della Fraternity? Un pensiero gli balenò in testa, dopotutto era pur sempre il rappresentante della spedizione.

“Forse Sua Altezza ne sa qualcosa”.

Simon annuì “Probabile, dobbiamo chiederglielo di persona. Tuttavia…”.

“Tuttavia?” Orin cercò di farlo parlare, ma lui scosse il capo.

“Niente, dicevo che sarebbe meglio farlo il prima possibile”.

Orin allargò le braccia e le fece cadere sui suoi fianchi “Vedi? Manco finiscono le frasi questi qui, te lo dicevo io che erano tutti scemi” Disse rivolgendo il suo sguardo esasperato verso il nipote. “Ma dico io...” Borbottando sollevò la prima cassa.

Alphonse sorrise, suo Zio non era cambiato di una virgola e la cosa lo mise a suo agio.

Simon tuttavia sembrava turbato da qualcosa e qualunque cosa fosse decise che era meglio non parlarne.

 

Fecero giusto in tempo a tornare prima che facesse buio. Simon aveva già acceso diversi bracieri all’interno del santuario, portando luce nei vari corridoi e al centro.

“Così dovrebbe bastare" disse l’arcanista, mentre terminò di bruciare con il fuoco magico l’ultimo braciere.

Orin poggiò le casse per terra e distribuì cibo e acqua a tutti. Ma nel farlo, si rese conto che le provviste non erano poi così tante. Restare su quell’isola a lungo avrebbe inevitabilmente richiesto delle misure per procurarsi del cibo sul posto. Tuttavia, Orin ebbe l’impressione che cercare cibo sarebbe stato più complicato del solito, soprattutto quando l’isola in questione adorava coprirsi di una misteriosa nebbia allucinogena.

“Un sarcofago dici?” Intanto Simon stava parlando con Harris. Il principe sembrava assorto in un profondo pensiero “Piper mi ha accuratamente elencato tutti i rapporti legati alle merci imbarcate sulla Fraternity prima che lasciassimo il porto. Nei suoi tabulati non c’era nulla che riguardasse un sarcofago”.

“Capisco” Simon incrociò le braccia, anch’egli perso nei suoi ragionamenti mentali.

Alphonse, che stava consumando silenziosamente il suo pasto, sentì i due parlare. Anche Leah, seppur con sguardo passivo, stava ascoltando.

“Avete scoperto qualcosa?” Chiese il Aoki avvicinandosi ai due.

“Forse” Rispose Simon senza togliersi la mano sul mento “Ma vorrei prima vorrei confermare una cosa con voi tutti, consumate con tranquillità i vostri pasti, ne parliamo in seguito”.

E così fecero. Tutti mangiarono senza dire una parola. C’era una pessima atmosfera nell’aria, un terribile cocktail di dubbio, incertezza, paura e sconforto, dominavano quel luogo illuminato solo dai focolari magici, che emanavano una rilassante luce blu.

Alla fine dei pasti, tutto il gruppo si radunò attorno al focolare più grande, poiché con l’arrivo della notte il freddo iniziava ad essere pungente.

“La prima cosa di cui voglio discutere con voi è il naufragio” Simon era in piedi in bella vista, mentre gli altri erano rimasti seduti attorno al braciere “Vorrei cercare di capire meglio la dinamica dell’incidente. Da quel che ho capito, qualcuno ha saccheggiato la stanza di Leah la sera del naufragio. Lei preoccupata per la cosa ha raggiunto la stiva ed è stata aggredita, inoltre presumibilmente l’aggressore ha tolto la vita alle guardie che proteggevano il carico da mani indiscrete. E’ tutto giusto fin qui?”.

Simon rivolse i suoi quesiti maggiormente a chi quella sera era presente sulla scena. Alphonse e tutti gli altri annuirono, così che Simon potesse continuare il suo ragionamento.

“Quindi, poco dopo aver ritrovato Leah e i cadaveri, il carico di Silderium ha iniziato a brillare, chiaro segno che la pietra era entrata in una risonanza di serie. Ora questo dettaglio sottolinea una cosa molto grave...”

Fu Alphonse a rispondere “C’è la mano di un mago, dico bene?”.

Simon annuì “Esatto, sono sorpreso che tu lo abbia capito”.

“E’ stata Piper ad avanzare l’ipotesi per prima” Disse il giovane minatore abbassando il capo, ricordando il tempo passato con lei prima della sua tragica morte.

“Il punto è che non importa quanto bravo egli sia, un Arcanista non è in grado di causare una reazione a catena del genere” Aggiunse Simon “Esistono degli strumenti che simulano una reazione simile, ma sono per lo più di tipo bellico e richiedono una complessa preparazione, oltre che ad essere strumenti molto vistosi e ingombranti, tutte cose che la stiva quella sera era priva. Quindi l’ipotesi più plausibile è quella che sia stato un Mago ad operare tutto quel Silderium”.

Orin però era poco convinto.

“Un Mago? Ma esistono ancora gente del genere? Voglio dire, non è più stato segnalato un Mago ad Alabathia da parecchio tempo, credevo si fossero tipo estinti”.

Simon incrociò le braccia e annuì “Vero, i maghi sono scomparsi da diversi decenni, tuttavia, non è escluso che esista un mago latitante che sia sfuggito ai controlli. Qualcuno che appunto si è infiltrato nella nave e ha orchestrato tutto questo”.

Ci fu silenzio, non tutti sembravano convinti della cosa.

“Che ne pensa Sua Maestà?” Chiese il Bardo con un sorrisetto sardonico “Lui è l’organizzatore dell’evento no? Qualche idea? Possibile che sia salito un Mago sulla nave?”.

Harris però abbassò il capo. “Non saprei. E’ vero che sono stato io ad organizzare il vostro arrivo in città, così come ad organizzare alcune pratiche burocratiche dell’ambasciata, ma la maggior parte del lavoro, cosi le informazioni sui membri dell’equipaggio e tutto il resto, è tutto segnato nel libro mastro di Piper”.

“Libro mastro che è ora è sparito” Simon sogghignò amareggiato “Perché prendersi la briga di rimuovere il libro dal cadavere? A quale pro? E’ piuttosto scontato pensare che il suo assassino abbia nascosto o distrutto il libro. Probabilmente voleva celare ogni informazione scomoda”.

Calò il silenzio. Alcuni si guardavano tra di loro, altri restarono con lo sguardo fisso al suolo, ma tutti quanti avevano capito una cosa fondamentale. Se il libro era stato tolto dalla scena del crimine, significava che l’assassino doveva essere per forza il Mago.

“Leah” Improvvisamente Simon si rivolse a lei.

La ragazza trasalì. Era piuttosto tesa, pallida e scossa per tutto ciò che era successo. Faticava a restare concentrata e sembrava parecchio spaventata. Non era una sorpresa, tutti lo erano, ma lei stava mostrando i segni più intensi. Sembrava quasi sul punto di esplodere.

“So che per te non è facile in questo momento, ma ho bisogno di chiedertelo. Hai notato qualcosa? Qualsiasi cosa, anche  il minimo dettaglio può essere fondamentale”.

Leah si sforzò di ricordare. Le uniche cosa che ricordava era la sua stanza completamente messa a soqquadro e le medicine distrutte. No, c’era qualcosa che effettivamente aveva notato, quel singolo dettaglio che aveva intravisto prima di perdere i sensi.

“Le medicine” Disse Leah stringendosi le mani davanti al petto “Il carico di medicine nella stiva, non tutte le fiale sono state distrutte, alcune sono state rubate”.

“Rubate?” Orin perplesso incrociò le sue enormi braccia.

“Sì… è vero” Alphonse annuì confermando ciò che Leah stava dicendo “L’ho visto anche io. Alcune fiale erano assenti”.

La boccetta in cui era riposta la medicina in questione era molto simile a quella del test che Alphonse aveva fatto per verificare il suo mal di mare, ma il colore era diverso, ed erano inserite in serie all’interno di una grande cassa di legno. 

Fu dunque il bardo a sollevare la domanda che tutti si chiesero.

“Beh? Che medicina sarebbe?”.

“Ecco io…” Leah sembrò in difficoltà “E’ un medicinale sperimentale, qualcosa che ho sviluppato in totale segretezza. Non posso divulgare l’effetto della medicina”.

“Ehi andiamo signorina” lui fece un sorriso strano, fissando la ragazza con una certa maliziosità “Ti rendi conto in che situazione siamo? Che senso ha nascondere dei segreti adesso?”.

“Non è così semplice…” Leah scosse il capo.

“Perdonatemi” Harris intervenne deciso "Sarò io a spiegarlo, mi assumo io la responsabilità”.

“Sua Altezza…” Anglia era contrariata, ma Harris scosse il capo.

“Sir Moults ha ragione” Disse rivelando il nome del menestrello “Siamo in una situazione disperata, ogni informazione è vitale e non c’è motivo di tenerlo segreto”.

Anglia non aggiunse altro. Tutti si zittirono, lasciando anche Leah preoccupata e senza parole. Tuttavia il Principe le sorrise e poggiò una mano sulla sua spalla, come per rincuorarla.

“La medicina menzionata da Leah si chiama Curie, è una sorta di panacea che permette di guarire le ferite molto in fretta. Alphonse, ricordi quando ci siamo visti sulla spiaggia? Leah aveva una brutta ferita alla nuca”.

Alphonse annuì “Sì… infatti quando vi ho rivisti, ero piuttosto sorpreso nel vedere Leah con voi, era come se non fosse successo nulla”.

Il ragazzo posò lo sguardo su di lei, ma Leah abbassò gli occhi. Si stava sforzando di evitarlo, non aveva parlato con lui mezza volta dall’incidente. Era come se fosse spaventata da lui. La cosa rattristò parecchio Alphonse.

“Esattamente” Harris lo riportò sull’argomento “Vedete, Leah aveva con sé un campione della medicina. La teneva nascosta in una tasca e appena ho riconosciuto il contenuto, le ho subito fatto inghiottire l’intruglio. Dopo qualche minuto, Leah era di nuovo in piedi…”.

Ci fu un certo stupore generale. Una medicina miracolosa, qualcosa che avrebbe potuto cambiare la vita a molte persone. Non era dunque una sorpresa che qualcuno avrebbe voluto rubarlo. Tuttavia, come aveva appena detto il principe Harris, si trattava di un medicinale non ancora divulgato. Rubarlo significava essere a conoscenza di un segreto ben custodito, qualcosa che il Regno teneva al sicuro da orecchie indiscrete. C’era un’altra cosa poi da tenere in considerazione: rubare la medicina era un conto, ma perché causare un naufragio? A meno che il Ladro e il Mago fossero due entità distinte. Alphonse aveva il cervello pieno di informazioni, non sapeva come elaborarli e dare un senso a tutto.

“Quindi il saccheggiatore ha rubato alcune fiale di questa miracolosa medicina e poi ha distrutto il resto” Simon cercò di trovare un collegamento, ma non sembrò avere nessuna risposta pronta.

“E che motivo aveva?” Il giovane bardo si portò le mani dietro la nuca “Perché mai distruggere delle medicine? Tu hai qualche idea?” Di nuovo si rivolse a Leah.

“Uhm…” La ragazza aveva uno sguardo distratto, non sembrava in condizioni di fare un discorso sensato “No, onestamente non saprei”.

Alphonse osservò attentamente i due parlare, c’era qualcosa di strano in quel discorso, era davvero solo una medicina qualunque? Leah sembrò molto schiva nel parlarne, invece Harris aveva dato dettagli molto precisi, ma in quel caso perché Leah continuava ad avere quello sguardo preoccupato? Doveva esserci dell’altro, qualcosa che forse neppure il principe sapeva, oppure che stava deliberatamente nascondendo per proteggerla.

“Chi potrebbe essere questo fantomatico mago?” Chiese Anglia rivolgendosi a Simon “Hai qualche idea? Siamo sicuri che sia uno di noi?”.

“Non ho nessuna certezza” Rispose lui secco “Ma un modo per scoprirlo ci sarebbe”.

Tutto il gruppo posò lo sguardo su di lui. Simon sembrava avere dei dubbi, ma doveva comunque fare un tentativo.

“Illuminaci, cosa vuoi fare?” Domandò Aoki poggiando una mano sul fianco.

“Per farvela breve ho con me uno strumento in grado di rilevare le fluttuazioni energetiche di una conversione magica. Si chiama trapezoedro, lo usiamo come misuratore per calibrare vari strumenti. Ogni Arcanista ne ha uno, e non se ne separa mai. Sfortunatamente il mio trapezoedro ha solo una parziale carica, tuttavia ha abbastanza energia per essere usata una volta sola, inoltre senza una strumentalizzazione adatta ci metterò molto più del dovuto a calibrarlo”.

“Di quanto tempo parliamo?” Domandò Anglia.

“Una decina di ore, forse anche un giorno intero” Rispose Simon passandosi una mano sul mento. Solo l’idea di calibrare uno strumento così complesso in modo così rudimentale lo esasperava. Ma era l’unica cosa che poteva fare per assicurarsi di confermare la possibilità di una presenza di un mago nel gruppo. 

“Prima di iniziare il procedimento però mi piacerebbe dire una cosa” Simon nuovamente richiamò all’appello l’attenzione di tutti. “Durante la calibrazione dovrò concentrarmi a lungo e sarò completamente inerme, incapace di parlare o reagire. Se l’assassino è davvero tra di noi, e vuole mantenere segreta la sua identità, allora c’è una buona possibilità che tenterà di uccidermi. La misura del trapezoedro è corretta al 100%, non ci saranno errori nel determinare chi tra di noi è un mago e chi no. Quindi, quello che vi chiedo è di proteggermi. Sono l’unico qui che è in grado di operare il trapezoedro”.

Orin sogghignò scrocchiandosi le dita “Non preoccuparti, finché ci sarò io non ti metteranno un singolo dito addosso”.

Anglia annuì “Concordo, la tua protezione è assicurata”.

Anche Aoki era pronto. “Immagino che non dovrò far altro che essere la tua ombra”.

Simon annuì “Bene, conto su di voi ok?”.

L’unica chance di trovare l’assassino di Piper era quello di attendere che Simon calibrasse il trapezoedro. Nel cuore del giovane minatore c’era di nuovo speranza, ma anche tanta ansia e paura. 

C’era davvero un Mago tra di loro?

   
 
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